Lingua ebraica: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua|la religiosità ebraica|Ebraismo|Ebraico}}
{{lingua
|colore = yellow
|nome = Ebraico
|nomenativo = {{Lang|he|עברית}} (''‘Ivrit'')
|stati = {{ISR}}
|persone = 9,4 milioni (Ethnologue, 2022)
|classifica = 102
|scrittura = [[alfabeto ebraico]]
|tipologia = {{SVO}}, [[lingua flessiva|flessiva]]
<!--Filogenesi (inserisci solo quelli necessari)-->|fam1 = [[Lingue afro-asiatiche]]
|fam2 = [[Lingue semitiche]]
|fam3 = [[Lingue semitiche occidentali]]
|fam4 = [[Lingue cananaiche]]
|nazione = {{ISR}}
|agenzia = [[Accademia della Lingua Ebraica]]<br />({{Lang|he|האקדמיה ללשון העברית}}<br>''ha-Aqademiya la-Lashon ha-‘Ivrit'')
|iso1 = he
|iso2 = heb
|iso3 = heb
|estratto = <div dir='rtl'><div style="text-align:right;">{{Lang|he|כל בני האדם נולדו בני חורין ושווים בערכם ובזכיותיהם. כולם חוננו בתבונה ובמצפון, לפיכך חובה עליהם לנהג איש ברעהו ברוח של אחוה}}</div></div>
|traslitterazione = Kol benei ha'adam noldu benei khorin vešavim be'erkam uvizkhujoteihem. Kulam khonenu batevuna uvematspun, lefikhakh khova 'aleihem linhog iš bere'ehu beruakh šel akhava.
|sil = HBR
|codice = he
}}
La '''lingua ebraica''' (in ebraico [[Israele|israeliano]]: {{Lang|he|עברית}}, ''ivrit''), intesa sia come ebraico biblico (o classico) sia come ebraico moderno, è una [[lingua semitica]] parte della famiglia che comprende anche le lingue [[lingua araba|araba]], [[lingua aramaica|aramaica]], [[lingua amarica|amarica]], [[lingua tigrina|tigrina]], [[lingua maltese|maltese]] e altre.
L'ebraico è lingua ufficiale dello Stato di [[Israele]]; è anche parlata nella [[Autorità locale (Israele)|autorità locale]] di [[Gerusalemme]]. Per numero di locutori, l'ebraico è la terza lingua di tale ceppo dopo l'[[Lingua araba|arabo]] e l'[[Lingua amarica|amarico]].<ref name="Heb1" /> Al 2022, è parlata da 9,4 milioni di parlanti totali.
== Il nome della lingua ==
Nel [[Tanakh]] ({{Lang|he|תנ"ך}}) viene ricordato il nome [[Eber]] ({{Lang|he|עבר}}), attribuito a un antenato del patriarca [[Abramo]] ({{passo biblico|Genesi|10.21}}). Sulla stessa radice, nella [[Bibbia]] ricorre più volte la parola {{Lang|he|עברי}}'', ivri'', "ebreo", sebbene la lingua degli [[ebrei]] nelle Scritture non venga mai detta ''ivrit'' a significare "ebraico".<ref>{{cita web|url=http://lib.cet.ac.il/pages/item.asp?item=12606 |titolo=הספריה של מט"ח |editore=Lib.cet.ac.il |accesso=4 marzo 2016}}</ref>
Per quanto il testo più famoso scritto in ebraico sia la Bibbia, il nome della lingua impiegata per la sua redazione non vi viene menzionato. Comunque, in due passi delle Scritture ({{passo biblico|2Re|18.26}} e {{passo biblico|Isaia|36.11}}), si narra di come i messi del re [[Ezechia]] chiedessero a Ravshaqe, l'inviato del re assiro [[Sennacherib]], di poter parlare nella lingua di [[Aram]] ({{Lang|he|ארמית}}, ''aramit'') e non nella lingua della [[Giudea]] ({{Lang|he|יהודית}}, ''yehudit''). Tale richiesta era volta a evitare che il popolo, il quale apparentemente non doveva comprendere la prima, potesse capire le loro parole. È dunque possibile che il secondo termine ricordato possa essere stato il nome attribuito allora alla lingua ebraica o, quantomeno, quello del dialetto parlato nell'area di Gerusalemme.<ref name="Heb1"/><ref name="Ross">Allen P. Ross, ''Introducing Biblical Hebrew'', Baker Academic, 2001, ''s.v.''</ref>
Oggi la lingua della Bibbia viene denominata "ebraico biblico", "ebraico classico" o anche, negli ambienti religiosi, "lingua santa". Ciò, al fine di distinguerla dall'ebraico della [[mishnah]] (dagli studiosi detto anche con un'espressione ebraica {{Lang|he|לשון חז"ל}}, ''leshon hazal,'' la "lingua dei saggi", oppure "ebraico rabbinico"), che rappresenta un'evoluzione tarda dell'ebraico nel mondo antico.<ref name="Heb1"/>
== Storia ==
[[File:Sefer-torah-vayehi-binsoa.jpg|upright=1.6|thumb|Scrittura ebraica usata sui rotoli della Torah. Da notare le "corone" ornamentali sopra certe lettere.]]
=== Lingua biblica ===
{{Vedi anche|Lingue orientali bibliche}}
Originariamente, quella ebraica fu la lingua utilizzata dagli ebrei quando ancora vivevano in maggioranza nel [[Vicino Oriente]]. Si stima che circa duemila anni fa l'ebraico fosse già in disuso come lingua parlata, venendo sostituita dall'[[Lingua aramaica|aramaico]].
In ebraico furono scritti i libri della [[Bibbia]] ebraica (tranne alcune parti dei libri più recenti, come il [[Libro di Daniele]], scritte in [[aramaico biblico]]), tutta la mishnah, la maggior parte dei libri non canonici e gran parte dei [[Manoscritti del Mar Morto]]. La [[Bibbia]] fu scritta in ebraico biblico, mentre la mishnah fu redatta in una varietà tarda della lingua, detta appunto "ebraico mishnaico".<ref name="Heb1"/>
Soltanto la comunità dei [[Samaritani]] non si servì della varietà mishnaica, ma preferì mantenere la propria, detta "ebraico samaritano".<ref name="Ross"/>
{{vedi anche|Lingua ebraica samaritana}}
=== Lingua mishnaica ===
{{vedi anche|Lingua ebraica mishnaica}}
Durante il periodo del [[Secondo Tempio]] o poco più tardi (non esiste consenso in merito tra gli accademici), la maggior parte degli ebrei abbandonò l'uso quotidiano dell'ebraico come lingua parlata in favore dell'aramaico, divenuta lingua internazionale del [[Vicino Oriente]]. Una ripresa dell'ebraico come lingua parlata si ebbe grazie all'azione ideologica dei [[Maccabei]] e degli [[Asmonei]], in un tentativo di contrapporsi alla forte spinta ellenizzante di quell'epoca, e più tardi durante la rivolta di [[Simon Bar Kokheba|Bar Kokhba]]; furono sforzi inutili, in quanto l'ebraico non veniva più capito dalla massa. Centinaia di anni dopo il periodo del [[Secondo Tempio]], la [[Ghemarah]] venne composta in [[Lingua aramaica|aramaico]], così come i [[midrash]]im.<ref name="Heb2">Joel M. Hoffman, ''In the Beginning: A Short History of the Hebrew Language'', NYU Press. ISBN 0-8147-3654-8; si veda anche l'onnicomprensivo sito [http://www.adath-shalom.ca/history_of_hebrewtoc.htm ''History of the Hebrew Language''], sotto i rispettivi capitoli e voci (file scaricabile anche in [[PDF]]).___URL consultato 4 marzo 2016</ref>
=== Lingua medievale ===
{{vedi anche|Lingua ebraica medievale|Lingua ebraica tiberiense|Testo masoretico}}
[[File:Maimonides, at Rambam Medical Center.jpg|thumb|Targa di [[Maimonide]], presso il ''Rambam Medical Center'' di [[Haifa]]]]
Nei secoli seguenti gli ebrei della [[diaspora]] continuarono ad adoperare questa lingua solo per le [[Religione ebraica|cerimonie religiose]]. Nella vita di tutti i giorni gli ebrei si esprimevano, invece, in lingue locali o in altre lingue create dagli stessi ebrei nella diaspora, lingue non semitiche come lo ''[[lingua yiddish|yiddish]]'', il ''[[Ladino (giudeo-spagnolo)|ladino]]'', il ''[[Giudaico romanesco|giudaico-romanesco]]'' o il ''[[giudaico-veneziano]]'', nate dall'incontro tra l'espressione, l'[[alfabeto ebraico]] e le lingue europee; è molto interessante, ad esempio, una copia di un ''[[Haggadah di Pesach|Aggadà di Pesach]]'' scritta in veneziano in caratteri ebraici verso il [[XVIII secolo]].<ref name="Heb1">Angel Sáenz-Badillos, John Elwolde, [https://books.google.co.uk/books?id=EZCgpaTgLm0C&pg=PA1&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false ''A History of the Hebrew Language''], Cambridge University Press, 1996, partic. Cap. I.</ref>
Inoltre, anche quando l'ebraico non rappresentò più la lingua parlata, esso continuò a fungere di generazione in generazione, durante tutto quello che viene detto il periodo dell'[[Lingua ebraica medievale|ebraico medievale]], da strumento principale di ''comunicazione scritta'' degli ebrei. Il suo status tra gli ebrei allora era analogo a quello del [[Lingua latina|latino]] in Europa Occidentale tra i cristiani. Ciò soprattutto in questioni di natura [[Testi sacri ebraici#La Halacha.27|halachica]]: per la stesura dei documenti dei tribunali religiosi, per le raccolte di ''halakhot'', per i commenti ai testi sacri ecc. Anche la stesura di lettere e contratti tra ebrei veniva spesso effettuata in ebraico; poiché le donne leggevano l'ebraico, ma non lo comprendevano perfettamente, la letteratura halachica ed esegetica loro destinata nelle comunità ashkenazite veniva scritta in [[yiddish]] (si pensi ad esempio al testo [[Tseno Ureno]]). Anche le opere ebraiche di natura non religiosa o non halachica venivano composte nelle lingue degli ebrei o in lingua straniera.<ref name="Heb2"/> Ad esempio, [[Maimonide]] scrisse il suo ''[[Mishne Torah]]'' in ebraico, mentre la sua famosa opera filosofica ''[[La guida dei perplessi]]'', destinata agli eruditi del suo tempo, fu composta in [[giudeo-arabo]]. Comunque, le opere di soggetto laico o mondano venivano ritradotte in ebraico, se di interesse per le comunità ebraiche di altra lingua, come appunto nel caso de ''[[La guida dei perplessi]]''.<ref>Nello specifico, si veda [[b:Guida maimonidea|''Guida maimonidea'']], Parte II, partic. cap. 5.</ref> Tra le famiglie più famose per essersi occupate di traduzione dal giudeo-arabo all'ebraico durante il [[Medioevo]] furono gli [[Ibn Tibbon]], una famiglia di [[Rabbino|rabbini]] e traduttori attiva in [[Provenza]] nel XII e XIII secolo.<ref>B. Spolsky, "Jewish Multilingualism in the First century: An Essay in Historical Sociolinguistics", Joshua A. Fishman (cur.), ''Readings in The Sociology of Jewish Languages'', E. J. Brill, 1985, p. 40. & ''passim''.</ref>
[[File:Aleppo Codex Joshua 1 1.jpg|thumb|[[Codice di Aleppo]]: [[Bibbia ebraica]] del [[X secolo]] con punteggiatura masoretica (Giosuè 1:1).]]
Dopo il [[Talmud]], si svilupparono diversi dialetti regionali di ebraico medievale, tra cui il più importante fu l'[[ebraico tiberiense]] o ebraico masoretico, un dialetto locale di [[Tiberiade]] in [[Galilea]] che divenne lo standard per la vocalizzazione della [[Bibbia ebraica]] (''[[Tanakh]]'') e, pertanto, influenza ancora tutti gli altri dialetti dell'ebraico. Tale ebraico tiberiense dal [[VII secolo]] al [[X secolo]] viene a volte chiamato "ebraico biblico" poiché è usato per pronunciare la Bibbia ebraica; deve tuttavia essere propriamente distinto dall'ebraico biblico storico del [[VI secolo a.C.]], la cui pronuncia originale deve essere ricostruita. L'ebraico tiberiense incorpora il notevole studio fatto dai [[Masoreti]] (da ''masoret'' che significa "tradizione"), che aggiunsero ''niqqudot'' (vocali) e segni di cantillazione (punti grammaticali) alle lettere ebraiche onde conservare le precedenti caratteristiche dell'ebraico.<ref name="Heb1"/> Anche l'[[alfabeto siriaco]], precursore dell'[[alfabeto arabo]], sviluppò sistemi di punteggiatura vocalici, all'incirca nello stesso periodo.<ref>William Hatch, ''An album of dated Syriac manuscripts'', The American Academy of Arts and Sciences, 1946, rist. 2002 dalla Gorgias Press, p. 24. ISBN 1-931956-53-7</ref> Il [[Codice di Aleppo]], una Bibbia ebraica con la punteggiatura masoretica, venne scritta nel X secolo, forse a Tiberiade, e sopravvive a tutt'oggi: è probabilmente il manoscritto ebraico più importante che esista.<ref>Hayim Tawil & Bernard Schneider, ''Crown of Aleppo'', Jewish Publication Soc., 2010, p. 110; riguardo al testo, esistono vari resoconti e stime circa il numero originale di pagine; Izhak Ben-Zvi, "The Codex of Ben Asher", ''Textus'', vol. 1, 1960, p. 2, rist. in Sid Z. Leiman, cur., ''The Canon and Masorah of the Hebrew Bible, an Introductory Reader'', Ktav Pubg. House, 1974, p. 758 (stima di 380 pagine originali).</ref>
Tra il [[x secolo|X]] e l'[[XI secolo]] lo studio della lingua compì un passo fondamentale per merito di [[Yehudah ben David Hayyuj]], che stabilì le leggi che regolano il funzionamento della lingua, in particolare il "trilitterismo", ancora oggi ritenute precise.
Nel [[XVII secolo]] fu notevole la stesura del ''[[Compendio di lingua ebraica]]'', scritto tra il [[1670]] e il [[1675]] dal grande filosofo [[Baruch Spinoza]].
L'ebraico entrò nella sua fase moderna con il movimento dell'[[Haskalah]] (l'[[Illuminismo]] ebraico) in Germania ed Europa Orientale a partire dal XVIII secolo. Sino al XIX secolo, che segnò gli inizi del [[Sionismo|movimento sionista]], l'ebraico continuò a fungere da lingua scritta, soprattutto per scopi religiosi, ma anche per altri vari fini, quali filosofia, scienza, medicina e letteratura. Nel corso di tutto il secolo XIX l'uso che dell'ebraico si fece a fini laici o mondani andò rafforzandosi.
[[File:BYwork.jpg|thumb|Eliezer Ben Yehuda, il padre della rinascita della lingua ebraica]]
Contemporaneamente al movimento del [[Sionismo|risorgimento nazionale]], cominciò anche l'attività volta a trasformare l'ebraico nella lingua parlata della comunità ebraica in Terra d'Israele (gli [[Yishuv]]) e per gli ebrei che immigravano nella [[Palestina]] [[Impero ottomano|ottomana]]. Il [[linguista]] e appassionato che diede attuazione pratica all'idea fu [[Eliezer Ben Yehuda]], un ebreo [[Lituania|lituano]] che era emigrato in [[Palestina]] nel [[1881]]. Fu lui a creare nuove parole per i concetti legati alla vita moderna, che nell'ebraico classico non esistevano. Il passaggio all'ebraico come lingua di comunicazione degli Yishuv in Terra d'Israele fu relativamente rapido. Parallelamente l'ebraico parlato venne sviluppandosi anche in altri centri ebraici dell'Europa Orientale.<ref name="Heb2"/>
[[Joseph Roth]] riporta una storiella su [[Theodor Herzl]] e Ben Yehuda. Questa racconta che, poco tempo prima del ''[[Primo congresso sionista]]'', in un salotto borghese del Centreuropa, il giornalista, nonché fondatore del Sionismo, Theodor Herzl incontrò Ben Yehuda, che sperava di far rinascere l'antica lingua ebraica, ormai relegata al solo rituale del [[shabbat|sabato]]. Ognuno dei due, sentendo raccontare l'altro circa la propria [[utopia]], fece finta di coglierne il fascino, ma, appena lasciato l'interlocutore, ben pensò di spettegolare e malignare quanto assurdo e inattuabile fosse il proposito di questi. A dispetto dei detrattori, entrambi i sogni furono realizzati.<ref>''Ebrei erranti'', Adelphi. [da verificare: nell'ultima edizione Adelphi non c'è traccia dell'aneddoto]</ref> Il figlio primogenito di Eliezer Ben Yehuda, il giornalista e scrittore [[Itamar Ben Avi]], è comunemente considerato il primo parlante nativo dell'ebraico in epoca moderna.
Con la costituzione del governo mandatario britannico nel paese, l'ebraico fu stabilito come terza lingua ufficiale, al fianco dell'arabo e dell'[[Lingua inglese|inglese]]. Alla vigilia della costituzione dello Stato di Israele, essa era già la lingua principale degli Yishuv ed era utilizzata anche nelle scuole e negli istituti di formazione.
Nel [[1948]], l'ebraico diventò la lingua ufficiale di Israele, insieme all'arabo. Al giorno d'oggi, pur mantenendo un legame con l'ebraico classico, l'ebraico è una lingua che viene usata in tutti i campi della vita, incluse [[scienza]] e [[letteratura]]. Al suo interno sono confluiti influssi provenienti dallo [[yiddish]], dall'arabo, dal [[Lingua russa|russo]] e dall'inglese. I locutori di ebraico israeliano sono circa 9 milioni, dei quali la stragrande maggioranza risiede in Israele. Grossomodo più della metà sono locutori nativi, cioè di lingua madre ebraica, mentre il restante meno di cinquanta per cento possiede l'ebraico come seconda lingua.<ref>[[Ghil'ad Zuckermann|Zuckermann, Ghil'ad]], ''Revivalistics: From the Genesis of Israeli to Language Reclamation in Australia and Beyond''. [https://global.oup.com/academic/product/revivalistics-9780199812790 Oxford University Press], 2020. (ISBN 9780199812790 / ISBN 9780199812776)</ref>
[[File:Academy of the Hebrew Language.JPG|thumb|La sede dell'Accademia della lingua ebraica]]
Sulla scorta della tradizione normativa europea, che trova la sua prima espressione nella costituzione dell'[[Accademia della Crusca]] (1585), anche in Israele esiste un organo ufficiale che detta lo standard linguistico: l'[[Accademia della Lingua Ebraica]]. Sebbene la sua influenza reale sia limitata, essa opera con forza di legge. L'istituto si occupa principalmente di creare nuovi termini e nuovi strumenti lessicali e morfosintattici, attraverso decisioni che sarebbero vincolanti per gli organi istituzionali e le strutture scolastiche statali. Nei fatti, gran parte delle sue decisioni non vengono accolte. Lo sviluppo del settore dei dizionari d'uso corrente nell'Israele degli anni '90 ha prodotto alcuni dizionari e lessici, che attestano invece la lingua ebraica israeliana reale e che rappresentano una fonte di autorità alternativa all'Accademia della Lingua Ebraica.<ref name="Heb2"/><ref>[http://www.jewishmag.com/43mag/ben-yehuda/ben-yehuda.htm "Eliezer Ben Yehuda and the Resurgence of the Hebrew Language"] di Libby Kantorwitz.___URL consultato 4 marzo 2016</ref>
Gli ebrei ortodossi non accettarono inizialmente l'idea di usare la "lingua santa" ebraica per la vita quotidiana e tutt'oggi in Israele alcuni gruppi di ebrei ultra-ortodossi continuano a usare lo yiddish per la vita di ogni giorno.
Le comunità ebraiche della diaspora continuano a parlare altre lingue, ma gli ebrei che si trasferiscono in Israele hanno sempre dovuto imparare questa lingua per potersi inserire.<ref name="Heb1"/><ref name="Heb2"/>
== Grammatica ==
=== Fonologia ===
L'ebraico biblico possedeva un consonantismo tipicamente semitico; ad es. le faringali sorda e sonora, una serie di consonanti enfatiche (forse eiettive, ma ciò è molto discusso), una fricativa laterale, e nelle fasi più antiche anche le uvulari sorda e sonora. Queste ultime due divennero faringali, mentre /b g d k p t/ subirono una spirantizzazione allofonica trasformandosi, in determinate posizioni, in /v, ɣ, ð, x, f, θ/ (la cosiddetta "spirantizzazione begadkefat"). Il primitivo vocalismo dell'ebraico biblico includeva le vocali protosemitiche /a i u/ brevi e lunghe, oltre alla /o/ lunga; ma si modificò notevolmente nel corso del tempo.
All'epoca dei [[Rotoli del Mar Morto]] la fricativa laterale si era trasformata in /s/ nell'uso ebraico, mentre tra i [[Samaritani]] era diventata /ʃ/. Il vocalismo [[Ebraico tiberiense|tiberiense]] aveva /a e i o u/, con /e o/ sia chiuse che aperte, oltre ad /a e o/ appena accennate (o "diminuite"); mentre altri sistemi medievali di lettura possedevano un numero minore di vocali.
Alcuni antichi sistemi di lettura sono sopravvissuti nelle tradizioni liturgiche. Nella tradizione ebraica orientale ([[Sefarditi|sefardita]] e [[mizrahì]]) le consonanti enfatiche vengono pronunciate come faringali; mentre la tradizione [[Aschenaziti|aschenazita]] (europea centro-orientale) ha perso sia le enfatiche che le faringali, e /w/ passa a /v/. La tradizione [[Samaritani|samaritana]] possiede un repertorio vocalico complesso, che non sempre corrisponde al sistema [[Ebraico tiberiense|tiberiense]].
La pronuncia dell'ebraico moderno è derivata da un insieme di diversi metodi tradizionali di lettura, tendendo generalmente alla semplificazione. Le consonanti enfatiche vengono pronunciate come le equivalenti non enfatiche, /w/ come /v/, /ɣ ð θ/ come /g d t/. Molti israeliani, soprattutto nelle comunità di origine europea, assimilano la faringale sonora al colpo di glottide, e la faringale sorda all'uvulare sorda, pronunciano le consonanti geminate come semplici, e la /r/ come vibrazione uvulare anziché alveolare, similmente a molte varianti dell'ebraico aschenazita; anche la /h/ tende a scomparire. In contraddizione con questa forte tendenza alla riduzione del numero dei fonemi tradizionali, sono diventati relativamente frequenti altri fonemi un tempo assenti o rari, come /t͡s/, /d͡z/, c e g dolci, j francese, ed anche /w/ è ricomparso; tutto ciò a causa dell'adozione di molti vocaboli stranieri, soprattutto neologismi.<ref>Asher Laufer, ''Hebrew Handbook of the International Phonetic Association'', Cambridge University Press, 1999. ISBN 0-521-65236-7</ref>
===Morfologia===
Caratteristica dell'ebraico, come delle altre lingue semitiche, è la radice: un morfema discontinuo in genere tri- o quadriconsonantico, dal quale vengono derivate parole riconducibili a uno stesso campo semantico. In italiano le radici ebraiche vengono tradizionalmente indicate scrivendone le consonanti in maiuscolo. Le consonanti della radice, scrivendo in ebraico, venivano solitamente trascritte separandole con un punto (es: {{Lang|he|כ.ת.ב}}); oggi le convenzioni grammaticali imporrebbero l'uso del trattino (es: {{Lang|he|כ-ת-ב}}), poiché il punto indica una pausa lunga, mentre il trattino congiunge. Similmente, l'espressione in stato costrutto {{Lang|he|בית-ספר}} (''bet-sefer'' "scuola", lett. "casa del libro") vede l'impiego del trattino: non ci troviamo infatti di fronte alla parola {{Lang|he|בית}} (''bayt'' "casa") separata dall'altra, {{Lang|he|ספר}} (''sefer'' "libro"), ma siamo di fronte a una sola parola composta da due elementi in funzione di [[nome comune (linguistica)|nome comune]]. Così ad esempio anche per la radice KTV: le lettere che la rappresentano non sono {{Lang|he|ת}}, {{Lang|he|כ}} e {{Lang|he|ב}}, bensì la radice è un'unità con un suo significato specifico: {{Lang|he|כ-ת-ב}}.<ref>Eliezer Tirkel, ''L`ebraico è facile'', Achiasav, Tel Aviv, e Giuntina, Firenze 1990.</ref>
Gran parte degli studiosi concordano sul fatto che originariamente esistessero radici biconsonantiche, quali {{Lang|he|ב-א}} e {{Lang|he|ק-ם}} (sebbene secondo l'[[Accademia della lingua ebraica]] tali radici vadano considerate trilitteri: ב-ו-א e ק-ו-ם).
Le radici non compaiono mai da sole in quanto tali nella lingua, bensì come componenti delle parole, unitamente ad altri morfemi. La radice, modificata da prefissi, suffissi e adeguatamente vocalizzata, assume significati diversi. Ad esempio dalla radice {{Lang|he|כ-ת-ב}} KTV, riconducibile all'idea dello ''scrivere'', derivano {{Lang|he|לכתוב}} (''li'''k'''h'''t'''o'''v''''', "scrivere"), {{Lang|he|מכתב}} (''mi'''k'''h'''t'''a'''v''''', "lettera"), {{Lang|he|כתובת}} ('''''kt'''o'''v'''et'', "indirizzo"), {{Lang|he|להכתיב}} (''leha'''k'''h'''t'''i'''v''''', "dettare"); dalla radice {{Lang|he|קשר}} Q-Sh-R, che esprime il concetto di collegamento, derivano i vocaboli {{Lang|he|קשר}} ('''''k'''e'''sh'''e'''r''''', "contatto personale") e {{Lang|he|תקשורת}} (''ti'''ksh'''o'''r'''et'', "comunicazione").
Principalmente attraverso il prestito lessicale, il moderno ebraico arriva anche a creare radici di quattro consonanti e più, come ad esempio {{Lang|he|ד-ס-ק-ס}}, DSQS: {{Lang|he|לדסקס}} (''le'''d'''a'''sq'''e'''s''''', trascritto spesso ''ledaskes'' "discutere", dall'inglese ''to discuss''); o {{Lang|he|ט-ל-פ-נ}} TLPN: {{Lang|he|טלפון}} ('''''t'''e'''l'''e'''p'''o'''n''''', solitamente trascritto ''telefon'', "telefono", dall'equivalente parola inglese o dal francese); o {{Lang|he|ט-ל-ג-ר-פ}} TLGRP: {{Lang|he|לטלגרף}} (''le'''t'''a'''lgr'''e'''p''''', solitamente trascritto ''letalgref'', dall'inglese o dal francese "spedire un telegramma"); FQSQS: {{Lang|he|ל-פ-ק-ס-ס}} (''le'''f'''a'''qs'''e'''s''''' solitamente trascritto ''lefaqses'', ancora dall'inglese ''to fax'').
Talvolta, l'ebraico moderno forma neologismi attraverso la combinazione di elementi lessicali preesistenti; in tali casi le loro radici non risultano agilmente definibili in un quadro tradizionale. Ad esempio, parole quali {{Lang|he|רמזור}} (''ramzor'' "semaforo") , o {{Lang|he|מדרחוב}} (''midrahov'' "strada, isola pedonale"), derivate rispettivamente da {{Lang|he|רמז}}+{{Lang|he|אור}} e {{Lang|he|מדרכה}}+{{Lang|he|רחוב}} (''remez'', "segnale" e ''or'', "luce", per "semaforo"; e ''midrakhah'', "marciapiede" e ''rehov'' "via", per "strada, isola pedonale"). Dalla parola ''ramzor'' è stata comunque derivata una radice {{Lang|he|ר-מ-ז-ר}} RMZR, attestata ad esempio nell'espressione {{Lang|he|צומת מרומזר}} (''tsomet me'''r'''u'''mz'''a'''r''''' "incrocio con semaforo").
Il legame semantico tra parole derivate dalla stessa radice con il tempo può divenire confuso e non è necessariamente evidente o certo. Così, ad esempio, i verbi {{Lang|he|נפל}} (''nafal'' "cadere") e {{Lang|he|התנפל}} (''hitnapel'' "assaltare") derivano dalla stessa radice {{Lang|he|נ-פ-ל}} NPL, sebbene i due significati si siano molto differenziati nel tempo. I verbi {{Lang|he|פסל}} (''pasal'' "annullare") e {{Lang|he|פיסל}} (''pissel'' "scolpire"), sembrerebbero derivare da una stessa radice PSL, ma non vi è tra di loro alcun legame semantico, perché il secondo viene da una radice attestata in ebraico biblico, mentre il primo viene da una parola aramaica accolta in ebraico in un periodo più tardo. Attualmente non esiste consenso tra i linguisti sul ruolo della radice nella lingua. Vi è chi sostiene la tesi che essa rappresenti una parte inscindibile del patrimonio lessicale, anche se compare solo congiuntamente con altri morfemi, e vi è chi la vede come manifestazione linguistica della quale i locutori non sono necessariamente coscienti a livello intuitivo.<ref>Lewis Glinert, ''Modern Hebrew. An Essential Grammar'', Routledge, New York and Oxon 2005, pp. 44-76 & ''passim''.</ref>
==== Verbi ====
I verbi sono esprimibili in sette forme (''binyanim'', letteralmente 'costruzioni'), che solitamente modificano il significato. I nomi dei ''binyanim'' derivano dalla radice {{Lang|he|פעל}} (pa'al = lavoro), salvo il binyan di base, che è definito {{Lang|he|קל}} (qal = facile).
{|class="wikitable"
|+ I binyanim
| ''Qal'' (''Pa'al'') ||align=right| ({{Lang|he|פעל}}) {{Lang|he|קל}} || attivo || fare
|-
| ''Nif'al'' ||align=right| {{Lang|he|נפעל}} || passivo del Kal (Pa'al) || esser fatto
|-
| ''Pi'el'' ||align=right| {{Lang|he|פִּעֵל}} || intensivo || fare (abitualmente)
|-
| ''Pu'al'' ||align=right| {{Lang|he|פֻּעַל}} || passivo del Pi'el || esser fatto (abitualmente)
|-
| ''Hif'il'' ||align=right| {{Lang|he|הִפְעִיל}} || causativo || far fare
|-
| ''Huf'al'' ||align=right| {{Lang|he|הֻפְעַל}} || passivo del Hif'il || esser fatto fare
|-
| ''Hitpa'el'' ||align=right| {{Lang|he|הִתְפַּעֵל}} || riflessivo || farsi
|}
Ciascun binyan ha due modi verbali (indicativo e infinito); nell'indicativo esistono un tempo presente, di tipo participiale, un passato, un futuro e un imperativo. Non esistono tempi composti (come i trapassati italiani).
Nel caso, abbastanza raro, di radici quadrilittere, il verbo segue una flessione simile al Pi'el con sdoppiamento della vocale mediana: per esempio il verbo {{Lang|he|לתפקד}} (''letafqed'', funzionare) al passato fa {{Lang|he|תפקד}} (''tifked'') esattamente come da {{Lang|he|לדבר}} (''ledaber'', parlare) abbiamo {{Lang|he|דיבר}} (''diber''). Ciò si verifica nella lingua biblica soprattutto coi prestiti dal persiano in epoca contemporanea, per via dei prestiti da altre lingue moderne vòlti a formare neologismi e supplire alle carenze delle radici bibliche.
Vi è distinzione tra maschile e femminile nella forma participiale del presente, e in alcune degli altri due tempi (II e III singolare, II plurale del passato; II e III singolare del futuro).<ref name="Heb2"/><ref name="Doron">Per questa sezione, si veda Doron Mittler, ''Grammatica Ebraica'', Zanichelli, 2000, "Verbi". ISBN 978-88-08-09733-0</ref>
==== Sostantivi ====
Come nella maggioranza delle lingue romanze moderne, vi è una declinazione del nome solo per il numero e il genere. Nel caso più comune, il nome maschile originale assume una {{Lang|he|ה-}} (vocale a + h muta) finale oppure una {{Lang|he|ת-}} (''-t'' spesso con accento sulla penultima sillaba) al femminile singolare, e la desinenza {{Lang|he|ים–}} (''-im'') al maschile plurale, {{Lang|he|ות–}} (''-ot'') al femminile plurale. Ma ci sono moltissimi termini maschili che hanno desinenza plurale ''-ot'' pur rimanendo maschili (e perciò gli eventuali aggettivi vanno messi al plurale in ''-im'': ''ner'' = candela, ''nerot'' = candele, ''ner lavan'' = candela bianca, ''nerot levanim'' = candele bianche). Un'altra parte di termini femminili invece hanno la desinenza maschile in ''-im'', pur rimanendo femminili (''yonah'' = colomba, ''yonim'' = colombe, ''yonah levanah'' = colomba bianca, ''yonim levanot'' = colombe bianche).
Oltre a singolare e plurale, numerosi vocaboli ammettono una forma duale, sempre scritta {{Lang|he|ים–}} ma letta ''-aim''. La grandissima maggioranza dei termini duali sono oggetti composti da due parti uguali (''ofannaim'' = bicicletta, ''misparaim'' = forbici, ''mishqafaim'' = occhiali) e quasi tutte le parti doppie del corpo umano e animale, (''birkaim'' = ginocchia, ''shinnaim'' = denti, ''oznaim'' = orecchie, ''sfataim'' = labbra, ''yadaim'' = mani, ''eynaim'' = occhi, ''qarsullaim'' = caviglie, ''leẖayaim'' = guance, ''ẖanichaim'' = gengive; ma: ''battey seẖi'' = ascelle), che di norma vogliono il genere femminile.<ref name="Doron"/>
== Sistema di scrittura ==
{{vedi anche|Alfabeto ebraico|Alfabeto paleo-ebraico|Sistema di numerazione ebraico|Gematria|Alfabeto samaritano|Alfabeto fenicio|Alfabeto aramaico|Abjad}}
[[File:Frank-ruehl.png|thumb|[[Alfabeto ebraico]]]]
L'ebraico si scrive da destra a sinistra e utilizzando un [[alfabeto ebraico|alfabeto]] che comprende 22 lettere di valore consonantico (cinque delle quali posseggono una forma distinta in fine di parola) e alcuni segni grafici sviluppatisi in periodo relativamente tardo, volti a rappresentare le vocali. Infatti come quello [[alfabeto arabo|arabo]], l'[[alfabeto ebraico]] non trascrive le [[vocale|vocali]], se non sotto forma di piccoli segni posti al di sopra, al di sotto o all'interno delle consonanti. Come si vedrà in seguito, la vocalizzazione ha importanza per il significato. Si veda la voce [[alfabeto ebraico]] per la lista delle lettere e per le corrispondenze fonetiche.<ref name="Heb3">Per tutta questa sezione, si veda principalmente [http://www.adath-shalom.ca/history_of_hebrew2.htm ''History of Hebrew, cit.'', "Scripts and Scripture"] e relativi capitoli.</ref>
Il sistema di trascrizione delle vocali, detto {{Lang|he|ניקוד}} (''nikud'' "puntatura"), di solito non viene utilizzato negli scritti contemporanei. Nei libri della Bibbia, di poesia e per bambini, è invece comune indicare la vocalizzazione tramite il ''nikud''. I segni del ''nikud'', oggi comuni, furono inventati a Tiberiade nel VII secolo allo scopo di fungere da ausilio mnemonico nella lettura della Bibbia. In passato esistettero anche sistemi di ''nikud'' alternativi, che oggi non sono più in uso. I saggi di Tiberiade aggiunsero ai primi dei segni per gli accenti nella Bibbia. Questi indicano le pause e i modi dell'intonazione con la quale vanno letti i versetti biblici. Gli accenti oggi vengono stampati solo nei libri della Bibbia. In tutti gli altri testi viene fatto uso dei comuni segni di interpunzione sviluppati in Europa e impiegati in gran parte delle lingue del mondo.<ref name="Heb3"/>
La caratteristica più nota ed evidente delle lettere della scrittura ebraica corrente è la forma squadrata. Il tipo impiegato a stampa, detto Frank Ruehl, è diffusissimo nonostante le critiche che gli vengono mosse per il fatto che alcune lettere sono molto simili tra di loro e che quindi le rende difficili da distinguere (es.: {{Lang|he|א}} - {{Lang|he|צ}} , {{Lang|he|ג}} - {{Lang|he|נ}} , {{Lang|he|ב}} - {{Lang|he|כ}} , {{Lang|he|ו}} - {{Lang|he|ז}} , {{Lang|he|ח}} - {{Lang|he|ת}} , {{Lang|he|ר}} - {{Lang|he|ד}}).
L'alfabeto ebraico "quadrato" conosciuto è una variante dell'[[alfabeto aramaico]] impiegato per la scrittura dell'[[lingua aramaica#Aramaico d'impero|''aramaico d'Impero'']], lingua di cancelleria dell'[[Impero persiano]], che aveva rimpiazzato l'alfabeto fenicio-ebraico impiegato nel Regno di Giuda, nel Regno di Israele e in gran parte del Medio Oriente antico precedentemente alla cattività babilonese. L'alfabeto ebraico-fenicio non si estinse completamente, se non dopo la Rivolta di [[Simon Bar Kokheba|Bar Kokhba]]. Al tempo della rivolta Bar Kokhba batté moneta e adottò quell'alfabeto per le scritte. Lo stesso alfabeto appare sulle monete dell'odierno Stato di Israele, ad esempio sulla moneta da 1 [[Nuovo siclo israeliano|siclo]] (1 NIS).
[[File:Hebrew cursive.gif|thumb|right|Alfabeto ebraico corsivo moderno]]
A fianco alla forma a stampa delle lettere, o alfabeto quadrato, esiste un alfabeto corsivo per la scrittura rapida; tale scrittura si caratterizza per le linee arrotondate ed è di uso molto comune nei testi scritti a mano. L'origine di tale scrittura corsiva è nelle comunità ebraiche ashkenazite europee.
[[File:Rashiscript.PNG|thumb|right|Alfabeto di Rashi]]
Una forma alternativa di corsivo, oggi quasi abbandonata, viene detta ''rashi''. Si originò nelle comunità ebraiche sefardite. Questo nome deriva dal fatto che il primo libro a essere stampato in tale alfabeto fu il commento di [[Rashi]]. Si è soliti impiegare questo alfabeto per stampare i commenti tradizionali alla Bibbia e al Talmud. Alcuni tentativi di introdurlo anche per la stampa di testi nella vita quotidiana non ebbero successo, e oggi esso è accettato solo per la stampa dei commentari religiosi tradizionali.
La pronuncia dell'ebraico ha subito grandi mutamenti nel corso dei millenni della sua esistenza. Nel XIX secolo, i rinnovatori della lingua ebraica aspiravano ad adottare la pronuncia ebraica spagnola, in particolare quella corrente nella comunità ebraica spagnola di Gerusalemme. Ciò per il prestigio del quale godeva un tempo la comunità ebraica sefardita di Gerusalemme, e a causa del fatto che la sua pronuncia era oltremodo vicina a quella attestata dal ''nikud'' massoretico alla Bibbia. Però, gran parte dei rinnovatori della lingua ebraica così come i loro sostenitori erano ebrei ashkenaziti dell'Europa orientale, e la pronuncia dell'ebraico che essi conoscevano era molto diversa. Nonostante gli sforzi volti a conferire una pronuncia sefardita all'ebraico di nuovo parlato, l'influsso della pronuncia ashkenazita e l'accento della [[lingua yiddish]] sono chiaramente percepibili in ebraico moderno.<ref name="Heb2"/><ref name="Heb3"/>
== I dialetti dell'ebraico ==
[[File:Annava165.jpg|thumb|upright=1.6|Ebraico, arabo ed inglese su segnali stradali multilingue in Israele|alt=]]
In ebraico israeliano praticamente non esistono dialetti su base geografica. La lingua, per come la si ascolta pronunciata dai suoi locutori nativi, è di fatto identica in tutte le parti di Israele.
È possibile avvertire una differenza d'accento nell'ebraico parlato dalle varie comunità ebraiche (etnoletti), ma tale differenza si esprime principalmente a livello [[fonetica|fonetico]], e non nella [[sintassi]] o nella [[morfologia (linguistica)|morfologia]].
Alcune differenze morfosintattiche si possono manifestare in relazione al livello di lingua posseduto (socioletti), ma queste sono di importanza relativamente ridotta.
La specificità dell'ebraico moderno risiede nel fatto che essa serve in grande misura come lingua [[wikt:lingua veicolare|veicolare]] tra persone la cui lingua madre è un'altra, in quanto il numero di locutori non madrelingua equivale più o meno a quello dei madrelingua.
In Israele l'ebraico funge da strumento di comunicazione tra comunità allofone. Ad esempio, i dibattiti alla [[Knesset]], nei tribunali ecc. si svolgono in ebraico, anche se le varie parti appartengono a gruppi la cui lingua non è l'ebraico.<ref name="Heb1"/>
''Ethnologue''<ref>[https://www.ethnologue.com/show_language.asp?code=heb La voce ''Hebrew'' in ''Ethnologue'']</ref> identifica le varietà attualmente parlate dell'ebraico con le denominazioni ''ebraico standard'' (l'ebraico standard israeliano, europeizzato, di uso generale) e ''ebraico orientale'' (di pronuncia arabizzante; l'ebraico yemenita).
Questi termini si applicano alle due varietà utilizzate per la comunicazione da parte dei madrelingua israeliani. "Arabizzante" non significa che quell'ebraico differisca dall'altra varietà a causa di un influsso derivante dall'arabo. Piuttosto, l'ebraico orientale riesce a mantenere delle caratteristiche antiche per il fatto che esse erano condivise con l'arabo, mentre le stesse caratteristiche sono andate perse in altre parti del mondo dove l'ebraico ha perso il contatto con la lingua araba.
Gli immigranti vengono incoraggiati ad adottare l'ebraico standard come propria lingua quotidiana. L'ebraico standard, nelle intenzioni di Eliezer Ben Yehuda, doveva basarsi sulla grafia mishnaica e sulla pronuncia ebraica sefardita. Però, i primi locutori di ebraico erano di madrelingua [[yiddish]], e spesso trasferirono in ebraico modi di dire e traduzioni alla lettera dallo yiddish. Anche fonologicamente tale varietà può essere descritta come un amalgama di pronunce, tra le quali spiccano quella sefardita per il vocalismo e quella yiddish per alcune consonanti, che spesso non vengono distinte correttamente. Così, la lingua parlata in Israele ha finito con il semplificarsi e con il conformarsi alla fonologia dello yiddish, nei seguenti punti:
* eliminazione dell'articolazione faringale delle lettere ''het'' e '''ayin''
* la pronuncia uvulare di ''resh''
* la pronuncia di ''tsere'' come ''ey'' in alcuni contesti (''sifrey'' invece di ''sifre'', o ''teysha'' invece di ''tesha'')
* la totale rimozione dello ''sheva'' (''zman'', invece di ''zĕman'' secondo la pronuncia sefardita)
È con tale tendenza alla semplificazione che si spiega anche l'unificazione di [t] e [s], allofoni in area ashkenazita del fonema /t/ (avente come controparte grafica ת), i quali convergono nella realizzazione unica [t]. Molti dialetti orientali o sefarditi presentano lo stesso fenomeno, ma gli ebraici dello [[Yemen]] e dell'[[Iraq]] continuano a differenziare i fonemi /t/ e /θ/.
In Israele, soprattutto, la pronuncia dell'ebraico finisce con il riflettere l'origine [[Diaspora|diasporica]] del locutore, piuttosto che adeguarsi alle raccomandazioni specifiche dell'Accademia. Per questo motivo, più di metà della popolazione pronuncia la lettera ''resh'' {{Lang|he|ר}} come [ʀ] ([[vibrante uvulare]] come in [[yiddish]] e alcuni [[dialetto|dialetti]] [[lingua tedesca|tedeschi]]), o come [ʁ] ([[fricativa uvulare sonora]] come in [[lingua francese|francese]] o in altri [[dialetto|dialetti]] [[lingua tedesca|tedeschi]]), e non come [r] ([[vibrante alveolare]], come in [[lingua spagnola|spagnolo]] o in [[lingua italiana|italiano]]). La realizzazione di questo fonema è spesso utilizzata dagli israeliani come un moderno [[shibboleth]], per determinare l'origine di chi proviene da un altro paese.
Esistono differenti visioni sullo status delle due varietà. Da un lato, gli israeliani di origine sefardita o orientale vengono ammirati per la purezza della loro pronuncia, e spesso gli ebrei yemeniti lavorano come annunciatori alla radio e nei notiziari. D'altro canto, la pronuncia ashkenazita della classe media viene considerata come sofisticata e mitteleuropea, tanto che molti ebrei mizrahi (orientali) si sono avvicinati a questa versione dell'ebraico standard, addirittura facendo propria la ''resh'' fricativa uvulare. Un tempo gli abitanti del nord di Israele pronunciavano il ''bet rafe'' (senza ''dagesh'') come /b/ in accordo con la pronuncia tradizionale sefardita. Ciò veniva percepito come rustico e oggi tale pronuncia è scomparsa. Si può inoltre ricordare che un gerosolimitano si riconosce dalla sua pronuncia della parola "duecento" come ''ma'atayim'' (parola resa altrove nel paese come ''matayim'').
In [[Territori Occupati|Cisgiordania]], come fino a qualche tempo fa anche nella [[Striscia di Gaza]], l'ebraico è la lingua dell'amministrazione, al fianco dell'[[Lingua araba|arabo]] proprio alla maggioranza delle popolazioni locali. Contrariamente agli arabi di cittadinanza israeliana, i quali apprendono l'ebraico attraverso il sistema scolastico sin da una giovane età, e conducono la propria vita praticamente da bilingui, gran parte dei palestinesi dei [[Territori Occupati]], posseggono l'ebraico solo in maniera parziale, quando non lo ignorano completamente. Nonostante ciò, l'influenza dell'ebraico sul loro arabo è ben evidente, soprattutto nella quantità dei prestiti. Con il rafforzarsi dei flussi migratori di lavoratori stranieri verso Israele, si è venuto formando un pidgin ebraico che funge da mezzo di comunicazione tra questi lavoratori e i locutori israeliani di ebraico.<ref name="Heb4">Per tutta questa sezione, si veda principalmente [http://www.adath-shalom.ca/history_of_hebrewtoc.htm ''History of Hebrew, cit.'', Excurses 3-8]: "Some Differences Between Biblical and Israeli Hebrew", "Background to Dialect, Koine and Diglossia in Ancient Hebrew Clarification from Colloquial Arabic", ''et al.''URL consultato 4 marzo 2016</ref>
== Lingue influenzate dall'ebraico ==
{{Vedi anche|Lingue giudaiche}}
L'influsso dell'ebraico spicca nelle lingue degli ebrei. Lo [[lingua yiddish|jiddiš]], parlato dalle comunità ashkenazite europee e la cui origine viene ricondotta a un qualche dialetto tedesco, ha preso in prestito molte parole dall'ebraico (un 20% del proprio vocabolario). Nell'alfabeto ebraico per come è stato adattato allo [[yiddish|jiddiš]], parte dei segni vengono reimpiegati per indicare le vocali. Ad esempio, il segno {{Lang|he|ע}} (''ajin'') trova impiego per rappresentare il fonema /e/. Comunque, i prestiti lessicali dall'ebraico continuano a rispettare la grafia originaria, nonostante la pronuncia possa essere molto difforme. Così, ad esempio, la parola {{Lang|he|אמת}} (''emet'' "verità", la quale però in jiddiš si pronuncia /emes/) conserva la forma originale ebraica e non si scrive "{{Lang|he|עמעס}}" (la scrittura fonetica dei termini ebraici e aramaici dello jiddiš compare solo nello jiddiš sovietico). Una storiella jiddiš racconta che altrimenti il nome {{Lang|he|נח}} (''Noah'', "Noè") in jiddiš si scriverebbe con sette errori, e cioè {{Lang|he|נאָייעך}} ''Nojekh''.<ref name="Heb1"/><ref name="Heb4"/>
Il [[lingua giudeo-spagnola|judeo-espanyol]], noto anche come ''espanyol'' o ''judezmo'', e spesso detto ''ladino'', sviluppatosi dal castigliano e parlato dalle comunità ebraiche sefardite di tutto il mondo, ha preso anch'esso molte parole dall'ebraico, oltre a essere scritto in alfabeto ebraico, e per la precisione in caratteri Raši (sebbene esista anche un sistema di trascrizione in caratteri latini).
Forti influenze dell'ebraico si riscontrano anche nella [[lingua caraima]], l'idioma dei [[caraimi]]. Le piccole comunità caraime, etnicamente e linguisticamente di origine turca, sono sparse in alcune enclave tra [[Lituania]], [[Ucraina]] occidentale e [[Crimea]], e professano il [[caraismo]].
La [[lingua giudeo-georgiana]] è la varietà della [[lingua georgiana]] parlata per tradizione dagli [[ebrei georgiani]].
L'[[lingua araba|arabo]] degli ebrei, la lingua delle comunità ebraiche nell'impero musulmano, in particolare nel Maghreb, nel quale furono scritti ''[[Mishneh Torah|Mišneh Torah]]'' di [[Maimonide]] e altre opere importanti, si scriveva anch'esso in lettere ebraiche.
Altre lingue furono influenzate dall'ebraico attraverso le traduzioni della Bibbia. La parola {{Lang|he|שבת}} (''šabbat'' "sabato") ad esempio è diffusissima in moltissime lingue del mondo a indicare il settimo giorno della settimana (o il sesto, nelle lingue che contano in modo da far cadere come settimo giorno la domenica, ad esempio nel calendario italiano civile, per la liturgia cattolica la settimana inizia al tramonto del sabato, come per gli ebrei), o per indicare un giorno di riposo. Anche i nomi ebraici dei personaggi biblici sono molto diffusi in tutto il mondo. Le due parole ebraiche più diffuse nelle varie lingue mondiali sono {{Lang|he|אמן}} (''[[amen]]'' "Amen") e {{Lang|he|הללויה}} (''[[Alleluia|hallelujah]]'' "Alleluia").<ref name="Heb4"/><ref>''Amen'' significa "in verità"; ''halleluja'' ([[Alleluia]]) significa "lode a Dio", dove ''Ya'' è l'iniziale di ''Yah'' è la forma abbreviata di [[Yahweh|YHWH]], il nome di Dio. Altro termine ebraico, usato nella liturgia, è ''[[osanna]]'', con il significato di "aiutaci", "salvaci". Come curiosità, si ricorda poi che il vocabolo italiano "marachella" viene dall'ebraico ''merragēl'' che significa "spia". (https://www.treccani.it/vocabolario/marachella/)</ref>
== Premi Nobel per la letteratura di lingua ebraica ==
* [[Shmuel Yosef Agnon]] (1966, {{ISR}}) con [[Nelly Sachs]] ({{DEU}} / {{SWE}}<ref>Nella tradizione culturale ebraico-polacca, [[Isaac Bashevis Singer]] vinse nel [[1978]] il [[Premio Nobel per la letteratura]] di [[lingua yiddish]], lingua scritta con i caratteri dell'[[alfabeto ebraico]].</ref>).
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
=== Lingua biblica ===
* Wilhelm Gesenius, Emil Kautzsch, Arthur Ernst Cowley, ''Gesenius' Hebrew Grammar'', Oxford, Oxford University Press, 2ªedizione, 1910
* Roland K. Harrison, ''Teach Yourself Biblical Hebrew'', Sevenoaks, Hodder and Stoughton, 1955
* Sarah Nicholson, ''Teach Yourself Biblical Hebrew'', Londra, Hodder Arnold, 2006
* [[Jacob Weingreen]], ''A Practical Grammar for Classical Hebrew'', Oxford, Oxford University Press, 1959
* [[Thomas Lambdin]], ''Introduction to Biblical Hebrew'', Darton, Longman & Todd, 1971
* Giovanni Lenzi, ''Il sistema verbale ebraico. Un approccio didattico'', Marzabotto (BO), Edizioni Zikkaron, 2017, ISBN 978-88-99720-07-0
=== Lingua mishnaica ===
* M.H. Segal, ''A Grammar of Mishnaic Hebrew'', Oxford, Clarendon Press, 1927
* Miguel Perez Fernandez, translated by John Elwolde, ''An Introductory Grammar of Rabbinic Hebrew'', Brill, Leiden 1999
=== Lingua moderna ===
* Olivier Durand, Dario Burgaretta, ''Corso di ebraico contemporaneo'', Hoepli, Milano, 2013, ISBN 978-8820357030
* Carlo Alberto Viterbo, ''Una via verso l'ebraico'', Roma, Carucci, 1981
* Eliezer Tirkel, ''L'ebraico è facile'', Tel Aviv, Achiasav; Firenze, Giuntina, 1990
* Genya Nahmani Greppi, ''Grammatica ebraica'', Milano, A. Vallardi, 1997
* Doron Mittler, ''Grammatica ebraica'', Bologna, Zanichelli, 2000 (ISBN 978-88-08-09733-0)
* Lewis Glinert, ''The Grammar of Modern Hebrew'', Cambridge, Cambridge University Press, 1989
* Lewis Glinert, ''Modern Hebrew. An Essential Grammar'', New York and Oxon, Routledge, 2005
* Zippy Littleton, Tamar Wang, ''Colloquial Hebrew'', Londra, Routledge, 2004
* Shula Gilboa, ''Teach Yourself Modern Hebrew'', Londra, Hodder Arnold, 2004
=== Storia della lingua ===
* Louis-Jean Calvet, ''L'hébreu, une langue à éclipses'', in: ''La Méditerranée. Mer de nos langues'', Cap. 4, pp. 63–84, Paris, CNRS Éditions, 2016, ISBN 978-2-271-08902-1
* Norman Berdichevsky, ''Modern Hebrew: The Past and Future of a Rivitalized Language'', McFarland, Jefferson (NC) USA, 2014, ISBN 978-0786494927
* Edward Horowitz, ''How the Hebrew Language Grew'', Brooklyn (NY) USA, Ktav Publishing House, 1993, ISBN 978-0881254877
* Giovanni Garbini, Olivier Durand, ''Introduzione alle lingue semitiche'', Brescia, Paideia, 1994, ISBN 88-394-0506-2
* Giovanni Garbini, ''Introduzione all'epigrafia semitica'', Brescia, Paideia, 2006, ISBN 88-394-0716-2
* Olivier Durand, ''La lingua ebraica. Profilo storico-strutturale'', Brescia, Paideia, 2001
* Angel Saenz-Badillos, ''Historia de la Lengua Hebrea'', Sabadell, Editorial AUSA, 1988, ISBN 8-486-32932-9
* Angel Saenz-Badillos, ''A History of the Hebrew Language'', traduzione di John Elwolde, Cambridge, Cambridge University Press, 1993
* Angel Saenz-Badillos, ''Storia della lingua ebraica'', traduzione di Piero Capelli, Brescia, Paideia, 2007
* Joel M. Hoffman, ''In the Beginning: A Short History of the Hebrew Language'', New York, NYU Press, 2006
* Mireille Hadas-Lebel, ''Histoire de la langue hébraïque des origines à l'époque de la Mishna'', Parigi, Publications orientalistes de France, 4ªedizione aggiornata, 1986
* Mireille Hadas-Lebel, ''L'hébreu, trois mille ans d'histoire'', Parigi, Albin Michel, 1992
* Mireille Hadas-Lebel, ''Storia della lingua ebraica'', traduzione di Vanna Lucattini Vogelmann, Firenze, Giuntina, 1994
* Giulio Busi, ''L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento'', Torino, Aragno, 2007
* Edited by Lewis Glinert, ''Hebrew in Ashkenaz'', Oxford, Oxford University Press, 1993
* Eliézer Ben-Yéhouda, Ithamar Ben-Avi, ''La renaissance de l'hébreu'', Parigi, Desclée de Brouwer, 1998
* Ilan Stavans, ''Resurrecting Hebrew'', New York, Shocken Books, 2008
* William Chomsky, ''Hebrew: The Eternal Language'', Philadelphia, The Jewish Publication Society of America, 1957, ISBN 0-8276-0077-1 (Sixth Printing, 1978)
* Paul Wexler, ''The schizoid nature of Modern Hebrew: A Slavic language in search of a semitic past'', Wiesbaden, Harrassowitz, 1990, ISBN 978-3447030632
* [[Ghil'ad Zuckermann|Zuckermann, Ghil'ad]], 2003. [https://www.palgrave.com/gp/book/9781403917232 ''Language Contact and Lexical Enrichment in Israeli Hebrew'']. Palgrave Macmillan. (ISBN 9781403917232 / ISBN 9781403938695)
=== Lingua e cultura ===
* {{Cita libro
|titolo = The Joys of Hebrew
|url = https://archive.org/details/joysofhebrew00glin
|autore = Lewis Glinert
|editore = Oxford University Press
|città = New York
|anno = 1992
|lingua = en
}}
* {{Cita libro
|titolo = Hebrew Language and Jewish Thought
|autore = David Patterson
|editore = Routledge
|città = Abingdon
|anno = 2005
|lingua = en
}}
* {{Cita libro
|titolo = Ebraico
|autore = Sarah Kaminski, Maria Teresa Milano
|editore = EDB
|città = Bologna
|anno = 2018
|ISBN = 978-88-10-43216-7
}}
* {{Cita libro
|titolo = La lingua che visse due volte. Fascino e avventure dell'ebraico
|autore = Anna Linda Callow
|editore = Garzanti
|città = Milano
|anno = 2019
|ISBN = 978-88-11-60353-5
}}
* {{Cita libro
|titolo = Breve storia (d'amore) dell'ebraico
|autore = [[Elena Loewenthal]]
|editore = Einaudi
|città = Torino
|anno = 2024
|ISBN = 978-88-06-25789-7
}}
== Voci correlate ==
* [[Agazio Guidacerio]]
* [[Letteratura ebraica]]
* [[Letteratura israeliana]]
== Altri progetti ==
{{InterWiki|codice=he}}
{{interprogetto|b=Ebraico|b_oggetto=un corso|b_preposizione=di|preposizione=sull'}}
== Collegamenti esterni ==
* [https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Hebrew_keyboard_layout_for_Italian_keyboard_(QWERTY).svg '''''Schema completo di configurazione di una tastiera italiana (QWERTY), impostata con Lingua ebraica'''''.]
* [https://www.youtube.com/playlist?list=PLHs5D2H07CgP271T3l4AMFLcxTdgxunqX '''''Corso di Ebraico Biblico'''''.]
* {{Collegamenti esterni}}
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Lingua ebraica| ]]
[[Categoria:Lingue SVO|Ebraico]]
[[Categoria:Bibbia ebraica]]
[[Categoria:Talmud]]
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