Niccolò Tommaseo: differenze tra le versioni
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{{Carica pubblica
|nome = Niccolò Tommaseo
|immagine =
|didascalia =
|carica = [[Camera dei deputati (Regno di Sardegna)|Deputato del Regno di Sardegna]]
|sito = {{Deputati Regno}}
|mandatoinizio = 2 aprile [[1860]]
|mandatofine = 17 dicembre [[1860]]
|legislatura = {{NumLegRegno|D|VII}}
|partito =
|titolo di studio = Laurea in giurisprudenza
|alma mater =
|professione = Scrittore
|firma =
}}
{{Bio
|Nome = Niccolò
|Cognome = Tommaseo
|PostCognomeVirgola = detto anche '''Nicolò'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Sebenico
|GiornoMeseNascita = 9 ottobre
|AnnoNascita = 1802
|LuogoMorte = Firenze
|GiornoMeseMorte = 1º maggio
|AnnoMorte = 1874
|Epoca = 1800
|Attività = linguista
|Attività2 = scrittore
|Attività3 = patriota
|Nazionalità = italiano
}}
Al suo nome sono legati il ''[[Dizionario della lingua italiana (Tommaseo)|Dizionario della Lingua Italiana]]'', il ''[[Dizionario dei sinonimi e contrari|Dizionario dei Sinonimi]]'' e il romanzo ''[[Fede e bellezza]]''.
== Biografia ==
[[File:Lungarno delle grazie, targa niccolò tommaseo.JPG|thumb|upright=1.1|Targa sulla [[Casa di Niccolò Tommaseo|casa dove morì Tommaseo]], a Firenze, sul [[Lungarno delle Grazie]].]]
Nacque a [[Sebenico]], nell'attuale [[Croazia]], figlio di Girolamo, commerciante, e di Caterina Chevessich, un'umilissima massaia. Gli studi elementari gli furono impartiti dallo zio Antonio, [[frate minore]], quindi passò al seminario di [[Spalato]] nel periodo [[1811]]-[[1814|14]]. Tre anni dopo, intenzionato ad entrare alla facoltà di legge, si portò a [[Padova]] dove frequentò il seminario cimentandosi negli studi classici.<ref name=dbi/>
Durante il soggiorno padovano ebbe modo di conoscere [[Antonio Rosmini Serbati]], allora studente di teologia, che suscitò in lui la passione per le poesie in latino e la filosofia. Nella città natale, dove tornava nei periodi di vacanza, strinse amicizia con l'erudito [[Antonio Marinovich]] di cui frequentò la biblioteca.<ref name=dbi/>
Nel [[1822]] conseguì la laurea, ma non volle esercitare la professione forense e preferì lavorare nel giornalismo e nella letteratura. Tornò per un breve periodo a Sebenico, dove tentò una traduzione del secondo canto dell'''[[Iliade]]''; poi si trasferì a [[Rovereto]] presso Rosmini.<ref name=dbi>{{Treccani|niccolo-tommaseo_(Dizionario-Biografico)|TOMMASEO, Niccolò|autore=Gabriele Scalessa|volume=96|anno=2019|accesso=16 settembre 2020}}</ref>
Visse alcuni anni fra [[Padova]] e [[Milano]] lavorando come giornalista e saggista, frequentando altri personaggi in vista del mondo intellettuale cattolico come [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] e [[Antonio Rosmini|Rosmini]]. È di questo periodo anche l'inizio della collaborazione all{{'}}''[[Antologia (rivista)|Antologia]]'' di [[Giovan Pietro Vieusseux]].
Amico di [[Antonio Rosmini]], di [[Vincenzo Monti]] e di [[Alessandro Manzoni]], nel 1825 incontrò [[Giacomo Leopardi]] a Firenze, al [[Gabinetto Vieusseux]], ma il rapporto di amicizia si incrinò dopo poco tempo.<ref>{{Cita web|url=https://www.quotidiano.net/magazine/quando-tommaseo-stroncava-leopardi-312e50af|titolo=Quando Tommaseo stroncava Leopardi|sito=Quotidiano Nazionale|data=2024-05-01|lingua=it|accesso=2024-05-12}}</ref> Nel romanzo ''[[Fede e bellezza]]'' (1840) descrive il rapporto d'amore in un oscillare fra [[moralismo]] ed [[erotismo]]; ciò spinse il Manzoni ad accusarlo di essere un pubblico peccatore cattolico.
Trasferitosi a Firenze nell'autunno del [[1827]], conobbe, tra gli altri, il marchese [[Gino Capponi]] e divenne una delle più importanti voci dell{{'}}''Antologia''. Di questo periodo ([[1830]]) è anche la pubblicazione del ''[[Nuovo Dizionario de' Sinonimi della lingua italiana]]'' cui deve gran parte della sua fama. A causa delle proteste del governo [[Impero austriaco|austriaco]] contro un suo articolo in favore della [[Guerra d'indipendenza greca|rivoluzione greca]], dovette autoesiliarsi a [[Parigi]], mentre le rimostranze austriache portarono alla chiusura della rivista.
Intorno al [[1831]], prossimo a compiere trent'anni, comincia (anche su incoraggiamento degli amici fiorentini, tra i quali soprattutto Capponi) ad occuparsi di poesia in modo maturo, destinandovi la maggior parte del suo tempo (in gioventù aveva scritto essenzialmente componimenti d'occasione). La sua poesia non appare in alcun modo influenzata dai ''[[Canti (Giacomo Leopardi)|Canti]]'' leopardiani, che erano in parte già comparsi assieme a opere dello stesso Tommaseo nel "Nuovo Raccoglitore".<ref name="Wolken">Rolf Fieguth, Alessandro Martini (a cura di), ''Die Architektur der Wolken: Zyklisierung in der europäischen Lyrik des 19. Jahrhunderts'', Peter Lang, 2005, p. 132 [http://books.google.it/books?id=f66WJBwfdmwC].</ref> Tommaseo, comunque, mal sopportava ed avversava [[Giacomo Leopardi|Leopardi]] e le sue idee, scrivendo - in una lettera inviata a [[Gino Capponi]] nell'agosto 1833<ref name=Wolken/> - «Feci stanotte un sogno bellissimo […] Poi, parevami di essere, quasi libero, nell'anticamera delle carceri; e v'era più gonfio in viso e più leggiadretto che mai, l'uomo che ha il genio del Tasso in fondo alla gobba, come il Tasso l'aveva in fondo al bicchiere». Quest'odio scaturiva dal fatto che non gradiva «la [di Leopardi] bestemmia fredda e la sventura noiosa»; d'altronde disse anche: «che io abbassi troppo il L.[eopardi] e il Giordani, può essere; ma vi confesso che le opinioni religiose e morali hanno gran peso nel giudicare, ch'io fo, degl'ingegni: l'uomo che neghi Dio e la bellezza, eziandio umana, del Cristianesimo, parmi natura gretta e dannata in questa vita a gelo perpetuo» (tratto dalla risposta del 13 ottobre 1836 ad [[Alessandro Poerio]]).<ref>Paolo De Caro, ''Intorno a un esemplare delle Operette morali 1835 conservato nella Biblioteca Provinciale di Foggia'', [http://www.bibliotecaprovinciale.foggia.it/capitanata/2013/2013pdf/2013_9_59_deCaro.pdf pag. 17].
La disistima verso Leopardi durò fino alla sua morte (Leopardi pensava che fosse stata "quella pazza bestia di Tommaseo" a far naufragare il progetto di stampare i suoi scritti a Parigi presso l'editore Baudry: vedi la lettera di Leopardi a Louis de Sinner del 22 dicembre 1836) e ben oltre: scrisse due epigrammi contro di lui ("Natura con un pugno lo sgobbò: / 'Canta', gli disse irata; ed ei cantò" e "Esser vorresti uccello? Siam lì: sei pipistrello") e lo continuò a chiamare "conte crostaceo" ed "il Gobbo". Vedi Giovanni Gentile, Recensione a N. Tommaseo e G. Capponi, "Carteggio inedito dal 1833 al 1874 per cura di I. Del Lungo e P. Prunas, vol. II - Bologna, Zanichelli [1914] (pp. VIII-795 in 16°)" in «La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da B. Croce», 13, 1915, [http://www.fondazionebenedettocroce.it/lacritica.fbbc/index.php/critica/article/viewFile/1847/1846 pagg. 384-86] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141017014832/http://www.fondazionebenedettocroce.it/lacritica.fbbc/index.php/critica/article/viewFile/1847/1846 |data=17 ottobre 2014 }}. In una lettera del 1836 a Cesare Cantù scrisse: "Leopardi quacchero [...] nel dumila il Leopardi non avrà d'eminente nell'opinione degli uomini né anco la spina dorsale, {{Sic|perché}} i bachi della sepoltura glie l'avranno appianata". Vedi Ettore Verga (a cura di), ''Il primo esilio di Nicolò Tommaseo, 1834-1839: lettere di lui a Cesare Cantù'', Milano, Cogliati, 1904, [https://archive.org/stream/ilprimoesiliodi00tommgoog#page/n83/mode/2up pag. 60]. Nel ''Diario Intimo'' scrisse che Leopardi possedeva "un ingegno falso e angusto". Vedi ''Diario intimo'', Einaudi, 1946, [http://books.google.it/books?hl=it&id=QzM2AAAAIAAJ&focus=searchwithinvolume&q=Un+ingegno+falso+e+angusto pag. 135].</ref>
Negli anni parigini pubblicò l'opera politica ''Dell'Italia'' ([[1835]]), il volume di versi ''Confessioni'' ([[1836]]), da alcuni considerato una sorta di risposta ai ''Canti'' di Leopardi,<ref>Nell'edizione del 1835 dei ''Canti'' il Leopardi aveva pubblicato la poesia ''Palinodia al marchese Gino Capponi'', la quale conteneva probabilmente un diretto attacco al Tommaseo (vv. 227 sgg.: "Un già de' tuoi, lodato Gino; un franco / di poetar maestro [...]"), che si sentì in dovere di affrettare la pubblicazione. Vedi Rolf Fieguth, Alessandro Martini (a cura di), ''Die Architektur der Wolken: Zyklisierung in der europäischen Lyrik des 19. Jahrhunderts'', Peter Lang, 2005, [http://books.google.it/books?id=f66WJBwfdmwC&pg=PA132 pag. 132-33]. Sebbene l'associazione col Tommaseo del "franco di poetar maestro" sia stata accettata da molti studiosi, lo stesso [[Gino Capponi]] successivamente affermò, rispondendo il 9 novembre 1875 a Fedele Lampertico, che in realtà si trattasse di un riferimento al [[Alessandro Manzoni|Manzoni]]. Vedi Gino Tellini, ''Filologia e storiografia da Tasso al Novecento'', Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2002, [http://books.google.it/books?id=MUYWe-XyXVgC&pg=PA122 pag. 122 nota 71].</ref> il racconto storico ''Il [[Duca di Atene]]'' ([[1837]]), il ''Commento alla [[Divina Commedia]]'' ([[1837]]) e le ''Memorie Poetiche'' ([[1838]]).
Da Parigi si spostò quindi in [[Corsica]], dove con la collaborazione del magistrato e letterato [[Bastia|bastiese]] [[Salvatore Viale]], proseguì le ricerche di [[italianistica]], contribuendo alla raccolta della copiosa tradizione orale còrsa e definendo la lingua isolana come il più puro dei [[dialetto|dialetti]] italiani.
[[File:Niccolò Tommaseo-Dizionario estetico.png|thumb|upright=1.1|Frontespizio del ''Dizionario estetico'']]
Si stabilì poi a [[Venezia]] dove continuò a pubblicare numerose opere, fra cui le prime due stesure del [[romanzo]] ''[[Fede e bellezza]]'', considerato il suo capolavoro, precoce tentativo di romanzo psicologico. Sempre di questi anni è la pubblicazione dell'importante raccolta dei ''Canti popolari toscani, corsi, illirici e greci'' ([[1841|1841-42]]); questo è il documento più schietto col quale l'Italia mostrava, grazie a Tommaseo, di avere decisamente compreso l'importanza scientifica delle raccolte di poesia popolare. Altrettanto importante pubblicazione sono le ''Scintille'' ([[1842]]), esempio unico di cosmopolitismo culturale dell'epoca.
Nel [[1847]], tornato nuovamente nel mirino della polizia asburgica, venne arrestato a seguito di alcune dichiarazioni sulla libertà di stampa, che rivendicavano il diritto di vedere applicate leggi che non la limitassero; fu liberato il 17 marzo [[1848]], insieme con [[Daniele Manin]], durante l'insurrezione di Venezia contro gli austriaci. Alla successiva proclamazione della [[Repubblica di San Marco]], ottenne il maggior numero di voti dopo Manin e prima di [[Giacomo Treves dei Bonfili]], e assunse importanti cariche nel nuovo Stato. Esiliato a [[Corfù]] nel [[1849]], dopo l'entrata degli austriaci a Venezia, si ammalò agli occhi (conseguenza della sifilide contratta durante il soggiorno parigino) ma trovò comunque il modo di scrivere numerosi saggi, tra cui ''Rome et le monde'' in francese, in cui da cattolico dichiarava la necessità della rinuncia della [[Chiesa cattolica]] al [[potere temporale]]. Risale a questo periodo anche l'insofferenza del Tommaseo verso la via "moderata" all'unità d'Italia, da raggiungersi tramite l'unione al [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Piemonte sabaudo]].
Nel [[1854]], con la vista sempre più compromessa, si trasferì a [[Torino]] nel [[Palazzo Biandrate Aldobrandino di San Giorgio]], poi a [[Firenze]] ([[1859]]), dove restò fino alla morte. A Firenze collaborò alla rivista periodica l'[[Imparziale Fiorentino]], fondata nel [[1857]] da Michele Luci, figlio del principe [[Stanisław Poniatowski (1754-1833)|Poniatowski]]. La sua opposizione all'Italia riunita sotto i [[Casa Savoia|Savoia]] si andò radicalizzando, tanto da fargli rifiutare i riconoscimenti ufficiali, tra cui la nomina a [[Senatore]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno]]. Ha scritto la lapide posta alla [[Casa Guidi]] dicendo che [[Elizabeth Barrett Browning]] ha fatto della sua poesia un "aureo anello" fra Italia e Inghilterra.
Negli ultimi anni, oltre a una ininterrotta pubblicazione di saggi, edizioni critiche e poesie, si dedicò in collaborazione con [[Bernardo Bellini]] al monumentale ''[[Dizionario della lingua italiana (Tommaseo)|Dizionario della lingua italiana]]'' in otto volumi, completato solo dopo la sua morte.
Al di là del suo annoso impegno glottologico, portato avanti sino agli estremi giorni della sua fecondissima vita letteraria, il poderoso suo ultimo lavoro resta quella ''Storia civile nella letteraria'' (1872) che, per quanto confusamente adombrato -nei primordi, quasi, di un genere cognitivo che s'inaugura con la Stael e risorge a rango di una vera e propria branca filosofica soltanto nel XX secolo- e per quanto ivi limitato a un orizzonte Settecenteco, è nondimeno il primo esempio significativo, dall'Italia, nel campo della sociologia letteraria.
Fra le numerose corrispondenze scritte che il Tommaseo intrattenne per diversi anni con personaggi del suo tempo, esiste un nutrito e variamente interessante epistolario, conservato alla [[Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze|Nazionale di Firenze]], che raccoglie le lettere scambiate col medico, letterato e giornalista friulano [[Pierviviano Zecchini|Pierviviano Zecchini (o Zecchinis)]] tra il 4 marzo 1841 e il 20 aprile 1874<ref>Tale carteggio si trova trascritto e documentato nella tesi di laurea in materie letterarie di [[Lucia Gaddo Zanovello]] intitolata: ''Carteggio inedito Niccolò Tommaseo – [[Pierviviano Zecchini]], voll. I e II'', Università degli Studi di Padova, Facoltà di Magistero, anno accademico 1979-80, relatore prof. Marco Pecoraro (Archivio delle tesi di laurea, Palazzo Maldura, Padova).</ref>.
Niccolò Tommaseo morì il 1º maggio 1874.
Lo Zecchini, coetaneo del Tommaseo, condivideva con questo numerose amicizie, l'amor patrio, della Dalmazia, del Veneto e [http://luciagaddo.altervista.org/Saggistica/ConsiderazioniTommaseo.html per la poesia], inoltre aveva una visione della vita, della storia, della fede, della filosofia e della scienza molto simili allo scrittore. Entrambi ritenevano che l'amore e l'interesse per le tradizioni popolari fossero fondamenta di sano buon senso e determinanti per l'avvenire umano.
Il sanvitese entrò rapidamente in amicizia col Tommaseo nell'occasione della ricerca di canti popolari toscani, corsi, illirici e greci e per facilitare la diffusione del volume già pubblicato da quest'ultimo sull'argomento.
== Nella storia della letteratura ==
Il Tommaseo poeta «sfuggì a quasi tutti i critici del suo tempo, e anche al [[Francesco de Sanctis|De Sanctis]]»<ref name="Flora">[[Francesco Flora]], ''Storia della letteratura italiana. Volume IV, l'Ottocento'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1958, © 1940, pp. 371 - 392</ref>, che cita una sola volta nella sua [[Storia della letteratura italiana (De Sanctis)|Storia della letteratura italiana]], in una lista di minori tra i quali troviamo, ugualmente considerato, [[Carlo Porta]].<ref>{{cita pubblicazione |nome=Francesco |cognome=De Sanctis |titolo=Storia della letteratura italiana |editore=Biblioteca Universale Rizzoli |città=Milano |volume= Volume secondo|anno=1983 |p=969|lingua=it|}}</ref> Per altri la sua opera «dev'essere sollevata nella storia delle lettere italiane a ben più originale significato di quel che solitamente le sia attribuito».<ref name="Flora" /> [[Mario Puppo]] scrivendo dell'intonazione profondamente religiosa del poeta unita al mistero della voluttà, arriva a considerare l'inno ''Pe' morti'' «una delle liriche religiose più alte che abbia la letteratura italiana dell'Ottocento».<ref>{{cita pubblicazione |nome=Mario |cognome=Puppo |titolo=Tommaseo |editore= La Scuola|città=Brescia |anno= 1950|p=64 |lingua=it}}</ref> [[Emilio Radius]] ha scritto che ''Fede e bellezza'' «è il primo dei pochi romanzi di passione erotica e di scrupolo religioso che abbiamo noi italiani».<ref>{{cita libro|autore = Emilio Radius (a cura di) | titolo = Fede e bellezza di Niccolò Tommaseo. Romanzo (1840) | anno= 1942 | editore = Valentino Bompiani | città=Milano| pagina=VII}}</ref> I maggiori poeti dell'Ottocento, quali [[Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]], [[Giosuè Carducci|Carducci]] o [[Giovanni Pascoli|Pascoli]], «più o meno oscuramente avvertivano nella sua poesia i temi genuini e feraci, e le novità del tono».<ref name="Flora"/> Dal Leopardi è diviso rispetto alla concezione del dolore, scrive ancora Flora, un'accusa alla natura matrigna per il poeta marchigiano, un'invocazione in Tommaseo, il cui desiderio è «patire con gli altri, di assumere lui i dolori dei buoni e dei rei, come Cristo si caricò delle colpe umane». Ciò non toglie, ad esempio, che in ''Fede e bellezza'' si pensi «a ''Volupté'' di [[Charles Augustin de Sainte-Beuve|Sainte-Beuve]], al ''Didimo'' di [[Ugo Foscolo|Foscolo]], all{{'}}''Ottonieri'' di Leopardi».<ref name="Flora"/>
== Monumenti e intitolazioni ==
[[File:Spomenik-Tommaseo.jpg|thumb|right|alt=L’immagine ritrae la statua in bronzo che raffigura Tommaseo, in atto di pensare. Essa è posta su una base in pietra d’Istria.|La statua del patriota italiano sebenicense Niccolò Tommaseo, presente un tempo nella piazza principale di Sebenico, demolita dopo la seconda guerra mondiale.]]
In molte città italiane ci sono monumenti, istituti, vie e piazze intitolate a suo nome. Tra i più importanti ricordiamo:
* [[Brindisi]], il [[collegio navale "Niccolò Tommaseo"|collegio navale]] è intitolato a Niccolò Tommaseo;
* [[Busto Arsizio]] (VA), l'istituto comprensivo statale è intitolato a Niccolò Tommaseo;
* [[Conselve]] (PD), l'istituto comprensivo statale è intitolato a Niccolò Tommaseo;
* [[Firenze]] [[Settignano]], vi è nella piazza una statua a lui dedicata, Tommaseo inoltre è sepolto nella cappella del [[Cimitero di Settignano|Cimitero della frazione fiorentina]] accanto alla moglie Diamante;
* [[Milano]], la scuola secondaria di primo grado in piazzale Istria è intitolata a Niccolò Tommaseo;
* [[Roma]], la scuola elementare di Roma San Paolo è intitolata a Niccolò Tommaseo. Nell'edificio, trova ora sede l'[[Università degli Studi Roma Tre|Università Roma Tre]];
* [[Padova]], un'importante e lunga via, passante per la fiera campionaria, il ''Tempio della Pace'' e il tribunale e culminante nel ''Torrione della Gatta'' delle mura cittadine;
* [[Torino]], l'istituto comprensivo statale è intitolato a Niccolò Tommaseo;
* [[Trieste]], nel centro cittadino si trova il [[Caffè Tommaseo]], inaugurato nel [[1830]] è il più antico in funzione nella città. La caffetteria si trova in piazza Niccolò Tommaseo;
* [[Venezia]], nella zona di [[Campo Santo Stefano]] vi è una [[Monumento a Niccolò Tommaseo|statua]] a lui dedicata.
;Monumento demolito a Sebenico
Nella sua città natale, fu eretto un monumento a lui dedicato grazie ad una sottoscrizione popolare, nel periodo in cui la città era sotto il governo austro-ungarico. L'inaugurazione avvenne il 31 maggio [[1896]]; la statua, in bronzo su una base in [[pietra d'Istria]] opera dell'artista e scultore [[Ettore Ximenes]], ritraeva il Tommaseo in piedi in atto di meditare e fu posizionata nella piazza principale dove sorge la cattedrale, rivolta verso il mare che separava il patriota dall'amata Italia<ref>''Il Giornale per famiglie'', volume XXXIII, n. 22 del 31 maggio 1896, fratelli Treves editori Milano</ref>. Dopo la [[seconda guerra mondiale]], la nuova [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia socialista]] decise la distruzione della statua.
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* G. Debenedetti - ''Tommaseo.''Milano, Garzanti, 1973.
* {{Enciclopedia italiana |autore=Pietro Paolo Trompeo |nomeurl=niccolo-tommaseo |nome=Tommaseo, Niccolò |volume=33 |anno=1937 |accesso=2023-12-17}}
* [[Aldo Borlenghi]], ''L'arte di Niccolò Tommaseo'', Milano, Meridiana, 1943.
* Raffaele Ciampini - ''Studi e ricerche su Niccolò Tommaseo'' Roma, 1944
* Raffaele Ciampini, ''Vita di Niccolò Tommaseo'', Firenze, Sansoni, 1945.
* Rinaldo Caddeo, ''Niccolò Tommaseo'', in ''Epistolario di Carlo Cattaneo'', Gaspero Barbèra Editore, Firenze 1949, pp. 276, 283, 417, 454.
* [[Mario Puppo]], ''Tommaseo'', Brescia, La Scuola, 1950.
* Aldo Borlenghi, ''Niccolò Tommaseo e il romanticismo italiano'', Milano, 1967.
* {{Cita libro |autore=Ettore Caccia |url=http://www.treccani.it/enciclopedia/niccolo-tommaseo_(Enciclopedia-Dantesca)/ |voce=Tommaseo, Niccolò |titolo=[[Enciclopedia Dantesca]] |città=Roma |editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana |anno=1970 |accesso=2023-12-17}}
* [[Arnaldo Di Benedetto]], ''I racconti storici di Niccolò Tommaseo'', in ''Ippolito Nievo e altro Ottocento'', Napoli, Liguori, 1996.
* Fulvio Senardi, a cura di, N. Tommaseo, ''Racconti Storici'', Bologna, Il Mulino, 2004.
* {{Cita libro |autore=Annalisa Nesi |url=http://www.treccani.it/enciclopedia/niccolo-tommaseo_(Enciclopedia-dell'Italiano)/ |voce=Tommaseo, Niccolò |titolo=[[Enciclopedia dell'italiano]] |città=Roma |editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana |anno=2011 |accesso=2023-12-17}}
== Voci correlate ==
* [[Dizionario della lingua italiana (Tommaseo)]]
* [[Fede e bellezza]]
* [[Casa di Niccolò Tommaseo]] ([[Firenze]])
* [[Dalmati italiani]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.edizioniproget.it/index.php/component/virtuemart/experience-book/cantiamo-torreglia-dettagli.html?Itemid=0|titolo=Cantiamo Torreglia. Una poesia di Niccolò Tommaseo|sito=edizioniproget.it|editore=Proget Edizioni|data=Padova 2016|urlmorto=sì|accesso=14 dicembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161220185312/http://www.edizioniproget.it/index.php/component/virtuemart/experience-book/cantiamo-torreglia-dettagli.html?Itemid=0|dataarchivio=20 dicembre 2016}}
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Lessicografi italiani]]
[[Categoria:Aforisti italiani]]
[[Categoria:Scrittori cattolici]]
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