Guerra fredda: differenze tra le versioni
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[[File:Bruce Crandall's UH-1D.jpg|min|sinistra|Soldati statunitensi in combattimento nel Vietnam]]
A seguito della sconfitta nella [[guerra d'Indocina]], nel 1954 la [[Francia]] fu costretta ad abbandonare il [[Vietnam]] e il paese venne diviso in due: il [[Vietnam del Nord]] comunista e il [[Vietnam del Sud]] alleato degli Stati Uniti. Contestualmente entrò in attività il [[Fronte di liberazione nazionale del Vietnam|Fronte di Liberazione Nazionale]] (conosciuto in occidente come ''Viet Cong''), un gruppo armato di resistenza contro il regime filo-statunitense
Nonostante le ingenti forze dispiegate da statunitensi e esercito del Sud, agli [[Operazione Rolling Thunder|intensi bombardamenti]] e alle gravi perdite subite, la resistenza vietnamita non venne mai piegata. Diversi furono i fattori che contribuirono all'insuccesso americano: certamente gli aiuti da parte di Cina e Unione Sovietica furono determinanti per l'esercito del Nord, ma anche il sostegno da parte della massa di contadini, il sentimento
[[File:FSU protest Tallahassee rc01458.jpg|min|Protesta di studenti americani contro la guerra]]
Gli insuccessi sul campo, le gravi perdite tra le proprie file e i massacri di cui l'esercito statunitense si macchiò scatenarono in patria, dove giungevano in televisione le immagini della tragedia, fortissime critiche verso l'intervento militare. Un vasto movimento pacifista [[Opposizione alla guerra del Vietnam|si mobilitò contro]] la "sporca" guerra con grandi manifestazioni. L'[[Offensiva del Têt]] del 1968 compiuta dai nord-vietnamiti smentì le previsioni dei vertici militari statunitensi circa la possibilità di un'imminente vittoria nel conflitto. Gli eventi costrinsero il presidente Johnson ad interrompere i bombardamenti e a dichiarare che non si sarebbe più ricandidato alla presidenza. Il suo successore, [[Richard Nixon]], iniziò una "[[vietnamizzazione]]" del conflitto con un progressivo disimpegno statunitense.<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 431}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|p. 95}}.</ref><ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 190-191}}.</ref>
Nel 1973 si raggiunsero degli [[Accordi di pace di Parigi (1973)|accordi di pace a Parigi]] ma il conflitto proseguì per altri due anni quando [[Caduta di Saigon|Saigon cadde]] costringendo gli statunitensi ad una ingloriosa fuga dalla loro ambasciata. Negli stessi giorni, in [[Cambogia]] i [[Khmer rossi]] avevano scalzato il governo filo-occidentale e anche il [[Laos]] era caduto. Tutta l'[[Indocina]] era divenuta comunista.<ref>{{cita|Smith, 2000|p. 98}}.</ref><ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 431-432}}.</ref> Gli oltre dieci anni di guerra costarono agli Stati Uniti oltre {{M|50000}} morti e un vero e proprio ''shock''. La sua economia, la struttura militare e la sua immagine di potenza democratica ne uscirono profondamente compromesse.<ref name="SabbatucciVidotto_B" /><ref>{{cita|Harper, 2020|p. 190}}.</ref>
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[[File:Carter Brezhnev sign SALT II.jpg|sinistra|min|[[Leonid Il'ič Brežnev]] e [[Jimmy Carter]] firmano il trattato [[SALT II]]]]
Le trattative per un nuovo accordo sulle [[armi nucleari]] vennero riprese dal nuovo presidente statunitense [[Jimmy Carter]]. Tuttavia, volendo distaccarsi dalla bozza di Ford che aveva pesantemente criticato in campagna elettorale, Carter suscitò la disapprovazione dei sovietici rallentando l'iter diplomatico. Carter inoltre accusò i sovietici di non rispettare i [[diritti umani]] richiamandoli ad ottemperare
Nel 1977 i servizi segreti occidentali scoprirono che l'[[URSS]] aveva messo a punto una nuova categoria di sistema missilistico [[RSD-10]] (che al tempo divenne noto come [[SS-20]]) e ne aveva in corso il suo dispiegamento, questo sistema alterava fortemente l'equilibrio di forze fra [[NATO]] e [[Patto di Varsavia]], ponendo quest'ultimo in decisa posizione di vantaggio, avendo una gittata in grado di coprire tutta l'[[blocco occidentale|Europa occidentale]], con maggior precisione sull'obiettivo rispetto ai precedenti missili sovietici, trasportando inoltre multiple testate atomiche indipendenti; inoltre la sua elevata mobilità lo rendeva meno vulnerabile in caso di conflitto. I piani sovietici prevedevano il dispiegamento di 300 lanciatori SS-20 in 18 basi, di queste 12 risultavano già operative. Inoltre era in corso il dispiegamento di un nuovo modello del bombardiere [[Tupolev Tu-22M]], in grado di volare ad alta velocità, ma a bassa quota sfuggendo ai radar. Questo salto qualitativo degli armamenti da teatro trovava la NATO completamente impreparata e priva di armamenti in grado di controbilanciare lo squilibrio e di fornire, in caso di attacco una risposta simile, per cui l'unica reazione in caso d'attacco avrebbe dovuto manifestarsi tramite il lancio di [[Missile balistico intercontinentale|missili intercontinentali]]<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Rapporti est-ovest 1977-79 La vicenda degli euromissili|autore=Antonio Ciarrapico|rivista=Rivista di Studi Politici Internazionali|volume=Vol. 69|numero=No. 3 (275)|anno=2002|mese=Luglio-Settembre|editore=|pp=363-380|url=https://www.jstor.org/stable/42741307|cid=Ciarrapico}}</ref>.
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