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== Biografia ==
Hanne-Rose<ref name="Knöfel2013">Ulrike Knöfel, «MoMA Retrospective: The Strange Brilliance of Isa Genzken», ''Der Spiegel'', 25 ottobre 2013. Disponibile su
Ha studiato belle arti e storia dell'arte con Almir Mavignier e Kai Sudeck<ref name="MoMA2013">''Isa Genzken: Retrospective'', 23 novembre 2013 – 10 marzo 2014, Museum of Modern Art, New York. Disponibile su
Nel 1973 si è trasferita all’Accademia di belle arti di Düsseldorf, frequentando contemporaneamente corsi di storia dell’arte e filosofia all’[[Università di Colonia]]. Tra i suoi compagni di studi figuravano anche gli artisti Katharina Fritsch e Thomas Struth.
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== Opera ==
Sebbene Isa Genzken si concentri principalmente sulla scultura, ha prodotto opere in diversi media, tra cui fotografia, film, video, lavori su carta, opere su tela a olio, collage, libri di collage, sceneggiature cinematografiche e persino un disco. La sua pratica artistica, estremamente diversificata, si rifà alle eredità del [[Costruttivismo (arte)|Costruttivismo]] e del [[Minimalismo]] e spesso instaura un dialogo critico e aperto con l’architettura modernista e la cultura visiva e materiale contemporanea. Questa varietà espressiva impedisce alla sua opera di diventare prevedibile, pur mantenendo in molte occasioni le convenzioni della scultura tradizionale. Utilizzando materiali come gesso, cemento, campioni edilizi, fotografie e oggetti di recupero, Genzken crea strutture architettoniche che sono state descritte come “rovine contemporanee”. Spesso incorpora anche specchi e superfici riflettenti per coinvolgere letteralmente lo spettatore all'interno dell’opera. Genzken impiega inoltre metodi di posizionamento spaziale per suscitare emozioni nel pubblico, obbligando l’osservatore a interagire fisicamente con le sue sculture a causa della loro collocazione nello spazio espositivo.<ref name="Afterall2000">''Afterall: A Journal of Art, Context and Enquiry'', University of Chicago Press, 2000, p. 34.</ref> Un motivo ricorrente nella sua produzione è la colonna, un archetipo architettonico “puro” attraverso cui esplora le relazioni tra l’“arte alta” e i prodotti industriali della cultura popolare.<ref name="MOCA2004">''Isa Genzken: Kinderschirm'' (2004), Museum of Contemporary Art, Los Angeles. Disponibile su
Negli anni ’70, Genzken iniziò a lavorare il legno, scolpendolo in forme geometriche insolite come iperboloidi ed ellissoidi.<ref name="Knöfel2013" /> Nelle fotografie della sua ''Hi-Fi-Serie'' (1979), riprodusse delle pubblicità di giradischi stereo.<ref name="GeneraliFoundation">{{cita web |url=https://foundation.generali.at/de/sammlung/isa-genzken/ |titolo=Isa Genzken |editore=Generali Foundation, Vienna |lingua=de |accesso=2 agosto 2025}}</ref>
Negli anni 1980, Genzken e [[Gerhard Richter]] ricevettero l’incarico di progettare la stazione della metropolitana König-Heinrich-Platz a Duisburg; l’opera fu completata nel 1992. Tra il 1986 e il 1992, Genzken concepì una serie di sculture in gesso e cemento per indagare l’architettura. Queste sculture sono composte da lastre di cemento versate e sovrapposte in sequenza, caratterizzate da aperture grezze, finestre e interni.<ref name="EverybodyNeedsWindow">{{Cita web|autore=Isa Genzken
Il progetto intitolato ''Der Spiegel 1989-1991'' è una serie di immagini composta da 121 riproduzioni di fotografie in bianco e nero selezionate e ritagliate dalla rivista settimanale tedesca ''[[Der Spiegel]]''. Presentate in modo non sequenziale ma metodico, ogni immagine è incollata su un pezzo di cartoncino bianco e montata singolarmente in una cornice semplice. Sebbene le immagini stesse siano prive di didascalie, le date nei titoli della serie offrono indizi sulle intenzioni dell'artista.<ref>Isa Genzken: Der Spiegel 1989-1991, 7 October - 20 November 2005; Photographers' Gallery, London.</ref>
Le sue pitture di cerchi sospesi, intitolate collettivamente ''MLR (More Light Research)'' (1992), ricordano attrezzi ginnici colti a metà oscillazione e congelati nel tempo.<ref>
A partire dal 1995, durante un soggiorno di diversi mesi a New York, Genzken realizzò un libro di collage in tre volumi intitolato ''I Love New York, Crazy City'' (1995–1996),<ref name="GeneraliFoundation" /> un compendio di souvenir dei suoi vari soggiorni in città, comprendente fotografie dell’architettura di Midtown, istantanee, mappe, fatture di hotel, volantini di nightclub e biglietti di concerti, tra gli altri.<ref>
[[File:Pink Rose in Berlin.jpg|thumb|left|''Rose'', davanti alla [[Neue Nationalgalerie]] a [[Berlino]], vicino a Potsdamer Platz]]
Una delle opere più note di Genzken, ''Rose'' (1993/7), è una scultura pubblica raffigurante una singola rosa a gambo lungo, realizzata in acciaio inossidabile smaltato, che si erge per otto metri sopra il quartiere fieristico di [[Lipsia]]. La prima opera pubblica dell’artista negli Stati Uniti, la replica ''Rose II'' (2007), è stata installata all’esterno del [[New Museum of Contemporary Art|New Museum]] come parte di un’installazione a rotazione della durata di un anno, nel novembre 2010.<ref>
Genzken ha realizzato anche numerosi film, tra cui ''Zwei Frauen im Gefecht'' (1974), ''Chicago Drive'' (1992),<ref name="EverybodyNeedsWindow" /> ''Meine Großeltern im Bayerischen Wald'' (1992) e il video ''Empire/Vampire, Who Kills Death'' (2003).<ref>{{
== Esposizioni ==
La prima mostra personale di Genzken si è tenuta nel 1976 presso la Galleria Konrad Fischer a Düsseldorf, mentre la sua prima mostra con la Galerie Buchholz è stata nel 1986 a Colonia. Dal 23 novembre 2013 al 10 marzo 2014, la retrospettiva intitolata ''Isa Genzken: Retrospective'' è stata esposta al Museum of Modern Art. Successivamente, la mostra ha viaggiato verso il Museum of Contemporary Art di Chicago e il Dallas Museum of Art.<ref name="Foster2014">Hal Foster, «Isa Genzken», ''Artforum'', vol. 52, n. 6, 2014, pp. 204–206. Disponibile su
== Collezioni ==
Le opere di Genzken fanno parte delle collezioni di numerose istituzioni a livello internazionale, tra cui la Nationalgalerie di Berlino Ovest; la Staatsgalerie di Stoccarda; lo Stedelijk Van Abbemuseum di Eindhoven; il Rijksmuseum Kröller-Müller di Otterlo;<ref name="Hillstrom1999">Laurie Collier Hillstrom e Kevin Hillstrom, ''Contemporary Women Artists'', Detroit: St. James Press, 1999, ISBN 1-55862-372-8, OCLC 40869639. Disponibile su
== Riconoscimenti ==
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