Messapi: differenze tra le versioni

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{{Storia Puglia}}
I '''Messapi''' furono un'antica popolazione italica stanziatasi nell'attuale [[Penisola Salentina]], all'estremità meridionale della [[Puglia]].
I '''Messapi''' (greco: Μεσσάπιοι, Messápioi; latino: ''Messapii'') erano una tribù [[iapigi]]a che nell'antichità classica occupava il territorio corrispondente all'attuale [[Salento]]. Le altre due tribù Iapigie, i [[Peucezi]] e i [[Dauni]], erano stanziate rispettivamente nel centro e nel nord della Puglia. Le tre tribù erano linguisticamente correlate da un comune idioma, il [[Lingua messapica|messapico]], ma iniziarono a differire considerevolmente tra di loro sul piano culturale a seguito delle diverse influenze e stratificazioni etniche che si sovrapposero nella regione a partire dal [[VII secolo a.C.]].
==Origini==
[[Immagine:CERAMICA MESSAPICA.JPG|thumb|right|340px|Ceramica Messapica, Centro documentazione messapica [[Oria]]]]
L'origine dei Messapi è incerta, probabilmente si deve a flussi migratori incerti e mai chiaramente dimostrati di origine illirica o egeo-anatolici. I primi insediamenti certi li troviamo alle soglie del [[VIII secolo a.C.]] con gli insediamenti di [[Oria]] o [[Cavallino]] per esempio. Il nome messapi in realtà è il nome dato alla popolazione che occupava l'attuale [[Salento (territorio)|Salento]] prima dai [[Greci]] e poi dai [[Romani]], per la caratteristica del territorio; la [[Messapia]] infatti è la "''terra tra i due mari''", dopo l'[[VIII secolo]], intorno al VII-VI sec. a.C. si passa da costruzioni in capanne a costruzioni più stabili in mattoni.
 
Anticamente il territorio dei Messapi, tradizionalmente conosciuto come Messapia, si estendeva da [[Santa Maria di Leuca|Leuca]] a sud-est fino a [[Ceglie Messapica|Ceglie]] ed [[Egnazia]] a nord-ovest, ricoprendo gran parte della penisola salentina<ref>{{Cita pubblicazione |lingua=en |autore=Thomas H. Lynch Carpenter |autore2=Kathleen M. Robinson |anno=2014 |titolo=The italic people of ancient Apulia |pp=https://books.google.com/books?id=WmSnBAAAQBAJ&pg=PA2}}</ref>. A partire dal terzo secolo a.C., gli scrittori greci e romani iniziarono però a distinguere le popolazioni indigene del Salento in modalità differenti. Secondo [[Strabone]], i nomi ''Iapigi'', ''Dauni'', ''Peucezi'' e ''Messapi'' erano adoperati esclusivamente dai greci e non dai nativi, che invece dividevano il Salento in due parti. Il settore meridionale e ionico della penisola era territorio dei Salentinoi (''Σαλεντῖνοι'' in greco, ''Sallentini'' in latino), che si estendeva da [[Otranto]] a [[Leuca]] e da Leuca a [[Manduria]].
== Le città messapiche ==
I Messapi si stabilirono nell'attuale [[Salento (territorio)|Salento]], non sappiamo ancora esattamente la modalità di tale insediamento se cioè siano originari del luogo, di origine illirica o greca. Le principali città messapiche erano: Alytia ([[Alezio]]), Ozan ([[Ugento]]), Brention/Brentesion ([[Brindisi]]), Hyretum/Veretum ([[Patù]]), Hodrum/Idruntum ([[Otranto]]), Kaìlia ([[Ceglie Messapica]]), [[Manduria]], Mesania ([[Mesagne]]), che per un periodo fu capitale, Neriton ([[Nardò]]), Orra ([[Oria]]), [[Cavallino (LE)|Cavallino]] (non si hanno notizie certe del nome antico), Bastae ([[Vaste]]) e Thuria Sallentina ([[Roca Vecchia]]). Per quanto concerne la "tanto" declamata dodecadopoli non vi sono prove certe in merito.
 
La porzione settentrionale affacciata sull'[[Adriatico]] apparteneva invece ai Kalabroi (in greco ''Καλαβρούς'', in latino ''Calabri''), e andava da Otranto a Egnazia comprendendo l'entroterra<ref>{{Cita pubblicazione |lingua=en |autore=Thomas H. Lynch Carpenter |autore2=Kathleen M. Robinson |anno=2014 |titolo=The italic people of ancient Apulia |pp=https://books.google.com/books?id=WmSnBAAAQBAJ&pg=PA38}}</ref>. Calabri e Salentini potrebbero esser stati due gruppi che si affiancavano ai Messapi<ref>[https://www.treccani.it/enciclopedia/messapi Messapi]</ref> o due sottogruppi dei Messapi stessi.<ref>[https://www.treccani.it/enciclopedia/calabri Calabri e Salentini]</ref> Con la riforma augustea delle regioni, le denominazioni ''[[Daunia]]'' e ''[[Peucezia]]'' indicanti rispettivamente il nord e il centro della Puglia spariscono in favore della più generica nomenclatura ''[[Apulia]]'', mentre la ''Calabria'' (il Salento) continua ad avere una denominazione propria. L'archeologia continua a seguire l'originale tripartizione greca del territorio sulla base delle evidenze archeologiche<ref>{{Cita pubblicazione |lingua=en |autore=Thomas H. Lynch Carpenter |autore2=Kathleen M. Robinson |anno=2014 |titolo=The italic people of ancient Apulia |p=https://books.google.com/books?id=WmSnBAAAQBAJ&pg=PA40}}</ref>.
Ultimamente sono stati ritrovati importanti insediamenti messapici anche a [[Francavilla Fontana]], [[San Vito dei Normanni]], [[Noha]] e [[Castro (LE)|Castro]]. Le città messapiche erano tra di loro indipendenti ed intrattenevano rapporti a volte di scambio e amicizia con i popoli della [[Grecia]] (si hanno notizie di un contingente di arcieri messapi in aiuto di [[Atene]] contro [[Siracusa]]), a volte di [[guerra]] come con la potente città di [[Taranto]].
[[Immagine:Magna Grecia 280aC.jpg|thumb|rigth|300 px|La Magna Grecia e parte della Messapia, cn la collocazione di Uria ([[Oria]]) e [[Manduria]].]]
 
== Tratti distintiviTerritorio ==
[[File:Capanna messapica Manduria.jpg|thumb|left|Capanna messapica nel [[Parco archeologico delle Mura messapiche|parco archeologico]] di [[Manduria]]]]
{{vedi anche |Taranto |rudiae |Villa Castelli}}
Le prime attestazioni della civiltà messapica risalgono all'[[VIII secolo a.C.]], ma la denominazione originaria del territorio è incerta, in quanto quello di Messapia (forse "terra tra i due mari"<ref>C. DE SIMONE, Gli studi recenti sulla lingua messapica, in AA.VV., ''Italia Omnium Terrarum Parens'', Milano 1989, pp. 651 sgg., in part. p. 651</ref>) fu il nome dato al territorio dagli storici greci. L'esistenza del popolo dei Messapi è infatti attestata esclusivamente da fonti magno-greche, che ne citano ripetutamente il loro minaccioso insediamento nei dintorni della colonia di [[Taras (Taranto)|Taras]] (l'odierna Taranto) intorno al V secolo a.C.
I Messapi sono ricordati anche per l'impiego della [[cavalleria]] : nel [[473 a.C.]] sterminarono un esercito di [[Taranto|Tarentini]] e [[Reggio Calabria|Reggini]]. La disfatta di [[Taranto]] e [[Reggio Calabria|Reggio]] fu terribile, ci riferisce infatti [[Erodoto]]:
{{quote|fu questa la più grande strage di Greci e Reggini che noi conosciamo, che dei Reggini morirono 3000 soldati e dei Tarantini non si poté nemmeno contare il numero". L'avvenimento ebbe una forte eco in tutto il mondo greco tanto che Aristotele precisa che l'avvenimento: "accadde un po' dopo che i persiani invasero la Grecia}}
e aggiunge che fu anche a causa di tale sconfitta che [[Taranto]] mutò il suo regime da [[aristocrazia|aristocratico]] a [[democrazia|democratico]].
 
In quanto alle denominazioni territoriali di epoca posteriore, al principio dell'[[epoca imperiale]] (verso la fine del I secolo a.C.) [[Strabone]] affermava che al suo tempo la maggior parte dei geografi e degli scrittori utilizzava intercambiabilmente i nomi Messapia, Iapygia, Sallentina o Calabria per designare il Salento<ref>{{Cita pubblicazione|autore=E. W. V. C. |data=1924-06 |titolo=Strabo on the Troad: Book XIII., Chapter I|rivista=The Geographical Journal |volume=63 |numero=6|p=535|accesso=2020-04-03 |doi=10.2307/1781148 |url=http://dx.doi.org/10.2307/1781148 |autore2=Walter Leaf}}</ref>, mentre per [[Apulia]] si continuava a intendere l'insieme dei territori corrispondenti all'attuale Puglia centro-settentrionale. Il nome Calabria per l'intera penisola salentina venne però reso ufficiale dall'imperatore romano [[Augusto]], il quale divise l'Italia in regioni statistiche istituendo così la ''[[regio II Apulia et Calabria]]'' che comprendeva, oltre all'Apulia propriamente detta e alla penisola salentina, anche la colonia [[Benevento|beneventana]] e il [[Sannio irpino]]; da allora, il toponimo Messapia cadde definitivamente nell'oblio. Infine nel secolo VIII, dopo che i [[Longobardi]] [[Ducato di Benevento|beneventani]] si spinsero fino al Tavoliere di Lecce, i [[Bizantini]] trasferirono la sede del [[thema|tema]] dal Salento all'attuale [[Calabria]], esportandovi anche la denominazione.
Le informazioni riguardanti i Messapi sono di difficile interpretazione sappiamo che usavano un [[alfabeto]] di tipo greco ma non conosciamo la lingua dei Messapi, nonostante non siano assenti le iscrizioni messapiche presenti soprattutto nella Grotta della Poesia. Per quanto riguarda la religione dei Messapi prima della conquista romana [[IV secolo a.C.]]; abbiamo dati scarsi un autore latino ci riferisce che nel mese di [[ottobre]] i Messapi bruciavano un [[cavallo]] vivo nel fuoco, ma non sappiamo né la modalità del sacrificio né il perché; possiamo solo ricondurlo alla pratica del cavallo che tanta importanza aveva per i Messapi e per le popolazioni italiche in genere. Infatti a tal proposito [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] ci dice nell'[[Eneide]]: {{quote|Ma tu o Messapo domatore di cavalli...che nessuno né col ferro né col fuoco può abbattere...}} Un importante area di culto messapica la si trova presso [[Oria]], presso Monte Papalucio, qui infatti è presente una grotta dove gli scavi dell'Università del Salento (allora di Lecce) negli anni 80' e 90' hanno evidenziato un importante luogo di culto dedicato a [[Demetra]] e [[Persefone]]; in tale grotta sono stati rinvenuti sia resti animali in particolare porcellini usati per i sacrifici sia vegetali, son stati rinvenuti infatti numerosi resti di Melograno ( riconducibile al culto della primavera e quindi di Persefone), inoltre sono venuti alla luce centinaia di reperti ceramici di ogni tipo e fattura e numerose monete provenienti da ogni parte della vicina Magna Grecia, a testimonianza dell'importanza del sito. Qualcosa insomma su questo antico popolo, la conosciamo spesso grazie agli studi e agli scavi dell'[[Università del Salento]]; ma molto attende ancora di essere scoperto.
 
== Storia ==
{{Vedi anche|Storia romana|Storia di Taranto|Regio II Apulia et Calabria|Storia del Salento}}
=== Origini e territorio ===
L'origine dei Messapi è incerta; probabilmente si deve a flussi migratori incerti e mai chiaramente dimostrati di origine [[illiri]]ca o [[egeo]]-[[anatolia|anatolica]] giunti in Salento alle soglie dell'[[età del ferro]] intorno al [[IX secolo a.C.]]<ref>Maggiulli, ''Sull'origine dei Messapi'', 1934; D'Andria, ''Messapi e Peuceti'', 1988; ''I Messapi'', Taranto 1991</ref>. L'ipotesi illirica, oggi la più accettata dagli studiosi, è suffragata soprattutto da considerazioni di tipo linguistico<ref>Francisco Villar, ''Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa'', pp. 363-371.</ref>.
 
È possibile anche che i Messapi siano frutto della fusione tra Cretesi e, successivamente, Illiri. Secondo tale ipotesi, i Cretesi sarebbero giunti in Italia nel 3300 a.C. e gli Illiri li avrebbero conquistati secoli dopo.
 
L'origine cretese si fondava invece essenzialmente sulla tradizione e derivava da un celebre passo di Erodoto sulle origini degli [[iapigi]]:
{{Citazione|Si racconta, infatti, che Minosse, giunto in Sicania (che ora si chiama Sicilia) alla ricerca di Dedalo, vi perì di morte violenta. Passato un po' di tempo, per incitamento d'un dio, tutti i Cretesi, in massa, eccetto quelli di Policne e di Preso, venuti con una grande flotta in Sicania, avrebbero assediato per cinque anni la città di Camico, che, ai tempi miei, era abitata da Agrigentini. Alla fine, però, non riuscendo a conquistarla, né a rimanere più a lungo a lottare con la fame, se ne sarebbero andati abbandonando il campo. Quando, durante la navigazione, si trovavano presso la costa Iapigia, una violenta tempesta li avrebbe sorpresi e sbattuti contro terra: sicché, essendosi spezzate le navi, e non vedendosi più alcuna via di ritornare a Creta, fondata in quel luogo la città di Iria, ivi rimasero e divennero Iapigi-Messapi (cambiando nome) anziché Cretesi e continentali piuttosto che isolani. Da Iria, dicono, fondarono le altre colonie, che i Tarentini molto tempo dopo tentarono di distruggere, ma subirono una sconfitta così terribile, che si ebbe allora il più grave massacro di Greci di tutti quelli che noi conosciamo; non soltanto di Tarentini, ma anche di cittadini di Reggio: di questi ultimi, i quali erano venuti a dare aiuto ai Tarentini costretti da Micito figlio di Chero, ne morirono 3000; le perdite, poi, dei Tarentini non si contavano nemmeno. Micito, che era della casa di Anassilao, era stato da lui lasciato come reggente di Reggio ed è lo stesso che, scacciato da Reggio e stabilitosi a Tegea nell'Arcadia, consacrò in Olimpia le numerose statue, che tutti conoscono.|[[Erodoto]] - VII, 170}}
 
In aggiunta al racconto erodoteo, vi è la vicenda del re cretese [[Idomeneo|Licio Idomeneo]], altro tassello di quello che potremmo definire il "ciclo minoico", ossia quella tradizione letteraria che vede nel mescolamento tra i coloni cretesi e gli indigeni locali l'etnogenesi del popolo salentino. L'umanista salentino [[Antonio De Ferraris|Antonio de Ferrariis]], riferendosi all'antico idioma messapico, lo definisce "la lingua di cui si servivano i Salentini prima della venuta di Idomeneo"<ref>"I Messapi, atti del trentesimo convegno di studi sulla Magna Grecia", Taranto-Lecce, 4-9 ottobre 1990, Istituto per la memoria e l'archeologia della Magna Grecia (Taranto).</ref><ref>Antonio de Ferrariis Galateo, "La Iapigia (Liber de situ Iapygiae)", Mario Congedo Editore, Galatina (LE), 2005</ref>, utilizzando quindi la figura di quest'ultimo come simbolo del Salento greco di cui egli stesso vantava un'appartenenza<ref>{{citazione|Non mi vergogno punto di propalare l’origine de’ nostri Maggiori. Siam Greci ed ognuno lo si deve a gloria recare. Platone il Dio de’ filosofi costumava sovente di ringraziare i Numi per queste tre cose: che Uomo e non bruto, che Maschio, e non Donna, che Greco e non barbaro fusse nato, e cresciuto. Il suo servidore, Eccellenza, che la Giapiggia descrive non da’ Mauri, non dalli Ethiopi, non dalli Allobrogi, o Sicambri, ma dalla Greca Nazione sorge, e deriva. Il Progenitore di chi tal dettaglio della Giapiggia li porge, non ignorò il Greco, e molto meno l’idioma Latino. Fù celebre non per valore dell’armi, ma fù difeso, e scortato dall’integrità della vita, e dalla bontà de’ costumi. Mi vergogno, Eccellenza, parlando seco lei senz’Arbitri dirle, come io nell’Italia abbia tratta la mia origine, e derivati i miei natali, sebbene alcuni scrittori posero il suolo Giapiggio fuor dell’Italia.|Antonio de Ferrariis, Liber de situ Iapygiae}}</ref>. Tale versione aggiuntiva a quella erodotea riguardo all'origine cretese dei Messapi è fornita dal reatino [[Marco Terenzio Varrone]], (116 a. C. – 27 a. C.). L'autore latino infatti racconta di come il monarca Idomeneo, cacciato da Creta in seguito a una sommossa civile, avesse cercato rifugio insieme al suo esercito nel regno illirico di re Divitio. Da qui, unitosi a un ulteriore esercito generosamente offerto dal monarca illirico, a cui si aggiunse una nutrita schiera di profughi locresi, salpò alla volta del Salento e vi si stabilì, dislocando il suo esercito in dodici città e dando dunque vita alla dodecapoli messapica. I profughi cretesi, illiri e locresi guidati da re Idomeneo, divenuti stabili abitatori delle contrade salentine, si sarebbero infine collettivamente riconosciuti con l'etnonimo di "Salentini", poiché avevano fatto amicizia "in salo", in mare"<ref>L.Larva, "Messapia, terra tra i due mari". Paolo Pagliaro Editore, Galatina (LE), 2010</ref><ref>"Si dice che la nazione Salentina si sia formata a partire da tre luoghi, Creta, l’illirico, l’Italia. Idomeneo, cacciato in esilio dalla città di Blanda per una sedizione durante la guerra contro i Magnensi, giunse con un grosso esercito nell’Illirico presso il re Divitio. Ricevuto da lui un altro esercito, e unitosi in mare, per la somiglianza delle loro condizioni e progetti, con un folto gruppo di profughi locresi, strinse con essi patti di amicizia e si portò a Locri. Essendo stata abbandonata, per timore di lui, la città egli la occupò e fondò diversi centri tra quali Uria e la famosissima Castrum Minervae. Divise l’esercito in tre parti e in dodici popoli. Furono chiamati Salentini, poiché avevano fatto amicizia in mare".
 
Marco Terenzio Varrone</ref>.
 
I ritrovamenti più antichi sono stati effettuati in scavi archeologici in alcune grotte vicine a [[Otranto]] e [[Roca Vecchia|Roca]]<ref>Pagliara, ''Materiali iscritti arcaici del Salento'', 1983</ref>; i primi insediamenti stabili sono stati individuati nelle città di [[Oria]], [[Cavallino (Italia)|Cavallino]], [[Vaste]] e Muro Leccese e sono databili all'[[VIII secolo a.C.]])<ref>''Archeologia dei Messapi'', Bari 1989; ''I Messapi'', Taranto 1991.</ref>.
 
Intorno al [[VII secolo a.C.|VII]]-[[VI secolo a.C.]] si passa da costruzioni in capanne con zoccolo in pietre irregolari, alzato in mattoni crudi ([[argilla]] e [[paglia]]) e copertura a rami intrecciati (ne è stata ricostruita una a [[Vaste]] a scopo didattico) a costruzioni con più ambienti, di forma quadrangolare, con [[muretti a secco]] e mattoni e copertura a tegole<ref>Thierry Van Compernolle, 2001, dall'insediamento Iapigio alla città messapica: dieci anni di scavi e ricerche archeologiche a Soleto (LE)</ref>.
 
=== Città messapiche ===
[[File:Map of Ancient Italy, Southern Part.jpg|thumb|upright=2|La Magna Grecia e la Messapia]]
I più cospicui ritrovamenti archeologici di periodo messapico relativi a insediamenti abitati sono avvenuti nelle località di: ''Alytia'' ([[Alezio]]), ''Ozan'' ([[Ugento]]), ''Brention/Brentesion'' ([[Brindisi]]), Balethas ([[Valesio (città antica)|Valesio]]) ''Hyretum/Veretum'' ([[Patù]]), ''Hodrum/Idruntum'' ([[Otranto]]), ''Kaìlia'' ([[Ceglie Messapica]]), ''Mandyrion'' ([[Manduria]]), ''Neriton'' ([[Nardò]]), ''Orra'' ([[Oria]]), [[Cavallino (Italia)|Cavallino]] (non si hanno notizie certe del nome antico), ''Valesium'' (Valesio), [[Muro Tenente]] (forse identificabile con ''Scamnum,'' [[Mesagne]]), ''Bastae'' ([[Vaste]]), ''ΜΙΟΣ'' ([[Muro Leccese]]), ''Gnathia'' ([[Egnazia]]), ''Karpene/Carbina/Carbinia'' ([[Carovigno]]), ''Sturnium'' ([[Ostuni]]) e ''Soletum'' ([[Soleto]])<ref>Ribezzo, ''Corpus Inscriptionum Messapicarum'', Bari 1935; Travaglini, ''Inventario dei rinvenimenti monetali del Salento'', Roma 1982; ''Archeologia dei Messapi'', Bari 1989; Lombardo, ''I Messapi e la Messapia nelle fonti letterarie greche e latine'', Galatina 1992.</ref>.
 
Dalle evidenze e dalle ipotesi degli storici si è giunti alla conclusione che indipendentemente dall'esistenza della dodecapoli messapica, tutte le città messapiche avevano come punti di riferimento due centri in particolare. ''La città di Orra'' ([[Oria]]) in quanto capitale politica e la città di ''Kailia'' ([[Ceglie Messapica]]) in quanto capitale militare.
 
Altri ritrovamenti messapici sono stati effettuati anche a [[Pezza Petrosa]] nel territorio del comune di [[Villa Castelli]], [[Francavilla Fontana]], [[San Vito dei Normanni]] ([[Castello d'Alceste]]), [[Noha]], [[Castro (Puglia)|Castro]], [[San Pancrazio Salentino]] e [[Veglie]]<ref>''Archeologia dei Messapi'', Bari 1989.</ref>. Non esistono prove certe dell'esistenza di una "[[dodecapoli messapica|dodecapoli]]", organizzazione politico-militare dei dodici centri messapici più importanti, che ha origine dall'affermazione [[Strabone|straboniana]] relativa all'esistenza nella regione di tredici città-stato<ref>Mustilli, 1957</ref>.
 
Quasi tutte le città messapiche erano costruite su un luogo elevato ed erano cinte da una o più cerchie di mura<ref>Ultime scoperte nel 1995 quelle di [[Otranto]] (Francesco D'Andria, ''Otranto. La scoperta delle fortificazioni, della porta urbica ed iscrizioni messapiche del IV-III secolo a.C.'', 1995) e nel 2001 quelle di [[Soleto]].</ref>. Le mura di solito erano costituite da strutture a blocchi, regolarmente squadrati, di dimensioni medie di metri 1,30×0,60<ref>Thierry Van Compernolle, ''Dall'insediamento iapigio alla città messapica: dieci anni di scavi e ricerche archeologiche a Soleto (LE)'', 2001.</ref>.
 
La "[[Mappa di Soleto]]", ritrovata nell'omonimo centro salentino, sarebbe secondo alcuni di epoca messapica, secondo altri un falso. La datazione col [[Metodo del carbonio-14|metodo del carbonio 14]] ha confermato che la ceramica è del V secolo a.C. Si attende ancora una conferma dal laboratorio di [[Sydney]] per la datazione del graffito. Nella prima ipotesi, si tratterebbe della più antica rappresentazione cartografica occidentale finora scoperta<ref>''Trovata la mappa più antica del mondo occidentale''. "Telegraph Newspaper Online", November 19, 2005.</ref>.
 
In ordine alfabetico:
 
{| class="wikitable"
! Località italiana ||In latino <br> [[Gaio Plinio Secondo|Plinio]] III, 11 (77 d.C.) ||sulla Mappa di Soleto || monete || In greco <br> [[Strabone]] 6.3.5 (19 d.C.)
|--
|--
| [[Alezio]] || Aletium || (ΒΑΛ) || ΒΑΛΕΘΑS|| Ἀλητία
|-
| [[Brindisi]] || Brundisium || ||BRUN || Βρεντέσιον
|-
| [[Carovigno]] || Carbina || ||CARB-BRUN || Κάρβινα in Ateneo Deipnosophistai,12,522
|-
| [[Castro (Puglia)|Castro]] || Castrum Minervae || (ΛΙΚ) ||
|-
| [[Cavallino (Italia)|Cavallino]]/[[Sternatia]] || ||(ΣΤΥ) || ΣΤΥ
|-
| [[Ceglie Messapica]] || Caeliae || || KAIΛINΩN / NΩΝ || Καιλία
|-
| [[Egnazia]] || Gnathia || || || Ἐγνατία
|-
| [[Lecce]] || Rudiae /Lupiae || || || Ῥοδίαι καὶ Λουπίαι
|-
| [[Manduria]] ||Manduria o Manduris || ||
|-
| [[Latiano]]/[[Mesagne]] || Scamnum || ||
|-
| [[Muro Leccese]] || || (ΜΙΟΣ) ||
|-
| [[Nardò]] || Neretum || (ΝΑΡ) || ΝΑΡΗΤΙΝΩΝ
|-
| [[Oria]] || Hyria || || ORRA || Οὐρία
|-
| [[Ostuni]] || Sturnium || ||
|-
| [[Otranto]] || Hydruntum || (ΗΥΔΡ) || || Ὑδροῦντα
|-
| [[Porto Cesareo]] / [[Gallipoli (Italia)|Gallipoli]] || Callipolis, quae nunc est Anxa || (ΓΡΑΧΑ) || ΓΡΑ
|-
| [[Roca Vecchia]] || Thuria sallentina in [[Livio]] X cap.2 || (ΥΡΙΑ) in alto a destra ||
|-
| [[Soleto]] || Soletum || (ΣΟΛ) ||
|-
| [[Ugento]] || Uzentum || (ΟζΑΝ) || ΟζΑΝ
|-
| [[Valesio (città antica)|Valesio]] || Balesium || ||
|-
| [[Vaste]] || Bastae || (ΒΑΣ) ||
|-
| [[Vereto]]/[[Leuca]] || Veretum/Leuka (in [[Strabone]] VI 6.3.5) || (ΛΙΟΣ) || ||Ὀυερητόν/Λευκὰ
|}
 
=== Viabilità ===
Le strade principali che collegavano le città più importanti da nord a sud e da est a ovest, furono successivamente utilizzate e migliorate dai Romani come la direttrice [[Manduria]] - [[Oria]] - [[Brindisi]] che divenne parte della [[Via Appia]].
Un'altra strada collegava [[Brindisi]] a [[Lecce]] passando da ''Valesium'' e proseguendo poi per [[Otranto]] e venne chiamata dai Romani [[Via Traiana Calabra]]. La strada costiera da [[Manduria]] a [[Otranto]] passando per [[Nardò]], [[Alezio]], [[Ugento]], ''Veretum'' e [[Vaste]] venne chiamata [[Via Augusta Sallentina]]. Altre strade meno note collegavano località sull'Adriatico con quelle sullo Ionio come quella che collegando il porto di [[Roca Vecchia]] col ''Porto Nauna'' passava da [[Soleto]]<ref>Giovanni Uggeri, ''La viabilità preromana della Messapia'', in "Ricerche e studi" Museo Archeologico Provinciale "F. Ribezzo" Brindisi, 8 (1975), pp.&nbsp;75–103.</ref>.
 
=== V-III secolo a.C. ===
Dal V secolo a.C. in poi i Messapi sembrano costituire un'associazione di città-stato in funzione difensiva, assimilabile alle [[Simmachia|simmachie]] greche<ref name="Lombardo">Lombardo, ''Greci e Messapi nel V secolo a.C.'', 1992</ref>. Questi centri abitati autonomi, anche se non particolarmente estesi, potrebbero corrispondere alle tredici città del territorio alle quali accenna Strabone<ref>Strabone VI, 3, 5 (C 281)</ref>. Tali simmachie vanno viste come forme rudimentali di associazioni internazionali momentanee e intermittenti perché legavano gli aderenti soltanto per il breve periodo di una guerra<ref name="Lombardo"/>.
 
La storia dei Messapi dal V al III secolo a.C. è costellata di alleanze più o meno effimere contro gli Italioti o al fianco degli Italioti: conosciamo l'alleanza sorta per iniziativa iapigia intorno al [[473 a.C.]] in funzione antitarantina e antireggina, che portò alla momentanea vittoria dei Messapi sulle due potenti città magnogreche<ref>Erodoto, VII, 170</ref> e una spedizione punitiva iapigia contro Reggio<ref>Diodoro, XI, 52</ref>. Gli storici greci ricordano che i Messapi sterminarono l'esercito di [[Taranto|Tarentini]] e [[Reggio Calabria|Reggini]] impiegando proficuamente la loro [[cavalleria]]. La disfatta di [[Taranto]] e [[Reggio Calabria|Reggio]] fu terribile, [[Erodoto]] narra così dello sterminio di Tarentini e Reggini:
{{Citazione|fu questa la più grande strage di Greci e Reggini che noi conosciamo, che dei Reggini morirono 3000 soldati e dei Tarantini non si poté nemmeno contare il numero.|[[Erodoto]]}}
[[File:HallstattIllyrianCavalrywithjavelins.jpg|thumb|Bronzo a sbalzo raffigurante un cavaliere Illirico.
Vace,Slovenia,400 A.C.
]]
L'avvenimento ebbe una forte eco in tutto il mondo greco tanto che Aristotele precisa che l'avvenimento "accadde un po' dopo che i Persiani invasero la Grecia" e aggiunge che fu anche a causa di tale sconfitta che [[Taranto]] mutò il suo regime da [[aristocrazia|aristocratico]] a [[democrazia|democratico]]<ref>Aristotele, Politica, 1303 a</ref>.
 
A questi eventi seguì la riscossa di Taranto, come documentato dal donario tarantino, opera di [[Agelada]] di [[Argo (città antica)|Argo]], innalzato a [[Delfi (città antica)|Delfi]] nel [[V secolo a.C.]]<ref>Pausania X, 10, 6-8</ref> che mostrava cavalli e donne messapiche prigioniere: «…statue di fanti e di cavalieri, il re degli Iapigi Opis, venuto in soccorso ai Peucezi. Questi è rappresentato come morto in battaglia, e su di lui giacente al suolo si levano l'eroe Taras e Falanto di Sparta»<ref>Pausania X, 13, 10; P. Amandry, 1949; G. Nenci, 1976; M. Lombardo, 1992</ref>.
 
[[Tucidide]] riferisce di un aiuto offerto nel [[413 a.C.]] dai Messapi ad [[Atene]], nella cosiddetta [[guerra del Peloponneso]] in occasione della spedizione contro [[Siracusa]]. I generali ateniesi [[Demostene (militare)|Demostene]] ed [[Eurimedonte (militare)|Eurimedonte]] attraversarono il [[mar Ionio]] e approdarono alle [[isole Cheradi]] (di fronte a [[Taranto]]), per imbarcare 150 lanciatori di giavellotto messapi forniti da Artas principe messapico (''dinastes'') in nome di un antico trattato di amicizia (''palaia philìa'') tra Messapi e Ateniesi
{{Citazione|Demostene ed Eurimedonte, quando l'armata al raduno di Corcira e le forze del continente furono in assetto, attraversarono con l'intero esercito lo Ionio fino a capo Iapigio. Quindi, salpati nuovamente, operarono uno sbarco alle isole Cheradi, un distretto della Iapigia, dove reclutarono per l'imbarco sulla propria flotta circa centocinquanta lanciatori di giavellotto iapigi di stirpe messapica, e dopo aver rinnovato antichi legami d'amicizia con Artas, che in qualità di sovrano aveva fornito alcuni giavellottisti, giunsero a Metaponto, sulla costa italica.|Tucidide, Storia (VII, 33)}}
[[File:HellenisticIllyrianCavalry.jpg|thumb|Cavaliere Illirico]]
Nel [[IV secolo]] si stabilì l'alleanza tra Messapi e [[Lucani]] che nel [[356 a.C.]] portò alla conquista di [[Eraclea (Magna Grecia)|Eraclea]] e [[Metaponto]] e poi al conseguente intervento in aiuto di Taranto da parte del re di Sparta [[Archidamo III]], il quale troverà la morte in battaglia proprio sotto le mura della città messapica di [[Manduria]] nel [[338 a.C.]]<ref>Diodoro, XVI, 63.</ref>.
 
Tra il [[333 a.C.]] ed il [[330 a.C.]], il re [[epiro]]ta [[Alessandro il Molosso]], chiamato dai Tarantini, fu vittorioso sui Messapi<ref>Arriano, III, 6.</ref>; dopo la morte del Molosso ([[330 a.C.]]) le alleanze si rovesciarono e i Messapi non esitarono ad allearsi prima con Taranto e [[Cleonimo]] di Sparta (304 a.C. circa) in funzione antilucana ed antiromana<ref>Diodoro XX, 104, 1-2.</ref>, poi con [[Agatocle di Siracusa]]<ref>Diodoro, XXI, 4.</ref> ed infine con [[Pirro]]<ref>Plutarco, Pyrrh., 13, 5-6; 15, 4-5</ref>, al cui fianco combatterono nel [[279 a.C.]] nella [[battaglia di Ascoli (279 a.C.)|battaglia di Ascoli di Puglia]] contro Roma<ref>Frontino, ''[[Strategemata]]'', II, 3, 21</ref> e persino con Taranto (e Pirro)<ref>Plutarco, Pyrrh., 13, 5-6</ref>.
 
Proprio la guerra secolare tra i Messapi e [[Taranto]] avrebbe più tardi in parte favorito la conquista romana della stessa Taranto prima e dell'intero Salento poi, conclusasi nel [[266 a.C.]]<ref>Lamboley, 1996; Custodero, 2000</ref>
 
== Religione ==
{{vedi anche |Santuario di Monte Papalucio}}
{{Senza fonte|Poco si sa sulla [[religione]] messapica in generale, almeno per quanto riguarda le sue fasi più antiche. Dalla seconda parte dell'[[VIII secolo a.C.]] in poi, infatti, la religione, come altri aspetti della cultura, risentì dell'influsso greco; il pantheon messapico è per molti versi d'ispirazione greca.}}.
 
Tra i santuari più importanti si ricordano quello del capo di [[Leuca]] e quello di [[Oria]]. In particolare presso Oria era presente ed attivo dall'[[VI secolo a.C.]] fino all'età romana un importante santuario (oggi sito presso Monte Papalucio), dedicato alle divinità [[Demetra]] e [[Persefone]]. Qui vi si svolgevano culti in grotta legati alla [[fertilità]], infatti gli scavi archeologici svolti negli [[anni 1980|anni ottanta]] hanno evidenziato numerosi resti combusti di [[maiali]] (legati alle due divinità) e di [[Punica granatum|melograno]]. Inoltre, a sottolineare l'importanza del [[santuario]], qui sono state rinvenute [[monete]] di gran parte della [[Magna Grecia]], e migliaia di vasi accumulatisi nel corso dei secoli come deposito votivo lungo il fianco della collina. Di particolare interesse alcuni vasetti miniaturistici e alcune statuette raffiguranti colombe e maialini sacri alle due divinità cui era dedicato il luogo di culto<ref>V. Melissano, ''Monte Papalucio'', in ''Archeologia dei Messapi'', a cura di F.D'Andria, Bari 1990; M. Ciaraldi, 1997.</ref>.
 
Un ulteriore indizio ci è fornito da [[Festo]] il quale riferisce che i Messapi consacravano un [[cavallo]] a [[Giove (divinità)|Giove]] gettandolo vivo nel [[fuoco]]<ref>Festo, ''De verborum significatu'', fragm.</ref>, ma non conosciamo altre modalità del [[sacrificio]]; possiamo solo ricondurlo alla pratica del cavallo che tanta importanza aveva per i Messapi e per le popolazioni italiche in genere. Infatti a proposito del mitologico eroe eponimo [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] dice nell{{'}}''[[Eneide]]'': {{Citazione|Ma tu o Messapo domatore di cavalli...che nessuno né col ferro né col fuoco può abbattere...}}
 
== Economia ==
I Messapi fondarono varie città che possono essere suddivise in due gruppi: città con economia agro-pastorale (Rudiae Cavallino, Ceglie e Vaste) e città con un'economia mercantile. L'economia messapica, quindi, era assai differenziata, un'economia non solo di produzione, ma anche di mercato. L'agricoltura si basava sulla coltivazione dell'ulivo (di natura, secondo gli antichi, molto vicina all'ulivo selvatico) e del grano.
Praticavano anche la coltivazione di peri, ortaggi e legumi; particolarmente florida la viticoltura.
 
Altra voce molto importante dell'economia messapica era la pastorizia e l'allevamento di bovini, equini, suini, ovini ed anche cani ritenuti di ottima razza, come testimonia [[Varrone]] in un passo del suo 'Res Rusticae".
 
[[Quinto Orazio Flacco|Orazio]], invece, fa riferimento all'apicoltura molto praticata nella Messapia settentrionale ("Carmina", 11116, vv. 33-37).
 
L'artigianato si basava soprattutto su prodotti di ceramica, terracotta e bronzo, fra cui gli specchi prodotti nelle zone prossime a Brindisi. Caratteristica della produzione messapica era il vaso detto "[[trozzella]]" così chiamato per le decorazioni sulle anse a forma di rotella. La differenza fra le produzioni autoctone o elleniche, è data soprattutto dal fatto che gli artigiani messapici non usarono il tornio se non molti secoli dopo i Greci.
 
Anche la pesca era molto importante (saraghi, apricole e molti altri), insieme all'allevamento dei crostacei, praticato sulla costa adriatica (ostriche) e di mitili sulla costa ionica. [[Quinto Ennio]] fa sapere che:
 
"A Brindisi il sarago è buono, prendilo se è grande; sappi che a Taranto si trova soprattutto il caprisco" ("Hedyphaegetica", fr. 23 Traglia).
 
I traffici commerciali si dividevano in due tipologie: interni e marittimi.
Il traffico interno si svolgeva via terra; fra città e città, oppure dall'interno verso porti e sfruttava gli asini o i cavalli. Vaste e Muro Leccese potevano rappresentare i punti di riferimento, all'interno, Otranto l'approdo sul mare.
Le navi trasportavano prodotti dell'agricoltura (soprattutto grano verso la Grecia) e prodotti dell'artigianato. I manufatti sono classificati dagli archeologi come appartenenti allo stile "geometrico" salentino che si sviluppa in due fasi (rispettivamente il medio e tardo geometrico) e cioè nella prima e seconda metà del secolo VIII a.C. con prolungamenti fino ai primi decenni del secolo VI come è testimoniato dal materiale frammentario proveniente dagli scavi di Otranto con la presenza del motivo dei "raggi albanesi" derivato dai vasi "devolliani" in territorio albanese, ma ritrovati anche ad Otranto.
=== Monetazione ===
Nei primi anni del [[V secolo a.C.]] anche i Messapi, su imitazione delle colonie greche, incominciarono a coniare le monete.
I centri di cui si presume battessero moneta e dove sono stati trovati reperti sono: Balethas
 
([[Valesio (città antica)|Valesio]]), Brention/Brentesion ([[Brindisi]]), Graxa (non identificata), Kailia ([[Ceglie Messapica]]), Kasarium (Casarano?), Nareton ([[Nardò]]), Orra ([[Oria]]), Ozan (Ugento), Samadi (non identificata)<ref>*{{cita web |titolo=Ancient coinage of Calabria |lingua=en |url=http://www.snible.org/coins/hn/calabria.html |titolotradotto=Catalogo monete salentine}}</ref>.
 
{{Senza fonte|Kasarium e Balethas emisero [[monete d'argento]], Nareton d'argento e [[bronzo]], tutte le altre in bronzo a partire dal [[III secolo a.C.]]}}
 
Nelle monete più antiche (prima della conquista romana del III secolo a.C.) il nome della città è in lingua messapica/greca: Ozan, Graxa, Balethas, Nareton, Taras. Dopo la conquista romana i nomi delle città sono in latino: Brundisium, Orra, Tarentum, Uxentum.
 
Vi sono stati anche ritrovamenti di monete condivise con altri paesi, come avvenne con Carbina ([[Carovigno]]) e Brundisium ([[Brindisi]]), formando la moneta "Carb-Brun"
 
== Lingua ==
Nel territorio del Salento sono state rinvenute molte iscrizioni che attestano l'esistenza di un idioma assai ben caratterizzato, al quale è stato attribuito il nome di [[lingua messapica]], benché non sia possibile ricondurre con assoluta certezza quell'idioma alla tribù dei Messapi, o soltanto ad essi. Fonti di epoca romana attestano comunque che il settore nord-orientale del Salento (grosso modo a nord-est della linea Manduria-Otranto) era popolato dai ''Kalabroi'' (in greco Καλαβρούς; in latino: ''Calabri''), mentre il settore sud-occidentale della penisola era occupato dai ''Salentinoi'' (in greco Σαλεντίνους; in latino: ''Sallentini'')<ref>{{Cita libro |autore=Thomas H. Lynch Carpenter |autore2=Kathleen M. Robinson |autore3=E. G. D.|titolo=The Italic people of ancient Apulia : new evidence from pottery for workshops, markets, and customs |url=http://worldcat.org/oclc/890360266|accesso=2020-04-03|OCLC=890360266|ISBN=1-316-00649-2 |lingua=en}}</ref><ref>{{Cita testo|titolo=The Italic People of Ancient Apulia|anno=2014|pp=38-39 |url=https://books.google.com/books?id=WmSnBAAAQBAJ&pg=PA38 |lingua=en}}</ref>, sebbene manchino elementi certi che consentano di ricollegare i [[Calabri]] e i [[Sallentini]] agli antichi Messapi. È comunque sicuro che l'idioma messapico fosse [[Lingue indoeuropee|indoeuropeo]]; in passato si era anche ipotizzato un possibile legame con le [[lingua illirica|lingue illiriche]], ma attualmente lo si considera come una lingua isolata<ref>{{Cita libro |titolo=The Foundations of Latin|autore=Philip Baldi |lingua=en |editore=Walter de Gruyter GmbH & Co KG |p=150 |anno=2018 |isbn=9783110892604}}</ref>.
 
Occorre comunque considerare che la vitalità della lingua messapica era stata compromessa, ancor prima della conquista romana, dalla penetrazione della [[lingua osca]] parlata dai [[Lucani]] e dalle altre tribù italiche di stirpe [[sanniti]]ca provenienti dall'area [[appennini]]ca (fin dal IV secolo a.C. i Lucani si erano infatti impadroniti delle [[Murge Tarantine]] tanto da minacciare direttamente Taranto<ref>{{cita web|url=http://www.sapere.it/enciclopedia/Archidamo+III.html|titolo=Archidamo III|sito=Sapere|accesso=3 aprile 2020}}</ref>)<ref>{{cita testo|titolo=The Italic People of Ancient Apulia: New Evidence from Pottery for Workshops, Markets, and Customs|autore=T. H. Carpenter, K. M. Lynch, E. G. D. Robinson|editore=Cambridge University Press|lingua=en|anno=2014|p=32}}</ref>; così l'osco era ben conosciuto dal poeta latino [[Quinto Ennio]], nato nel 239 a.C. a [[Rudiae]] (nel [[Tavoliere di Lecce]]), il quale affermava di utilizzare quella lingua, accanto al latino e al greco<ref>''Quintus Ennius tria corda habere sese dicebat, quod loqui Graece et Osce et Latine sciret'' ("Quinto Ennio diceva di avere tre anime in quanto parlava greco, osco e latino") - Aulus Gellius, Noctes Atticae 17.17.</ref><ref>{{Cita testo|autore=Giuseppe Micali|titolo=Storia degli antichi popoli italiani|capitolo=XVI – Iapigi, Dauni, Peucezi e Messapi|città=Milano|anno=1836|url=https://it.wikisource.org/wiki/Storia_degli_antichi_popoli_italiani/Capitolo_XVI}}</ref>. Tuttavia, poiché un [[sostrato (linguistica)|sostrato]] messapico è ben riconoscibile in talune varietà dialettali osche parlate in regioni finitime (ad esempio, nella [[Tabula Bantina]])<ref>{{cita libro|titolo=Samnium and the Samnites|autore=Julie Andrew Salmon|editore=Cambridge University Press|p=112|url=https://books.google.it/books?id=boT6HtW5TCQC&printsec=frontcover&dq=samnium+and+the+samnites&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjTzrOO0ffoAhWRycQBHRzPBcUQ6AEIJjAA#v=onepage&q=samnium%20and%20the%20samnites&f=false}}</ref>, è plausibile che, in epoca remota, l'area di diffusione della lingua messapica fosse assai più vasta.
 
{{Senza fonte|L'[[alfabeto]] che utilizzavano era di derivazione [[Alfabeto greco|greca]], ma risulta spesso di difficile comprensione, specie per quanto riguarda l'età arcaica. Presso [[Roca Vecchia]] per esempio, la grotta della Poesia piccola è ricca di iscrizioni messapiche, ma agli studiosi non è stato possibile stabilire in modo definitivo la natura e la funzione del luogo; alcuni pensano a un santuario, poiché un'iscrizione riguarda una divinità di cui peraltro sappiamo molto poco, Taotor}}<ref>{{cita web | 1 = http://www.trovasalento.it/informazioni/salento_antico/l__eta_dei_messapi.htm | titolo = Copia archiviata | accesso = 26 luglio 2021 | dataarchivio = 29 novembre 2020 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20201129020730/http://www.trovasalento.it/informazioni/salento_antico/l__eta_dei_messapi.htm | urlmorto = sì }}</ref>.
 
== Cultura materiale e arte ==
[[File:Messapian pottery.JPG|thumb|left|Ceramica Messapica, tra cui spicca la tipica Trozzella messapica, Centro documentazione messapica [[Oria]]]]
=== Ceramica dipinta ===
I vasi messapici vennero in primo luogo decorati principalmente con forme geometriche. Come tipologie venivano utilizzati principalmente quello della olla e soprattutto della "[[trozzella]]".
 
=== Bronzi ===
'''Zeus di [[Ugento]]'''
 
Ritrovata nel 1961, la statua, alta 74&nbsp;cm, rappresenta non solo la testimonianza che i Messapi adottarono immagini greche, ma costituisce la migliore espressione della bronzistica della Magna Grecia e forse di tutta la Grecia del periodo arcaico. Fatta risalire al 530 a.C., la statua rientra nella produzione dell'arte tarantina e ne è il simbolo, {{Senza fonte|anche se da alcuni particolari sembra che ci siano elementi ugentini nella sua fattura}}.
Non è da escludere, inoltre, che si tratti di una rappresentazione di Zeus Kataibates, il dio protettore degli Iapigi che secondo la tradizione aveva folgorato i Tarantini puniti per aver commesso empietà durante la presa di Carbina ([[Carovigno]]). Oggi si trova presso il [[Museo Archeologico Nazionale di Taranto]] ed una copia in quello di [[Ugento]].
 
'''Vaso in bronzo (olpe) con tesoro di Basta'''
 
Rinvenuto a Basta ([[Vaste]]) nel 1989 in località Fondo Sant'Antonio conteneva un tesoretto di 150 stateri di argento delle zecche di Tarentum, Heraklea e Thurium databile al [[III secolo a.C.]]
{{cn|Appartenuto, probabilmente, al capo dell'antica Basta}}, è attualmente custodito presso il locale Museo, ubicato nell'antico Palazzo Baronale nel centro storico di Vaste.
 
=== Pittura funeraria ===
[[File:Tomba-melograno-2.JPG|thumb|Interno decorato Tomba del Melograno - Egnazia]]
Le tombe messapiche sono di tre tipologie:
 
a) a fossa (scavate direttamente nella pietra tenera e coperte da un lastrone);
 
b) a semicamera;
 
c) a camera.
 
Le tombe a camera messapiche (IV-II secolo a.C.), appartenute al ceto aristocratico, hanno un vestibolo esterno chiamato dromos, cui si accede da una scala intagliata nella roccia, ed una camera funeraria interamente affrescata la cui porta di accesso è chiusa da battenti monolitici in alcuni casi accostati, in altri ruotanti su cardini. Gli affreschi riproducono gli elementi decorativi che erano presenti nelle abitazioni (lastre marmoree, elementi vegetali, festoni, o anche la travatura lignea presente sul soffitto). Sono visitabili nel parco archeologico di [[Egnazia]].
 
=== Tipologia delle sepolture ===
1) la deposizione sul fianco in posizione rannicchiata (fetale) per l'età arcaica, attestata in diverse aree 'indigene' dell'Italia meridionale;
 
2) la deposizione supina, con le braccia distese lungo i fianchi o incrociate sul petto, venne introdotta nella seconda metà del V secolo a.C.;
 
3) a partire dal IV secolo a.C., infine, la presenza del 'letto funebre' (in greco kline) appare indiziata da alcuni elementi quali la notevole profondità della fossa e le quattro 'fossette' angolari sul fondo della stessa, destinate verosimilmente ad alloggiare gli alti piedi del letto.
 
Nel caso di tombe riutilizzate con presenza di più corpi e relativi corredi funerari si ipotizza il concetto di "tombe di famiglia".
 
=== Corredi funerari ===
Nelle tombe maschili troviamo oggetti che alludono ai tre principali aspetti del mondo virile: il 'banchetto', o meglio il consumo del vino (il cratere, usato per miscelare acqua e vino, l'[[oinochoe]] per mescere, il boccaletto per attingere, lo [[skyphos]] e il [[kantharos]] per bere), la palestra ([[strigile]]) e la guerra (punte di lance, cinturoni, elmi e sperone). Nelle tombe femminili troviamo sin dai corredi più antichi la [[trozzella]], accompagnata a partire dal IV secolo da altri elementi esclusivamente femminili quali i gioielli e vasi/contenitori di unguenti, oli profumati e profumi ([[lekythoi]] e unguentari) ed i [[Telaio a pesi|pesi da telaio]] a forma troncopiramidale.
 
Oggetti propri del rituale funerario, e per questo presenti in tutte le tombe indifferentemente dal sesso o dall'età del defunto, sembrano essere le [[Forme ceramiche greche|lekanai]] e i piattelli, con tutta probabilità destinati a contenere offerte di cibo per il viaggio nell'"aldilà", nonché le lucerne, atte forse a illuminare il cammino ed una moneta, secondo l'uso greco, per pagare il passaggio all'aldilà.
 
== Siti, musei e parchi archeologici ==
* ''Alezio''
I corredi funerari provenienti dalla necropoli sono esposti nel locale Museo ''Palazzo Tafuri''. Inoltre, antistante il museo è il parco archeologico all'aperto. Il parco espone diverse tipologie di tombe messapiche databili tra il VI ed il II secolo a.C. tra cui una imponente cassa formata da 20 lastroni di pietra calcarenitica locale ([[carparo]]).
* ''Brindisi''
Le popolazioni messapiche occuparono inizialmente la collinetta che si affaccia sul seno di ponente del porto interno, (VIII secolo a.C.). Nel corso del VI sec. la città venne difesa da mura che seguivano il percorso delle attuali via Armengol, via Fornari, via Casimiro e la banchina del porto. Due o più zone necropolari erano all'esterno di questo circuito di mura; non è escluso che un circuito più ampio racchiudesse una area molto più vasta, come si riscontra in altre importanti città messapiche. I reperti sono esposti nel [[museo archeologico provinciale Francesco Ribezzo]] di [[Brindisi]].
* ''Carovigno''
Sulla collina sovrastante l'attuale territorio del comune di Carovigno sorgeva la città di Carbina. I pregevoli reperti archeologici sono esposti nei musei di Egnazia, Brindisi e Taranto. Una prima cinta muraria circondava la città alta, altre due erano alla base della collina ed includevano la necropoli. Tracce della seconda cinta sono visibili presso l'attuale cimitero.
[[File:Castro Mura Messapiche.jpg|thumb|Mura messapiche - Castro]]
* ''Castro''
Alla base della cittadella fortificata, con ampia vista su tutta la costa sud-est del Salento, si trovano alcuni filari delle antiche mura messapiche su cui è stato costruito il castello aragonese.
* ''Cavallino''
Anche questo sito è molto documentato con una estensione della cinta muraria di 3100 m per un'area di circa 69 ettari in cui è stato creato un [[Cavallino (Italia)#Museo diffuso|museo diffuso]].
* ''Ceglie Messapica''
Sono visibili in totale 4 cinte murarie dette "[[Paretone|paretoni]]", in loco tratti della cinta dell'acropoli messapica. La seconda cinta muraria(ancora visibile in buona parte) aveva una lunghezza totale di oltre 4000 m e racchiudeva un'area di 118 ettari, ciò fa di Ceglie la più grande e probabilmente popolosa città della Messapia. Le altre due cinte murarie distano circa 5&nbsp;km dal nucleo abitato, la zona controllata dalla roccaforte di Kailia dunque,aveva un'estensione di oltre 11 mila ettari. È possibile visitare le 18 [[Specchia (megalite)|specchie]] pervenute che formavano la corona a difesa dell'antica città. Tra i reperti esposti nel locale museo archeologico vi sono: trozzelle tipo Gnathia, monete, ghiande missili, ornamenti, monumenti funerari, epigrafi e iscrizioni. L'iscrizione del tempio di Afrodite è conservata nel museo archeologico di Brindisi, trozzelle ed altre monete nel Museo archeologico nazionale di Taranto; mentre altri didrammi, vasi e trozzelle frutto delle ricerche del [[Theodor Mommsen|Mommsen]] sono conservati nel [[Pergamonmuseum]] di [[Berlino]]. È l'unica città messapica della quale si conosce la posizione dell'antica cava usata per l'estrazione dei materiali usati per le costruzioni.
* ''Egnazia''
Le mura messapiche sono costituite da un maestoso muraglione di circa 2&nbsp;km che estendendosi fino al mare include un'area fortificata di circa 40 ettari. La necropoli con le varie tombe a fossa, semicamera ed ipogei ha restituito numerose testimonianze messapiche esposte presso il locale [[Museo archeologico nazionale di Egnazia|museo archeologico]].
* ''Manduria''
[[File:Manduria-Mura messapiche 08.JPG|thumb|Mura messapiche - Manduria]]
È il sito meglio conservato con tre cerchie murarie, la più esterna di 3382 m,fossato ed una estesa necropoli di circa 2500 sepolture.
Tutta l'area interessata è oggi il [[parco archeologico delle Mura messapiche]].
* [[Muro Tenente]] (Mesagne/Latiano)
L'insediamento messapico abbandonato di Muro Tenente risulta ampio circa 50 ettari ed è racchiuso da una cinta muraria lunga 2700 metri, ancora in gran parte conservata sotto un cumulo di terra e rovi. Attualmente l'area è oggetto di lavori di riqualificazione utili alla costituzione del parco archeologico di Muro Tenente (esteso su una superficie di circa 30 ettari), gestito dalla Vrije Universiteit Amsterdam, in collaborazione con il Mibact, l'università del Salento, il comune di Mesagne e il comune di Latiano.
* ''Muro Leccese''
I ruderi delle antiche mura,in parte ancora visibili, racchiudono un territorio fortificato di circa 100 ettari. Numerosi reperti sono esposti nel museo diffuso di Borgo Terra nella piazza centrale del paese e nel [[Museo archeologico provinciale Sigismondo Castromediano|museo archeologico di Lecce]].
* ''[[Oria]]''
 
Tutti i reperti archeologici sono conservati presso il [[Centro di documentazione messapica]], sito a [[palazzo Martini]] nel centro storico del comune. Sono inoltre presenti i resti delle necropoli visitabile nei siti archeologici in piazza cattedrale, piazza Lorch, parco Montalbano e nell'area Pasculli. Non è del tutto accessibile il tempio dedicato a [[Demetra]] Persefone.
* ''Roca Vecchia''
Le tracce relative all'età messapica (IV-III secolo a.C.) sono una cinta muraria forse a difesa di un santuario (che tuttavia non fu completata) e diverse tombe. Corredi funerari ed iscrizioni sono visibili presso il [[Museo archeologico provinciale Sigismondo Castromediano|museo archeologico di Lecce]].
* ''Rudiae''
Nel sito sono visibili le tracce di un anfiteatro e di due cinte murarie in blocchi di pietra calcarenitica (''tufo''), in un'area archeologica di circa 100 ettari. Tutti i corredi funerari e le iscrizioni sono esposti nel [[Museo archeologico provinciale Sigismondo Castromediano|museo archeologico di Lecce]].
* ''Soleto''
Oltre a ceramiche messapiche di produzione locale e asce in bronzo sono visibili presso il [[museo archeologico nazionale di Taranto]] ricchi corredi funerari e la famosa [[mappa di Soleto]] con indicati i nomi (prime lettere) di gran parte delle città Messapiche del V secolo a.C. Visibili in loco alcuni tratti della doppia cinta di mura messapiche ed abitazioni.
* ''Ugento''
Le antiche mura racchiudono un'area di oltre 100 ettari che costituisce, con Vaste, Cavallino e Manduria,uno dei maggiori insediamenti fortificati. Nel locale museo archeologico molti reperti e la ricostruzione della [[Tomba dell'Atleta]]. È stata rinvenuta nel corso di lavori di ampliamento di un'abitazione il 13 luglio 1970, nei pressi della via Salentina ed è completa di oltre 12 vasi integri.
* ''Valesio''
Le antiche mura avevano una lunghezza di 3430 metri per un'area di 84 ettari. Presso il [[museo archeologico provinciale Francesco Ribezzo]] di [[Brindisi]], è presente la ''Sala Valesio'' contenente corredi tombali con vasi apuli e di Gnathia, iscrizioni funerarie, pesi da telaio, monete, vasi in bronzo, in ceramica e a vernice nera.
* ''Vaste''
[[File:capanna messapica.jpg|thumb|Ricostruzione di capanna messapica - Vaste]]
È uno dei siti più studiati con una estensione delle antiche mura di 3350 m includenti un'area di 77 ettari.
Su 20 ettari è stato istituito il [[Vaste#Parco dei Guerrieri|parco dei Guerrieri]] con una ricostruzione realistica delle capanne messapiche.
* ''Vereto''
Si trova su una collina molto vicina a Leuca. Le mura poderose in parte ancora visibili, lunghe oltre 4&nbsp;km, dominavano un comprensorio che includeva l'attuale Leuca e la baia di San Gregorio. In quest'ultima località sono visibili, a pochi metri di profondità nel mare, le strutture dell'antico porto ed una scalinata messapica con vicino l'imboccatura di un pozzo di acqua dolce. Tutti i reperti archeologici e le iscrizioni sono esposti nel [[Museo archeologico provinciale Sigismondo Castromediano|museo archeologico di Lecce]].
 
== Cronologia ==
{| class="wikitable"
! Periodo || Evento|| Riferimenti
|--
|IX sec a.C.|| Flussi migratori dall'Illiria alla Puglia alle soglie dell'età del ferro || D'Andria, Messapi e Peuceti, 1988
|-
|dal IX al VIII sec a.C.|| Abitazioni con capanne di forma ovoidale e copertura a rami intrecciati || T.Van Compernolle, 2001
|-
|VIII sec a.C.|| Primi insediamenti stabili in Oria, Cavallino e Vaste || Archeologia dei Messapi, Bari 1989
|-
|dal VII al VI sec a.C.||Periodo arcaico: costruzioni con muretti a secco e mattoni e copertura a tegole||T.Van Compernolle, 2001
|-
|VI sec a.C.||Compaiono le prime testimonianze di scrittura (una delle prime in Italia)||Ribezzo, C.I.Messapicarum, Bari 1935
|-
|dal V al IV sec a.C.||Periodo classico: costruzione di mura e documentazione storica guerre con Taranto||[[Pausania il Periegeta|Pausania]] X, 10, 6-8
|-
|473 a.C.||Alleanza vittoriosa con Iapigi contro Taranto e Reggio||[[Erodoto]] VII, 170
|-
|413 a.C.||Alleanza Messapi con Ateniesi contro Siracusa (guerra del Peloponneso)||[[Tucidide]] VII, 57
|-
|dal IV al III sec a.C.||Periodo ellenistico: massima espansione insediativa e doppia cinta muraria ||T.Van Compernolle, 2001
|-
|338 a.C.||Alleanza Messapi con Lucani - battaglia di Manduria contro Taranto e re di Sparta||Diodoro XVI, 63
|-
|279 a.C.||Alleanza Messapi con Pirro - [[battaglia di Ascoli (279 a.C.)|battaglia di Ascoli Satriano]] contro Roma||Plutarco, Pyrrhus 13,5-6
|-
|267-266 a.C.||Assoggettamento ai Romani dopo il Bellum Salentinum || Floro (Epitome Storie di Tito Livio I, 15)
|-
|216 e 90 a.C.||Ribellione a Roma dopo la [[battaglia di Canne]] e durante la [[guerra sociale]] || Tito Livio XXII, 61
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== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
=== Storia e archeologia ===
* Pasquale Maggiulli, ''Sull'origine dei Messapi'', Lecce 1934.
* [http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/bch_0007-4217_1949_num_73_1_2527 P. Amandry, ''Le monument commémoratif de la victoire des Tarentines sur les Peucétiens'', in "Bulletin de Correspondance Hellénique", 73, 1949, pp.447-463].
* Domenico Mustilli, ''Le città della Messapia ricordate da Strabone'', in ''Atti del 17. congresso geografico italiano'', 1957, III, pp.&nbsp;568–576.
* Ciro Santoro, ''Il Dinastes dei messapi Arta e la spedizione degli ateniesi in Sicilia'', in ''Studi di storia pugliese in onore di Giuseppe Chiarelli'', Galatina 1972, I, pp.&nbsp;31–60.
* Giovanni Uggeri, ''La viabilità preromana della Messapia'', in "Ricerche e studi" Museo Archeologico Provinciale "F. Ribezzo" Brindisi, 8 (1975), pp.&nbsp;75–103.
* G. Nenci, ''Il barbaros polemos fra Taranto e gli Iapigi e gli "anathemata" tarentini a Delfi'', in "Annali della Scuola Normale di Pisa", s.III, VI, 1976, pp.&nbsp;719–738.
* Francesco D'Andria, ''Messapi e Peuceti'', in ''Italia omnium terrarum alumna'', Milano 1988, pp.&nbsp;653–715.
* ''Archeologia dei Messapi'', Catalogo della Mostra a cura di Francesco D'Andria, Bari 1989.
* ''I Messapi'', Atti del XXX Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto 1990), Taranto 1991.
* Pier Giovanni Guzzo, ''La Messapia tra greci e indigeni'', in "Bollettino di archeologia del Ministero per i beni culturali e ambientali", n. 1-2 (gen.-apr. 1990), pp.&nbsp;17–22.
* Mario Lombardo, ''Greci e Messapi nel V secolo a.C.: fonti, eventi e problemi storici'', in ''Aspetti della storia del Salento nell'Antichità''. Atti del convegno nazionale di AICC 1979, Cavallino, Lecce 1992, pp.&nbsp;76–109.
* Mario Lombardo, ''I Messapi e la Messapia nelle fonti letterarie greche e latine'', Galatina 1992.
* J. L. Lamboley, ''Recherches sur les Messapiens IV-III siècle av. J.C.'', Roma 1996.
* Cesare Daquino, ''I Messapi. Il Salento prima di Roma'', Lecce 1999 (2006). ISBN 88-8349-009-6
* Gianni Custodero, ''Antichi popoli del Sud: Apuli, Bruzii, Lucani, Messapi, Sanniti e Greci prima della conquista romana'', Lecce 2000. ISBN 88-8349-012-6
 
=== Lingua e religione ===
* Luigi Maggiulli e [[Sigismondo Castromediano]], ''Le iscrizioni messapiche'', Lecce 1871.
* [[Francesco Ribezzo]], ''Corpus Inscriptionum Messapicarum'', Bari 1935.
* Oronzo Parlangeli, ''Studi messapici'', Messina 1960.
* Ciro Santoro, ''Nuovi studi messapici'', I-III, Galatina 1982-1984.
* Cosimo Pagliara, ''Materiali iscritti arcaici del Salento'', in “Annali Scuola Normale di Pisa”, XIII, 1983 pp.&nbsp;29–33.
* [[Carlo de Simone]], ''Gli studi recenti sulla lingua messapica'', in ''Italia omnium terrarum parens'', Milano 1989, pp.&nbsp;650–660.
* {{cita libro |autore=[[Francisco Villar]] | titolo=Los Indoeuropeos y los origines de Europa: lenguaje e historia |editore=Gredos| città=Madrid| anno=1991| lingua=es| isbn=84-249-1471-6}} Trad. it.: {{cita libro |autore=[[Francisco Villar]] |titolo=Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa |editore=Il Mulino |città=Bologna |anno=1997 |isbn=88-15-05708-0}}
* Carlo de Simone e [[Simona Marchesini]], ''Monumenta linguae messapicae'', 2 voll., Wiesbaden 2002;
* ''Cultura e religione dei Messapi'', Seminario di studi con Mostra documentaria (Torre S. Susanna, 23 marzo 2002), Mesagne 2002.
 
=== Ceramica e cultura materiale ===
* M. Mayer, ''Ceramica dell'Apulia preellenica. 1. La Messapia'', in "Bollettino dell'imp. Istituto archeologico germanico", v. 12. (1897), fasc. 3-4, pp.&nbsp;202–252.
* Mario Bernardini, ''Miti, culti e credenze degli antichi Messapi attraverso l'arte'', in "Studi Salentini", fasc. 20, 1965.
* Giovanna Delli Ponti, ''I bronzi del Museo Provinciale di Lecce'', Lecce 1973.
* Douwe G. Yntema, ''Messapian painted pottery: analysis and provisory classification'', in "Bulletin Antieke Beschaving" 49, 1974, pp.&nbsp;3–84.
* Adriana Travaglini, ''Inventario dei rinvenimenti monetali del Salento. Problemi di circolazione'', Roma 1982.
* Dora Elia e Luciana Longobardi, ''Vita quotidiana dei Messapi'', Cavallino 2006.
* Ettore M. De Juliis, Fabio Galeandro, Paola Palmentola, ''La ceramica geometrica della Messapia'', (Archaeologica; 2) Bari 2006. ISBN 88-87920-18-4
* Mario Lombardo, ''Tombe, necropoli e riti funerari in Messapia: evidenze e problemi'', in "Studi di antichità", 7 (1994), pp.&nbsp;26–45.
 
== Voci correlate ==
* [[MessapiaCeramica messapica]]
* [[Regio II Apulia et Calabria]]
* [[Dodecapoli messapica]]
* [[SalentoEgnazia]]
* [[OriaMuro Tenente]]
* [[Ceglie Messapica]]
* [[Villa Castelli]]
* [[Pezza Petrosa]]
* [[Regio II Apulia et Calabria]]
* [[Rudiae]]
* [[Santuario di Monte Papalucio]]
* [[Soglia messapica]]
* [[Valesio (città antica)|Valesio]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* [https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/1503336/Archaeologists-find-western-worlds-oldest-map.html Trovata la mappa più antica del mondo occidentale]. Telegraph Newspaper Online, November 19, 2005.
* [http://www.bdp.it/intercultura/multicultura/messapi.htm descrizione dei Messapi]
* {{cita web | 1 = http://www.bdp.it/intercultura/multicultura/messapi.htm | 2 = Descrizione dei Messapi | accesso = 28 febbraio 2007 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20070314161000/http://www.bdp.it/intercultura/multicultura/messapi.htm | dataarchivio = 14 marzo 2007 | urlmorto = sì }}
* [http://www.altosalentorivieradeitrulli.it/storia_e_preistoria.htm I Messapi dell'Altosalento]
* {{cita web|http://www.snible.org/coins/hn/calabria.html|Catalogo monete salentine}}
* {{cita web|http://www.wildwinds.com/coins/greece/calabria/brundisium/i.html|Catalogo monete Brindisi}}
{{Portale|Puglia|Lecce}}
* [https://www.laterradipuglia.it/cultura-e-tradizioni/messapi I Messapi, antichi abitanti del Salento]
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