Io e il duce: differenze tra le versioni
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*[[Fabio Testi]]: Lorenzo
*[[Enrico Papa]]: Pedro
*[[Dietlinde Turban]]: [[Felicitas Beetz]]
|doppiatori italiani = *[[Gianni Musy]]: Benito Mussolini
*[[Rossella Izzo]]: Edda Ciano
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Nella prima metà del 1943, quando ormai è chiaro che la [[seconda guerra mondiale]] per l'Italia è persa, Mussolini, nonostante il genero [[Galeazzo Ciano|Ciano]] cerchi di consigliarlo a firmare la resa per evitare l'invasione, nega l'evidenza e fa continuare le ostilità anche quando gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] [[Sbarco in Sicilia|sbarcano in Sicilia]], fiducioso che mai bombarderanno Roma grazie alla presenza del Papa; la situazione degenera e, dopo che anche [[Bombardamento di Roma|Roma viene bombardata]], Mussolini viene destituito dal Re e fatto poi arrestare e condotto in un carcere dal quale poi i tedeschi lo libereranno per portarlo in Germania.<ref>Prima puntata</ref>
In Germania Mussolini e la moglie, insieme a Ciano, Edda e i loro figli vengono tenuti prigionieri in una villa per volere di Hitler. Mussolini fa poi ritorno in Italia dove rifonda il partito fascista e viene messo a capo dello [[stato fantoccio]] della neonata [[Repubblica di Salò]]; anche Ciano fa rientro in Italia dove, su incarico di [[Himmler]], viene avvicinato da una donna, [[Hilde Purwin|Felicitas Beetz]], che ha il compito di recuperare i suoi diari e con la quale intesse un relazione amorosa; Ciano viene poi arrestato per aver votato contro Mussolini durante l'[[ordine del giorno Grandi]] e per questo viene condannato a morte al [[Processo di Verona]].<ref>Seconda puntata</ref>
Edda intanto era fuggita in Svizzera da dove fa pervenire al padre una lettera nella quale gli chiede di salvare il marito altrimenti avrebbe rivelato quanto contenuto nei diari del marito; Ciano viene però fucilato lo stesso. Un prete amico di gioventù di Edda viene mandato in Svizzera su incarico di Mussolini per avere notizie delle figlia che però rifiuta un ricongiungimento col padre fintanto che sarà vivo o a capo del fascismo. Mussolini riceve un'ultima chiamata da Hitler rinchiuso nel bunker mentre in Italia l'avanzata degli Alleati supera il Po. Edda consegna i suoi diari al governo degli Stati Uniti. [[Claretta Petacci]] cerca di ricongiungersi con Mussolini che intanto, dopo aver messo in salvo la moglie con i nipoti, ha intenzione di ritirarsi in Valtellina; dopo essersi ricongiunto con la Petacci, fugge camuffato con la scorta dell'esercito tedesco in fuga ma viene fermato da un gruppo di [[partigiani]] che, nonostante sia travestito da soldato tedesco, lo riconoscono e lo arrestano per poi fucilarlo insieme ad altri gerarchi fascisti.<ref>Terza puntata</ref>
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Fu lei e solo lei che riuscì a sollevare il morale di Ciano con la promessa di riuscire a inviarlo in un paese neutrale in cambio dei suoi diari. Ciano le diceva spesso che a guerra finita avrebbe inviato una cartolina da dove stava rifugiato a "Frau Beetz - Berlin", come per dire che si sarebbe ricordato di lei per sempre. E lei s'innamorò di quell'uomo tanto triste e vicino alla morte, così romantico e gentile nei modi e nel profondo, straordinariamente mite. Rischiò per lui la vita stessa per aiutarlo e mai lo tradì. Si dice che diventò la sua amante ma la cosa è improbabile a dispetto delle numerose voci in merito; Galeazzo la vedeva più come un'amica e forse una figlia visti i numerosi anni di differenza tra lui e lei. Le voleva bene davvero e si fidava di lei ciecamente ma questa volta il suo cuore era tutto per Edda che non voleva più tradire.<ref>Gaetano Afeltra, ''La spia che amò Ciano'', Rizzoli.</ref>
Hitler fu informato dell{{'}}''Operazione Conte'' per far evadere Ciano e il piano crollò. Fu il preludio della fine di Galeazzo Ciano. Ora niente più si frapponeva tra lui e il processo, quella farsa che passerà alla storia come il [[processo di Verona]]. Le autorità volevano sbrigarsi: processo, sentenza ed esecuzione della condanna a morte tutto d'un colpo. Naturalmente non volevano fare pressione eccessiva su Ciano perché temevano che messo alle strette avrebbe parlato di cose troppo scomode come, ad esempio, dell'[[Olocausto]], di cui era bene informato. Edda cercò furiosamente di far graziare Ciano dal padre; arrivò a minacciarlo, di divulgare pubblicamente certe sue notizie, lo disprezzò e lo insultò oltre ogni limite e poi lo abbandonò portandosi via i figli; non lo rivide mai più.<ref>Metello Casati, ''1944: il processo di Verona'', da ''I documenti terribili'', Mondadori, 1973, Milano.</ref>
E arrivò il giorno del processo. Nel tetro e immenso salone dove si svolgeva, la luce faceva fatica a illuminare la scena, un enorme [[fascio littorio|fascio repubblicano]] troneggiava sulla sala; ora la scure si trovava nella sommità delle verghe, quasi a voler accentuare un testardo rinnovamento sugli errori del passato come lo sciagurato connubio con la [[monarchia]]. Galeazzo era seduto su una sedia con il cappello appoggiato sul pomello dello schienale, in una posa che sembrava più adatta a un convivio bucolico che a un processo: era la sua forma di disprezzare quanto gli avveniva intorno. Guardava il soffitto a cassettoni come era solito fare di fronte a quelle cose antiche che tanto accendevano la sua curiosità. Giudicava il tutto una buffonata con la sentenza già scontatissima: il processo lo facevano più per loro che per gli altri imputati.
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