Good Bye, Lenin!: differenze tra le versioni

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* [[Florian Lukas]]: Denis Domaschke
* [[Alexander Beyer]]: Rainer
* [[Burghart KlaussnerKlaußner]]: Robert Kerner
* [[Christine Schorn]]: Signora Schäfer
* [[Michael Gwisdek]]: Prof. Klaparth
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Ad accelerare il corso degli eventi è tuttavia, inconsapevolmente, la stessa Christiane, la quale per la prima volta sente il bisogno di raccontare ai due figli la verità riguardo al padre, il quale aveva riparato anni prima al di là del Muro: lei aveva sempre raccontato loro che il genitore era fuggito con un'altra donna; in realtà, la coppia aveva progettato di comune accordo la fuga da un sistema politico che stava sempre più opprimendo lui, ma all'ultimo lei non se l'era sentita di raggiungerlo per la paura di perdere i figli.
 
Appresa la verità, Alex corre a rintracciare l'uomo, anche perché la madre, dopo la confessione, ha avuto un nuovo infarto e le resta ormai poco da vivere: il suo ultimo desiderio è quello di rivedere il marito. Mentre Alex è in cerca del genitore, che nel frattempo si è ricostruito una nuova famiglia, Lara, preda di sensi di colpa per la lunga serie di bugie, decide di rivelare a Christiane la verità sulla nuova situazione del Paese; tuttavia la donna, verosimilmente, finge di continuare a credere al gioco del figlio, anche quando, poco prima di morire, Alex ritrova il padre che può così rivedere l'ex moglie un'ultima volta, preparando poi una decorosa uscita di scena della Germania Est: mettendo fine alla sua "creatura", il giovane riscrive la caduta del Muro consegnando la vittoria a un [[socialismo]] cui pure le popolazioni dell'[[Civiltàblocco occidentale|Occidente]] cercherebbero ardentemente di approdare. Christiane sopravvive così alla sua amata DDR, spegnendosi pochi giorni dopo la nascita della nuova [[Germania]] unita.
 
== Produzione ==
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* Vari sono gli omaggi alla filmografia di [[Stanley Kubrick]] presenti nel film: il [[cortometraggio]] matrimoniale di Denis, e il momento in cui Alex urla sul tetto imitando una scimmia, riprendono palesemente ''[[2001: Odissea nello spazio]]'' (1968), mentre la scena in cui Alex e Denis riordinano la stanza della madre ricalca, per tipo di riprese e colonna sonora, la sequenza in cui [[Alex DeLarge]], protagonista di ''[[Arancia meccanica]]'' (1971), fa [[sesso di gruppo]] con due ragazze nella sua stanza. Gli stessi nomi dei protagonisti di ''Good Bye, Lenin!'' fanno riferimento a Kubrick: il nome di Alexander Kerner viene proprio dal protagonista di ''Arancia meccanica'', mentre quello di sua madre Christiane è lo stesso di [[Christiane Kubrick]], ultima moglie del cineasta.
* Quando Christiane lascia il suo appartamento per la prima volta dopo il coma, il modo in cui la porta dell'[[ascensore]] si apre e lascia filtrare la luce ricorda l{{'}}''escamotage'' utilizzato in ''[[Angel Heart - Ascensore per l'inferno]]'' (1987) di [[Alan Parker]], in cui l'ascensore simboleggia la discesa agli inferi.
[[File:Lenin-statue-in-Berlin.jpg|thumb|upright|Il vecchio ''Lenindenkmal'', monumento a [[Lenin]] che sorgeva a ''[[Platz der Vereinten Nationen|Leninplatz]]'' fino ai primi [[anni 1990]]; sullo sfondo il ''Turmhochhaus'', esempio di [[Architettura della Repubblica Democratica Tedesca|architettura socialista]] della Germania Est.]]
 
* Altro palese riferimento alla filmografia passata si ha nella scena ''cult'' del film, ovvero quella in cui Christiane scende per la prima volta in strada dopo la [[MuroCaduta del muro di Berlino|caduta del Muro]] e rimane esterrefatta nel vedere una grande statua di [[Lenin]] che viene trasportata via da un [[elicottero]]: il riferimento è alla sequenza d'apertura de ''[[La dolce vita]]'' (1960) di [[Federico Fellini]], dove un elicottero trasporta una statua di un [[Cristo]] a braccia aperte sorvolando un quartiere in costruzione di [[Roma]], e a una scena simile presente in ''[[La doppia vita di Veronica]]'' (1991) di Kieślowski, dove anche qui è protagonista una statua di Lenin. Questa stessa scena è a sua volta ispirata a un vero fatto della storia berlinese post-Muro, ovvero la rimozione della grande statua di Lenin dall'allora ''Leninplatz'' (oggi [[Platz der Vereinten Nationen]]) avvenuta nel 1992.
* I ciclici riferimenti nel film circa l'approdo della [[Coca-Cola]] a [[Berlino Est]] rimandano alla pellicola ''[[Uno, due, tre!]]'' (1961) di [[Billy Wilder]], girata nella capitale tedesca proprio nell'anno della costruzione del Muro.
* Il nome dell'infermiera russa di cui si innamora il protagonista Alex, Lara, è lo stesso nome dell'amante di Jurij Andreevič Živago, pure lei infermiera, nel romanzo ''[[Il dottor Živago]]'' (1957) di [[Boris Pasternak]].
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Negli anni successivi all'uscita del film, gli organi d'informazione hanno dato notizia di due fatti che ricordano molto da vicino quelli narrati nel film (che viene ovviamente citato):
* nel giugno 2007 un cittadino polacco rimasto in [[coma]] per diciannove anni si è risvegliato, non rendendosi ovviamente conto che in [[Polonia]] vi era stata la transizione dal [[Stato socialista|socialismo]] al [[capitalismo]];<ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/persone/polonia-sveglio-coma/polonia-sveglio-coma/polonia-sveglio-coma.html|titolo=Polonia, esce dal coma dopo 19 anni e trova, a sorpresa, la democrazia|data=2 giugno 2007|accesso=6 febbraio 2014}}</ref>
* nel film, Lara porta Alex in una casa abbandonata dove trovano diversi oggetti risalenti al regime passato, ormai introvabili nei negozi dopo la [[MuroCaduta del muro di Berlino|caduta del Muro]], che di tanto in tanto consegnano a Christiane per farle credere di vivere ancora in un paese socialista. Nel gennaio 2009, a [[Lipsia]], venne scoperto davvero un piccolo appartamento abbandonato prima della riunificazione, e che era rimasto per vent'anni esattamente così com'era ai tempi della [[Repubblica Democratica Tedesca|DDR]].<ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/esteri/casa-dimenticata-ddr/casa-dimenticata-ddr/casa-dimenticata-ddr.html|titolo=Qui Crottendorfer Strasse, Lipsia, la casa dove il tempo si è fermato|autore=Benedetta Perilli||data=27 gennaio 2009|accesso=6 febbraio 2014}}</ref>
 
== Inesattezze storiche ==