Fritz Lang: differenze tra le versioni
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|Attività = regista
|Attività2 = sceneggiatore
|Nazionalità = austriaco
|NazionalitàNaturalizzato = statunitense
|Immagine =
|Didascalia = Fritz Lang nel
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[[File:Fritz Lang (1969).jpg|thumb|Fritz Lang nel 1969.]]▼
[[File:Fritz Lang - Boulevard der Stars.jpg|thumb|Boulevard delle Stars a Berlino: stella di Fritz Lang]]
[[File:Wien-Josefstadt-40-Zeltgasse-Nr 1-Piaristengasse-Gedenktafel Fritz Lang-2007-gje.jpg|thumb|Targa commemorativa per Fritz Lang a Vienna]]
Il suo ruolo nella storia del cinema è unanimemente considerato di primaria importanza. È stato definito "uno dei maestri universalmente riconosciuti del cinema" ([[Aurélien Ferenczi]])<ref>Aurélien Ferenczi, ''Fritz Lang'', Cahiers du Cinéma, 2007.</ref>, "il più grande maestro del cinema tedesco" ([[Sandro Bernardi]])<ref>Sandro Bernardi, ''L'avventura del cinematografo'', p. 134.</ref>, "il simbolo stesso del cinema" ([[Jean-Luc Godard]]<ref>Jean-Luc Godard, ''Il cinema è il cinema'', traduzione di Adriano Aprà, Milano, Garzanti 1981.</ref>, che ha voluto Lang come attore nel suo film ''[[Il disprezzo (film)|Il disprezzo]]''<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Tixta83|data=2009-04-19|titolo=Le Mepris - Il Disprezzo - Sala proiezioni|accesso=2025-08-02|url=https://www.youtube.com/watch?v=bRW0BZN_iic}}</ref>).
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▲[[File:Bundesarchiv Bild 102-08538, Fritz Lang bei Dreharbeiten (
=== Le fonti ===▼
▲===Le fonti===
Le fonti sulle notizie biografiche di Fritz Lang non sono sempre univoche e documentate, specialmente per quel che riguarda il primo periodo della vita del regista.
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* Peter Bogdanovich, ''Il cinema secondo Fritz Lang'', Pratiche Editrice, Parma 1988.
=== La famiglia ===
Friedrich Christian Anton Lang nasce a [[Vienna]] il 5 dicembre [[1890]].
Egli racconta che suo padre, Anton, era un [[architetto]] comunale, ''Stadtbaumeister'', e sua madre si chiamava Paula, nata Schlesinger.
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<ref>Aurélien Ferenczi, ''Fritz Lang'', Cahiers du Cinéma, Paris 2007, p. 12.</ref>.
=== Gli studi ===
Durante l'infanzia frequenta la ''Volksschule'' e dal 1905 la ''Realschule''. Dal 1907, assecondando i desideri del padre, inizia a studiare architettura alla ''Technische Hochschule'' di [[Vienna]].
{{Citazione|Mio padre voleva che anch'io diventassi architetto. Io però avevo sentito troppo spesso le sue lamentele sugli svantaggi della professione per provare un grande entusiasmo per la carriera di ''Stadtbaumeister'', che mi avrebbe costretto a passare tutta la vita a Vienna. Avevo altri progetti, ma per il quieto vivere accettai di seguire le lezioni di ingegneria al Politecnico. Nonostante tutti i miei buoni propositi resistetti però solo un semestre: in realtà volevo fare il pittore.|Fritz Lang, ''Fritz lang: Autobiografia'', in Lotte H. Eisner, ''Fritz Lang'', p. 9.}}
Così avviene che si trasferisce all'Accademia di Arti Grafiche per dedicarsi alla pittura. Durante gli anni della sua formazione, legge molto, indiscriminatamente, letteratura colta e romanzi popolari o d'avventura: [[Karl May]] e [[Jules Verne]], libri sull'occultismo, ''[[Il Golem (romanzo)|Il Golem]]'' di [[Gustav Meyrink|Meyrink]], [[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]], [[Søren Kierkegaard|Kierkegaard]], [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]], i classici tedeschi e austriaci, [[William Shakespeare|Shakespeare]], [[Hans Sachs]]. Nel 1911 lascia la famiglia e si iscrive alla ''Staatliche Kunstgewerbeschule'' di Julius Dietz di [[Monaco di Baviera|Monaco]], per seguire i corsi del pittore simbolista [[Franz von Stuck]].<ref>Stefano Socci, ''Fritz Lang'', p. 12.</ref>
=== I viaggi, Parigi, il cinema ===
Nel 1912 inizia a viaggiare per l'[[Europa]]: Germania, Belgio, Paesi Bassi, Russia e, più tardi, anche per l'[[Asia]], Turchia, Asia Minore, Bali, infine il [[Nordafrica]]. Si guadagna da vivere illustrando cartoline, vendendo disegni e vignette per qualche giornale. Nel [[1913]] approda a [[Parigi]] e vi rimane fino all'agosto 1914. Abita a [[Montmartre]], prende lezioni di pittura da [[Maurice Denis]] e la sera fa ritratti dal vivo all{{'}}''Académie Julien''.
Nel tempo libero frequenta assiduamente i cinema francesi. Il cinema lo interessa già molto da un punto di vista creativo:
{{Citazione|Quando dipingevo o disegnavo, i miei oggetti erano, per così dire, de-animati. Ci si metteva, infatti, di fronte a una modella e lei rimaneva immobile, mentre il cinema era un vero e proprio quadro in movimento. Già allora sentivo, inconsciamente, che una nuova arte - divenuta poi l'ARTE del nostro secolo - stava per nascere.|Fritz Lang, ''Autobiografia Parigina'', in Bertetto-Eisenschitz, ''Fritz Lang: la messa in scena'', p. 53.}}
=== La prima guerra mondiale ===
Allo scoppiare della guerra fa ritorno a [[Vienna]]; è chiamato sotto le armi e dal gennaio [[1915]] arruolato come ufficiale di riserva per combattere nelle file dell'[[Imperiale e regio esercito|esercito austro-ungarico]]. È ferito diverse volte e riceve alcune medaglie. All'inizio del [[1918]], dopo essere stato gravemente ferito, è rimpatriato dal fronte italiano a Vienna, dove viene ricoverato per due mesi all'ospedale militare. Dichiarato inabile al servizio attivo, approfitta della lunga convalescenza per scrivere copioni e sceneggiature per [[film]]. Riesce a venderne due a [[Joe May]], ''[[Die Hochzeit im Excentricclub]]'' (''Matrimonio al club degli eccentrici'') e ''[[Hilde Warren und der Tod]]'' (''Hilde Warren e la morte''). Alcuni mesi più tardi, tornato a Vienna in licenza, va a vedere il film tratto dalla prima sceneggiatura venduta: amara è la delusione di non trovare nei titoli di testa il suo nome come sceneggiatore, e soprattutto gli sembra irriconoscibile il prodotto che ne è uscito:
{{Citazione|Avevo immaginato diversamente la regia del film, che non mi piacque affatto. Credo che proprio in quel momento, inconsciamente, decisi di diventare un regista cinematografico. Questa decisione, che avrebbe determinato tutta la mia vita, non fu presa dopo una lunga valutazione dei pro e dei contro, ma con la stessa strana sicurezza, quasi da sonnambulo, che in seguito avrei provato nel fare tutti i miei film.|Fritz Lang, ''Fritz Lang: autobiografia'', in Lotte H. Eisner, ''Fritz Lang'', p. 12.}}
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Successivamente, in un teatro di [[Vienna]] dove recita la parte di un tenente in una commedia intitolata ''Der Hias'' per guadagnare qualcosa, viene notato dal produttore [[Erich Pommer]] che gli offre un contratto con la Decla a Berlino.
=== Berlino ===
[[Berlino]] era la capitale della cinematografia tedesca. Qui Lang, all'inizio, lavora come scrittore di copioni presso la casa di produzione di Erich Pommer, la Decla, e continua anche a recitare per arrotondare i guadagni modesti.
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=== Collaborazione con Thea von Harbou ===
[[File:Fritz Lang und Thea von Harbou, 1923 od. 1924.jpg|thumb|upright=1.
Per la nuova casa di produzione scrive una sceneggiatura in quattro parti ''Der Silberkönig'' (Il re d'argento) e dirige un nuovo film ''[[L'immagine errante|Das wandernde Bild]]'' (''La statua errante''), la cui sceneggiatura viene scritta a due mani da lui e da [[Thea von Harbou]]. L'incontro con la scrittrice segna l'inizio di un sodalizio artistico e sentimentale che durerà fino al [[1933]]. Thea von Harbou scriverà le sceneggiature dei suoi film più celebri e lo sposerà nel [[1922]].
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{{Citazione|Si può parlare di due aspetti divergenti nell'opera di Lang: quello magniloquente, teatrale, scenografico, e quello drammatico, ritmico, narrativo. Ma, a ben guardare, non si tratta di aspetti divergenti, quanto di elementi complementari di una cultura che, se si è formata nell'ambito delle arti figurative, non ha trascurato gli apporti della letteratura romanzesca; e al fondo della quale, inoltre, c'è la riconsiderazione del significato della vita e della posizione dell'uomo nella società, in seguito al crollo del mito asburgico, alle miserie della guerra, alla crisi del dopoguerra.|Gianni Rondolino, ''Manuale di storia del cinema'', p. 168.}}
=== Inizio anni trenta ===
Nel 1931 esce sugli schermi il primo film sonoro di Lang: è ''[[M - Il mostro di Düsseldorf]]'', un capolavoro di angoscia e di terrore, "...un'aspra, geniale parabola sui riacquistati temi della colpa e dell'ambigua giustizia umana".<ref name="dizion" /> Nel 1932, preoccupato dello svilupparsi del movimento nazista, Lang decide di girare un nuovo film su Mabuse, il personaggio creato nel 1921, ''[[Il testamento del dottor Mabuse]]''. Di esso dirà più tardi:
{{Citazione|Da parte mia stavo studiando un modo per rappresentare la mia avversione per la crescente violenza nazista e il mio odio per Adolf Hitler, così feci ''Das Testament des Dr. Mabuse''. Misi in bocca a un pazzo criminale tutti gli slogan nazisti:
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Nel 1933, dopo la salita al potere del [[partito nazista]], a Lang, già molto affermato, pare fosse stata offerta da [[Joseph Goebbels]] in persona la carica di dirigente nell'industria cinematografica tedesca<ref name="OpenCulture">{{Cita web|url=http://www.openculture.com/2015/04/fritz-lang-tells-the-riveting-story-of-the-day-he-met-joseph-goebbels.html|titolo=Fritz Lang Tells the Riveting Story of the Day He Met Joseph Goebbels and Then High-Tailed It Out of Germany|autore=in Film, History {{!}} April 28th, 2015 3 Comments|sito=Open Culture|lingua=en|accesso=2019-08-15}}</ref>, nonostante il regime avesse violentemente avversato una delle sue pellicole più celebri, ''[[M - Il mostro di Düsseldorf]]'', e avesse impedito la distribuzione di ''[[Il testamento del dottor Mabuse]]''. I due conversarono il 30 marzo. Quando Lang fece notare a Goebbels le sue origini ebraiche, il ministro della propaganda rispose: "Non faccia l’ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!".<ref>{{Cita web|url=http://www.me-dia-re.it/goebbels-fritz-lang-e-la-propaganda-cinematografica-nazista/|titolo=Goebbels, Fritz Lang e la propaganda cinematografica nazista|autore=Alberto Quattrocolo|sito=Me.Dia.Re. Mediazione, Dialogo, Relazione|data=2019-03-30|lingua=it-IT|accesso=2020-05-04}}</ref> Lang ha sostenuto di avere inizialmente accettato l'offerta, ma di avere abbandonato la [[Germania]] la sera stessa, sospettando una trappola.<ref>Fritz Lang, ''Autobiografia Parigina'', in Bertetto-Eisenschitz, ''Fritz Lang: la messa in scena'', p. 56.</ref> In realtà il regista avrebbe lasciato definitivamente Berlino quattro mesi dopo il preteso colloquio con Goebbels, il 31 luglio 1933.<ref name="OpenCulture" /> Thea von Harbou resta in patria e collabora con il regime, continuando a scrivere e dirigere film.
=== Un anno a Parigi ===
Lang si stabilisce in un primo tempo in [[Francia]]. A Parigi incontra il produttore Erich Pommer, che aveva lasciato la Germania qualche settimana prima di lui. Alcuni amici gli procurano la "carte de travail" e dirige per la French Fox Film ''[[La leggenda di Liliom]]'', una tragicommedia. Il film non ha successo e Lang non riceve altre proposte di lavoro dai francesi. È la [[Metro-Goldwyn-Mayer]] a proporgli un contratto e il regista lascia a malincuore Parigi per Hollywood.
=== Stati Uniti d'America ===
Arriva negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], a Hollywood, nel 1934, diventando poi cittadino statunitense nel 1939. Firma per la [[Metro-Goldwyn-Mayer|MGM]] il primo contratto negli [[Stati Uniti d'America|USA]] il 1º giugno 1934 e la carriera [[hollywood]]iana gli fa conoscere una nuova serie di successi. Mantiene una certa indipendenza nei confronti delle case di produzione, che cambia abbastanza spesso, firmando contratti brevi e riservandosi un margine di autonomia per portare a compimento i suoi progetti.
==== Una trilogia sociale ====
Realizza dapprima una trilogia realista e sociale: ''Fury'', ''[[Furia (film 1936)|Furia]]'', del 1936, un pamphlet sul linciaggio e l'irrazionalità della folla, ''You Only Live Once'', ''[[Sono innocente (film)|Sono innocente]]'', del 1937, la tragedia dell'impossibilità di reintegrarsi nella società per chi esce dal carcere, ''[[You and Me (film 1938)|You and Me]]'' del 1938, una commedia sulla inutilità del furto, per la quale [[Kurt Weill]] scrisse la musica.
==== Western ====
Il produttore [[Darryl F. Zanuck]] gli propone di girare due western sul tema della vendetta: ''The Return of Frank James'', ''[[Il vendicatore di Jess il bandito]]'', del 1940 e ''Western Union'', ''[[Fred il ribelle]]'', del 1941.
==== Tetralogia antinazista ====
Negli anni della seconda guerra mondiale si impegna in opere legate al contesto bellico e politico, come ''Man Hunt'', ''[[Duello mortale]]'', del 1941; ''Hangmen Also Die!'', ''[[Anche i boia muoiono]]'', del 1943, scritto con [[Bertolt Brecht]]; ''Ministry of Fear'', ''[[Il prigioniero del terrore]]'', del 1944 e ''Cloak and Dagger'', ''[[Maschere e pugnali]]'', del 1945.
==== Film noir e altro ====
Negli anni quaranta dirige una serie di film noir, spesso venati di elementi psicoanalitici: ''The Woman In The Window'', ''[[La donna del ritratto]]'', del 1944, ''Scarlet Street'', ''[[La strada scarlatta]]'', del 1945, remake de ''[[La cagna (film 1931)|La cagna]]'' di [[Jean Renoir]], ''Secret beyond the Door'', ''[[Dietro la porta chiusa]]'', del 1948 e ''House by the River'', ''[[Bassa marea (film 1950)|Bassa marea]]'', del 1950.
Negli anni cinquanta, a eccezione di un film di guerra, ''American Guerrilla in Philippines'', ''[[I guerriglieri delle Filippine]]'', del 1950, di un western romantico con [[Marlene Dietrich]], ''[[Rancho Notorious]]'' del 1952 e di un film d'avventura ''Moonfleet'', ''[[Il covo dei contrabbandieri]]'', del 1954, continua a girare melodrammi, film di suspense e film noir: ''Clash By Night'', ''[[La confessione della signora Doyle]]'', del 1952, ''Human Desire'', ''[[La bestia umana (film)|La bestia umana]]'', del 1954, tratto da ''La Bête humaine'' di [[Émile Zola]], remake di un altro film di [[Jean Renoir]].
''The Blue Gardenia'', ''[[Gardenia blu]]'' e ''The Big Heat'', ''[[Il grande caldo]]'', del 1953, ''While The City Sleeps'', ''[[Quando la città dorme]]'' e ''Beyond a Reasonable Doubt'', ''[[L'alibi era perfetto]]'', del 1956, si possono raggruppare per il tema comune: il ruolo svolto dai mass media nella società moderna. Il critico [[Renato Venturelli]] definisce gli ultimi tre ''newpaper's trilogy''.<ref>Renato Venturelli, ''L'età del noir'', p. 391.</ref>
=== Ritorno in Europa ===
Lang decide di tornare in [[Germania]] verso la fine degli [[anni 1950|anni cinquanta]].
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Lang, ricollegandosi agli inizi della sua carriera, sembra volere chiudere il cerchio della sua opera.<ref>Aurélien Ferenczi, ''Fritz Lang'', Cahiers du Cinéma, 2007, p. 83.</ref>
=== Riconoscimenti ===
I sedici anni che separano il suo ultimo film dalla morte, avvenuta il 2 agosto 1976 nella sua casa di Beverly Hills, sono densi di impegni e riconoscimenti. Nel 1962 viene allestita una rassegna dei suoi film al National Film Theatre di Londra.
Nel 1963 partecipa come attore nelle vesti di sé stesso (Fritz Lang nella parte di Fritz Lang), a ''[[Il disprezzo (film)|Il disprezzo]]'' di [[Jean-Luc Godard]]. Il film viene premiato al [[Festival di Berlino]]. Esce ''Begegnung mit Fritz Lang'', un film-intervista realizzato da [[Peter Fleischmann]].
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== Il mondo di Lang ==
=== Il destino ===
{{Citazione|Penso che questa sia la caratteristica principale, il tema principale che ricorre in tutti i miei film, questa lotta contro il destino, contro il fato...qualche volta, forse, con una forte volontà, riesci a cambiare il corso del destino, ma non hai nessuna garanzia di farcela.|Fritz Lang in Peter Bogdanovich, ''Il cinema secondo Fritz Lang'', pp. 34-35.}}
=== Incubi e figure dannate ===
{{Citazione|Come creatore di incubi Lang ha pochi rivali; il suo mondo – sia che si tratti dell'Inghilterra del XVIII secolo de ''[[Il covo dei contrabbandieri]]'' o della società medio-borghese in cui vivono i ferrovieri di ''[[La bestia umana (film)|La bestia umana]]'' – è un mondo di ombre e notte - sinistro, tormentato – impregnato di funesti presagi e di violenza, di angoscia, di morte.
Le lacrime che egli strappa per le figure dannate che lo abitano – la coppia di ''[[Sono innocente (film)|Sono innocente]]'', la prostituta di ''[[Duello mortale]]'', l'artista di ''[[La strada scarlatta]]'', la donna del gangster de ''[[Il grande caldo]]'' – nascono dal profondo della sua personalità; con parole sue, a loro va "tutto il mio cuore".|Peter Bogdanovich, ''Il cinema secondo Fritz Lang'', p. 16}}
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=== Stile ===
{{Citazione|Lo stile di Fritz Lang? In una sola parola: inesorabile. Ogni inquadratura, ogni movimento di macchina, ogni immagine, ogni spostamento d'attore, ogni gesto ha qualcosa di decisivo e di inimitabile|François Truffaut, ''I film della mia vita'', p. 72.}}
=== Mostrare e raccontare ===
{{Citazione|Dalla sua attività di pittore Lang ricava il suo più grande interesse per la composizione dell'inquadratura che diventa per lui il problema essenziale del cinema. Se in genere le avanguardie contestano il cinema narrativo, Lang invece non lo rifiuta affatto, ma fa in modo che la narrazione sia sempre parallela alla creazione di immagini travolgenti e simboliche. Il maestro raggiunge il rapporto perfetto fra la narrazione forte, scorrevole e sicura, e l'autonomia delle inquadrature che, pur essendo tutte subordinate al racconto, vivono anche di vita propria e anche da sole hanno un enorme valore simbolico|Sandro Bernardi, ''L'avventura del cinematografo'', pp.136-139}}
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== Bibliografia ==
=== Materiali di documentazione e interviste ===
* [[Paolo Bertetto]]-Bernard Eisenschitz, ''Fritz Lang. La messa in scena'', Lindau, Torino 1993 ISBN 88-7180-050-8
* [[Peter Bogdanovich]], ''Il cinema secondo Fritz Lang'', traduzione di Massimo Armenzoni, Parma, Pratiche Editrice, 1988. ISBN 88-7380-109-9
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* Jean Domarchi-[[Jacques Rivette]], ''Entretien avec Fritz Lang'', Cahiers du Cinéma, n. 99, settembre 1959.
=== Saggi italiani sull'autore ===
* Stefano Socci, ''Fritz Lang'', La nuova Italia, Il Castoro Cinema, Milano 1995. ISBN 978-88-8033-022-6
* [[Alessandro Cappabianca]]-Michele Mancini, ''Ombre urbane'', Roma 1981.
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* Alberto Morsiani, ''Le trappole del desiderio'', in ''Segnocinema'', n. 38, 1989.
=== Catalogo Mostre ===
* Comune di Roma. Assessorato alla cultura, ''Fritz Lang'', a cura di Mario Sesti, Edizioni carte segrete, Roma 1990. Catalogo della mostra tenuta presso il Palazzo delle esposizioni di Roma dal 28 novembre al 10 dicembre e presso Il Labirinto dal 6 al 14 dicembre 1990.
=== Saggi stranieri tradotti ===
* Lotte H. Eisner, ''Fritz Lang'', traduzione di Margaret Kunzle e Graziella Controzzi, Mazzotta, Milano 1978. ISBN 88-202-0237-9
=== Saggi stranieri non tradotti ===
==== In lingua tedesca ====
* Frieda Grafe-Enno Patalas-Hans Helmut Prinzler, ''Fritz Lang'', Carl Hanser Verlag, München-Wien, 1976.
* Michael Toteberg, ''Fritz Lang'', Hamburg, 1985.
==== In lingua francese ====
* [[Georges Franju]], ''Le style de Fritz Lang'', in ''Cinématographe'', n. 3, 1937.
* Luc Moullet, ''Fritz Lang'', Cinéma d'Aujourd'hui, Seghers, Paris 1963.
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* Noël Simsolo, ''Fritz Lang'', Paris 1982.
==== In lingua inglese ====
* Andrew Sarris, ''Fritz Lang'', in ''Film Culture'', n. 228, 1963.
=== Opere di carattere generale ===
* [[Georges Sadoul]], ''Storia del cinema mondiale dalle origini ai nostri giorni'', traduzione di Mariella Mammalella, Feltrinelli, Milano 1964.
* Lotte H. Eisner, ''Lo schermo demoniaco. Le influenze di Max Reinhardt e dell'espressionismo'', traduzione di Martine Schruoffeneger, Editori Riuniti, Roma 1983. ISBN 88-359-2640-8
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* [[Paolo Bertetto]], ''Introduzione alla storia del cinema'', UTET, Torino 2002. ISBN 978-88-6008-362-3
=== Saggi su singoli film o periodi della carriera del regista ===
* [[Adriano Aprà]], ''Osservazioni sull'ultimo Lang'', in ''[[Filmcritica]]'', n. 118, 1962.
* Adriano Aprà, ''Cloak and Dagger: esempi dello stile di Fritz Lang'', in ''Filmcritica'', 1963.
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Film di Fritz Lang}}
{{Dottor Mabuse}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|cinema}}
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