Stalin e antisemitismo: differenze tra le versioni

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L''''antisemitismo di Iosif Stalin''' è un argomento molto discusso dagli storici: sebbene appartenesse ad un movimento contrario all'antisemitismo, in varie occasioni private mostrò un atteggiamento di disprezzo verso gli [[ebrei]], testimoniato dai suoi contemporanei e documentato da fonti storiche.<ref>{{Cita libro|cognome=Tolstoy|nome=Nikolai|titolo=Stalin's Secret War|editore=Holt, Rinehart and Winston|anno=1981|p=27f}}</ref>
 
Nel 1939 invertì la politica comunista e iniziò a cooperare con la [[Germania nazista]], cosa che portò alla rimozione degli ebrei dalle posizioni di alto profilo dal [[Cremlino]] di [[Mosca (Russia)|CremlinoMosca]]. Come dittatore dell'Unione Sovietica, promosse le politiche repressive che ebbero un notevole impatto sugli ebrei poco dopo la [[seconda guerra mondiale]], specialmente durante la [[campagna anticosmopolita]]. Prima di morire, stava pianificando una campagna ancora più ampia contro gli ebrei. Secondo il suo successore [[Nikita Khrushchev]], Stalin stava fomentando il [[complotto dei medici]] come pretesto per avviare ulteriori repressioni antiebraiche.
 
== I primi anni ==
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=== Israele ===
Dalla fine del 1944 in poi, Stalin adottò una politica estera filo-[[sionista]], a quanto pare credendo che il nuovo Paese avrebbe assunto uno stampo socialista così da accelerare il declino dell'influenza britannica in [[Medio Oriente]].<ref>{{Cita libro|nome=Paul|cognome=Johnson|titolo=A History of the Jews|url=https://archive.org/details/historyofjews0000john_g1i3|anno=1987|p=[https://archive.org/details/historyofjews0000john_g1i3/page/527 527]}}</ref> Pertanto nel novembre 1947 l'[[Unione Sovietica]] insieme agli altri paesiPaesi del [[blocco sovietico]] votò a favore del [[Piano di spartizione della Palestina]] delle [[Nazioni Unite]],<ref>{{Cita web|url=http://www.mfa.gov.il/MFA/Peace%20Process/Guide%20to%20the%20Peace%20Process/UN%20General%20Assembly%20Resolution%20181|titolo=UN General Assembly Resolution 181|autore=Israel Ministry of Foreign Affairs}}</ref> piano che aprì la strada alla nascita dello Stato di Israele. Il 17 maggio 1948, tre giorni dopo che Israele dichiarò l'indipendenza, l'Unione Sovietica concesse all'[[Israele]] il riconoscimento ''[[de jure]]'',<ref>{{Cita pubblicazione|url=https://www.jstor.org/pss/2193961|titolo=Recognition of Israel|editore=The American Journal of International Law|volume=4|numero=3|data=luglio 1948}}</ref> diventando il secondo Stato a riconoscere lo Stato ebraico (preceduto solo dal riconoscimento ''[[de facto]]'' degli [[Stati Uniti]]) e il primo Paese a riconoscere Israele ''[[de jure]]''. Durante il [[guerra arabo-israeliana del 1948|conflitto arabo-israeliano del 1948]] l'[[URSS]] sostenne [[Israele]] con armi fornite attraverso la [[Repubblica Socialista Cecoslovacca|Cecoslovacchia]].<ref>{{Cita web |titolo=Israel's Allies in 1948; The USSR, Czechoslovakia, American Mainline Churches and the Left |url=http://www.canadafreepress.com/index.php/article/27868 |data=20 settembre 2010 |autore=Norman Berdichevsky}}</ref>
 
Stalin iniziò una nuova epurazione reprimendo i suoi alleati dei tempi di guerra, il [[Comitato Ebraico Antifascista]]. Nel gennaio 1948, per ordine personale di Stalin, a [[Minsk]] fu assassinato [[Solomon Michoėls]], omicidio camuffato da incidente d'auto. Mikhoels fu portato nella dacia dell'MGB e ucciso, insieme al suo collega non ebreo Gòlubov-Potàpov, sotto la supervisione del viceministro della sicurezza di stato Sergèi Ogoltsòv. I corpi furono poi scaricati sul ciglio di una strada.<ref name="reflections">{{Cita libro|autore=Robert Conquest|titolo=Reflections on a Ravaged Century|url=https://archive.org/details/reflectionsonra00conq|editore=Norton|anno=2000|ISBN=0-393-04818-7|p=[https://archive.org/details/reflectionsonra00conq/page/101 101]}}</ref><ref>{{Cita web|nome=Mark|cognome=Deutch|url=http://www.mk.ru/blogs/idmk/2005/09/06/mk-daily/60646/|titolo=Как убивали Mихоэлса|lingua=ru|sito=Moskovskij Komsomolets|data=6 settembre 2005|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070527162142/http://www.mk.ru/blogs/idmk/2005/09/06/mk-daily/60646/}}</ref>
 
Nonostante l'iniziale disponibilità di Stalin a sostenere Israele, vari storici ipotizzano che l'antisemitismo alla fine degli [[anni quaranta]] e all'inizio degli [[anni cinquanta]] fosse motivato dalla possibile percezione di Stalin degli ebrei come una potenziale "quinta colonna" nella prospettiva di uno Stato israeliano di matrice filo-[[blocco occidentale|occidentale]] in Medio Oriente, come suggerito da [[Orlando Figes]]:
 
{{citazione|Dopo la fondazione di Israele nel maggio 1948 e il suo allineamento con gli USA durante la guerra fredda, i 2 milioni di ebrei sovietici, che erano sempre rimasti fedeli al sistema sovietico, furono descritti dal regime stalinista come una potenziale quinta colonna. Nonostante la sua personale antipatia per gli ebrei, Stalin era stato uno dei primi sostenitori di uno Stato ebraico in [[Palestina]], che aveva sperato di trasformare in un satellite sovietico in Medio Oriente, ma poiché la leadership dello stato emergente si era dimostrata ostile agli approcci dell'Unione Sovietica, Stalin ebbe sempre più paura del sentimento filo-israeliano tra gli ebrei sovietici. I suoi timori si rafforzarono dopo l'arrivo a Mosca nell'autunno 1948 di Golda Meir come prima ambasciatrice israeliana in URSS. In occasione della sua visita a una sinagoga di Mosca durante lo Yom Kippur (13 ottobre), per le strade sfilarono migliaia di persone, molte delle quali gridavano "Am Yisroel Chai!" - una tradizionale affermazione di rinnovamento nazionale per gli ebrei di tutto il mondo, ma per Stalin un pericoloso segno di "nazionalismo ebraico borghese" che sovvertiva l'autorità dello stato sovietico.<ref>{{Cita libro|cognome=Figes|nome=Orlando|anno=2008|titolo='The Whisperers: Private Life in Stalin's Russia'|città=New York|editore=Picador USA|p=493|ISBN=978-0-312-42803-7}}</ref>
}}
 
Gli storici Albert Lindemann e Richard Levy osservano: "Quando nell'ottobre 1948, nei giorni di festa, migliaia di ebrei si radunarono intorno alla [[sinagoga centrale di Mosca]] per onorare [[Golda Meir]], prima ambasciatrice israeliana, le autorità si allarmarono in modo particolare per i segnali di disaffezione ebraica".<ref>{{Cita libro|cognome=Lindemann|nome=Albert S.|cognome2=Richard|nome2=S. Levy|anno=2010|titolo=Antisemitism: A History|url=https://archive.org/details/antisemitismhist0000unse|città=New York|editore=Oxford University Press|p=[https://archive.org/details/antisemitismhist0000unse/page/187 187]|ISBN=978-0-19-923503-2}}</ref>
 
Jeffrey Veidlinger scrive: «Nell'ottobre 1948 era ovvio che Mikhoels non era affatto l'unico sostenitore del sionismo tra gli ebrei sovietici. La rinascita dell'espressione culturale ebraica durante la guerra aveva favorito un generale senso di audacia tra le masse ebraiche. Molti ebrei rimasero ignari della crescente ''[[Dottrina Ždanov|ždanovščina]]'' e della minaccia che costituiva per gli ebrei sovietici la campagna contro i "cosmopoliti senza radici". In effetti, in questo periodo gli atteggiamenti ufficiali nei confronti della cultura ebraica erano ambivalenti. All'apparenza, la cultura ebraica sembrava essere sostenuta dallo Stato: le autorità si erano impegnate nel sostenere il teatro yiddish dopo la morte di Mikhoels, Eynikayt veniva ancora pubblicato nei tempi previsti e, cosa più importante, l'Unione Sovietica riconobbe l'istituzione di uno stato ebraico in Palestina. Per la maggior parte degli ebrei di Mosca la situazione degli ebrei sovietici non era mai stata migliore».<ref>{{Cita libro|cognome=Veidlinger|nome=Jeffrey|anno=2000|titolo=The Moscow State Yiddish Theater: Jewish Culture on the Soviet Stage|città=Bloomington|editore=Indiana University Press|p=266|ISBN=978-0-253-33784-9}}</ref>
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== Collaboratori e famiglia ==
Stalin aveva suoceri e nipoti ebrei.<ref>Cfr. Boris Berezovsky, The Art of Impossible (Falmouth, MA: Terra-USA, 2006), 3 vols, "There was a neighbor called Moroz who used to be married to Stalin's daughter Svetlana Allilueva. Our families spent a lot of time together. Now my daughter Liza has married a son of Svetlana and Moroz, thus giving to me a grandson who is also a great-grandson of Josef Stalin."</ref> Alcuni dei suoi stretti collaboratori erano ebrei o avevano coniugi ebrei, tra cui [[Lazar Kaganovich|Làzar Kaganòvich]], [[Maxim Litvinov|Maxìm Litvìnov]] e [[Lev Mechlis|Lev Mèchlis]].<ref name="Montefiore">{{Cita|Sebag-Montefiore||SMS2005}}</ref> Molti di loro furono epurati, compresa la moglie di [[Nikolai Yezhov|Nikolàj Ežov]], moglie di [[Vyacheslav Molotov|Vyacheslàv Mòlotov]] Polìna Zhemchùzhina, moglie di [[Aleksandr Poskrëbyšev|Aleksàndr Poskrëbyšev]] Bronislàva Poskrëbysheva.<ref name="Montefiore" /> Lo storico [[Geoffrey Roberts]] sottolinea che Stalin "continuò a esaltare scrittori e artisti ebrei anche al culmine della campagna [[antisionismo|antisionista]] dei primi [[anni '50]]".<ref>{{Cita libro|cognome=Roberts|nome=Geoffrey|anno=2006|titolo=Stalin's Wars: From World War to Cold War, 1939–1953|url=https://archive.org/details/stalinswarsfromw0000robe|città=New Haven|editore=Yale University Press|p=[https://archive.org/details/stalinswarsfromw0000robe/page/341 341]|ISBN=978-0-300-11204-7}}</ref> Tuttavia, quando la figlia di Stalin [[Svetlana Allilueva|Svetlana]] si innamorò del famoso regista sovietico [[Alexei Kapler|Alexèj Kàpler]], un ebreo di ventitré anni più grande di lei, ne fu fortemente infastidito. Secondo Svetlana, "più di ogni altra cosa lo irritava il fatto che Kapler era ebreo".<ref>{{Cita libro|cognome=Tolstoy|nome=Nikolai|titolo=Stalin's Secret War|editore=Holt, Rinehart and Winston|anno=1981|p=24}}</ref> L'uomo fu condannato a dieci anni di lavori forzati in un lager con l'accusa di essere una "spia inglese". Svetlana sposò in seguito Grigòrij Moròzov, un altro ebreo. Stalin acconsentì dopo le molte suppliche, ma si rifiutò di partecipare al matrimonio. Anche il figlio di Stalin, Yàkov, sposò un'ebrea, Yulia Meltzer, e sebbene il padre all'inizio disapprovasse, poi le si affezionò. [[Simon Sebag Montefiore]], biografo di Stalin, scrive che il figlio di [[Lavrentij Berija|Lavrèntij Bèrija]] affermò che suo padre aveva un intero elenco di rapporti di Stalin con donne ebree.<ref name="Sebag-Montefiore 2005, 267">{{Cita|Sebag-Montefiore|p. 267|SMS2005}}.</ref>
 
Nelle sue memorie [[Nikita Chruščëv]] scrisse: "L'atteggiamento ostile verso la nazione ebraica era una delle principali carenze di Stalin. Nei suoi discorsi e scritti da leader e teorico non ce n'è traccia. Dio non voglia che qualcuno affermi che una sua dichiarazione sapeva di antisemitismo. All'esterno tutto sembrava corretto e appropriato. Ma nella sua cerchia ristretta, quando aveva occasione di parlare di qualche persona ebrea, usava sempre una pronuncia decisamente distorta. Questo era il modo in cui le persone arretrate prive di coscienza politica si esprimevano nel quotidiano... Persone con un atteggiamento sprezzante nei confronti degli ebrei. Storpiavano il russo di proposito, mettendoci accento ebraico o imitando certe caratteristiche negative [attribuite agli ebrei]. Stalin amava questo stile, e divenne uno dei suoi tratti caratteristici."<ref>{{Cita|Khrushchev|p. 47|NK2006}}.</ref> Chruščëv affermò inoltre che dopo la seconda guerra mondiale Stalin faceva spesso commenti antisemiti.<ref>{{Cita|Khrushchev|p. 50|NK2006}}.</ref>
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Analizzando varie spiegazioni dell'antisemitismo che si percepiva in Stalin nel suo libro ''The Lesser Terror: Soviet State Security, 1939-1953'', lo storico Michael Parrish scrive: "Si dice che Stalin, che rimase prima di tutto un georgiano per tutta la vita, in qualche modo divenne un ''grande russo'' e decise che gli ebrei sarebbero diventati il capro espiatorio per i mali dell'Unione Sovietica. Altri, come lo scrittore polacco [[Aleksander Wat]] (lui stesso una vittima), affermano che Stalin non era antisemita per natura, ma il filoamericanismo degli ebrei sovietici lo spinse verso una deliberata politica di antisemitismo. Le opinioni di Wat sono, tuttavia, influenzate dal fatto che Stalin, per ovvi motivi, all'inizio dipendeva dai comunisti ebrei per proseguire le sue politiche postbelliche in Polonia. Credo che una spiegazione migliore sia il senso di invidia di Stalin, che lo consumò per tutta la vita. Ha trovato negli ebrei un bersaglio comodo. Verso la fine del 1930 Stalin, come indicano le memorie [di sua figlia], soffriva di antisemitismo in piena regola."<ref>{{Cita libro|cognome=Parrish|nome=Michael|titolo=The Lesser Terror: Soviet State Security, 1939–1953|anno=1996|url=https://archive.org/details/lesserterrorsovi0000parr|città=Westport|editore=Greenwood Press|p=[https://archive.org/details/lesserterrorsovi0000parr/page/197 197]|ISBN=978-0-275-95113-9}}</ref>
 
In ''Esau's Tears: Modern Anti-Semitism and the Rise of the Jews'', lo storico Albert S. Lindemann scrive: "Determinare il vero atteggiamento di Stalin nei confronti degli ebrei è difficile. Non solo ha ripetutamente contrastato l'antisemitismo, ma sia suo figlio che sua figlia hanno sposato ebrei e molti dei suoi luogotenenti più stretti e devoti dalla fine degli [[anni '20]] agli [[anni '30]] erano di origine ebraica, ad esempio [[Lazar Moiseyevich Kaganovich]], [[Maxim Litvinov]] e il famigerato capo della polizia segreta [[Genrich Jagoda]]. Non c'erano tanti ebrei alleati di Stalin a destra del partito quanti erano alleati di [[Trotsky]] a sinistra, ma l'importanza di uomini come Kaganovich, Litvinov e Jagoda rende difficile credere che Stalin nutrisse un odio categorico per tutti gli ebrei intesi come razza, come Hitler. Altri studiosi di differenti opinioni, come Isaac Deutscher e Robert Conquest, negano che Stalin fu motivato da qualcosa di così dogmatico come l'antisemitismo in stile nazista. Basterebbe semplicemente notare che Stalin era un uomo impenetrabile, sospettoso e caratterizzato da grande odio. Vedeva nemici ovunque, e accadde che molti dei suoi nemici, praticamente tutti i suoi nemici, fossero ebrei, soprattutto il nemico Trotsky". Lindemann aggiunge che "gli ebrei del partito erano spesso abili nel parlare, polilingue e ottimamente istruiti, tutte qualità che mancavano a Stalin. Osservare, come ha fatto sua figlia Svetlana, che "a Stalin non piacevano gli ebrei" non ci dice molto, dal momento che "non gli piaceva" nessun gruppo: i suoi odi e sospetti non conoscevano limiti; anche i membri del partito della sua nativa Georgia non erano esenti. Non è chiaro se odiasse gli ebrei con una particolare intensità o qualità.»<ref>{{Cita libro|cognome=Lindemann|nome=Albert|anno=2000|titolo=Esau's Tears: Modern Anti-Semitism and the Rise of the Jews|città=Cambridge|editore=Cambridge University Press|p=454|ISBN=978-0-521-79538-8}}</ref>
 
== Note ==