Naufragio del Titanic: differenze tra le versioni

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Il '''naufragio<ref group=A>Il naufragio è la perdita totale di una [[nave]] o di una [[imbarcazione]] per cause accidentali cui può far seguito, anche se non necessariamente, la sua completa sommersione. Sono escluse le azioni di [[guerra]] per le quali si usa il termine generico "[[affondamento]]". Cfr. il lemma {{Treccani|naufragio|naufràgio|v=1}}.</ref> del ''[[RMS Titanic|Titanic]]''''' è stato il più celebre incidente marittimo mai avvenuto. Si è verificato nelle prime ore del mattino del 15 aprile 1912 nell'Oceano Atlantico settentrionale, ed è considerato uno dei più gravi della storia in tempo di pace.
 
Il ''Titanic'', il transatlantico più grande e moderno in servizio all'epoca, era impegnato nel suo viaggio inaugurale da [[Southampton]] a [[New York]] e trasportava circa 2208 persone quando colpì un [[iceberg]] intorno alle 23:40 (ora della nave) di domenica 14 aprile 1912. Affondò due ore e quaranta minuti più tardi, alle 02:20 di lunedì 15 aprile, provocando la morte di {{formatnum:1496}} persone.
 
Il ''Titanic'' ricevette sei avvisi di [[iceberg]] in prossimità della rotta, ma nonostante ciò continuò a viaggiare a una velocità di circa 22 nodi (41 km/h), fino a quando le vedette, non provviste di binocoli, ne avvistarono uno proprio di fronte. Non riuscendo a virare in tempo, la nave colpì di striscio la massa di ghiaccio: l'impatto provocò l'apertura di 6 falle sul lato di [[tribordo]], con il conseguente allagamento di cinque dei sedici compartimenti in cui era diviso lo scafo. Il piroscafo era stato progettato per rimanere a galla con un massimo di quattro compartimenti di prua allagati: l'equipaggio, presa consapevolezza dell'inevitabile destino della nave, iniziò le operazioni di evacuazione, provvedendo a caricare le [[Lance di salvataggio del Titanic|scialuppe di salvataggio]] e a inviare [[SOS|richieste di aiuto]], tramite [[telegrafo]] e razzi pirotecnici.
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{{Doppia immagine verticale|sinistra|Titanic iceberg.jpg|Titanic Eisberg.jpg|190|Questo è l'[[iceberg]] che per quasi un secolo è stato creduto responsabile dell'affondamento. È stato fotografato da un passeggero del piroscafo ''Prinz Adalbert'', la mattina del 15 aprile sul luogo del naufragio.|L'[[iceberg]] che affondò il ''Titanic'', in realtà, probabilmente fu questo, perché meglio corrisponde alla sagoma descritta da alcuni testimoni sopravvissuti e su di esso furono rinvenute tracce di vernice analoga a quella presente sulla nave.
Scoperta nell'aprile del 2000, questa foto è stata scattata il 20 aprile dal marinaio [[Boemia|boemo]] Štěpán Řehořek, del piroscafo ''Bremen''.<ref>
[http://www.encyclopedia-titanica.org Encyclopedia Titanica].</ref>}}
Alle 13:30 del 14 aprile, dopo quattro giorni di navigazione,<ref name="Marcus" /> il comandante Smith comunicò a Bruce Ismay di aver appena ricevuto dal piroscafo ''[[RMS Baltic (1903)|Baltic]]'' un messaggio che segnalava la presenza di [[iceberg]] a 400 km sulla rotta del ''Titanic''.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/06/21/quella-notte-di-77-anni-fa.html|titolo= Quella notte di 77 anni fa |sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=27 aprile 2022}}</ref> Il direttore della White Star non diede eccessivo peso alla questione e giudicò sufficiente spostare la rotta del transatlantico sulla ''Outward Southern Track'' (in italiano: "rotta esterna meridionale"), un corridoio di navigazione concordato per le navi di linea.<ref>{{Cita libro|nome=Stephanie L.|cognome=Internet Archive|titolo=Titanic : a night remembered|url=http://archive.org/details/titanicnightreme0000barc|accesso=12 dicembre 2022|data=2006|editore=London : Hambledon Continuum|ISBN=978-1-85285-500-0}}</ref> I due uomini discussero anche della velocità, decidendo di portarla al massimo possibile;<ref name="Ballard" /> nelle precedenti 24 ore erano infatti state percorse ben 546 miglia e c'era la possibilità di arrivare a New York con un giorno di anticipo (come già accaduto l'anno precedente alla nave gemella [[RMS Olympic|''Olympic'']]), fornendo un ottimo ritorno pubblicitario per la nave e la compagnia. Non è mai stato chiarito di chi fu la responsabilità finale della decisione.
 
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Altri quattro naufraghi, uno dei quali deceduto dopo il recupero, vennero tratti in salvo dalla lancia n. 14 che, al comando del quinto ufficiale [[Harold Lowe|Harold Godfrey Lowe]], fu l'unica imbarcazione a tornare verso il gruppo dei naufraghi in cerca di superstiti.<ref name="tllt" /><ref group=A>i quattro uomini in questione furono verosimilmente il passeggero di prima classe William Fisher Hoyt (deceduto a bordo della lancia dopo il salvataggio, probabilmente in seguito a gravi ferite riportate saltando in mare), il passeggero di seconda classe Emilio Ilario Giuseppe Portaluppi (sopravvissuto), il passeggero di terza classe Fang Lang (sopravvissuto) e il cameriere Harold Charles William Phillmore (sopravvissuto). Non vi è in realtà certezza circa l'identità del quarto uomo, che per altre fonti avrebbe potuto essere, invece di Portaluppi, il passeggero di terza classe David Livshin, deceduto a bordo di una delle imbarcazioni, ma appare più probabile che quest'ultimo, spesso citato con il nome con il quale aveva acquistato il biglietto – Abraham Harmer – sia in realtà il passeggero riportato come deceduto a bordo della lancia pieghevole «B» e poi trasferito sulla lancia numero 12. Altre fonti indicano il cameriere John "Jack" Stewart in uno dei quattro uomini salvati, ma Stewart risulterebbe in realtà imbarcato sulla lancia numero 15. Esistono comunque altri superstiti presi in considerazione al riguardo.</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-victim/william-fisher-hoyt.html|titolo=William Fisher Hoyt – Titanic Victim}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/emilio-portaluppi.html|titolo=Emilio Portaluppi – Titanic Survivor}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/harold-charles-william-phillimore.html|titolo=Harold Charles William Phillmore – Titanic Survivor}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/fang-lang.html|titolo=Fang Lang – Titanic Survivor}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-victim/david-abraham-harmer-livshin.html|titolo=David Livshin (Abraham Harmer) – Titanic Victim}}</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/john-stewart.html|titolo=John Stewart – Titanic Survivor}}</ref> A eccezione delle persone recuperate dalle lance 4 e 14, gli unici altri superstiti tra quanti erano a bordo del ''Titanic'' nei suoi minuti finali furono 40-50 persone che riuscirono a raggiungere i relitti delle lance pieghevoli «A» e «B».<ref name="tllt" />
 
Venti o trenta naufraghi riuscirono a raggiungere la pieghevole «A», rimasta alla deriva semiallagata (all'interno vi erano 30-35 centimetri d'acqua) e con i fianchi di tela abbassati (tanto che i superstiti dovettero trascorrere ore con l'acqua alle ginocchia), ma molti di essi (alcuni dei quali non erano riusciti a salire sull'imbarcazione, ma solo ad aggrapparsi al suo bordo, in particolare gli ultimi arrivati, già troppo sfiniti e assiderati per riuscire a salire) morirono di ipotermia nel corso della notte,<ref group=A>la maggior parte di tali vittime, i cui corpi furono gettati in mare per fare spazio, mentre altri tre furono abbandonati a bordo della lancia dopo il recupero, non fu mai identificata; le uniche identità note sono quelle del passeggero di prima classe Thomson Beattie, del passeggero di terza classe Arthur Keefe e di due passeggeri di terza classe, Edvard Bengtsson Lindell e la moglie Elin Gerda Lindell. A bordo dell'imbarcazione morì almeno anche un membro dell'equipaggio, un fuochista od un marinaio. Uno dei superstiti, il passeggero di prima classe George Alexander Lucien Rheims, quantificò in sette le persone decedute nel corso della notte, ma le testimonianze divergono.</ref> mentre i sopravvissuti, il cui numero non è mai stato del tutto accertato, ma risulterebbe verosimilmente ammontare a una cifra compresa tra le 14-15 (nove o dieci passeggeri – tre di prima classe e sei o sette di terza classe – e cinque membri dell'equipaggio) e le 18-20 persone, vennero recuperati, la mattina seguente, dalla lancia numero 14.<ref name="tllt" /><ref>{{cita web|url=http://www.rmstitanicremembered.com/?page_id=416|titolo=RMS Titanic Remembered}}</ref><ref group="A">{{Cita web|url=http://www.titanic-titanic.com/titanic_lifeboat_collapsible_A.shtml|titolo=RMS Titanic Remembered – Collapsible A.|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120511021830/http://www.titanic-titanic.com/titanic_lifeboat_collapsible_A.shtml}} All'elenco di 14 persone indicato nella fonte potrebbe secondo alcuni essere aggiunto il nome del passeggero di terza classe David Vartanian, che affermò di essersi salvato raggiungendo la pieghevole «A», ma che le fonti ritengono invece avere abbandonato la nave sulla lancia n. 13 ([https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/david-vartanian.html]): in realtà, a possibile sostegno dell'ipotesi della presenza di Vartanian sulla pieghevole «A», si potrebbe citare la testimonianza di un altro superstite di tale lancia, Olaus Abelseth, che riferì della presenza, tra gli occupanti sopravvissuti della pieghevole «A», di un ragazzo (Vartanian aveva 22 anni) il cui cognome appariva simile a "Volunteer" ([https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/david-vartanian.html]): David Vartanian risulta l'unico passeggero superstite il cui nome iniziasse per "V" (e che quindi potesse assomigliare a "Volunteer"). Un altro superstite controverso è Robert Williams Daniel, passeggero di prima classe, che fu visto da Thomas Patrick Dillon saltare in mare dall'estrema poppa subito prima dell'inabissamento, e che affermò di aver raggiunto a nuoto una lancia, ma che un'altra testimonianza collocherebbe a bordo della lancia n. 3. Anche di altri sopravvissuti risulta difficile od impossibile ricostruire l'esatta dinamica del salvataggio, che rende così impossibile determinare con precisione il numero delle persone salvate sulla pieghevole A, che spazia, nelle testimonianze dei superstiti, da 12-13 a oltre 20.</ref>.
 
Tra i superstiti della pieghevole «A» vi fu anche Rhoda Mary Abbott, l'unica donna sopravvissuta a non essere salita su una lancia prima del definitivo inabissamento.<ref name="tllt" />. Alcune decine di superstiti si arrampicarono invece sul relitto della pieghevole «B», che si era capovolta, ma alcuni dei naufraghi (tre o quattro, secondo quanto riferito dai superstiti), tra cui il primo radiotelegrafista John George Phillips (e probabilmente anche il passeggero di terza classe David Livshin), morirono anch'essi di ipotermia nel corso della notte, mentre trenta superstiti (undici passeggeri – tre di prima classe, uno di seconda classe e sette di terza classe – e diciannove membri dell'equipaggio) vennero presi a bordo, la mattina successiva, dalle lance 4 e 12.<ref name="tllt" /><ref>{{cita web|url=https://mredtaser.blogspot.it/|titolo=Titanic Lifeboats}}</ref>. Tra i superstiti della pieghevole «B» vi furono il secondo ufficiale [[Charles Lightoller|Lightoller]], il secondo radiotelegrafista Harold Sidney Bride e i passeggeri di prima classe Jack Thayer e Archibald Gracie, che furono tra i principali testimoni oculari delle fasi finali dell'inabissamento del ''Titanic''.<ref name="tllt" /><ref group=A>alcune testimonianze porterebbero a pensare che lo stesso comandante Edward John Smith sarebbe giunto a nuoto in prossimità della pieghevole B, per poi morire di ipotermia senza salire a bordo dell'imbarcazione, dopo aver augurato buona fortuna agli occupanti. Le circostanze della morte di Smith rimangono comunque molto controverse.</ref>.
 
L'unica altra lancia a recuperare dei superstiti dall'acqua fu la lancia pieghevole «D», i cui occupanti trassero in salvo il passeggero di prima classe Frederick Maxfield Hoyt, che era riuscito a raggiungere a nuoto la lancia, una delle più vicine al ''Titanic'', saltando in mare dopo avervi fatto imbarcare la moglie.<ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/frederick-maxfield-hoyt.html|titolo=Frederick Maxfield Hoyt – Titanic Survior}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/jumped-from-sinking-ship.html|titolo=Jumped from sinking ship}}</ref>. Verso le 4.:00, un'ora e quaranta minuti dopo l'affondamento, arrivò sul posto il transatlantico ''[[RMS Carpathia|Carpathia]]'', che aveva compiuto un pericoloso percorso attraverso i campi di ghiaccio e nell'arco delle quattro ore successive recuperò i naufraghi sopravvissuti sulle lance. Le salme di quattro vittime decedute a bordo delle lance furono sepolte in mare dal piroscafo.<ref group=A>probabilmente David Livshin/Abraham Harmer dalla pieghevole B, William Fisher Hoyt dalla lancia 14 e Sidney Conrad Siebert e Willam Henry Lyons dalla lancia 4, tutte persone recuperate dal mare.</ref>. A bordo fu poi tenuta una cerimonia religiosa per i dispersi e alle 8:50 la nave partì per [[New York]], dove arrivò il 18 aprile.<ref name="Quella notte di 77 anni fa"/>.
 
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{{vedi anche|Inchieste sul naufragio del Titanic}}
[[File:Titanic-sinking-plan-it.svg|thumb|upright=1.8|Una scheda dei danni subiti dal Titanic durante il naufragio.]]
La dinamica del naufragio venne ricostruita a posteriori dalle inchieste parallelamente aperte dal [[Congresso]] statunitense (gran parte dei naufraghi della prima e della seconda classe erano cittadini statunitensi e praticamente tutti i passeggeri della terza classe erano in procinto di diventarlo) e dal [[Ministero del Commercio]] britannico (tenutasi presso la [[Scottish Drill House]]) che seguirono la vicenda, tra l'aprile e il luglio del 1912.<ref name="natgeog"/> Nel corso di queste inchieste alcuni testimoni indicarono che – come effettivamente appurato al momento del ritrovamento del relitto settant'anni più tardi – lo scafo si squarciò e si ruppe in due tronconi (un testimone addirittura eseguì un bozzetto delle fasi del naufragio), mentre altri non furono in grado di confermare l'accaduto. Gli ingegneri navali smentirono categoricamente la possibilità che la pressione idrostatica avesse potuto prevalere sulla tenuta dell'acciaio e che – quindi – il transatlantico si fosse spezzato, ma le testimonianze dei pescatori dell'isola di [[Terranova]] confermarono l'accaduto in quanto avevano recuperato, tanto al largo quanto a riva, per alcuni mesi dopo il naufragio, diverse tavole di [[mogano (legno)|mogano]] e di [[ebano]] (presenti nei rivestimenti delle cabine di prima classe) e di [[tectona|tek]] (di provenienza dal ponte della nave). La compagnia di navigazione – dal canto suo – appoggiò la versione dell'inabissamento del transatlantico integro per evidenti motivi di immagine. Dalle innumerevoli fotografie scattate negli abissi ove il relitto giace, a partire dal 1985, appare ora possibile ricostruire il drammatico naufragio della nave, che non avvenne, come descritto nella relazione finale delle inchieste «…scivolando… scivolando lo scafo integro sotto le onde dell'oceano, andando, quindi, ad adagiarsi dolcemente sul fondo.»
 
La mattina successiva alla sciagura, il vicepresidente della White Star rese alla stampa una dichiarazione clamorosamente falsa, dicendo che il ''Titanic'' non correva alcun pericolo di naufragio. Solo alle 19:00 comunicò la verità della tragedia, non precisando però il numero delle vittime.<ref>[[Henry Lang]], ''Il management del Titanic. Lezioni da un naufragio''</ref> Ancora prima che la nave con i superstiti giungesse in porto, incominciarono le indagini per capire cosa fosse accaduto e per prevenire una seconda probabile tragedia.
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=== Le lance insufficienti ===
{{Vedi anche|Lance di salvataggio del Titanic}}
La legge emessa nel 1894 obbligava a installare un minimo di 16 lance sulle navi eccedenti le 10.000{{formatnum:10000}} tonnellate quando all'epoca la nave più grande del mondo (il Lucania) pesava 13.000{{formatnum:13000}} tonnellate. Con il passare del tempo, tuttavia, la legge non era stata adeguata in proporzione all'aumento del tonnellaggio delle navi e nessuno si preoccupò di correggere la differenza. Il numero di lance a bordo del ''Titanic'' era quindi formalmente in regola, nonostante la nave avesse una stazza di ben {{M|46000}} tonnellate. Il mancato adeguamento della norma era noto nell'ambiente marittimo, infatti sul ''Titanic'' erano state installate da Alexander Carlisle - uno dei progettisti della White Star - le nuove gru di tipo "Welin", che potevano sostenere complessivamente 32 lance e ammainarne 64 per mezzo di bracci rotanti.<ref name="Ballard" /><ref>Collezione ''Navi e velieri'', De Agostini.</ref> Le lance aggiuntive non furono però mai installate e la White Star ne aggiunse solo quattro smontabili, più piccole, del tipo "Engelhardt". Le decisioni in tal senso sarebbero state attribuite al progettista William Pirrie e a Bruce Ismay, secondo i quali il ponte lance con sedici lance avrebbe avuto un aspetto migliore (in quanto troppe scialuppe «toglievano spazio e visuale sul ponte della camminata»).<ref name="autogenerato5" /> Alla fine Carlisle accettò la situazione dicendo: "A meno che il [[Board of Trade]] e i governi non costringano a installare un numero sufficiente di lance, nessun costruttore può permettersi tanto peso inutile".<ref>{{cita libro|autore=W.C. Wade|titolo=The Titanic: End of a Dream|url=https://archive.org/details/titanicendofdrea00wade|editore=Penguin Books|anno=1986|p=41|lingua=en}}</ref>
 
Una forte critica venne dal senatore William Alden Smith, ''prosecutor'' ([[pubblico ministero]]) nell'inchiesta del 1912, che scrisse:<ref>{{cita pubblicazione|url=http://www.infinite-energy.com/iemagazine/issue36/titanic.html|titolo=Cold Fusion, the Titanic Disaster Aftermath, and the Internet|autore=Jed Rothwell|data=marzo 2001|pubblicazione=Infinite Energy|numero=36}}</ref>
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=== Il timone e la "capacità evolutiva" ===
[[File:En mary titanic it.svg|thumb|upright=1.8|Il ''Titanic'' paragonato alla ''[[Queen Mary 2]]'', ad altri tipi di mezzi di trasporto e a un uomo]]
Nonostante le dimensioni del [[timone]] non fossero inferiori a quelle prescritte dalle norme, per una nave delle dimensioni del ''Titanic'' non erano comunque ottimali. Secondo i ricercatori della ''Titanic Historical Society'', «…il… il timone lungo e stretto del ''Titanic'' era una copia di quello di una nave del XVIII secolo. Confrontato con il timone del ''Mauretania'' o del ''Lusitania'', il timone del ''Titanic'' era più piccolo. Apparentemente nessuna miglioria progettuale fu intrapresa per dare a una nave lunga 270 metri la possibilità di virare rapidamente ed evitare la collisione con un iceberg. Questo era il suo [[tallone di Achille]]».<ref>{{cita testo|url=http://www.titanichistoricalsociety.org/articles/titanicmyths.asp|titolo=''Titanic Myths''|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20050609085353/http://www.titanichistoricalsociety.org/articles/titanicmyths.asp }}, Titanic Historical Society</ref>
 
Un altro elemento fatale del ''Titanic'' era il sistema di propulsione misto e a tripla elica, in cui due [[Motore a vapore|motori a vapore]] alternativi mettevano in funzione le due eliche laterali e si potevano invertire, mentre l'elica centrale, più piccola, era azionata da una [[turbina a vapore]] non invertibile che sfruttava il vapore esausto proveniente dai motori alternativi (il ''Mauretania'' e il ''Lusitania'', invece, a titolo di esempio, erano dotati di quattro eliche, tutte mosse da turbine invertibili). Di conseguenza, se l'ufficiale [[William McMaster Murdoch|Murdoch]] ordinò di invertire le macchine per cercare di evitare l'iceberg, involontariamente limitò anche la capacità di accostata della nave. Durante il funzionamento a macchine invertite, infatti, la turbina semplicemente si arrestava, quindi l'elica centrale, situata proprio dietro al timone, si fermava, andando a costituire un peso morto e formando una scia turbolenta che diminuiva drasticamente l'efficacia del timone.
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Rimane poi il problema dei rivetti posti a imbullonare le lamiere lungo la sezione di prua e di poppa. Mentre i rivetti della parte centrale dello scafo erano in [[acciaio]] di elevate caratteristiche e venivano installati "sparandoli ad alta pressione" all'interno grazie a una [[rivettatrice pneumatica]], questo procedimento non era possibile nelle sezioni curve di [[prua]] e di [[poppa]], dove i rivetti dovevano esser materialmente martellati a mano. Il problema è che, manualmente, un uomo non dispone della forza necessaria a incastrare un rivetto in acciaio di elevate caratteristiche, per cui a prua e a poppa {{Senza fonte|i rivetti, benché fossero anch'essi stati realizzati in acciaio, si è scoperto in tempi recenti che la loro lavorazione presentava un'alta concentrazione di [[loppa di altoforno|loppa]], un materiale di scarto che rende più malleabile e meno resistente l'acciaio stesso; del resto la loppa veniva impiegata su tutte le navi dell'epoca. Purtroppo, l'area dello scafo che impattò contro la mole dell'iceberg si trovava a prua, in una sezione in cui i rivetti impiegati erano stati per l'appunto realizzati in acciaio loppato.}} Studi successivi nel 1998 e nel 2006 hanno comunque avanzato una nuova teoria circa la presenza di bulloni difettosi sulla murata del ''Titanic'', che avrebbero favorito l'apertura delle falle sullo scafo.<ref name="ricerca.repubblica.it" /><ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/28/Nuove_ipotesi_sul_Titanic_sotto_co_0_9801281148.shtml|titolo=Nuove ipotesi sul Titanic: sotto l'urto dei ghiacci cedettero bulloni difettosi}} [[Corriere della Sera]] – 28 gennaio 1998</ref>
 
Nel 2010 una nuova spedizione partita da [[Saint John's (Terranova e Labrador)|Saint John's]] (Terranova), diretta da David Gallo, patrocinata dalla ''RMS Titanic, Inc.'' e dalla ''[[Woods Hole Oceanographic Institution|Wood Hole Oceanographic Institution of Massachusetts]]'', si è dotata dei più moderni ritrovati tecnologici per mappare totalmente l'area dei detriti e studiare ancora una volta il relitto.<ref>(video youtube: ''Titanic: mistero risolto'', History Channel)</ref> Dalla posizione dei detriti sul fondo (che occupano un'area relativamente ristretta), i tecnici hanno potuto stabilire che, probabilmente, lo scafo si ruppe a metà quando la nave si trovava molto al di sotto della superficie dell'acqua, ormai in prossimità del fondale. Si è poi proceduto alla ricostruzione di una piccola parte dello scafo usando l'acciaio e le tecniche costruttive originali, sottoponendo il materiale a una prova di forza: i rivetti non si sono rotti. Se ne è dedotto che la collisione con l'iceberg riuscì a fare breccia nello scafo per la tremenda forza dell'impatto, non per la debolezza dell'acciaio. Gli scienziati di questa spedizione hanno concluso le loro ricerche affermando che il ''Titanic'' è stato sottovalutato e che, al contrario, fu proprio la sua eccezionale resistenza che permise di salvare almeno 705 persone.
 
== Il ritrovamento del relitto ==
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Il desiderio di trovare il [[relitto]] del ''Titanic'' nacque già poco dopo il naufragio. I rilievi batimetrici, già nel 1912, indicavano una profondità oceanica intorno ai {{M|3800|ul=m}} nella zona della sommersione, troppo grande per la tecnologia dell'epoca, tenendo conto che la pressione che l'acqua genera a quella profondità è pari a circa {{Val|380|ul=kg/cm2}}.
 
Nel corso del XX secolo furono proposti numerosi progetti di spedizioni per ritrovare il relitto affondato, tutti senza successo.<ref>{{cita|Brewster, Coulter 1999|p. 80}}.</ref> Il relitto è stato infine localizzato il 1º settembre 1985 da una spedizione franco-americana guidata da [[Jean-Louis Michel]] dell'[[Ifremer]] e [[Robert Ballard]] del [[Woods Hole Oceanographic Institution]], grazie alla strumentazione di robot quali l{{'}}''Argo '' e l'ANGUS. L'anno successivo Ballard si recò nuovamente sul posto e fotografò il relitto con l'ausilio del sommergibile ''[[DSV Alvin|Alvin]]'', a 22 km di distanza dal luogo dove si supponeva si trovasse.<ref>{{Cita news|url= http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/09/08/ecco-inaffondabile-titanic-fotografato-quattromila-metri.html |titolo= Ecco l'"inaffondabile" Titanic fotografato a quattromila metri |rivista= La Repubblica |data= 8 settembre 1985 }}'</ref>
 
Il relitto giace a una profondità di {{M|3810|ul=m}}, alle coordinate {{coord|41|43|57|N|49|56|49|W}}, {{M|650|ul=km}} a sud-est di [[Terranova]] e a {{M|1600|ul=km}} da New York (al momento del ritrovamento venne indicata una distanza di 375 miglia da [[Saint John's (Canada)|St. John's]] e {{M|1000}} [[miglio nautico|miglia]] da [[Boston]]). Al tempo si calcolava che il relitto fosse al largo dei [[Grandi Banchi di Terranova|Banchi di Terranova]], a circa 900 km da Capo Race, alle coordinate – poi dimostratesi errate – di 41° 46' N di [[latitudine]], 50° 14' W di [[longitudine]].<ref name = Bossirelitto>{{cita web|url=http://www.titanicdiclaudiobossi.com/Html/Relitto_35.htm|titolo=Il relitto del Titanic|autore=Claudio Bossi|sito=http://www.titanicdiclaudiobossi.com/|accesso=27 febbraio 2024}}</ref>
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== Storia di alcuni superstiti ==
=== Masabumi Hosono ===
Masabumi Hosono (細野 正文) (Hokura, 15 ottobre 1870 – [[Tokyo]], 14 marzo 1939), era l'unico passeggero giapponese a bordo del ''Titanic'' e riuscì a salvarsi lanciandosi in mare su una lancia ancora libera, nonostante l'indicazione del comandante di dare la precedenza a donne e bambini. Il fatto non costituì nulla di particolare nel mondo occidentale, mentre segnò profondamente la vita di Hosono in [[Giappone]], dove l'opinione pubblica lo additò come un traditore dell'onore nipponico, nomea che pregiudicò la sua carriera lavorativa sino alla sua morte, avvenuta nel 1939.<ref>{{citaCita testoweb|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/14/giapponese_che_salvo_dal_Titanic_co_0_97121414276.shtml|titolo=''Il giapponese che si salvò dal Titanic e in patria fu trattato da vigliacco''}}, ''|sito=[[Corriere della Sera]]'', |data=14 dicembre 1997|p=15|accesso=1º settembre 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20141129033313/http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/14/giapponese_che_salvo_dal_Titanic_co_0_97121414276.shtml|dataarchivio=29 novembre 2014|urlmorto=sì}}</ref>
 
=== Emilio Portaluppi ===
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=== Gli ultimi sopravvissuti del ''Titanic'' ===
[[File:Millvina dean-april 1999.jpg|thumb|[[Millvina Dean]] alla "Titanic Convention" tenutasi a [[Southampton]] nell'aprile del 1999.]]
Il 6 maggio 2006, all'età di 99 anni, è morta negli [[Stati Uniti d'America]] l'ultima persona sopravvissuta al naufragio che aveva ricordi relativi a esso, [[Lillian Asplund|Lillian Gertrud Asplund]]; nata nel 1906, aveva cinque anni al momento del disastro.<ref>{{Cita newsweb|urlautore=[[Vittorio Zucconi]]|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/08/addio-alla-bimba-del-titanic.html |titolo= Addio alla bimba del Titanic |autoresito=[[la VittorioRepubblica Zucconi(quotidiano)|la Repubblica]]|rivistadata=8 Corrieremaggio della2006|accesso=1º Serasettembre 2025|dataurlarchivio= 8https://web.archive.org/web/20230415055921/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/08/addio-alla-bimba-del-titanic.html|dataarchivio=15 maggioaprile 20062023|urlmorto=no}}</ref> Gli altri due superstiti ancora in vita all'epoca che avevano vissuto il naufragio erano troppo piccoli per potere avere memoria dell'accaduto: la prima era [[Barbara West|Barbara West Dainton]], nata nel 1911, che è morta il 16 ottobre 2007 a 96 anni e all'epoca aveva solo dieci mesi, mentre la seconda era [[Millvina Dean|Elizabeth Gladys "Millvina" Dean]] (nata il 2 febbraio 1912), che aveva invece solo 71 giorni all'epoca del disastro, risultando la persona in assoluto più giovane sul transatlantico, e fu l'ultima a morire tra i superstiti della tragedia, il 31 maggio 2009, a 97 anni.<ref>{{cita web|url= http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200906articoli/44229girata.asp |titolo= È deceduta Millvina, l'ultima superstite del naufragio del Titanic |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20090607233501/http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200906articoli/44229girata.asp |rivista= La Stampa |data= 1º giugno 2009}}</ref>
 
Winnifred Vera Quick Van Tongerloo (Plymouth, 23 gennaio 1904 – East Lansing, 4 luglio 2002), sopravvissuta al naufragio, non partecipò mai a nessun evento organizzato al riguardo.<ref>Su di lei vedi in {{cita testo|url=http://www.titanichistoricalsociety.org/people/winnifred-van-tongerloo.asp|titolo=titanichistoricalsociety.org|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080111180651/http://www.titanichistoricalsociety.org/people/winnifred-van-tongerloo.asp }}, e nel {{cita testo|url=https://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9E01EEDF1030F931A25754C0A9649C8B63|titolo=nytimes.com}}.</ref>