Impero sovietico: differenze tra le versioni

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[[File:EasternBloc BasicMembersOnly (it).svg|upright 0.8|thumb|right|L'[[Unione Sovietica]] (in rosso) e gli [[Stato satellite|Stati satelliti]] del [[blocco orientale]] (in rosso chiaro); la [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia]] (in viola), alleata sovietica fino al 1948 e la [[Repubblica Popolare Socialista d'Albania]] (in arancione), alleata sovietica fino al 1961]]
 
[[Iosif Stalin]] ordinò trasferimenti di popolazione nell'Unione Sovietica e la deportazione di persone, spesso interi gruppi etnici, dagli [[anni 1930]] agli [[anni 1950]] con destinazioni in aree remote e sottopopolate. Ciò terminò ufficialmente nell'era di [[Chruščëv]], con molte delle etnie autorizzate a tornare nelle loro zone d'origine nel [[1957]]. Tuttavia, Nikita Chruščëv e Leonid Brežnev rifiutarono il diritto al ritorno per i [[Tartaritartari di Crimea]], i [[Tedeschitedeschi di Russia]] e i turchi meskheti.<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Junius P. Rodriguez|anno=2011|titolo=Slavery in the Modern World: A History of Political, Social, and Economic Oppression|editore=ABC-CLIO|p=179|isbn=978-1-85109-783-8|url=https://books.google.it/books?id=kzro5ziGRRoC&pg=PA179&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|accesso=22 marzo 2021}}</ref> Nel 1991 il [[Soviet Supremo della RSFS Russa]] dichiarò le deportazioni di massa staliniste come "politiche di diffamazione e genocidio".<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Jeronim Perovic|anno=2018|titolo=From Conquest to Deportation: The North Caucasus under Russian Rule|editore=[[Oxford University Press]]|isbn=978-0-19-093467-5|url=https://books.google.it/books?id=O19gDwAAQBAJ&pg=PA320&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|accesso=22 marzo 2021}}</ref>
 
La storia delle relazioni tra la [[RSFS Russa]] (la [[Repubblica sovietica]] dominante) e il [[blocco orientale]] aiuta a comprendere i sentimenti degli Stati dell'[[Europa orientale]] nei confronti dei residui della cultura sovietica, vale a dire l'odio e il desiderio di sradicamento di quest'ultima. La [[Repubblica Popolare di Polonia]] e la [[sovietizzazione dei Paesi baltici|sovietizzazione degli Stati baltici]] incarnano il fattuale tentativo sovietico di uniformare le loro culture e i loro sistemi politici tramite, appunto, la "sovietizzazione". Secondo lo studioso Dag Noren, la [[Russia]] ha cercato di costituire e rafforzare una "zona cuscinetto", tra sé stessa e l'[[Europa occidentale]], sfruttando gli Stati dell'Europa orientale come scudo per proteggersi da potenziali attacchi futuri.<ref name=is4/> È anche importante ricordare che le 15 repubbliche socialiste dell'URSS hanno pagato un costo in vite umane pari a 26–{{formatnum:27000000}} di morti nel corso della [[seconda guerra mondiale]].<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Michael Ellman; S. Maksudov|anno=[[1994]]|titolo=Soviet deaths in the great patriotic war: A note"|pubblicazione=Europe-Asia Studies|volume=46|numero=4|pp=671-680|doi=10.1080/09668139408412190|ISSN=0966-8136|accesso=22 marzo 2021}}</ref> L'Unione Sovietica riteneva di dover espandere le proprie influenze, anche tramite interferenze politiche dirette, in modo da stabilire una gerarchia di dipendenza tra gli Stati sottomessi e sé stessa.<ref name=is4/> A tale scopo veniva prospettata l'instaurazione di un [[clientelismo]] economico.
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Ciò non significa che l'espansione economica non abbia giocato un ruolo significativo nelle ragioni sovietiche di diffondere la loro influenza nei suddetti territori satelliti. In teoria, questi nuovi territori avrebbero garantito un aumento della ricchezza globale su cui l'Unione Sovietica avrebbe avuto una presa.<ref name=is6/> Seguendo l'ideologia teorica del [[comunismo]], questa espansione avrebbe ipoteticamente contribuito a un [[reddito pro capite]] più alto per ogni cittadino sovietico attraverso il processo di ri[[distribuzione della ricchezza]].
 
I funzionari sovietici della RSFS Russa hanno intrecciato questa opportunità economica con l'[[immigrazione]]. In effetti, hanno visto negli Stati dell'Europa orientale il potenziale di una grande [[forza lavoro]] offendooffrendo loro il benvenuto all'unica condizione di lavorare sodo e raggiungere il successo sociale. Paradossalmente questa ideologia è stata modellata seguendo la [[politica estera]] americana del [[XIX secolo]] basata sulla [[meritocrazia]].<ref name=is6/>
 
==Alleati dell'Unione Sovietica==
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Dopo la fine della dittatura socialista e della [[Repubblica Popolare di Polonia]], l'odierno Stato polacco ha demolito centinaia di monumenti sovietici a causa della reputazione negativa che l'Unione Sovietica ha in [[Polonia]].<ref name=is8>{{cita web|lingua=en|data=13 aprile 2016|accesso=22 marzo 2021|url=https://www.dw.com/en/poland-plans-to-tear-down-hundreds-of-soviet-memorials/a-19185159|titolo=Poland plans to tear down hundreds of Soviet memorials|sito=[[Deutsche Welle]]}}</ref> Sebbene molti polacchi considerino i memoriali sovietici giustificati per onorare coloro che sono morti combattendo contro la [[Germania nazista]], altri hanno chiesto la loro rimozione a causa dei decenni di [[totalitarismo]] derivati dall'egemonia dell'Impero sovietico e a causa del [[patto Molotov-Ribbentrop]] per la spartizione della Polonia e anche del [[massacro di Katyn]].<ref name=is9>{{cita web|lingua=en|sito=[[The Guardian]]|titolo=Poles apart: the bitter conflict over a nation’s communist history|data=13 luglio 2018|accesso=22 marzo 2021|url=https://www.theguardian.com/news/2018/jul/13/poles-apart-the-bitter-conflict-over-a-nations-history-poland-monuments-communism-soviet-union}}</ref> Lo storico Łukasz Kamiński dell'[[Istituto della memoria nazionale]] ha affermato: «I memoriali nei centri urbani e nei sobborghi possono inviare il messaggio storico sbagliato... cosa pensate che abbiamo ottenuto, quando i sovietici hanno liberato la Polonia da [[Adolf Hitler]], se non una nuova dittatura?».<ref name=is8/> Negli [[anni 2010]], la Polonia ha continuato a demolire i rimanenti monumenti sovietici, alcuni dei quali sono stati trasferiti in musei.<ref name=is10>{{cita web|lingua=en|titolo=Poland Set to Demolish 500 Soviet Monuments|data=31 marzo 2016|accesso=22 marzo 2021|sito=The Moscow Times|url=https://www.themoscowtimes.com/2016/03/31/poland-set-to-demolish-500-soviet-monuments-a52341}}</ref> I trasferimenti hanno scatenato polemiche dalle autorità russe, con il [[Ministri degli esteri della Russia|ministro degli esteri]], [[Sergej Lavrov]], che si è scagliato contro i funzionari di [[Varsavia]] per la rimozione dei monumenti.<ref name=is9/><ref name=is10/> D'altra parte, la Polonia sta cercando di eliminare tutti i residui del dominio sovietico anche perché storicamente ci sono state molte guerre contro l'[[Impero russo]] per via degli sforzi di quest'ultimo di invadere il territorio polacco.<ref name=is4/>
 
Nell'aprile [[2020]], una statua del [[Maresciallo dell'Unione Sovietica]] [[Ivan Konev]] è stata rimossa da [[Praga]], in [[Repubblica Ceca]], provocando indagini al riguardo da parte delle autorità russe che lo hanno considerato un insulto. Il sindaco del sesto distretto municipale di Praga, Ondřej Kolář, ha annunciato sull'[[emittente televisiva]] "Prima televizeTelevize" di aver ottenuto una [[guardia del corpo]] della polizia dopo che un uomo russo ha attentato alla sua vita. Il primo ministro [[Andrej Babiš]] ha condannato il fatto in quanto "interferenza straniera", mentre il segretario stampa del [[Cremlino]], [[Dmitrij Peskov]], ha liquidato le accuse di coinvolgimento russo come "l'ennesima bufala".<ref>{{cita web|lingua=en|sito=[[Reuters]]|titolo=Prague district mayor says he is under police protection against Russian threat|data=29 aprile 2020|accesso=22 marzo 2021|url=https://www.reuters.com/article/uk-czech-russia-threat/prague-district-mayor-says-he-is-under-police-protection-against-russian-threat-idUKKCN22A3GA?edition-redirect=uk}}</ref>
 
==Note==