Marcel Mauss: differenze tra le versioni
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== Biografia == 
Nato in una famiglia di origini ebraiche, studiò [[filosofia]] a [[Bordeaux]], dove insegnava suo zio [[Émile Durkheim]]. Mauss però si trasferì a [[Parigi]] per iscriversi a studi di [[religione]] comparata e di [[sanscrito]].  
Come tanti altri membri e collaboratori della rivista ''[[L'Année sociologique]]'', fondata nel [[1898]] da [[Émile Durkheim]], fu attratto dalle idee [[socialiste]], in particolar modo quelle esposte da [[Jean Jaurès]], un leader storico del socialismo francese. Fu attivamente coinvolto negli eventi del [[caso Dreyfus]] accaduti in [[Francia]] nell'ultimo decennio del [[XIX secolo]], e collaborò con vari quotidiani, quali ''l'Humanité'', e ''le Mouvement Socialiste'', in questo caso assieme, per l'ultima volta, a [[Georges Sorel]]. 
Gli anni della [[prima guerra mondiale]] furono particolarmente difficili per Mauss, poiché molti suoi colleghi ed amici sono deceduti, tra i quali lo stesso Durkheim. Il [[dopoguerra]] fu piuttosto gravoso a livello politico, in quanto una spinta reazionaria ha parzialmente offuscato il lavoro di Durkheim e quindi Mauss, come molti altri seguaci del maestro, si impegnò soprattutto nell'approntare istituti quali l'''Institut Français de Sociologie'' e l<nowiki>'</nowiki>''Institut d'Ethnologie'' (del quale fu segretario generale<ref name=diz>{{Cita|Dragoni, Bergia, Gottardi|p. 976|Diz}}.</ref>). Si profuse fino all'ultimo dei suoi giorni in una campagna contro l'[[antisemitismo]] e contro le [[politica razziale|politiche razziali]]. 
== Opere == 
=== Saggio sulla natura e la funzione del sacrificio === 
Fra le sue opere fondamentali vi è il ''Saggio sulla natura e la funzione del [[sacrificio]]'', scritto a quattro mani con [[Henri Hubert]]. 
Il libro non tratta strettamente dell'origine del sacrificio, ma scavalca questa tematica per andare a indagare la dinamica e le strutture di questo [[rito]]. Mauss parte dal concetto originario di sacrificio, nella sua accezione più [[etimologia|etimologica]]: il sacrificio come ''sacrum facere'', rendere sacro, come atto religioso che comporta la rinuncia di un bene a favore di un essere sovrumano. Ma questo non basta. La questione che interessa i due studiosi è la finalità del sacrificio: se sia semplicemente una forma di ''[[do ut des]]'', come asseriva l'antropologo inglese [[Edward Burnett Tylor]], o piuttosto una specie di ringraziamento, come scriveva [[Wilhelm Schmidt]] a proposito del sacrificio primiziale, o ancora, secondo quanto sosteneva Durkheim, legittimazione dell'esistenza del divino in quanto costruzione e icona del sociale.▼ 
Di fronte a un tale dibattito, molto più complesso ed esteso di quanto non si sia riportato qui sopra, Mauss e Hubert si limitano ad attribuire al sacrificio il carattere di ''mezzo'' per stabilire un contatto fra il [[sacro]] e il [[profano]], questi due termini intesi secondo quanto emerso dagli studi del loro predecessore (Emile Durkheim appunto).▼ 
▲Ma questo non basta. La questione che interessa i due studiosi è la finalità del sacrificio: se sia semplicemente una forma di ''[[do ut des]]'', come asseriva l'antropologo inglese [[Edward Burnett Tylor]], o piuttosto una specie di ringraziamento, come scriveva [[Wilhelm Schmidt]] a proposito del sacrificio primiziale, o ancora, secondo quanto sosteneva Durkheim, legittimazione dell'esistenza del divino in quanto costruzione e icona del sociale.<br /> 
▲Di fronte a un tale dibattito, molto più complesso ed esteso di quanto non si sia riportato qui sopra, Mauss e Hubert si limitano ad attribuire al sacrificio il carattere di ''mezzo'' per stabilire un contatto fra il [[sacro]] e il [[profano]], questi due termini intesi secondo quanto emerso dagli studi del loro predecessore (Emile Durkheim appunto).<br /> 
Dato il carattere di potenza ed intoccabilità del sacro, che rischia di irretire l'uomo, i due sociologi individuano la presenza necessitante di un ''mediatore'', nella maggior parte dei casi un animale sacrificale, che faccia da ponte fra il sacro e il profano. 
Il contatto col sacro comporta anche un rituale d'entrata e d'uscita, ne è esempio il segno della croce all'ingresso in una chiesa. 
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