Codice penale (Italia): differenze tra le versioni

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== Storia ==
Il primo codice penale della Penisola fu il [[codice penale del Regno delle Due Sicilie]] del 1819. Il codice sabaudo fu esteso nel 1859 al resto della penisola durante la realizzazione dell'[[unità d'Italia]]. Tuttavia dal [[1861]] al [[1889]] convissero due codici penali distinti dal momento che la Toscana continuò ad usare il proprio codice (che prevedeva l'abolizione della [[pena di morte]] dal [[1859]] dopo che era stata reimmessa nel [[1953|1853]]). L'unificazione normativa avvenne con il [[Codice Zanardelli]], che porta il nome del [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro di grazia e giustizia]] [[Giuseppe Zanardelli]] e venne promulgato il 30 giugno [[1889]], per entrare in vigore il 1º gennaio dell'anno seguente.
 
Durante il [[governo Mussolini]], la promulgazione della [[legge delega]] 4 dicembre 1925 n. 2260, consentì al governo di emendare il codice vigente; la nuova legislazione venne emanata il 19 ottobre [[1930]], realizzata tecnicamente sotto la direzione del Manzini, e con [[Regio Decreto]] 19 ottobre [[1930]], n. 1398, pubblicato sulla [[Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia|Gazzetta Ufficiale]] del 26 ottobre [[1930]], n. 251 (straordinario)<ref>[http://augusto.digitpa.gov.it/#giorno=26&mese=10&anno=1930 Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia N. 251 del 26 ottobre 1930 parte prima] «augusto.digitpa.gov.it», consultato in data 27 aprile 2014</ref> entrato in vigore il 1º luglio 1931. Il regio decreto di promulgazione riporta in [[calce]] le firme del Re d'Italia [[Vittorio Emanuele III]], dell'allora [[Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato|Capo del Governo]] [[Benito Mussolini]], e del [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro di grazia e giustizia]] [[Alfredo Rocco]].