Martin Lutero: differenze tra le versioni
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Nei loro "Dodici articoli", [[manifesto (programma)|manifesto]] del loro movimento di ribellione, essi chiedevano una fiscalità meno oppressiva, l'abolizione del privilegio che permetteva ai nobili di attraversare i campi (seminati o pronti al raccolto) per inseguire la selvaggina, e la restituzione delle terre destinate agli ''usi comuni'' dei loro villaggi (che i principi avevano invece inglobate nei possessi [[espropriazione forzata|espropriati]] alla Chiesa romana).
Nell'aprile del 1525 Lutero pubblicò l{{'}}''Esortazione alla pace a proposito dei dodici articoli dei contadini di Svevia''. In questo scritto, con cui dimostrava di aver scelto ormai definitivamente l'alleanza coi signori feudali, egli prendeva le distanze da quel movimento, esortando i principi tedeschi alla soppressione delle "bande brigantesche e assassine dei contadini", che «disobbedendo all'autorità costituita, si macchiano di tali peccati da meritare di essere uccisi come cani rabbiosi.»<ref>
{{Citazione|Che ragione c'è di mostrare clemenza ai contadini? Se ci sono innocenti in mezzo a loro, Dio saprà bene proteggerli e salvarli. Se Dio non li salva vuol dire che sono criminali. Ritengo che sia meglio uccidere dei contadini che i principi e i magistrati, poiché i contadini prendono la spada senza l'autorità divina. Nessuna misericordia, nessuna pazienza verso i contadini, solo ira e indignazione, di Dio e degli uomini. Il momento è talmente eccezionale che un principe può, spargendo sangue, guadagnarsi il cielo. Perciò cari signori sterminate, scannate, strangolate, e chi ha potere lo usi (...) lasciate che tutti quelli che possano, colpiscano, uccidano e pugnalino, segretamente o apertamente, ricordando che nulla può essere più velenoso, offensivo o diabolico di un ribelle... Perché il battesimo non rende gli uomini liberi nel corpo e nella proprietà, ma nell'anima; e il Vangelo non rende comuni i beni, tranne nel caso di coloro che, di loro spontanea volontà, fanno ciò che fecero gli apostoli e i discepoli in Atti 4,32–37. Non esigevano,come fanno i nostri folli contadini nella loro furia, che i beni degli altri - di [[Ponzio Pilato|Pilato]] ed [[Erode Antipa|Erode]] - fossero comuni, ma solo i loro beni. I nostri contadini, tuttavia, vogliono rendere comuni i beni di altri uomini e mantenerli propri. Ottimi cristiani sono! Penso che non sia rimasto un diavolo all'inferno; sono andati tutti tra i contadini. Il loro delirio è andato oltre ogni misura.<ref>Martin Lutero, ''Esortazione alla pace a proposito dei dodici articoli dei contadini di Svevia'', 1525</ref><ref>Jaroslav J. Pelikan, Hilton C. Oswald, Luther's Works, 55 vols. (St. Louis and Philadelphia: Concordia Pub. House and Fortress Press, 1955–1986), 46: 50–51.</ref>}}
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In realtà Lutero ebbe un atteggiamento tollerante nei confronti degli ebrei almeno fino agli ultimi anni di vita, che però condizionava alla loro conversione al cristianesimo poiché se era vero, secondo Lutero e il cristianesimo medievale tutto, che il giudaismo era un crimine che doveva essere sradicato, la colpa originaria era stata quella di aver dato un cattivo insegnamento della dottrina cristiana. Il testo ''Gesù Cristo è nato ebreo'' (1523) punta infatti a difendere gli ebrei dai pregiudizi e dall'intolleranza.
Tuttavia il fallimento di questa auspicata conversione degli ebrei, dato che la maggioranza non accettò il battesimo, portò Lutero a un aperto antisemitismo, seppur non di tipo razziale.<ref name=prosperi/> Nel 1543, ormai vicino alla fine della sua vita, Lutero pubblicò il ''[[pamphlet]]'', ''Contro gli ebrei'' noto poi come ''Degli ebrei e delle loro menzogne'', dove proponeva di bruciare le [[sinagoga|sinagoghe]], abbattere le case degli ebrei, distruggere i loro scritti, confiscare il loro denaro e uccidere i [[rabbino|rabbini]] che predicavano il giudaismo. Nonostante ciò, ebrei tedeschi convertiti alla religione luterana in diverse epoche, come [[Heinrich Heine]] - che nel ''Rabbi di Bacharach'' denunciò le persecuzioni medievali tedesche - hanno comunque ammirato Martin Lutero (si veda ''Zur Geschichte der Religion und Philosophie in Deutschland'' del 1834, cioè ''Esposizione del pensiero tedesco da Lutero a Schelling''), venerato talvolta "come un santo", un precursore della [[Rivoluzione francese]]. Questa opinione fu condivisa da molti apologeti cattolici quali [[Joseph de Maistre]] (per la rottura del primato papale effettuata dalla riforma), nonostante l'avversione di Lutero per le ribellioni popolari e il fatto che la maggioranza dei luterani tedeschi e svedesi (nonché i protestanti britannici) combatté contro la [[Francia rivoluzionaria]] e contro [[Napoleone]]; si veda anche l'ammirazione verso Lutero del rivoluzionario [[Camille Desmoulins]] e la confusione sull'appoggio - attaccato dal papa - dei protestanti francesi alla Rivoluzione (essi erano però [[calvinisti]] [[ugonotti]], membri della [[Chiesa Riformata di Francia]]). Per Heine fu anche un importante linguista e filosofo tedesco precursore di [[Hegel]] e del patriottismo tedesco ottocentesco.<ref>H.Heine, ''Zur Geschichte der Religion und Philosophie in Deutschland'' ("Sulla storia della religione e della filosofia in Germania")</ref>; secondo lo studioso della Riforma Piero Stefani, Heine vede in Lutero come «"uomo completo", "uomo assoluto", capace di riunire le dimensioni di spirito e materia precedentemente scisse per mano della dottrina cattolica e [lodato] la sua battaglia per la libertà di pensiero»<ref>Cfr. H. Heine, Per la storia della religione, cit., pp. 206-207; H. Heine, Zur Ge-schichte der Religion, p. 150</ref><ref>La rilettura di Lutero in chiave patriottico-nazionalista da parte del Romanticismo tedesco. Lutero e i 500 anni della Riforma, a cura di Andrea Aguti, Luigi Alfieri, Guido Dall’Olio, Luca Renzi, ETS, Pisa, 2018, cap. Lutero e gli ebrei di Piero Stefani, p. 177 e segg.</ref>; così come al contempo molti protestanti moderni specie dopo la [[seconda guerra mondiale]] hanno preso le distanze dagli scritti antisemiti del riformatore, e sono spesso vicini alle istanze delle comunità ebraiche.<ref>
===Lutero e l'Islam===
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===L'equivoco del ''pecca fortiter''===
Per rassicurare il timoroso e preoccupato Melantone, Lutero gli avrebbe suggerito un paradosso che insiste sul valore della fede sulle opere: "pecca con vigore, e credi ancora più fortemente" (''pecca fortiter et crede fortius''), sullo stile del motto agostiniano ''ama e fa' ciò che vuoi''.<ref name=molinari/> Il senso sarebbe: "pecca pur fortemente (perché essendo uomo non puoi non peccare) ma ogni volta credi sempre di più" è il senso che si inquadra bene nella teoria luterana di [[servo arbitrio]] e [[depravazione totale]].<ref>
{{Citazione|Sii un peccatore e pecca fortemente, ma ancor più fortemente confida e gioisci in Cristo, che è vincitore del peccato, della morte e del mondo. Non si può che peccare, finché siamo qui; questa vita non è la dimora della giustizia, ma "noi aspettiamo – dice Pietro – i nuovi cieli e la nuova terra, in cui abita la giustizia"<ref name="2Pietro3,13">''[[Seconda lettera di Pietro]]'', [https://www.vatican.va/archive/bible/nova_vulgata/documents/nova-vulgata_nt_epist-ii-petri_lt.html 3, 13].</ref>. È sufficiente che noi conosciamo per le ricchezze della gloria di Dio l'agnello che toglie il peccato del mondo; da questo non ci strappa il peccato, anche se fornicassimo o uccidessimo mille e mille volte in un solo giorno. Pensi che sia così piccolo il prezzo della redenzione per i nostri peccati offerto in un tale e tanto agnello? Prega fortemente, anche essendo un fortissimo peccatore.|Lutero a Melantone, 1 agosto 1521<ref>{{Cita libro|autore=Martin Luther|capitolo=Luther an Melanchthon. 1 August 1521|url=https://archive.org/details/supplwerkebriefwecr0302luthuoft/page/372/mode/2up|titolo=Werke. Briefwechsel|edizione=kritische Gesamtausgabe|volume=2|città=Weimar|editore=Hermann Böhlaus Nachfolger|anno=1931|numero=Briefe 424|p=372|lingua=la}}</ref>|Esto peccator et pecca fortiter, sed fortius fide et gaude in Christo, qui victor est peccati, mortis et mundi. Peccandum est, quamdiu hic sumus; vita haec non est habitatio iustitiae, sed exspectamus, ait Petrus, coelos novos et terram novam, in quibus iustitia habitat<ref name="2Pietro3,13"/>. Sufficit, quod agnovimus per divitias gloriae Dei agnum, qui tollit peccatum mundi; ab hoc non avellet nos peccatum, etiamsi millies, millies uno die fornicemur aut occidamus. Putas, tam parvum esse pretium redemptionis pro peccatis nostris factum in tanto ac tali agno? Ora fortiter, etiam fortissimus peccator.|lingua=la}}
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* {{cita web|url=http://www.classicistranieri.com/95-thesen-des-theologen-dr-martin-luther.html|titolo=Testo originale delle 95 tesi|lingua=de}}
* {{cita web|url=http://www.luthergrewp.it/ewp/|titolo=Lutheran Web Page Dal 1996, sito Evangelico Luterano Indipendente, a cura di Giorgio Ruffa}}
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{{Luteranesimo}}
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