Naufragio del Titanic: differenze tra le versioni

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{{Doppia immagine verticale|sinistra|Titanic iceberg.jpg|Titanic Eisberg.jpg|190|Questo è l'[[iceberg]] che per quasi un secolo è stato creduto responsabile dell'affondamento. È stato fotografato da un passeggero del piroscafo ''Prinz Adalbert'', la mattina del 15 aprile sul luogo del naufragio.|L'[[iceberg]] che affondò il ''Titanic'', in realtà, probabilmente fu questo, perché meglio corrisponde alla sagoma descritta da alcuni testimoni sopravvissuti e su di esso furono rinvenute tracce di vernice analoga a quella presente sulla nave.
Scoperta nell'aprile del 2000, questa foto è stata scattata il 20 aprile dal marinaio [[Boemia|boemo]] Štěpán Řehořek, del piroscafo ''Bremen''.<ref>
[http://www.encyclopedia-titanica.org Encyclopedia Titanica].</ref>}}
Alle 13:30 del 14 aprile, dopo quattro giorni di navigazione,<ref name="Marcus" /> il comandante Smith comunicò a Bruce Ismay di aver appena ricevuto dal piroscafo ''[[RMS Baltic (1903)|Baltic]]'' un messaggio che segnalava la presenza di [[iceberg]] a 400 km sulla rotta del ''Titanic''.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/06/21/quella-notte-di-77-anni-fa.html|titolo= Quella notte di 77 anni fa |sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=27 aprile 2022}}</ref> Il direttore della White Star non diede eccessivo peso alla questione e giudicò sufficiente spostare la rotta del transatlantico sulla ''Outward Southern Track'' (in italiano: "rotta esterna meridionale"), un corridoio di navigazione concordato per le navi di linea.<ref>{{Cita libro|nome=Stephanie L.|cognome=Internet Archive|titolo=Titanic : a night remembered|url=http://archive.org/details/titanicnightreme0000barc|accesso=12 dicembre 2022|data=2006|editore=London : Hambledon Continuum|ISBN=978-1-85285-500-0}}</ref> I due uomini discussero anche della velocità, decidendo di portarla al massimo possibile;<ref name="Ballard" /> nelle precedenti 24 ore erano infatti state percorse ben 546 miglia e c'era la possibilità di arrivare a New York con un giorno di anticipo (come già accaduto l'anno precedente alla nave gemella [[RMS Olympic|''Olympic'']]), fornendo un ottimo ritorno pubblicitario per la nave e la compagnia. Non è mai stato chiarito di chi fu la responsabilità finale della decisione.
 
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Rimane poi il problema dei rivetti posti a imbullonare le lamiere lungo la sezione di prua e di poppa. Mentre i rivetti della parte centrale dello scafo erano in [[acciaio]] di elevate caratteristiche e venivano installati "sparandoli ad alta pressione" all'interno grazie a una [[rivettatrice pneumatica]], questo procedimento non era possibile nelle sezioni curve di [[prua]] e di [[poppa]], dove i rivetti dovevano esser materialmente martellati a mano. Il problema è che, manualmente, un uomo non dispone della forza necessaria a incastrare un rivetto in acciaio di elevate caratteristiche, per cui a prua e a poppa {{Senza fonte|i rivetti, benché fossero anch'essi stati realizzati in acciaio, si è scoperto in tempi recenti che la loro lavorazione presentava un'alta concentrazione di [[loppa di altoforno|loppa]], un materiale di scarto che rende più malleabile e meno resistente l'acciaio stesso; del resto la loppa veniva impiegata su tutte le navi dell'epoca. Purtroppo, l'area dello scafo che impattò contro la mole dell'iceberg si trovava a prua, in una sezione in cui i rivetti impiegati erano stati per l'appunto realizzati in acciaio loppato.}} Studi successivi nel 1998 e nel 2006 hanno comunque avanzato una nuova teoria circa la presenza di bulloni difettosi sulla murata del ''Titanic'', che avrebbero favorito l'apertura delle falle sullo scafo.<ref name="ricerca.repubblica.it" /><ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/28/Nuove_ipotesi_sul_Titanic_sotto_co_0_9801281148.shtml|titolo=Nuove ipotesi sul Titanic: sotto l'urto dei ghiacci cedettero bulloni difettosi}} [[Corriere della Sera]] – 28 gennaio 1998</ref>
 
Nel 2010 una nuova spedizione partita da [[Saint John's (Terranova e Labrador)|Saint John's]] (Terranova), diretta da David Gallo, patrocinata dalla ''RMS Titanic, Inc.'' e dalla ''[[Woods Hole Oceanographic Institution|Wood Hole Oceanographic Institution of Massachusetts]]'', si è dotata dei più moderni ritrovati tecnologici per mappare totalmente l'area dei detriti e studiare ancora una volta il relitto.<ref>(video youtube: ''Titanic: mistero risolto'', History Channel)</ref> Dalla posizione dei detriti sul fondo (che occupano un'area relativamente ristretta), i tecnici hanno potuto stabilire che, probabilmente, lo scafo si ruppe a metà quando la nave si trovava molto al di sotto della superficie dell'acqua, ormai in prossimità del fondale. Si è poi proceduto alla ricostruzione di una piccola parte dello scafo usando l'acciaio e le tecniche costruttive originali, sottoponendo il materiale a una prova di forza: i rivetti non si sono rotti. Se ne è dedotto che la collisione con l'iceberg riuscì a fare breccia nello scafo per la tremenda forza dell'impatto, non per la debolezza dell'acciaio. Gli scienziati di questa spedizione hanno concluso le loro ricerche affermando che il ''Titanic'' è stato sottovalutato e che, al contrario, fu proprio la sua eccezionale resistenza che permise di salvare almeno 705 persone.
 
== Il ritrovamento del relitto ==
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== Storia di alcuni superstiti ==
=== Masabumi Hosono ===
Masabumi Hosono (細野 正文) (Hokura, 15 ottobre 1870 – [[Tokyo]], 14 marzo 1939), era l'unico passeggero giapponese a bordo del ''Titanic'' e riuscì a salvarsi lanciandosi in mare su una lancia ancora libera, nonostante l'indicazione del comandante di dare la precedenza a donne e bambini. Il fatto non costituì nulla di particolare nel mondo occidentale, mentre segnò profondamente la vita di Hosono in [[Giappone]], dove l'opinione pubblica lo additò come un traditore dell'onore nipponico, nomea che pregiudicò la sua carriera lavorativa sino alla sua morte, avvenuta nel 1939.<ref>{{citaCita testoweb|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/14/giapponese_che_salvo_dal_Titanic_co_0_97121414276.shtml|titolo=''Il giapponese che si salvò dal Titanic e in patria fu trattato da vigliacco''}}, ''|sito=[[Corriere della Sera]]'', |data=14 dicembre 1997|p=15|accesso=1º settembre 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20141129033313/http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/14/giapponese_che_salvo_dal_Titanic_co_0_97121414276.shtml|dataarchivio=29 novembre 2014|urlmorto=sì}}</ref>
 
=== Emilio Portaluppi ===