Antonio Segni: differenze tra le versioni
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{{Carica pubblica
|nome = Antonio Segni
|immagine = Antonio Segni Official 1962.jpg
|didascalia = Ritratto ufficiale, 1962
|carica = 4º [[Presidente della Repubblica Italiana]]
|mandatoinizio = 11 maggio 1962
|mandatofine = 6 dicembre 1964
|primoministro = [[Amintore Fanfani]]<br />[[Giovanni Leone]]<br />[[Aldo Moro]]
|predecessore = [[Giovanni Gronchi]]
|successore = [[Giuseppe Saragat]]
|carica2 = [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio dei ministri<br />della Repubblica Italiana]]
|mandatoinizio2 = 6 luglio 1955
|mandatofine2 = 20 maggio 1957
|capo di stato2 = [[Giovanni Gronchi]]
|vicepresidente2 = [[Giuseppe Saragat]]
|predecessore2 = [[Mario Scelba]]
|successore2 = [[Adone Zoli]]
|mandatoinizio3 = 16 febbraio 1959
|mandatofine3 = 26 marzo 1960
|capo di stato3 = [[Giovanni Gronchi]]
|predecessore3 = [[Amintore Fanfani]]
|successore3 = [[Fernando Tambroni]]
|carica4 = [[Presidenza del Consiglio dell'Unione europea|Presidente del Consiglio dell'Unione europea]]
|mandatoinizio4 = 1º luglio 1959
|mandatofine4 = 31 dicembre 1959
|predecessore4 = [[Charles de Gaulle]]
|successore4 = [[Pierre Werner]]
|carica5 = [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana]]
|mandatoinizio5 = 2 luglio 1958
|mandatofine5 = 16 febbraio 1959
|primoministro5 = [[Amintore Fanfani]]
|predecessore5 = [[Giuseppe Pella]]
|successore5 = [[Attilio Piccioni]]
|carica6 = [[Ministri degli affari esteri della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri]]
|mandatoinizio6 = 26 marzo 1960
|mandatofine6 = 7 maggio 1962
|primoministro6 = [[Fernando Tambroni]]<br/>[[Amintore Fanfani]]
|predecessore6 = [[Giuseppe Pella]]
|successore6 = [[Attilio Piccioni]]
|carica7 = [[Ministri dell'interno della Repubblica Italiana|Ministro dell'interno]]<br/><small>(''[[ad interim]]'')</small>
|mandatoinizio7 = 16 febbraio 1959
|mandatofine7 = 26 marzo 1960
|primoministro7 = ''Se stesso''
|predecessore7 = [[Fernando Tambroni]]
|successore7 = [[Giuseppe Spataro]]
|carica8 = [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|Ministro della difesa]]
|mandatoinizio8 = 2 luglio 1958
|mandatofine8 = 16 febbraio 1959
|primoministro8 = [[Amintore Fanfani]]
|predecessore8 = [[Paolo Emilio Taviani]]
|successore8 = [[Giulio Andreotti]]
|carica9 = [[Ministri della pubblica istruzione della Repubblica Italiana|Ministro della pubblica istruzione]]
|mandatoinizio9 = 26 luglio 1951
|mandatofine9 = 16 luglio 1953
|primoministro9 = [[Alcide De Gasperi]]
|predecessore9 = [[Guido Gonella]]
|successore9 = [[Giuseppe Bettiol]]
|mandatoinizio10 = 17 agosto 1953
|mandatofine10 = 18 gennaio 1954
|primoministro10 = [[Giuseppe Pella]]
|predecessore10 = [[Giuseppe Bettiol]]
|successore10 = [[Egidio Tosato]]
|carica11 = [[Ministri dell'agricoltura e delle foreste della Repubblica Italiana|Ministro dell'agricoltura e delle foreste]]
|mandatoinizio11 = 14 luglio 1946
|mandatofine11 = 26 luglio 1951
|predecessore11 = [[Fausto Gullo]]
|successore11 = [[Amintore Fanfani]]
|partito = [[Partito Popolare Italiano (1919)|PPI]] <small>(1919-1926)</small><br/>[[Democrazia Cristiana|DC]] <small>(1943-1972)</small>
|titolo di studio = Laurea in Giurisprudenza
|professione = Docente universitario
|firma = Antonio Segni signature.svg
|alma_mater = [[Università degli Studi di Sassari]]
|carica12 = [[Sottosegretario di Stato]] al [[Ministero dell'agricoltura e delle foreste]]
|mandatoinizio12 = 12 dicembre 1944
|mandatofine12 = 14 luglio 1946
|legislatura12 =
|gruppo parlamentare12 =
|circoscrizione12 =
|collegio12 =
|tipo nomina12 =
|incarichi12 =
|sito12 =
|carica13 = [[Senato della Repubblica|Senatore della Repubblica Italiana]]<br/>[[Senatore a vita (ordinamento italiano)|Senatore a vita]]
|mandatoinizio13 = 6 dicembre 1964
|mandatofine13 = 1º dicembre 1972
|legislatura13 = [[IV legislatura della Repubblica Italiana|IV]], [[V legislatura della Repubblica Italiana|V]], [[VI legislatura della Repubblica Italiana|VI]]
|gruppo parlamentare13 = [[Democrazia Cristiana]]
|circoscrizione13 =
|tipo nomina13 = [[Presidente emerito della Repubblica Italiana|Nomina di diritto per un presidente emerito della Repubblica Italiana]]
|incarichi13 =
|sito13 = http://www.senato.it/leg/06/BGT/Schede/Attsen/00009691.htm
|carica14 = [[Deputato della Repubblica Italiana]]
|mandatoinizio14 = 25 giugno 1946
|mandatofine14 = 5 maggio 1962
|legislatura14 = [[Assemblea Costituente (Italia)|AC]], [[I legislatura della Repubblica Italiana|I]], [[II legislatura della Repubblica Italiana|II]], [[III legislatura della Repubblica Italiana|III]]
|gruppo parlamentare14 = [[Democrazia Cristiana]]
|circoscrizione14 = '''AC-I; III:''' [[Circoscrizione Cagliari-Sassari-Nuoro-Oristano|Cagliari]]<br/>'''II:''' [[Collegio unico|CUN]]
|incarichi14 =
|sito14 = http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=III%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/Leg03/framedeputato.asp?Deputato=1d26930
|primoministro11 = [[Alcide De Gasperi]]
|primoministro12 = [[Ivanoe Bonomi]]<br/>[[Ferruccio Parri]]<br/>[[Alcide De Gasperi]]
|predecessore12 = [[Gino Bergami]]
|successore12 = [[Velio Spano]]
}}
{{Bio
|Nome = Antonio
|Cognome = Segni
|Sesso = M
|LuogoNascita = Sassari
|GiornoMeseNascita = 2 febbraio
|AnnoNascita = 1891
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 1º dicembre
|AnnoMorte = 1972
|Epoca = 1900
|Attività = politico
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , 4º [[presidente della Repubblica Italiana]] dall'11 maggio 1962 al 6 dicembre 1964
}}
Uno dei membri più [[conservatorismo|conservatori]] della [[Democrazia Cristiana]], dopo aver ricoperto diversi incarichi governativi nei governi [[governo Bonomi III|Bonomi III]], [[governo Parri|Parri]], [[governo De Gasperi I|De Gasperi I]], [[governo De Gasperi VII|De Gasperi VII]] e [[governo Pella|Pella]], Segni fu per due volte [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|presidente del Consiglio dei ministri]], dal 6 luglio 1955 al 20 maggio 1957 e dal 16 febbraio 1959 al 26 marzo 1960.
Eletto presidente della Repubblica il 6 maggio 1962, la sua fu la seconda presidenza più breve nella [[storia della Repubblica Italiana]] dopo quella di [[Enrico De Nicola]], in quanto mantenne il ruolo solamente per due anni, fino alle dimissioni per impedimenti di salute del 6 dicembre 1964.
Come [[Capo dello stato|capo dello Stato]] ha conferito l'incarico a tre [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|presidenti del Consiglio dei ministri]]: [[Amintore Fanfani]] (del quale ha respinto le dimissioni di cortesia presentate nel 1962), [[Giovanni Leone]] (1963) e [[Aldo Moro]] (1963-1968); ha nominato tre [[senatore a vita (ordinamento italiano)|senatori a vita]] nel 1963 ([[Ferruccio Parri]], [[Cesare Merzagora]] e [[Meuccio Ruini]]). Non ha nominato alcun [[Giudici della Corte costituzionale della Repubblica Italiana|giudice della Corte costituzionale]].
Suo figlio [[Mariotto Segni|Mariotto]] è anch'egli un politico.
== Biografia ==
=== Giovinezza, esordi in politica e la docenza ===
Antonio Segni nacque in una [[nobile]] [[famiglia]] [[Sardegna|sarda]], ascritta al [[Patrizio (titolo)|patriziato]] genovese dal [[1752]], da Annetta Campus e Celestino Segni.<ref>
[http://www.araldicasardegna.org/genealogie/alberi_genealogici/albero_famiglia_segni.htm Associazione genealogica sarda: La genealogia dei Segni]</ref>
Portati a termine gli studi [[Liceo classico|liceali classici]] presso il [[Liceo classico Domenico Alberto Azuni|liceo Domenico Alberto Azuni]] di [[Sassari]], si [[Laurea|laureò]] in [[giurisprudenza]] nel [[1913]], e fu ufficiale di artiglieria durante la [[prima guerra mondiale]].
Aderì al [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare Italiano]] fin dalla sua fondazione nel 1919 e fu consigliere nazionale del PPI dal [[1923]] al [[1924]]. Con l'avvento del [[fascismo]] e le elezioni del 1924, smise temporaneamente di fare [[politica]].
Intanto aveva perfezionato gli studi all'[[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"|Università di Roma]], dove fu allievo del [[professore universitario|professore]] di [[diritto processuale civile]] [[Giuseppe Chiovenda]], insieme a [[Piero Calamandrei]].
Insegnò quindi in varie [[università]] italiane, nel 1920 a [[Università di Perugia|Perugia]], nel 1925 a Cagliari (dove fu preside), nel 1929 a [[Università di Pavia|Pavia]], e dal 1930 a [[Università di Sassari|Sassari]] (di cui fu commissario dal 1943 al 1945, e [[magnifico rettore]] dal [[1946]] al [[1951]]). Dal 1954 insegnò diritto processuale civile a [[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"|"La Sapienza"]] di [[Roma]] fino al 1961.
=== Incarichi governativi ===
Nel 1942 fu tra i fondatori della [[Democrazia Cristiana]] e autorevole esponente dell'[[antifascismo]] sardo. Fu chiamato il 12 dicembre [[1944]] come [[sottosegretario]] all'agricoltura nel [[governo Bonomi III]], quindi nel [[governo Parri]] e nel [[governo De Gasperi I]], fino al 14 luglio 1946.
[[File:Antonio Segni 1946.jpg|thumb|left|Segni nel [[1946]]]]
Nel giugno [[1946]] venne eletto deputato all'[[Assemblea Costituente (Italia)|Assemblea Costituente]]<ref>{{Cita libro|nome=Rombi,|cognome=Guido.|titolo=La cultura cattolica e la DC in Sardegna : dalla caduta del fascismo al 18 aprile 1948|url=http://worldcat.org/oclc/879835347|accesso=11 maggio 2022|data=1995|editore=Associazione culturale A. De Gasperi|OCLC=879835347}}</ref> e dal 1948 alla Camera dei deputati, sempre rieletto (dal 1964 al Senato).
Da quel periodo ricevette numerosi incarichi istituzionali e governativi:
* [[Ministri dell'agricoltura e delle foreste della Repubblica Italiana|ministro dell'agricoltura e foreste]] dal 14 luglio 1946 al 26 luglio 1951 nei governi [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]] [[Governo De Gasperi II|II]], [[Governo De Gasperi III|III]], [[Governo De Gasperi IV|IV]], [[Governo De Gasperi V|V]] e [[Governo De Gasperi VI|VI]];
* [[Ministri della pubblica istruzione della Repubblica Italiana|Ministro della pubblica istruzione]] dal 26 luglio 1951 al 7 luglio 1953 nel [[governo De Gasperi VII]] e dal 2 agosto 1953 al 12 gennaio 1954 nel [[governo Pella]].
* [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana]] e [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|ministro della difesa]] dal 1º luglio 1958 al 15 febbraio 1959 nel [[governo Fanfani II]];
* [[Ministri dell'interno della Repubblica Italiana|Ministro dell'interno]] dal 15 febbraio 1959 al 25 marzo 1960 nel [[Governo Segni II|secondo governo da lui stesso presieduto]];
* [[Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri]] dal 25 marzo 1960 al 7 maggio 1962 nel [[governo Tambroni]], nel [[governo Fanfani III]] e nel [[governo Fanfani IV]],
accumulando un ''curriculum politico'' di ben 135 mesi da ministro, un record tuttora imbattuto per tutti gli altri Presidenti della Repubblica eletti sia prima che dopo di lui.
[[File:Presentazione Primo Governo Segni.jpg|thumb|left|Presentazione del [[Governo Segni I|primo governo Segni]] alla Camera il 13 luglio [[1955]]]]
Fu ministro dell'agricoltura quando venne varata, grazie ai fondi del [[Piano Marshall]], una riforma agraria detta ''[[Riforma agraria#La legge del 1950|legge Stralcio]]'' (legge n. 841 del 21 ottobre 1950), da alcuni studiosi ritenuta la più importante riforma dell'intero [[secondo dopoguerra]]<sup>[[Riforma agraria|[4]]]</sup>, che sancì l'esproprio coatto delle terre ai grandi latifondisti e la loro distribuzione ai braccianti agricoli di modo da renderli ''de facto'' [[piccoli imprenditori]] non più sottomessi al grande latifondista e facendo nascere successivamente forme di collaborazione come le [[Cooperativa agricola|cooperative agricole]] che, programmando le produzioni e centralizzando la vendita dei prodotti, diedero all'agricoltura quel carattere imprenditoriale che era venuto meno con la divisione delle terre.
In tale periodo, per controllare il suo bacino elettorale, pose al vertice della DC sassarese<ref>{{Cita libro|nome=Rombi, Guido,|cognome=1965-|titolo=Chiesa e società a Sassari dal 1931 al 1961 : l'episcopato di Arcangelo Mazzotti|url=http://worldcat.org/oclc/43816823|accesso=11 maggio 2022|data=2000|editore=Vita e pensiero|OCLC=43816823|ISBN=88-343-0097-1}}</ref> il cugino Antonio Campus. La linea locale fortemente anticomunista imposta da Segni è stata descritta in un'intervista da [[Francesco Cossiga]], all'epoca giovane militante sassarese: ''"Alla vigilia delle elezioni del 1948 ero armato fino ai denti. Mi armò Antonio Segni. Non ero solo, eravamo un gruppo di democristiani riforniti di bombe a mano dai carabinieri. La notte del 18 aprile la passai nella sede del comitato provinciale della DC di Sassari... Prefettura, poste, telefoni, acquedotto, gas non dovevano cadere, in caso di golpe rosso, nelle mani dei comunisti"''<ref>{{Collegamento interrotto|1=[http://www.aprileonline.info/print_article.php?id=6733 aprileonline.info] |data=luglio 2018 |bot=InternetArchiveBot }} Aprileinfo</ref>.
====Presidente del Consiglio====
[[File:Antonio Segni and Konrad Adenauer by Giuseppe Moro, August 1959.jpg|sinistra|miniatura|Antonio Segni con il [[Cancelliere federale della Germania|cancelliere federale della Germania Ovest]] [[Konrad Adenauer]] nell'agosto del [[1959]]]]
Politico di tendenze [[conservatrici]], Segni fu due volte [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|presidente del Consiglio dei ministri]]. Guidò il [[Governo Segni I|suo primo governo]] di stampo [[Centrismo|centrista]] tra DC, [[Partito Socialista Democratico Italiano]] e [[Partito Liberale Italiano]] dal 6 luglio [[1955]] al 15 maggio [[1957]], straordinariamente lungo per l'epoca e ancora oggi uno dei dieci [[Governi italiani per durata|governi più longevi]] della Repubblica italiana, e un [[Governo Segni II|monocolore DC]] che si resse con l'appoggio esterno di liberali, monarchici e [[Missino|missini]], dal 15 febbraio [[1959]] al 23 marzo [[1960]]; quest'ultimo esecutivo cadde perché le strategie politiche orientate a [[Sinistra (politica)|sinistra]] del [[Segretari della Democrazia Cristiana|segretario della Democrazia Cristiana]] [[Aldo Moro]] e di [[Amintore Fanfani]] indussero le forze di destra a ritirargli la fiducia.
Durante il primo governo di Segni vennero firmati il 25 marzo [[1957]] i [[Trattato che istituisce la Comunità economica europea|trattati di Roma]] istituendo la [[Comunità Economica Europea]] (CEE) di cui l'Italia fu uno Stato cofondatore ed il [[Mercato Europeo Comune]] (MEC); venne definitivamente creata e insediata la Corte Costituzionale, fino ad allora mai entrata in funzione<ref name=":1">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli e Mario Cervi|titolo=L'Italia dei due Giovanni (1955-1965)|anno=1989|editore=Rizzoli|città=Milano|p=267|pp=|ISBN=}}</ref>, venne varata la legge che garantì all'[[Eni]] l'esclusiva della ricerca e dello sfruttamento degli idrocarburi in tutto il territorio italiano (Sicilia esclusa)<ref name=":1" /> e fu creato il [[Ministero delle partecipazioni statali]], organo del [[Governo della Repubblica Italiana|governo italiano]] addetto alla supervisione e gestione delle [[partecipazioni statali]] nell'economia italiana, determinando per le aziende statali anche un'autonomia sindacale «pubblica» e sottraendole alla disciplina confindustriale per assoggettarle a un regime proprio<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Indro Montanelli e Mario Cervi|titolo=L'Italia dei due Giovanni (1955-1965)|anno=1989|editore=Rizzoli|città=Milano|p=|pp=242-243|ISBN=}}</ref>. Durante il suo secondo governo venne istituito con la legge n. 617/59 il [[Ministero del turismo e dello spettacolo]]. Fu [[presidente del Consiglio dell'Unione europea]] dal 1º luglio al 31 dicembre 1959.
=== Presidenza della Repubblica ===
==== Elezione al Quirinale ====
{{Vedi anche|Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1962}}
Allo scadere del settennato di presidenza di [[Giovanni Gronchi]], [[Aldo Moro]] non vedeva di buon occhio le manovre del presidente dell'[[Eni]], [[Enrico Mattei]], miranti alla rielezione del presidente uscente Gronchi<ref>Indro Montanelli, ''Storia d'Italia. Vol. 10'', RCS Quotidiani, Milano, 2004, pagg. 340-341</ref>.
[[File:Giuramento Segni.jpg|miniatura|left|Giuramento di Antonio Segni l'11 maggio [[1962]]|228x228px]]
Propose quindi e ottenne dal suo partito la candidatura di Antonio Segni, ritenendo che l'elezione di quest'ultimo, che era un conservatore, fosse necessaria per rassicurare le correnti a [[Destra (politica)|destra]] della DC e guadagnare anch'esse alla sua politica di apertura al [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]]<ref>Indro Montanelli, ''cit.'', pag. 342</ref>. Fu l'unica volta che un candidato ufficiale della DC alla presidenza della Repubblica uscì vittorioso dal responso delle urne<ref>Anche l'elezione al primo scrutinio del democristiano [[Francesco Cossiga]], nel 1985, infatti, fu frutto di un accordo tra i partiti e non di una candidatura predeterminata.</ref>. Il partito, tuttavia, nei primi otto scrutini non votò mai compatto per il politico sassarese, in quanto Gronchi ottenne sempre tra i 20 e i 45 voti, mentre altri consensi furono dispersi tra [[Attilio Piccioni]] (addirittura 51 voti al terzo scrutinio), [[Cesare Merzagora]] (tra i 12 e i 18) ed altri. Anche nello scrutinio decisivo vi furono 51 schede bianche di aleatoria attribuzione.
Antonio Segni fu comunque eletto [[Presidente della Repubblica Italiana]] il 6 maggio [[1962]] al nono [[scrutinio]], con 443 voti su 842, comprensivi dei consensi del [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|MSI]] e dei [[Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica|monarchici]], che avevano cominciato a votarlo sin dal terzo scrutinio<ref>Indro Montanelli, ''cit.'', pagg. 345-346</ref>. Prestò giuramento l'11 maggio [[1962]] e il giorno dopo respinse le dimissioni di cortesia presentategli dal Presidente del Consiglio [[Amintore Fanfani]]<ref>Francesco Bartolotta, ''Parlamenti e governi d'Italia dal 1848 al 1970. II vol.'', Vito Bianco Editore, Roma, 1971, pag. 281</ref> che, pertanto, restò in carica sino alle elezioni politiche dell'aprile [[1963]], con la partecipazione di [[PSDI|socialdemocratici]] e [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicani]] e l'appoggio esterno del PSI.
==== Segni e il centro-sinistra ====
I suoi due anni al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]] furono contrassegnati da tensioni con il blocco formato da [[Ugo La Malfa]], il [[Partito Socialista Italiano|PSI]] ed una parte della [[Democrazia Cristiana|DC]] che spingeva per riforme sociali e strutturali, invise ad un conservatore come Segni. Fu anche contrario alla candidatura di [[Giovanni Battista Montini]] al soglio pontificio, tanto da far pervenire, tramite [[Luigi Gedda]], il suo dissenso ai cardinali prima che entrassero nel [[Conclave del 1963|conclave]] conseguente alla morte di [[papa Giovanni XXIII]].<ref>Alberto Melloni, ''Montini, vince il Concilio (contro le riserve di Adenauer e Franco)'', da: [[Corriere della Sera]], 15 aprile 2005</ref>
Logorato dall'insuccesso alle [[elezioni politiche in Italia del 1963|elezioni politiche del 1963]], il 16 maggio Fanfani rassegnò le dimissioni del suo [[Governo Fanfani IV|governo]]. L'incarico venne affidato al segretario democristiano [[Aldo Moro]], intenzionato a varare un nuovo governo tra DC, [[Partito Repubblicano Italiano|Partito Repubblicano]] e [[PSDI]] appoggiato esternamente dal PSI<ref name=mont1>Indro Montanelli, ''cit.'', pag. 367-368</ref>, ma gli organi direttivi del Partito Socialista fecero mancare la ratifica dell'accordo programmatico già concordato con [[Pietro Nenni]] e il segretario DC fu costretto a rinunciare.<ref name=mont1/>
Segni designò allora il [[Presidente della Camera dei deputati (Italia)|presidente della Camera]] [[Giovanni Leone]], specificando che, in caso di ulteriore fallimento, avrebbe sciolto il neoeletto Parlamento e indetto nuove elezioni<ref>Indro Montanelli, ''cit.'', pag. 369</ref>. Leone riuscì allora a costituire un [[Governo Leone I|monocolore DC]] di respiro transitorio e, per tale motivo, detto dalla stampa «[[Governo balneare|''balneare'']]» – con l'appoggio esterno di PRI, PSDI e PSI. Finalmente, nel dicembre [[1963]], Aldo Moro poté varare il primo governo di centro-sinistra della Repubblica italiana, con la partecipazione del Partito Socialista Italiano.
Il 17 settembre 1963, Segni inviò un [[messaggio alle Camere]], a norma dell'art. 87 della Costituzione, con il quale si segnalavano alcuni problemi istituzionali collegati alle previsioni della Costituzione. In particolare, il presidente rilevava alcune difficoltà funzionali delle modalità di elezione dei componenti della [[Corte costituzionale (Italia)|Corte costituzionale]] - suggerendo le opportune soluzioni - e la necessità di prevedere espressamente la non rieleggibilità del presidente della Repubblica<ref>''Atti parlamentari'', Camera dei deputati, Seduta del 17 settembre 196.3</ref>. Mentre in seguito, con l'approvazione della legge costituzionale n. 2 del 22 novembre [[1967]], il Parlamento provvide a modificare la Costituzione nel senso indicato da Segni nella prima parte del suo messaggio<ref>[http://www.cortecostituzionale.it/documenti/download/pdf/CC_SS_fonti_C_a_123_127_134_137_rev.pdf Norme sulla corte costituzionale.]</ref>, le norme sull'eleggibilità del presidente della Repubblica rimasero invariate.
==== Segni e il Piano Solo ====
{{Vedi anche|Piano Solo}}[[File:Antonio Segni.jpg|thumb|Antonio Segni nel 1962]]
Come il suo predecessore, Segni era particolarmente vicino al [[generale]] [[Giovanni de Lorenzo]], [[comandante generale dell'Arma dei Carabinieri]], ex partigiano di convinzioni [[Monarchia|monarchiche]]<ref name="mont2">Indro Montanelli, ''cit.'', pagg. 385-387</ref><ref>Sarà eletto nelle liste del [[Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica|PDIUM]] nella [[V legislatura della Repubblica Italiana|V legislatura]]</ref>. Su richiesta di Segni (in seguito al viaggio a Parigi, 19-22 febbraio 1964), il 25 marzo [[1964]] De Lorenzo ricevette i comandanti delle divisioni di [[Milano]], [[Roma]] e [[Napoli]], proponendo loro un piano finalizzato a far fronte a una ipotetica situazione di estrema emergenza per il Paese. Per l'attuazione del piano si prevedeva l'intervento dell'[[Arma dei Carabinieri]] e "''solo''" di essa: da qui il nome di "[[Piano Solo]]". Il piano prevedeva inoltre il presidio della [[Rai|RAI-TV]], l'occupazione delle sedi dei giornali e dei [[Partito politico|partiti]] di sinistra e l'intervento dell'Arma in caso di manifestazioni filo-[[Comunismo|comuniste]]<ref>Gianni Flamini, ''L'Italia dei colpi di Stato'', Newton Compton Editori, Roma, pag. 79</ref> Nel Piano non era invece inclusa una lista di 731 uomini politici e sindacalisti di sinistra che i carabinieri avrebbero dovuto prelevare e trasferire in varie sedi, tra cui la [[base militare]] segreta di [[capo Marrargiu]]. La lista di enucleandi era prevista invece dalla circolare Vicari e sicuramente in altri piani di contingenza.
Il 10 maggio De Lorenzo presentò il suo piano a Segni<ref>Gianni Flamini, ''cit.'', pag. 80</ref>, che ne rimase particolarmente impressionato, tanto che nella successiva sfilata militare per l'[[Festa della Repubblica Italiana|anniversario della Repubblica]] lo si vide piangere commosso alla vista della modernissima brigata meccanizzata dei carabinieri, allestita dallo stesso De Lorenzo<ref name=mont2/>. Tuttavia sia [[Giorgio Galli]] che [[Indro Montanelli]] ritengono che non fosse nelle intenzioni del presidente Segni eseguire un [[colpo di Stato]], ma agitarlo come uno spauracchio a fini politici<ref name=mont2/><ref>Giorgio Galli, ''Affari di Stato'', Edizioni Kaos, Milano, 1991, pag. 94</ref>.<ref>{{Cita web|url=http://buongiornonews.it/antonio-segni-e-il-piano-solo-storia-da-riscrivere/|titolo=Antonio Segni e il Piano solo: storia da riscrivere – Buongiorno News|sito=buongiornonews.it|lingua=it|accesso=12 luglio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180712183416/http://buongiornonews.it/antonio-segni-e-il-piano-solo-storia-da-riscrivere/|dataarchivio=12 luglio 2018|urlmorto=sì}}</ref>
Pochi giorni dopo, il 25 giugno [[1964]], il [[governo Moro I]] fu battuto sulla discussione del bilancio del [[Ministero della pubblica istruzione]], nella parte che assegnava maggiori fondi per il funzionamento delle scuole private. Pur non avendo posto la questione di fiducia, Moro rassegnò le dimissioni.
Il 3 luglio, durante le consultazioni per il conferimento del nuovo incarico di governo a Moro, Segni esercitò pressioni sul leader socialista [[Pietro Nenni|Nenni]] per indurre il suo partito a uscire dalla maggioranza governativa, perché osteggiato dalle forze economiche; gli comunicò che comunque avrebbe rimandato alle Camere, per riesame, il disegno di legge urbanistica [[Fiorentino Sullo|Sullo]] - [[Riccardo Lombardi (politico)|Lombardi]], qualora fosse stato approvato<ref>Indro Montanelli, ''cit.'', pagg. 379-380</ref>.
Il 14 luglio Segni convocò e ricevette al Quirinale il [[capo di stato maggiore della difesa]], generale [[Aldo Rossi (generale)|Aldo Rossi]] e il 16 luglio il generale De Lorenzo<ref name=flamini1>Gianni Flamini, ''cit.'', pag. 82</ref>. Lo stesso giorno, De Lorenzo si recò a una riunione dei rappresentanti della DC, per recapitare un messaggio del presidente Segni<ref name=flamini1/>. Il contenuto del messaggio non è stato diffuso; alcuni storici, tuttavia, ritengono che si riferisse alla disponibilità del presidente, qualora le trattative per la formazione di un nuovo governo di centro-sinistra fossero fallite, di dare mandato al Presidente del Senato [[Cesare Merzagora]] di costituire un "[[governo del presidente]]"<ref>Sergio Romano, ''Cesare Merzagora: uno statista contro i partiti'', in: ''Corriere della Sera'', 14 marzo 2005</ref>.
Il 17 luglio, invece, Moro si recò al Quirinale, con l'intenzione di accettare l'incarico per formare un nuovo governo di centro-sinistra<ref name=flamini1/>. Durante le trattative, Nenni aveva accettato il ridimensionamento dei suoi programmi riformatori. Nell{{'}}''[[Avanti!]]'' del 22 luglio si giustificò in tal modo di fronte ai suoi elettori e compagni di partito: ''"Se il centro-sinistra avesse gettato la spugna sul ring, il governo della [[Confindustria]] e della [[Confagricoltura]] era pronto a essere varato. Aveva un suo capo, anche se non è certo che sarebbe arrivato per primo al traguardo senza essere sopravanzato da qualche notabile democristiano"''; e nel numero del successivo 26 luglio dichiarò: ''"La sola alternativa che si sarebbe delineata sarebbe stata un governo di destra... nei cui confronti il ricordo del luglio 1960 sarebbe impallidito"''<ref>Giorgio Galli, ''cit.'', pag. 94</ref>.
==== Malattia e dimissioni ====
Il 7 agosto [[1964]], durante un concitato colloquio con l'esponente socialdemocratico [[Giuseppe Saragat]] e il presidente del Consiglio dei ministri [[Aldo Moro]], Segni fu colpito da [[Trombosi del seno venoso cerebrale|trombosi cerebrale]]. Nessuno dei presenti ha mai fatto dichiarazioni sul contenuto del colloquio<ref>La differenza di opinioni tra gli interlocutori dovrebbe aver avuto luogo in ordine alla nomina di un ambasciatore, secondo Alessandro Giacone, ''Le «Plan Solo»: anatomie d'un «coup d'État»'', Parlement[s], Revue d'histoire politique 2009/2 (nº 12), p. 84, nota 81, che ricorda come [[Saragat]] abbia sempre smentito che durante il colloquio fossero stati evocati gli [[Piano Solo#Secondo governo Moro|eventi del precedente luglio]].</ref>; solo nei diari di [[Ettore Bernabei]] se ne è ricevuta una descrizione, da fonte comunque indiretta<ref>Il presidente del Consiglio [[Aldo Moro]] raccontò a Bernabei che cosa era accaduto: "Segni ha cominciato a parlare con difficoltà, come se avesse una caramella in bocca. Quando ci siamo alzati abbiamo visto che barcollava e ho pensato che fosse per il caldo. L'abbiamo sorretto perché non precipitasse, ma purtroppo per mezz'ora non abbiamo trovato nessun medico" (Piero Meucci, "Ettore BERNABEI il primato della politica", Marsilio, 2021).</ref>.
Ne seguì l'accertamento della condizione d'impedimento temporaneo, avvenuto con atto congiuntamente firmato dai presidenti delle due Camere e dal Presidente del Consiglio; il 10 agosto assunse le funzioni ordinarie di [[Presidente supplente della Repubblica Italiana|supplente]] il [[presidente del Senato]] [[Cesare Merzagora]] che le mantenne fino al 29 dicembre.<ref name=":02">Comunicato della Presidenza del Consiglio dei ministri sull'esercizio temporaneo di funzioni del Capo dello Stato da parte del Presidente del Senato, [https://www.gazzettaufficiale.it/do/gazzetta/foglio_ordinario2/2/pdfPaginato?dataPubblicazioneGazzetta=19640810&numeroGazzetta=195&tipoSerie=FO&tipoSupplemento=GU&numeroSupplemento=0&progressivo=0&numPagina=1&edizione=0&rangeAnni= G.U. n. 195 del 10-08-1964]</ref> Pur trattandosi di grave malattia, non si arrivò mai alla dichiarazione di "impedimento permanente" prevista dall'articolo 86 della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]] che avrebbe comportato una nuova elezione, e la situazione fu risolta dalle dimissioni volontarie, avvenute il 6 dicembre [[1964]].<ref>[https://www.gazzettaufficiale.it/do/gazzetta/foglio_ordinario2/2/pdfPaginato?dataPubblicazioneGazzetta=19641206&numeroGazzetta=302&tipoSerie=FO&tipoSupplemento=GU&numeroSupplemento=0&progressivo=0&numPagina=1&edizione=90&rangeAnni= G.U. Edizione straordinaria n. 302 del 06-12-1964]</ref>[[File:Antonio Segni Quirinale.jpg|thumb|Il presidente Segni nella biblioteca del [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]]]]
=== Ultimi anni e morte ===
Divenne [[senatore a vita (ordinamento italiano)|senatore a vita]] in quanto [[Presidente emerito della Repubblica Italiana|presidente emerito della Repubblica]], e morì a [[Roma]] il 1º dicembre [[1972]], all'età di 81 anni.
Segni venne seppellito nel [[cimitero comunale di Sassari]].
== Nella cultura di massa ==
Durante una missione a [[Parigi]], Segni, allora presidente del Consiglio, si recò in visita al palazzo dell'[[UNESCO]]. Mentre si era fermato ad ammirare un grande affresco di [[Pablo Picasso|Picasso]], fu improvvisamente raggiunto da [[Giornalista|giornalisti]] e [[fotografi]] e, istintivamente, si coprì gli occhi per proteggersi dalla luce dei [[Flash (fotografia)|flash]]. Il giorno dopo, la prima pagina del [[quotidiano]] [[parigi]]no ''[[Le Figaro]]'' pubblicò la foto di Segni con la mano in faccia ed il titolo: ''"Il Presidente del Consiglio italiano non nasconde il suo orrore davanti all'affresco di Picasso"''. Il titolo, che voleva essere denigratorio, fu però apprezzato dall'opinione pubblica italiana: giunsero infatti al politico democristiano numerose lettere nelle quali lo si elogiava per aver manifestato senza problemi e pubblicamente il suo disgusto per l'[[arte moderna]], cosa che in realtà Segni non intendeva assolutamente fare.<ref>Maria Paola Azzario Chiesa, ''L'Italia per l'UNESCO: 50 anni della commissione italiana'', Armando Editore, Roma, 1999, p. 41-42</ref>
== Onorificenze ==
=== Onorificenze italiane ===
Nella sua qualità di presidente della Repubblica italiana è stato, dall'11 maggio 1962 al 6 dicembre 1964:{{Onorificenze
|immagine = Cordone_di_gran_Croce_di_Gran_Cordone_OMRI_BAR.svg
|nome_onorificenza = Capo dell'Ordine al merito della Repubblica italiana
|collegamento_onorificenza = Ordine al merito della Repubblica Italiana
|motivazione =
}} {{Onorificenze
|immagine = Cavaliere BAR.svg
|nome_onorificenza = Capo dell'Ordine militare d'Italia
|collegamento_onorificenza = Ordine militare d'Italia
|motivazione =
}} {{Onorificenze
|immagine = OrdineLavoro.png
|nome_onorificenza = Capo dell'Ordine al merito del lavoro
|collegamento_onorificenza = Ordine al merito del lavoro
|motivazione =
}} {{Onorificenze
|immagine = OSSIbis3.png
|nome_onorificenza = Presidente dell'Ordine della stella della solidarietà italiana
|collegamento_onorificenza = Ordine della Stella della Solidarietà Italiana
|motivazione =
}}
Personalmente è stato insignito di:
{{Onorificenze
|immagine=Gran Croce al merito CRI BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran croce al merito della Croce Rossa Italiana
|collegamento_onorificenza=Croce Rossa Italiana
|motivazione=
}}
{{Onorificenze
|immagine = 1020px ribbon bar of Italian tricolour.svg
|nome_onorificenza = Medaglia Commemorativa della Consulta Nazionale
|collegamento_onorificenza = Medaglia Commemorativa della Consulta Nazionale
|motivazione =
|data = [[Roma]], 17 luglio [[1946]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = 1020px ribbon bar of Italian tricolour.svg
|nome_onorificenza = Medaglia d'Oro Commemorativa del Ventennale della Consulta Nazionale
|collegamento_onorificenza = Medaglia d'Oro Commemorativa del Ventennale della Consulta Nazionale
|motivazione =
|data = [[Roma]], 5 maggio [[1966]]
}}
=== Onorificenze straniere ===
{{Onorificenze
|immagine=Order of the Elephant Ribbon bar.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante (Danimarca)
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'Elefante
|motivazione=
|data=20 aprile [[1964]]<ref name="archivio.quirinale.it">https://archivio.quirinale.it/aspr/</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine = Legion Honneur GC ribbon.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia)
|collegamento_onorificenza = Ordine della Legion d'onore
|motivazione =
|data=19 febbraio [[1964]]<ref name="archivio.quirinale.it" />
}}
{{Onorificenze
|immagine=LUX Order of the Oak Crown - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona di quercia (Lussemburgo)
|collegamento_onorificenza=Ordine della Corona di Quercia
|motivazione=
|data=<ref name="archivio.quirinale.it" />
}}
{{Onorificenze
|immagine = GRE Order Redeemer 1Class.png
|nome_onorificenza = Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Salvatore (Regno di Grecia)
|collegamento_onorificenza = Ordine del Salvatore
|motivazione =
|data = 26 novembre [[1962]]<ref name="archivio.quirinale.it" />
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ordine Supremo del Cristo Rib.png
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine Supremo del Cristo (Santa Sede)
|collegamento_onorificenza=Ordine Supremo del Cristo
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|data= [[1963]]<ref name="archivio.quirinale.it" />
}}
{{Onorificenze
|immagine = OESSG Cavaliere di Gran Croce BAR.jpg
|nome_onorificenza = Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (Santa Sede)
|collegamento_onorificenza = Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
|motivazione =
|data=<ref name="archivio.quirinale.it" />
}}
{{Onorificenze
|immagine = SEN Order of the Lion - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza = Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Leone (Senegal)
|collegamento_onorificenza = Ordine del Leone (Senegal)
|motivazione =
|data = 2 ottobre [[1962]]<ref name="archivio.quirinale.it" />
}}
{{Onorificenze
|immagine = SMOM-cff-new.png
|nome_onorificenza = Cavaliere di Gran Croce di Grazia Magistrale con fascia del Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM)
|collegamento_onorificenza = Sovrano Militare Ordine di Malta
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = GER Bundesverdienstkreuz 7 Grosskreuz.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere di Gran Croce al Merito dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania
|collegamento_onorificenza = Ordine al Merito di Germania
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|data = 1956<ref name="archivio.quirinale.it" />
}}
=== Onorificenze di organizzazioni internazionali ===
{{Onorificenze
|immagine=682px Ribbon of the Military Order of Merit of Württemberg.svg
|nome_onorificenza=Premio Carlo Magno
|collegamento_onorificenza=Premio Carlo Magno
|motivazione=
|data=1964
}}
=== Onorificenze dinastiche di ex Case regnanti ===
{{Onorificenze
|immagine = ESP Sacred Military Constantinian Order of Saint George Gracia BAR.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere di gran croce del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (Casa di Borbone-Due Sicilie)
|collegamento_onorificenza = Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio
|motivazione =
}}
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* Salvatore Mura (a cura di), ''Antonio Segni. Diario (1956-1964)'', Bologna, Il Mulino, 2012.
* Salvatore Mura (a cura di), ''A. Segni, Scritti politici'', a cura e con un saggio di S. Mura, prefazione di F. Soddu, CUEC, Cagliari 2013.
* Salvatore Mura, ''Antonio Segni. La politica e le istituzioni'', Bologna, Il Mulino, 2017.
* Mimmo Franzinelli, ''Il Piano Solo'', Milano, Mondadori, 2009.
*Mimmo Franzinelli, Alessandro Giacone, ''Il Piano'' Riformismo alla Prova, Il primo governo Moro nei documenti e nelle parole dei protagonisti (ottobre 1963-agosto 1964), Annale Feltrinelli, Milano, 2012.
== Voci correlate ==
* [[Governo Segni I]]
* [[Governo Segni II]]
* [[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1962]]
* [[Piano Solo]]
* [[Capi di Stato d'Italia]]
* [[Palazzo del Quirinale]]
* [[Presidente della Repubblica Italiana]]
* [[Presidenti della Repubblica Italiana]]
* [[Festa della Repubblica Italiana]]
* [[Vittoriano]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
==Collegamenti esterni==
* {{collegamenti esterni}}
* {{Cita web |url=https://archivio.quirinale.it/aspr/presidente/nomine/antonio-segni|titolo=Portale Storico Presidenza della Repubblica - Quirinale - scheda di Antonio Segni}}
* {{cita web|url=http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=182676|titolo=Visita uffic. dell' On. Antonio Segni in Sardegna (1957) con un giovane Francesco Cossiga (Sardegna Digital Lybrary)|accesso=1 aprile 2022|dataarchivio=20 gennaio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120120165722/http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=182676|urlmorto=sì}}
{{Box successione
|tipologia = incarico politico
|carica = [[Presidente della Repubblica Italiana]]
|immagine = Flag of Italy.svg
|periodo = 11 maggio [[1962]] - 6 dicembre [[1964]]
|precedente = [[Giovanni Gronchi]]
|successivo = [[Giuseppe Saragat]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico governativo
|carica = [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana]]
|immagine = Flag of prime minister of Italy.svg
|periodo = 6 luglio [[1955]] - 19 maggio [[1957]]
|precedente = [[Mario Scelba]]
|successivo = [[Adone Zoli]]
|periodo2 = 15 febbraio [[1959]] - 25 marzo [[1960]]
|precedente2 = [[Amintore Fanfani]]
|successivo2 = [[Fernando Tambroni]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico governativo
|carica = [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana]]
|immagine = Emblem of Italy.svg
|periodo = 1º luglio [[1958]] - 15 febbraio [[1959]]
|precedente = [[Giuseppe Pella]]
|successivo = [[Attilio Piccioni]]
}}
{{Box successione
|carica = [[Presidenza del Consiglio dell'Unione europea|Presidente del Consiglio dell'Unione europea]]
|immagine = Flag of Europe.svg
|periodo = 1º luglio [[1959]] - 31 dicembre [[1959]]
|precedente = [[Charles de Gaulle]]
|successivo = [[Pierre Werner]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico governativo
|carica=[[Ministri degli affari esteri della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri]]
|immagine=Italy-Emblem.svg
|periodo = 25 marzo [[1960]] - 7 maggio [[1962]]
|precedente = [[Giuseppe Pella]]
|successivo = [[Amintore Fanfani]] <small>(''ad interim'')</small>
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico governativo
|carica=[[Ministri dell'interno della Repubblica Italiana|Ministro dell'interno]]
|immagine=Italy-Emblem.svg
|periodo = 15 febbraio [[1959]] - 25 marzo [[1960]]
|precedente = [[Fernando Tambroni]]
|successivo = [[Giuseppe Spataro]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico governativo
|carica = [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|Ministro della difesa]]
|immagine = Italy-Emblem.svg
|periodo = 1º luglio [[1958]] - 15 febbraio [[1959]]
|precedente = [[Paolo Emilio Taviani]]
|successivo = [[Giulio Andreotti]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico governativo
|carica = [[Ministri della pubblica istruzione della Repubblica Italiana|Ministro della pubblica istruzione]]
|immagine = Italy-Emblem.svg
|periodo = 26 luglio [[1951]] - 16 luglio [[1953]]
|precedente = [[Guido Gonella]]
|successivo = [[Giuseppe Bettiol]]
|periodo2 = 17 agosto [[1953]] - 18 gennaio [[1954]]
|precedente2 =[[Giuseppe Bettiol]]
|successivo2 = [[Egidio Tosato]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico governativo
|carica = [[Ministri dell'agricoltura e delle foreste della Repubblica Italiana|Ministro dell'agricoltura e delle foreste]]
|immagine = Italy-Emblem.svg
|periodo = 14 luglio [[1946]] - 26 luglio [[1951]]
|precedente = [[Fausto Gullo]]
|successivo = [[Amintore Fanfani]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico accademico
|carica = [[Università di Sassari|Magnifico Rettore dell'Università di Sassari]]
|immagine =
|periodo = [[1943]] - [[1951]]
|precedente = [[Carlo Gastaldi]]
|successivo = [[Cataldo Zummo]]
}}
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[[Categoria:Governo Segni II]]
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[[Categoria:Studiosi di diritto commerciale]]
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