Pietro Raimondi: differenze tra le versioni

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''Ve lo figurate voi questo vecchio dalla fronte spaziosa, dalle fattezze volgari, come ce lo mostra il ritratto che Francesco Florimo ne ha fatto apporre nella Pinacoteca del nostro Collegio di musica, ve lo figurate voi, invece a venti anni, bel giovanotto, con le vesti ridotte quasi a brandelli pel lungo servigio, trascinando le scarpe sdrucite sulla polvere della via Appia, passando le notti in qualche stalla, sbocconcellando lungo la via una pagnotta non sempre fresca? Con la borsa vuota, ricco non d altro che de suoi venti anni e della profonda dottrina armonica acquistata in sei anni alla scuola di Giacomo Tritto, Pietro Raimondi volgeva le spalle a Napoli, nel cui Conservatorio della Pietà de Turchini avea dimorato sei anni e tornava alla natia Roma. E facea la strada a piedi. I briganti leggendari della campagna romana non lo impensierivano. Due soli tesori egli possedeva: un paio d occhi vivacissimi e l'arte. Quelli avrebbero potuto - forse lo poterono davvero - tutt'al più adescare qualche vispa contadinella; questa, pel momento, non adescava nessuno; tanto meno poteva adescare i briganti, dato pure che ve ne fossero. La storia non ha registrato le probabili avventure che gli occhi del Raimondi gli procurarono lungo la via da Napoli a Roma. Si sa solo che il giovanotto vi giunse un po stanco, ma abbastanza soddisfatto di sè stesso; e, ciò che era naturalissimo nelle sue condizioni finanziarie, affamato.''<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Gazzetta musicale di Milano|url=https://www.google.it/books/edition/Gazzetta_musicale_di_Milano/lUxJAQAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi+1824&pg=PA12&printsec=frontcover|accesso=2025-10-13|data=1887|editore=G. Ricordi|p=12}}</ref>
 
Accolto dal fratello del padre defunto, anch'egli in difficoltà economiche, fu indirizzato nuovamente alla zia a Firenze, dove ebbe problemi di salute finendo ricoverato all'Ospedale di Santa Maria Novella. Ripresosi rapidamente grazie alla sua robusta costituzione decise infine di trasferirsi a Genova dalla madre - nonostante ben poco abbia fatto per lui - ed in quest'ultima città iniziò come maestro, insegnante e compositore; fu qui che rappresentò per la prima volta l'opera buffa ''La Bizzarria d'amore'' (1808). Il favore ottenuto da quest'ultima lo indusse a trattenersi a Genova, ove rimase sino al 1810, e gli valse la commissione di altre due opere: ''Ero e Leandro'' (1809) e ''La forza dell'immaginazione'' (1810), inscenate come la precedente al Teatro Sant'Agostino.<ref name="books.google.it">{{Cita libro|nome=Corrado|cognome=Ambìveri|titolo=Operisti minori: dell'ottocento Italiano|url=https://books.google.it/books?id=2YFChoEF7YoC&pg=PA126#v=onepage&q&f=false|accesso=3 ottobre 2024|data=1998|editore=Gremese Editore|lingua=it|ISBN=978-88-7742-263-7}}</ref> In questo periodo ebbe come allievo il giovane e dotato [[Natale Abbadia]].
 
Il successo ottenuto a Genova gli valse la commissione di un'opera proprio a Firenze, dove si rappresentò con successo ''Eloisa Werner'' alla Pergola nell'autunno del 1810. Al San Carlo di Napoli, il massimo teatro italiano dell’epoca, il 15 agosto 1811 presentò la cantata ''L’oracolo di Delfo'', su libretto di Saverio Scrofani, ma con scarsa fortuna. Viaggiò per diversi anni tra Roma e Napoli, per mettere in scena le sue opere. Nel 1814 eseguì, per le esequie di Carolina d'Austria, il ''Requiem'' di [[Mozart]] introducendovi un ''Libera me'' di propria composizione.<ref name=":0">{{Cita libro|lingua=en|nome=William|cognome=Ayrton|titolo=The Harmonicon|url=https://www.google.it/books/edition/The_Harmonicon/AMIJAQAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi+requiem&pg=PA177&printsec=frontcover|accesso=2025-05-22|data=1823|editore=W. Pinnock|p=177}}</ref>
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Tornato a Napoli, Raimondi ebbe una seconda occasione al San Carlo, ma nel marzo 1820 il suo oratorio ''Ciro in Babilonia'', soccombette al confronto col ''Mosè in Egitto'' di [[Gioachino Rossini]], replicato negli stessi giorni. Stando a un viaggiatore inglese, [[John Waldie]], «''Ciro in Babilonia'' [...] ''was dull and different far from the magnificent combinations in the music of Mosè in Egitto [...] The end was so flat that the composer was not called for, and the opera hissed''...» (''The Journal of John Waldie'', 19 marzo 1820). Tuttavia Rossini fece eseguire la sua ''Messa di Gloria'', avvalendosi della collaborazione proprio di Raimondi per la fuga conclusiva (''Cum Sancto spiritu'').<ref>{{Cita libro|titolo=Centro Rossiniano di Studi|url=https://doi.org/10.1093/gmo/9781561592630.article.05288|accesso=2025-05-22|collana=Oxford Music Online|data=2001|editore=Oxford University Press}}</ref><ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Antonio|cognome=Zanolini|titolo=Biografia di Gioachino Rossini: 1 Portrait. 1 Facsimile|url=https://www.google.it/books/edition/Biografia_di_Gioachino_Rossini/18IqAAAAYAAJ?hl=it&gbpv=1|accesso=2025-05-22|data=1875|editore=Nic. Zanichelli|citazione=Pag.255}}</ref>
 
Chiamato alla Scala di Milano nel 1823, ''Le finte Amazzoni'' non diedero esito positivo<ref name=":0" /> e dopo quattro rappresentazioni l'opera - di cui abbiamo giudizi contrastanti - fu ritirata; l'anno successivo tuttavia vi presentò anche ''Amina ovvero L'innocenza perseguitata.'' Ben altra considerazione raccolsero nella stessa città un suo ''Requiem'' e uno ''Stabat Mater''. Anche ''Berenice in Roma'' (1824, Teatro San Carlo) e ''La Donna Colonnello'' (ripreso a Dresda lo stesso anno) ebbero scarsa fortuna.<ref>{{Cita libro|lingua=en|titolo=“The” Harmonicon: A Journal of Music|url=https://www.google.it/books/edition/The_Harmonicon/zrLY1grwpkQC?hl=it&gbpv=1&dq=raimondi+berenice&pg=PA8-IA77&printsec=frontcover|accesso=2025-10-16|data=1825|editore=Pinnock|pp=8, 36}}</ref> Nel 1824 ebbe la nomina di direttore dei RR. teatri di Napoli e l'anno dopo successe al [[Tritto]] nel posto di maestro di composizione al R. Collegio di musica della stessa città. In questo periodo [[Vincenzo Bellini]] prese da lui alcune lezioni<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Filippo|cognome=Cicconetti|titolo=Vita di Vincenzo Bellini scritta dall'avvocato Filippo Cicconetti: Con Ritratto e Facsimile|url=https://www.google.it/books/edition/Vita_di_Vincenzo_Bellini_scritta_dall_av/GWdDAAAAcAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=cicconetti&printsec=frontcover|accesso=2025-07-08|data=1859|editore=F. Alberghetti|p=9}}</ref>, benché i rapporti tra i due in seguito non furono armoniosi: Raimondi sarebbe stato responsabile di alterazioni e tagli alla partitura del ''Il Pirata,'' rappresentato per la prima volta a Napoli il 30 maggio 1828 (suscitando lo sdegno dell’autore; cfr. le lettere di Bellini a Francesco Florimo del 7 e 21 giugno 1828), e già due anni prima avrebbe mosso pesanti critiche circa la condotta armonica di alcuni passi di ''Bianca e Fernando''. Ciò non tolse il fatto che, dopo la prematura scomparsa del catanese, Raimondi componesse un ''Requiem'' in suo onore nell'ottobre 1835<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Storia del Mezzogiorno|url=https://www.google.it/books/edition/Storia_del_Mezzogiorno/zAwMAQAAMAAJ?hl=it&gbpv=0&bsq=pietro%20raimondi%20requiem|accesso=2025-05-22|data=1986|editore=Edizioni del sole|citazione=Pag.758}}</ref>, ed in seguito ne dirigesse le opere a Napoli e Palermo, erigendone anche un appassionato omaggio in un suo ampio ed articolato articolo pubblicato nel 1840 (''Riflessioni sopra la scienza musicale del passato e del presente secolo, del Maestro Pietro Raimondi'').<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=La Ruota|url=https://www.google.it/books/edition/La_Ruota/PuM_AQAAMAAJ?hl=it&gbpv=0|accesso=2025-05-22|data=1840|citazione=Pag.55}}</ref> Tra gli altri compositori che in questo periodo presero lezioni o furono suoi allievi si segnalano [[Lauro Rossi]], [[Giuseppe Curci]], [[Giovanni Bisaccia]], [[Placido Mandanici]], [[Alfonso de Liguoro]], [[Giuseppe Lombardo]] e [[Luigi Felice Rossi]].
 
Nel 1831 al Teatro Nuovo va in scena, con enorme successo, ''Il Ventaglio'', considerata generalmente la sua opera migliore: il libretto, che prevedeva alcune parti in dialetto napoletano, fu fatto tradurre in italiano su richiesta del Re per consentirne l'esecuzione in tutti i teatri italiani ed esteri. ''"Raimondi avea sortito da natura un carattere pieno di brio e di spontaneità, e lo seppe trasfondere meravigliosamente nelle sue opere buffe, genere di composizione in cui riusciva meglio che in ogni altro. Nelle opere'' Il fanatico deluso ''e'' Lo sposo agitato ''egli diede non dubbie prove di questa specialità del suo ingegno; ma suo capolavoro è'' Il ventaglio'', soggetto tratto dalla nota commedia di Goldoni eseguito al teatro Nuovo di Napoli il 19 aprile del 1831 ed in seguito su tutte le scene d'Italia con ottima riuscita. Quest opera leggiadra contiene pezzi di squisita fattura, ed è particolarmente tenuto come componimento di primo ordine un terzetto di sorprendente effetto comico."'' (cit. Oscar Chilesotti ''"I nostri maestri del passato",'' 1882, pp.375-376&nbsp;375–376) Per le riprese del gennaio 1887, sempre al Teatro Nuovo, così osservava il corrispondente della ''Gazzetta musicale di Milano'': ''"Ho assistito - poche sere fa - alla rappresentazione del'' Ventaglio'', già ripetuto tante sere con pieno successo, grazie - oltre che ai pregi indiscutibili della bella e deliziosa musica del Raimondi - alla valentia anche degli esecutori, quali la Fabbri, la Piccone, il Larizza, il Casaccia ecc. - Pare a me che l'illustre Florimo siasi ingannato a partito allorché dichiarava Pietro Raimondi un gran maestro di artificiose astruserie ed affermava che la scuola di Leonardo Leo sia quasi estinta. Il Raimondi, discepolo di Giacomo Tritto e seguace dell{{'}}''apostata ''Leo, se fosse oggi tra' vivi e assistesse alla rappresentazione del suo'' Ventaglio'', avrebbe dal nostro pubblico quelle feste che son dovute solo ai maestri di fama immortale. Il Florimo non avrebbe dovuto fermarsi all'esame delle fughe a molte voci dissimili nel modo con soggetti e controsoggetti, note e contronote e via discorrendo."'' In favore de ''Il Ventaglio'', che assurge a paradigma di drammaturgia comica, si esprime [[Nicola D'Arienzo]], che lo definisce opera geniale e ricorda che [[Richard Wagner]], in visita a Napoli, in sua presenza aveva lodato Raimondi, "maestro tra' più celebrati di contrappunto". (''La musica in Napoli'' in ''Napoli d'oggi'', Napoli 1900, p.&nbsp;218)<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Napoli d'oggi ...|url=https://www.google.it/books/edition/Napoli_d_oggi/0pYuAAAAYAAJ?hl=it&gbpv=0&bsq=napoli%20d'oggi%201900|accesso=2025-05-05|data=1900|editore=Luigi Pierro ed.}}</ref>
 
Su incarico del Re (2 giugno 1833, con stipendio annuo di 3825 franchi) divenne professore di contrappunto al [[Conservatorio del Buon Pastore]] e direttore del [[teatro Carolino]] di Palermo, ma è noto che nel 1836, in seguito alla morte di [[Antonín Reicha]], fece domanda alla cattedra di armonia e contrappunto del Conservatorio di Parigi. Un ritardo postale, come si deduce dalla lettera del 8 agosto inviatagli da un dispiaciuto [[Luigi Cherubini]], impedì la sua eventuale candidatura. Il mese d'Aprile dello stesso anno erano state eseguite nella Chiesa dei Gesuiti di Palermo due sue grandi Messe a due orchestre con otto parti reali, precedute da altrettante Sinfonie da eseguirsi in contemporanea: fu il primo lavoro in cui Raimondi sperimentò questa pratica, suggellata in seguito nel ''Triplo Oratorio''.<ref name="ReferenceB">{{Cita libro|nome=Filippo|cognome=Cicconetti|titolo=Memorie intorno Pietro Raimondi|url=https://books.google.it/books?id=4vEPAAAAYAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=2 dicembre 2024|data=1867|editore=Tipografia Tiberina|lingua=it}}</ref> ''"Il tentò e il condusse a fine l'insigne maestro, e il pubblico, ei più esperti di quest'arte incantevole furono siffattamente sorpresi che parea loro di sognare più presto, che di essere presenti alla esecuzione di una messa, ove l'arte, la novità, e il gusto a vicenda primeggiano. Precede a questa messa una gran sinfonia, la quale viene eseguita da due separate orchestre, l'una dopo l'altra; la prima è di un genere dignitoso, e starei per dire di essere un'' canto''; la seconda un'' agitato''; tutte e due poi riunite formano una gran sinfonia piena di nobile e sacro effetto."''<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Francesco|cognome=Regli|titolo=Il Pirata. Giornale di letteratura, belle artl, mestieri, mode, teatri e varieta|url=https://www.google.it/books/edition/Il_Pirata_Giornale_di_letteratura_belle/i81IAAAAcAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi+il+ventaglio&pg=PA378&printsec=frontcover|accesso=2025-05-05|data=1835|editore=Nervetti}}</ref> (cit. Ottavio lo Bianco: "Alcune prose", 1840, pp.202-203)
 
Raimondì è ritenuto tuttora figura chiave del Conservatorio palermitano<ref>{{Cita web|url=https://sicilie.it/sicilia/Palermo_-_Conservatorio_Vincenzo_Bellini|titolo=Palermo - Conservatorio Vincenzo Bellini|sito=sicilie.it|accesso=2025-02-07}}</ref>, nel terzo e quarto decennio dei secolo XIX e anche oltre, se si considera l'enorme influenza dei suoi insegnamenti per oltre un secolo, approfondendo nel ventennio di permanenza a Palermo la "scienza" dei contrappunto, come egli stesso la definiva, praticandola da teorico innovatore, compositore e didatta. In quegli anni compone più musiche sacre polifoniche che melodrammi di successo, sfidando le convenzioni e le aspettative del mercato musicale dell'epoca, ma soprattutto concepisce geniali e avveniristiche teorie "di scientifica composizione musicale", che prevedono la simultaneità di solisti, cori e orchestre in differenti tonalità, segnature di tempo e tempi metronomici. La solidissima formazione contrappuntistica della scuola di Raimondi lascerà un segno indelebile, formando una generazione di musicisti sui quali spicca indubbiamente il suo allievo prediletto [[Pietro Platania]], divenutone successore dopo diversi anni. Da ricordare anche [[Francesco Chiaromonte]], in seguito protetto da Donizetti a Napoli, e [[Bernardo Geraci]]. In una lettera pubblica del 1844 indirizzata a [[Placido Mandanici]] - suo allievo che gli dedicò un breve ''Quartetto per archi'' pubblicato nel 1836 dall'editore Lucca - sulla ''Gazzetta musicale di Milano''<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Gazzetta musicale di Milano|url=https://www.google.it/books/edition/Gazzetta_musicale_di_Milano/PFJJAQAAMAAJ?hl=it&gbpv=0|accesso=2025-05-22|data=1844|editore=G. Ricordi|citazione=Pag.159}}</ref> Raimondi ben descrive la soddisfazione sull'andamento dei propri allievi e delle loro capacità a Palermo. La sua eredità era ritenuta tale da ispirare a [[Francesco Paolo Frontini]], allievo dello stesso Platania in questo conservatorio, un ''Preludio'' ''funebre'' per orchestra in memoria di Raimondi.<ref>{{Cita libro|lingua=en|nome=Elena|cognome=Gatto|titolo=Francesco Paolo Frontini|url=https://www.google.it/books/edition/Francesco_Paolo_Frontini/OxvZDwAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi+requiem&pg=PT73&printsec=frontcover|accesso=2025-05-22|data=2019-10-31|editore=Europa Edizioni|ISBN=978-88-5508-569-4}}</ref>
 
Nello stesso anno ''Isabella degli Abenanti'' non ebbe buon esito, ma la critica fu fortemente favorevole.<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Francesco|cognome=Regli|titolo=Il Pirata. Giornale Di Letteratura, Belle Arti, Mestieri, Mode, Teatri E Varieta|url=https://www.google.it/books/edition/Il_Pirata_Giornale_Di_Letteratura_Belle/os1IAAAAcAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi+sapio&pg=PA384-IA2&printsec=frontcover|accesso=2025-10-19|data=1836|editore=Redaelli, Giuseppe|p=116}}</ref> Nel 1837 [[Basili]], nel lasciare vacante il suo posto a Milano, invitò proprio Raimondi a sostituirlo, ma anche stavolta la sua candidatura non ebbe buon esito<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Filippo|cognome=Cicconetti|titolo=Memorie intorno Pietro Raimondi|url=https://www.google.it/books/edition/Memorie_intorno_Pietro_Raimondi/4vEPAAAAYAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi&pg=PP1&printsec=frontcover|accesso=2025-07-08|data=1867|editore=Tipografia Tiberina|pp=42–44}}</ref>.
 
Il 27 giugno 1838, [[Gaetano Donizetti]],che aveva studiato assiduamente le composizioni di Raimondi<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Filippo|cognome=Cicconetti|titolo=Vita di Gaetano Donizetti scritta dall'avvocato Filippo Cicconetti|url=https://www.google.it/books/edition/Vita_di_Gaetano_Donizetti_scritta_dall_a/fWWnVEpkAqgC?hl=it&gbpv=1&dq=cicconetti&printsec=frontcover|accesso=2025-07-08|data=1864|editore=tip. Tiberina|p=95}}</ref>, gli scrisse da Napoli una lettera (in francese), definendolo riverentemente "Maestro dei Maestri", lamentandosi per il fatto che quest'ultimo prese le posizioni di un musicista (non noto, ma forse identificabile in [[Giuseppe Chiaromonte]] o [[Giovanni Bisaccia]]) che mostrò in più occasioni ostilità per il compositore bergamasco. Non sono chiare le dinamiche e circostanze, ma in quel periodo il suo ''Poliuto'' era stato vietato dalla censura borbonica, comunemente a una coeva opera seria dello stesso Raimondi, il ''Raffaello Sanzio da Urbino''. Già in precedenza pare che Donizetti fosse solito definire Raimondi "L'Achille della musica"<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Gazzetta musicale di Milano|url=https://www.google.it/books/edition/Gazzetta_musicale_di_Milano/aEpJAQAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=riemann+pietro+raimondi&pg=PA318&printsec=frontcover|accesso=2025-10-28|data=1885|editore=G. Ricordi|p=185}}</ref>, ed ambedue i compositori - presenti alla prova generale - lodassero ''Achille in Sciro'' di [[Pietro Antonio Coppola]].
 
Pur diradando gradualmente la produzione teatrale in favore di quella sacra e contrappuntistica - ove trovò l'incondizionata ammirazione di [[Giovanni Pacini]], il quale ne diede un approfondito parere estetico<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Gazzetta musicale di Milano|url=https://www.google.it/books/edition/Gazzetta_musicale_di_Milano/JlVJAQAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=gazzetta+musicale+di+napoli&pg=RA1-PA181&printsec=frontcover|accesso=2025-07-08|data=1842|editore=G. Ricordi|p=118}}</ref> - a Raimondi non mancarono soddisfazioni anche a Genova (''Il Trionfo delle donne'', 1841<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Francesco|cognome=Regli|titolo=Il Pirata. Giornale Di Letteratura, Belle Arti, Mestieri, Mode, Teatri E Varieta|url=https://www.google.it/books/edition/Il_Pirata_Giornale_Di_Letteratura_Belle/w9BIAAAAcAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=teatro+apollo+pietro+raimondi&pg=PA184&printsec=frontcover|accesso=2025-10-16|data=1841|editore=Redaelli, Giuseppe|p=184}}</ref><ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Cesare Da|cognome=Prato|titolo=Genova, Teatro Carlo Felice relazione storico-esplicativa dalla fondazione e grande apertura (anno 1828) fino alla invernale stagione 1874-1875 Cesare Da Prato|url=https://www.google.it/books/edition/Genova_Teatro_Carlo_Felice_relazione_sto/uRpkrRsQ7GoC?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi+sapio&pg=PA85&printsec=frontcover|accesso=2025-10-19|data=1875|p=85}}</ref>) e Palermo, come testimonia il favore ottenuti nel 1842 da ''Francesca Donato''<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Gazzetta musicale di Milano|url=https://www.google.it/books/edition/Gazzetta_musicale_di_Milano/JlVJAQAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=gazzetta+musicale+di+napoli&pg=RA1-PA181&printsec=frontcover|accesso=2025-07-08|data=1842|editore=G. Ricordi|p=4}}</ref> e l'oratorio ''Il Giudizio Universale''<ref>{{Cita libro|lingua=it|autore-capitolo=Giovanni Pacini|titolo=Gazzetta musicale di Milano|url=https://www.google.it/books/edition/Gazzetta_musicale_di_Milano/JlVJAQAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=gazzetta+musicale+di+napoli&pg=RA1-PA181&printsec=frontcover|accesso=2025-07-08|data=1842|editore=G. Ricordi|p=118}}</ref> (lodato da Pacini), ma il suo desiderio di trovare un luogo artisticamente meno isolato si evidenzia anche in un'ulteriore tentativo di candidatura lo stesso anno alla Cappella di Dresda, a quel tempo in ristrettezze economiche; nella stessa città arrivò una copia de ''Il Ventaglio'', ma a causa della carenza di cantanti buffi in questa città sembra non fosse possibile rappresentarla.<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Filippo|cognome=Cicconetti|titolo=Memorie intorno Pietro Raimondi|url=https://www.google.it/books/edition/Memorie_intorno_Pietro_Raimondi/4vEPAAAAYAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi&pg=PP1&printsec=frontcover|accesso=2025-07-08|data=1867|editore=Tipografia Tiberina|pp=47–48}}</ref>
 
Nel 1847 l'Accademia romana di Santa Cecilia commissionò a Raimondi - insieme a Basily e Mercadante - alcune composizioni sacre: videro così luce i tre salmi ''Dixit, Laudate'' e ''Nisi''.<ref name="ReferenceB"/>
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Nel novembre 1849, [[Pierre-Joseph-Guillaume Zimmermann]], professore di contrappunto al Conservatorio di Parigi (col quale evidentemente Raimondi manteneva contatti sin dai tempi di Cherubini), inviò in omaggio a Raimondi il proprio ''Requiem Eroico'', rammaricandosi di aver trovato molti errori di stampa sulle fughe inviate precedentemente dal compositore romano.<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Filippo|cognome=Cicconetti|titolo=Memorie intorno Pietro Raimondi|url=https://www.google.it/books/edition/Memorie_intorno_Pietro_Raimondi/4vEPAAAAYAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi&pg=PP1&printsec=frontcover|accesso=2025-07-08|data=1867|editore=Tipografia Tiberina|pp=55–56}}</ref>
 
Il 12 dicembre 1852 succedette al [[Basili]] nel posto di maestro di [[cappella di S. Pietro]] in Roma: per tale occasione Raimondi preparò una ''Messa'', un ''Dixit'', un ''Beatus vir'' ed un ''Inno a San Pietro''.<ref name="ReferenceB"/> L'estate dello stesso anno, al [[Teatro Argentina]], era stata eseguita la sua opera più imponente, l'oratorio ''Giuseppe'', composta in nove mesi nel 1847-48, il quale consisteva in realtà di tre lavori separati da eseguirsi prima singolarmente, poi contemporaneamente.<ref name="google.it">{{Cita libro|lingua=it|titolo=Gazzetta musicale di Milano|url=https://www.google.it/books/edition/Gazzetta_musicale_di_Milano/4Ba7ztsSYZAC?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi+giuseppe+verdi&pg=PA196&printsec=frontcover|accesso=2025-10-19|data=1850|editore=Ricordi|p=196}}</ref> Sull'autografo Raimondi specifica chiaramente: "''Volendosi leggere le tre Opere unite conviene mettere i tre libri l'uno in fila all'altro per il lato/lungo combinandosi tutti i numeri delle pagine"''.<ref>{{Cita web|lingua=it-IT|url=https://opac.sbn.it/risultati-ricerca-avanzata/-/opac-adv/index/307/ITICCUMSM0052214?fieldvalue%5B1%5D=pietro+raimondi&fieldaccess%5B1%5D=Keywords:1016&fieldstruct%5B1%5D=ricerca.parole_tutte:4=6&struct:1001=ricerca.parole_almeno_una:@or@|titolo=Risultati ricerca|sito=OPAC SBN|accesso=2025-01-12}}</ref> L'esecuzione separata dei tre oratori fu affidata ad [[Andrea Salesi]] (''Putifar''), [[Settimio Battaglia]] (''Giuseppe'') ed [[Eugenio Terziani]] (''Giacobbe''), mentre in quella simultanea essi furono coadiuvati dallo stesso Raimondi. Occorsero in tutto 430 esecutori, fra orchestrali e coristi. Scrisse il [[Florimo]]: ''"L'esecuzione simultanea di tutti e tre diretta dall'autore ebbe grandissimo successo, ed immensi furono gli applausi tributatigli da un pubblico divenuto entusiasta più per sorpresa che per diletto, dimostrando riverenza ed ammirazione senza limiti per sì gran concepimento. Nell'unione di questi tre drammi biblici, che formano il triplo oratorio, si ammira la maestria della disposizione, l'eleganza delle forme, l'armonico risalto delle gradazioni, e quel misto di dottrina e di gusto, per quanto lo comporta l'indole del componimento, in che si comprende la gran conoscenza dell'arte. Sforzo sì inaudito e lavoro di tanto polso e di tanta pazienza non era stato per l'addietro mai da altri tentato. Pur nondimeno considerato dalla parte estetica, nulla offre di vantaggioso per l'incremento e progresso dell'arte; perocchè il sommo artifizio che forzosamente deve adoperarsi in tal genere di composizione, fa sparire quel bello e quel semplice del canto che ci commuove nelle opere musicali, oltrechè affoga le ispirazioni. Però la presente generazione e le future, vogliamo sperarlo, renderanno omaggio al Raimondi, che ha saputo e potuto concepire e portare a compimento una sì gigantesca intrapresa."''
 
Della prima esecuzione romana del 1852 abbiamo il resoconto analitico di Antonio Tosi<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Filippo|cognome=Cicconetti|titolo=Memorie intorno Pietro Raimondi|url=https://www.google.it/books/edition/Memorie_intorno_Pietro_Raimondi/4vEPAAAAYAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi&pg=PP1&printsec=frontcover|accesso=2025-07-08|data=1867|editore=Tipografia Tiberina|pp=19–30}}</ref>, il quale in un primo e più sintetico articolo apparso sulla ''Gazzetta musicale di Milano'' così descrisse la tecnica esecutiva e il successo del ''Triplo Oratorio'': "''Roma, 8 agosto 1852. Jeri sera, sabato 7, diedesi nel vasto Teatro Argentina la grande opera musicale del maestro cav. Pietro Raimondi. I tre oratorii Putifarre, Giuseppe e Giacobbe vennero l'un dopo l'altro eseguiti, ciascuno da più di centoventi persone. I cantanti erano situati in più schiere al proscenio; i suonatori nell'orchestra. Finito il primo oratorio, suonatori e cantanti lasciavano i loro scanni per dar luogo ad altri centoventi individui che doveano eseguire il secondo. Altrettanto accadeva pel terzo, nel quale al citato numero di esecutori, aggiungevansi pure cinque suonatori d'arpe. Alzatosi il sipario, per la quarta volta, e sollevata la tela posta presso il proscenio, comparvero agli occhi dell'affollatissima udienza due grandiose gradinate collocate a semicircolo sul vastissimo palcoscenico, una dall'altra divisa. Erano in esse saliti tutti i cantanti ed istrumentisti; a sinistra quelli del Putifarre, a destra quelli del Giuseppe, restando gli altri del Giacobbe al loro posto innanzi l'orchestra. Allora i tre oratorii divennero un solo, una le tre sinfonie, una le tre introduzioni, e mentre nel Giacobbe cantavasi dal protagonista (Colini) una patetica romanza, un coro marziale eseguivasi dagli interlocutori del Giuseppe e un recitativo da tre o quattro personaggi del Putifarre. Gli applausi universali, tributati a pressoché tutti i pezzi di ciascun oratorio, divennero fragorosissimi e interminabili in quest'ultimo, il di cui effetto ci sarebbe impossibile descrivere. Giunti al grandioso finale lunga levossi un'eco di evviva; agitati ventilavano a migliaja candidi lini, ed infrenabile era il grido della gioja. Dopo calata la tenda le incessanti richieste la fecero rialzare, e al riapparire dell'egregio maestro (evocato già sulla scena ripetute volte) raddoppiarono in tal modo i contrassegni dell'entusiasmo generale, che il canuto vegliardo, commosso sino alle lagrime, cadde svenuto nelle braccia di Colini. Questa sera avrà luogo la seconda esecuzione, e già le loggie ed i biglietti di platea sono tutti venduti. A.TOSI"''
 
Da segnalare anche la ''Lettera a Silvio Pellico'' di Giuseppe Bondini (10 Agosto 1852), sempre a riguardo del ''Triplo Oratorio''.<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Giuseppe|cognome=Bondini|titolo=Sull'armonia del Maestro Pietro Raimondi Romano|url=https://www.google.it/books/edition/Sull_armonia_del_Maestro_Pietro_Raimondi/hPZpqbRjf14C?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi+il+no&pg=PA6&printsec=frontcover|accesso=2025-10-19|data=1852}}</ref>
Nell'Aprile dell'anno successivo il lavoro fu riproposto sempre a Roma, ma al Teatro Apollo<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Il pirata giornale artistico, letterario, teatrale|url=https://www.google.it/books/edition/Il_pirata_giornale_artistico_letterario/D5y-GQeCuR4C?hl=it&gbpv=1&dq=radamisto+e+zenobia+pietro+raimondi&pg=PA220-IA1&printsec=frontcover|accesso=2025-10-16|data=1852|p=348}}</ref><ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Teatri, arti e letteratura|url=https://www.google.it/books/edition/Teatri_arti_e_letteratura/E8wqAAAAYAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=teatro+apollo+pietro+raimondi&pg=RA1-PA94&printsec=frontcover|accesso=2025-10-16|data=1853|editore=Tip. Government della Volpe al Sassi|p=107}}</ref>; ripreso postumo, nel 1857 a Firenze (Palazzo Vecchio) in presenza di Papa Pio IX, assai meno caldamente ne parlò in due diversi articoli della ''Gazzetta Musicale di Napoli'' un anonimo recensore autodefinitosi "Un vecchio collaboratore del Pirata".<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Gazzetta musicale di Napoli|url=https://www.google.it/books/edition/Gazzetta_musicale_di_Napoli/i9Wtz-anAHkC?hl=it&gbpv=1&dq=gazzetta+musicale+di+napoli&printsec=frontcover|accesso=2025-07-08|data=1857|editore=Succ. di B. Girard e c.|pp=299–300, 308}}</ref> Stando a un'articolo della ''Gazzetta Musicale di Milano'' del 1850<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Gazzetta musicale di Milano|url=https://www.google.it/books/edition/Gazzetta_musicale_di_Milano/4Ba7ztsSYZAC?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi+giuseppe+verdi&pg=PA196&printsec=frontcover|accesso=2025-10-19|data=1850|editore=Ricordi|p=196}}</ref> Raimondi aveva programmato, oltrechè Roma e Firenze, anche un'esecuzione a Parigi, che non avvenne per la sua morte.
 
LNell'esecuzione delAprile dell''Triploanno Oratorio''successivo ebbeil unalavoro certafu risonanzariproposto internazionalesempre (sia leggano anche le righe di [[François-Joseph Fétis]]Roma, chema inal passatoTeatro ebbe parole più critiche verso RaimondiApollo<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=GazzettaIl musicalepirata digiornale Milanoartistico, letterario, teatrale|url=https://www.google.it/books/edition/Gazzetta_musicale_di_MilanoIl_pirata_giornale_artistico_letterario/JlVJAQAAMAAJD5y-GQeCuR4C?hl=it&gbpv=1&dq=gazzettaradamisto+musicalee+dizenobia+napolipietro+raimondi&pg=RA1PA220-PA181IA1&printsec=frontcover|accesso=2025-0710-0816|data=1842|editore=G. Ricordi1852|p=38348}}</ref>), tanto che nell'estate del 1853 [[Franz Liszt]], il quale definì il Raimondi "maestro dei maestri nell'arte del contrappunto", si disse disponibile ad eseguirlo in Germania<ref>{{Cita libro|lingua=fr|nome=Franz|cognome=Lisztit|titolo=FranzTeatri, Liszt'sarti Briefee letteratura|url=https://www.google.it/books/edition/Franz_Liszt_s_BriefeTeatri_arti_e_letteratura/bk5JAQAAMAAJE8wqAAAAYAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=teatro+apollo+pietro+raimondi+franz+liszt&pg=RA1-PA425PA94&printsec=frontcover|accesso=2025-0810-0216|data=19021853|editore=BreitkopfTip. &Government della Volpe al HärtelSassi|ppp=105-107}}</ref>:; maripreso lapostumo, mortenel di1857 Raimondia pochiFirenze mesi(Palazzo dopoVecchio) nein impedìpresenza ildi progetto.Papa IlPio poetaIX, eassai librettistameno [[Giovannicaldamente Rufili]]ne dedicòparlò ain Raimondi,due speranzosodiversi chearticoli lodella musicasse,''Gazzetta ilMusicale librettodi delNapoli'' suoun drammaanonimo semiseriorecensore ''Laautodefinitosi Maschera''"Un vecchio collaboratore del Pirata".<ref>{{Cita libro|nomelingua=Pietro|cognome=Harold B. Lee Library|nome2=Giovanni|cognome2=Rufiliit|titolo=LaGazzetta {{!}}musicale maschera {{!}} dramma lirico semiserio {{!}} in quattrodi partiNapoli|url=https://archivewww.orggoogle.it/detailsbooks/lamascheradramma00raimedition/pageGazzetta_musicale_di_Napoli/n3/mode/2upi9Wtz-anAHkC?hl=it&gbpv=1&dq=gazzetta+musicale+di+napoli&printsec=frontcover|accesso=2025-0107-1308|data=18521857|editore=Roma:Succ. Gaetanodi ChiassiB. Girard e c.|pp=299–300, 308}}</ref> Dal 1853 Raimondi iniziòStando a produrreun'articolo musicadella sacra''Gazzetta per la CappellaMusicale di SanMilano'' Pietro,del ma1850<ref lasciòname="google.it"/> incompiuto il suoRaimondi ultimoaveva progettoprogrammato, ovverooltrechè laRoma "Doppiae opera"Firenze, - una seriaanche un''Adelasia''esecuzione eda una buffa ''I quattro rusteghi''Parigi, da eseguire contemporaneamente - indicando in [[Pietro Platania]] la persona che nenon avrebbeavvenne completatoper la strumentazione, essendo quella vocale già ultimata. Tuttavia sembra che il suo ex-allievo soltanto in parte aderì alla sua richiesta, lasciando dunque l'opera in stato frammentariomorte.
 
L'esecuzione del ''Triplo Oratorio'' ebbe una certa risonanza internazionale (si leggano anche le righe di [[François-Joseph Fétis]], che in passato ebbe parole più critiche verso Raimondi<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Gazzetta musicale di Milano|url=https://www.google.it/books/edition/Gazzetta_musicale_di_Milano/JlVJAQAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=gazzetta+musicale+di+napoli&pg=RA1-PA181&printsec=frontcover|accesso=2025-07-08|data=1842|editore=G. Ricordi|p=38}}</ref>), tanto che nell'estate del 1853 [[Franz Liszt]], il quale definì il Raimondi "maestro dei maestri nell'arte del contrappunto", si disse disponibile ad eseguirlo in Germania<ref>{{Cita libro|lingua=fr|nome=Franz|cognome=Liszt|titolo=Franz Liszt's Briefe|url=https://www.google.it/books/edition/Franz_Liszt_s_Briefe/bk5JAQAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=pietro+raimondi+franz+liszt&pg=RA1-PA425&printsec=frontcover|accesso=2025-08-02|data=1902|editore=Breitkopf & Härtel|pp=105-107}}</ref>: ma la morte di Raimondi pochi mesi dopo ne impedì il progetto. Il poeta e librettista [[Giovanni Rufili]] dedicò a Raimondi, speranzoso che lo musicasse, il libretto del suo dramma semiserio ''La Maschera''.<ref>{{Cita libro|nome=Pietro|cognome=Harold B. Lee Library|nome2=Giovanni|cognome2=Rufili|titolo=La {{!}} maschera {{!}} dramma lirico semiserio {{!}} in quattro parti|url=https://archive.org/details/lamascheradramma00raim/page/n3/mode/2up|accesso=2025-01-13|data=1852|editore=Roma: Gaetano Chiassi}}</ref> Dal 1853 Raimondi iniziò a produrre musica sacra per la Cappella di San Pietro ed ebbe come allievo [[Amadio Di Segni]], in seguito direttore di coro del Tempio israelitico, ma lasciò incompiuto il suo ultimo progetto, ovvero la "Doppia opera" - una seria ''Adelasia'' ed una buffa ''I quattro rusteghi'', da eseguire contemporaneamente - indicando in [[Pietro Platania]] la persona che ne avrebbe completato la strumentazione, essendo quella vocale già ultimata. Tuttavia sembra che il suo ex-allievo soltanto in parte aderì alla sua richiesta, lasciando dunque l'opera in stato frammentario.
 
Alla sua morte lasciò vedova la moglie Domenica Casaccia; del figlio Vincenzo si menziona che fu primo tenore scritturato dal Teatro di Corfù per le stagioni di Autunno e Carnevale intorno al 1841.<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Francesco|cognome=Regli|titolo=Il Pirata. Giornale Di Letteratura, Belle Arti, Mestieri, Mode, Teatri E Varieta|url=https://www.google.it/books/edition/Il_Pirata_Giornale_Di_Letteratura_Belle/w9BIAAAAcAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=teatro+apollo+pietro+raimondi&pg=PA184&printsec=frontcover|accesso=2025-10-16|data=1841|editore=Redaelli, Giuseppe|p=32, 44}}</ref>
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Una segnalazione, un po' polemica, della figura di Raimondi alla critica tedesca, in questo caso strumentalizzato a paladino della musica colta italiana è firmata da Luigi De Brun nel 1852.<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Gazzetta musicale di Milano|url=https://www.google.it/books/edition/Gazzetta_musicale_di_Milano/P74HjekMRmcC?hl=it&gbpv=1&dq=teatro+apollo+pietro+raimondi&pg=PA148&printsec=frontcover|accesso=2025-10-16|data=1852|editore=Ricordi|p=103}}</ref>
 
Interessante il raffronto di [[Ottavio Lo Bianco]] (1839) tra Rossini e Raimondi: ''"E a dare compiutamente l'idea precisa del valore del nostro artista, credo esser cosa essenzialmente necessaria definire in che consista il vero carattere costitutivo della sua musica. Scriveva egli musica buffa mentre il genio del Rossini si preparava a maravigliare il mondo. Quel prepotente ingegno del Pesarese seppe anche nel buffo imprimere un carattere sì nobile, e sì ridondante d'immagini e di felici ispirazioni, da dare nella musica sua quel carattere imponente, che ad una volta alletta e sorprende. Il nostro Raimondi avendo sortito da natura un cuore tutto brio, tutto domestica spontaneità trasfuse nella sua musica buffa tutto il semplice, tutto il brio dell'animo suo, e mentre l'uno con i voli del sublime suo ingegno scuoteva i ceppi in che era cattivata la musica di allora, l'altro giovandosi del comico e della semplicità di quei maestri che lo aveano preceduto, e massime del Fioravanti, seppe dare alla musica sua un carattere di originale, di semplice e di efficacissimo."'' E ancora: ''"Prova del carattere tutto proprio che mostra nelle opere buffe Raimondi, siano tutte le opere che ha prodotto di genere buffo, e più determinatamente'' Il Ventaglio''. Se esse non sono state dal pubblico confuse colla moltitudine delle rossiniane imitazioni si dee al carattere particolare che le distingue. Non ti sorprenderanno come le opere del pesarese, ma ti saranno care e per la semplicità, e per la dimestichezza di cui si adornano, e perchè ti tolgono a quel sentimento di uniformità delle altre opere condotte sulle maniere di Rossini."''
 
Inoltre, a proposito delle opere serie di Raimondi: ''"Ma non per questo il nostro compositore avrà scritto musica seria drammatica priva di effetto. Che anzi all'opposito egli si è veduto colmare di lodi a Milano, a Firenze, a Roma, e in Napoli scrivendo delle opere serie. Ma dovendo essere giusto apprezzatore del merito, si è per me voluto dir tanto della musica sacra e della buffa di lui perchè veramente in questi due generi ha da una parte un carattere suo, e nel sacro poi un'eccellenza che sta sola sinora. Che se nelle opere serie egli adopera tant'arte da recar maraviglia agli artisti i più provetti, egli però talvolta abbandonandosi al proprio genio vi frammette qualche frase, qualche concetto, e un non so che di brillante troppo nella istrumentazione, che son degni anzi del socco che del coturno. Ed in questo consiste essenzialmente la differenza che vi ha tra l'eccellenza della musica buffa alla seria del valoroso compositore."''
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* ''Il morto in apparenza'', libretto di [[Giuseppe Checcherini]] (Napoli, Teatro Nuovo, estate 1825)
* ''Sapienti Pauca'', libretto di Luigi Ricciuti (Napoli, Teatro del Fondo, 31 dicembre 1825, con [[Caroline Unger]])<ref>{{Cita web|url=https://www.digitale-sammlungen.de/en/view/bsb11556944?page=404,405|titolo='La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii : con uno sguardo sulla storia della musica in Italia. 4' - Viewer {{!}} MDZ|sito=www.digitale-sammlungen.de|accesso=2 dicembre 2024}}</ref>
* ''I Greci in Aulide'' (Milano, 1825, non rappresentato; commissionata dal Conte Joseph Glossop)
* ''[[Il finto feudatario]]'', melodramma in 2 atti, libretto di [[Giuseppe Checcherini]] ([[Teatro Nuovo (Napoli)]], 18 maggio 1826);
* ''Don Anchise Campanone'', commedia in 2 atti, libretto di Giovanni Battista Lorenzi (Napoli, Teatro Nuovo, estate 1826)<ref>{{Cita web|url=https://www.digitale-sammlungen.de/en/view/bsb10579281?page=2,3|titolo='D. Anchise Campanone : Commedia per musica ; Tratta dal dramma' - Viewer {{!}} MDZ|sito=www.digitale-sammlungen.de|accesso=2 dicembre 2024}}</ref>
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* ''Peggio il rimedio del male'', commedia per musica in 2 atti, libretto di V.T. (Napoli, Teatro Nuovo, primavera 1833)<ref>{{Cita web|url=https://www.digitale-sammlungen.de/en/view/bsb10579492?page=2,3|titolo='Peggio il rimedio del male : Commedia per musica in 2 atti' - Viewer {{!}} MDZ|sito=www.digitale-sammlungen.de|accesso=2 dicembre 2024}}</ref>
* ''Il biglietto del lotto stornato'', commedia buffa in 2 atti, libretto di Andrea Passaro (Napoli, Teatro Nuovo, estate 1833)
* ''L'Orfana russa'', azione romantica in 2 atti, libretto di Andrea Passaro (Napoli, Teatro del Fondo, estate 1835)
* ''I Parenti ridicoli'', libretto di Giuseppe Checcherini (Napoli, Teatro Nuovo, 1º agosto 1835);
* ''Isabella degli Abenanti,'' melodramma tragico, libretto di Andrea Schmidt (Napoli, Teatro di San Carlo, 26 settembre 1836 con [[Giuseppina Ronzi de Begnis]]);
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* ''Ettore e Andromaca'' (Palermo, 1816 ca.): sulla partitura autografa è riportato ''"Per uso di Antonietta Verdini")''
* ''Argia'', dramma per musica in 2 atti, libretto di [[Giovanni Schmidt]] (Teatro San Carlo di Napoli, 6 luglio 1823 con [[Giovanni Battista Rubini]] e Benedetti).
* ''La Letizia'', per soli, coro e orchestra (non rappresentata; s.d.1837?)
* ''Il fausto arrivo di Giovanna d'Inghilterra a Palermo'', libretto anonimo (Palermo, Teatro Carolino 1838)
* ''Il dono a Partenope'', per soli, coro e orchestra
* ''La Letizia'', per soli, coro e orchestra (non rappresentata; s.d.)
 
Balletti: