Primavera croata: differenze tra le versioni
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[[File:Coat_of_Arms_of_the_Socialist_Republic_of_Croatia.svg|miniatura| Emblema della [[Repubblica Socialista di Croazia|SR Croazia]] ]]
[[File:Savka_Dabcevic_Kucar.jpg|miniatura| [[Savka Dabčević-Kučar]], una delle figure più importanti della primavera croata; Primo capo di governo femminile d'Europa ]]
La '''Primavera croata''' ({{Croato|Hrvatsko proljeće}}, chiamata anche ''masovni pokret'' o ''MASPOK'', cioè "movimento di massa") fu un movimento culturale e politico emerso attraverso la [[Lega dei Comunisti di Croazia|Lega dei comunisti croati]] alla fine degli anni '60. Il movimento si oppose all'[[
Nel 1971, le autorità jugoslave, percependo la Primavera croata come una minaccia all'unità e alla stabilità dello Stato federale, repressero duramente il movimento. Furono arrestati molti leader e attivisti del [[MASPOK]], mentre vennero limitate le libertà politiche e culturali. Questa repressione segnò la fine della fase più aperta e riformista del movimento, con un conseguente rafforzamento del controllo centralizzato da parte del governo jugoslavo.
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L'economista croato Vladimir Veselica divenne noto in questo periodo per aver evidenziato come la [[Croazia]] non fosse riuscita a beneficiare adeguatamente della valuta estera che entrava in [[Jugoslavia]] attraverso il suo territorio, utilizzandone una quota sproporzionatamente piccola.<ref>[7]</ref> Secondo Veselica, l’istituzione di una Banca nazionale indipendente della Croazia avrebbe permesso una distribuzione più equa dei profitti. Tuttavia, rinunciando al diritto di utilizzare la banca federale jugoslava, la repubblica avrebbe dovuto altresì rinunciare all’accesso al fondo federale statale Jugoslavo, destinato alle regioni meno sviluppate.
Alla decima sessione del Comitato centrale della Lega dei comunisti della Croazia, tenutasi il 15 gennaio 1970, [[Savka Dabčević-Kučar]] presentò un documento critico nei confronti della retorica, a suo avviso meschina, che sosteneva che la Croazia fosse danneggiata all’interno della Jugoslavia. Nel 1968, il PIL pro capite croato risultava infatti superiore del 25% rispetto alla media nazionale, compresi altri indicatori economici positivi. Tra il 1965 e il 1970, la Croazia utilizzò solamente il 16,5% delle risorse provenienti dal fondo federale di solidarietà, mentre il governo jugoslavo destinò il 46,6% principalmente alle
=== Disordini pubblici ===
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Nel settembre 1971, tre linguisti croati — Stjepan Babić, Božidar Finka e Milan Moguš — pubblicarono un libro di testo di ortografia e grammatica intitolato ''Hrvatski pravopis'' (''Ortografia croata''), contrapposto allo ''Srpskohrvatski'' (serbo-croato). Il volume fu immediatamente vietato e quasi tutte le copie furono distrutte. Tuttavia, una copia sopravvissuta raggiunse [[Londra]], dove venne ristampata e pubblicata nel 1972.<ref>{{Cita web|url=http://ihjj.hr/iz-povijesti/babic-ndash-finka-ndash-mogus-hrvatski-pravopis-1971-londonac/57/|titolo=Babić – Finka – Moguš: Hrvatski pravopis, 1971. (londonac)|sito=ihjj.hr|editore=[[Institute of Croatian Language and Linguistics]]|lingua=hr|accesso=17 gennaio 2017}}</ref>
La classe dirigente jugoslava interpretò l'intera vicenda come un tentativo di restaurazione del nazionalismo croato, definendo il movimento come [[Sciovinismo|sciovinista]]. Di conseguenza, la polizia represse con durezza i manifestanti. Nel 1971, la leadership della [[Unione Sovietica]] esercitò ulteriore pressione su Tito, sia direttamente, attraverso [[Leonid Il'ič Brežnev|Leonid
Dopo gli scioperi studenteschi, nel dicembre 1971 [[Josip Broz Tito|Tito]] indusse alcune figure pubbliche che considerava inaffidabili — tra cui [[Savka Dabčević-Kučar]], Miko Tripalo e Dragutin Haramija — a dimettersi dalle loro cariche. Questi furono successivamente reintegrati in ruoli meno influenti all’interno del [[Partito Comunista di Croazia]] e dell’amministrazione locale. Secondo le stime di Tripalo, tra il 1972 e il 1973 circa duemila persone furono perseguite penalmente in Croazia per aver partecipato agli eventi legati alla Primavera croata.<ref>{{Cita|Tripalo|1990}}, citato in {{Cita|Spehnjak|Cipek|2007}}</ref> Tra gli arrestati vi erano il futuro presidente della [[Croazia]] [[Franjo Tuđman]] e il giornalista dissidente Bruno Bušić. Altri arrestati e condannati includevano attivisti studenteschi come Dražen Budiša, Ivan Zvonimir Čičak, Ante Paradžik e Goran Dodig, oltre a membri di [[Matica hrvatska]] quali Vlado Gotovac, Marko Veselica, Šime Đodan, Jozo Ivičević e Hrvoje Šošić. Nel 1972, più di 25.000 persone furono espulse dalla [[Lega dei Comunisti di Croazia|Lega dei comunisti della Croazia]]. Le forze sociali e politiche conservatrici avviarono una repressione che impedì le riforme finali volte a trasformare la Jugoslavia in una vera federazione di repubbliche e province sovrane, limitando invece sia il concetto politico jugoslavo sia la sua [[nomenklatura]] a una forma di "socialismo reale" priva di potenziale.
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