Bruno Taut: differenze tra le versioni

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|GiornoMeseMorte = 24 dicembre
|AnnoMorte = 1938
|Epoca = 1900
|Attività = architetto
|Attività2 = urbanista
|Nazionalità = tedesco
|Immagine = Bruno_tautブルーノ・タウト.jpg
}}
 
==Biografia==
Bruno Taut nacque il 4 maggio 1880 a Königsberg, città a quel tempo appartenente al [[regno di Prussia]], da una famiglia non particolarmente prospera dal punto di vista economico: il padre, pur essendo particolarmente facoltoso, era particolarmente impacciato negli affari, facendo così erodere con questa sua condotta finanziaria il patrimonio della famiglia (lo stesso Bruno, a causa di queste ristrettezze economiche, fu costretto a impartire lezioni private per mantenersi agli studi ginnasiali). Al collegio, in ogni caso, Taut maturò una sincera passione per l'[[architettura]], nonché per la [[matematica]] - disciplina che, con il suo rigore, era in grado di forgiare la ''forma mentis'' indispensabile per un buon architetto - e la [[filosofia]] (pur prendendo altre strade Taut fu debitore sin nella piena maturità allo spirito umanista di [[Immanuel Kant]], la cui tomba giaceva a poca distanza dal suo collegio).<ref>{{cita|Junghanns|pp. 11-12}}.</ref>
Bruno Taut può essere annoverato tra i grandi architetti della prima metà del Novecento.
Fratello di [[Max Taut]], anche lui architetto, si formò lavorando prima con [[Bruno Möhring]] e poi con [[Theodor Fischer]] fino al [[1909]], anno in cui iniziò una propria attività professionale.
Nel [[1912]] vinse il concorso per il padiglione della [[Deutschen Stahlwerksverband]] a [[Lipsia]] ottenendo un grande successo. Del [[1914]] è invece il padiglione noto come [[Glaspavillon]], (il padiglione per l’industria vetraria al [[Werkbund]] di Colonia) che ebbe una ancora maggiore risonanza.
Nel 1918 divenne direttore della Arbeitsrat für Kunst e fondò la rivista “Frühlicht”.
Dal 1921 al 1924 fu impegnato come Stadtbaurat a [[Magdeburgo]] progettando alloggi popolari oltre ad intraprendere iniziative quali la "Magdeburgo colorata", operazione di rinnovamento urbano che sfruttava la ricoloritura delle facciate, affidandole ad artisti.
Dal 1924 al 1932 fu impegnato, quale direttore dei programmi residenziali della GEHAG a [[Berlino]], portando a termine grandi quartieri satelliti - [[Siedlung]] - (costruirà qualcosa come 20.000 alloggi).
Nel 1931 divenne professore alla università tecnica di Berlino.
Nel 1932 compì un soggiorno a Mosca. Tornato in Germania, inizia un esilio, dovuto all’ascesa di [[Adolf Hitler|Hitler]] a seguito della quale entra nelle liste dei ricercati politici, che lo porta prima [[Giappone]], dal 1933 al 1936, e dopo, dal '36 al '38 in [[Turchia]]. In questo ultimo periodo fu poco operativo, produsse, però, una notevole ricerca e formazione nei paesi che lo ricevono. Nel 1938 si spegne, all’età di 58 anni, ad [[Istanbul]].
Oltre ad una attività professionale tra le più intense Bruno Taut è anche autore di una grande produzione teorica, sviluppata durante l’intera carriera, testimoniata da ampi riconoscimenti, che gli valsero anche la cattedra universitaria, e da una vasta quantità di libri ed articoli.
 
Terminati gli studi secondari nel 1897 il giovane Bruno si iscrisse alla Baugewerkschule: egli, tuttavia, ripudiava non poco l'impostazione eccessivamente formale e teoretica fornita in questo istituto di edilizia e pertanto iniziò sin da subito a impiegarsi come tirocinante presso varie imprese edili e architettoniche presso [[Amburgo]] e [[Wiesbaden]], rivelando un insospettato talento. Nel 1900 giunse nello studio di [[Bruno Möhring]], architetto particolarmente apprezzato all'epoca grazie al quale Taut familiarizzò con gli stilemi dello Jugendstil ed entrò in contatto nel cosiddetto «circolo di Chorin»: fra gli adepti a questo cenacolo di aspiranti architetti, scrittori e pittori vi erano [[Adolf Behne]], [[Karl Bonatz]], [[Franz Mutzenbecher]], [[Max Beckmann]] e, soprattutto, [[Theodor Fischer]].<ref>{{cita|Junghanns|p. 13}}.</ref> Fischer era un architetto con cui Taut stabilì un'immediata intesa: fu proprio sotto l'ala protettiva dell'«insigne Maestro Theodor Fischer»,<ref>{{cita|Nerdinger, Speidel|p. 11}}.</ref> infatti, che Taut acquistò maggiore autonomia sotto il profilo progettuale, curando la decorazione esterna della chiesa di Unterriexingen, nel [[Württemberg]].<ref>{{cita|Junghanns|p. 14}}.</ref>
== L'architetto ==
[[Immagine:Hufeisensiedlung.jpg|thumb|right|200px|Edificio detto ''ferro di cavallo'' nel quartiere "Hufeisensiedlung", [[Berlino]], 1925]]
 
Nel frattempo Taut si guadagnava faticosamente da vivere grazie ad alcuni piccoli incarichi provenienti da Fischer, essendo fermo nel proposito di non volersi segnalare partecipando ai concorsi (dove si disconosceva il valore intrinseco del progetto, che veniva spesso valutato in relazione a quanto era intrigante la veste grafica di presentazione). Ciò malgrado egli in questo modo tracciò i binari della sua ascesa professionale, stimolata dall'incarico di ricostruire ''ex novo'' della sala delle turbine del laminatoio Harkort a [[Wetter (Ruhr)|Wetter]], nella [[regione della Ruhr]], e dal solido sodalizio professionale e umano intrattenuto con [[Franz Hoffmann]]. Istigato dalla degradante decadenza dell'edilizia precedente, inquinata dalle funeste conseguenze del [[James Hobrecht#Il piano Hobrecht|piano Hobrecht]], Taut in questi anni maturò una sicura poetica architettonica e iniziò a svolgere la propria attività in una prospettiva di impegno sociale: a ciò si deve la peculiare fisionomia del [[Glaspavillon|Padiglione di Vetro]], eretto nel 1914 in occasione dell'Esposizione del Deutscher Werkbund di Colonia, l'adesione in qualità di consulente alla Deutschen Gartenstadt-Gesellschaft [Associazione tedesca per le città giardino] e la redazione nel 1914 di un articolo sul ''Sozialistische Monatshefte'' dove spiegava chiaramente che un architetto per dirsi tale doveva essere ''engagé'' e impegnarsi a favore dei diritti del popolo.<ref>{{cita|Junghanns|p. 15}}.</ref>
La poetica di Bruno Taut si sviluppa in due principali fasi.
La prima si iscrive nel fenomeno dell'[[Espressionismo]] tedesco, interpretandone il lato architettonico nella maniera forse più pregnante. Il [[Glaspavilion]] sembra essere diretto riscontro dell'utopica Glasarkitektur di [[Paul Scheerbart]], visioni che fondono una idea del futuro fondato sulla rivoluzione industriale, di cui il vetro è preso ad elemento emblematico, con un approccio mistico tardoromantico. Il suo libro più celebre di questo periodo, la Alpine Architektur (1917), prospetta infatti l'idea di una architettura fantastica ed utopistica nella cornice alpina.
In questa fase, Taut è attivo anche a livello teorico, con la creazione del concetto di [[Stadtkrone]].
 
[[File:Taut Glass Pavilion exterior 1914.jpg|thumb|L'esterno del padiglione di Vetro di Colonia (1914)]]
Nel primo dopoguerra, con nuovi e vasti incarichi, la poetica di Taut prende un'altra direzione, allineandosi al [[Movimento Moderno|Funzionalismo]]. Taut sentì presto l'esigenza di una architettura che accogliesse pienamente le istanze della vita contemporanea. Tuttavia egli non partecipò ai [[CIAM]] e, di fatto, non aderì mai alle espressioni più estreme del [[Movimento Moderno]], dichiarando, in certi casi, la sua aperta critica. Il suo approccio al funzionalismo fu assoluto nella presa di coscienza della vita contemporanea ma moderato nell'uso del linguaggio, che accoglieva elementi della tradizione. Si potrebbe affermare che Taut incarni il paradosso di un architetto pienamente funzionalista ma non moderno.
[[File:Taut Glass Pavilion interior 1914.jpg|thumb|Interno del padiglione di Vetro]]
Infine, un breve cenno merita l'interesse che questo architetto ebbe per il colore in architettura, non solo con la succitata operazione magdebughese, ma soprattutto applicando egli stesso una colorazione dei suoi edifici, con un originale risultato di controllo e, a volte, smaterializzazione dei volumi.
Questa sua visione venne corroborata dai luttuosi eventi connessi alla [[prima guerra mondiale]], scoppiata nel 1914. Il conflitto, oltre a far naufragare molte amicizie - con Behne, aperto sostenitore della guerra, si accese un'aspra disputa, mentre Scheerbart perì nel 1915, sentitamente prostrato dalla tragedia bellica che era piombata sull'Europa - corroborò il carattere sociale della poetica di Taut, del tutto ostile al militarismo e desideroso di produrre un'architettura che stimolasse una nuova comunità umana più pacifica, armonica e giusta. Fu per questo motivo che nel 1920 fondò la rivista ''Frühlicht'', dove ebbe agio di esprimere in maniera testuale le sue idee, e che avviò poi con i suoi amici e collaboratori più intimi un serrato scambio epistolare, passato alla storia con il nome di ''Die Gläserne Kette'' [Catena di vetro] e finalizzato a stimolare uno scambio di idee creativo e fruttuoso. Questo suo impegno sociale nel campo delle costruzioni gli fruttò nel 1921 la nomina ad assessore dell'edilizia presso Magdeburgo: fu questa l'occasione per l'architetto per concretizzare i suoi sforzi progettuali in un'architettura tangibile, in grado di erogare comfort e felicità a un popolo oppresso da anni miseri e terribili: grazie all'assessorato di Taut, in effetti, Magdeburgo poté beneficiare di un rinnovato clima sociale e di una vitale modernizzazione edilizia, operata mediante un sapiente uso del colore, sfruttato in tutte le sue coloriture pedagogiche, assurgendo così a uno dei centri architettonici più ferventi dell'intera Germania.<ref>{{cita|Junghanns|p. 18}}.</ref> Alla fine la presenza tautiana a Magdeburgo durò solo quattro anni, tanto che l'architetto si congedò dall'incarico di comune accordo nel 1924: fu per Taut, comunque, un'inestimabile occasione per dare un impulso più che decisivo alla propria attività progettuale, che da tale anno si fece più fervida che mai. Divenuto un pioniere dell'architettura abitativa, Taut in questo decennio realizzò grandiosi insediamenti residenziali consacrati al popolo e ai suoi bisogni: furono edifici che contribuirono sensibilmente ad accrescere la sua notorietà a livello globale, come la [[Hufeisensiedlung]] [Insediamento a ferro di cavallo] di Britz, la Wohnstadt [Città residenziale] di Prenzlauer Berg e altri complessi edilizi plasmati secondo parametri costruttivi decisamente moderni, magistralmente espressi in pubblicazioni come ''Die neue Baukunst'' [La nuova architettura] e ''Bauen. Der neue Wohnbau'' [Costruire. La nuova edilizia abitativa].<ref>{{cita|Junghanns|p. 19}}.</ref> A coronare quest'intensissima attività progettuale e pubblicistica vi furono la nomina a professore al politecnico di Charlottenburg (1930), carica con la quale egli poté diffondere in ambito accademico il suo pensiero sull'edilizia residenziale, e l'adesione nel 1930 alla Preussischen Akademie der Kunste [Accademia prussiana delle arti], istituto tradizionalmente eclettista ma che in quei tempi accoglieva con fervore i nuovi fermenti architettonici stimolati da maestri moderni come [[Erich Mendelsohn]] e [[Mies van der Rohe]], e all'American Institute of Architects.<ref>{{cita|Junghanns|p. 20}}.</ref>
 
Questa sfolgorante successione di successi era tuttavia destinata ad avere un termine. La feroce crisi economica del 1929, contestualmente alla tragica ascesa al potere del [[nazionalsocialismo]], frenarono l'attività edilizia tedesca e intaccarono l'ottimismo, nonché il benessere, del popolo tedesco: vedendo ormai i «sette anni grassi» - come egli stesso usava definirli - definitivamente tramontati Taut decise di trasferirsi nel 1932 in [[Unione Sovietica]], fiducioso che in tale paese potesse continuare a dedicarsi all'architettura così come l'aveva tradizionalmente concepita. A Mosca Taut fornì vari progetti, pareri tecnici, pubblicazioni, proposte relative alla pianificazione urbanistica: egli, tuttavia, vide frustrate le sue speranze di inserire le sue concezioni architettoniche nell'edilizia sovietica, ancora in fase embrionale, a causa delle severe difficoltà incontrate da quell'enorme paese, ancora tutto sommato agricolo, nel riconvertirsi in una grande potenza industriale. Con il consolidamento del potere hitleriano in Germania la presenza di Taut a Mosca venne vista con sfavore persino crescente.<ref>{{cita|Junghanns|p. 21}}.</ref> Fu per questo motivo che l'architetto, profondamente amareggiato, alla fine del febbraio del 1933 fece ritorno a Berlino, dove fu accolto da una vera e propria catastrofe esistenziale: ormai considerato dopo i luttuosi trascorsi dell'[[incendio del Reichstag]] un «dirigente culturale bolscevico» nemico del regime e passabile di incarceramento, Taut si ritrovò costretto a lasciare a Berlino tutti i suoi archivi e documenti, poi distrutti dal fuoco della [[seconda guerra mondiale]], per fuggire a [[Stoccarda]] prima e in [[Svizzera]] poi. La Germania ormai lo aveva completamente rinnegato: la radiazione dall'Akademie der Künste e la rimozione della cattedra universitaria sono solo alcuni degli episodi che attestano la feroce ostilità che affliggeva Taut sul suolo teutonico.<ref>{{cita|Junghanns|pp. 21-22}}.</ref>
== Edifici significativi ==
[[Immagine:Bruno Taut Carl Legien.JPEG|thumb|right|200px|Complesso residenziale “Carl Legien”, Berlin-Prenzlauer Berg, 1929/30]]
 
[[File:Gedenktafel Riemeisterstr 131 (Zehld) Bruno Taut.jpg|thumb|Lapide commemorativa dedicata a Bruno Taut e alle sue opere ubicata al n. 131 di Riemeisterstraße, Zehlendorf, Berlino]]
* 1912 Padiglione della [[Deutschen Stahlwerksverband]], [[Lipsia]] (distrutta).
La parabola esistenziale e professionale di Taut si concluse in due paesi: il Giappone e la Turchia. Nel paese del Sol Levante Taut ebbe l'opportunità di riprendersi dopo il traumatico ritorno in Germania: egli, d'altronde, nutriva una fervente ammirazione per la cultura nipponica, lodevole per «le leggi più semplici della bellezza e le proporzioni chiare delle forme», tanto che declinò persino la proposta di trasferirsi negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]. «Colore! Verde! Come! Mai visto. Acque iridescenti, nuovo mondo ... Che incanto! Che lindore! Che lindore!» furono le sue parole quando arrivò finalmente in Giappone.<ref>{{cita|Nerdinger, Speidel|pp. 181-182}}.</ref> Egli, tuttavia, continuava a rimanere tutto sommato un emigrante in fuga dalla Germania, e perciò dovette fare i conti con una sostanziale inazione progettuale - le sue rivendicazioni architettoniche non trovavano infatti terreno fertile in Giappone - nonché con notevoli difficoltà economiche (per le quali persino l'acquisto di beni di prima necessità, come l'olio, era problematico) e con una salute ormai sempre più cagionevole. Nel 1936, infine, Taut si trasferì in Turchia, paese che era solcato da vivaci ferventi rivoluzionari grazie all'azione di governo di [[Kemal Atatürk]], meritevole di aver abbattuto il precedente sultanato ottomano e di aver creato una nuova nazione repubblicana, da modernizzare anche grazie a importanti contributi architettonici. Furono anni conclusivi, ma assai intensi: Taut, infatti, divenne professore di architettura nell'Accademia di Belle Arti di Istanbul e stese ben ventiquattro progetti, soprattutto relativi all'edilizia scolastica, grazie ai quali ritornò ad essere «nuovamente architetto al cento per cento». La Turchia, ben lieta di recepire tali istanze di modernizzazione, seppe onorare l'esule Taut con una mostra di tutta la sua ''oeuvre'' organizzata dall'Accademia delle Arti: l'architetto, tuttavia, era logorato non solo dalle atroci condizioni climatiche, con importanti conseguenze sulla sua salute, bensì anche da una Germania sempre più belligerante, rea di tragedie come il [[bombardamento di Guernica]] a causa delle quali l'architetto stava persino pensando di rinunciare alla cittadinanza tedesca. Gli rimanevano, tuttavia, pochi giorni da vivere: Bruno Taut, infatti, morì improvvisamente il 24 dicembre 1938 a Istanbul, alla vigilia di Natale, a causa di un'asma che lo tormentava da anni. Grato dell'intervento architettonico tautiano, il popolo turco seppellì la sua salma nel cimitero Edirne Kapi, unico europeo in quel luogo.<ref>{{cita|Junghanns|p. 24}}.</ref>
* 1914 ''[[Glaspavilion]]'' al [[Werkbund]] di [[Colonia (Germania)|Colonia]] (distrutta).
== Stile ==
* 1925-27 ''[[Hufeisensiedlung]]'' ("quartiere ferro di cavallo"), [[Berlino-Britz]] (con [[Martin Wagner]], così chiamata per la forma della grande piazza centrale).
=== Premesse ===
* 1926-27 Casa Taut a [[Dahlewitz]].
Quando Bruno Taut, ancora studente, si affacciava sul mondo dell'architettura in Europa si era ormai capillarmente diffuso lo stile [[Art Nouveau]], caratterizzato da teneri motivi ornamentali di ascendenza fitomorfa e da un raffinato linearismo animato dalla totale predominanza di curve e spirali. L'Art Nouveau, affermatosi soprattutto nell'architettura e nell'arredamento e divenuto in breve lo stile prediletto dalla rampante borghesia industriale dell'epoca, era significativamente rappresentato da [[Henry Van de Velde]], [[Victor Horta]] ma anche da [[Otto Eckmann]] e [[Bruno Möhring]], maestro del Taut profondamente influenzato dagli stilemi di [[Otto Wagner]].<ref>{{cita|Junghanns|p. 26}}.</ref>
* 1926-32 Quartiere "''[[Onkel-Toms-Hütte]]''", [[Berlino-Zehlendorf]] (con [[Hugo Häring]] e [[Otto Rudolf Salvisberg]]).
* 1927 Abitazione al quartiere [[Weissenhof]] di [[Stoccarda]] (distrutta).
* 1927-28 Complesso residenziale in Grellstraße, [[Berlino-Prenzlauer Berg]].
* 1929-30 Complesso residenziale "[[Carl Legien]]", Berlino-Prenzlauer Berg.
 
Ben presto, tuttavia, Taut - pur subendo inizialmente l'influenza dello stile Art Nouveau filtrato dal Möhring - si accorse come tale esperienza artistica, degradata ormai a una mera moda ornamentale, non aiutasse l'uomo a ritrovare uno stato di armonia con sé stesso e con la Natura e che, anzi, non faceva altro che diventare progressivamente un simbolo di una società moderna svuotata. Agli antipodi dell'Art Nouveau, secondo il giudizio di Taut, si poneva l'arte giapponese, la quale traduceva il mondo naturale in ampie campiture omogenee di colore, non inquinate dal chiaroscuro o da sfumature bensì animate da tagli obliqui e da scorci prospettici disassati. La semplicità, l'eleganza, la dimessa bellezza dell'estetica nipponica lasciarono in effetti un'impronta profonda nella fantasia di Taut, che decise di votarsi alla costruzione di edifici semplici, razionali ed esteticamente compiuti che, ponendosi poeticamente in contatto con la Natura circostante, potessero stimolare e arricchire i fruitori, i quali - lontani dagli eccessi di un Horta o di un Van de Velde, stravolti da propositi rappresentativi troppo gridati - avrebbero finalmente avuto l'occasione di trovare sé stessi in forme architettoniche effettive e naturali.<ref>{{cita|Junghanns|p. 30}}.</ref> Il giovane Taut avallò la validità di questa sua riflessione confrontandosi con ''[[Le pietre di Venezia]]'' di [[John Ruskin]], testo dal quale desunse la seguente citazione:
== Testi dell’autore ==
[[File:Hufeisensiedlung.jpg|thumb|La Hufeisensiedlung vista dall'alto]]
{{citazione|Per amore di potere e scienza siamo costretti a vivere in città; ma il vantaggio che ricaviamo dalla comunanza con gli altri è in gran parte controbilanciato dalla perdita della nostra comunione con la Natura. Non siamo adesso tutti in condizione di avere giardini o accoglienti distese erbose dove sognare la sera. Spetta ora alla nostra architettura prenderne per quanto possibile il posto, parlarci della natura, colmarci con il ricordo della sua pace, rievocarne la cordiale solennità, riprodurla in immagini copiose e donarci la dolce visione di fiori, che non possiamo più cogliere, e di creature viventi, ormai lontane da noi e chiuse nella loro solitudine|John Ruskin<ref>{{cita|Nerdinger, Speidel|p. 36}}.</ref>}}
Oltre al netto rifiuto del liberty sono molti i fattori che concorrono alla formazione definitiva della poetica architettonica di Bruno Taut. Tra i più significativi occorre menzionare gli orribili massacri perpetrati durante la [[prima guerra mondiale]], dai quali Taut fu indotto ad assumere posizioni pacifiste e a criticare duramente lo «spirito capitalistico» che tutto disgrega, ma anche le crescenti tensioni sociali, dovute a una classe operaia divenuta finalmente consapevole dei propri diritti, e la lettura dei testi del [[Friedrich Nietzsche]] («Negli ultimi tre mesi ho letto ''Zarathustra'' di Nietzsche: è un libro di un'importante, enorme forza vitale» disse al fratello), filosofo che esortava a «''essere'' qualcosa di nuovo, a ''significare'' qualcosa di nuovo, a ''rappresentare'' nuovi valori», auspicandosi una radicale rigenerazione sociale e politica.<ref>{{cita|Junghanns|p. 43}}.</ref><ref>{{cita|Nerdinger, Speidel|p. 68}}.</ref>
=== Un'architettura sociale ===
Da queste premesse Taut arriva a definire il principale destinatario dell'architettura. Secondo il giudizio di Taut l'architettura del passato preferiva rivolgersi agli opulenti salotti aristocratici e altoborghesi, relegando le masse a edifici sovraffollati, inospitali, lontani dalla Natura e dominati dalla logica del massimo sfruttamento economico (basti pensare alle Mietkasernen di [[James Hobrecht]], aspramente condannate da Taut che in ''Die Auflösung der Städte'' lanciò il suo grido disperato: «Abbattete le malvagità costruite! Le case di pietra rendono i cuori di pietra»).<ref>{{cita|Junghanns|p. 85}}.</ref> Alla sterilità degli orpelli dell'epoca guglielmina e alla tradizionale edilizia borghese Taut oppose forme architettoniche assolutamente permeate dal «pensiero sociale», comode, progressiste, in grado di «soddisfare le semplici esigenze in modo chiaro e aperto e parlare al sentimento con questi soli mezzi, senza particolari giochi architettonici» e di essere comprensibili anche a persone semplici, come le masse operaie.<ref>{{cita|Junghanns|p. 45}}.</ref> «L'architettura esiste solo quando è determinata da un'azione»: con questa frase Taut ritiene definitivamente superate le esperienze architettoniche del passato, le quali non partendo ''ex novo'' da presupposti sociali risultavano essere scorrette e non funzionali: riponendo in modo totale le proprie speranze nella forza della classe operaia ed esaltandone con fervore i tormenti e le lotte Taut aspirava sublimemente a produrre un'edilizia in grado di esprimere i nuovi valori sociali e di assumere anche precisi connotati didattici, con l'architetto che oltre al suo ruolo più tradizionale diveniva anche un educatore del popolo e il fautore di una nuova società più giusta e armonica.<ref>{{cita|Junghanns|p. 113}}.</ref>
 
[[File:Hufeisensiedlung Tueren Details divStrassen 2011.jpg|thumb|Sperimentazioni cromatiche nelle porte della Hufeisensiedlung di Berlino]]
* ''Alpine Architektur'', Hagen, 1918 (tr. it. ''La via all'architettura alpina - La dissoluzione delle città - La terra una buona abitazione'', Faenza, 1976).
La summenzionata riflessione di Taut, giudicata da taluni decisamente utopistica, trova concretamente espressione nelle sue realizzazioni architettoniche degli anni venti. In questa nuova stagione creativa Taut, abbandonati i propositi di voler ''educare'' mediante l'architettura, si fece cantore di una modernità edilizia oggettiva e, tenendo sempre a mente le masse operaie, si orientò verso la progettazione di forme dell'abitare quotidiano più sicure e confortevoli. Alla decrepita edilizia promossa dalla borghesia per il popolo, «grigi porcili» del tutto disadorni e tristi,<ref>{{cita|Junghanns|p. 47}}.</ref> e alle ferree prescrizioni di Ruskin, per il quale i colori di un'architettura dovevano essere determinati dai suoi materiali costruttivi,<ref>{{cita|Junghanns|p. 46}}.</ref> Taut oppose una spiccata sensibilità cromatica: con le Siedlungen, infatti, Taut, intuendo le potenzialità degli «incomparabili valori» cromatici «mise il colore al servizio dell'architettura» (a parlare è Adolf Behne)<ref>{{cita|Nerdinger, Speidel|p. 145}}.</ref> ravvisandovi lo strumento per riavvicinare, dopo gli anni grigi e opprimenti della guerra, l'architettura al popolo. Fu così che Taut diede vita a un'architettura non più tradizionale, opaca, bensì riccamente policroma, animata da freschezza impulsiva, netta, in grado di captare e riverberare la luce in maniera funzionale al benessere delle masse, finalmente non più sottoposte ad una tirannica alienazione (nel senso marxiano del termine) bensì stimolate da un gaio desiderio creativo.<ref>{{cita|Junghanns|pp. 116-117}}.</ref> Di seguito si riporta una citazione dello stesso Taut:
* ''Die Stadt-korone'', 1919 (tr. it. ''La corona della città'', con saggio introduttivo di [[Ludovico Quaroni]], Milano, 1973.
{{citazione|Le premesse materiali del colore hanno un'essenza diversa da quella della forma, perciò il colore deve seguire leggi diverse e può iniziare a sviluppare un proprio tema, che non deve essere necessariamente parallelo alla forma, ma può incrociarla, separarsi da essa, produrre una dissonanza e rappresentare una soluzione di queste dissonanze riunendole nuovamente. I rapporti tra colore e forma in questo modo si ampliano e arricchiscono infinitamente|Bruno Taut<ref>{{cita|Junghanns|p. 118}}.</ref>}}
* ''Bauen. der neue Wohnbau'', Berlino, 1927 (tr. it. ''Costruire : la nuova edilizia abitativa'', saggio introduttivo di Franco Borsi, Bologna, 1973).
[[File:Taut Wilskistrasse Berlin.jpeg|thumb|Onkel-Toms-Hütte, Wilskistrasse, Berlino]]
* ''Ein Wohnhaus'', Stoccarda,1927 (tr. it. ''Una casa di abitazione'', a cura di Gian Domenico Salotti, Milano, 1991).
Dei giochi cromatici di Taut oggi non rimangono che pallide testimonianze, a causa dell'inadeguatezza dei processi di tinteggiatura dell'epoca. A questa distribuzione dei colori, divenuta con il tempo sempre meno spensierata e sempre più funzionale ad un'opportuna esaltazione dei valori architettonici, Taut accompagnò una serrata critica delle consuetudini abitative dominanti in Europa e, come di consuetudine, si ispirò al Giappone, nazione dagli ambienti domestici semplici e funzionali: era opinione dell'architetto che bisognava tendere alla «massima semplicità dell'ambiente: l'abolizione delle tende alle finestre, dei quadri e quadretti, dei motti alle pareti, dei mobili inutilmente sovraccarichi di figure, fregi e intarsi e dei ninnoli superflui in favore di lampade semplici, di tavoli senza tovaglie». Questa «nuova concezione del modo di vivere la casa» osteggiava tutti quegli ambienti pretenziosi e inutilmente sovraccarichi di oggetti superflui, tradizionali appannaggi degli aristocratici, bensì prevedeva la formazione di unità abitative razionali, parsimoniose nell'arredamento dove «ciascun locale doveva avere una forma semplice e mostrarla chiaramente» (Junghanns) e, pertanto, pienamente compatibili con un'auspicata socializzazione dell'edilizia.<ref>{{cita|Junghanns|p. 125}}.</ref> Grazie anche all'intervento di «piacevoli effetti plastici, con piccole interruzioni ottiche e variazioni» Taut - soprattutto nelle Siedlung, si pensi alla celebre [[Hufeisensiedlung]] di Britz - riesce a formare spazi per la quotidianità privi di quella «gelida austerità abitativa» tipica di altri maestri del Modernismo, bensì «limpidi e colorati»: «non sono un'architettura facile destinata ad attrarre le simpatie dei sentimentali, [ma] splendono ancor oggi nella loro modernità discreta, una modernità che fa appello ai sensi» (Kristiana Hartmann).<ref>{{cita|Nerdinger, Speidel|pp. 151-154}}.</ref>
* ''Die neue Baukunst in Europa und America'', Stoccarda-Londra, 1929.
== Edifici significativi ==
* ''Die neue Wohnung ; Die Frau als Schoepferin'', Lipsia, 1924 (tr. it. ''La nuova abitazione: la donna come creatrice'', con introduzione di [[Paolo Portoghesi]], Roma, 1986).
Di seguito si riporta un elenco sommario degli edifici più significativi realizzati da Taut:
* ''Modern architecture'', Londra, New York,1929.
* 1912, Padiglione della [[Deutschen Stahlwerksverband]], [[Lipsia]] (distrutta);
* ''Houses and people of Japan'', Tokyo, 1937.
* 1913-15, ''[[Gartenstadt Falkenberg]]'' a [[Berlino-Bohnsdorf]] (con [[Heinrich Tessenow]]);
* 1914, ''[[Glaspavillon]]'' al [[Werkbund]] di [[Colonia (Germania)|Colonia]] (distrutta);
* 1924-30, [[Siedlung Schillerpark|complesso residenziale "Schillerpark"]] a [[Berlino-Wedding]];
* 1925-27, ''[[Hufeisensiedlung]]'' ("quartiere ferro di cavallo"), [[Berlino-Britz]] (con [[Martin Wagner (architetto)|Martin Wagner]], così chiamata per la forma della grande piazza centrale);
* 1926-27, Casa Taut a [[Dahlewitz]];
* 1926-32, Quartiere "''[[Onkel-Toms-Hütte]]''", [[Berlino-Zehlendorf]] (con [[Hugo Häring]] e [[Otto Rudolf Salvisberg]]);
* 1927 Abitazione al quartiere [[Weissenhof]] di [[Stoccarda]] (distrutta);
* 1927-28, Complesso residenziale in Grellstraße, [[Berlino-Prenzlauer Berg]];
* 1929-30, [[Wohnstadt Carl Legien|Complesso residenziale "Carl Legien]]", Berlino-Prenzlauer Berg;
* 1929-1931, case nel [[Friedrich-Ebert-Siedlung|complesso residenziale "Friedrich Ebert"]], Berlino-Wedding
* 1937-1938, [[Ankara Atatürk Lisesi]] (in collaborazione con [[Franz Hillinger]]).
 
== Bibliografia essenzialeNote ==
<references/>
* Loredana Capaccioli, ''Bruno Taut. Visione e progetto'', Roma, 1981.
== Bibliografia ==
* Domenico G. Salotti, ''Bruno Taut. La figura e l'opera'' , Parma, 1990.
*{{cita libro|cid=Junghanns|autore=Kurt Junghanns|titolo=Bruno Taut|editore=Franco Angeli Editore|anno=1978}}
* Domenico G. Salotti, Manfredo A.Manfredini, ''Bruno Taut der Weltbaumeister. L'interno e la rappresentazione nelle ricerche verso un'architettura di vetro'', Parma, 1998.
*{{cita libro|titolo=Bruno Taut|autore=Winfried Nerdinger, Manfred Speidel|cid=Nerdinger, Speidel|editore=Electa|città=Milano|anno=2001|}}
* Kurt Junghanns, ''Bruno Taut : 1880-1938'', Milano, 1978c (tit. or. ''Bruno Taut 1880 - 1938. Architektur und sozialer Gedanke, Lipsia'', 1998).
* Winfried Nerdinger e Kristiana Hartmann, Matthias Schirren, Manfred Speidel, ''Bruno Taut : 1880-1938'', Milano, 2001 (tit. or. ''Bruno Taut 1880 - 1938. Architektur zwischen Tradition und Avantgarde'', Monaco di Baviera, 2001).
* Andrea Campioli, "Colore e laterizio-Bruno Taut a Berlino", in ''Costruire in laterizio'' 60, 1997 [http://www.laterizio.it/costruire/_pdf/n60/60_460_463.pdf articolo in pdf]
 
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== Collegamenti esterni ==
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* {{en}} [http://www.vitruvio.ch/arc/masters/taut.php pagina monografica del sito Vitruvio]
* {{cita web|1=http://www.vitruvio.ch/arc/masters/taut.php|2=pagina monografica del sito Vitruvio|lingua=en|accesso=17 gennaio 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061004005439/http://www.vitruvio.ch/arc/masters/taut.php|dataarchivio=4 ottobre 2006|urlmorto=sì}}
* {{en}} [http://www.greatbuildings.com/architects/Bruno_Taut.html pagina monografica del sito Great Buildings]
* {{cita web|http://www.greatbuildings.com/architects/Bruno_Taut.html|pagina monografica del sito Great Buildings|lingua=en}}
* {{en}} [http://www.kisbee.co.uk/sarc/ext-sa/taut.htm articolo BRUNO TAUT: ARCHITECTURE AND COLOUR] di Sean Kisby
* {{en}} [https://web.archive.org/web/20060102041914/http://www.kisbee.co.uk/sarc/ext-sa/taut.htm articolo BRUNO TAUT: ARCHITECTURE AND COLOUR] di Sean Kisby
* {{de}} [http://www.dhm.de/lemo/html/biografien/TautBruno/ biografia] dal sito Deutsche Historisches Museum di Berlino
* {{de}} [https://web.archive.org/web/20060117113318/http://www.bruno-taut.de/geschi.htm biografia] dal sito della Grundschule in BelinoBerlino-Britz
* {{cita web|1=http://www.emmet.de/por_taut.htm|2=biografia|lingua=de|accesso=17 gennaio 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20051215015308/http://www.emmet.de/por_taut.htm|dataarchivio=15 dicembre 2005|urlmorto=sì}}
* {{de}} [http://www.emmet.de/por_taut.htm biografia]
* {{de}} [http://e-pub.uni-weimar.de/volltexte/2004/82/ testo manoscritto di Alpine Arkitectur] scaricabile in formato pdf, dal sito dell'università di Weimar
* {{it}} [http://www.azioniparallele.it/24-luoghi-non-troppo-comuni/luoghi-saggi/88-le-capanne-dello-zio-taut.html articolo LE CAPANNE DELLO ZIO TAUT] di Andrea Bonavoglia, dal sito della rivista on line AZIONI PARALLELE
 
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