Naufragio del Titanic: differenze tra le versioni

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Il '''naufragio<ref group=A>Il naufragio è la perdita totale di una [[nave]] o di una [[imbarcazione]] per cause accidentali cui può far seguito, anche se non necessariamente, la sua completa sommersione. Sono escluse le azioni di [[guerra]] per le quali si usa il termine generico "[[affondamento]]". Cfr. il lemma {{Treccani|naufragio|naufràgio|v=1}}.</ref> del ''[[RMS Titanic|Titanic]]''''' è stato il più celebre incidente marittimo mai avvenuto. Si è verificato nelle prime ore del mattino del 15 aprile 1912 nell'Oceano Atlantico settentrionale, ed è considerato uno dei più gravi della storia in tempo di pace.
 
Il ''Titanic'', il transatlantico più grande e moderno in servizio all'epoca, era impegnato nel suo viaggio inaugurale da [[Southampton]] a [[New York]] e trasportava circa 2208 persone quando colpì un [[iceberg]] intorno alle 23:40 (ora della nave) di domenica 14 aprile 1912. Affondò due ore e quaranta minuti più tardi, alle 02:20 di lunedì 15 aprile, provocando la morte di {{formatnum:1496}} persone.
 
Il ''Titanic'' ricevette sei avvisi di [[iceberg]] in prossimità della rotta, ma nonostante ciò continuò a viaggiare a una velocità di circa 22 nodi (41 km/h), fino a quando le vedette, non provviste di binocoli, ne avvistarono uno proprio di fronte. Non riuscendo a virare in tempo, la nave colpì di striscio la massa di ghiaccio: l'impatto provocò l'apertura di 6 falle sul lato di [[tribordo]], con il conseguente allagamento di cinque dei sedici compartimenti in cui era diviso lo scafo. Il piroscafo era stato progettato per rimanere a galla con un massimo di quattro compartimenti di prua allagati: l'equipaggio, presa consapevolezza dell'inevitabile destino della nave, iniziò le operazioni di evacuazione, provvedendo a caricare le [[Lance di salvataggio del Titanic|scialuppe di salvataggio]] e a inviare [[SOS|richieste di aiuto]], tramite [[telegrafo]] e razzi pirotecnici.
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Le cabine per i passeggeri, come programmatico per la Compagnia,<ref name=CorrTit /> erano più confortevoli rispetto a quelle di altre navi; in particolare, gli spazi riservati alla prima classe erano molto lussuosi<ref name=But16 >
{{cita|Butler 1998|pp. 16-20}}.</ref> e arredati con diversi stili.<ref name=B54-56>{{cita|Bossi 2012|pp. 54-56}}.</ref>. Per i passeggeri più abbienti erano disponibili le ''suite''; tra queste erano presenti due ''presidential suite'' e due ''royal suite'', ancora più sfarzose e dotate di un ponte privato. Anche la terza classe, nella quale viaggiavano principalmente emigranti, sebbene considerevolmente meno lussuosa della seconda e della prima classe, era insolitamente confortevole per gli standard dell'epoca e offriva ai suoi passeggeri condizioni migliori di quelle che molti di loro sperimentavano nella quotidianità, al punto di essere considerata alla pari della seconda classe delle navi concorrenti.<ref name=But16 />
 
Il ''Titanic'' iniziò il suo viaggio inaugurale alle 12:06 del 10 aprile 1912, quando mollò gli ormeggi da [[Southampton]] per la prima tappa del suo viaggio verso [[New York]].<ref>{{cita|Bartlett 2011|p. 67}}.</ref> Venne accumulata un'ora di ritardo in quanto si rischiò un incidente già in partenza: a causa del risucchio d'acqua causato dal movimento del ''Titanic'' e delle sue grosse eliche, la piccola nave [[City of New York (1888)|''City of New York'']], ormeggiata nelle vicinanze, ruppe gli ormeggi e si avvicinò pericolosamente al gigante.<ref name="Titanic in cifre">{{cita testo|url=http://www.repubblica.it/online/cinema/titanic/fusco/fusco.html|titolo=Titanic in cifre}} Repubblica.it – 14 gennaio 1998</ref> La collisione venne evitata grazie al pronto intervento del comandante [[Edward Smith|Edward John Smith]], che ordinò di fermare le macchine.<ref>{{cita|Eaton, Haas 1994|p. 76}}.</ref> Dopo aver attraversato la [[La Manica|Manica]], il ''Titanic'' arrivò in serata a [[Cherbourg]], in [[Francia]], dove imbarcò alcuni passeggeri,<ref>{{cita|Bartlett 2011|p. 71}}.</ref> per poi partire qualche ora dopo alla volta di Queenstown (oggi [[Cobh]]), in [[Irlanda]],<ref name="Titanic in cifre" />, dove scesero sette persone e si imbarcarono numerosi emigranti irlandesi.<ref>{{cita|Bartlett 2011|p. 77}}.</ref> Ripartì da Queenstown alle 13:30 dell'11 aprile<ref>{{cita|Bartlett 2011|p. 76}}.</ref> e da quel momento navigò ininterrottamente per 2643 miglia nautiche (4895 chilometri) attraverso l'Atlantico prima di schiantarsi contro l'iceberg e affondare.
 
Quando il Titanic partì verso ovest attraverso l'[[Oceano Atlantico|Atlantico]], trasportava {{formatnum:892}} membri dell'equipaggio e {{formatnum:1320}} passeggeri, corrispondenti circa alla metà della sua capacità totale (di {{formatnum:2435}} viaggiatori).<ref name="cita|Butler 1998|p. 238">{{cita|Butler 1998|p. 238}}.</ref> I suoi passeggeri erano uno spaccato della [[Età edoardiana|società edoardiana]], dalle persone più ricche e famose dell'epoca, come gli affaristi [[John Jacob Astor IV]] e [[Benjamin Guggenheim]],<ref>{{cita|Butler 1998|pp. 27-28}}.</ref><ref name="Quella notte di 77 anni fa">{{cita news|url= http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/06/21/quella-notte-di-77-anni-fa.html |titolo= Quella notte di 77 anni fa |rivista= [[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]] |autore= Susanna Nirenstein |data= 21 giugno 1989 }}</ref>, a commercianti e impiegati, a emigranti poveri provenienti dai Paesi più disparati, come [[Armenia]], [[Irlanda]], [[Italia]], [[Svezia]], [[Siria]] e [[Russia]], in cerca di una nuova vita negli Stati Uniti d'America.<ref>{{cita|Howells 1999|p. 95}}.</ref>
 
Il comandante Edward Smith, 62 anni, era il più anziano dei capitani della [[White Star Line]]: aveva quattro decenni d'esperienza in ambito marittimo, lavorava per la compagnia dal [[1880]], era comandante dal [[1887]] ed era stato capitano dell'[[RMS Olympic|''Olympic'']], dalla quale fu trasferito al comando della nave gemella.<ref>{{cita|Bartlett 2011|pp. 43-44}}.</ref> Molti membri dell'equipaggio in servizio non erano marinai addestrati ma ingegneri, fuochisti, macchinisti, steward, personale di cambusa e responsabili dei passeggeri. I sette ufficiali (il comandante in seconda [[Henry Tingle Wilde]],<ref name="Marcus">{{Cita|Marcus 1990||Marcus}}.</ref> il 1º ufficiale [[William McMaster Murdoch]], il 2°º [[Charles Lightoller]], il 3°º [[Herbert Pitman]], il 4°º [[Joseph Boxhall]], il 5° [[Harold Lowe]], il 6° [[James Paul Moody]]) e gli altri 39 marinai esperti costituivano solo circa il 5% dell'equipaggio;<ref name="cita|Butler 1998|p. 238"/>; la maggior parte del personale di bordo era stata assunta a Southampton e di conseguenza non aveva avuto il tempo di familiarizzare con la nave.<ref>{{cita|Bartlett 2011|p. 49}}.</ref>
 
Un inverno mite aveva causato lo spostamento verso sud di un gran numero di [[iceberg]] dalla costa occidentale della [[Groenlandia]].<ref>{{cita|Ryan 1985|p. 8}}.</ref> Già la sera dell'11 aprile, quando il ''Titanic'' si trovava al largo delle coste irlandesi, arrivò un [[marconigramma]] con segnalazioni di iceberg nei pressi di [[Terranova]], ma il messaggio non venne mai recapitato al capitano.
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{{Doppia immagine verticale|sinistra|Titanic iceberg.jpg|Titanic Eisberg.jpg|190|Questo è l'[[iceberg]] che per quasi un secolo è stato creduto responsabile dell'affondamento. È stato fotografato da un passeggero del piroscafo ''Prinz Adalbert'', la mattina del 15 aprile sul luogo del naufragio.|L'[[iceberg]] che affondò il ''Titanic'', in realtà, probabilmente fu questo, perché meglio corrisponde alla sagoma descritta da alcuni testimoni sopravvissuti e su di esso furono rinvenute tracce di vernice analoga a quella presente sulla nave.
Scoperta nell'aprile del 2000, questa foto è stata scattata il 20 aprile dal marinaio [[Boemia|boemo]] Štěpán Řehořek, del piroscafo ''Bremen''.<ref>
[http://www.encyclopedia-titanica.org Encyclopedia Titanica].</ref>}}
Alle 13:30 del 14 aprile, dopo quattro giorni di navigazione,<ref name="Marcus" />, il comandante Smith comunicò a Bruce Ismay di aver appena ricevuto dal piroscafo ''[[RMS Baltic (1903)|Baltic]]'' un messaggio che segnalava la presenza di [[iceberg]] a 400 km sulla rotta del ''Titanic''.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/06/21/quella-notte-di-77-anni-fa.html|titolo= Quella notte di 77 anni fa |sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=27 aprile 2022}}</ref>. Il direttore della White Star non diede eccessivo peso alla questione e giudicò sufficiente spostare la rotta del transatlantico sulla ''Outward Southern Track'' (in italiano: "rotta esterna meridionale"), un corridoio di navigazione concordato per le navi di linea.<ref>{{Cita libro|nome=Stephanie L.|cognome=Internet Archive|titolo=Titanic : a night remembered|url=http://archive.org/details/titanicnightreme0000barc|accesso=12 dicembre 2022|data=2006|editore=London : Hambledon Continuum|ISBN=978-1-85285-500-0}}</ref> I due uomini discussero anche della velocità, decidendo di portarla al massimo possibile;<ref name="Ballard" /> nelle precedenti 24 ore erano infatti state percorse ben 546 miglia e c'era la possibilità di arrivare a New York con un giorno di anticipo (come già accaduto l'anno precedente alla nave gemella [[RMS Olympic|''Olympic'']]), fornendo un ottimo ritorno pubblicitario per la nave e la compagnia. Non è mai stato chiarito di chi fu la responsabilità finale della decisione.
 
In ogni caso, nell'Oceano Atlantico, l'eventualità di incontrare ghiaccio galleggiante e il fatto che, anche in presenza di iceberg, le navi di linea viaggiassero ad alte velocità per rispettare o ridurre i tempi erano circostanze assolutamente comuni all'epoca. Questa considerazione fu confermata durante l'inchiesta britannica successiva al disastro, quando parecchi comandanti (John Pritchard, William Stewart, Alexander Fairfull, Andrew Braes e molti altri) furono interrogati al riguardo. Riduzioni di velocità ed eventuali correzioni di rotta venivano eseguite solo in caso di effettivo avvistamento di un ostacolo; se le vedette, una volta allertate a prestare attenzione, non segnalavano niente di particolare, si procedeva normalmente. Durante il processo sulle cause del naufragio vi fu chi ipotizzò che la [[compagnia di navigazione]] avesse espressamente richiesto di rimanere al di sopra dei {{Converti|20|nodi}} di velocità al fine di assicurarsi il prestigioso "[[Nastro Azzurro (premio)|Nastro Azzurro]]" (''Blue Riband''), riconoscimento conferito alla nave più veloce nell'attraversare l'Atlantico, all'epoca detenuto dal transatlantico [[RMS Mauretania|RMS ''Mauretania'']] della compagnia rivale [[Cunard Line]] (la White Star Line aveva fatto costruire il ''Titanic'' e i suoi gemelli [[RMS Olympic|''Olympic'']] e [[HMHS Britannic|''Britannic'']] proprio allo scopo di battere la concorrenza del ''Mauretania'' e del suo gemello [[RMS Lusitania|RMS ''Lusitania'']]).<ref name="Marcus" />
 
Alle 13:45 arrivò un altro messaggio, dal piroscafo ''Amerika'', che allertava riguardo la presenza di iceberg: inspiegabilmente esso non fu recapitato al ponte di comando. Stessa sorte ebbe, nel pomeriggio, un altro avviso dello stesso tenore inviato dal ''Mesaba''. I marconisti del ''Titanic'' erano del resto impegnati nell'invio dei numerosi messaggi privati dei passeggeri, che fin dal giorno prima si erano accumulati a causa di un guasto momentaneo all'apparecchiatura radio (i cavi del trasformatore secondario si erano bruciati).<ref name="Marcus" />.
 
Verso le 21:00 la temperatura atmosferica era scesa a un grado sopra lo zero e il 2º ufficiale Lightoller, che si trovava di guardia in plancia in quel momento, aveva avvertito il maestro d'ascia che la scorta d'acqua si sarebbe probabilmente ghiacciata.<ref name="Marcus" /> Circa a quell'ora il comandante salì in plancia, dopo essersi intrattenuto a cena nel ristorante con la famiglia Widener, e discusse con Lightoller delle condizioni eccezionalmente calme del mare; prima di ritirarsi in cabina, Smith ordinò di mantenere la velocità e la direzione, di chiamarlo se fosse accaduto qualcosa di insolito e di rallentare in caso di foschia.<ref name="Marcus" />. L'abbassamento della temperatura indicava probabilmente che la nave stava avvicinandosi a un banco di iceberg<ref name="Ballard">{{Cita|Ballard 1987||Ballard}}.</ref> e Lightoller disse alle vedette di prestare attenzione ai ghiacci galleggianti, soprattutto a quelli di ridotte dimensioni, detti ''[[Iceberg|growlers]]''.<ref name="Marcus" />
 
Alle 22:00 il 1º ufficiale Murdoch subentrò a Lightoller, il quale gli comunicò gli ordini del comandante. Mezz'ora più tardi, alle 22:30, il piroscafo ''Rappahannock'' incrociò il ''Titanic'' e lo informò, con segnali luminosi in [[codice Morse]] tramite la lampada, di essere appena uscito da una banchisa circondata da iceberg.<ref name="Marcus" /> Murdoch diede conferma di ricezione e ordinò al lampista di chiudere i boccaporti sul castello di prua, in modo che la luce non ostacolasse la visuale delle vedette;<ref name="Ballard" /> anche il 1º ufficiale, però, non decise di ridurre la velocità della nave. L'esperienza aveva dimostrato che solitamente le montagne di ghiaccio venivano rese visibili dallo scrosciare delle onde alla loro base, cosa che tuttavia non sarebbe potuta avvenire con un mare calmo come in quel momento.<ref name="Marcus" /> Durante l'inchiesta britannica Lightoller specificò che «…l'oceano era liscio come la superficie di un tavolo o di un pavimento; era un fatto veramente eccezionale».<ref name="Marcus" />
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[[File:Every life a delight (1914) (14595288168).jpg|thumb|Un disegno della collisione, di Sir James Henry Potts (1914)]]
[[File:Walker - An Unsinkable Titanic (1912) page 125.jpg|thumb|Un altro disegno della collisione, che raffigura l'immaginario squarcio nello scafo]]
Alle 23:40 (ora locale della nave, [[UTC-3]]), le vedette [[Frederick Fleet]] e [[Reginald Lee]],<ref name="Quella notte di 77 anni fa"/>, le quali già qualche minuto prima avevano notato un luccichio all'orizzonte, videro una grande massa scura, da loro riconosciuta come di un [[iceberg]], che si stagliava a poche centinaia di metri di fronte alla nave. Gli iceberg che affollano le rotte atlantiche settentrionali provengono sempre dalla costa occidentale della [[Groenlandia]] o dal [[Labrador (regione)|Labrador]] e impiegano 2-3 anni per giungere al 41° di latitudine nord, sospinti prima dalla fredda [[Corrente del Labrador]], che li preserva, poi dalla calda [[Corrente del Golfo]], che li scioglie lentamente. L'iceberg che colpì il ''Titanic'' era praticamente coevo alla nave che ne rimase vittima e al momento dell'urto, in base a recenti calcoli, dovrebbe aver sviluppato una pressione di almeno {{Val|985|ul=kg/cm2}} sull'acciaio della murata del transatlantico, quando l'acciaio stesso resiste fino a una pressione di circa {{Val|690|-|750|u=kg/cm²}}, in base al grado di purezza dalle scorie di fusione.<ref name="natgeog">''National Geographic''; Vol. 29; N°. 4; aprile 2012; pp. 2-41.</ref>
 
L'avvistamento avvenne «a [[occhio nudo]]», a causa della mancanza dei binocoli: si disse che la portata visiva delle vedette fosse di almeno un miglio in distanza, quando recenti simulazioni computerizzate, tenendo conto che quella notte non era presente il chiarore della luna e il mare era in condizioni di «calma piatta», attestano che la portata visiva non poteva superare i 450–550 metri di distanza, troppo pochi per evitare la collisione alla velocità di {{Converti|20,5|nodi}} a cui viaggiava il bastimento. Per evitare l'urto fatale, la velocità della nave nel momento in cui le vedette notarono l'iceberg non avrebbe dovuto superare i {{Converti|9|nodi}}, velocità che avrebbe ritardato di almeno tre giorni l'arrivo a [[New York]]; la zona in cui avvenne il disastro è nota per essere un'area interessata da iceberg durante la primavera e da uragani in estate e autunno e la contemporanea presenza di luna nuova e calma piatta del mare è considerata una circostanza eccezionale, per cui, con la sola illuminazione stellare e senza il frangersi delle onde sulle pareti dell'iceberg, quest'ultimo non poteva che essere avvistato a meno di 500 metri dalla prua della nave.<ref name="natgeog" />
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=== Le richieste di soccorso ===
[[File:Titanic signal.jpg|thumb|upright=1.35|left|Richiesta di soccorso inviata all'1:40 circa dall'operatore Jack Phillips alla nave russa [[Birma (transatlantico)|SS ''Birma'']] ]]
Poco dopo mezzanotte il 4º ufficiale Boxhall scorse le luci di una nave a circa dieci miglia di distanza (si trattava del già citato ''Californian'') e fu autorizzato da Smith a sparare otto razzi di segnalazione, uno ogni cinque minuti, senza alcun risultato.<ref name="Marcus" /><ref name="Ballard" />. Alle 00:15 il comandante si recò personalmente in sala radio per istruire i due marconisti all'invio delle richieste di soccorso<ref name="Marcus" />, che avvennero inizialmente tramite il codice [[CQD]]. A partire dalle 00:45 i marconisti cominciarono a impiegare anche l'SOS, il nuovo segnale di soccorso introdotto nel 1908. Gli operatori radio al tempo si servivano raramente del nuovo segnale, che cominciò a essere utilizzato universalmente dopo che Harold Bride lo usò a bordo del ''Titanic''. A quell'epoca, inoltre, non tutte le navi avevano apparati radio a bordo, e quelle che li avevano non sempre li tenevano in funzione 24 ore su 24.
 
Diversi bastimenti risposero, tra cui anche la «gemella» ''Olympic'',<ref>{{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/02/06/il-business-del-titanic-all-asta-gli.html|titolo=Il business del Titanic all'asta gli ultimi messaggi}} [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] – 6 febbraio 1998.</ref>, ma erano tutti troppo lontani per intervenire in tempo. L{{'}}''Olympic'' in particolare era anch'esso in navigazione, sulla tratta opposta, ovvero New York-Southampton, ma era a circa 930 km dal luogo della collisione. I suoi marconisti si adoperarono comunque a ritrasmettere i segnali di [[SOS]] verso le altre navi, essendo provvisti di un [[telegrafo]] estremamente potente (analogo a quello del ''Titanic''); a dispetto della grande distanza, l{{'}}''Olympic'' provvide anche ad accelerare, viaggiando addirittura a 23 [[Nodo (unità di misura)|nodi]] per tentare di raggiungere la «gemella», ma non poté fare nulla per salvare i passeggeri del ''Titanic'' poiché era troppo lontana e il tempo non bastò. Arrivò sul luogo del disastro a mattino inoltrato, quando ormai le operazioni di salvataggio erano state terminate.
 
Il primo uomo a ricevere la richiesta di soccorso fu il radioamatore [[Arthur Moore]].<ref>{{cita web|url=http://it.notizie.yahoo.com/il-primo-uomo-che-sent%C3%AC-l-urlo-del-titanic.html?nc|titolo=Il primo uomo che sentì l'urlo del Titanic|accesso=15 aprile 2012}}</ref>. La nave più vicina ad avere risposto era il ''[[RMS Carpathia|Carpathia]]'', distante 58 miglia, a bordo del quale il marconista [[Harold Cottam]], dopo aver ricevuto un messaggio dalla stazione telegrafica di [[Capo Race]] che segnalava la presenza di messaggi privati destinati al ''Titanic'', notificò la cosa al celebre transatlantico, ma ricevette in risposta il segnale di soccorso e, allibito, svegliò di corsa il comandante [[Arthur Rostron]] per comunicare la notizia.<ref name="Marcus" />. Rostron tracciò immediatamente un percorso verso l'ultima posizione nota del ''Titanic'', fece predisporre la propria nave all'accoglienza dei naufraghi e ordinò di invertire la rotta e mettere le macchine avanti tutta, ma il ''Carpathia'' sarebbe giunto sul posto in non meno di quattro ore. L'ultimo messaggio ricevuto dal ''Carpathia'', alle 1:45, diceva: «Vieni il più presto possibile, amico. La nostra sala macchine si sta riempiendo fino alle caldaie.».<ref name="autogenerato2">Dal sito internet: ''Titanic'', di Claudio Bossi.</ref>
 
=== Operazioni di evacuazione ===
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Verso le 00:50 l’assetto laterale della nave tornò in equilibrio, dopo un iniziale e leggero sbandamento a destra, poiché la sala caldaie numero 5 aveva cominciato ad allagarsi. Mezz’ora più tardi, però, con l’allagamento del lungo corridoio Scotland Road, situato nel lato sinistro del ponte E, la nave iniziò a inclinarsi a babordo fino a 10 gradi (non vi era un corridoio altrettanto lungo a tribordo, per cui, con più acqua da un lato, inevitabilmente la nave si inclinò a sinistra). Lo sbandamento laterale non superò i 10 gradi, tuttavia Smith ordinò ugualmente agli ufficiali di chiedere ai passeggeri di spostarsi dall'altro lato della nave, cercando di portarla in riassetto, temendo che questa potesse rovesciarsi.
 
Due ore dopo l'impatto con l'iceberg, il ''Titanic'' aveva imbarcato almeno 25 milioni di litri d'acqua<ref name="autogenerato1">Dal documentario VHS ''Titanic anatomia di un disastro'', Discovery Channel</ref> (pari a circa {{M|25000}} tonnellate) e la situazione cominciava ad assumere aspetti drammatici; il ponte di prua si stava inondando e tutte le lance tranne due si erano già allontanate. A bordo rimanevano ancora più di {{M|1500}} persone. Alcuni passeggeri tentarono di assaltare le ultime lance e il 5º ufficiale Lowe si vide costretto a sparare alcuni colpi di pistola in aria per allontanare la folla.<ref name="Ballard" />. Anche il [[commissario di bordo]] McElroy sparò due colpi di pistola in aria, mentre Murdoch sventava un assalto alla barca n. 15.<ref name="Marcus" />.
 
Archibald Gracie riferirà in seguito che l'orchestra di bordo continuò a suonare almeno fino all'1:40 circa<ref name="autogenerato4">Dal sito: ''{{cita testo|url=http://www.titanicdiclaudiobossi.com/|titolo=Titanic}}'', di Claudio Bossi</ref>. Riferì anche che alcuni suoi conoscenti (i signori Millet, Moore, Butt e Ryerson), una volta accortisi che non c'erano più lance, si misero a giocare a carte, indifferenti a quel che accadeva.<ref>''Inchiesta americana''. Citato in {{Cita|Marcus 1990||Marcus}}.</ref>. La signorina Katherine Gold, una cameriera che si trovava a bordo di una delle lance, vide da lontano tanti uomini seduti sul ponte A al suono di un ''[[ragtime]]''. Udì anche un valzer, ma non ricordò quale.<ref name="autogenerato4" />.
 
Alle 2:00 tutte le 16 scialuppe erano state calate in acqua e rimanevano solamente le 4 barche pieghevoli. Di queste, solo la C D vennero calate correttamente, rispettivamente con 40 persone a bordo (su un massimo possibile di 47)<ref>{{cita|Gracie 1998|p. 264}}.</ref> e 23.<ref>{{cita|Halpern 2011|p. 135}}.</ref> Il presidente della White Star Line, [[Joseph Bruce Ismay]], prese posto sulla pieghevole C poco prima che venisse calata.<ref>{{cita|Gracie 1998|p. 268}}.</ref>
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[[File:Titanic sinking gif.gif|thumb|upright=1.8|Una [[Graphics Interchange Format|GIF]] che ritrae il naufragio a colori e in modo semplificato; l'orario è indicato in alto a sinistra]]
 
Secondo le testimonianze dei sopravvissuti e tramite le ricostruzioni effettuate grazie al relitto, si è stabilito che verso l'1:30 la prua della nave era completamente sommersa, con la poppa fuori dall'acqua. Sembra che le ultime parole del comandante siano state un invito a essere galanti («''Be British!''», «Siate britannici!») e l'ordine «''Save yourselves, if you can!''» («Si salvi chi può!»), liberando l'equipaggio dal suo lavoro. A 1:45 la grande scalinata di prima classe si allaga. Il progettista [[Thomas Andrews (ingegnere)|Thomas Andrews]] aveva trascorso le ultime ore cercando di rassicurare passeggeri e camerieri e incitandoli a indossare i salvagente («Dabbasso è in pezzi, ma non affonderà se reggono le paratie poppiere»<ref>''New York Herald'', 20 aprile 1912. Citato in {{Cita|Marcus 1990||Marcus}}.</ref>), fu visto per l'ultima volta dal cameriere John Stewart, in piedi, nel salone fumatori, con lo sguardo fisso su un quadro: ''Il porto di Plymouth'', del pittore Norman Wilkinson.<ref name="autogenerato5">Dal sito internet ''Titanic'', di Claudio Bossi.</ref>. Il cameriere (che riuscì a salvarsi) chiese ad Andrews se non voleva fare nemmeno un tentativo, ma Andrews «…restò lì come inebetito».<ref name="Marcus" />. Ida Straus rifiutò di salire sull'ultimo posto dell'ultima lancia per restare accanto al marito [[Isidor Straus]].
 
Anche riguardo a [[Benjamin Guggenheim]] si ha una testimonianza curiosa, secondo la quale egli rifiutò il salvagente, indossò un abito da sera insieme al suo segretario e pronunciò una frase del tipo: «''Ci siamo messi gli abiti migliori e affonderemo come gentiluomini''».<ref name="Marcus" /><ref name="Ballard" /><ref name="autogenerato5" /> La frase passò alla storia, ma non è chiaro a chi fosse rivolta. Il direttore del ristorante [[Luigi Gatti (imprenditore)|Luigi Gatti]] rimase in disparte in mantello e tuba, mentre il milionario J.J. Astor IV – che si era visto rifiutare da Lightoller un posto nella lancia n. 4 accanto alla moglie<ref name="Ballard" /> – rimase sul ponte lance fino alla morte e pare che abbia messo in testa a un ragazzino un cappello da bambina dicendo «Ecco, adesso puoi andare».<ref name="Marcus" />.
 
I musicisti, stando alle testimonianze dei superstiti, continuarono a suonare fino agli ultimi istanti dell'affondamento. Nessuno di loro sopravvisse al naufragio. L'ultimo brano suonato dall'orchestra fu un inno cristiano, forse ''Autunno'' o più probabilmente ''Nearer, My God, to Thee'' (''[[Più presso a te, Signor]]''). Particolarmente preziosa al riguardo è la testimonianza di [[Eva Hart]], che all'epoca del disastro aveva 7 anni:
{{Citazione|Non c'è dubbio su quello che suonarono. Quando eravamo in acqua si misero a suonare una delle tre versioni di ''Nearer, My God, to Thee''. Ne esistevano tre diverse versioni e quella che eseguirono la ascoltavo sempre in chiesa. In America quella versione non c'era ed è per questo che gli americani sostengono che non era quello il motivo suonato.<ref>Intervista riportata nel documentario VHS ''La tragedia del Titanic'', dalla collezione DeAgostini ''Le grandi avventure sui mari''.</ref>}}
 
Poco dopo le 2:00 Lightoller tentò di calare in mare il battello pieghevole B arrampicandosi sul tetto degli alloggi ufficiali, ma non ci riuscì. Il pieghevole A venne portato via dal risucchio, galleggiando capovolto. Il D venne calato in mare con 44 persone a bordo (la capacità era di 47) dopo che Lightoller e altri marinai lo avevano difeso dall'assalto dei passeggeri, tenendosi per le mani e formando una catena umana.<ref name="Ballard" />. Queste erano le ultime lance rimaste a disposizione. Il colonnello Gracie riferì che in quel momento una folla immensa proveniente dai ponti inferiori emerse, coprendo tutto il ponte lance: si trattava dei passeggeri di terza classe, rimasti fino ad allora sottocoperta.<ref name="Ballard" />. Circa un centinaio di persone si radunarono intorno a due sacerdoti e cominciarono a recitare il rosario.<ref>''New York Sun'', 22 aprile 1912. Citato in {{Cita|Marcus 1990||Marcus}}.</ref>. Con loro arrivarono anche tutti i macchinisti, che avevano lavorato alle pompe, ritardando il più possibile l'inabissamento e assicurando la luce elettrica fino quasi alla fine. I macchinisti morirono tutti.<ref group=A>Così come tutto il personale non marittimo, che secondo il regolamento della compagnia non aveva diritto a salire sulle lance in quanto inutile per il loro governo (Charles Lightoller, ''Titanic and other ships'', citato in {{Cita|Marcus 1990||Marcus}}).</ref>.
 
Verso le ore 2:10 la poppa si era sollevata al punto da formare un angolo di 30° con la superficie del mare, stagliandosi contro il cielo stellato. La forza terrificante generata dall'emergere dello scafo provocò il lento schiacciamento della chiglia e la dilatazione delle sovrastrutture, che portarono lo scafo quasi al punto di rottura.<ref name="autogenerato1" />. Secondo i calcoli effettuati dagli scienziati della spedizione del 1997,<ref name="autogenerato1" />, sul ''Titanic'' agì in quel momento una [[pressione]] di 387 chilogrammi per centimetro quadrato. Il fumaiolo di proravia si staccò intorno alle 2:15, mentre l'acqua ruppe i vetri della cupola e inondò lo scalone, riversandosi nella nave e velocizzando ulteriormente l'inabissamento. Poco dopo si staccò anche il secondo fumaiolo, che cadde verso dritta.
 
Il testimone oculare [[Jack Thayer]] rese questa testimonianza, raccontando ciò che aveva visto da bordo della lancia su cui era salito:
{{Citazione|Il ponte era leggermente girato verso di noi. Si vedevano mucchi dei quasi {{M|1500}} passeggeri rimasti a bordo che si affastellavano come sciami di api, ma solo per ricadere a gruppi, a coppie, da soli, mentre circa 80 metri di scafo si alzavano formando con la superficie un angolo di circa 70°. Poi la nave, e con essa il tempo stesso, sembrarono fermarsi. Infine, gradualmente, il ponte si girò, come a voler nascondere l'orrendo spettacolo alla nostra vista.|Testimonianza di Jack Thayer<ref name=Ballard />}}
[[File:Titanic's sinking stern.jpg|thumb|left|upright=1.3|L'affondamento della poppa del ''Titanic'' in un disegno del 1914]]
Intorno alle 2:15 il [[circuito elettrico]] dell'intero scafo si interruppe all'improvviso e si udirono rumori cupi di «strappi e fratture»,<ref name="autogenerato3">Robert Ballard, ''Il ritrovamento del Titanic''.</ref>, come se le caldaie e le macchine si fossero staccate dalle loro sedi precipitando in avanti. A causa della completa sommersione della prua, la poppa si innalzò formando un angolo di 30° sulla superficie dell'oceano, mettendo in mostra eliche e timone. Ciò si tradusse in una eccessiva sollecitazione sul fulcro della leva, sito tra il secondo e il terzo vano macchine. Alle 2:18 lo scafò si spezzò in due tronconi, che per alcuni istanti rimasero attaccati a livello del doppio fondo della chiglia. La poppa sembrò improvvisamente arretrarsi e abbassarsi; le testimonianze contraddittorie dei superstiti fanno pensare che la rottura non si sia verificata fuori dalla superficie dell'acqua, e ciò che sicuramente si vide fu la repentina minore inclinazione della parte poppiera.<ref>Disegni schematici tratti da: Robert Ballard, ''Il ritrovamento del Titanic''.</ref>.
 
Jack Thayer riferì:
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La rottura dello scafo non avvenne in modo improvviso: le lamiere incominciano prima a contorcersi, poi a fendersi, quindi a fratturarsi e, nel giro di pochi secondi, la sollecitazione di flessione raggiunge il livello massimo tale da vincere la resistenza opposta dall'acciaio. Esistono due teorie principali su come la nave si sia spezzata: la teoria ''top-down'' e la teoria di Mengot, così chiamata dal nome del suo creatore, Roy Mengot.<ref name=gleicher>David Gleicher (2002). ''The Break-up of the Titanic: Viewpoints and Evidence''. Encyclopedia Titanica.</ref> La prima, la più popolare, afferma che la rottura è stata centralizzata sul punto debole strutturale all'ingresso del primo locale caldaie e che si è formata sui ponti superiori prima di abbattersi sulla chiglia, e che la disgregazione separò totalmente la nave fino al doppio fondo, che fungeva da cerniera di collegamento tra prua e poppa. Quando il doppio fondo ha ceduto, entrambi i segmenti della nave si sono separati.<ref name=gleicher /> La teoria di Mengot postula invece che la nave si sia rotta per le forze di compressione e non per la tensione della frattura, che ha provocato una rottura dal basso verso l'alto.<ref name=gleicher />
 
Il colonnello Gracie, che saltò in mare poco prima della fine e poi salì sul canotto pieghevole B,<ref name="autogenerato2" />, scrisse nel suo libro ''La verità sul Titanic'':
{{Citazione|Nella zona di cui parlo, fin dove riuscivo a vedere, salivano al cielo le grida più atroci mai udite da uomo mortale, se non da chi sopravvisse a quella terribile tragedia. I gemiti e i lamenti dei feriti, le urla di chi era in preda al terrore e lo spaventoso boccheggiare di chi annegava, nessuno di noi lo dimenticherà più fino al giorno della sua morte.<ref name=Marcus />}}
 
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{{vedi anche|Passeggeri del Titanic}}
 
La quasi totalità dei 706 superstiti risultò consistere nelle persone che avevano preso posto sulle lance, mentre pochissimi furono i sopravvissuti tra quanti si trovavano ancora bordo del ''Titanic'' nella fase finale del naufragio e caddero in acqua dopo l'affondamento. La temperatura era di circa 0 gradi, condizione a cui l'essere umano, senza opportune protezioni, è in grado di resistere al massimo 10 minuti prima di assiderarsi. Gran parte dei naufraghi, infatti, morì appunto per [[ipotermia]] e non per [[annegamento]], dato che quasi tutti indossavano il [[giubbotto salvagente]]. Un caso singolare a tale riguardo fu quello del panettiere [[Charles Joughin]], il quale ingerì una grossa quantità di [[whisky]] prima che la nave iniziasse ad affondare e affermò che ciò gli permise di rimanere a mollo per circa due ore, prima di riuscire a raggiungere dapprima la pieghevole «B» e in seguito la lancia numero 12, sopravvivendo senza quasi accusare il freddo e riportare sintomi di congelamento, racconto che comunque è molto discusso.<ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/charles-john-joughin.html|titolo=Charles John Joughin – Titanic Survivor}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.titanicinquiry.org/BOTInq/BOTInq06Joughin02.php|titolo=Testimony of Charles Joughin}}</ref><ref group=A>Joughin attribuì ciò al fatto di essersi ubriacato prima di finire in mare, ma è da rilevare come in realtà l'alcol, pur dando una sensazione di caldo, abbassi la temperatura corporea. Potrebbe essere tuttavia possibile che ciò abbia protetto Joughin dall'iniziale shock provocato dalla caduta nell'acqua gelida, che fu, prima ancora del sopravvenire dell'ipotermia, la causa del decesso di molti dei naufraghi. Va però considerato che l'alcol accelera in realtà il processo di ipotermia, che avrebbe peraltro ucciso piuttosto rapidamente una persona di ridotta corporatura, quale era Joughin.</ref>. Nessuno fu, invece, vittima degli squali, animali comunque presenti a quelle latitudini. Delle circa 1550 persone che erano a bordo del ''Titanic'' nella fase conclusiva dell'inabissamento, quando diciotto delle venti lance erano state calate (le rimanenti due, le pieghevoli «A» e «B», non poterono essere correttamente calate e furono trascinate in mare quando la nave si inabissò), i sopravvissuti furono circa 50-60.
 
Otto membri dell'equipaggio, due dei quali morirono per [[ipotermia]] dopo il salvataggio, furono recuperati dalla lancia numero 4, la penultima a lasciare la nave, che, al comando del timoniere Walter Perkis, si era trattenuta nei pressi del transatlantico allo scopo di imbarcare altri passeggeri dai portelloni laterali (che però furono trovati chiusi) e che si avvicinò agli uomini in mare, recuperando quelli che riuscirono a raggiungerla a nuoto.<ref name="tllt">{{cita testo|url=http://www.titanic-titanic.com/lifeboat_lowering_times.shtml|titolo=Titanic Lifeboat Launching Times}}</ref><ref group=A>gli otto uomini recuperati dalla lancia n. 4 furono l'aiuto cambusiere Frank Winnold Prentice (sopravvissuto), i camerieri Andrew Cunningham (sopravvissuto) e Sidney Conrad Siebert (deceduto a bordo della lancia poco dopo il recupero), lo spalatore di carbone Thomas Patrick Dillon (sopravvissuto), il marinaio William Henry Lions (deceduto a bordo del ''Carpathia'' intorno alla mezzanotte del 16 aprile 1912), l'ingrassatore Alfred White (sopravvissuto), l'addetto alle lampade a olio Samuel Ernest Hemming (sopravvissuto) e il fuochista F. Smith, ma di quest'ultimo, del quale non è precisato il nome completo, non vi è traccia nelle liste dei superstiti e dell'equipaggio (un F. Smith, cameriere, figura come disperso): alcuni superstiti affermarono che l'ottavo uomo fosse un passeggero di terza classe.
 
Altre fonti aggiungono anche il fuochista James Crimmins e gli ingrassatori Frederick William Scott e Thomas Patrick Granger, ma in realtà Crimmins e Granger saltarono a bordo della lancia quando essa tornò indietro a causa della carenza di membri dell'equipaggio per governarla, mentre Scott, caduto in acqua nello stesso frangente, fu subito recuperato dalla lancia.</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/samuel-emest-hemming.html|titolo=Samuel Ernest Hemming – Titanic Survivor}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/frank-winnold-prentice.html|titolo=Frank Winnold Prentice – Titanic Survivor}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/andrew-cunningham.html|titolo=Andrew Cunningham – Titanic Survivor}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-victim/sidney-conrad-siebert.html|titolo=Sidney Conrad Siebert – Titanic Victim}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/thomas-patrick-dillon.html|titolo=Thomas Patrick Dillon – Titanic Survivor}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-victim/william-henry-lyons.html|titolo=William Henry Lions – Titanic Victim}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/alfred-white.html|titolo=Alfred White – Titanic Survivor}}</ref><ref name="ttat">{{cita testo|url=http://books.google.it/books?id=z9zNpZLYDG0C&pg=PA188&lpg=PA188&dq=titanic+engineers+archibald+gracie&source=bl&ots=6mPxLmyqnc&sig=DcmTWLipcASn7mCw698Inhq2U8M&hl=it&sa=X&ei=aEScT4COLoLrOY3IgPsB&ved=0CC0Q6AEwAQ#v=onepage&q&f=false|titolo=The Thruth About Titanic}}</ref><ref name="rmr">{{cita testo|url=http://www.rmstitanicremembered.com/?page_id=378|titolo=RMS Titanic Remembered – Lifeboat No 4}}</ref><ref>{{cita testo|url=http://www.rshg.org.uk/featuredgravesarticle.asp?featuredgravesid=89|titolo=Walter Perkis of Ryde, Titanic survivor|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130508065954/http://www.rshg.org.uk/featuredgravesarticle.asp?featuredgravesid=89 }}</ref>.
 
Altri quattro naufraghi, uno dei quali deceduto dopo il recupero, vennero tratti in salvo dalla lancia n. 14 che, al comando del quinto ufficiale [[Harold Lowe|Harold Godfrey Lowe]], fu l'unica imbarcazione a tornare verso il gruppo dei naufraghi in cerca di superstiti.<ref name="tllt" /><ref group=A>i quattro uomini in questione furono verosimilmente il passeggero di prima classe William Fisher Hoyt (deceduto a bordo della lancia dopo il salvataggio, probabilmente in seguito a gravi ferite riportate saltando in mare), il passeggero di seconda classe Emilio Ilario Giuseppe Portaluppi (sopravvissuto), il passeggero di terza classe Fang Lang (sopravvissuto) e il cameriere Harold Charles William Phillmore (sopravvissuto). Non vi è in realtà certezza circa l'identità del quarto uomo, che per altre fonti avrebbe potuto essere, invece di Portaluppi, il passeggero di terza classe David Livshin, deceduto a bordo di una delle imbarcazioni, ma appare più probabile che quest'ultimo, spesso citato con il nome con il quale aveva acquistato il biglietto – Abraham Harmer – sia in realtà il passeggero riportato come deceduto a bordo della lancia pieghevole «B» e poi trasferito sulla lancia numero 12. Altre fonti indicano il cameriere John "Jack" Stewart in uno dei quattro uomini salvati, ma Stewart risulterebbe in realtà imbarcato sulla lancia numero 15. Esistono comunque altri superstiti presi in considerazione al riguardo.</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-victim/william-fisher-hoyt.html|titolo=William Fisher Hoyt – Titanic Victim}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/emilio-portaluppi.html|titolo=Emilio Portaluppi – Titanic Survivor}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/harold-charles-william-phillimore.html|titolo=Harold Charles William Phillmore – Titanic Survivor}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/fang-lang.html|titolo=Fang Lang – Titanic Survivor}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-victim/david-abraham-harmer-livshin.html|titolo=David Livshin (Abraham Harmer) – Titanic Victim}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/john-stewart.html|titolo=John Stewart – Titanic Survivor}}</ref>. A eccezione delle persone recuperate dalle lance 4 e 14, gli unici altri superstiti tra quanti erano a bordo del ''Titanic'' nei suoi minuti finali furono 40-50 persone che riuscirono a raggiungere i relitti delle lance pieghevoli «A» e «B».<ref name="tllt" />.
 
Venti o trenta naufraghi riuscirono a raggiungere la pieghevole «A», rimasta alla deriva semiallagata (all'interno vi erano 30-35 centimetri d'acqua) e con i fianchi di tela abbassati (tanto che i superstiti dovettero trascorrere ore con l'acqua alle ginocchia), ma molti di essi (alcuni dei quali non erano riusciti a salire sull'imbarcazione, ma solo ad aggrapparsi al suo bordo, in particolare gli ultimi arrivati, già troppo sfiniti e assiderati per riuscire a salire) morirono di ipotermia nel corso della notte,<ref group=A>la maggior parte di tali vittime, i cui corpi furono gettati in mare per fare spazio, mentre altri tre furono abbandonati a bordo della lancia dopo il recupero, non fu mai identificata; le uniche identità note sono quelle del passeggero di prima classe Thomson Beattie, del passeggero di terza classe Arthur Keefe e di due passeggeri di terza classe, Edvard Bengtsson Lindell e la moglie Elin Gerda Lindell. A bordo dell'imbarcazione morì almeno anche un membro dell'equipaggio, un fuochista od un marinaio. Uno dei superstiti, il passeggero di prima classe George Alexander Lucien Rheims, quantificò in sette le persone decedute nel corso della notte, ma le testimonianze divergono.</ref>, mentre i sopravvissuti, il cui numero non è mai stato del tutto accertato, ma risulterebbe verosimilmente ammontare a una cifra compresa tra le 14-15 (nove o dieci passeggeri – tre di prima classe e sei o sette di terza classe – e cinque membri dell'equipaggio) e le 18-20 persone, vennero recuperati, la mattina seguente, dalla lancia numero 14.<ref name="tllt" /><ref>{{cita web|url=http://www.rmstitanicremembered.com/?page_id=416|titolo=RMS Titanic Remembered}}</ref><ref group="A">{{Cita web|url=http://www.titanic-titanic.com/titanic_lifeboat_collapsible_A.shtml|titolo=RMS Titanic Remembered – Collapsible A.|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120511021830/http://www.titanic-titanic.com/titanic_lifeboat_collapsible_A.shtml}} All'elenco di 14 persone indicato nella fonte potrebbe secondo alcuni essere aggiunto il nome del passeggero di terza classe David Vartanian, che affermò di essersi salvato raggiungendo la pieghevole «A», ma che le fonti ritengono invece avere abbandonato la nave sulla lancia n. 13 ([https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/david-vartanian.html]): in realtà, a possibile sostegno dell'ipotesi della presenza di Vartanian sulla pieghevole «A», si potrebbe citare la testimonianza di un altro superstite di tale lancia, Olaus Abelseth, che riferì della presenza, tra gli occupanti sopravvissuti della pieghevole «A», di un ragazzo (Vartanian aveva 22 anni) il cui cognome appariva simile a "Volunteer" ([https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/david-vartanian.html]): David Vartanian risulta l'unico passeggero superstite il cui nome iniziasse per "V" (e che quindi potesse assomigliare a "Volunteer"). Un altro superstite controverso è Robert Williams Daniel, passeggero di prima classe, che fu visto da Thomas Patrick Dillon saltare in mare dall'estrema poppa subito prima dell'inabissamento, e che affermò di aver raggiunto a nuoto una lancia, ma che un'altra testimonianza collocherebbe a bordo della lancia n. 3. Anche di altri sopravvissuti risulta difficile od impossibile ricostruire l'esatta dinamica del salvataggio, che rende così impossibile determinare con precisione il numero delle persone salvate sulla pieghevole A, che spazia, nelle testimonianze dei superstiti, da 12-13 a oltre 20.</ref>.
 
Tra i superstiti della pieghevole «A» vi fu anche Rhoda Mary Abbott, l'unica donna sopravvissuta a non essere salita su una lancia prima del definitivo inabissamento.<ref name="tllt" />. Alcune decine di superstiti si arrampicarono invece sul relitto della pieghevole «B», che si era capovolta, ma alcuni dei naufraghi (tre o quattro, secondo quanto riferito dai superstiti), tra cui il primo radiotelegrafista John George Phillips (e probabilmente anche il passeggero di terza classe David Livshin), morirono anch'essi di ipotermia nel corso della notte, mentre trenta superstiti (undici passeggeri – tre di prima classe, uno di seconda classe e sette di terza classe – e diciannove membri dell'equipaggio) vennero presi a bordo, la mattina successiva, dalle lance 4 e 12.<ref name="tllt" /><ref>{{cita web|url=https://mredtaser.blogspot.it/|titolo=Titanic Lifeboats}}</ref>. Tra i superstiti della pieghevole «B» vi furono il secondo ufficiale [[Charles Lightoller|Lightoller]], il secondo radiotelegrafista Harold Sidney Bride e i passeggeri di prima classe Jack Thayer e Archibald Gracie, che furono tra i principali testimoni oculari delle fasi finali dell'inabissamento del ''Titanic''.<ref name="tllt" /><ref group=A>alcune testimonianze porterebbero a pensare che lo stesso comandante Edward John Smith sarebbe giunto a nuoto in prossimità della pieghevole B, per poi morire di ipotermia senza salire a bordo dell'imbarcazione, dopo aver augurato buona fortuna agli occupanti. Le circostanze della morte di Smith rimangono comunque molto controverse.</ref>.
 
L'unica altra lancia a recuperare dei superstiti dall'acqua fu la lancia pieghevole «D», i cui occupanti trassero in salvo il passeggero di prima classe Frederick Maxfield Hoyt, che era riuscito a raggiungere a nuoto la lancia, una delle più vicine al ''Titanic'', saltando in mare dopo avervi fatto imbarcare la moglie.<ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/frederick-maxfield-hoyt.html|titolo=Frederick Maxfield Hoyt – Titanic Survior}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/jumped-from-sinking-ship.html|titolo=Jumped from sinking ship}}</ref>. Verso le 4.:00, un'ora e quaranta minuti dopo l'affondamento, arrivò sul posto il transatlantico ''[[RMS Carpathia|Carpathia]]'', che aveva compiuto un pericoloso percorso attraverso i campi di ghiaccio e nell'arco delle quattro ore successive recuperò i naufraghi sopravvissuti sulle lance. Le salme di quattro vittime decedute a bordo delle lance furono sepolte in mare dal piroscafo.<ref group=A>probabilmente David Livshin/Abraham Harmer dalla pieghevole B, William Fisher Hoyt dalla lancia 14 e Sidney Conrad Siebert e Willam Henry Lyons dalla lancia 4, tutte persone recuperate dal mare.</ref>. A bordo fu poi tenuta una cerimonia religiosa per i dispersi e alle 8:50 la nave partì per [[New York]], dove arrivò il 18 aprile.<ref name="Quella notte di 77 anni fa"/>.
 
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== Luogo di sepoltura delle vittime ==
Una volta stabilito il numero di vittime la White Star Line inviò la nave posacavi ''Mackay-Bennett'' a recuperare i resti. Il piroscafo, partito il 17 aprile 1912, recuperò 306 salme, 201 delle quali furono portate ad [[Halifax (Canada)|Halifax]] in [[Nuova Scozia]].<ref name="wormstedt" /><ref name="titanicbossi" />. Le altre tre navi inviate alla ricerca dei corpi, i piroscafi ''Minia'', ''Montmagny'' e ''Algerine'', partiti rispettivamente il 25 aprile (protraendo le ricerche per una settimana), il 6 maggio e il 15 maggio, recuperarono rispettivamente diciassette, quattro e un corpo.<ref name="wormstedt">{{cita testo|url=http://wormstedt.com/Titanic/analysis.html|titolo=An Analysis of the Bodies Recovered from the Titanic}}</ref><ref name="titanicbossi">{{cita testo|url=http://www.titanicdiclaudiobossi.com/Html/Cadaveri_183.htm|titolo=Titanic di Claudio Bossi}}</ref>. I corpi non reclamati furono sepolti nel cimitero di Halifax. La White Star Line si incaricò di mantenere il decoro di queste tombe fino al 1927, anno in cui si fuse con la Cunard, la quale tuttora espleta l'unico servizio transatlantico regolare. Nei mesi successivi al disastro anche i piroscafi ''Oceanic'', ''Ottawa'' e ''Ilford'' trovarono casualmente altre salme: l{{'}}''Oceanic'' si imbatté nel relitto della pieghevole A, con tre corpi a bordo, il 16 maggio, mentre l{{'}}''Ottawa'' e l{{'}}''Ilford'' recuperarono ciascuno una salma dal mare rispettivamente il 6 e l'8 giugno 1912.<ref name="wormstedt" /><ref name="titanicbossi" />. In tutto furono recuperate 333 salme<ref group=A>oltre alle quattro sepolte in mare dal ''Carpathia''.</ref> (39 di passeggeri di prima classe, 32 di seconda classe, 75 di terza classe e 213 di membri dell'equipaggio, oltre a 14 non identificate), 119 delle quali furono sepolte in mare, mentre 150 vennero tumulate ad Halifax e 59 restituite alle famiglie.<ref name="wormstedt" /><ref name="titanicbossi" />.
 
{| class="wikitable sortable" style="text-align:center;float:right;margin-top:0"
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|}
 
Su un totale stimato di {{M|2228}} persone a bordo solo 705 sopravvissero e circa 1523 (il 68%) morirono. In realtà il numero preciso non è certo, poiché la lista esatta dei passeggeri e dell'equipaggio andò perduta. I dati citati sono quelli forniti dall'inchiesta ufficiale americana.<ref>{{cita web|url=http://www.titanicinquiry.org|titolo=Titanic inquiry project|accesso=28 aprile 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071213181241/http://www.titanicinquiry.org/|urlmorto=sì}}</ref>. Secondo la commissione di inchiesta americana morirono {{M|1517}} persone e solo 706 sopravvissero.<ref>Francesco Ambrosini, ''Tutta la storia del Titanic – Fatti, personaggi, misteri'', Edizioni del Capricorno, [[Torino]], 2012, pag. 110, ISBN 978-88-7707-148-4.</ref>
 
== Inchieste e ricostruzioni ==
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{{vedi anche|Inchieste sul naufragio del Titanic}}
[[File:Titanic-sinking-plan-it.svg|thumb|upright=1.8|Una scheda dei danni subiti dal Titanic durante il naufragio.]]
La dinamica del naufragio venne ricostruita a posteriori dalle inchieste parallelamente aperte dal [[Congresso]] statunitense (gran parte dei naufraghi della prima e della seconda classe erano cittadini statunitensi e praticamente tutti i passeggeri della terza classe erano in procinto di diventarlo) e dal [[Ministero del Commercio]] britannico (tenutasi presso la [[Scottish Drill House]]) che seguirono la vicenda, tra l'aprile e il luglio del 1912.<ref name="natgeog"/> Nel corso di queste inchieste alcuni testimoni indicarono che – come effettivamente appurato al momento del ritrovamento del relitto settant'anni più tardi – lo scafo si squarciò e si ruppe in due tronconi (un testimone addirittura eseguì un bozzetto delle fasi del naufragio), mentre altri non furono in grado di confermare l'accaduto. Gli ingegneri navali smentirono categoricamente la possibilità che la pressione idrostatica avesse potuto prevalere sulla tenuta dell'acciaio e che – quindi – il transatlantico si fosse spezzato, ma le testimonianze dei pescatori dell'isola di [[Terranova]] confermarono l'accaduto in quanto avevano recuperato, tanto al largo quanto a riva, per alcuni mesi dopo il naufragio, diverse tavole di [[mogano (legno)|mogano]] e di [[ebano]] (presenti nei rivestimenti delle cabine di prima classe) e di [[tectona|tek]] (di provenienza dal ponte della nave). La compagnia di navigazione – dal canto suo – appoggiò la versione dell'inabissamento del transatlantico integro per evidenti motivi di immagine. Dalle innumerevoli fotografie scattate negli abissi ove il relitto giace, a partire dal 1985, appare ora possibile ricostruire il drammatico naufragio della nave, che non avvenne, come descritto nella relazione finale delle inchieste «…scivolando… scivolando lo scafo integro sotto le onde dell'oceano, andando, quindi, ad adagiarsi dolcemente sul fondo.»
 
La mattina successiva alla sciagura, il vicepresidente della White Star rese alla stampa una dichiarazione clamorosamente falsa, dicendo che il ''Titanic'' non correva alcun pericolo di naufragio. Solo alle 19:00 comunicò la verità della tragedia, non precisando però il numero delle vittime.<ref>[[Henry Lang]], ''Il management del Titanic. Lezioni da un naufragio''</ref>. Ancora prima che la nave con i superstiti giungesse in porto, incominciarono le indagini per capire cosa fosse accaduto e per prevenire una seconda probabile tragedia.
 
In considerazione dell'elevato numero di vittime vennero aperte [[Inchieste sul naufragio del Titanic|due inchieste]], una statunitense (la prima in ordine temporale) e una britannica, volte a stabilire l'eventuale negligenza dell'equipaggio e della società proprietaria del transatlantico e l'eventuale diritto al risarcimento dei superstiti e delle famiglie dei deceduti.
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=== Le lance insufficienti ===
{{Vedi anche|Lance di salvataggio del Titanic}}
La legge emessa nel 1894 obbligava a installare un minimo di 16 lance sulle navi eccedenti le 10.000{{formatnum:10000}} tonnellate quando all'epoca la nave più grande del mondo (il Lucania) pesava 13.000{{formatnum:13000}} tonnellate. Con il passare del tempo, tuttavia, la legge non era stata adeguata in proporzione all'aumento del tonnellaggio delle navi e nessuno si preoccupò di correggere la differenza. Il numero di lance a bordo del ''Titanic'' era quindi formalmente in regola, nonostante la nave avesse una stazza di ben {{M|46000}} tonnellate. Il mancato adeguamento della norma era noto nell'ambiente marittimo, infatti sul ''Titanic'' erano state installate da Alexander Carlisle - uno dei progettisti della White Star - le nuove gru di tipo "Welin", che potevano sostenere complessivamente 32 lance e ammainarne 64 per mezzo di bracci rotanti.<ref name="Ballard" /><ref>collezioneCollezione ''Navi e velieri'', De Agostini.</ref> Le lance aggiuntive non furono però mai installate e la White Star ne aggiunse solo quattro smontabili, più piccole, del tipo "Engelhardt". Le decisioni in tal senso sarebbero state attribuite al progettista William Pirrie e a Bruce Ismay, secondo i quali il ponte lance con sedici lance avrebbe avuto un aspetto migliore (in quanto troppe scialuppe «toglievano spazio e visuale sul ponte della camminata»).<ref name="autogenerato5" /> Alla fine Carlisle accettò la situazione dicendo: "A meno che il [[Board of Trade]] e i governi non costringano a installare un numero sufficiente di lance, nessun costruttore può permettersi tanto peso inutile".<ref>{{cita libro|autore=W.C. Wade|titolo=The Titanic: End of a Dream|url=https://archive.org/details/titanicendofdrea00wade|editore=Penguin Books|anno=1986|p=41|lingua=en}}</ref>
 
Una forte critica venne dal senatore William Alden Smith, ''prosecutor'' ([[pubblico ministero]]) nell'inchiesta del 1912, che scrisse:<ref>{{cita pubblicazione|url=http://www.infinite-energy.com/iemagazine/issue36/titanic.html|titolo=Cold Fusion, the Titanic Disaster Aftermath, and the Internet|autore=Jed Rothwell|data=marzo 2001|pubblicazione=Infinite Energy|numero=36}}</ref>
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=== Il timone e la "capacità evolutiva" ===
[[File:En mary titanic it.svg|thumb|upright=1.8|Il ''Titanic'' paragonato alla ''[[Queen Mary 2]]'', ad altri tipi di mezzi di trasporto e a un uomo]]
Nonostante le dimensioni del [[timone]] non fossero inferiori a quelle prescritte dalle norme, per una nave delle dimensioni del ''Titanic'' non erano comunque ottimali. Secondo i ricercatori della ''Titanic Historical Society'', «…il… il timone lungo e stretto del ''Titanic'' era una copia di quello di una nave del XVIII secolo. Confrontato con il timone del ''Mauretania'' o del ''Lusitania'', il timone del ''Titanic'' era più piccolo. Apparentemente nessuna miglioria progettuale fu intrapresa per dare a una nave lunga 270 metri la possibilità di virare rapidamente ed evitare la collisione con un iceberg. Questo era il suo [[tallone di Achille]].».<ref>{{cita testo|url=http://www.titanichistoricalsociety.org/articles/titanicmyths.asp|titolo=''Titanic Myths''|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20050609085353/http://www.titanichistoricalsociety.org/articles/titanicmyths.asp }}, Titanic Historical Society</ref>.
 
Un altro elemento fatale del ''Titanic'' era il sistema di propulsione misto e a tripla elica, in cui due [[Motore a vapore|motori a vapore]] alternativi mettevano in funzione le due eliche laterali e si potevano invertire, mentre l'elica centrale, più piccola, era azionata da una [[turbina a vapore]] non invertibile che sfruttava il vapore esausto proveniente dai motori alternativi (il ''Mauretania'' e il ''Lusitania'', invece, a titolo di esempio, erano dotati di quattro eliche, tutte mosse da turbine invertibili). Di conseguenza, se l'ufficiale [[William McMaster Murdoch|Murdoch]] ordinò di invertire le macchine per cercare di evitare l'iceberg, involontariamente limitò anche la capacità di accostata della nave. Durante il funzionamento a macchine invertite, infatti, la turbina semplicemente si arrestava, quindi l'elica centrale, situata proprio dietro al timone, si fermava, andando a costituire un peso morto e formando una scia turbolenta che diminuiva drasticamente l'efficacia del timone.
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Per 85 anni l'opinione pubblica ha sempre creduto che l'iceberg avesse praticato una lunga falla nella murata. In base ai calcoli, essa avrebbe dovuto esser lunga non meno di 90 metri, come erroneamente descritto in tutti i libri e in tutta la filmografia inerente al disastro. Gli studi del relitto effettuati a partire dalla spedizione del 1997 hanno permesso di determinare per la prima volta la reale dinamica del naufragio. Poiché la parte danneggiata è sepolta, gli scienziati hanno utilizzato un [[sonar]] per esaminarla. Ciò che è stato scoperto è che le lamiere della murata non si sono piegate ma piuttosto "crepate", creando delle spaccature in corrispondenza delle loro giunture chiodate e lasciando entrare l'acqua attraverso sei diverse piccole falle.
 
Le lastre d'acciaio di prua e di poppa erano unite da rivetti di ferro (l'intero scafo della nave ne conteneva poco più di tre milioni) e l'urto con l'iceberg, come risulta dalla testimonianza di uno dei pochi fuochisti superstiti, determinò la "decapitazione" dei rivetti e la conseguente loro espulsione dalle lastre di rivestimento, quasi fossero dei "tappi di [[spumante]]". Nel contempo la cattiva qualità dell'acciaio delle lastre medesime fece sì che esse non solo si deformassero all'impatto con l'iceberg, ma anche che si fendessero e si crepassero. Dalle indagini eseguite un secolo dopo, infatti, risulta che, alla pressione di collisione calcolata, avrebbero potuto saltare solo alcuni rivetti della linea di chiodatura della piastra di rivestimento, non tutti, quindi è assai più probabile che l'impatto con l'iceberg abbia deformato le piastre stesse, rendendole non più in grado di garantire la tenuta stagna dello scafo. L'ipotesi è supportata dal fatto che la nave colò a picco in un tempo molto più lungo di quello inizialmente stimato dal suo stesso progettista (due ore e quaranta minuti anziché un'ora e trenta minuti). Vennero ripescati anche alcuni campioni dello scafo. L'acciaio recuperato mostra un alto contenuto di [[fosforo]] e [[zolfo]] (rispettivamente quattro volte e due volte maggiore degli acciai moderni). Il rapporto [[manganese]]/zolfo era 6,8:1 (attualmente è più di 20,0 a 1). Il fosforo in alte quantità rende l'acciaio prono a fratture, mentre lo zolfo crea grani di solfuro di ferro, che agevolano la propagazione delle fratture stesse. Il ridotto contenuto di manganese rende l'acciaio meno duttile. Tutto questo, unito alle temperature gelide dell'Atlantico, rese lo scafo fragile in condizioni estreme e contribuì in maniera decisiva al rapido inabissamento.<ref name="ricerca.repubblica.it">{{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/09/17/il-titanic-affondato-perche-costruito-male.047il.html|titolo=Il Titanic è affondato perché costruito male}} [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] – 17 settembre 2006.</ref><ref>{{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/09/17/era-acciaio-scadente-cosi-affondo.html|titolo="Era d'acciaio scadente, così affondò il Titanic"}} [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] – 17 settembre 1993.</ref>.
 
Gli scienziati della spedizione del 1997 hanno però dichiarato che l'acciaio impuro rinvenuto nel ''Titanic'' era tipico della produzione corrente all'inizio del Novecento e che probabilmente non si poteva fare di meglio. A quell'epoca l'acciaio veniva prodotto in piccole partite da 70 tonnellate ciascuna.<ref name="autogenerato1" />. Questo mette in dubbio la recente ipotesi che la White Star Line abbia voluto risparmiare sui costi di costruzione adottando deliberatamente materiale scadente, fatto poco verosimile su una nave concepita per essere la più comoda e avanzata tecnologicamente dell'epoca e che come tale era stata presentata. Gli stessi scienziati hanno calcolato che, poco prima della rottura, lo scafo della nave subì una pressione di tre tonnellate per centimetro quadrato<ref name="autogenerato1" /> a causa dell'eccezionale inclinazione. In pratica la nave non era malcostruita per gli standard dell'epoca, almeno per quanto concerne lo scafo, tanto che nel febbraio 1912 (due mesi prima del disastro) venne aggiunta una fascia di acciaio di rinforzo al di sotto della linea di galleggiamento, in seguito alla falla che si aprì nel gennaio di quell'anno nell'''Olympic'', il gemello del ''Titanic'', quando, durante una tempesta, erano saltati dei rivetti. [[Edward Wilding]] fece apportare la modifica e il suo progetto è tuttora presente negli archivi della marina britannica.
 
[[Robert Ballard]], il geologo marino che nel 1985 ritrovò il relitto, nel suo libro ''Il ritrovamento del Titanic'' cita il professor H. P. Leighly dell'università del [[Missouri]], secondo il quale un certo tipo di acciaio in produzione all'inizio del Novecento poteva diventare più fragile perdendo elasticità al di sotto di una certa temperatura. D'altra parte, secondo Ballard, resta il mistero per cui naufragò una nave «…costruita con criteri di sicurezza avanzati, non soltanto per gli standard del tempo ma anche per i nostri». Sempre secondo Ballard, l'architetto navale K.G. Barnaby scrive nel suo libro ''Alcuni disastri navali e le loro cause'' che le moderne norme di costruzione non rendono le navi più sicure del ''Titanic''. Per esempio, i danni subìti nel 1956 da un altro transatlantico rimasto vittima di un celebre naufragio, l{{'}}''[[Andrea Doria (transatlantico)|Andrea Doria]]'' (che si scontrò in mare aperto con la nave svedese [[Stockholm (nave)|''Stockholm'']]), non avrebbero costituito un serio problema per il ''Titanic'', che comunque rimaneva tecnologicamente molto meno avanzato dell{{'}}''Andrea Doria''. La tragedia fu provocata dalla collisione ad alta velocità e non da gravi carenze strutturali. Non bisogna dimenticare – scrive ancora Ballard – che furono ben cinque i compartimenti stagni colpiti e che le probabilità di una collisione di quel tipo sono estremamente basse. Sicuramente, prima del 1912, non si era mai avuta notizia di una nave che avesse sofferto un simile danno.<ref name="Ballard" />.
 
Rimane poi il problema dei rivetti posti a imbullonare le lamiere lungo la sezione di prua e di poppa. Mentre i rivetti della parte centrale dello scafo erano in [[acciaio]] di elevate caratteristiche e venivano installati "sparandoli ad alta pressione" all'interno grazie a una [[rivettatrice pneumatica]], questo procedimento non era possibile nelle sezioni curve di [[prua]] e di [[poppa]], dove i rivetti dovevano esser materialmente martellati a mano. Il problema è che, manualmente, un uomo non dispone della forza necessaria a incastrare un rivetto in acciaio di elevate caratteristiche, per cui a prua e a poppa {{Senza fonte|i rivetti, benché fossero anch'essi stati realizzati in acciaio, si è scoperto in tempi recenti che la loro lavorazione presentava un'alta concentrazione di [[loppa di altoforno|loppa]], un materiale di scarto che rende più malleabile e meno resistente l'acciaio stesso; del resto la loppa veniva impiegata su tutte le navi dell'epoca. Purtroppo, l'area dello scafo che impattò contro la mole dell'iceberg si trovava a prua, in una sezione in cui i rivetti impiegati erano stati per l'appunto realizzati in acciaio loppato.}} Studi successivi nel 1998 e nel 2006 hanno comunque avanzato una nuova teoria circa la presenza di bulloni difettosi sulla murata del ''Titanic'', che avrebbero favorito l'apertura delle falle sullo scafo.<ref name="ricerca.repubblica.it" /><ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/28/Nuove_ipotesi_sul_Titanic_sotto_co_0_9801281148.shtml|titolo=Nuove ipotesi sul Titanic: sotto l'urto dei ghiacci cedettero bulloni difettosi}} [[Corriere della Sera]] – 28 gennaio 1998</ref>.
 
Nel 2010 una nuova spedizione partita da [[Saint John's (Terranova e Labrador)|Saint John's]] (Terranova), diretta da David Gallo, patrocinata dalla ''RMS Titanic, Inc.'' e dalla ''[[Woods Hole Oceanographic Institution|Wood Hole Oceanographic Institution of Massachusetts]]'', si è dotata dei più moderni ritrovati tecnologici per mappare totalmente l'area dei detriti e studiare ancora una volta il relitto.<ref>(video youtube: ''Titanic: mistero risolto'', History Channel)</ref>. Dalla posizione dei detriti sul fondo (che occupano un'area relativamente ristretta), i tecnici hanno potuto stabilire che, probabilmente, lo scafo si ruppe a metà quando la nave si trovava molto al di sotto della superficie dell'acqua, ormai in prossimità del fondale. Si è poi proceduto alla ricostruzione di una piccola parte dello scafo usando l'acciaio e le tecniche costruttive originali, sottoponendo il materiale a una prova di forza: i rivetti non si sono rotti. Se ne è dedotto che la collisione con l'iceberg riuscì a fare breccia nello scafo per la tremenda forza dell'impatto, non per la debolezza dell'acciaio. Gli scienziati di questa spedizione hanno concluso le loro ricerche affermando che il ''Titanic'' è stato sottovalutato e che, al contrario, fu proprio la sua eccezionale resistenza che permise di salvare almeno 705 persone.
 
== Il ritrovamento del relitto ==
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Il desiderio di trovare il [[relitto]] del ''Titanic'' nacque già poco dopo il naufragio. I rilievi batimetrici, già nel 1912, indicavano una profondità oceanica intorno ai {{M|3800|ul=m}} nella zona della sommersione, troppo grande per la tecnologia dell'epoca, tenendo conto che la pressione che l'acqua genera a quella profondità è pari a circa {{Val|380|ul=kg/cm2}}.
 
Nel corso del XX secolo furono proposti numerosi progetti di spedizioni per ritrovare il relitto affondato, tutti senza successo.<ref>{{cita|Brewster, Coulter 1999|p. 80}}.</ref> Il relitto è stato infine localizzato il 1º settembre 1985 da una spedizione franco-americana guidata da [[Jean-Louis Michel]] dell'[[Ifremer]] e [[Robert Ballard]] del [[Woods Hole Oceanographic Institution]], grazie alla strumentazione di robot quali l{{'}}''Argo '' e l'ANGUS. L'anno successivo Ballard si recò nuovamente sul posto e fotografò il relitto con l'ausilio del sommergibile ''[[DSV Alvin|Alvin]]'', a 22 km di distanza dal luogo dove si supponeva si trovasse.<ref>{{Cita news|url= http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/09/08/ecco-inaffondabile-titanic-fotografato-quattromila-metri.html |titolo= Ecco l'"inaffondabile" Titanic fotografato a quattromila metri |rivista= La Repubblica |data= 8 settembre 1985 }}'</ref>
 
Il relitto giace a una profondità di {{M|3810|ul=m}}, alle coordinate {{coord|41|43|57|N|49|56|49|W}}, {{M|650|ul=km}} a sud-est di [[Terranova]] e a {{M|1600|ul=km}} da New York (al momento del ritrovamento venne indicata una distanza di 375 miglia da [[Saint John's (Canada)|St. John's]] e {{M|1000}} [[miglio nautico|miglia]] da [[Boston]]). Al tempo si calcolava che il relitto fosse al largo dei [[Grandi Banchi di Terranova|Banchi di Terranova]], a circa 900 km da Capo Race, alle coordinate – poi dimostratesi errate – di 41° 46' N di [[latitudine]], 50° 14' W di [[longitudine]].<ref name = Bossirelitto>{{cita web|url=http://www.titanicdiclaudiobossi.com/Html/Relitto_35.htm|titolo=Il relitto del Titanic|autore=Claudio Bossi|sito=http://www.titanicdiclaudiobossi.com/|accesso=27 febbraio 2024}}</ref>
 
La scoperta più interessante fu che la nave si era spaccata in due tronconi, con la sezione di [[poppa]] situata a 600 metri di distanza dalla [[prua]] e rivolta in direzione opposta. C'erano testimonianze discordanti sul fatto che la nave si fosse spezzata e le inchieste successive avevano concluso che la nave si era inabissata intatta.<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/marzo/30/nave_scivolo_silenziosa_lontano_noi_co_0_98033012439.shtml|titolo=''La nave scivolò silenziosa, lontano da noi, nell'abisso''}}, ''Corriere della Sera'', 30 marzo 1998.</ref>. Per esempio il 2º ufficiale Lightoller e il colonnello Gracie affermarono sempre che lo scafo naufragò intatto,<ref name="autogenerato1" />, e così pure Lawrence Beesley nel suo libro ''The Loss of the Titanic''. Secondo i disegni riportati nel libro di Ballard,<ref name="Ballard" />, è probabile che la rottura si sia verificata poco sotto il livello dell'acqua, risultando intuibile (ma non visibile). Ciò che i testimoni videro fu infatti l'improvvisa discesa sulla superficie del ponte di poppa, che poi si rialzò in posizione verticale.<ref name="Ballard" />
 
Attorno al relitto si trova una gran quantità di rottami, arredi, stoviglie e oggetti personali<ref name=Bossirelitto/> dispersi nel raggio di circa un miglio quadrato. I corpi umani e i materiali deperibili come il legno sono stati divorati in brevissimo tempo dagli organismi marini.<ref>{{cita web|url=http://www.titanicdiclaudiobossi.com/Html/A%203810%20metri_36.htm|titolo=A 3810 metri|autore=Claudio Bossi|sito=http://www.titanicdiclaudiobossi.com/|accesso=27 febbraio 2024}}</ref>
 
Si credeva inoltre che l'iceberg avesse aperto una falla lunga 90 metri nello scafo della nave,<ref name = BC43>{{cita|Brewster, Coulter 1999|p. 43}}.</ref>, invece gli esami effettuati sul relitto da Robert Ballard nel 1996, utilizzando tecnologia [[sonar]], hanno dimostrato che le lamiere si deformarono, ma non si spaccarono. L'urto con l'iceberg infatti fece saltare i rivetti, aprendo una serie di falle che permisero l'entrata dell'acqua attraverso le lamiere.<ref name=BC43/> Questa scoperta avvalorò l'ipotesi secondo la quale i rivetti fossero troppo fragili, presumibilmente a causa del metallo di scarsa qualità utilizzato.
 
Uno studio più recente, effettuato da due ricercatori americani, basato sull'analisi delle parti recuperate dal relitto e sull'esame degli archivi dei cantieri navali Harland & Wolff conservati a Belfast, ha messo ancora una volta in dubbio la qualità dei rivetti utilizzati per fissare le piastre di acciaio dello scafo della parte anteriore della nave. Sarebbero infatti stati realizzati in ferro e non in acciaio come quelli della parte centrale dello scafo, a causa dell'incapacità dei fornitori di seguire i ritmi e le quantità imposte dai costruttori. La minore resistenza di questi rivetti in ferro spiega perché molte lastre di metallo si sono staccate a contatto con l'iceberg. Gli autori dello studio suppongono che rivetti in acciaio più resistenti avrebbero forse, se non salvato la nave, almeno dato tempo sufficiente per consentire l'arrivo in tempi utili dei soccorsi.<ref>{{cita libro| autore = Jennifer Hooper McCartry| autore2 = Tim Foecke| anno = 2008| titolo = What Really Sank the Titanic:New Forensic Discoveries| editore = Citadel Press Inc.|isbn = 978-0806528953|cid = Hutchings, de Kerbrech 2011}}</ref>
 
Lo scafo del ''Titanic'' si presenta in condizioni di conservazione pessime. Mentre si riteneva, prima della scoperta del relitto, che il freddo (l'acqua a quella profondità ha una temperatura di {{M|4|ul=°C}}), il buio, le correnti di fondo e la scarsità di [[ossigeno]] disciolto nell'acqua avessero pressoché preservato lo scafo del ''Titanic'' integro dalla ruggine, la realtà si presentò ben differente. Vennero smentite le speculazioni degli esperti che – per esempio – dichiararono che il relitto del ''Titanic'' sarebbe stato in condizioni migliori di quello dell'[[Andrea Doria (transatlantico)|Andrea Doria]], in quanto la differenza temporale di permanenza sul fondo oceanico (il ''Titanic'' naufragò ben 44 anni prima dell'Andrea Doria) sarebbe stata compensata dall'assenza di micro-organismi decompositori alle elevate profondità (la tomba del ''Titanic ''è a {{M|3787|ul=m}} di profondità, mentre l'Andrea Doria giace a soli 75 m di profondità).<ref>Corriere della Sera del 28 luglio 1976.</ref>.
 
Gli scienziati della spedizione sottomarina del 1997 hanno collocato sulla parte più corrosa del relitto, a prua, una specie di esca con negativi fotografici. Dopo qualche giorno si sono accorti che la gelatina della pellicola era stata intaccata dai batteri che si nutrono di ferro, calcolando che in cento anni circa il 20% della prua è già stato consumato. Secondo gli studiosi il ''Titanic'' viene letteralmente "divorato" dai batteri e con il passare dei secoli si trasformerà in polvere e minerale ferroso.<ref name="autogenerato1" />. A dicembre del 2010 gli scienziati della [[Dalhousie University]] di [[Halifax (Canada)|Halifax]] ([[Canada]]) e dell'[[Università di Siviglia]] ([[Spagna]]) hanno reso pubblici i risultati di nuove analisi su reperti prelevati dalla nave (responsabili delle formazioni rugginose chiamate ''[[rusticle]]''), causa del degrado dello scafo, e hanno isolato una nuova specie di batteri, mai trovata a quella profondità e chiamata ''[[Halomonas titanicae]]''.<ref>Francesco Ambrosini, ''Tutta la storia del Titanic – Fatti, personaggi, misteri'', Edizioni del Capricorno, [[Torino]], 2012, p. 153, ISBN 978-88-7707-148-4.</ref>.
 
[[File:Detached rusticles hires.jpg|thumb|[[Rusticles]] sul relitto del Titanic causati dall{{'}}''[[Halomonas titanicae]]'', scoperto nel 2010]]
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== Storia di alcuni superstiti ==
=== Masabumi Hosono ===
Masabumi Hosono (細野 正文) (Hokura, 15 ottobre 1870 – [[Tokyo]], 14 marzo 1939), era l'unico passeggero giapponese a bordo del ''Titanic'' e riuscì a salvarsi lanciandosi in mare su una lancia ancora libera, nonostante l'indicazione del comandante di dare la precedenza a donne e bambini. Il fatto non costituì nulla di particolare nel mondo occidentale, mentre segnò profondamente la vita di Hosono in [[Giappone]], dove l'opinione pubblica lo additò come un traditore dell'onore nipponico, nomea che pregiudicò la sua carriera lavorativa sino alla sua morte, avvenuta nel 1939.<ref>{{citaCita testoweb|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/14/giapponese_che_salvo_dal_Titanic_co_0_97121414276.shtml|titolo=''Il giapponese che si salvò dal Titanic e in patria fu trattato da vigliacco''}}, ''|sito=[[Corriere della Sera]]'', |data=14 dicembre 1997|p=15|accesso=1º settembre 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20141129033313/http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/14/giapponese_che_salvo_dal_Titanic_co_0_97121414276.shtml|dataarchivio=29 novembre 2014|urlmorto=sì}}</ref>
 
=== Emilio Portaluppi ===
[[File:Menu titanic.jpg|thumb|Menù della cena per i passeggeri di seconda classe recuperato dal sopravvissuto italiano [[Emilio Portaluppi]]]]
[[Emilio Portaluppi|Emilio Ilario Giuseppe Portaluppi]] ([[Arcisate]], 15 ottobre 1881 – Arcisate, 18 giugno 1974) fu un passeggero italiano di seconda classe, di professione intagliatore di marmi. Egli si imbarcò sul ''Titanic'' a [[Cherbourg]] per fare ritorno nella città di [[Barre (Vermont)|Barre]] ([[Vermont]]),<ref>{{Cita web|url=http://www.titanicdiclaudiobossi.com/Html/Portaluppi_.htm|titolo=TITANIC di claudio bossi|accesso=14 aprile 2022}}</ref> nota per i suoi vasti depositi di [[granito]], dove si stabilì, a cavallo tra XIX e XX secolo, una comunità di artigiani del [[Italia settentrionale|Nord Italia]] specializzati nella lavorazione del marmo (originari soprattutto di [[Sant'Ambrogio di Valpolicella]], [[Viggiù]] e [[Carrara]]).<ref>{{Cita web|url=https://www.verona-in.it/2007/10/28/santambrogio-di-valpolicella-luomo-e-la-pietra-storie-di-scalpellini/|titolo=Sant’Ambrogio di Valpolicella: l’uomo e la pietra. Storie di scalpellini|autore=Redazione|sito=Giornale Verona in news inchieste politica cultura ambiente lavoro vangelo|data=28 ottobre 2007|lingua=it|accesso=14 aprile 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.fmboschetto.it/Lonate_Pozzolo/Walla_Walla.htm|titolo=Pionieri lonatesi a Walla Walla|accesso=14 aprile 2022}}</ref> Il quotidiano ''[[La Stampa]]'' gli dedicò un articolo:
{{Citazione|Fra le narrazioni dei superstiti del ''Titanic'' si annovera quella dell'italiano Emilio Portaluppi di Arcisate, passeggero di seconda classe, il quale dice di essere stato svegliato dall'esplosione di una caldaia della nave. Corse allora sul ponte, si mise la cintura di salvataggio e, seguendo l'esempio degli altri, si gettò in mare, dove, aggrappatosi a un pezzo di ghiaccio, riuscì a rimanere a fior d'acqua finché fu scorto e raccolto dai passeggeri delle zattere.|''Come si salvò un italiano a New York'', ''La Stampa'', 20 aprile 1912}}
 
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=== La famiglia Laroche ===
Joseph Philippe Lemercier Laroche ([[Cap-Haïtien]], 26 maggio 1886 – [[Oceano Atlantico]], 15 aprile 1912) era l'unico passeggero nero a bordo del ''Titanic''. Originario di [[Haiti]], si imbarcò, insieme alla moglie Juliette Marie Louise Lafargue e le due figlie (Simonne Marie Anne Andrée Laroche e Louise Laroche), sul transatlantico a [[Cherbourg]] nel tardo pomeriggio del 10 aprile, prenotando una cabina di seconda classe. Dopo l'impatto con l'iceberg, Joseph perì nel naufragio, mentre la moglie e le figlie, imbarcate sulla lancia n. 14, furono recuperate dal ''Carpathia'' nelle ore successive. Il corpo di Laroche non fu mai ritrovato.<ref>{{cita web|url= https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-biography/joseph-laroche.html |titolo= Mr Joseph Philippe Lemercier Laroche }}</ref>.
 
=== David Sarnoff ===
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=== Gli ultimi sopravvissuti del ''Titanic'' ===
[[File:Millvina dean-april 1999.jpg|thumb|[[Millvina Dean]] alla "Titanic Convention" tenutasi a [[Southampton]] nell'aprile del 1999.]]
Il 6 maggio 2006, all'età di 99 anni, è morta negli [[Stati Uniti d'America]] l'ultima persona sopravvissuta al naufragio che aveva ricordi relativi a esso, [[Lillian Asplund|Lillian Gertrud Asplund]]; nata nel 1906, aveva cinque anni al momento del disastro.<ref>{{Cita newsweb|urlautore=[[Vittorio Zucconi]]|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/08/addio-alla-bimba-del-titanic.html |titolo= Addio alla bimba del Titanic |autoresito=[[la VittorioRepubblica Zucconi(quotidiano)|la Repubblica]]|rivistadata=8 Corrieremaggio della2006|accesso=1º Serasettembre 2025|dataurlarchivio= 8https://web.archive.org/web/20230415055921/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/08/addio-alla-bimba-del-titanic.html|dataarchivio=15 maggioaprile 20062023|urlmorto=no}}</ref>. Gli altri due superstiti ancora in vita all'epoca che avevano vissuto il naufragio erano troppo piccoli per potere avere memoria dell'accaduto: la prima era [[Barbara West|Barbara West Dainton]], nata nel 1911, che è morta il 16 ottobre 2007 a 96 anni e all'epoca aveva solo dieci mesi, mentre la seconda era [[Millvina Dean|Elizabeth Gladys "Millvina" Dean]] (nata il 2 febbraio 1912), che aveva invece solo 71 giorni all'epoca del disastro, risultando la persona in assoluto più giovane sul transatlantico, e fu l'ultima a morire tra i superstiti della tragedia, il 31 maggio 2009, a 97 anni.<ref>{{cita web|url= http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200906articoli/44229girata.asp |titolo= È deceduta Millvina, l'ultima superstite del naufragio del Titanic |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20090607233501/http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200906articoli/44229girata.asp |rivista= La Stampa |data= 1º giugno 2009}}</ref>
 
Winnifred Vera Quick Van Tongerloo (Plymouth, 23 gennaio 1904 – East Lansing, 4 luglio 2002), sopravvissuta al naufragio, non partecipò mai a nessun evento organizzato al riguardo.<ref>Su di lei vedi in {{cita testo|url=http://www.titanichistoricalsociety.org/people/winnifred-van-tongerloo.asp|titolo=titanichistoricalsociety.org|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080111180651/http://www.titanichistoricalsociety.org/people/winnifred-van-tongerloo.asp }}, e nel {{cita testo|url=https://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9E01EEDF1030F931A25754C0A9649C8B63|titolo=nytimes.com}}.</ref>.
 
Alcuni casi singolari sono rappresentati da persone che al momento del disastro non erano ancora nate ma le cui madri erano incinte al momento del naufragio e rimasero vedove in occasione di esso. Ellen Mary (Betty) Phillips nacque l'11 gennaio 1913 (quasi nove mesi esatti dopo il naufragio, quindi potrebbe essere stata concepita sul ''Titanic'') e morì a novembre del 2005, i genitori erano [[Henry Samuel Morley]] (deceduto) e [[Kate Florence Phillips]], che viaggiavano con il falso nome di Marshall, in quanto erano una coppia clandestina avendo lui lasciata la vera moglie.
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* {{cita libro|autore=Archibald Gracie|titolo=Rescapé du « Titanic »|città=Parigi|editore=Éditions Ramsay|anno=1998|isbn=2-84114-401-1|cid=Gracie 1998}}
* {{cita libro|autore=Corrado Ferruli|titolo=Titanic, l'aventure, le mystère, la tragédie|città=Parigi|editore=Hachette collections|anno=2003|isbn=2-84634-298-9|cid=Ferruli 2003}}
* {{cita libro|lingua=fr|autore=Hugh Brewster|autore2=Laurie Coulter|titolo=Tout ce que vous avez toujours voulu savoir sur le « Titanic »|città=Grenoble/Toronto (Ontario)|editore=[[Glénat|Éditions Glénat]]|anno=1999|isbn=2-7234-2882-6|cid=Brewster, Coulter 1999}}.
* {{Cita libro|titolo=The Myth of the Titanic|autore=Richard Parton Howells|url= https://www.lehmanns.de/shop/sozialwissenschaften/1785710-9780312221485-the-myth-of-the-titanic|editore= St Martin's Press|città=New York|anno=1999|lingua=EN|ISBN= 978-0-312-22148-5|cid=Howells 1999|accesso=1º settembre 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20250901090818/https://www.lehmanns.de/shop/sozialwissenschaften/1785710-9780312221485-the-myth-of-the-titanic|dataarchivio=1º settembre 2025|urlmorto=no}}
* {{Cita libro|titolo=The Discovery of the Titanic|autore=Robert D. Ballard|url= https://www.lehmanns.de/shop/sozialwissenschaften/1785710-9780312221485-the-myth-of-the-titanic|editore=Warner Books|città=New York|anno=1987|lingua=EN|ISBN= 978-0-446-51385-2|cid=Ballard 1987|accesso=1º settembre 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20250901090818/https://www.lehmanns.de/shop/sozialwissenschaften/1785710-9780312221485-the-myth-of-the-titanic|dataarchivio=1º settembre 2025|urlmorto=no}}
* {{Cita pubblicazione|titolo=The Titanic Tale|autore=Paul R. Ryan|rivista=Oceanus|volume=28|numero=4|città=[[Woods Hole]]-[[Massachusetts]]|anno=1985/86|lingua=EN|ISSN=0029-8182|cid=Ryan 1985|url= https://archive.org/stream/oceanusv2804wood#page/n3/mode/2up|accesso=1º settembre 2025|urlmorto=no}}
 
== Voci correlate ==