Lucio Anneo Seneca: differenze tra le versioni

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Lo stile di Seneca fu definito, dal malevolo Caligola, «''arena sine calce''» (sabbia senza calce). Il filosofo deve badare alla sostanza, non alle parole ricercate ed elaborate, che sono giustificate solo se, in virtù della loro efficacia espressiva, contribuiscono a fissare nella memoria e nello spirito un precetto o una norma morale. La prosa filosofica di Seneca è elaborata e complessa ma in particolare nei dialoghi l'autore si serve di un linguaggio colloquiale, caratterizzato dalla ricerca dell'effetto e dell'espressione concisamente epigrammatica. Seneca rifiuta la compatta architettura classica del periodo ciceroniano, che, nella sua disposizione ipotattica, organizza anche la gerarchia logica interna, e sviluppa uno stile eminentemente [[paratassi|paratattico]], che, nell'intento di riprodurre la lingua parlata, frantuma l'impianto del pensiero in un susseguirsi di frasi penetranti e sentenziose, il cui collegamento è affidato soprattutto all'[[antitesi]] e alla [[anafora (figura retorica)|ripetizione]].
 
Tale prosa antitetica all'armonioso periodare ciceroniano, rivoluzionaria sul piano del gusto e destinata ad esercitare grande influsso sulla prosa d'arte europea, affonda le sue radici nella [[asianesimo|retorica asiana]] procedendo con un ricercato gioco di parallelismi, opposizioni, ripetizioni, in un succedersi di brevi frasi nervose e staccate, realizzando uno stile penetrante, irregolare e drammatico, ma che non sa evitare una certa teatralità. Egli prende molti spunti dalla corrente filosofica dell'epicureismo (non estremo)moderato e da quella dello stoicismo.
 
== Opere ==