|
===Periodo genovese===
====1922-1929====
DopoGiorgio Caproni e la nascitamoglie dellaRita terzaRoccatagliata figliaebbero due figlie, Ria e Marcella, nele un figlio Giovanni. Nel marzo del 1922 ila famiglia Caproni, dopo una breve sosta a [[La Spezia]], si trasferisconotrasferisce a Genova, dove il padre, rimasto senza lavoro in seguito al fallimento della sua ditta, era stato assunto dall'azienda conserviera Eugenio Cardini, con sede nel [[Palazzo Doria-Tursi|palazzo Doria]]. Ecco alcune delle parole scritte da Caproni per salutare la sua città natale: “Mentre l'ultima bandiera rossa s'ammainava in fiamme in via del [[Stabilimento termale Acque della Salute|Corallo]], o lungo via del [[Stradario di Livorno (P-R)|Riseccoli]] [oggi via Palestro] e viale Emilio Zola pieno di ghiande e di polvere, in carrozza me ne andai per sempre alla ferrovia. E da quel giorno Livorno non la rividi più, vidi per l'ultima volta dal finestrino i prati rigati dai sentieri fra il trifoglio quasi neri degli [[Acquedotto di Colognole|Archi]] e il camposanto dei [[Cimitero comunale dei Lupi|Lupi]], dove erano sotterrati i miei nonni”. A Genova la famiglia Caproni abita in via S.Martino e poi in Via Michele Novaro, piazza Leopardi e via Bernardo Strozzi: "La città più mia, forse, è Genova. Là sono uscito dall'infanzia, là ho studiato, son cresciuto, ho sofferto, ho amato. Ogni pietra di Genova è legata alla mia storia di uomo. Questo e soltanto questo, forse, è il motivo del mio amore per Genova, assolutamente indipendente dai pregi in sé della città. Ed è per questo che da Genova, preferibilmente, i miei versi traggono i loro laterizi". Tra gli hobby più curiosi coltivati in questi anni è da rilevare la passione per l'allevamento di piccoli rettili e anfibi (tritoni, salamandre, lucertole). Finisce le elementari alla [[scuola Pier Maria Canevari]] e frequenta le complementari alla [[Regia Scuola Tecnica Antoniotto Usodimare]], studiando contemporaneamente violino e composizione all'[[Istituto musicale Giuseppe Verdi (Genova)|Istituto musicale Giuseppe Verdi]], in Salita Santa Caterina (ottiene anche una medaglia d'oro per il solfeggio), dove si diploma nel 1925. Proprio studiando composizione Caproni racconta di avere scritto per la prima volta dei versi: "Da ragazzo studiavo armonia musicale, tentavo di comporre dei corali a quattro voci. Normalmente al tenore si affidano dei versi, che io attingevo dai classici più musicabili e piani, come [[Poliziano]], [[Torquato Tasso|Tasso]] o [[Rinuccini]], finché un giorno mi accorsi che il mio maestro - questi versi - non li leggeva nemmeno. Da allora mi feci vincere dalla pigrizia e cominciai a scriverne di miei. È così che ho iniziato; poi il musicista è caduto ed è rimasto il paroliere, ma non è un caso che tutto questo sia accaduto a Genova, città di continua musicalità per il suo vento. Andavo al ponte dell'Alba, dove alla ringhiera ci sono dei dischi che fischiano una musica straordinariamente moderna. I miei amici versi sono nati in simbiosi con il vento". Tra le prime letture vanno annoverate [[Schopenhauer]], [[Jules Verne|Verne]], [[Manuel Machado|Machado]], [[Federico García Lorca|Lorca]] e una passione per i film di [[Francesca Bertini]].
====1930-1932====
===Traduzioni principali===
* [[Marcel Proust]], ''[[Il tempoTempo ritrovato]]'', Torino, Einaudi, 1951.
* [[Charles Baudelaire]], ''[[I fiori del male]]. Comprese le poesie condannate'', Napoli, A. Curcio, 1962.
* [[René Char]], ''Poesia e prosa'', Milano, Feltrinelli, 1962.
* Mattia Caponi, ''Giorgio Caproni tra ragione e conte di Kevenhüller'', Borgomanero, Giuliano Ladolfi Editore, 2017. ISBN 978-88-6644-328-5.
*Alessandro Ferraro (a cura di), ''Las secretas galerías del alma. Giorgio Caproni, l'itinerario poetico e i poeti spagnoli'', Madrid, Ediciones Complutense, 2018.
*Alessandro Ferraro, ''Solo chi è distratto si accorge degli spiccioli per terra. Sul Taccuino dello svagato di Giorgio Caproni'', in Giorgio Caproni, ''Taccuino dello svagato'', a cura di Alessandro Ferraro, Firenze, Passigli, 2018, pp. 5–58.
* Alberto Luciano, ''Epifania e distruzione del Volto: il tema del deicidio nella poesia di Giorgio Caproni'', in «Rivista di Studi Italiani» I (2018), pp. 337-358.
* Alberto Luciano, ''La lirica novecentesca tra ateismo, invocazione e bestemmia'', in «Diacritica», XXII (2018), pp. 20-60.
Alberto Luciano, ''La morte di Dio nella poesia del ‘900: da Quasimodo a Zanzotto'', in «Italian Poetry Rewiew», XIII-XIV (2018-2019), pp. 257-286.
== Altri progetti ==
|