Apparato paramilitare del PCI: differenze tra le versioni

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Il [[1948]] fu un anno cruciale per la stabilità politica dell'Italia. In quell'anno avvenne il primo determinante scontro tra le forze centriste (in primo luogo la [[Democrazia Cristiana]]) e quelle della sinistra, coalizzate in un'alleanza social-comunista, denominata [[Fronte Democratico Popolare]]. Creato per vincere le [[Elezioni politiche in Italia del 1948|elezioni politiche del 18 aprile]], il Fronte era dato nettamente per favorito, come confermarono alcune elezioni locali tenutesi nei mesi precedenti nel centro Italia e vinte largamente. Tra i due schieramenti non c'era riconoscimento reciproco. Il PCI credeva fermamente che la DC non avrebbe riconosciuto la probabile vittoria. L'apparato paramilitare fu quindi tenuto in stato di allerta per tutta la durata della campagna elettorale, pronto ad intervenire nel caso in cui la vittoria elettorale del Fronte popolare fosse stata negata dalle forze avversarie<ref>{{Cita|Rossi e Zaslavsky|p. 237}}.</ref>. In un comizio in piazza del Duomo a [[Milano]], Togliatti terminò il suo intervento con le seguenti parole: «Se non vinceremo, vinceremo». Apparentemente «voleva attenuare l’ottimismo dei compagni sui risultati elettorali. […] L’applauso delirante con cui queste parole furono accolte diceva però chiaramente che esse erano state capite ben altrimenti: se non vinceremo con le schede, vinceremo in altro modo»<ref>{{Cita libro|autore=Luciano Gruppi|titolo=Togliatti e la via italiana al socialismo|editore=Editori Riuniti|città=Roma|anno=1975|p=123}}</ref>.
 
Nell'imminenza delle elezioni Togliatti chiese un incontro con l'ambasciatore sovietico Kostylev per chiedere «se si deve, nel caso di una o più provocazioni da parte dei democristiani, iniziare l'insurrezione armata delle forze del Fronte democratico popolare per prendere il potere»<ref name=ReZ >{{Cita|Rossi e Zaslavsky}}.</ref>. Nel corso del colloquio, che ebbe luogo il 23 marzo in un luogo segreto fuori Roma, Togliatti riferì che i membri dell'apparato paramilitare erano stati allertati (soprattutto nell'Italia settentrionale), rassicurando il diplomatico sul fatto che prima di lanciare un'eventuale insurrezione armata avrebbe chiesto il consenso di Mosca. La risposta del governo sovietico giunse il 26 marzo: Mosca fece sapere che soltanto in caso di attacco alle sedi del PCI i militanti avrebbero dovuto imbracciare le armi, ma «per quanto riguarda la presa del potere attraverso un'insurrezione armata, consideriamo che il PCI in questo momento non può attuarla in nessun modo»<ref>{{Cita|Rossi e Zaslavsky|p. 240}}.</ref>. Alle elezioni la [[Democrazia Cristiana]] vinse con il 48,5% dei voti, battendo il [[Fronte popolare|Fronte Popolare]], che si fermò al 31%.
 
All'insediamento del nuovo governo non fece seguito l'adozione di alcun provvedimento di repressione nei confronti delle opposizioni politiche. Questo non significa però che l'apparato paramilitare del PCI fosse stato smantellato. Lo dimostra la reazione delle forze di sinistra all'attentato a [[Palmiro Togliatti]]. Il 14 luglio [[1948]] lo studente [[Antonio Pallante]] tentò di uccidere il segretario del PCI. I militanti del partito reagirono immediatamente e tutto il Paese fu teatro di disordini: vennero occupate fabbriche ed edifici pubblici, furono attuati blocchi stradali, scioperi, requisizioni di mezzi militari, assalti alle forze dell'ordine, con morti e feriti. La [[CGIL]] indisse il giorno stesso uno [[sciopero generale]]. Secondo alcune interpretazioni, tale reazione fu il segno dell'attivazione dell'organizzazione paramilitare del partito, la quale ritenne che fosse giunto il momento di agire<ref>{{Cita|Cicchitto|p. 85}}.</ref>. Secondo altre, si trattò di una reazione popolare a quella che venne ritenuta una gravissima provocazione politica<ref>{{cita libro|url=http://books.google.it/books?id=j_ID1RbNjR0C&printsec=frontcover&dq=l'attentato+a+Togliatti&hl=it&ei=_oxwTqOIBcWF-wa6iJ20CQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3&ved=0CDQQ6AEwAg|autore= [[Walter Tobagi]]|titolo=La rivoluzione impossibile. L'attentato a Togliatti: violenza politica e reazione popolare|città=Milano|editore=Il Saggiatore|anno=1978}} Seconda edizione 2009.</ref>.
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=== Archivio del PCI e memorialistica ===
Sono scarse le informazioni sull'apparato paramilitare del partito comunista provenienti dallo stesso partito, nei cui archivi si trovano quasi soltanto tracce indirette. Un'eccezione importante è rappresentata dalle relazioni presentate da [[Pietro Secchia]] durante la visita effettuata a [[Mosca (Russia)|Mosca]] nel dicembre [[1947]] alla dirigenza del [[PCUS|Partito Comunista Sovieticosovietico]]. In essa il dirigente del PCI informò i colleghi sovietici dell'attività propagandistica dei comunisti italiani nell'esercito e nella polizia e ne approfittò per sostenere l'inevitabilità di un'azione “preventiva” nel caso in cui le forze reazionarie avessero impedito ai socialcomunisti di prendere il potere<ref>{{cita libro|curatore1=Francesca Gori|curatore2=Silvio Pons|titolo=Dagli archivi di Mosca: l'Urss, il Cominform e il Pci, 1943-1951|città=Roma|editore=Carocci|anno=1998|p=304}}</ref>.<br/>
Altre informazioni provengono dalla [[memorialistica]]: ad esempio gli scritti di [[Miriam Mafai]] (che ricorda tra l'altro l'esistenza di un apparato separato di cui facevano parte anche ex partigiani, evidente nell'episodio dell'occupazione della prefettura di Milano nel novembre 1947)<ref>{{cita libro|autore=[[Miriam Mafai]]|titolo=L'uomo che sognava la lotta armata|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1984|pp=47 e 54}}</ref> e di [[Massimo Caprara]]<ref>{{cita libro|autore=[[Massimo Caprara]]|titolo=Quando le botteghe erano oscure|città=Milano|editore=Il Saggiatore|anno=2000}}</ref>.<br/>
Un'altra testimonianza proviene da un capo partigiano, Mario Tonghini ("Stefano"), comandante della Brigata [[Gruppi di Azione Patriottica|Gap]]-[[Squadre di azione patriottica|Sap]] "Perretta", che operò nel comasco. Dichiarò<ref>{{Cita libro|autore=Roberto Festorazzi|titolo=Gli archivi del silenzio|editore=Il Silicio|città=Milano|anno=2016|p=22}}</ref>:
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=== La rivelazione de ''L'Europeo'': la «Gladio rossa» ===
Con la caduta del [[muro di Berlino]] e la successiva dissoluzione dell'[[Unione Sovietica]] è stato possibile accedere a documenti in precedenza coperti da segreto che provano l'esistenza di un'organizzazione segreta composta da fiancheggiatori del Partito Comunistacomunista Italianoitaliano con l'appoggio del [[KGB]]. Tale apparato, operante esclusivamente in [[Italia]] ma presente in modo autonomo in altri paesi occidentali senza legami reciproci, sarebbe stato organizzato immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale e ristrutturato circa un decennio dopo con forti riduzioni degli organici<ref>{{cita web|url=https://storiacontemporanea.online/la-cosiddetta-gadio-rossa/|titolo=La struttura armata del PCI nel dopoguerra|accesso=1º marzo 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180301225306/https://storiacontemporanea.online/la-cosiddetta-gadio-rossa/|dataarchivio=1 marzo 2018|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Su questo aspetto nascosto della storia comunista si sono cominciate ad avere notizie più approfondite a partire dal [[1991]] per uno ''[[scoop (giornalismo)|scoop]]'' del settimanale ''[[L'Europeo]]''. L'articolo, uscito nel nº 22 del 31 maggio, apparve con il titolo ''Di Gladio ne esisteva un'altra: quella rossa''. In seguito l'apparato paramilitare del PCI è stato giornalisticamente denominato «Gladio rossa»<ref>[[organizzazione Gladio|Gladio]] fu l'organizzazione segreta italiana inserita nella rete «[[Stay-behind]]», sorta nel secondo dopoguerra in quasi tutti i Paesi occidentali europei (inclusi Paesi neutrali come la [[Svizzera]] e l'[[Austria]]) per impulso della [[CIA]] e coordinata dalla [[NATO]], allo scopo di contrastare un'eventuale invasione sovietica. L'esistenza dell'organizzazione, più volte teorizzata, fu rivelata dal governo nel corso dello stesso 1991.</ref>. Firmata da Romano Cantore e Vittorio Scutti, l'inchiesta rivela quanto segue:<br />
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Poi aggiunse che i capi della Vigilanza «erano i dirigenti dell'ufficio organizzazione, diretto fino al [[1955]] da [[Pietro Secchia]], vicesegretario generale del partito e fautore della lotta armata. Con lui c'erano ex partigiani di grande esperienza militare e clandestina come suo fratello [[Matteo Secchia|Matteo]]». Cocchi elencò alcune personalità locali: l'elenco finiva con [[Pietro Verga]], «uno dei vice di Secchia, e [[Giulio Seniga]], ex partigiano della [[Val d'Ossola]], braccio destro di Secchia». L'anno in cui ci si avvicinò di più ad imbracciare le armi fu il 1948, non solo per le elezioni politiche, ma anche per l'attentato a Togliatti. [I capi del partito] «Volevano avere la capacità di difendersi militarmente senza che gli avversari lo sapessero».
 
«L'Europeo» però faceva notare come, «nonostante l'assoluta segretezza, il controspionaggio USAUsa aveva intuito l'esistenza dell'organizzazione». «Le corrispondenze riservate inviate nel [[1950]] al Dipartimento di Stato da due agenti che operavano in Italia dicevano che l'armata clandestina del PCI era forte di 75 mila uomini, i quali si addestravano sull'[[Appennino tosco-emiliano]]». «Un rapporto del Ministero dell'Interno denuncia che negli anni tra il [[1955]] e il [[1965]] vennero ritrovati casualmente 73 cannoni, 319 mortai, 3.500 mitra, 3.700 pistole, 250 mila bombe a mano, molti chili di esplosivi di ogni tipo e ben 109 radiotrasmittenti». A cosa servissero le radiotrasmittenti, lo spiega ancora Siro Cocchi: servivano per comunicare di nascosto con i compagni rifugiati a Praga, cui venivano chiesti «aiuti e consigli per addestrare e tenere in efficienza la macchina militare della Vigilanza rivoluzionaria». Cocchi stesso trasportò per anni con la sua automobile un membro della Vigilanza da [[Firenze]] fino al [[Passo della Futa]], il punto da cui lanciava i segnali radio diretti in [[Cecoslovacchia]].
 
Nel numero successivo, uscito il 7 giugno 1991, giunsero nuove rivelazioni relative agli ultimi anni dell'organizzazione paramilitare del PCI<ref>{{Cita news|autore=«Cicikov»|titolo=La lunga notte della Gladio rossa|pubblicazione=[[L'Europeo]]|numero=23|data=7 giugno 1991|cid=Cicikov}}</ref>:
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[[Francesco Cossiga]], audito dalla Commissione stragi a proposito dell'apparato paramilitare e della politica parlamentare del PCI, disse:
 
{{Citazione|PRESIDENTE. Per la sua esperienza di Governo, che inizia nel 1966 come sottosegretario alla difesa e poi prosegue con l'assunzione del Dicastero dell'interno, su queste strutture clandestine del PCIPci che informazioni avevate?
 
COSSIGA. "Secondo il briefing che sostenni quando divenni sottosegretario alla difesa (non mi chieda chi me lo fece perché onestamente non me lo ricordo che poi fu lo stesso che tenne anche, per incarico del ministro Tremelloni, il briefíng su «[[Stay behind]]») mi fu detto che a quell'epoca il Partito comunista italiano era strutturato ancora su tre livelli:
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=== Nuove ricerche pubblicate dopo il 2010 ===
Rocco Turi ha ricostruito la storia dei rapporti tra [[Partito Comunista Italiano|PCI]] e [[Partito Comunista della Cecoslovacchia|Partito Comunistacomunista Cecoslovaccocecoslovacco]] (PCC) durante la [[Guerra fredda]] ed è giunto alla conclusione che un ruolo di raccordo fondamentale tra le due organizzazioni e il [[PCUS]] fu svolto dalla «Scuola politica del compagno Synka» (''Politicka Skola Soudruha Synka''), un'emanazione del partito comunista ceco. Tale organismo, istituito a Praga nel [[1950]], celava dietro al nome ufficiale una struttura occulta che si occupava di insegnare ai comunisti italiani tecniche di sabotaggio e preparazione di attentati. Il PCI si occupava di inviare in [[Cecoslovacchia]] gli elementi fidati. Tutto il processo si svolgeva sotto il controllo del PCUS.
Questa struttura fu chiusa alla metà degli anni settanta, ma rimase segreta fino al 1990.<br />
Nel 1990, com'è noto, emerse allo scoperto la struttura NATO «[[Stay Behind]]», formata per contrastare la diffusione del comunismo nel mondo occidentale. Poco tempo dopo venne coniata la denominazione "Gladio Rossa". considerandoli un unicum compatto. "Gladio Rossa" era quindi una struttura clandestina nata con l'intento di difendere il paese e i dirigenti comunicati in caso di golpe fascista appoggiato dalla NATO. La definizione Gladio Rossa, in risposta alla Gladio ufficiale, è quindi una denominazione nata ''a posteriori''.<ref name=Turi />