Confino: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|il racconto di Heinlein|Coventry (racconto)}}
Il '''confino''' era un [[provvedimento di polizia]], cioè un provvedimento che poteva essere proposto dalle [[Polizia|autorità di polizia]] ed imposto anche senza la necessità di un [[Processo (diritto)|processo]] regolare e di una [[condanna]] per un [[reato]] effettivamente previsto nel [[codice penale]] ed effettivamente commesso, consistente nell<nowiki>'</nowiki>''[[obbligo di abitare]]'' in una località ristretta, stabilita dalle autorità, per un certo periodo di tempo (anche anni).
{{NN|voci comuni|aprile 2020}}
Il '''confino di polizia''' (più semplicemente '''confino''') fu un'[[istituzione totale]] intesa come [[misura di prevenzione]], prevista dall'[[ordinamento giuridico]] italiano dal 1863 al 1956 (poi sostituito dal [[foglio di via]] per i civili dal 1956 e dal [[soggiorno obbligato]] per gli imputati di reati di mafia dal 1965 al 1995).
 
Poteva essere imposto dalle [[autorità di pubblica sicurezza]] su denuncia di un privato e anche d'ufficio e anche senza la necessità di un [[Processo (diritto)|processo]] regolare e di una [[condanna]] per un [[reato]] previsto nel [[codice penale italiano]]. Venne superato dopo la [[nascita della Repubblica Italiana]] per [[incostituzionalità]].
==Il confino comune==
Il '''confino comune''' era sostanzialmente presentato come una '''[[misura di prevenzione]]''', e non di punizione, per un [[reato]].
 
La misura durante il fascismo era simile al [[Campi per l'internamento civile in Italia|Campo per l'internamento civile]].
Era più grave dell'[[ammonizione]] (la quale comportava solo l'obbligo di rendere conto (anche quotidianamente) della propria presenza alle autorità di pubblica sicurezza, ma non l'allontanamento dalla propria città), ma meno grave di una condanna al carcere, dato che permetteva al condannato di conservare, sia pure nei limiti di spazio (spesso angusti) prestabiliti, e con alcune limitazioni, la libertà personale.
== Storia ==
Una misura del tipo venne introdotta dalla [[legge Pica]] nel 1863 con il nome di [[domicilio coatto]], e successivamente ripreso nella [[legge Lanza]] del 1865 e nel testo unico di pubblica sicurezza del 30 giugno 1889, n. 153<ref>{{Cita web|url=http://www.historiaetius.eu/uploads/5/9/4/8/5948821/gucciardo_15.pdf|titolo=La colonia dei Coatti di Lampedusa (1872-1883)}}</ref> confluendo successivamente nel [[testo unico delle leggi di pubblica sicurezza]] del 6 novembre 1926 n. 1848. La nuova legge modificava profondamente l'istituto del domicilio coatto assorbendolo nella nuova fattispecie del ''confino di polizia''.<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/confino_(Enciclopedia-Italiana)|titolo=CONFINO in "Enciclopedia Italiana"|sito=www.treccani.it|lingua=it-IT|accesso=2022-07-23}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.edizionieuropee.it/LAW/HTML/46/zn81_01_002.html#_ART223_|titolo= Art. 223 regio decreto 18 giugno 1931, n. 773}}</ref>
 
Il testo unico del 1931 divenne la fonte normativa principale che regolava le modalità con le quali si inviava qualcuno al confino. Tale testo prevedeva che potessero essere proposti per il confino coloro i quali risultavano pericolosi per la "sicurezza pubblica o per l'ordine nazionale". Dopo la [[nascita della Repubblica Italiana]] fu dichiarato costituzionalmente illegittimo dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale; una misura simile - il [[soggiorno obbligato]] - venne introdotta nel 1965 per gli imputati dei reati di mafia (e poi abrogata nel 1995 a seguito dei [[Referendum abrogativi in Italia del 1995|referendum abrogativi di quell'anno]]).
Scopo dichiarato del confino era appunto prevenire l'esecuzione di reati da parte di persone ritenute "predisposte", o "sospette", ma che non avessero ancora compiuto veri e propri atti punibili attraverso il carcere vero e proprio. In particolare, si voleva colpire con questa misura il reato associativo, come quello tipico della delinquenza mafiosa.
 
== Descrizione ==
Tuttavia, il confino fu di fatto anche uno strumento di [[controllo sociale]], nei fatti punitivo nei confronti di chiunque avesse comportamenti ritenuti "sconvenienti" o "immorali" ma non punibili attraverso le leggi, per esempio gli [[omosessualità|omosessuali]], dopo che l'Italia ebbe abrogato le leggi che rendevano gli atti omosessuali un reato, o le prostitute o, nel dopoguerra, i [[transessualismo|transessuali]]. In altre parole, ne fu fatto anche un uso punitivo nei confronti di comportamenti che le leggi non consideravano punibili.
Scopo dichiarato del confino era appunto prevenire l'esecuzione di reati da parte di persone ritenute "predisposte", o "sospette", ma che non avessero ancora compiuto veri e propri atti punibili attraverso il carcere vero e proprio. In particolare, si voleva colpire con questa misura il reato associativo, come quello tipico della [[mafia|delinquenza mafiosa]].
 
Il confino tuttavia fu di fatto anche uno strumento di [[controllo sociale]], nei fatti punitivo nei confronti di chiunque avesse comportamenti ritenuti "sconvenienti" o "[[immoralità|immorali]]" ma non punibili attraverso le leggi, per esempio gli [[omosessualità|omosessuali]], dopo che l'Italia ebbe abrogato le leggi che rendevano gli atti omosessuali un reato, o le [[prostituta|prostitute]] o, {{Senza fonte|nel dopoguerra, le persone [[transessualismo|transessuali]]}}. In altre parole, ne fu fatto anche un uso punitivo nei confronti di comportamenti che le leggi non consideravano punibili.
A questo tipo di confino, detto ''confino comune'', si aggiunse durante il periodo [[fascismo|fascista]] il cosiddetto ''confino politico'', irrogato per motivi politici e non di prevenzione di reati comuni.
 
A questo tipo di confino, detto ''confino comune'', si aggiunse durante il periodo [[fascismo|fascista]] il cosiddetto ''confino politico'', irrogato per motivi [[politica|politici]] (cioè per impedire la propaganda ostile al regime da parte di persone che non avessero commesso reati contro l'ordine pubblico) e non di prevenzione di reati comuni.
==Il confino politico==
Il '''confino''' politico era la situazione di relegamento coatto di un oppositore politico.
 
=== Procedimento ===
Il confino era, nel periodo [[fascismo|fascista]] in Italia, sinonimo di messa al bando dalla società civile e di reclusione su remote isole dell'Italia,. Al confino finirino i più grandi intellettuali antifascisti, forzatamente isolati su minuscole porzioni di terra in mezzo al mare (Pantelleria, Ustica, Ventotene, Tremiti, per citare le isole più utilizzate) o in paesi della [[Lucania]] (ad es. Roccanova), così da separarli fisicamente, moralmente e socialmente da qualsiasi contatto con il resto del Paese.<br/>
Qualunque cittadino italiano poteva sporgere una [[denuncia]] presso una [[Questura]] segnalando un individuo ritenuto dal denunciante pericoloso o potenzialmente pericoloso per la sicurezza pubblica. Il Questore passava la denuncia al Prefetto, il quale rinviava tutto ad una apposita Commissione provinciale presieduta da quest'ultimo, la quale interrogava il denunciato e lo invitava a "presentare discolpe in congruo termine", così da poterne valutare gli addebiti. A questo punto, il denunciato poteva essere mandato al confino tramite ordinanza oppure, qualora la Commissione avesse deciso di non confinare il soggetto, poteva essere diffidato o ammonito dalla Commissione stessa o direttamente dal Questore a cui veniva rinviato il caso.
Il confino aveva una durata massima di 5 anni, che tuttavia potevano essere rinnovabili.
 
Nel caso in cui per il soggetto fosse stata decisa la pena del confino, la Commissione mandava al [[Ministero dell'Interno]] il fascicolo che lo riguardava con la richiesta di inviarlo in "un comune del Regno diverso dalla residenza abituale, oppure in una colonia di confino". Dopo la decisione della Commissione, la competenza all'irrogazione era della [[magistratura italiana|magistratura ordinaria]].
Nel periodo fascista il confino politico fu applicato anche, dopo l'approvazione delle [[leggi razziali]] del [[1938]], agli [[omosessualità|omosessuali]], accusati di "attentato alla dignità della razza".
 
== Utilizzo e applicazione ==
I confinati venivano tradotti nelle isole in catene e venivano assimilati ai delinquenti comuni.
[[File:Malaparte Lipari 1934.jpg|thumb|left|upright=1.2|[[Curzio Malaparte]], oggetto di confino a [[Lipari (Italia)|Lipari]] nel marzo del 1934, con uno dei suoi cani, il [[Piccolo levriero italiano|levriero]] Febo.]]
Durante il [[fascismo]] il "confino di polizia" era sostanzialmente presentato come una misura preventiva, e non punitiva, per un [[reato]], che poteva essere utilizzato come strumento per il mantenimento dell'[[ordine pubblico]]. Era più grave dell'[[ammonizione]] - la quale comportava solo l'obbligo di rendere conto, anche quotidianamente, della propria presenza alle autorità di pubblica sicurezza, ma non l'allontanamento dalla propria città - ma meno grave di una condanna a una [[carcere in Italia|pena detentiva]], dato che permetteva al condannato di conservare, sia pure nei limiti di spazio prestabiliti, e con alcune limitazioni, la [[libertà personale]].
 
Tuttavia, nella [[storia dell'Italia fascista]], venne utilizzato con finalità politiche e divenne sinonimo di messa al [[Bando (provvedimento)|bando]] dalla [[società civile]] e di [[reclusione]] di fatto in remote località della nazione, dove vi erano poche vie di comunicazione. Al confino finirono sia [[antifascisti]] che fascisti dissidenti, forzatamente isolati su minuscole porzioni di terra in mezzo al mare ([[Pantelleria]], [[Ustica]], [[Ventotene (isola)|Ventotene]], [[Tremiti]], per citare le isole più utilizzate) o in paesi del Sud Italia (ad es. [[Roccanova]], [[Eboli]], [[Savelli]]) o del Nord Italia (ad es. [[Aprica]]) così da separarli fisicamente, moralmente e socialmente da qualsiasi contatto con il resto del Paese. Il confino aveva una durata massima di 5 anni, che tuttavia potevano essere rinnovabili. Fu applicato anche, dopo l'approvazione delle [[leggi razziali fasciste]] del [[1938]], agli [[omosessualità|omosessuali]], accusati di "attentato alla dignità della razza". I confinati venivano tradotti in tali luoghi come prigionieri e venivano assimilati ai [[delinquenza|delinquenti]], ma erano liberi di circolare sull'isola dove si trovavano.
Tra le "amenità" sul confino (oltre alla battuta di Silvio Berlusconi sulle "vacanze" di regime), un aneddoto raccontato in una intervista a [[Indro Montanelli]] raccolta nel [[1999]] e pubblicata su [[Libero (quotidiano)|Libero]] il [[6 agosto]] [[2006]]: un noto giornalista, al proprio fidanzamento, si era fatto scappare all'ambasciatore inglese che i servizi italiani sapevano decifrare i loro codici nei messaggi radio. Per scoprire se fosse effettivamente vero l'ambasciatore fece mandare un messaggio con scritto ciò che il giornalista gli aveva rivelato. I servizi lo scoprirono e dapprima lo vollero condannare alla fucilazione, poi a 30 anni di carcere, infine al confino in un paesino della Calabria; poi, dato che soffriva di problemi respiratori, fu mandato ad [[Amalfi]] dove, dato che era sposato con una donna ricca, affittò un intero piano di un albergo. Dopo 7 mesi il confino fu revocato.
 
Per la maggior parte dei casi gli oppositori politici venivano isolati dalla vita sociale, privati del loro lavoro, allontanati dalla famiglia che spesso si trovava a vivere in condizioni di difficoltà. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia il sistema del confino politico fu esteso a numerosi luoghi dell'entroterra, dove la scarsa politicizzazione degli abitanti e le difficoltà di collegamento con i centri più importanti, faceva sì che anche questi luoghi fossero simili al confino delle isole. Il trattamento dei confinati politici fu analogo a quello dei numerosi internati, come ad esempio ebrei stranieri e cittadini di stati belligeranti contro il Regno d'Italia.
 
== Colonie di confino durante il regime fascista ==
Tutto ciò ad avvalorare la tesi di [[Leo Longanesi]], che il [[fascismo]] fu una dittatura temperata dall'inosservanza delle leggi.
Nel territorio italiano, per periodi diversi, tra il 1926 ed il 1943, funzionarono circa 262 colonie di confino, collocate per la maggior parte nel Sud Italia.
Dopo l'entrata in guerra dell'Italia il sistema del confino politico fu esteso a numerosi luoghi dell'entroterra, dove la scarsa politicizzazione degli abitanti e le difficoltà di collegamento con i centri più importanti, faceva sì che anche questi luoghi fossero simili al confino delle isole. Il trattamento dei confinati politici fu analogo a quello dei numerosi internati (ebrei stranieri e cittadini di stati belligeranti con l'Italia).
 
Il numero di persone calcolato nella tabella non vuole essere una stima delle persone che in totale transitarono nelle varie colonie, ma una media delle persone che erano costantemente presenti nelle colonie.
==Dopoguerra==
 
Nel dopoguerra è stato abolito il confino politico, ma mantenuto quello "comune", all'interno del "[[Testo unico di Pubblica sicurezza]]" ([http://www.omega3.it/legislazione/773_31/773_31.html#_Articolo_180 Tups]) ereditato dal fascismo.<br/>
{| class="wikitable" style="width:99%;text-align:left;"
Solo il lungo lavoro di riforma del Tups, a partire dagli anni Cinquanta, anche in base a sentenze della [[Corte costituzionale della Repubblica italiana|Corte Costituzionale]], ha portato alla abolizione del confino.
! Numero
! Nome&nbsp;del&nbsp;campo
! Provincia
! Tipologia&nbsp;confinati
! Confinati (stima)
! Direttori
! Operatività
|- valign="top"
| align=center|1
| [[Isola di Lipari|Lipari]]
| [[Provincia di Messina|Messina]], [[Sicilia]]
| Civili e confinati italiani e stranieri (soprattutto jugoslavi); vi fu confinato per qualche mese nel 1934 anche [[Curzio Malaparte]].
| 383
| dirigente del commissariato di pubblica sicurezza Giuseppe Geraci
| [[1926]] - 14 luglio [[1943]]
|- valign="top"
| align=center|2
| [[Lampedusa]]
| [[Provincia di Agrigento|Agrigento]], [[Sicilia]]
| Oppositori politici
|
|
| [[1940]] - [[1943]]
|- valign="top"
| align=center|3
| [[Pantelleria]]
| [[Provincia di Trapani|Trapani]], [[Sicilia]]
| Oppositori politici
|
|
| [[1940]] - [[1943]]
|- valign="top"
| align=center|4
| [[Isola di Favignana|Favignana]]
| [[Provincia di Trapani|Trapani]], [[Sicilia]]
| Oppositori politici
|
|
| [[1940]] - [[1943]]
|- valign="top"
| align=center|5
| [[Ustica]]
| [[Provincia di Palermo|Palermo]], [[Sicilia]]
| Omosessuali e civili italiani e jugoslavi. Furono qui confinati personaggi illustri fra cui [[Ferruccio Parri]], [[Fratelli Rosselli#Carlo|Carlo Rosselli]] e [[Fratelli Rosselli#Nello|Nello Rosselli]], [[Randolfo Pacciardi]], [[Amadeo Bordiga]] e [[Antonio Gramsci]]
| 2065
| Commissario Foresta
| giugno [[1940]] - 21 giugno [[1943]]
|- valign="top"
| align=center|6
| [[Tremiti]]<ref>{{Cita web|url=http://openmemoryapulia.it/dataset?tags=fondo&organization=sab-di-puglia-e-basilicata|titolo=Archivio Storico della Colonia Penale Isole Tremiti}}</ref>
| [[Provincia di Foggia|Foggia]], [[Puglia]]
| Ebrei, "italiani pericolosi" (oppositori politici ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), omosessuali
| 1300
| Coviello
| 1926 - [[estate]] [[1943]]
|- valign="top"
| align=center|7
| [[Pisticci]]
| [[Provincia di Matera|Matera]], [[Basilicata]]
| Civili condannati dal Tribunale Speciale e sottoposti a internamento, "italiani pericolosi (oppositori politici, ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), polacchi, ufficiali greci, slavi
| 997
| Eugenio Parrini (da alcuni internati definito fanatico sostenitore del duce e fervente filonazista)
| [[1940]] - 13 settembre [[1943]]
|- valign="top"
| align=center|8
| [[Ventotene (isola)|Ventotene]] definita anche "cittadella confinaria"
| [[Provincia di Littoria|Littoria]], [[Lazio]]
| Oppositori politici italiani e stranieri, "Italiani pericolosi" (oppositori politici ma anche pregiudicati per reati comuni e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), tra i quali [[Sandro Pertini]]
| 879
| Marcello Guida
| [[1940]] - il 7 agosto [[1943]] un telegramma firmato da [[Sandro Pertini]], [[Francesco Fancello]], [[Altiero Spinelli]], [[Pietro Secchia]], [[Mauro Scoccimarro]], [[Ante Balic]] e [[Anton Fiauciović]] fu inviato al nuovo capo del governo. In tale telegramma i deportati di Ventotene reclamavano, in virtù della soppressione del regime fascista, l'immediata liberazione dei detenuti. Il campo fu liberato totalmente alla fine di agosto [[1943]].
|- valign="top"
| align=center|9
| [[Ponza]]
| [[Provincia di Littoria|Littoria]], [[Lazio]]
| Campo misto ("ospitava" sia uomini che donne), "comunisti nazionalisti" montenegrini, "intellettuali indesiderabili" serbi, albanesi, greci. Ospitò anche personaggi illustri, fra cui [[Giorgio Amendola]], [[Lelio Basso]], [[Pietro Nenni]], [[Giuseppe Romita]], [[Umberto Terracini]] e [[Tito Zaniboni]]
| 708
| Commissario Attilio Bandini, Sebastiano Vassallo (appartenente all'[[OVRA]])
| [[1939]] - 28 agosto [[1943]]
|}
 
== Misure simili nell'Italia repubblicana ==
Nell'[[Italia repubblicana]] l'istituto del confino venne abolito in quanto dichiarato illegittimo a seguito di [[controllo di legittimità costituzionale]] poiché in contrasto col principio dell'inviolabilità della [[libertà personale]] di cui all'art. 13 della Costituzione della Repubblica, mentre è stato introdotto quello del [[soggiorno obbligato]] senza finalità politiche e finalizzato essenzialmente al contrasto del [[crimine organizzato]].
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
* Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia dissidente e antifascista. Le ordinanze, le Sentenze istruttorie e le Sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall'anno 1927 al 1943'', Milano, 1980, ANPPIA/La Pietra.
* A. Dal Pont e S. Carolini (a cura di), ''Il regime fascista di fronte al dissenso politico e sociale'', in ''L'Italia al confino 1926-1943'' (pp.&nbsp;XXI-CI), Milano, 1983, La Pietra
* Ferdinando Cordova, Pantaleone Sergi (a cura di), ''Regione di confino. La Calabria (1927-1943)'', Roma, 2005, Bulzoni
* Casellario Politico Centrale di Roma: http://dati.acs.beniculturali.it/CPC/
* Rosa Spadafora; Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Associazione Nazionale dei Perseguitati Politici Italiani Antifascisti; ''Il popolo al confino – La persecuzione fascista in Campania''; Tomo I “Biografie dei Confinati”; Collana: “Quaderni dell’Antifascismo Napoletano” n° 5; Edizione I; Edizioni Athena; Napoli; 1989
* Salvatore Carbone, Laura Grimaldi; ''Il popolo al confino – La persecuzione fascista in Sicilia''; Collana: “Pubblicazioni degli Archivi di Stato” n° 106; Edizione I; Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici; Roma; 1989; ISBN 88-7125-005-2; Pagg. 107-108; link: http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Strumenti/Strumenti_CVI.pdf {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20200630090157/http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Strumenti/Strumenti_CVI.pdf |data=30 giugno 2020 }}
* Katia Massara; ''Il popolo al confino: confino – La persecuzione fascista in Puglia''; Volume I e Volume II; Collana: “Pubblicazioni degli Archivi di Stato” n° 114; Edizione I; Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici; Roma; 1991; ISBN 88-7125-028-1; link: http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Strumenti/Strumenti_CXIV_I.pdf, http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Strumenti/Strumenti_CXIV_II.pdf
* Donatella Carbone; ''Il popolo al confino: confino – La persecuzione fascista in Basilicata''; Collana: “Pubblicazioni degli Archivi di Stato” n° 119; Edizione I; Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici; Roma; 1994; ISBN 88-7125-078-8; link: https://web.archive.org/web/20200706195829/http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Strumenti/Strumenti_CXIX.pdf
*{{cita libro|autore=Lorenzo Pompeo D'Alessandro|titolo=Giustizia fascista. Storia del Tribunale speciale (1926-1943)|anno=2020|editore=Il Mulino|collana=Studi e ricerche|ISBN=978-88-15-28769-4|cid=D'Alessandro, 2020.}}
*[[Silverio Corvisieri]]: ''La villeggiatura di [[Benito Mussolini|Mussolini]]. Il confino da [[Arturo Bocchini|Bocchini]] a [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]]''; Milano, [[Baldini Castoldi Dalai]], 2004. {{ISBN|978-88-8490-550-5}}
 
==Voci correlate==
* [[Ammonizione]]
* [[Campi per l'internamento civile nell'Italia fascista]]
* [[Domicilio coatto]]
* [[Fascismo]]
* [[Leggi razziali fasciste]]
* [[Storia dell'Italia fascista]]
* [[Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza]]
 
==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.giovannidallorto.com/saggistoria/fascismo/bb/confino1.html Giovanni Dall'Orto, ''Per il bene della razza al confino il pederasta'']. Il confino politico per gli omosessuali, 1938-1942.
* [http://www.giovannidallorto.com/testi/fascismi/molina.html Proposta d'invio al confino politico per omosessualità] ([[1939]]).
* [http://www.ecn.org/hemp/Leggi-decreti/RD773-31.htm Ammonizione]. Testo unico di pubblica sicurezza del 1931.
* [[Nello Ajello]], ''[http://download.repubblica.it/pdf/diario/13092003.pdf Il confino. Ecco le vacanze che offriva il Duce]'' in ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]''-''Diario'', 13 settembre 2003, pp.&nbsp;39–41.
 
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