Girolamo Savonarola: differenze tra le versioni

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|nome = Girolamo Savonarola
|immagine = Girolamo Savonarola by Fra Bartolommeo (1497).jpg
|didascalia = ''[[Ritratto di Girolamo Savonarola]]'' di [[Fra Bartolomeo]], [[1498]], olio su tavola, [[Museo nazionale di San Marco]], Firenze
|carica = [[Sovrani di Toscana|Governatore di Firenze]]
|mandatoinizio = [[1494]]
|mandatofine = [[1498]]
|vice di =
|cotitolare =
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=== Convento di San Marco (1482-1487) ===
Giunto nella [[Firenze]] di [[Lorenzo de' Medici]] - allora la capitale culturale della penisola o, come si esprimerà lo stesso Girolamo, il ''cuore d'Italia'' - nel maggio del [[1482]], ebbe il compito nel convento di San Marco di esporre le Scritture e di predicare dai pulpiti delle chiese fiorentine: e le sue lezioni conventuali erano esse stesse delle predicazioni.
[[File:San Gimignano view from torre grossa 3.jpg|thumb|left|San Gimignano, veduta con la chiesa di Sant'Agostino]]
Nella [[quaresima]] del [[1484]] gli venne assegnato il pulpito di [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]], la parrocchia dei [[Medici]]; non ebbe successo, come testimoniano le cronache del tempo, per la sua pronuncia ferrarese che doveva suonare ''barbara'' alle orecchie fiorentine e per il modo della sua esposizione: il Savonarola stesso scrisse poi che «io non aveva né voce, né petto, né modo di predicare, anzi era in fastidio a ogni uomo il mio predicare" e ad ascoltare venivano solo "certi uomini semplici e qualche donnicciola».
[[File:Niccolò di forzore spinelli, medaglia di girolamo savonarola, 1492-94 ca..JPG|thumb|[[Niccolò di Forzore Spinelli]], medaglia di Girolamo Savonarola, 1492-1494 circa]]
Intanto il 29 agosto Giovanni Battista Cybo venne eletto papa col nome di [[Papa Innocenzo VIII|Innocenzo VIII]] dopo la morte di [[papa Sisto IV]], il 12 agosto [[1484]]. Forse fu in questo periodo che il Savonarola ebbe, meditando in solitudine nella [[Chiesa di San Giorgio alla Costa|chiesa di San Giorgio]], quella illuminazione, di cui parlò al termine della vita, durante il processo, apparendogli «molte ragioni per le quali si mostrava che alla Chiesa era propinquo qualche flagello».
 
Venne mandato a [[San Gimignano]] per le prediche quaresimali e subito, nel marzo del [[1485]] predicò nella [[Collegiata di Santa Maria Assunta (San Gimignano)|Collegiata]] che la Chiesa «aveva a esser flagellata, rinnovata e presto»: è la prima volta che vengono attestate le sue predicazioni "profetiche"; il 9 marzo e poi il 23 ottobre di quell'anno ricevette per lettera dalla madre a Ferrara le notizie della morte del padre e dello zio Borso.
 
Ancora dal pulpito della Collegiata, l'anno successivo affermò: «aspettiamo presto un flagello, o Anticristo o peste o fame. Se tu mi domandi, con Amos, se io sono profeta, con lui ti rispondo ''Non sum propheta''» ed elencò le ragioni del prossimo flagello: le efferatezze degli uomini - [[omicidio|omicidi]], [[lussuria]], [[sodomia]], [[idolatria]], [[astrologia|credenze astrologiche]], [[simonia]] - i cattivi pastori della Chiesa, la presenza di profezie - segno di prossime sventure - il disprezzo per i santi, la poca fede. Non vi sono notizie, tuttavia, che tali prediche abbiano suscitato scalpore e scandalo, come non ne suscitarono le prediche quaresimali tenute dal Savonarola nel [[1487]] nella [[Ex monastero di Santa Verdiana|chiesa fiorentina di Santa Verdiana]].
 
Avendo terminato il suo ufficio di lettore a Firenze, quello stesso anno ottenne la prestigiosa nomina di maestro nello ''Studium generale'' di [[basilica di San Domenico (Bologna)|San Domenico]] a Bologna da dove, dopo aver insegnato per un anno, tornò a Ferrara nel [[1488]].
 
=== Lombardia (1488-1490) ===
[[File:Portrait of Girolamo Savonarola 1524.jpg|sinistra|miniatura|[[Il Moretto|Moretto da Brescia]], ''Ritratto di un frate dominicano'', 1524, [[Museo di Castelvecchio]]. Il volto dell'uomo è stato attribuito a Girolamo Savonarola.]]
A Ferrara stette due anni nel [[Chiesa di Santa Maria degli Angeli (Ferrara)|monastero di Santa Maria degli Angeli]], senza per questo rinunciare a frequenti spostamenti per predicare, prevedendo i prossimi castighi divini, in diverse città, come testimoniò nel processo: «predicai a [[Brescia]] ede in molti altri luoghi di [[Lombardia]] qualche volta di queste cose», a [[Modena]], a [[Piacenza]], a [[Mantova]]; a Brescia, il 30 novembre [[1489]], previde che "e' padri vedrebbono ammazzare è loro figlioli e con molte ignominie straziare per le vie" e in effetti la città fu saccheggiata dai Francesi nel [[1512]].
[[File:Girolamo Savonarola's statue in Ferrara.jpg|miniatura|Statua di Girolamo Savonarola a [[Ferrara]].]]
Il convento ferrarese lo mandò a [[Genova]] a predicare per la Quaresima; avviatosi, come sempre a piedi, a [[Pavia]] scrisse il 25 gennaio [[1490]] alla madre, che si lamentava del suo girovagare continuo, che «se io stesse a Ferrara continuamente, crediate che non faria tanto frutto quanto faccio di fuori, sì perché gniuno religioso, o pochissimi, fanno mai frutto di santa vita nella patria propria e però la santa Scrittura sempre grida che si vada fori de la patria, si ''etiam'' perché non è data tanta fede a uno della patria, quanto a uno forestiero, ne le predicazioni e consigli; e però dice el nostro Salvatore che non è profeta accetto ne la patria sua [...]».
 
Già il 29 aprile [[1489]] [[Lorenzo de' Medici]], quasi certamente per suggerimento di [[Giovanni Pico della Mirandola]], scrisse «al Generale dei Frati Predicatori, che mandi qui frate Hieronymo da Ferrara»: e così, nuovamente in cammino, verso il giugno [[1490]] entrava a Firenze per la [[Porta San Gallo|Porta di San Gallo]], salutato da uno sconosciuto che lo aveva accompagnato fin quasi da Bologna, con le parole: «Fa' che tu facci quello per che tu sei mandato da Dio in Firenze».
 
=== Ritorno a Firenze (1490-1498) ===
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Anziché bandirlo, Lorenzo pensò di utilizzare contro il Savonarola l'eloquenza di un famoso agostiniano, fra Mariano della Barba da [[Genazzano]], vecchio predicatore, colto ed elegante, che, infatti il 12 maggio predicò di fronte a un grande concorso di pubblico, fra cui spiccavano Lorenzo, [[Giovanni Pico della Mirandola|Pico]] e il [[Agnolo Poliziano|Poliziano]], sul tema, tratto dagli [[Atti degli Apostoli]], ''Non est vestrum nosse tempora vel momenta'', evidentemente polemico nei confronti delle profezie del Savonarola. Ma non ebbe successo, secondo il racconto dei cronisti, e il Savonarola, predicando tre giorni dopo sul medesimo tema, lo rimprovererà ''mansuetamente'' di esserglisi rivoltato contro.
 
In luglio, Girolamo venne eletto priore del [[Museo di San Marco|convento di San Marco]]. Naturalmente, contrariamente alla consuetudine dei precedenti priori, non rese omaggio a Lorenzo e non si fece ammansire dai suoi doni e dalle cospicue elemosine; in quell'anno pubblicò il suo primo libro a stampa, il ''Libro della vita viduale''. La notte del 5 aprile [[1492]] un fulmine danneggiò la [[lanterna (architettura)|lanterna]] del [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore|Duomo]] e molti fiorentini interpretano l'accaduto come un cattivo augurio; tre giorni dopo Lorenzo de' Medici morì nella sua [[Villa medicea di Careggi|villa di Careggi]], con il conforto della benedizione del Savonarola, come attestò il Poliziano.
 
A maggio Girolamo si recò a [[Venezia]] per partecipare al Capitolo generale della Congregazione lombarda, della quale il convento di San Marco faceva parte dal 1456, da quando la peste del [[1448]] aveva decimato il numero dei frati sì da rendere necessaria la sua unione con la Congregazione lombarda, fiorente di conventi e di frati. Ritornò a Firenze il 22 maggio e in quell'anno uscirono quattro suoi scritti, il ''Trattato dell'amore di Gesù'', il 17 maggio, il ''Trattato dell'Umiltà'', il 30 giugno, il ''Trattato dell'Orazione'' il 20 ottobre e il ''Trattato in defensione dell'Orazione mentale'', in una data imprecisabile.
 
Il 25 luglio di quel 1492 morì [[papa Innocenzo VIII]] e l'11 agosto fu elevato al pontificato, col nome di [[Alessandro VI]], il cardinale Rodrigo [[Borgia]]. Savonarola commentò poi quest'elezione, sostenendo che essa sarebbe tornata a vantaggio della Chiesa, rendendo possibile la sua riforma: «Questa è dessa, questa è la via... questo è il seme da fare questa generazione. Tu non cognosci le vie delle cose di Dio; io ti dico che se 'l venisse Santo Piero adesso in terra e volesse riformare la Chiesa, el non potria, anzi saria morto».
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[[File:Botticelli, crocifissione simbolica, fogg art museum.jpg|thumb|Nella ''[[Crocifissione simbolica]]'' di [[Botticelli]] uno scontro tra angeli e demoni avviene sui cieli di Firenze. Vi si nota l'influenza delle dottrine savonaroliane]]
Il 16 novembre [[1494]] Savonarola era al capezzale dell'amico [[Giovanni Pico della Mirandola]], che ricevette da lui l'abito domenicano e morì il giorno dopo. Nella predica del 23 novembre Savonarola ne fece l'elogio funebre aggiungendo di aver avuto la rivelazione che la sua anima era in [[Purgatorio]].
 
Direttamente dal papa gli venne intanto ordinato con un ''Breve'' di predicare la successiva Quaresima del [[1495]] a [[Lucca]]; non è chiaro se la richiesta fosse sollecitata al Borgia dagli [[Arrabbiati]] o dalle autorità lucchesi; tuttavia, a seguito delle proteste del governo fiorentino, Lucca rinunciò alla richiesta. Si diffusero voci, prive di fondamento, che accusavano il Savonarola di nascondere molti beni nel convento e di arricchirsi con i tesori dei Medici e dei loro seguaci; gli Arrabbiati cercarono anche di rivolgergli contro fra [[Domenico da Ponzone]], un ex-savonaroliano che, giunto da [[Milano]], venne invitato dallo stesso gonfaloniere di giustizia [[Filippo Corbizzi]] a disputare l'8 gennaio [[1495]] davanti alla Signoria con Girolamo, [[Tommaso da Rieti]], priore domenicano di [[Basilica di Santa Maria Novella|Santa Maria Novella]] e avversario del Savonarola, e altri ecclesiastici.
 
Fra Tommaso lo accusò di occuparsi delle cose dello Stato, contro il ''nemo militans Deo implicat se negotis saecolaribus'' di [[Paolo di Tarso|san Paolo]]; ma lui non raccolse la provocazione e gli rispose solo due giorni dopo dal pulpito: "Tu dell'Ordine di Santo Domenico, che di' che non ci dobbiamo impacciare dello Stato, tu non hai bene letto; va', leggi le croniche dell'Ordine di San Domenico, quello che lui fece nella Lombardia ne' casi di Stati. E così di [[Pietro da Verona|san Pietro martire]], quello che fece qui in Firenze, che s'intromise per componere e quietare questo Stato [...] [[Caterina da Siena|Santa Caterina]] fece fare la pace in questo Stato al tempo di [[Papa Gregorio XI|Gregorio papa]]. Lo arcivescovo [[Antonino Pierozzi|Antonino]] quante volte andava su in Palagio per ovviare alle leggi inique, che non si facessino!".
 
Il 31 marzo [[1495]] l'impero, la [[Spagna]], il papa, [[Venezia]] e [[Ludovico il Moro]] concordarono un'alleanza contro Carlo VIII; fu necessario che vi partecipasse anche Firenze, per impedire al re francese ogni via di fuga in [[Francia]]; ma Firenze e il Savonarola erano filofrancesi: occorse screditarlo e abbatterne una volta per tutte l'influenza che esercitava nella città. Carlo VIII, che aveva conquistato senza combattere tutto il Regno di Napoli, vi lasciò a presidio metà delle sue forze armate e col resto delle truppe si affrettò a ritornare in Francia: il primo giugno entrò a [[Roma]] da dove [[Papa Alessandro VI|Alessandro VI]] era fuggito a [[Orvieto]] e poi a [[Perugia]] e il re proseguì la risalita a nord, con grande delusione di Girolamo, che sperava in un rivolgimento nella città del Papato, e gran paura dei fiorentini, che avevano notizie di un accordo tra [[Piero il Fatuo|Piero de' Medici]] e il re per riprendere Firenze.
 
Savonarola incontrò il 17 giugno Carlo VIII a [[Poggibonsi]] nella [[Chiesa di San Lorenzo (Poggibonsi)|Chiesa di San Lorenzo]], per avere assicurazioni che Firenze non subisse danni e che i Medici non venissero restaurati; il re, che pensava solo a ritornare in Francia, non ebbe difficoltà a tranquillizzarlo e fra Girolamo poté tornare a Firenze trionfante. Il 6 luglio Carlo VIII forzò a [[battaglia di Fornovo|Fornovo]] il blocco dell'esercito della Lega ed ebbe via libera per la Francia ma la sua spedizione fu in definitiva un fallimento: con la sua assenza, il [[Regno di Napoli]] tornò facilmente in possesso di [[Ferrandino d'Aragona]] e Savonarola e la sua Repubblica sembravano ora molto indeboliti.
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Savonarola obbedì ma non restò inoperoso: il 24 ottobre pubblicò l'''Operetta sopra i Dieci Comandamenti'' e attese alla stesura del ''De simplicitate christianae vitae''. In dicembre apparve la sua ''Epistola a un amico'' nella quale respinse le accuse di eresia e difese la riforma politica introdotta a Firenze. La Signoria, intanto, premeva sul Papa perché costui accordasse nuovamente il permesso di predicare a fra Girolamo: il suo ascendente sulla popolazione era indispensabile per ribattere gli attacchi che gli Arrabbiati portavano al governo e allo stesso frate, accusati di essere responsabili della perdita di Pisa.
 
Sembra che il permesso fosse giunto da Alessandro VI oralmente ''vivae vocis oraculo'' al cardinale [[Oliviero Carafa|Carafa]] e al delegato fiorentino [[Ricciardo Becchi]]; in ogni caso, il 16 febbraio [[1496]], dopo essere stato accompagnato al Duomo da una folla in corteo di 15.000 persone, Girolamo risalì sul pulpito di [[Santa Maria del Fiore]], per la prima predica del quaresimale di quell'anno.
 
Il 24 febbraio si scagliò contro la Curia romana: «Noi non diciamo se non cose vere, ma sono li vostri peccati che profetano contra di voi [...] noi conduciamo li uomini alla simplicità e le donne ad onesto vivere, voi li conducete a lussuria e a pompa e a superbia, ché avete guasto il mondo e avete corrotto li uomini nella libidine, le donne alla disonestà, li fanciulli avete condotto alle soddomie e alle spurcizie e fattoli diventare come meretrici». Tali prediche furono raccolte in volume e pubblicate con il titolo ''Prediche sopra Amos''.
[[File:Cinozzi - Epistola in favore della verità predicata da Girolamo Savonarola, circa 1497 - 464599.jpg|thumb|[[Girolamo Cinozzi]], ''Epistola in favore della verità predicata da Girolamo Savonarola'', 1497 circa. Cinozzi fu uno dei molti sostenitori delle idee di Savonarola.]]
 
Fra i nemici esterni di Firenze e del Savonarola segnatamente non era del resto solo il papa, ma tutti gli aderenti alla Lega antifrancese, come [[Ludovico il Moro]] al quale il frate scrisse l'11 aprile [[1496]] invitandolo «a fare penitentia de li soi peccati, perché il flagello si appropinqua [...] di questo mio dire non ho aspettato né aspetto altro che infamia et opprobrii e persecuzioni e finalmente la morte [...]»; e lo Sforza rispose scusandosi, chissà quanto sinceramente, «se pur vi avemo offeso e fatto cosa molesta [...] e in far penitenzia e meritare con Dio non se retireremo».
 
In aprile predicò a [[Prato (Italia)|Prato]], nella [[chiesa di San Domenico (Prato)|chiesa di San Domenico]], ascoltato dal consueto grande concorso di folla, tra la quale sono i maggiori filosofi fiorentini del tempo, il platonico [[Marsilio Ficino]] e l'aristotelico [[Oliviero Arduini]]; alla fine di quel mese si stampò a Firenze l'ultima operetta di Girolamo, la ''Expositio psalmi Qui regis Israel'' - postume, nel [[1499]], appariranno le ''Prediche sopra Ruth e Michea'', composte entro il novembre 1496 - mentre la sua proposta di proibire per legge vesti scollate ed elaborate acconciature delle donne venne respinta dalla Repubblica.
 
In agosto Alessandro VI gli offrì, tramite il domenicano Lodovico da Valenza - altri intendono che il messo fosse il figlio stesso del papa, [[Cesare Borgia]], cardinale di [[Valencia]] - la nomina a [[cardinale]] a condizione che avesse ritrattato le precedenti critiche alla Chiesa e se ne fosse astenuto in futuro; fra Girolamo promise di rispondere il giorno dopo, alla predica, che tenne nella Sala del Consiglio, alla presenza della Signoria. Dopo aver ripercorso le vicende degli anni passati, via via accalorandosi, se ne uscì con un grido: «Non voglio cappelli, non voglio mitrie grandi o piccole, voglio quello che hai dato ai tuoi santi: la morte. Un cappello rosso, ma di sangue, voglio!».
 
[[File:Ludovico Sforza by G.A. de Predis (Donatus Grammatica) crop.jpg|thumb|left|upright|[[Ludovico il Moro]], miniatura di [[Giovanni Ambrogio de Predis|Ambrogio de Predis]]]]
Il 23 agosto [[1496]] [[Ludovico il Moro]] denunciò di aver intercettato due lettere del Savonarola dirette in Francia; una, indirizzata a Carlo VIII, lo sollecitava a venire in Italia mentre l'altra, diretta a un tale Niccolò, lo metteva in guardia contro l'[[arcidiocesi di Aix|arcivescovo di Aix]], ambasciatore francese a Firenze, sostenendo la sua infedeltà al Re e l'atteggiamento ostile a Firenze. Sembra che quelle lettere siano dei falsi e che l'iniziativa del Moro tendesse a rompere l'alleanza franco-fiorentina e a screditare fra Girolamo, che negò di averle mai scritte.
 
Il 7 febbraio del [[1497]], Savonarola organizzò un [[falò delle vanità]] a Firenze, nel quale vennero dati alle fiamme molti oggetti d'arte, dipinti dal contenuto paganeggiante, gioielli, suppellettili preziose, vestiti lussuosi, con incalcolabile danno per l'arte e la cultura fiorentina rinascimentale.
 
Il [[4 maggio]] dello stesso anno, gli Arrabbiati cercarono di impedire con la violenza una nuova predica di Savonarola. Ne nacque un tumulto, in cui i Piagnoni difesero il frate. Nella mischia, [[Corbizzi|Corbizzo da Castrocaro]] schiaffeggiò uno degli Otto, [[Bartolomeo Giugni]], che voleva uccidere Girolamo Savonarola. Ci si aspettavano ormai gravi conseguenze<ref>I. Cloulas, ''Savonarola'', San Paolo, Casale Monferrato (AL) 1998, pp. 243-244.</ref>.
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Fu rinchiuso nell'"Alberghetto", la cella nella [[torre di Arnolfo]] e subì interrogatori e torture. Il processo fu palesemente manipolato: Savonarola subì la tortura della [[tratto di corda|corda]], quella del fuoco sotto i piedi e fu quindi posto per un'intera giornata sul [[cavalletto (tortura)|cavalletto]], riportando lussazioni su tutto il corpo. Alla fine venne condannato a essere bruciato in [[piazza della Signoria]] con due suoi confratelli, Domenico Buonvicini, da [[Pescia]], e Silvestro Maruffi, da Firenze.
 
All'alba del 23 maggio [[1498]], alla vigilia dell'[[Ascensione (festività)|Ascensione]], dopo aver passato la notte di conforto con i Battuti Neri della [[Compagnia di Santa Maria della Croce al Tempio]], i tre religiosi, ascoltata la messa nella cappella dei Priori nel palazzo della Signoria, furono condotti sull'arengario del palazzo stesso dove subirono la degradazione da parte del Tribunale del Vescovo<ref name=Barge/>. Nello stesso luogo vi erano anche il Tribunale dei Commissari Apostolici e quello del Gonfaloniere e dei [[Signori Otto|Signori Otto di Guardia e Balìa]], questi ultimi i soli che potevano decidere sulla condanna. Dopo la degradazione e la rimozione dell'abito domenicano i tre frati furono avviati verso il patibolo, innalzato nei pressi dove poi sorgerà la [[Fontana del Nettuno (Firenze)|fontana del Nettuno]] e collegato all'arengario del palazzo da una passerella alta quasi due metri da terra. La forca, alta cinque metri, si ergeva su una catasta di legna e scope cosparse di polvere da sparo per bombarde. Fanciulli accovacciati sotto la passerella, come accadeva di frequente durante le esecuzioni, ferivano le piante dei piedi al passare dei condannati con stecchi di legno appuntiti. Vestito di una semplice tunica di lana bianca Savonarola fu impiccato dopo fra Silvestro e fra Domenico. Fra le urla della folla fu appiccato il fuoco a quella catasta che in breve fiammeggiò violentemente, bruciando i corpi oramai senza vita degli impiccati. Nel bruciare un braccio del Savonarola si staccò, e la mano destra parve alzarsi con due dita dritte, come se volesse "benedire l'ingrato popolo fiorentino"<ref name=Barge/>.
[[File:0 Monumento a Girolamo Savonarola - Ferrara 02.jpg|thumb|Epigrafe sul monumento a Girolamo Savonarola, in [[Piazza Savonarola (Ferrara)|piazza Savonarola]], a [[Ferrara]].]]
 
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Il senso di «angoscia, terribilità, di tormentosa lotta, di titanica malinconia» propri dell'opera del frate incrina l'incanto del primo Rinascimento. «[[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] aveva già sentito tuonare, nei giorni splendidi della sua adolescenza fiorentina, la voce minacciosa e terribile di Gerolamo Savonarola, e non se n'era più scordato. (...) L'ultimo Michelangelo lotta con questi fantasmi, e con la stanchezza: invoca la morte più e più volte, perché lo trasporti ''da l'orribile procella in dolce calma''».<ref>[[Dino Formaggio]], ''Il Barocco in Italia'', Mondadori, Milano 1969, pag. 31</ref>
 
== Memoria postuma ==
Con un decreto di [[papa Paolo IV]], gli scritti di Savonarola furono inseriti nel 1559 nell'[[Indice dei libri proibiti|Indice dei Libri Proibiti]], da cui furono rimossi nel 1740 da [[papa Benedetto XIV]].<ref>i.e. papa Benedetto olim Prosperi cardinalis de Lambertinis, De servorum dei beatificatione et beatorum canonization, Ed. Prati 1840, Tomus III, cap. ultimum, n. 13, pag. 608; "Hoc sensu locutus fuisse videtur Hieronimus Savonarola in compendio revelationum pag.278. cum earum defensionem scripsit: Cum ergo quae a me preadicta sunt, nec Fidei, nec bonis moribus ..."</ref>
 
A Firenze negli anni 1869-70 si costituirono tre comitati per erigere un monumento a Savonarola, i quali diedero vita a due distinte statue del frate domenicano: quella di [[Giovanni Dupré]], conservata nel [[museo di San Marco]], e [[Monumento a Girolamo Savonarola|quella]] di [[Enrico Pazzi]] in [[piazza Savonarola (Firenze)|piazza Savonarola]]<ref>Elena Bacchin, ''«I comitati sono due, anzi due i Savonarola». Identità e tensioni politico-religiose durante il Concilio Vaticano I'', in "Studi storici", 3/2014, pp. 699-726.</ref>.
 
Il Comune di Ferrara istituì nel 1867 un apposito concorso per l'erezione di un monumento da porre nella [[Ferrara|città natale]] del frate, vinto nel 1871 dal centese [[Stefano Galletti]]. Il [[Monumento a Girolamo Savonarola (Ferrara)|monumento a Girolamo Savonarola]] fu inaugurato il 23 maggio 1875<ref>{{cita libro|autore1=Marco Cecchelli|autore2=Maria Censi|autore3=Fausto Gozzi|titolo=Ingegno e sentimento - La scultura di Stefano Galletti|città=Bergamo|editore=Bolis|anno=1995|p=170|isbn=88-7827-071-7}}</ref> e posizionata nella [[Piazza Savonarola (Ferrara)|piazza omonima]].<ref>{{cita libro|titolo=Nomenclatura ed etimologia delle piazze e strade di Ferrara e Ampliamenti|autore=Gerolamo Melchiorri|curatore=[[Carlo Bassi]]|editore=2G Editrice|città=Ferrara|anno=2009|pp=138-139|isbn=978-8889248218}}</ref>
 
Il 30 maggio 1997, nell’imminenza del quinto centenario della morte, la Postulazione Generale dei Domenicani ha chiesto all'[[Arcidiocesi di Firenze]] di poter cominciare a valutare la possibilità di una causa di beatificazione e canonizzazione per Savonarola. La commissione storica e quella teologica, istruite dal cardinal [[Silvano Piovanelli]], arcivescovo di Firenze, hanno presentato le loro conclusioni positive. Tuttavia, il nulla osta per l’avvio della causa non è mai stato concesso dalla Santa Sede.<ref>{{Cita web|url=http://www.santiebeati.it/dettaglio/91638|titolo=Fra' Girolamo Savonarola su santiebeati.it|sito=Santiebeati.it|accesso=4 maggio 2021}}</ref>
 
Il [[museo di San Marco]] a [[Firenze]] conserva numerose memorie del frate.
 
== Opere ==
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* {{Cita libro|titolo=Regola del ben vivere|url = https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=2454675&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL13&pds_handle=|editore = Bartolomeo de' Libri|città=Firenze|anno=1498}}
* {{Cita libro|titolo = Trattato dell'umiltà|url = https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=939821&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL6&pds_handle=|editore =Bartolomeo de' Libri|città = Firenze|anno = prima del settembre 1495}}
* {{Cita libro|titolo=Contra gli astrologi|volume=|editore=Bernardino Stagnino (1.)|città=Venezia|anno=1536|lingua=it|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=4685981}}
* ''Tractato circa il reggimento et governo della città di Firenze 1498'', a cura di Paolo Pastori, ''Aurifodina Philosophica'', CESDES, 1998, {{ISBN|88-87143-17-X}}
 
L'editore romano Angelo Belardetti ha pubblicato dal 1955 al 1999 l'[[Edizione nazionale]] delle opere di Savonarola in venti volumi divisi in più tomi. Tra i curatori delle opere si segnalano l'On. [[Giorgio La Pira]], [[Roberto Ridolfi]], [[Eugenio Garin]], [[Luigi Firpo]], [[Mario Martelli]], [[Claudio Leonardi]]. I frati predicatori, ai quali appartenne, curano l'edizione dei suoi testi, con esegesi e commento teologico<ref>{{Cita web|url=https://www.edizionistudiodomenicano.it/|titolo=Libreria Edizioni Studio Domenicano – Libri, Riviste, eBook|lingua=it|accesso=21 settembre 2023}}</ref>.
 
== Memoria postuma ==
Con un decreto di [[papa Paolo IV]], gli scritti di Savonarola furono inseriti nel 1559 nell'[[Indice dei libri proibiti|Indice dei Libri Proibiti]], da cui furono rimossi nel 1740 da [[papa Benedetto XIV]].<ref>i.e. papa Benedetto olim Prosperi cardinalis de Lambertinis, De servorum dei beatificatione et beatorum canonization, Ed. Prati 1840, Tomus III, cap. ultimum, n. 13, pag. 608; "Hoc sensu locutus fuisse videtur Hieronimus Savonarola in compendio revelationum pag. 278. cum earum defensionem scripsit: Cum ergo quae a me preadicta sunt, nec Fidei, nec bonis moribus [...]"</ref>
 
Un [[Busto di Girolamo Savonarola|busto]] a lui dedicato fu eseguito da [[Giovanni Bastianini]] nel 1863, ritenuto per diverso tempo un originale rinascimentale e infine assegnato al vero autore.<ref>{{cita|Schüller|p. 31.}}</ref>
 
Il Comune di Ferrara istituì nel 1867 un apposito concorso per l'erezione di un monumento da porre nella [[Ferrara|città natale]] del frate, vinto nel 1871 dal centese [[Stefano Galletti]]. Il ''[[Monumento a Girolamo Savonarola (Ferrara)|monumento a Girolamo Savonarola]]'' fu inaugurato il 23 maggio 1875<ref>{{cita libro|autore1=Marco Cecchelli|autore2=Maria Censi|autore3=Fausto Gozzi|titolo=Ingegno e sentimento - La scultura di Stefano Galletti|città=Bergamo|editore=Bolis|anno=1995|p=170|isbn=88-7827-071-7}}</ref> e posizionataposizionato nella [[Piazza Savonarola (Ferrara)|piazza omonima]].<ref>{{cita libro|titolo=Nomenclatura ed etimologia delle piazze e strade di Ferrara e Ampliamenti|autore=Gerolamo Melchiorri|curatore=[[Carlo Bassi]]|editore=2G Editrice|città=Ferrara|anno=2009|pp=138-139|isbn=978-8889248218}}</ref>
 
A Firenze negli anni 1869-70 si costituirono tre comitati per erigere un monumento a Savonarola, i quali diedero vita a due distinte statue del frate domenicano: quella di [[Giovanni Dupré]], conservata nel [[museo di San Marco]], e [[Monumento a Girolamo Savonarola|quella]] di [[Enrico Pazzi]] in [[piazza Savonarola (Firenze)|piazza Savonarola]]<ref>Elena Bacchin, ''«I comitati sono due, anzi due i Savonarola». Identità e tensioni politico-religiose durante il Concilio Vaticano I'', in "Studi storici", 3/2014, pp. 699-726.</ref>.
 
Il 30 maggio 1997, nell’imminenza del quinto centenario della morte, la Postulazione Generale dei Domenicani ha chiesto all'[[Arcidiocesi di Firenze]] di poter cominciare a valutare la possibilità di una causa di beatificazione e canonizzazione per Savonarola. La commissione storica e quella teologica, istruite dal cardinal [[Silvano Piovanelli]], arcivescovo di Firenze, hanno presentato le loro conclusioni positive. Tuttavia, il nulla osta per l’avvio della causa non è mai stato concesso dalla Santa Sede.<ref>{{Cita web|url=http://www.santiebeati.it/dettaglio/91638|titolo=Fra' Girolamo Savonarola su santiebeati.it|sito=Santiebeati.it|accesso=4 maggio 2021}}</ref>
 
Il [[museo di San Marco]] a [[Firenze]] conserva numerose memorie del frate.
 
== Nella cultura di massa ==
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* Appare nella serie ''[[C'era una volta l'uomo]]'' di Albèrt Barille, edita in Italia da De Agostini, nell’episodio n.14 dedicato al Rinascimento dal titolo ''L’uomo del quattrocento''.
* Appare nel videogioco della [[Ubisoft]] ''[[Assassin's Creed II]]'' dove però non vengono presentate le sue vicende storiche.
* È menzionato nella poesia-inno ''[[A Satana]]'' di [[Giosuè Carducci]].
* Viene citato da Hank nella seconda stagione di ''[[Californication (serie televisiva)|Californication]]''.
* Savonarola viene citato nel film ''[[Non ci resta che piangere]]'' in cui [[Roberto Benigni]] e [[Massimo Troisi]] gli indirizzano la lettera scritta per liberare l'amico Vitellozzo. La scena riprende la nota [[Totò, Peppino e la... malafemmina#La trascrizione della lettera alla malafemmina|lettera di Totò e Peppino]].
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* Viene citato anche in una canzone di Lorenzo Cherubini, in arte [[Jovanotti]], ''Buon Sangue Non Mente''.
* È presente nella [[Fiction televisiva|serie televisiva]] di genere storico ''[[I Borgia (serie televisiva canadese)|I Borgia]]'', interpretato da [[Steven Berkoff]].
* Compare nella serie televisiva francese [[I Borgia (serie televisiva francese)|''I Borgia'']], interpretato da [[Iain Glen]].
* Viene citato nel titolo e nella canzone di [[Eugenio Finardi]] ''Come Savonarola''.
* Viene citato nella canzone di [[Caparezza]] ''Sono Il Tuo'' ''Sogno Eretico''.
* Nel film del [[1996]] ''[[A spasso nel tempo]]'' nell'episodio il ''Rinascimento a Firenze'' compare Savonarola.
* È presente soprattutto nel capitolo VI del ''[[Il Principe|Principe]]'' di [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] come esempio negativo per non aver avuto una propria forza militare.
* Viene citato ed è il titolo di una canzone di [[Giorgio Canali & Rossofuoco]].
* Viene citato ne ''[[La caduta (Camus)|La caduta]]'' di [[Albert Camus]].
* Viene citato nel libro del [[2018]] ''Notte senza fine'' di [[Douglas Preston]] e [[Lincoln Child]] con protagonista l’agente A.X.L. Pendergast.
* Girolamo Savonarola, interpretato da [[Paul Freeman]], appare come antagonista nella serie televisiva ''[[Da Vinci's Demons]]'', in cui, nei panni dell'Architetto, è il capo della società segreta nota come ''Il Labirinto''.
* Appare nella terza stagione della [[fiction]] ''[[I Medici (serie televisiva)|I Medici]]'', interpretato da [[Francesco Montanari (attore)|Francesco Montanari]].
* In suo onore, il Santo [[Pier Giorgio Frassati]] ha assunto come religioso, in quanto terziario domenicano, il nome di ''Girolamo''.<ref>{{Cita web|url=https://www.osservatoredomenicano.it/articoli/identita-domenicana/il-fascino-di-vivere/|titolo=Il fascino di vivere|autore=fr Giuseppe Filippini|sito=L’Osservatore Domenicano|data=4 luglio 2019|lingua=it|accesso=21 settembre 2023}}</ref>
* È presente nel romanzo ''Il rumore sordo della battaglia'' di [[Antonio Scurati]], 2002.
* È protagonista del romanzo ''L'Alba del Priore'' di Oriano Bertoloni (Edizioni Medicea Firenze, 2018).
* È il protagonista, insieme con Michelangelo Buonarroti, del dramma di Hans J. Haecker ''Der Michelangelo Tragoedie'', pubblicato a Berlino nel 1942.<ref>{{Cita libro|autore=Bruna Foglia|titolo=Michelangelo nel Teatro|collana=La Ricerca Umanistica|annooriginale=2009|editore=Istituto Italiano per gli Studi Filosofici|città=Napoli|pp=214-242|isbn=9788889946459}}</ref>
 
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* [[Lauro Martines]], ''Savonarola. Moralità e politica a Firenze nel Quattrocento'', Collezione Le Scie, Mondadori, Milano, 2008, isbn 978-88-04-57424-8.
* [[Donald Weinstein]], ''Savonarola. Ascesa e caduta di un profeta del Rinascimento'' (''Savonarola. The Rise and Fall of a Renaissance Prophet'', 2011), a cura di G. Caravale, trad. di G. Arganese, Collana Biblioteca Storica, Il Mulino, Bologna, 2013, isbn 978-88-15-24528-1.
* Eugenio Guccione, ''Fra' Gerolamo Savonarola: la rivalsa di uno scomunicato'', in "Nuova Antologia", n. 2 -, 2014, pp. 198–204.
* {{cita libro|autore=Sepp Schüller|titolo=Forgers, Dealers, Experts: Strange Chapters in the History of Art|editore=G. P. Putnam's Sons|città=New York|anno=1960|lingua=inglese|url=https://archive.org/download/forgersdealersex027480mbp/forgersdealersex027480mbp.pdf|cid=Schüller}}
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== Altri progetti ==
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{{Box successione
|carica = [[Sovrani_di_Toscana|Governatore di Firenze]]
|periodo = [[1494]]-[[1498]]
|precedente = [[Piero_il_Fatuo|Piero de' Medici]]
|successivo = [[Pier Soderini]]