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== Origine del nome ==
L'etimologia del nome Grisì risale, secondo il linguista [[Giovanni Alessio]] (1909-1984), all'aggettivo {{nomelingua|grc}} χρυσή (''chrysé''), femminile di χρυσός (''chrysós'') 'd'oro'<ref>{{Cita libro|nome=Giovanni|cognome=Alessio|titolo=L'elemento greco nella toponomastica della Sicilia|url=https://books.google.com/books?id=mU1AAQAAIAAJ&newbks=0&printsec=frontcover&dq=gris%C3%AC&q=gris%C3%AC&hl=it|accesso=7 giugno 2024|data=1954|editore=Edizioni Sansoni antiquariato|lingua=it}}</ref>, che sarebbe mutato poi nel periodo bizantino in ''grysòs''. Il significato etimologico attribuito oggi è 'terra d'oro', in riferimento alla ricchezza e alla fertilità dei suoi terreni, storicamente vocati all'agricoltura e favoriti da un clima temperato.
 
Il '' Rollum Bullarum'', importante documento in latino d'[[Storia della Sicilia normanna|epoca normanna]] risalente all'anno 1182, che riporta in dettaglio i territori donati dal re [[Guglielmo II di Sicilia]] all'[[Arcidiocesi di Monreale|Arcivescovado di Monreale]], attesta il toponimo arabo ''dail al K'rusìn'', localizzando Grisì all'interno del Feudo Disisa<ref name=":0" />. Un altro toponimo (''Currusyn''), indicato in un documento del 1327 come ''Curresim'', era sicuramente in stretto rapporto con l'attuale toponimo Grisì<ref name=":0" />.
 
== Storia ==
===Età antica===
Scavi effettuati negli anni 80 per un’indagine archeologica dal nome ''Monreale Survey'', hanno provato che il territorio di Grisì, come tutta l'area dell’Alto [[Belice]], fu terra di antichi insediamenti dell’età neolitica e, in maniera più consistente, dei periodi ellenistico, romano e della dominazione araba<ref>{{cita web|titolo= ''Monreale Survey''. Insediamento nell'alto Belice dall'età Paleolitica al 1250 d,C.|url=https://www.academia.edu/6019364/_Monreale_Survey._Insediamento_nell_alto_Belice_dall_et%C3%A0_paleolitica_al_1250_d.C._}}</ref>. In cima al colle sotto cui si trova Grisì, furono riportati alla luce ruderi di fondamenta di un antico [[maniero]] (da qui il nome del colle, ''Castellaccio''), insieme a delle costruzioni di periodo Greco-Romano, utilizzate poi dai [[Saraceni]]. I ritrovamenti di antichi resti di vasellame e di resti di animali domestici hanno inoltre confermato che l’area di indagine della ''Monreale Survey'' fosse nota sin dai tempi remoti per la sua fertilità adatta all’agricoltura e all’allevamento. Con altri scavi praticati per scopi agricoli, furono rinvenute tracce di un antico cimitero, nei cui sarcofagi furono ritrovati oggetti e monete riconducibili all'epoca della [[Storia della Sicilia islamica|dominazione araba]] in Sicilia, durata dal X all’XI secolo d.C. L'area su cui sorge una piccola torre di architettura saracena, presente ancora oggi nel feudo Disisa, potrebbe essere stata utilizzata dagli Arabi come posizione strategica per poter facilmente controllare l'intero territorio circostante<ref>{{cita web|titolo=Il territorio del Feudo Disisa|url=http://www.vinidisisa.it/feudo2.html|accesso=13 maggio 2020|dataarchivio=20 ottobre 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211020060952/http://vinidisisa.it/feudo2.html|urlmorto=sì}}</ref>. L'etimologia araba dei toponimi dei feudi Disisa (da Aziz, la splendida<ref>{{cita web|titolo= La storia del Feudo Disisa|url= http://www.vinidisisa.it/feudo3.html|accesso=13 maggio 2020|dataarchivio=20 ottobre 2021|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20211020064511/http://vinidisisa.it/feudo3.html|urlmorto= sì}}</ref>) e Cambuca (da Lacamucka, divisa/feudo<ref name=":0">{{Cita libro|nome=Francesco|cognome=Flora|titolo=Ritratto di un ventennio|url=https://books.google.it/books?id=vdnlqlyEB48C&pg=PA249&lpg=PA249&dq=lacamuka+arabo&source=bl&ots=g2mOz5_QZU&sig=ACfU3U0jO0aClGkYDZNZofEzzjX6NX3U4Q&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjpiaX957HpAhWJCewKHU7JCT4Q6AEwAHoECAEQAQ#v=onepage&q=lacamuka%20arabo&f=false%7D%7D|accesso=7 giugno 2024|data=2003|editore=gioacchino nania|lingua=it|ISBN=978-88-87630-17-6}}</ref>) evidenzia il passato saraceno del territorio.
 
Il ''Rollum Bullarum'', importante documento in latino d'[[Storia della Sicilia normanna|epoca normanna]] risalente all'anno 1182, che riporta in dettaglio i territori donati dal re [[Guglielmo II di Sicilia]] all'[[Arcidiocesi di Monreale|Arcivescovado di Monreale]], attesta il toponimo arabo ''dail al K'rusìn'', localizzando Grisì all'interno del Feudo Disisa<ref name=":0" />. Un altro toponimo (''Currusyn''), indicato in un documento del 1327 come ''Curresim'', era sicuramente in stretto rapporto con l'attuale toponimo Grisì<ref name=":0" />.
 
===Età moderna===
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== Geografia fisica ==
[[File:Colline sopra Grisì (PA).jpg|thumb|Colline sopra Grisì]]
Grisì è adagiato su area collinare a 480-500 metri di altezza sopra il livello del mare, posta tra gli estremi della Pianacostiera dioccidentale Partinicopartenicense e la valle dell’Alto Belice. Il rilievo più alto è il cosiddetto Monte Campana o ''Castellaccio'' (alto 596 metri s.l.m.), mentre ai piedi del versante della contrada Cambuca si estende la diga Jato (detta anche Lago Poma), invaso artificiale costruito neglidal anni1963 60al 1968, grazie alle lotte pacifiche di [[Danilo Dolci]]<ref>{{cita web| url=https://www.lipualcamo.it/Escursioni/LagoPoma/tabid/473/Default.aspx|titolo=Lipu Alcamo - Lago Poma}}</ref> e diventato prediletto luogo di sosta di molte varietà di [[uccelli migratori]]<ref name="buongiorno-grisi.blogspot.it">{{cita web|titolo= Buongiorno Grisì - Cenni storici|url= https://buongiorno-grisi.blogspot.it/search/label/Cenni%20Storici}}</ref>, oltre che riserva idrica per diversi centri abitati. La sua posizione strategica consente di raggiungere in breve tempo i grandi centri e il [[Golfo di Castellammare]], visibile nella sua interezza uscendo dal paese.
Grisì dista da Monreale 37,5 Km e confina con i territori dei comuni di [[Camporeale]] e [[Partinico]].
 
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== Monumenti e luoghi d'interesse ==
*'''Chiesa del Sacro Cuore di Gesù''': fu costruita a partire dal 1890 al 1897, grazie alle donazioni del popolo e ultimata nel 1897. L'esterno ha un ingresso ad arco a tutto sesto, presenta al centro un orologio in marmo e culmina con un [[frontone]], a sinistra del quale si erge il campanile. L'interno, a navata unica in [[architettura neoclassica|stile neoclassico]] e orientata precisamente ad est, conserva sotto l'altare maggiore una lapide in pietra, ritrovata nell'antico baglio con incisione dell'Ordine dei Gesuiti; la [[volta a botte]] è decorata con quattro tele, opere del pittore monteleprino Federico Puntorno, realizzate nella prima metà del Novecento e disposte in lunghezza della navata.
*'''Ruderi del Castellaccio''': resti di fondamenta di un probabile fortilizio di epoca araba, posto sul colle che domina il paese e la valle dello Jato.
*'''Antica masseria e chiesa di Tornamilla''': costruite nel 1644 per volontà del barone Joannem Vincentium Tornamira.