Carlo Gesualdo: differenze tra le versioni
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{{Aristocratico
|nome = Carlo Gesualdo
|immagine = Carlo-gesualdo-détail.JPG
|legenda = Particolare della [[Pala del Perdono]] che mostra l'unico ritratto ad oggi considerato autentico di Carlo Gesualdo<ref name="mis67">{{cita|Misuraca (2000)|p. 67}}.</ref><ref name="cog148">{{cita|Cogliano (2006)|p. 148}}.</ref>
|stemma = Stemma della famiglia Gesualdo.svg
|titolo = [[Principe]] di [[Venosa]]
|inizio reggenza = [[1596]]
|fine reggenza = [[1613]]
|nome completo =
|altrititoli = [[Conte]] di [[Conza]]<br>[[Signore (titolo nobiliare)|Signore]] di [[Gesualdo (Italia)|Gesualdo]]
|data di nascita = 8 marzo [[1566]]
|luogo di nascita = [[Venosa]]
|data di morte = {{Calcola età3|1613|9|8|1566|3|8}}
|luogo di morte = [[Gesualdo (Italia)|Gesualdo]]
|luogo di sepoltura = [[Chiesa del Gesù Nuovo]]
|dinastia = [[Gesualdo (famiglia)|Gesualdo]]
|padre = [[Fabrizio Gesualdo|Fabrizio II Gesualdo]]
|madre = Geronima [[Borromeo]]
|coniuge 1 = [[Maria d'Avalos]]
|coniuge 2 = [[Eleonora d'Este (1561-1637)|Eleonora d'Este]]
|figli = [[Emanuele Gesualdo|Emanuele]]<br>[[Alfonsino Gesualdo|Alfonsino]]
|religione = [[Chiesa cattolica|Cattolicesimo]]
|firma = Firma di Carlo Gesualdo, Principe di Venosa.svg
}}
{{Bio
|Nome = Carlo
|Cognome = Gesualdo
|PostCognomeVirgola = noto anche come '''Gesualdo da Venosa'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Venosa
|GiornoMeseNascita = 8 marzo
|AnnoNascita = 1566
|LuogoMorte = Gesualdo
|LuogoMorteLink = Gesualdo (Italia)
|GiornoMeseMorte = 8 settembre
|AnnoMorte = 1613
|Epoca = 1500
|Epoca2 = 1600
|Attività = compositore
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = e membro della nobiltà del [[Regno di Napoli]] del tardo [[Rinascimento]]<ref>{{cita|Cogliano (2006)|p. 1}}.</ref>
}}
Discendente di [[Guglielmo d'Altavilla, signore di Gesualdo|Guglielmo]] di Gesualdo e di una famiglia che vantava [[Normanni|origini normanne]], principe di [[Venosa]], conte di [[Conza della Campania|Conza]], barone di [[Montefusco]], Gesualdo è conosciuto soprattutto per l'omicidio eseguito nel 1590 ai danni della sua prima moglie Maria d'Avalos e del suo amante, Fabrizio II Carafa, sorpresi in flagranza di [[adulterio]].
Rappresentante accanto a [[Luzzasco Luzzaschi]], [[Luca Marenzio]] e [[Claudio Monteverdi]] del [[madrigale]] italiano nella sua massima espressione, il suo status privilegiato gli consentì grande libertà artistica nella stesura delle sue composizioni. I suoi lavori, alcuni dei quali andati perduti e quasi interamente dedicati alla voce trattata in [[polifonia]], inglobano sei raccolte di madrigali e tre raccolte di musica religiosa.<ref name="deu69"/>
La reputazione che si guadagnò il Gesualdo di principe compositore e assassino gli impedì di sprofondare completamente nell'oblio. Storici e musicologi sono rimasti presto affascinati dalla sua tumultuosa storia personale, circostanza che ha confezionato, attorno all'aristocratico, una vera e propria "leggenda nera" nel corso dei secoli, poi variamente ricostruita, interpretata e giudicata in ogni epoca successiva ponendo l'attenzione sui suoi valori morali.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 7}}.</ref>
A partire dal 1950, la riscoperta delle sue [[Partitura|partiture]] ha segnato l'inizio di un crescente interesse per il lavoro di Gesualdo. Direttamente accessibile e scevra da pregiudizi accademici, la sua musica raggiunge oggi un vasto pubblico grazie alla sua forza espressiva e originalità, in particolare nel campo [[armonia|armonico]].<ref name="Deutsch (2010) pp. 8-9">{{cita|Deutsch (2010)|pp. 8-9}}.</ref> Il musicista ha ispirato anche vari compositori, che concordano nel considerarlo come un maestro dalla personalità ambigua e affascinante.
== Biografia ==
=== Giovinezza ===
[[File:Cartina itinerario Carlo Gesualdo.png|miniatura|upright=1|Le grandi tappe della vita di Gesualdo non vanno oltre i confini dell'Italia moderna: [[Venosa]], [[Napoli]], [[Roma]], [[Ferrara]], [[Venezia]] e [[Gesualdo (Italia)|Gesualdo]]]]
L'anno della nascita di Gesualdo è stato a lungo oggetto di congetture: in passato, le due correnti principali proponevano il 1557 o il 1560, o ancora il 1562 o il 1564, fino al ritrovamento, da parte di Padre Osvaldo Carrabs, di due lettere conservate nel gruppo della [[Biblioteca Ambrosiana]] di [[Milano]],<ref name="deu13">{{cita|Deutsch (2010)|p. 13}}.</ref><ref>{{cita|Morrier (2003)|p. 57}}.</ref> pubblicate in Athenæum Novum, n. 106 nov.-dic.1989. La prima, da Venosa, datata 21 febbraio 1566 e indirizzata da Geronima Borromeo al fratello [[Carlo Borromeo|Carlo]], [[Arcidiocesi di Milano|arcivescovo di Milano]], annuncia l'imminente nascita di un bambino che, se maschio, sarebbe stato Carlo «per amore di Vostra Signoria Illustrissima».<ref name="mor58">{{cita|Morrier (2003)|p. 58}}.</ref><ref>{{cita|Misuraca (2000)|p. 30}}.</ref>
La seconda lettera, di Pietro Pusterla, da Roma, datata 30 marzo 1566, anch'essa indirizzata a Carlo Borromeo, conferma che la data fosse l'8 marzo 1566: in quel giorno, «è nato un figlio maschio della signora Borromeo, di nome Carlo». Secondo Denis Morrier, le due missive non lasciano spazio a dubbi ulteriori.<ref name="mor58"/> Glenn Watkins, uno specialista statunitense che si è interessato alla figura del nobile campano-lucano, afferma tuttavia che la questione relativa alla data di nascita del principe non è stata ufficialmente risolta fino al 2009.<ref>{{cita|Watkins (2003)|p. 314}}.</ref>
Carlo Gesualdo crebbe in una famiglia aristocratica con stretti legami con la [[Chiesa cattolica|Chiesa]]: tra i suoi zii spiccavano i [[cardinale|cardinali]] [[Alfonso Gesualdo]] e [[Carlo Borromeo]], così come il papa [[Pio IV]] tra i prozii.<ref name="gh67">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 6-7}}.</ref> Ultimo dei quattro figli del principe [[Fabrizio Gesualdo]] e di [[Borromeo|Geronima Borromeo]] (dopo il fratello Luigi, nato nel 1563, la sorella Isabella, nata nel 1564, e Vittoria, nata nel 1565), era destinato a intraprendere la carriera ecclesiastica, in quanto la sorte che gli toccò in futuro era solitamente riservata al primogenito.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 12-13}}.</ref> Con ogni probabilità, Carlo trascorse la giovinezza a studiare.<ref>{{cita|Morrier (2003)|p. 59}}.</ref>
La corte napoletana del padre vedeva la presenza, tra gli altri, di musicisti, quali [[Scipione Dentice]], [[Pomponio Nenna]] e [[Giovanni de Macque]], e teorici, come Mutio Effrem.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 8-9}}.</ref><ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 15-16}}.</ref> Carlo Gesualdo si avvicinò alla musica sin dalla tenera età, in particolare al [[liuto]] e alla composizione.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 8}}.</ref>
Nel 1585, il fratello Luigi, all'epoca ventunenne e non ancora sposato né con eredi maschi, subì una caduta da cavallo e morì.<ref>{{cita|Iudica (1993)|p. 49}}.</ref><ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 19}}.</ref> Questo evento fece di Carlo, diciottenne, l'unico erede dei titoli e delle tenute paterne, ragion per cui ci si mosse in fretta per organizzare le sue nozze.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 11}}.</ref> La scelta finale ricadde su [[Maria d'Avalos]], figlia di [[Carlo d'Avalos]], marchese di Montesarchio, e cugina di primo grado dell'aristocratico, ragion per cui occorse una dispensa papale.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 11-12}}.</ref> Maria aveva già avuto precedentemente due mariti e dei figli.<ref>{{cita|Vaccaro (1989)|p. 48}}.</ref>
=== Primo matrimonio ===
La novità dei doveri imposti a Carlo, per i quali la sua carriera precedente lo aveva a malapena preparato, unita al fatto che Maria avesse quattro anni in più del marito, non fu senza conseguenze nel rapporto coniugale, poi culminato in maniera tragica.<ref group="nota">I biografi che considerano Gesualdo nato nel 1560 lo ritengono di due anni più vecchio di sua moglie.</ref><ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 20-21}}.</ref>
Il matrimonio tra Carlo Gesualdo e Maria d'Avalos avvenne vicino alla [[basilica di San Domenico Maggiore]] di [[Napoli]].<ref name="Cogliano (2006) p. 63">{{cita|Cogliano (2006)|p. 63}}.</ref> I festeggiamenti per le nozze durarono diversi giorni nel [[palazzo di Sangro]], dove egli risiedeva.<ref name="gh12">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 12}}.</ref> A questo periodo risalgono anche i primi brani pubblicati dal giovane compositore.<ref name="deu22">{{cita|Deutsch (2010)|p. 22}}.</ref>
Pare che la coppia formata da Carlo e Maria visse in maniera felice per due o tre anni, ovvero per Cecil Gray il tempo massimo entro cui Maria riuscì a sopportare l'unione, durante il quale fu dato alla luce un figlio di nome [[Emanuele Gesualdo|Emanuele]] (1588-1613); nei mesi che anticiparono la morte, tuttavia, l'uomo assunse l'abitudine di picchiare e insultare la consorte.<ref name="gh12"/>
La relazione col tempo s'incancrenì e Gesualdo cominciò a diventare sospettoso nei confronti della moglie. La sera in cui Maria fu sorpresa con il suo amante Fabrizio Carafa, il 15 ottobre 1590, è nota grazie a tre diverse testimonianze, le quali riepilogano tra l'altro la vicenda: si tratta dei resoconti delle indagini condotte dai giudici del Gran Tribunale del [[Vicario|vicariato]] del [[Regno di Napoli]], delle testimonianze di Silvia Albana, la domestica di Maria, e di quella di Pietro Malitiale, detto Bardotto, servo di Carlo (queste ultime due invero più complete di dettagli).<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 18, 24}}.</ref><ref>{{cita|Cogliano (2006)|pp. 22-23}}.</ref><ref name="wat15"/>
Secondo questo resoconto dei fatti:
{{citazione|Su la mezza notte ritornò al palaggio il Principe, accompagnato da una truppa di cavalieri amici e parenti tutti armati; ed entrato dentro al Palaggio della Principessa, avanti della quale camera stava di scorta a sentinella la fida di lei cameriera Laura Scala, mezza addormentata su di un letto, che, sentendo il rumore gente, volle gridare; ma minacciata della vita dal Principe si ritrasse più morta che viva, il quale attendeva con un calcio la porta della camera e, tutto furibondo entrando dentro di essa con la continua scorta, trovò che nuda in letto, ed in braccia al Duca giaceva sua moglie (fra tanto la buona cameriera, visto il tempo opportuno, essendo tutti entrati dentro la camera, se ne fuggì via, né si seppe di lei più novella alcuna). A sì vista si può considerare come restasse stupito il povero Principe, il quale scossosi dallo stordimento che l'avea posto tal veduta, prima che li sonnacchiosi potessero rifiatare, si mirarono da più pugnali trafitti. Questo misfatto successe nella notte che si seguiva il giorno del 16 ottobre 1590.<ref>{{cita|Cogliano (2006)|p. 193}}.</ref>}}
Un'altra versione riferisce:
{{citazione|[Bardotto, servitore del principe] quando scese al cortiglio vidde che lo portiello dela porta dela strada stava aperto ch'esso testimonio se ne maravigliò molto, che a quella hora stesse aperto, et lo chiuse, tirò l'acqua dal puzzo, et la portò ad alto al signor don Carlo, che lo trovò che si era vestito, et [...] [gli chiese] dove voleva andare, ch'erano sei ore, e niente più, il quale Signor Don Carlo li disse, che voleva andare a caccia, et esso testimoniali disse, che quella ora non era ora di caccia, il Signor Don Carlo li rispose: «Vedrai, che caccia farò io»[.] Si finì di vestire et ordinò ad esso testimonio, che allumasse due torcie, che stavano alla camera [...] et allumate che furono, detto signor Don Carlo cacciò da sotto il letto una [...] daga con pugnale, et uno archibugetto da due palmi incirca, e pigliato ch'ebbe esto [...] trasì, e salì per questo caracole ad alto (una scala a chiocciola segreta) ad alto che saglie all'appartamento della signora Donna Maria d'Avalos, e sagliendo anche detto Don Carlo disse ad esso testimonio: «Voglio andare ad ammazzare lo duca d'Andria, e quella bagascia di Donna Maria!». E così sagliendo vide esso testimonio tre uomini (tre bravacci) li quali portavano una alabarda per uno ed un archebugetto! [...] Esplosero due colpi, oltre a vari insulti; i tre giovani uscirono e poi fu la volta di Carlo Gesualdo, che aveva le mani coperte di sangue. Chiese subito dove fosse Laura, l'intermediario, visto che era andata via. Bardotto e Gesualdo tornarono quindi in camera da letto, dove quest'ultimo aveva eliminato la coppia morente.<ref>{{cita|Cogliano (2006)|p. 177}}.</ref><ref name="gh3132">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 31-32}}.</ref>}}
Questo resoconto è ritenuto da alcuni il più affidabile, oltre a figurare tra i più analizzati.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 30-31}}.</ref> Tuttavia, molti dettagli rimangono contraddittori; l'analisi dettagliata dei verbali ha portato Cecil Gray a dubitare della veridicità di alcuni elementi riportati, a cominciare dalla trappola tesa dal giovane principe, che annunciò la sua intenzione di andare a caccia, che sembra ripresa da una frase pronunciata dal sultano [[Shahriyār (personaggio)|Shahriyār]] in ''[[Le mille e una notte]]'', la famosa opera frutto di pura fantasia.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 20}}.</ref> Inoltre, dettaglio di non secondaria rilevanza, è plausibile ritenere che Carlo non uccise con le sue mani i due, ma che avesse assoldato qualche mandante che lo facesse per lui.<ref>{{cita|Vaccaro (1989)|p. 90}}.</ref><ref name="cog46">{{cita|Cogliano (2006)|p. 46}}.</ref><ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=UA4vAQAAIAAJ&q=In+1590+Carlo+Gesualdo+hired+assassins+to+murder+his+wife+and+her+lover+in+their+bed&dq=In+1590+Carlo+Gesualdo+hired+assassins+to+murder+his+wife+and+her+lover+in+their+bed&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiu0c-Bs_PwAhU-hf0HHeDlAUYQ6AEwAHoECAkQAw|p=158|lingua=en|titolo=Records in Review|anno=1975}}</ref>
Il tragico esito del suo matrimonio è all'origine della fama di Carlo Gesualdo, che divenne il "compositore assassino" nella storia della musica.<ref group="nota">Il sociologo Maurice Daumas nota i molteplici soprannomi riservati dai biografi di Gesualdo alla sua figura («Musicista assassino», «Principe della sofferenza», «Assassino a cinque voci»): {{cita|Piccardi (1974)|p. 70}}.</ref>
==== L'esilio a Gesualdo ====
[[File:Castello di Gesualdo ottobre2012.jpg|upright=1.4|miniatura|sinistra|Il [[castello di Gesualdo]], residenza del principe]]
Subito dopo il misfatto di Napoli, Carlo si spostò a [[Gesualdo (Italia)|Gesualdo]], in [[Irpinia]]. Il processo venne archiviato il giorno dopo la sua apertura «per ordine del Viceré, stante la notorietà della causa giusta dalla quale fu mosso don Carlo Gesualdo, Principe di Venosa, ad ammazzare sua moglie e il duca d'Andria».<ref>{{cita|Cogliano (2006)|p. 189}}.</ref> I fatti emersi dalle deposizioni non lasciavano dubbi: Maria d'Avalos era l'amante di Fabrizio Carafa (cosa, del resto, da tempo risaputa da tutti, dallo stesso magistrato, dall'avvocato e dal viceré).<ref>{{cita|Iudica (1993)|p. 88}}.</ref> L'intero regno di Napoli si appassionò a questa vicenda, così come la nobiltà romana dello [[Stato Pontificio]].<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 34-35}}.</ref> Se certe azioni sono corroborate da diverse testimonianze, (come il fatto che Gesualdo abbia gridato ai suoi uomini: «Uccideteli, uccidete questo vile e questa puttana! Corna alla famiglia Gesualdo?» prima di tornare da Maria gridando «Non deve essere ancora morta!», per causarle altre ferite nella zona dell'addome inferiore), altri elementi rientrerebbero nella pura finzione.<ref name="gh3132"/><ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 18}}.</ref> È impossibile dire se i corpi degli innamorati siano stati gettati per strada, se fossero stati violentati da un monaco [[Ordine dei frati minori cappuccini|cappuccino]], se siano rimasti impiccati fino a quando la loro putrefazione fosse diventata tale da rendere necessaria la sepoltura, al fine di evitare un'epidemia, o se invece le salme siano state riconsegnate alle rispettive famiglie, «lavate dalle loro ferite, vestite di raso nero e velluto nero», come sembra più probabile secondo i documenti d'archivio dal XVII secolo.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 18, 23, 29}}.</ref><ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 18, 315}}.</ref><ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 34-35}}.</ref>
La colpa di Maria d'Avalos appariva, per il diritto del tempo, indubbia: il marito, godendo della facoltà di farlo, aveva agito per vendicare l'onore proprio e quello della famiglia.<ref name="wat15"/> Glenn Watkins osserva che era usanza degli ambienti spagnoli, dunque anche di Napoli, prodigarsi per uccidere la donna adultera insieme all'amante, mentre, nel Nord Italia, la tradizione prevedeva solo la morte della moglie.<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 19}}.</ref> I membri della famiglia Carafa contestavano in particolare a Gesualdo di aver fatto ricorso alla servitù per trucidare il loro parente.<ref>{{cita|Cogliano (2006)|p. 26}}.</ref> Per questo, si comprende come una punizione così severa riservata agli amanti, anche se comunemente accettata all'epoca, spronò Carlo a rifugiarsi a Gesualdo, lontano dagli ambienti nobiliari e dalle famiglie delle vittime.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 32-33}}.</ref><ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 35-36}}.</ref>
L'esilio fu accompagnato da altri "ritiri" forzati di membri della sua casata, nonostante l'intervento del [[viceré di Napoli]] [[Juan de Zúñiga y Avellaneda|Juan de Zuñiga]] volto a contenere qualsiasi proposito di vendetta verso il Gesualdo e i suoi affini.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 37-38}}.</ref><ref name="gh35">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 35}}.</ref> Suo padre Fabrizio morì il 2 dicembre 1591, lontano da Napoli, nel castello a [[Calitri]].<ref name="deu38">{{cita|Deutsch (2010)|p. 38}}.</ref> In dodici mesi di esilio, Carlo Gesualdo diveniva così, all'età di venticinque anni, capofamiglia e uno dei più ricchi proprietari terrieri di tutto il [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno]].<ref name="wat15"/>
=== Secondo matrimonio ===
Gesualdo si sposò una seconda volta con [[Eleonora d'Este (1561-1637)|Eleonora d'Este]] (riportata anche come Leonora), sorella di [[Cesare d'Este]], erede apparente del duca [[Alfonso II d'Este|Alfonso II]], nel 1594.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 61}}.</ref> Lasciando i propri possedimenti per stabilirsi a [[Ferrara]], all'epoca importante centro musicale, il compositore trovò terreno fertile per il suo sviluppo artistico. Lo stesso anno furono pubblicati da Vittorio Baldini, editore presso la corte ducale, i suoi primi due libri di madrigali.<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 20}}.</ref>
Le nozze, i cui preparativi sembrarono far superare all'uxoricida il suo passato, erano state imbastite dal [[Alfonso Gesualdo|cardinale Gesualdo]] (zio del principe, allora considerato in corsa per il [[soglio pontificio]]), e dal duca [[Alfonso II d'Este|Alfonso II]] per motivi politici complessi. La tela di questa nuova e prestigiosa unione, se da un lato mirava a sottrarre il Gesualdo a un isolamento troppo lungo e intellettualmente sterile, inserendolo in un ambiente culturalmente vivacissimo come quello ferrarese, dall'altro corrispondeva alle aspettative - andate poi deluse - di Alfonso II d'Este di impedire con l'appoggio del potente cardinale napoletano che Ferrara tornasse alla Chiesa dopo la sua morte.<ref name="wat15">{{cita|Watkins (2010)|p. 15}}.</ref><ref name="Deutsch (2010) pp. 61-62">{{cita|Deutsch (2010)|pp. 61-62}}.</ref> Nel lento viaggio verso la città estense, Carlo fece, alla fine del 1593, una sosta a [[Roma]], dove incontrò [[Jacopo Corsi]] e quel celebre «fiorentino che canta sul chitarrone», [[Francesco Rasi]].<ref>{{cita|Newcomb (1968)|p. 423}}.</ref>
Una volta giunto in [[Romagna]], la combinazione delle nozze dimostrò subito delle crepe: molto impaziente e desideroso di incontrare la futura moglie, «mostrandosi in questo un personaggio napuletanissimo», apparve presto evidente che Gesualdo si interessasse piuttosto alle attività musicali della corte di Alfonso II che a Eleonora; il suo carattere particolare fu presto notato da vari membri della cerchia ducale, ma è Alfonso stesso a tracciarne un profilo abbastanza dettagliato:<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 48-49}}.</ref><ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 65-66, 68}}.</ref>
{{citazione|Il Principe poi, se bene a prima vista non ha presenza di quello che è, si fa però di mano in mano più grato, et io per me mi compiaccio sufficientemente dell'aspetto suo. Non ho visto la vita perché porta un palandrano lungo quanto una robba da notte. [...] Ragiona molto et non dà segno alcuno, se non forse nell'effigie, di malenconico. Tratta di caccia e di musica et si dichiara professore dell'una et dell'altra. Sopra la caccia non s'è esteso meco più che tanto, perché non ha trovato da me troppo riscontro, ma della Musica m'ha detto tanto ch'io non ne ho udito altrettanto in un anno.<ref>{{cita|Mioli (2000)|p. 154}}.</ref><ref>{{cita|Misuraca (2000)|p. 47}}.</ref>}}
La donna a lui promessa aveva allora trentadue anni, cinque in più del principe, ed era considerata di età superiore alla media ritenuta idonea per le consuetudini dell'epoca. Il contratto di matrimonio venne firmato il 28 marzo 1593.<ref name="deu62"/> Più tardi, da Ferrara i novelli sposi passarono a [[Venezia]] nel 1594; partendo da lì, via mare, e raggiungendo a metà agosto [[Barletta]], proseguirono infine per l'[[Irpinia]].<ref name="cog46"/> Gesualdo aveva avuto un figlio dal primo matrimonio, Emanuele, nato nel 1587 o nel 1588.<ref name="deu22"/> Poiché Eleonora era incinta, nel dicembre dello stesso anno ritornarono a Ferrara, dove rimasero per circa due anni e dove nacque il figlio, [[Alfonsino Gesualdo|Alfonsino]], nel 1595.<ref>{{cita|Mioli (2006)|p. 100}}.</ref>
I rapporti tra il principe e la principessa di Venosa con il tempo si deteriorarono irreparabilmente: Leonora non lasciò Ferrara quando Gesualdo si era ritirato in Irpinia nel 1596 e si unì a lui solo dopo la morte di Alfonso II, avvenuta il 27 ottobre 1597.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 48}}.</ref> Alle insistenti preghiere che gli giungevano dalla Romagna perché vi facesse ritorno, la principessa di Venosa cedette alle richieste nel dicembre del 1597, quando al fianco del conte Sanseverino e dell'immancabile conte Fontanelli raggiunse con il figlio il castello della città lucana, accolta con «honori infiniti» dal marito, con il quale poi, nel maggio successivo, mosse alla volta di Gesualdo.<ref>{{cita|Vaccaro (1982)|p. 131}}.</ref> Seguirono anni di sofferenze, per il pessimo trattamento riservatole dal marito, come emerge dalle missive inviate nel 1600, e per la perdita del figlio Alfonsino, vivendo come «martire volontaria in Regno, a patire il Purgatorio in questa vita, per godere il Paradiso nell'altra».<ref>{{cita|Mioli (2006)|p. 106}}.</ref> La dipartita prematura del pargolo, avvenuta il 22 ottobre del 1600, fu causata da insufficienze respiratorie dopo quattro giorni di febbre, secondo la corrispondenza tra Cesare e suo fratello [[Alessandro d'Este (cardinale)|Alessandro d'Este]]; nei racconti di epoca successiva, talvolta la morte viene attribuita allo stesso Carlo.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 101}}.</ref><ref>{{cita|Misuraca (2000)|p. 60}}.</ref>
Successivamente la nobildonna risultò più volte assente dalla corte di Gesualdo per ricongiungersi a quella della sua famiglia, a [[Modena]], dal 1607 al 1608, poi dal 1609 al 1610, con irritazione del marito, che la esortò a tornare alla casa coniugale.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 101, 104}}.</ref> Lo strettissimo legame tra Leonora, i suoi fratelli e uno dei suoi fratellastri calamitò maliziose allusioni: nel suo studio su ''Carlo Gesualdo, prince of Venosa, musician and murderer'', Cecil Gray evocava una relazione incestuosa tra Leonora e questo fratellastro cardinale.<ref name="gh43">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 43}}.</ref> Da parte sua, Gesualdo riconosceva un figlio illegittimo, Antonio, al quale assegnava una rendita mensile.<ref group="nota">Secondo Catherine Deutsch, questa rendita mensile ammontava a quaranta [[Ducato (moneta)|ducati]] nel testamento di Gesualdo ({{cita|Deutsch (2010)|p. 104}}), a cinquanta secondo Cecil Gray e [[Peter Warlock|Philip Heseltine]] ({{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 53}}).</ref> Nella coppia principesca, nessuno dei due coniugi era particolarmente fedele o «virtuoso».<ref name="gh43"/>
Il 22 ottobre 1607 il figlio del principe, [[Emanuele Gesualdo|Emanuele]], sposò [[Marta Polixena von Fürstenberg]] (1588-1619), figlia di [[Albrecht I von Fürstenberg]],<ref>{{cita web|autore=Marek Miroslav|url=http://genealogy.euweb.cz/furstbg/furstenbg2.html|titolo=Genealogy of the lords of Fürstenberg|sito=Genealogy.EU|accesso=27 maggio 2021|dataarchivio=3 marzo 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160303171324/http://genealogy.euweb.cz/furstbg/furstenbg2.html|urlmorto=sì}}</ref> principessa di [[Regno di Boemia|Boemia]]<ref>{{cita|Morrier (2003)|pp. 109-110}}.</ref> e scelse Venosa come sua residenza privilegiata. In quella città, «la fiorente stagione artistica portò alla nascita di una nuova accademia dei ''Rinascenti''», confluita sotto la protezione dello stesso principe il 26 marzo 1612.<ref name="can5253"/> Egli volle per sé la carica di lettore e assunse il soprannome di ''Schivo''.<ref name="can5253">{{Cita pubblicazione|rivista=Archivio Storico per le Province Napoletane|editore=Società Napoletana di Storia Patria|volume=CXXXI|anno=2013|pp=52-53|titolo=''In Universitate'': istituzioni, poteri e risorse di Venosa dalla signoria dei Gesualdo a quella dei Caracciolo (XVI-XVIII sec.|autore=Maria Pina Canfelliere}}</ref> Il loro figlio Carlo nacque nel febbraio del 1610, ma morì nel mese di ottobre, evento che rattristò il compositore.<ref>{{cita|Iudica (1993)|pp. 161-162}}.</ref> Lo stesso anno, lo zio Carlo Borromeo fu [[canonizzazione|canonizzato]].<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 66}}.</ref> Questa sequela di eventi segnò profondamente il nobile e potrebbe aver costituito il punto di partenza dei suoi atti di dolore, eseguiti in maniera così sentita da spingerlo ad accettare in seguito le pratiche di [[fustigazione]] che contribuirono ulteriormente alla sua fama postuma.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 128-129, 146}}.</ref>
=== Isolamento ===
Nell'immaginario popolare, i crimini di Gesualdo tornarono a perseguitarlo verso la fine della vita. La scomparsa del secondo figlio venne considerata da quest'uomo, assai religioso, come opera della giustizia divina, una condanna per i suoi peccati che necessitava di un percorso di espiazione.<ref name="gh5152">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 51-52}}.</ref> Questo spiegherebbe le pratiche [[Masochismo|masochiste]] del compositore, che reclutò alcuni ragazzi in età adolescente per fustigarlo e scacciare i demoni che lo perseguitavano.<ref>{{cita|Watkins (1991)|p. 83}}.</ref>
[[File:Perdono di carlo gesualdo 1609.jpg|miniatura|''[[Il Perdono di Gesualdo]]'' di [[Giovanni Balducci]] (1609). Il compositore è raffigurato inginocchiato, in basso a sinistra, davanti allo zio [[Carlo Borromeo]] in veste da cardinale]]
Tra gli altri esercizi di mortificazione della carne, (come la recita dell'"[[Atto di dolore (preghiera)|Atto di dolore]]"), le pratiche di penitenza, severe se non stravaganti, furono incoraggiate all'epoca dalla spiritualità nata dalla [[Controriforma]]. Risulta ragionevole considerare questi metodi legati alla fervente devozione che attanagliò Gesualdo alla fine della sua vita, piuttosto che a un piacere morboso o perverso.<ref name="deu146">{{cita|Deutsch (2010)|p. 146}}.</ref>
Nel 1611, e poi di nuovo l'anno successivo, il principe ottenne le reliquie di [[Carlo Borromeo]], diventato suo ideale padrino e [[santo patrono]].<ref name="gh42">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 42}}.</ref> In una lettera del 1º agosto 1612, ringraziava il cugino, il cardinale [[Federico Borromeo]]:
{{citazione|Non potevo aspettarmi o ricevere oggi dalla gentilezza di Vostra Signoria Illustrata una grazia più preziosa, né più desiderata di quella che si degnò di concedermi con il sandalo che il glorioso San Carlo usava pontificamente. L'ho salutata e baciata con grande gioia e consolazione, ma sarà preservata e trattenuta con il dovuto rispetto e devozione.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 129}}.</ref>}}
Con lo stesso spirito, Gesualdo aveva offerto nella sua cappella, nel 1609, un grande [[Il Perdono di Gesualdo|dipinto per l'altare maggiore]], ultimato da [[Giovanni Balducci]], che rappresenta il [[Giorno del giudizio|giudizio universale]]. Qui Gesualdo appare con la seconda moglie nell'atto di implorare il [[Gesù di Nazareth|Cristo]]: al suo fianco si trova anche lo zio materno Carlo Borromeo nella posizione di protettore, mentre [[Maria Maddalena]], san Michele, la [[Maria (madre di Gesù)|Vergine Maria]], [[Francesco d'Assisi]], [[Domenico di Guzmán]] e [[Caterina da Siena]] intercedono tutti per ottenere la remissione dei suoi peccati.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 41-42}}.</ref><ref name="deu128">{{cita|Deutsch (2010)|p. 128}}.</ref>
Sempre nel 1611, Gesualdo fece stampare la sua opera più lunga, la ''[[Tenebrae Responsoria]]'' per sei voci, dove la figura di Cristo martire è espressa musicalmente in modo toccante e assolutamente personale.<ref name="gh84">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 84}}.</ref><ref>{{cita|Morrier (2003)|p. 107}}.</ref>
=== Morte ===
Il 20 agosto 1613, Emanuele Gesualdo morì «per esser caduto dal cavallo durante una battuta di caccia», allo stesso modo dello zio, fratello di Carlo.<ref>{{cita|Vaccaro (1982)|p. 180}}.</ref><ref name="Misuraca (2000) p. 69"/> Sua moglie era incinta di sette mesi e la coppia aveva solo una figlia, Isabella, di due anni. Il principe Carlo Gesualdo, verosimilmente frastornato dalla notizia della morte del figlio, si ritirò nell'anticamera della ''camera dello Zembalo'' (la camera da musica con il [[clavicembalo]]), dove diciotto giorni dopo, l'8 settembre 1613, si spense, per essersi lasciato andare: «non havendo il signor Prencipe di Venosa altro figliolo, sentette assai et in modo ch'oltre al suo male ancho s'aggravò».<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 143-144}}.</ref><ref>{{cita|Piccardi (1974)|p. 70}}.</ref> La nuora, Maria Polissena, diede alla luce una figlia poco tempo dopo e, pertanto, la linea successoria di Gesualdo di Venosa si estinse con il compositore.<ref name="deu147">{{cita|Deutsch (2010)|p. 147}}.</ref>
Il testamento del principe, redatto pochi giorni prima della sua morte da don Pietro Cappuccio, costituì un ultimo tentativo di conservare tutti i titoli, terre e domini feudali in famiglia, in assenza di filiazione maschile diretta:<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 111 e 143}}.</ref>
{{citazione|Verum se il postumo che dovrà nascere da detta Donna Polissena serà femmina, in questo caso istituisco mio herede universale sopra di tutti li miei beni la suddetta Donna Isabella, mia nipote [...] ordino et comando a detta Donna Isabella mia nipote che tanto restando herede quandocumque come di sopra, quanto essendo dotata delli cento mille ducati, debba pigliare per marito il primogenito di Don Cesare [Gesualdo] et in difetto del primo debba pigliare il secondo et in difetto del secondo il terzo [i figli di Cesare], et così s'intende degli altri per ordine, et mancando la linea dì detto Don Cesare, debba pigliare nello stesso ordine uno dei figli, il più vicino della detta famiglia. et mancando la linea dì detto Don Cesare, debba pigliare nello stesso ordine uno dei figli.<ref>{{cita|Cogliano (2006)|pp. 54-55}}.</ref>}}
Comunque queste disposizioni non furono rispettate: la principessa [[Isabella Gesualdo|Isabella]] sposò, nel 1622, don [[Niccolò I Ludovisi|Nicolò Ludovisi]], nipote di papa [[Gregorio XV]], della nobiltà romano-[[Provincia di Bologna|bolognese]], senza legame alcuno con la dinastia dei Gesualdo.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 50}}.</ref><ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 148}}.</ref>
[[File:Nave and main altar - Gesù Nuovo - Naples - Italy 2015.jpg|miniatura|Interno della [[chiesa del Gesù Nuovo]] di [[Napoli]], dove si trova la tomba di Carlo Gesualdo]]
Il principe fu sepolto accanto al figlio Emanuele nella cappella di Santa Maria delle Grazie, ma poi la salma venne trasferita nella [[chiesa del Gesù Nuovo]] di Napoli, ai piedi dell'altare dedicato a [[Ignazio di Loyola]], la cui costruzione era stata progettata da Gesualdo prima di morire.<ref name="deu146"/> Oggi si conosce solo l'ubicazione della sua tomba: dopo il [[Terremoto del Sannio del 1688|terremoto del 1688]], i lavori di ricostruzione dell'edificio religioso rimossero la lapide.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 53}}.</ref>
Il rapido susseguirsi di eventi tragici, l'attività frenetica mostrata da Gesualdo nei suoi ultimi giorni e le volontà espresse con autorevolezza nel testamento sono incoerenti con l'immagine del nobile in preda alla pazzia. Le circostanze della sua morte risultano tuttavia oscure.<ref name="vac183"/> Nel 1632, il cronista Ferrante della Marra afferma nello scritto ''Rovine di case napoletane del suo tempo'':
{{citazione|Carlo Gesualdo fu assalito ed offeso da gran moltitudine di demoni, li quali non lo feron per molti giorni mai quietare se non dopo che dieci o dodici giovani, che ei tenea a posta per suoi carnefici, non lo caricavano (ed ei sorrideva) tre volte il giorno di asprissime battiture, ed in questo stato miserabilmente se ne morì in Gesualdo.<ref name="vac183">{{cita|Vaccaro (1982)|p. 183}}.</ref>}}
Verosimilmente colpito dall'immagine del principe torturato, Michele Giustiniani, di passaggio a Gesualdo, scrive in una lettera datata 10 ottobre 1674 (a oltre sessant'anni dai fatti):
{{citazione|In questo luogo, il dì 3 settembre del 1613, seguì la morte di Don Carlo Gesualdo, Prencipe di Venosa, eccellentissimo musico, come dimostrano le sue opere stampate, e suonatore di [[Arciliuto|Arcileuto]], accelerata da una strana infermità, la quale gli rendeva soavi le percosse che si faceva dare nelle tempie e nelle altre parti del corpo, con fraporvi un involto piccolo di stracci.<ref name="cog120">{{cita|Cogliano (2006)|p. 120}}.</ref>}}
=== Prima leggenda nera ===
La nascita di Leonora, la seconda nipote di Gesualdo, fu accolta senza troppo clamore dalla popolazione.<ref name="deu147"/> La vedova del principe, Leonora, di ritorno a Venosa per assistere alla nascita della principessa Maria Polissena, riporta la notizia al fratello Cesare con queste parole:
{{citazione|Ho battezzato la bambina, e le sono stati dati i nomi Leonora e Emanuela. È bellissima e qui è il mio passatempo poi che non vuole stare se non da me. Solo che dice mille chiacchiere et mostra giudizio per non avere se non due anni. [...] è nata con i centomila ducati di dote lasciatole dal principe, mio signore. Ma il maggiore, che eredita da tutti gli stati, avrà in dote più di un milione in oro senza contare il resto.<ref>{{cita|Vaccaro (2013)|p. 163}}.</ref><ref>{{cita|Cogliano (2006)|p. 51}}.</ref>}}Eleonora d'Este morì nel 1637.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 154}}.</ref>
Nel frattempo, la perdita della fortuna e delle proprietà signorili era accompagnata da voci volte a "spiegare" tali grandi disgrazie per effetto di una qualche punizione divina.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 50-51}}.</ref> Si credeva generalmente che la colpa fosse di Carlo Gesualdo, il quale pareva aver perso la ragione e trattava i suoi vassalli con avidità e lussuria, oltre che in modo tirannico, scatenando l'ira di Dio contro di lui.<ref>{{cita|Cogliano (2006)|pp. 202-203}}.</ref>
Pochi giorni dopo la morte di Gesualdo, un cronista modenese, Giovan Battista Spaccini,<ref>{{DBI|nome=Giovanni Battista Spaccini|nomeurl=giovanni-battista-spaccini|autore=Matteo Al Kalak|volume=93|anno=2018}}</ref> inaugurò la "leggenda nera" che si concentrò sulla memoria del principe caduto:
{{citazione|Tra tanto teneva una bellissima concubina, la quale l'aveva affatturato di maniera tale che non poteva vedere la principessa donna (Leonora) e quando lei vi stava lontano moriva di passione di vederla, e poi mai più la guardava. Non poteva mai dormire se uno non vi stesse con lui abbracciato e vi tenisse caldo le rene, e per questo aveva un Castelvietro da Modona v'era molto caro, dormendo continuamente con lui quando non stava la principessa sieco.<ref name="Misuraca (2000) p. 69">{{cita|Misuraca (2000)|p. 69}}.</ref>}}
La corte della [[Este|famiglia Estense]] si era ritirata a [[Ducato di Modena e Reggio|Modena]], cacciata da Ferrara dalle truppe papali. Il ricordo della mancata trattativa tra [[Alfonso II d'Este|Alfonso II]] e il cardinale Alfonso Gesualdo, decano del [[Collegio cardinalizio|Sacro Collegio]] e zio del principe, generò sicuramente risentimento nei confronti del Gesualdo.<ref name="gh67"/><ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 95-96}}.</ref> Le maldicenze si diffusero presto da Modena a Napoli, da Roma ad altre regioni dell'Italia. Risulta strano e interessante, tuttavia, osservare che, anche nei racconti più oscuri del tempo della "prigionia" di Gesualdo nel suo castello, si faccia riferimento alla seconda consorte del principe ma mai alla prima, Maria d'Avalos, il cui omicidio avvenuto a Napoli, già lontano, pareva sorprendentemente dimenticato da tutti.<ref name="deu150">{{cita|Deutsch (2010)|p. 150}}.</ref>
== Opere ==
Carlo Gesualdo lascia un catalogo di quasi 150 opere, sia vocali che strumentali.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 156-167}}.</ref>
=== Opere profane ===
[[File:Gesualdo Libro Quinto.jpg|sinistra|miniatura|Il ''Quinto libro'', prima pagina (ed. Molinaro, 1613)]]
I [[Madrigali di Carlo Gesualdo|madrigali di Gesualdo]], con il loro contenuto sensuale e doloroso, hanno riscosso grande apprezzamento nei secoli successivi. I critici distinguono i suoi primi due libri di madrigali, dalla scrittura brillante ma convenzionale (in uno stile vicino a quello di [[Luca Marenzio]] e ai primi libri di [[Claudio Monteverdi]]), dai lavori successivi, caratterizzati da molte insolite [[modulazione (musica)|modulazioni]], [[Scala cromatica|cromatismi]] e, talvolta, figuralismi confusi.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 52-53, 116}}.</ref>
Un primo "libro" sarebbe stato stampato sotto lo pseudonimo "Gioseppe Pilonij", nel 1591.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 44}}.</ref><ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 86-87}}.</ref> In seguito, il compositore inaugurò uno stile più personale, esigente nella tecnica e raffinato nella scrittura. Se il risultato non è mai scontato nei primi libri, è attraverso la scelta di testi musicati, rivelatasi decisiva poiché Gesualdo pratica il «canto affettuoso», che la musica plasma o colora le parole della poesia.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 50}}.</ref>
La pubblicazione dei primi quattro ''Libri dei madrigali'' in cinque parti è avvenuta a [[Ferrara]]: il ''Primo'' e il ''Secondo'' furono pubblicati lo stesso anno del suo arrivo alla corte di Alfonso II d'Este, nel 1594.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 83-84}}.</ref> Il ''Terzo libro dei madrigali'' venne ultimato nel 1595 e il ''Quarto'' l'anno seguente.<ref name="gh84"/> Il compositore affidò in quegli anni tutta la sua produzione all'editore ducale Vittorio Baldini e, nell'arco di un triennio, la maggior parte del lavoro che realizzò, circolando in vari luoghi d'Italia, ne diffuse la fama musicale.
Nel 1611, il principe promosse la fondazione di una stamperia privata nel suo feudo di Gesualdo, trasferendo lo studio di un tipografo napoletano, [[Giovanni Giacomo Carlino]], direttamente nel suo stesso castello.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 112-113}}.</ref><ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=V00vAQAAIAAJ&q=Don+Carlo+Gesualdo+principe+di+Venosa+promosse+la+fondazione+di+una+stamperia+privata+nel+suo+feudo+di+Gesualdo+(+non+lontano+da+Avellino+)+accogliendola+nel+suo+stesso+castello+.+Ragione+ne+fu+il+desiderio+del+principe+di+veder+stampate+le+sue+opere+musicali&dq=Don+Carlo+Gesualdo+principe+di+Venosa+promosse+la+fondazione+di+una+stamperia+privata+nel+suo+feudo+di+Gesualdo+(+non+lontano+da+Avellino+)+accogliendola+nel+suo+stesso+castello+.+Ragione+ne+fu+il+desiderio+del+principe+di+veder+stampate+le+sue+opere+musicali&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjegsPY0fTwAhURgv0HHSjZA2oQ6AEwAHoECAsQAw|p=123|titolo=Trattato di cultura generale nel campo della stampa: Lo sviluppo della tipografia nel seicento|volume=4|autore=Giuseppe Maria Pugno|editore=Società Editrice Internazionale|anno=1968}}</ref> In tal modo, egli stesso supervisionò la redazione del ''Quinto'' e del ''Sesto'' libro dei madrigali a cinque voci.<ref group="nota">Il numero di errori di stampa per queste opere appare considerevolmente ridotto, soprattutto se confrontato con le pubblicazioni di madrigali di compositori contemporanei al Gesualdo: {{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 84}}.</ref>
Gesualdo aveva anche fatto stampare le indicazioni per la corretta conduzione dei suoi madrigali, circostanza che permette a un musicista esperto di cogliere, durante la lettura della partitura, le sottigliezze del contrappunto e delle armonie.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 86}}.</ref> I compositori di solito pubblicavano solo le parti vocali separate sufficienti per un'esecuzione in pubblico.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 52}}.</ref> Questa pratica «analitica» fu proseguita da padre Molinaro, il quale produsse la prima edizione integrale dei sei libri l'anno della morte di Gesualdo.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 85-86}}.</ref> I compositori delle generazioni successive furono sollecitati a considerare questi brani, al di là del fascino della loro esecuzione, allo scopo di studiarli.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 53}}.</ref>
Un ultimo libro di [[madrigale|madrigali]] a sei voci fu pubblicato postumo nel 1626 da Mutio Effrem, musicista al servizio del principe di Venosa.<ref name="gh87">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 87}}.</ref> Questa raccolta resta purtroppo molto incompleta, poiché solo la parte di "quinto" è pervenuta a noi; le altre sezioni vocali sono considerate perse.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 106-108, 162}}.</ref> Queste composizioni rispettano alcuni canoni dell'epoca, rimanendo nel complesso riconducibili al linguaggio modale. Tuttavia, spesso ne sperimentano i limiti e talvolta li fanno «esplodere dall'interno», risultando in ultima analisi, assai originali, bizzarre e sorprendenti nel mondo musicale tardo-rinascimentale italiano.<ref name="deu114">{{cita|Deutsch (2010)|p. 114}}.</ref>
I musicologi del XX secolo, concentrandosi sulla "leggenda nera" che aleggia attorno al compositore, hanno ingigantito la dimensione dei suoi crimini e delle pratiche di penitenza, associandole sistematicamente alle sue opere.<ref name="deu150"/> Il genio musicale del Gesualdo trovava dunque la sua fonte anche nei colpi di scena del nevrotico senso di colpa, più precisamente nel trauma di un «omicidio a cinque voci», così come lo ha definito Alberto Consiglio.<ref name="gh5152"/><ref>{{cita|Vaccaro (1989)|p. 91}}.</ref>
{{Multimedia
|file = Gesualdo-moro lasso al mio duolo.ogg
|titolo =''Moro, lasso! al mio duolo'' di Carlo Gesualdo
}}
Il cambio di giudizio su quanto realizzato da Carlo Gesualdo emerge soprattutto da ''Moro, lasso! al mio duolo'' (numero 17 del ''Sesto libro''), uno dei madrigali più denigrati del compositore da [[Charles Burney]], musicologo classico, ma poi diventato tra i più famosi.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 124}}.</ref> Nello spazio di cinque versi, la poesia esprime i paradossi dell'amore utilizzando e abusando del campo lessicale del tormento e del dolore, portando la musica a picchi di tensione armonica:<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 114-115}}.</ref>
{{citazione|Moro, lasso! al mio duolo<br/>
E chi mi può dar vita<br/>
Ahi che m'ancide e non vuol darmi aita.<br/>
O dolorosa sorte:<br/>
Chi dar vita mi può, ahi, mi dà morte!}}
=== Opere sacre ===
Non avendo alcun obbligo di comporre [[musica religiosa]], si potrebbe rimanere sorpresi di rintracciare opere sacre nel catalogo del Gesualdo: tale sentimento può emergere anche dopo aver ascoltato le sue opere profane, improntate alla sensualità.<ref name="deu127"/> La loro esistenza si può quindi spiegare in virtù di una scelta consapevole, essendo Gesualdo tanto appassionato negli amori profani quanto nella fede in Dio.<ref name="deu127">{{cita|Deutsch (2010)|p. 127}}.</ref> Fanno inoltre notare gli studiosi che l'ispirazione del principe sembra ancora più personale nei suoi pezzi religiosi. Si pensi all'opinione di Denis Morrier, il quale asserisce che Gesualdo non ha lasciato alcun brano che potesse appartenere all'[[Messale Romano|Ordinario]] della [[Messa (musica)|messa]].<ref>{{cita|Morrier (2003)|p. 19}}.</ref>
Due libri di ''Sacrae Cantiones'' furono pubblicati a Napoli nel 1603, riunendo tutti i mottetti composti da Carlo Gesualdo. Il ''Liber Primus'', scritto a cinque voci, è paragonabile ai madrigali più avanzati, mentre il ''Liber Secundus'' utilizza un insieme esteso di sei voci (e fino a sette voci per l{{'}}''Illumina nos'', conclusione e climax di questa raccolta), che modifica l'equilibrio e la fusione dei versi del canto.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 137-138}}.</ref> Il compositore presenta questi ultimi mottetti come «composti con un singolare artificio» (''singulari artificio compositae'') sul frontespizio.<ref name="deu134">{{cita|Deutsch (2010)|p. 134}}.</ref>
L'ultima raccolta pubblicata da Gesualdo, il ciclo di ''[[Tenebrae Responsoria]]'', edita da [[Giovanni Giacomo Carlino]] nel palazzo del principe, vide la luce nel 1611. Scritto per sei voci, si tratta della sua impresa più impressionante: tutti i ventisette [[mottetto|mottetti]] tradizionali sono musicati, ossia l'equivalente di due grandi libri di madrigali.<ref name="deu132">{{cita|Deutsch (2010)|p. 132}}.</ref>
Le sue opere religiose appaiono mature: il compositore si esprime con notevole maestria e spesso sorprendente libertà, date le esigenze del repertorio ecclesiastico.<ref name="deu134"/> Se preghiere e [[Lingua latina|latino]] sostituiscono suppliche amorose in [[lingua vernacolare]], lo stile musicale del Gesualdo rimane immediatamente riconoscibile, trattandosi di testi talvolta davvero toccanti<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 139}}.</ref> La maggioranza dei mottetti si concentra sui temi della [[Redenzione (cristianesimo)|redenzione]] e del perdono dei peccati:<ref name="deu132"/>
{{citazione|Io, che ogni giorno commetto peccati e non mi pento di essi,<br/>La paura della morte mi travolge<br/>Perché non c'è redenzione all'inferno.<br/>Abbi pietà di me, o Dio, e salvami.|''Peccantem me quotidie''|Peccantem me quotidie, et non me poenitentem<br/>Timor mortis conturbat me<br/>Quia in inferno nulla est redemptio.<br/>Miserere mei, Deus, et salva me.|lingua=la}}
La scoperta relativamente recente del ''Tenebrae Responsoria'' e del ''Liber Secundus'' del nobile ha reso possibile riconsiderare il suo intero lavoro, che alcuni critici moderni ancora tacciavano come frutto di dilettantismo.<ref name="deu135">{{cita|Deutsch (2010)|p. 135}}.</ref><ref group="nota">Il Secondo libro di ''Sacrae Cantiones'' è stato ricostruito e pubblicato solo nel 2013, grazie al lavoro del compositore e musicologo inglese James Wood: [https://books.google.it/books/about/Gesualdo_Sacrae_Cantiones_II.html?hl=it&id=bLKDAQAACAAJ&redir_esc=y Wood e Palmer (2015)], pp. 3-4.</ref> Nella musica religiosa, e più in particolare nei brani dedicati al culto mariano, Gesualdo impiega formule complesse di [[contrappunto]], come il [[canone (musica)|canone]] rigoroso e il ''cantus firmus'' in modo esperto e virtuoso, lasciando all'ascoltatore un'impressione di serena maestà.<ref name="deu135"/>
=== Lavori strumentali ===
La produzione strumentale di Gesualdo si limita a una manciata di brani isolati, che l'autore non volle raccogliere o pubblicare ma che permettono di affrontare aspetti meno noti della sua personalità. Infatti, per i contemporanei, la prima impressione che il giovane principe diede fu quella di un liutista e clavicembalista, particolarmente appassionato dall'improvvisazione dinanzi a una cerchia ristretta.<ref name="deu68">{{cita|Deutsch (2010)|p. 68}}.</ref>
Nel 1586, quando Gesualdo aveva solo vent'anni, [[Giovanni de Macque]] gli pubblicò tre ''ricercares'' a quattro voci in un'opera collettiva, accompagnandoli con una piacevole prefazione la quale dimostra che, «oltre ad essere un grande amante di questa scienza [la musica], ha una padronanza così perfetta da aver pochi eguali, sia nel suonare il liuto che nelle attività di composizione».<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 25}}.</ref> La ''Gagliarde del principe di Venosa'', per quattro voci, e la ''[[Canzone (metrica)|Canzone francese]]'', per liuto o clavicembalo, sono stati conservati solo sotto forma di manoscritto, il che suggerisce che un gran numero di brani simili fu composto ma andato oggi perduto.<ref name="deu167">{{cita|Deutsch (2010)|p. 167}}.</ref>
La ''Canzone francese'', ricca di sorprendenti cromatismi e di un grande virtuosismo nella scrittura, è stata oggetto di numerose registrazioni, venendo inserita tra i madrigali di Gesualdo come intermezzo.<ref name="deu68"/><ref group="nota">È stato realizzato un arrangiamento per arpa nella versione di [[William Christie]], e per clavicembalo nella versione de ''La Venexiana'' all'interno del ''quarto libro dei madrigali''.</ref>
=== Opere pubblicate in raccolte collettive ===
Se alcuni brani composti dal Gesualdo sono andati perduti, anche tra quelli che aveva avuto cura di pubblicare lui stesso, altri sono sopravvissuti grazie all'interesse mostrato per essi da compositori o editori tra i suoi contemporanei. Pertanto (a parte il giovanile mottetto in cinque parti ''Ne reminiscaris Domine'', incluso nel ''Liber Secundus Motectorum'' di [[Stefano Felis]], pubblicato da Gardano a Venezia, nel 1585), si tratta di pezzi probabilmente trascurati dal loro autore e prestati o raccolti senza la sua autorizzazione, a volte editi postumi.<ref>{{cita|Mioli (2006)|p. 88}}.</ref><ref group="nota">Prima composizione vocale sopravvissuta di Gesualdo, questo mottetto è anche l'unica opera la cui pubblicazione precede l'assassinio di Maria d'Avalos.</ref>
Così, ''T'amo mia vita'' e ''La mia cara vita'', due madrigali in cinque parti, sono inclusi nel ''Theatro de madrigali a cinque voci'', opera collettiva pubblicata da Guagano e Nucci a Napoli, nel 1609. ''Ite sospiri ardenti'', una canzonetta a cinque voci, compare nel ''Terzo libro di canzonette'' di Camillo Lambardi realizzato da Vitale a Napoli nel 1616. ''All'ombra degli amori'' e ''Come vivi cor mio'', due canzonette a cinque voci, sono integrate nell'''Ottavo libro dei madrigali'' da [[Pomponio Nenna]] edito da Robletti, a Roma, nel 1618.<ref name="deu163">{{cita|Deutsch (2010)|p. 163}}.</ref> ''In te dominate speravi'', mottetto in cinque parti, figura nei ''Salmi delle compiete de diversi musici napolitani'', pubblicato da Beltrano a Napoli, nel 1620.<ref name="deu167"/> Si devono segnalare altri due brani manoscritti, ''Il leon'infernal'' e ''Dove è interessato a mai'', inediti ma conservati presso la [[Biblioteca Queriniana]] di [[Brescia]].<ref name="deu163"/>
== Personalità ==
Il velo di mistero che avvolge Carlo Gesualdo è, tutto sommato, lo stesso che ombreggia i volti di alcuni suoi contemporanei, come [[Caravaggio]] (1571-1610) e [[Christopher Marlowe]] (1564-1593), ovvero artisti brillanti ma ambigui, sopra le righe, omicidi e morenti in circostanze strane.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?hl=it&id=5mkHAQAAMAAJ&dq=che+va+%2C+per+intenderci+%2C+da+Giovanni+Animuccia+%28+ma+anche+in+modo+anomalo+da+Carlo+Gesualdo+principe+di+Venosa+che+io+vedo+%2F+sento+come+il+Caravaggio+della+musica+perché+pone+al+centro+il+mistero+della+vita+e+della+morte+%29+a+Claudio+Monteverdi&focus=searchwithinvolume&q=che+va+%2C+per+intenderci+%2C+da+Giovanni+Animuccia+%28+ma+anche+in+modo+anomalo+da+Carlo+Gesualdo+principe+di+Venosa+che+io+vedo+%2F+sento+come+il+Caravaggio+della+musica+perché+pone+al+centro+il+mistero+della+vita+e+della+morte+%29+a+Claudio+Monteverdi|p=25|titolo=Barocco padano: Atti del XII Convegno internazionale sulla musica sacra nei secoli XVII-XVIII|volume=4|autore=Alberto Colzani|autore2=Andrea Luppi|autore3=Maurizio Padoan|editore=Antique Musicae Italicae Studiosi|anno=2002}}</ref><ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 289}}.</ref> Tali personaggi completano la rappresentazione, per un osservatore odierno, delle incertezze, delle nobili aspirazioni, delle chimere e della violenza del Rinascimento, tra tradizioni sedimentate, [[Guerre di religione in Europa|guerre di religione]], rinnovamento artistico e [[rivoluzione copernicana]]. Per comprendere meglio dunque il carattere e il lavoro del principe, Carlo Gesualdo va studiato non dimenticando il contesto storico e sociale in cui visse.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 92}}.</ref>
=== Carattere ===
==== Ritratto ====
{{vedi anche|Il Perdono di Gesualdo}}
[[File:Gesualdo3.jpg|sinistra|miniatura|Ritratto anonimo del compositore, realizzato nel XVIII secolo, e la cui autenticità è messa in dubbio dagli studiosi odierni<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 60}}.</ref><ref name="wat309">{{cita|Watkins (2010)|p. 309}}.</ref>]]
Tre ritratti permettono di porre un volto nel frontespizio delle opere di Gesualdo, raffigurante il principe vestito di nero e con indosso la [[Gorgiera (abbigliamento)|gorgiera]], occhi scuri, capelli e barba tagliati, aria austera o supplicante e mani quasi sempre giunte.<ref name="wat309"/> Ad oggi, si ritiene che ''[[Il Perdono di Gesualdo]]'' dall'altare maggiore di Santa Maria delle Grazie fornisca l'unico ritratto autentico del compositore.<ref name="mis67"/><ref name="cog148"/>
Nella prima monografia dedicata alla sua figura e intitolata ''Gesualdo, musician and murderer'', nel 1926, Cecil Gray sottolinea che il ritratto del principe «innesca una curiosa e sgradevole impressione per l'osservatore: analizzando i lineamenti del viso, rivela una personalità perversa, crudele, vendicativa e tuttavia fisicamente più debole che forte, quasi addirittura femminile:<ref name="gh42"/> si tratterebbe tra l'altro proprio del profilo tipico di un uomo tronfio di sé perché discendente da una nobile e longeva famiglia aristocratica».<ref name="gh43"/>
Se si ammette che Gesualdo indossasse l'[[armatura|armatura cerimoniale]] offerta dagli Este durante il suo matrimonio a Ferrara, armatura conservata presso il museo del [[castello di Konopiště]], in [[Repubblica Ceca]], il compositore era di piccole dimensioni o di media altezza per il suo tempo (tra 1,65 e 1,70 m).<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 312}}.</ref> Magro, abile nel brandire la spada e nell'auto-elogiarsi di fronte al conte Fontanelli, «esperto in entrambe le arti» della caccia e della musica, egli aveva una bella voce da [[tenore]].<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 78}}.</ref><ref group="nota">I musicologi evidenziano due fatti in particolare: la cura data alla parte del tenore nei primi due libri dei madrigali e l'assenza di un tenore tra i cantanti al seguito del principe durante il suo viaggio a Ferrara: {{cita|Durante e Martellotti (1998)|pp. 33-35}}.</ref>
Gli ultimi anni della sua vita (un decennio circa) risultarono costellati da molti problemi di salute: [[asma]], [[emicrania]] e acciacchi intestinali erano tra gli altri «disturbi gravi e continui» che gli impedirono di lasciare i suoi feudi in Irpinia (e lo costrinsero perlopiù a Gesualdo), di cui spesso si lamentava nella corrispondenza.<ref name="deu128"/>
I grandi eventi della vita di Gesualdo sono noti in una certa misura.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 55-60}}.</ref> Anche le lettere conservate e le testimonianze ottenute dai contemporanei gettano luce sulla sua vita quotidiana: l'ambiente in cui crebbe il principe di Venosa fu quello delle corti napoletane, romane e ferraresi, in cui si distinse perché appariva chiuso in se stesso, algido, geloso dei suoi privilegi, violento e litigioso, attaccato alle tradizioni e ad ogni tipo di segno esterno di ricchezza, nobiltà e dominio.<ref name="deu151">{{cita|Deutsch (2010)|p. 151}}.</ref><ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 36}}.</ref>
==== Patrimonio: fortuna e dovere ====
Forti del loro status di principi e della loro alleanza con papa [[Pio IV]], che li preservò dalla sorte riservata alla maggioranza dei grandi baroni napoletani progressivamente rovinati e soggiogati alla famiglia reale spagnola, il nonno e il padre di Gesualdo accumularono un'ingente fortuna, la cui importanza si misurava al momento del matrimonio con Maria d'Avalos, nel 1586.<ref name="deu13"/> I gioielli ricevuti dai suoceri testimoniano l'agiatezza in cui il compositore crebbe:<ref name="gh67"/>
{{citazione|Dal Signor Conte [Carlo Gesualdo] un tondo di perle quaranta nove, et un fiore di Gioia con un smeraldo della rocca vecchia tutte due di valore di ducati mille, e seicento, et una mezza luna di diamanti con tre perle di valore d'altri ducati mille, et trecento, dal detto Signore Principe suo padre [Fabrizio Gesualdo] un'aquila con smeraldi, e rubbini, et un pappagallo di smeraldo, et dall'Illustrissimo Signore Cardinale, un rubino di [[Muscovite|paragona]], et una [[Spinello (mineralogia)|spinella]] ligati in anelli d'oro.<ref name="Cogliano (2006) p. 63" /><ref>{{cita|Mioli (2006)|p. 90}}.</ref>}}
Per avere un'idea del valore di tali doni, basterà ricordare che un famoso musicista come [[Giovanni de Macque]], organista della [[Basilica della Santissima Annunziata Maggiore|Santissima Annunziata di Napoli]], percepì una rendita mensile di dieci ducati nel 1591, anno della morte di Fabrizio Gesualdo.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 14-15}}.</ref>
Il testamento di quest'ultimo fornisce ulteriori elementi finalizzati a stimare il valore del patrimonio familiare e per misurare il peso delle responsabilità che di conseguenza gravavano sul Gesualdo:
{{citazione|Item dichiaro et così è mia volontà, qual voglio s'osservi inviolabilmente, che la casa mia grande in Napoli da me comprata, sita appresso S. Maria della Nova, la mia argenteria et vasi d'oro, e di cristallo di rocca e tutte le mie gioie, et anelli d'oro di qualsivoglia prezzo, et la razza delle giumente siano vinculate in modo che in niun conto si possano alienare, o diminuirsi, o dextrahere in più parti, ma tutte le predette cose siano intiere del detto Don Carlo, et poi con il medesimo vinculo siano del suo primogenito masculo, et così in futuro dell'altri primogeniti mascoli in perpetuo, essendo mia volontà che dette cose siano del ceppo e successori che saran della linea da me descendente, che saranno padroni del stato, e se n'habbiano a servire solamente, e siano usufruttuarij, ma che la proprietà sia sempre in piedi e ferma et inalienabile, finché durerà la predetta mia linea, et primigeniti masculi tantum.<ref>{{cita|Cogliano (2006)|p. 52}}.</ref>}}
Inoltre, lo stesso documento statuisce che, nel caso in cui suo figlio non avesse avuto un erede, la somma di 300.000 [[Ducato (moneta)|ducati]] sarebbe stata elargita in favore dell'ordine dei [[Compagnia di Gesù|Gesuiti]], e che gli ospedali degli [[Complesso degli Incurabili|Incurabili]] e dell'Annunziata avrebbero dovuto ricevere 200.000 ducati.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 14}}.</ref>
Essendo diventato un principe, Gesualdo si prodigò per trovare una moglie al figlio Emanuele. Egli forse sperimentò delle difficoltà a causa della sua reputazione personale: il futuro marito non aveva più una madre per colpa del padre e, proprio come Carlo fu costretto a fare, pure il figlio si avvicinò a una donna non facente parte della nobiltà napoletana, ma di una corte più settentrionale.<ref name="deu62">{{cita|Deutsch (2010)|p. 62}}.</ref> A nulla servì descrivere le qualità in una lettera alla moglie di suo cognato, che gli aveva ripetutamente rifiutato entrambe le figlie.<ref name="deu62"/> La nascita del nipote Carlo, tre anni dopo le nozze, sembrò dare al principe la soddisfazione di aver adempiuto ai suoi doveri, ma purtroppo presto questo evento fu oscurato dalla prematura morte del bambino.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 105, 146}}.</ref>
==== Il crimine del secolo ====
Una versione molto romanzata del duplice omicidio, intitolata ''Successo di don Fabrizio Carafa, Duca d'Andria e di donna Maria d'Avalos'' e firmata con il doppio pseudonimo di Silvio e Ascanio Corona, divenne nel giro di breve famosa e poi citata in più documenti ufficiali sotto sigillo.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 19}}.</ref> Lo scritto descrive l'incontro dei due innamorati, la gelosia del cardinale Giulio Gesualdo, zio di Carlo e le cui ''avances'' Maria avrebbe rifiutato, l'incitamento alla vendetta, i desideri impuri della moglie adultera, il suo «sfrenato appetito di provare le dolcezze d'amore et godere le bellezze del cavalier Fabrizio» e le ultime parole scambiate dalla donna prima di essere colpita a morte.<ref>{{cita|Vaccaro (1989)|p. 52}}.</ref>
Molto inchiostro è stato versato sull'evento fino al XIX secolo: al di là dello scandalo che coinvolse tre grandi famiglie della nobiltà e in chiave analogica, per via delle alleanze, l'intera aristocrazia napoletana, questo [[delitto d'onore]] divenne un soggetto popolare in vari racconti, a testimonianza di un genuino senso di compassione riservato alle vittime.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 34-38}}.</ref> Anche [[Torquato Tasso]] rievoca gli ultimi momenti degli innamorati in diversi sonetti, ma, poiché il poeta faceva parte della cerchia familiare dei [[Carafa]], si tratta di un'apologia elegiaca piuttosto che di un resoconto fattuale.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 35-37}}.</ref> Cecil Gray nota che i poeti paragonano Maria a [[Venere (mitologia)|Venere]] e il suo amante Fabrizio a [[Marte (divinità)|Marte]], cosicché «il personaggio di Carlo si trova costretto a vestire il ruolo di [[Vulcano (mitologia)|Vulcano]]».<ref>{{cita|Mioli (2006)|p. 11}}.</ref>
Nel [[Regno di Francia]], [[Pierre de Bourdeille]], signore di Brantôme riprese la storia nel suo ''Vies des dames galantes'' (il primo discorso si intitola: ''Sulle signore che fanno l'amore e i loro mariti cornuti'', in lingua originale: ''Sur les dames qui font l'amour et leurs maris cocus'').<ref>{{cita|Vaccaro (1982)|p. 197}}.</ref><ref>{{cita|Morrier (2003)|pp. 66-67}}.</ref> Denis Morrier definisce l'affare Gesualdo il «crimine del secolo», che ha permesso di far assumere alla reputazione del principe compositore una straordinaria risonanza intorno al suo gesto.<ref>{{cita|Morrier (2003)|pp. 65, 76}}.</ref>
==== Un signore legato ai suoi domini ====
[[File:Giugno 23 2018 Venosa (17).jpg|miniatura|Il [[Castello Aragonese (Venosa)|castello aragonese]] di [[Venosa]], trasformato da Carlo in dimora signorile]]
In seguito all'assassinio di Maria d'Avalos, nel 1591 Carlo si era spostato nel suo castello di [[Gesualdo (Italia)|Gesualdo]]. La morte del padre, avvenuta poco più di un anno dopo, mise nelle sue mani tutte le terre, i castelli e gli altri possedimenti legati al principato. Gesualdo intraprese quindi una vasta impresa per restaurare la casa di famiglia, trasformando l'antica cittadella normanna in una residenza fortificata, in grado di ospitare una corte degna di questo nome.<ref name="deu38"/> A questi lavori si associavano grandi piani di disboscamento della pineta sulla collina che circonda il castello (spesso interpretati come operazione dissuasiva, volta a proteggersi da un possibile attacco della famiglia [[Carafa]]).<ref name="gh35"/>
Queste opere, infatti, rientravano in un programma urbanistico di ampio respiro, dotando la città di piazze, fontane ed edifici religiosi. Gesualdo supervisionò in particolare la costruzione di due conventi, uno [[Ordine dei frati predicatori|domenicano]], l'altro dei [[Ordine dei frati minori cappuccini|cappuccini]], nonché la realizzazione delle rispettive chiese del Santissimo Rosario, completata nel 1592, e di Santa Maria delle Grazie, di cui non vide mai il completamento.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 39}}.</ref>
La testimonianza del conte Fontanelli, astuto diplomatico e fiduciario di Alfonso II, oltre che consigliere di musica presso l'Accademia dei partenii e che lo accompagnò nel viaggio nelle sue terre napoletane nel 1594, fornisce una descrizione positiva dei feudi del Gesualdo, «un paese ameno et vago alla vista quanto si possa desiderare, con un'aria veramente soave et salubre [...] et per quello ch'io vedo [Carlo Gesualdo] ha uno stato assai grande, et li vassalli svisceratissimi», cioè attaccati visceralmente al loro signore.<ref name="deu75">{{cita|Deutsch (2010)|p. 75}}.</ref><ref>{{cita|Iudica (1993)|p. 190}}.</ref> La serie di missive inviate al duca d'Este permette di pensare al Gesualdo come a un principe responsabile della prosperità dei possedimenti e della buona gestione degli affari.<ref>{{cita|Pirrotta (1971)|pp. 305-319}}.</ref> Gli archivi cittadini rivelano anche la sua abilità nell'amministrazione dei beni, il che suggerirebbe di riqualificare il ritratto di un compositore ancora consumato dal rimorso, costantemente convinto di dover rimediare ai suoi errori e «perso nella musica».<ref group="nota">Testimonianza dell'ambasciatore del duca di Ferrara a Roma: «È un cavaliere molto abile, per il poco che gli ho praticato, ma questo non desidera novità et attende a far danari, né si diletta a fare altro che di musica»: {{cita|Deutsch (2010)|p. 65}}.</ref>
==== L'importanza dell'ambiente sociale ====
I matrimoni di Gesualdo permettono di immaginare l'ambiente elitario in cui viveva. Nella corrispondenza, sia ufficiale che privata, si rintracciano solo propositi di eterno attaccamento, giuramenti infranti, impegni reciproci, alleanze familiari dello stesso rango, vendite e acquisti di terreni, continui mercanteggiamenti e contratti dove i sentimenti umani non trovano posto.<ref name="deu98104"/> [[Cesare d'Este]], fratello della seconda moglie del compositore, trattò Gesualdo con freddezza nelle sue lettere, ottemperando al pagamento della dote di Leonora in termini diversi da quelli pattuiti.<ref name="deu98104">{{cita|Deutsch (2010)|pp. 98, 104}}.</ref><ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 119|citazione=Cesare ignorò, dilazionò, rateizzò a proprio piacimento il pagamento, soddisfacendolo solo in minima parte. Furono necessarie accorate e pressanti richieste di Leonora.}}</ref> Anche i membri del [[clero]], a cominciare dallo zio del principe, l'illustre cardinale Alfonso, mostravano una formidabile abilità nel manipolare coloro che li circondavano.<ref name="Deutsch (2010) pp. 61-62"/> Si può quindi intuire, in numerose occasioni, che Gesualdo fosse condizionato dai suoi genitori, dalla corte in cui doveva comparire e dai membri della famiglia che occupavano alte cariche vicine al soglio pontificio.<ref group="nota">Catherine Deutsch sottolinea come «il cognato Cesare, che si rifiutava di pagare la dote della sorella e di Alfonso II, era deluso dall'incapacità del cardinale di sbloccare la questione della sua successione. Carlo Gesualdo, costretto sempre tra l'albero e la corteccia, era probabilmente in una situazione abbastanza scomoda»: {{cita|Deutsch (2010)|p. 96}}.</ref>
Si può pensare che Gesualdo trovasse una via di fuga nella composizione di madrigali armoniosi e ingegnosi, di cui si rivelò «veramente quasi un maestro».<ref name="gh78">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 78}}.</ref> Lo spirito di emulazione, anche di superamento nelle prime opere, e il desiderio di competere con i musicisti più stimati del suo tempo, potrebbero anche essere intesi come una sicura via di fuga dall'opprimente mondo fatto di lezioni che lo circondava.<ref>{{cita|Mioli (2006)|p. 103}}.</ref> Con il duca di Ferrara Alfonso II parlò tra l'altro solo di musica.<ref group="nota">Durante e Martellotti indicano come «il suo carattere si accordasse bene con quello del [[Alfonso II d'Este|principe]], perché non parlavano altro che di musica e di suoni»: {{cita|Durante e Martellotti (1998)|p. 92}}.</ref>
=== Principe e compositore ===
==== I Gesualdo di Venosa: gloria e declino ====
{{vedi anche|Gesualdo (famiglia)}}
La [[Siculo-normanni|nobiltà]] dei Gesualdo vantava origini notevolmente illustri, in quanto la discendenza risaliva a [[Ruggero II di Sicilia|Ruggero di Normandia]], [[Regno di Sicilia|re di Sicilia]], duca di [[Puglia]] e [[Calabria]] e, se si considera il figlio illegittimo Guglielmo Gesualdo, primo conte di Gesualdo, si traccia un legame di sangue anche con [[Roberto il Guiscardo]], il leggendario condottiero che condusse gran parte della [[conquista normanna dell'Italia meridionale]] nel XI secolo.<ref>{{cita|Iudica (1993)|p. 24}}.</ref><ref name="gh4,6">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 4, 6}}.</ref><ref group="nota">La lapide del compositore presente nella chiesa del Gesù Nuovo a Napoli attesta la sua discendenza da [[Roberto il Guiscardo]] e dai re normanni di Sicilia: DOMINUS CAROLVS GESVALDVS, COMPSAE COMES VENUSIAE PRINCEPS, SANCTI CAROLI BORROMEI SORORE GENITUS COELESTI CLARIOR COGNATIONE QUAM REGUM SANGINE NORTHAMANNORUM (Don Carlo Gesualdo, conte di Conza, principe di Venosa, nato dalla sorella di San Carlo Borromeo, più illustre per questa discendenza che per quella di radici normanne): {{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 53}}; {{cita|Deutsch (2010)|p. 11}}.</ref> Il feudo e il castello di [[Gesualdo (Italia)|Gesualdo]] risalivano al XII secolo.<ref name="gh4,6"/> Figurando inoltre come la bisnonna per linea paterna [[Maria Balsa]], anche se non vi è la certezza assoluta, è possibile che il celebre [[Vlad III di Valacchia]], padre naturale della nobildonna montenegrina, fosse trisavolo del compositore.<ref>{{cita web|url=https://www.ancient-origins.net/history/maria-balsa-0012513|lingua=en|titolo=Maria Balsa, Daughter of the Dragon: The Long-Lost Illegitimate Child of Vlad the Impaler?|data=31 agosto 2019|autore=Roberto Volterri|accesso=31 maggio 2021}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.ilmattino.it/napoli/cultura/il_musicista_e_assassino_gesualdo_da_venosa_potrebbe_essere_un_discendente_di_dracula-4743103.html|titolo=Il musicista e assassino Gesualdo da Venosa? Potrebbe essere un discendente di Dracula|autore=Marco Perillo|data=18 settembre 2019|accesso=31 maggio 2021}}</ref>
La vita del compositore occupa una posizione molto speciale in questo lignaggio: la sua nascita coincide con il momento più glorioso nella storia della famiglia e la sua morte, per mancanza di un erede maschio, ne segna la fine. Il matrimonio dei suoi genitori, in data 13 febbraio 1561, fu all'origine di una formidabile ascesa sociale di tutta la casata. La madre del compositore era nipote di papa Pio IV, e la tradizionale politica di nepotismo dello [[Stato pontificio]] permise incarichi importanti ad alcuni tra i suoi zii. In tale contesto, Alfonso Gesualdo fu nominato cardinale il 1 marzo 1561.<ref name="deu13"/>
D'altra parte, Luigi IV, nonno del compositore, ottenne il principato di Venosa dal re di [[Impero spagnolo|Spagna]] [[Filippo II di Spagna|Filippo II]], il 30 maggio 1561.<ref name="wat14">{{cita|Watkins (2010)|p. 14}}.</ref> A questo titolo si aggiunse quello di conte di Conza, assegnato dal re [[Alfonso V d'Aragona]] a Sansone II il 1º agosto 1452, e alla dignità di [[Grandato di Spagna|Grande di Spagna]] conferito a Fabrizio Gesualdo e ai suoi discendenti dall'[[Imperatori del Sacro Romano Impero|imperatore]] [[Carlo V d'Asburgo]] nel 1536.<ref name="wat14"/><ref>{{cita web|autore=Miroslav Marek|url=http://genealogy.euweb.cz/italy/gesualdo2.html|titolo=Genealogia dei principi di Venosa, conti di Conza|sito=Genealogy.EU}}</ref>
Carlo Gesualdo sarebbe però solo un nome tra gli altri, nella genealogia delle case regnanti, se non avesse pubblicato i suoi libri di madrigali e di musica religiosa.<ref name="gh82">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 82}}.</ref>
==== Il rapporto con la musica ====
L'interesse di Gesualdo per la musica non era senza precedenti, anche tra i membri della sua famiglia. L'educazione di un principe incoraggiava una buona conoscenza degli autori classici e della poesia contemporanea, la pratica del canto e quella di uno strumento.
Il nonno del compositore, Luigi IV, era protettore del poeta [[Bernardo Tasso]], padre di Torquato.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 15}}.</ref> Il padre, Fabrizio, aveva al suo seguito uno stuolo di musici: [[Giovanni de Macque]], probabilmente maestro di Carlo, dedicò al principe il suo ''Secondo libro di madrigali in sei parti'' nel 1589. Il compositore Giovan Leonardo Pocaterra offrì inoltre, nel 1585, a Carlo, il suo ''Settimo libro dei madrigali'' testimoniando nella prefazione di essere in "debito" con Fabrizio.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 16-17}}.</ref>
Carlo Gesualdo continuò la tradizione dei suoi antenati; il matrimonio con Eleonora d'Este divenne l'occasione per la pubblicazione di poesie e canzoni dell'editore ducale di Ferrara, Baldini.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 68-69}}.</ref> Il giovane principe incoraggiò così [[Luzzasco Luzzaschi]] a pubblicare, con lo stesso editore, i suoi libri di madrigali IV (1594), V (1595) e VI (1596) quando lo incontrò. Luzzaschi espresse la sua gratitudine nella prefazione e nella dedica del ''Quarto Libro'':
{{citazione|Havendo Vostra Eccellenza con diverse maniere mostrato al mondo di stimare, et lontano, et vicino, le mie ancorché deboli compositioni, né sapendo io come renderle vive gratie di così felice grido, sparso dal molto valor suo, ad honor mio, ho resoluto di consecrarle il parto di questi Madrigali, che ora escono dalle mie mani.<ref>{{cita|Durante e Martellotti (1998)|p. 64}}.</ref>}}
Anche Alfonso Fontanelli, che aveva seguito Gesualdo in ambasciata, per conto del duca di Ferrara, da Napoli a Venezia, fece pubblicare nel 1595 un primo libro di madrigali di suo pugno.<ref group="nota">Esiste un altro punto di contatto tra Fontanelli e il principe di Venosa, in quanto pure il primo aveva ucciso la moglie adultera. Alla corte di Ferrara, una delle cantanti del concerto delle donne, Anna Guarini, fu assassinata dal fratello e dal marito nel 1598. L'omicidio di Maria d'Avalos si rivelò dunque tutt'altro che un caso isolato nell'Italia del XVI secolo: {{cita|Deutsch (2010)|p. 32}}.</ref> Tuttavia, in accordo con l'usanza aristocratica secondo cui la composizione musicale appariva non in linea con i canoni della nobiltà, Fontanelli intitolò questa pubblicazione ''Primo libro di madrigali senza nome dell'autore''.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 79-80}}.</ref>
Secondo diverse testimonianze, a cominciare da quella di Fontanelli, l'atteggiamento di Gesualdo verso la composizione musicale era totalmente privo di quel distacco aristocratico, la «sprezzatura», che richiedeva che una persona di alto rango dovesse sapere molto senza mettersi in mostra.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 26-27}}.</ref> Al contrario, Carlo Gesualdo intendeva esporre chiaramente la sua arte.<ref>{{cita|Morrier (2003)|p. 25}}.</ref> Le testimonianze di Fontanelli su questo punto appaiono eloquenti, anche se non manca di sottolineare la qualità di Gesualdo come musicista:
{{citazione|Il Principe di Vinosa, il quale non vorria mai far altro che cantare et sonare, mi ha costretto a stare con lui oggi. Oggi mi ha forzato ch'io stia seco, et mi ha tenuto dalle 20 a tre hora di notte [da mezzogiorno circa alle 19, quindi sette ore di seguito], siché per due mesi credo non sentirò musica.|Lettera inviata al duca di Ferrara il 19 dicembre 1593<ref>{{cita|Vaccaro (1989)|p. 203}}.</ref>}}
{{citazione|Ne fa apertissima professione et espone le cose sue partite a tutti per indurli a meraviglia dell'arte sua. [...] Questa sera m'ha fatto grazia di sonar di Lauto per un'hora e mezzo. Chiaro è che l'arte è infinita.|Lettera inviata al duca di Ferrara il 18 febbraio 1594<ref name="pir308">{{cita|Pirrotta (1971)|p. 308}}.</ref><ref name="mis48">{{cita|Misuraca (2000)|p. 48}}.</ref>}}
Questo atteggiamento insolito gli conferì uno status molto speciale, prima tra le corti reali e ducali di Napoli e Ferrara, poi tra i grandi compositori del tardo Rinascimento.<ref name="deu27">{{cita|Deutsch (2010)|p. 27}}.</ref>
==== Una passione personale ====
Libero di comporre secondo il suo «buon piacere», senza preoccuparsi di dover rispondere ai gusti di un mecenate, Gesualdo subì però un evidente «complesso di legittimità».<ref name="deu27"/> Agli occhi dei contemporanei, le sue fatiche sembravano testimoniare una caratura degna di un musicista professionista. [[Vincenzo Giustiniani (marchese)|Vincenzo Giustiniani]] parla infatti di «madrigali pieni di molto artificio e di contraponto esquisito, con fughe difficili e vaghe in ciascuna parte, intrecciate fra loro»:<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=8B0KAQAAMAAJ&q=pieni+di+«+molto+artificio+e+di+contra+ponto+esquisito+,+icon+fughe+difficili+«+e+vaghe+in+ciascuna+parte+intrecciate+tra+loro&dq=pieni+di+«+molto+artificio+e+di+contra+ponto+esquisito+,+icon+fughe+difficili+«+e+vaghe+in+ciascuna+parte+intrecciate+tra+loro&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiV97valuXwAhU1_7sIHbmNAzEQ6AEwAHoECAkQAw|p=29|titolo=Note d'archivio per la storia musicale|volume=19-20|autore=Raffaele Casimiri|editore=Edizioni "Psalterium"|anno=1942}}</ref>
{{citazione|Questa esquisitezza di regola soleva talvolta render la composizione dura e scabrosa, procurava con ogni sforzo et industria fare elezione di fughe, che, se ben rendevano difficoltà nel componerle, fossero ariose o riuscissero dolci e correnti a segno, che paressero nell'atto del cantare facili da comporsi da ciascuno, ma alla prova poi si trovassero difficili e non da ogni compositore.<ref>{{cita|Misuraca (2000)|p. 117}}.</ref>}}
L'unico segno di distacco mostrato da Gesualdo riguarda l'assenza di una firma ufficiale nella pubblicazione dei suoi madrigali: nei sei libri si osserva infatti, sotto forma di locuzione che non lo indica per nome e cognome, l'intestazione ''Madrigali del prencipe di Venosa''.<ref name="deu22"/>
La prima composizione conosciuta di Gesualdo, il mottetto ''Ne reminiscaris Domine'', apparve in forma anonima nel 1585, in una raccolta presentata e firmata da [[Stefano Felis]], maestro del coro presso la cattedrale di [[Bari]].<ref name="deu22"/> I primi due libri di madrigali sono indirizzati «al mio signore e capo, illustre ed eccellente, Don Carlo Gesualdo, principe di Venosa» da [[Scipione Stella]], giovane sacerdote e musicista dell'entourage del compositore, nel maggio del 1594.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 43}}.</ref> Il ''Terzo'' e il ''Quarto'' sono offerte allo stesso modo da Hettore Gesualdo, anch'egli vicino al principe, nel 1595 e 1596.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 79}}.</ref>
Le lettere di dedica degli ultimi due libri sono firmate da don Pietro Cappuccio nel giugno 1611 e risultano eccezionalmente ricche di informazioni, e tra queste l'affermazione delle qualità musicali di Gesualdo. Quella del quinto specifica che «alcuni compositori volevano supplire alla povertà del loro genio con un'arte fraudolenta attribuendo a se stessi molti bei passaggi dalle opere di Vostra Eccellenza, oltre che dalle vostre invenzioni, come è avvenuto soprattutto in questo quinto libro dei vostri meravigliosi madrigali».<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 111-112}}.</ref>
Con gli ultimi madrigali, più originali e arditi, Gesualdo voleva essere davvero considerato un compositore, un maestro la cui opera poteva divenire rilevante nella storia della musica.<ref name="deu116">{{cita|Deutsch (2010)|p. 116}}.</ref>
=== Maestro del madrigale e ispirazioni poetiche ===
Al suo tempo, Gesualdo appariva come un compositore tradizionale. Se [[Claudio Monteverdi]] realizza il passaggio dal madrigale «manierista» e dall'[[opera]] all'invenzione del madrigale «drammatico», una vera cerniera tra Rinascimento e [[Barocco]], Gesualdo non modificò fondamentalmente le forme esistenti.<ref name="gh82"/><ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 140}}.</ref> Egli compose con chiavi molto personali, ricche di [[Scala cromatica|scale cromatiche]] (con largo uso di note alterate da [[diesis]] e da [[Bemolle|bemolli]]), [[Consonanza e dissonanza|dissonanze]] e pause ritmiche e armoniche.<ref>{{cita|Misuraca (2000)|p. 92}}.</ref> Secondo Catherine Deutsch, [[Cipriano de Rore]], [[Giaches de Wert]] o [[Luca Marenzio]] non avevano permesso al cromatismo di corrompere le loro esecuzioni fino a questo punto e non originarono mai una «continua primavera compositiva», come invece fece Carlo Gesualdo.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 119}}.</ref>
Gli approcci concomitanti di Gesualdo e Monteverdi si completano a vicenda, portando il madrigale a un tale grado di potere musicale che il genere stesso sprofonda sulle sue fondamenta. Gli artifici estremamente virtuosistici rappresentati dai [[contrappunto|contrappunti]], tanto apprezzati dal principe, furono poi rapidamente soppiantati da melodiose arie accompagnate, e le sue stravaganze cromatiche furono sopraffatte dall'efficienza e dalla chiarezza del nascente concetto di tono.<ref name="deu124">{{cita|Deutsch (2010)|p. 124}}.</ref>
Gesualdo ebbe grande cura nella scelta dei testi per i madrigali. La sua musica si attacca ai più piccoli dettagli della poesia, l'accompagna letteralmente «parola per parola» e può passare da un estremo all'altro (dalla luce al buio, dalla gioia alla tristezza) con i cambiamenti adeguati in termini di armonia e [[Tempo (musica)|tempo]], oltre che poche note nel caso in cui il testo lo richiedeva.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 48}}.</ref> I compositori coevi svilupparono una nuova tecnica, il «canto affettuoso», dove la poesia non si limita a guidare la musica, ma si distingue per le sue qualità espressive. Ciò ha permesso un allontanamento dalle regole del contrappunto tradizionale e, per soddisfare queste nuove richieste, i musicisti si avvicinarono allora a brevi testi concepiti come «serbatoi di affetti» intesi in senso psicologico.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 82-83}}.</ref> Gesualdo portò questa tendenza all'estremo, attaccandosi a figure retoriche come l'[[ossimoro]] (ad esempio «giorno oscuro», «dolce dolore», «amati martiri», «gioia dolorosa», tutti presenti nell'arco di pochi minuti).<ref name="deu116"/>
Egli mostrò grande ammirazione per Torquato Tasso, ad esempio, che conobbe a Ferrara e di cui ha messo in musica nove madrigali. I rapporti tra il poeta e il musicista sono stati a lungo oggetto di un fascino romantico, associando prontamente le passioni e i tormenti dei due creatori.<ref group="nota">Torquato Tasso, imprigionato a Sant'Anna per sette anni per ordine del duca di Ferrara, si diceva in preda a allucinazioni e delirio.</ref> Tuttavia, dando uno sguardo alla loro corrispondenza, sembra che il poeta cercasse semplicemente di soddisfare le richieste di un principe dal quale poteva sperare in favori.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 55-58}}.</ref> Su una quarantina di liriche ultimate per Gesualdo già nel 1592, il compositore ne conservava solo un piccolo numero, inclusa ''Se così dolce è il duolo'', numero 5 del ''secondo libro dei madrigali''.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 40-41}}.</ref><ref group="nota">Cecil Gray e Philip Heseltine attribuiscono a Tasso otto madrigali musicati da Gesualdo: ''Gelo ha Madonna il seno'', ''Mentre Madonna'', ''Se da sì nobil mano'', ''Felice Primavera'', ''Caro amoroso meo'', ''Se così dolce è il duolo'', ''Se tacio il duol s'avanza'' e ''Non è questa la mano'': {{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 10}}.</ref>
Gesualdo attinse anche ai testi di [[Battista Guarini]] e di pochi altri poeti apprezzati dai compositori di madrigali. Può anche darsi che le sue scelte riflettessero soprattutto la voglia di competere con i grandi nomi del panorama musicale dell'epoca. ''Tirsi morir volea'' aveva già conquistato [[Luca Marenzio]] (1580), [[Giaches de Wert]] (1581), [[Philippe de Monte]] (1586) e [[Andrea Gabrieli]] (1587), così come una ventina di altri compositori prima che Gesualdo ultimasse il suo ''Primo libro dei madrigali'' nel 1591.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 44-46}}.</ref>
==== Incontri e influenze musicali ====
Durante le feste in onore del suo secondo matrimonio, Gesualdo ebbe modo di entrare in contatto con la camerata Bardi di [[Firenze]]. [[Giulio Caccini]] riferisce che [[Jacopo Corsi]], [[Ottavio Rinuccini]] e [[Giulio Romano]] si recarono a Ferrara «per goder delle maschere, musiche, et nozze».<ref>{{cita libro|lingua=en|p=95|url=https://books.google.it/books?id=nN4XAQAAIAAJ&q=This+last+visit+was+with+Ottavio+Rinuccini+and+Giulio+Caccini+“+per+goder+delle+maschere+,+musiche+,+et+nozze&dq=This+last+visit+was+with+Ottavio+Rinuccini+and+Giulio+Caccini+“+per+goder+delle+maschere+,+musiche+,+et+nozze&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwicg__K7OnwAhWZhv0HHUO8B5wQ6AEwAHoECAgQAw|titolo=Music, Patronage and Printing in Late Renaissance Florence|volume=682|autore=Tim Carter|editore=Ashgate|anno=2000|isbn=978-08-60-78817-1}}</ref> Tuttavia, il principe mostrò più interesse per l'abilità strumentale e vocale, polifonica e cromatica di Luzzaschi, che verso gli iniziatori del [[melodramma]], membri della grande accademia fiorentina, dove la monodia accompagnata trionfava.<ref name="deu69">{{cita|Deutsch (2010)|p. 69}}.</ref>
Infatti, Luzzasco Luzzaschi di certo influenzò Gesualdo nella maniera «espressionista» dei suoi madrigali, almeno quelli del ''Quarto libro''. A Ferrara aveva sede pure il famoso [[Canto delle dame]], un piccolo consesso di musiciste che eseguiva concerti presso la corte e per cui anche il principe compose diversi brani. In particolare, Carlo Gesualdo ammirò quel modo così diverso di cantare, i virtuosismi, l'abilità nel far intendere appieno le parole e il loro repertorio di musiche, scritte in larga misura da Luzzaschi, non più destinate solo al «diletto» riservato delle esecutrici, bensì al piacere dell'ascolto da parte di un pubblico vasto e competente.<ref>{{cita|Granese e Sisto (2019)|p. 110}}.</ref> Il 25 giugno 1594, Fontanelli lo testimonia in una lettera al duca Alfonso II:
{{citazione|[Gesualdo ha] di già composto cinque o sei madrigali artificiosissimi, un motteto, un'aria et ridotto a buon segno un dialogo a trè soprani fatto, credo io, per coteste signore.<ref>{{cita|Newcomb (1968)|p. 426}}.</ref>}}
Gesualdo non pubblicò però nessuna aria o dialogo per questi tre [[soprano|soprani]]. Apparentemente, il compositore voleva limitare le pubblicazioni ai soli brani che riteneva degni di essere resi pubblici, lasciando per sé le composizioni più modeste.<ref name="deu75"/>
Mentre si trovava a [[Venezia]], nel 1595, espresse anche il desiderio di incontrare [[Giovanni Gabrieli]].<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 73-74}}.</ref> Fontanelli fa un commento interessante al riguardo:
{{citazione|Non è ancora riuscito a vedere Giovanni Gabrieli, l'organista di [[Basilica di San Marco|San Marco]], ma gli tende così tante trappole che alla fine riuscirà nel suo intento e non se ne andrà con disappunto. Padre Costanza Porta [un altro famoso compositore e teorico dell'epoca] era qui. Fu subito invitato, ma stava per partire per Padova. Buon per lui!<ref>{{cita|Newcomb (1968)|p. 424}}.</ref>}}
Palesemente, Gesualdo aveva uno stretto rapporto con la comunità musicale del tempo, in virtù della sua doppia identità di principe e compositore.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 74}}.</ref> L'atteggiamento generalmente adottato dai musicisti professionisti giustifica alcune delle sue scelte come compositore.
== Ascendenza ==
<div align="center">
{{Ascendenza
| 1 = Carlo Gesualdo<ref>{{cita web|url=https://gw.geneanet.org/frebault?lang=en&pz=henri&nz=frebault&m=A&p=carlo&n=gesualdo&siblings=on¬es=on&t=T&v=6&image=on&marriage=on&full=on|accesso=31 maggio 2021|titolo=Albero genealogico di Carlo Gesualdo}}</ref>
| 2 = [[Fabrizio Gesualdo|Fabrizio II Gesualdo]]
| 4 = [[Luigi IV Gesualdo]]
| 8 = Fabrizio I Gesualdo
|16 = [[Luigi III Gesualdo]]
|17 = Giovanna Sanseverino
| 9 = Sveva Caracciolo
|18 = Troiano II Caracciolo
|19 = Ippolita Sanseverino
|10 = Alfonso Ferrillo
|11 = [[Maria Balsa]]
|12 = Federico Borromeo
|13 = Veronica Visconti
|14 = Bernardino Medici
|15 = Cecilia Serbelloni
| 5 = Isabella Ferrillo
| 3 = Geronima Borromeo
| 6 = Giberto II Borromeo
|20 = Giacomo Alfonso Ferrillo
|21 = Maria Anna Rossi
|22 = [[Vlad III di Valacchia]] ?
|23 = [[Angelina Arianit Komneni]] ?
|24 = [[Giberto Borromeo (politico)|Giberto Borromeo]]
|25 = [[Maddalena d'Hohenzollern|Maddalena di Brandeburgo]]
|26 = Galeazzo Visconti
|27 = Antonia Mauruzzi
|28 = Gian Jacopo Medici
|29 = Clara Rajnoldi
| 7 = Margherita Medici
|30 = Giovanni Gabriele Serbelloni
|31 = Caterina Seroldini
}}
</div>
== Critica musicale ==
=== XVII secolo: l'elogio dei contemporanei ===
I madrigali del principe di Venosa furono naturalmente eseguiti anche alla sua corte, con la partecipazione dei migliori artisti che Gesualdo poté riunire e che apprezzavano la presenza di un tale [[Mecenatismo|mecenate]].<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 65-67}}.</ref> Nel suo trattato ''Della prattica musica vocale e strumentale'' del 1601, [[Scipione Cerreto]] dipinge un ritratto così lusinghiero del compositore che ne diventa quasi sospettosa la sincerità:
{{citazione|Il principe è un raro suonatore di molti strumenti e del liuto in special modo. Nelle composizioni è superiore a tutti i musici suoi contemporanei. Tiene a sue spese molti suonatori e compositori e cantanti. Se questo signore fosse vissuto all'epoca dei Greci, gli avrebbero fatto una statua di marmo e d'oro.<ref>{{cita|Vaccaro (1989)|p. 114}}.</ref>}}
Le testimonianze dei parenti di Gesualdo non sempre forniscono pareri simili al riguardo: Fontanelli si limita a scrivere che appare chiara la grandezza della sua vena artistica.<ref name="pir308"/><ref name="mis48"/> Il poeta Ridolfo Arlotti fornisce nel 1601 un'ironica descrizione delle serate musicali al castello di Gesualdo in una lettera al cardinale [[Alessandro d'Este (cardinale)|Alessandro d'Este]]:
{{citazione|Livio Zabarella che non si commosse punto, quasi che egli avesse ascoltato Magagno et Begotto cantar le loro sciocche Pavane. Ma il sig. Baldassarre Paolucci che sa l'usanza di quel paese et l'osservava, finse di volersi dare delle pugnalate e precipitarsi da fenestroni.<ref>{{cita|Vaccaro (1982)|p. 151}}.</ref>}}
[[File:Gesualdo Madrigali a sei voci.jpg|miniatura|''Madrigali a sei voci'', edizione originale del 1626: ben visibile al centro lo stemma dei Gesualdo e degli Este]]
Il numero di ristampe dei libri di madrigali di Gesualdo basterebbe ad attestare che il pubblico apprezzava la sua musica, cosa che vale per tutti i madrigali: vi furono più di cinque ristampe del ''Primo libro'' dal 1603 al 1617 e quattro ristampe del ''Secondo'', del ''Terzo'' e del ''Quarto'' fino al 1619.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 156-161}}.</ref> Nello stesso anno della morte del principe (il 1613), era in preparazione un'edizione completa dei sei libri, sotto la direzione di [[Simone Molinaro]].<ref name="gh8485">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 84-85}}.</ref> Questa venne stampata a [[Genova]] ("Fatica di Simone Molinaro maestro di capella nel duomo di Genova") come ''Partitura delli sei libri de' madrigali a cinque voci'', anche se non si sa se autorizzata dall'autore prima della morte, ma di certo esempio rarissimo per l'epoca di una raccolta di polifonia vocale in partitura.<ref name="gh8485"/> Nel 1626 apparve un unico "libro di madrigali" a sei voci e, per un signore senza discendenti da onorare o lusingare, la diffusione dell'opera in Italia ed Europa si rivelò un riconoscimento ulteriore delle sue qualità di musicista.<ref name="gh87"/>
È significativo trovare la sua influenza sulle opere dei compositori napoletani, ovvero coevi come Giovanni de Macque, [[Pomponio Nenna]] e [[Scipione Dentice]], e su quelli della successiva generazione come [[Sigismondo d'India]], Giacomo Tropea, Crescenzio Salzilli, [[Scipione Lacorcia]], [[Antonio Cifra]], [[Michelangelo Rossi]], nonché su [[Girolamo Frescobaldi]], i quali cercarono di estendere la ricerca espressiva di Gesualdo nel senso del cromatismo.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|pp. 114, 124}}.</ref><ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 350}}.</ref>
I teorici della musica non avevano mancato, come [[Adriano Banchieri]], di salutare la maestria del compositore, affiancandolo a Claudio Monteverdi per la forza espressiva dei contenuti.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=wP8aAAAAYAAJ&pg=PA77|p=77|titolo=Catalogo della biblioteca del Liceo musicale di Bologna|autore=Biblioteca musicale "G.B. Martini"|città=Bologna|editore=Libreria Romagnoli dall'Acqua|anno=1893}}</ref><ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=5h3sw0l1nRMC&pg=PA153|p=153|titolo=Monteverdi|autore=Paolo Fabbri|editore=EDT srl|anno=1985|isbn=978-88-70-63035-0}}</ref> [[Pietro Della Valle]], nel suo trattato ''Della musica dell'età nostra'' (1640), gli rende un magnifico tributo postumo, raddoppiato da una raffinata analisi musicale:
{{citazione|Le regole dell'arte bisogna ben saperle per far bene; ma che sa poco assai chi non sa o non ardisce talvolta a luogo e tempo in buon modo trasgredirle per far meglio. [...] I primi che in Italia abbiano seguitato lodevolmente questa strada (canto espressivo) sono stati il Principe di Venosa, che diede forse luce a tutti gli altri nel cantare affettuoso, Claudio Monteverdi e [[Jacopo Peri]].<ref>{{cita|Solerti (1980)|p. 153}}.</ref>}}
Le frequenti esecuzioni romane di madrigali di Gesualdo presso i [[Barberini]] e, più tardi, alla corte di [[Cristina di Svezia]] o la presenza di composizioni in archivi romani come quello dei [[Doria Pamphili]] non appaiono gli unici esempi rintracciabili di esecuzione negli anni successivi. La fama di Gesualdo continuò a varcare i confini dell'odierna Italia anche dopo la sua morte: il compositore è menzionato in termini elogiativi in ''The Compleat Gentleman'' di Henry Peacham, pubblicato a [[Londra]] nel 1622.<ref name="gh89">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 89}}.</ref> Nel 1638, il poeta inglese [[John Milton]] acquisì una collezione di madrigali provenienti da Venezia dei migliori maestri italiani dell'epoca (ovvero Luca Marenzio, Claudio Monteverdi, [[Orazio Vecchi]], Antonio Cifra, il principe di Venosa e pochi altri).<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 9}}.</ref>
A [[Dresda]], [[Heinrich Schütz]] richiese nel 1632 che gli venissero inviate copie dei madrigali del principe di Venosa e dei suoi epigoni napoletani per studiarli.<ref>{{cita|Morrier (2003)|p. 113}}.</ref> Nel 1650, nel suo trattato ''[[Musurgia universalis|Musurgia universalis, sive ars magna consoni et dissoni]]'', [[Athanasius Kircher]] considera Gesualdo come «universalmente riconosciuto per essere stato il primo a portare l'arte della musica all'attuale livello di eccellenza, e la cui memoria è circondata dall'ammirazione e dal rispetto per tutti i musicisti».<ref name="gh89"/> Il musicologo inglese [[John Hawkins (autore)|John Hawkins]] fa eco a questa lode nel suo ''History of music'', pubblicato nel 1776. [[Peter Warlock|Philip Heseltine]] ritiene, tuttavia, che Hawkins aveva solo una conoscenza molto superficiale dell'opera di Gesualdo, ma cita i primi due madrigali del ''Secondo libro'' con riferimento al plauso di Kircher.<ref name="gh90">{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 90}}.</ref>
=== XVIII secolo: il periodo classico ===
[[File:Charles Burney.jpg|miniatura|sinistra|[[Charles Burney]], olio su tela di [[Joshua Reynolds]], 1781]]
La rivoluzione armonica apportata da [[Jean-Philippe Rameau]], l'avvento della tonalità e del [[temperamento equabile]] grazie a [[Johann Sebastian Bach]] oscurarono, per un certo periodo, la comprensione dell'estetica polifonica «espressiva», modale e cromatica. I madrigali del Gesualdo e il loro spirito di ricerca e persino di trasgressione non avevano più motivo di essere citati al tempo di [[Franz Joseph Haydn]] e [[Wolfgang Amadeus Mozart]], dove le dissonanze facevano solo timide apparenze e dove le progressioni armoniche erano fissate secondo rigide [[Cadenza|cadenze]].<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 116|citazione=Il linguaggio musicale degli ultimi madrigali di Gesualdo si basa interamente su un'estrema tensione tra norma e trasgressione}}.</ref>
In un primo momento, la debole diffusione della musica religiosa di Gesualdo spinse a una lettura generalmente poco entusiastica delle sue fatiche.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 137}}.</ref> Una prima eccezione però si rintraccia nel XVII secolo, con [[Giovanni Battista Doni]] che affermava, nella sua ''Appendice a' trattati di musica'', che «il principe di Venosa (che era nato propriamente per la Musica e con l'espressione del canto, poteva vestire a suo talento qualsivoglia concetto) non attese mai, che si sappia, a [[Canone (musica)|Canoni]] e simili Componimenti laboriosi. Tale dunque bisognerebbe, che fosse il genio del buon compositore».<ref>{{cita|Watkins (1991)|p. 246}}.</ref><ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=omeVDwAAQBAJ&pg=PA238|p=238|titolo=Trattato della musica scenica|autore=[[Giovanni Battista Doni]]|editore=NeoClassica|anno=2018|isbn=978-88-93-74024-1}}</ref> Alla fine dell'[[Illuminismo]], anche [[Giovanni Battista Martini]] si esprimeva in toni positivi, sostenendo che lo stile di Gesualdo abbondava di ogni tipo di raffinatezza nell'arte musicale.<ref name="gh90"/>
Il musicologo inglese [[Charles Burney]], dal canto suo, rintraccia invece nei lavori del principe-compositore «non la minima regolarità del disegno melodico, del fraseggio o del ritmo, e niente di notevole nei suoi madrigali se non una successione di modulazioni contro i princìpi, che testimoniano il perpetuo imbarazzo e la mancanza di esperienza di un musicista dilettante».<ref name="bur218219">{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=Z-lCAAAAcAAJ&pg=PA218|pp=218-219|titolo=A General History of Music: From the Earliest Ages to the Present Period|volume=3|autore=[[Charles Burney]]|edizione=2|anno=1789}}</ref> Nella sua ''Histoire générale de la Musique'' (1776), considera il madrigale ''Moro, lasso! al mio duolo'' come un caratteristico esempio del suo stile: aspro, scarno e pieno di modulazioni lascive, «veramente ripugnante secondo le regole di transizione ormai consolidate, ma anche estremamente scioccante e fastidioso per le orecchie».<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 137}}.</ref> Gli elementi del contrappunto gesualdiano, in particolare, gli appaiono ingestibili e introdotti senza alcun discernimento su consonanze o dissonanze, sulle battute forti o deboli della misura, a tal punto che, quando la melodia viene eseguita, c'è più confusione nell'effetto complessivo che nella musica di qualsiasi compositore di madrigali di cui io conosca le opere. [...] Il «''celebrated and illustrious Dilettante''» sembra meritare altrettanti pochi elogi per le sue espressioni linguistiche, per le quali fu celebrato da Giovanni Battista Doni, quanto per il suo contrappunto.<ref name="bur218219"/>
Oltre ai pareri sopra esposti, più di un critico tra il XVIII secolo e la metà del Novecento ha considerato gli ultimi madrigali del Gesualdo «nient'altro che una massa di mostruosità senza testa né coda».<ref name="deu117">{{cita|Deutsch (2010)|p. 117}}.</ref><ref>{{cita|Watkins (1991)|pp. 367-370}}.</ref> Gesualdo non è menzionato nella ''Oxford History of Music'' compilata da [[Hubert Parry]], ma solo nell'edizione del ''[[Grove Dictionary of Music and Musicians]]'', la cui realizzazione venne supervisionata da Reginald Lane Poole.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 79}}.</ref> Leggere le sue partiture attraverso l'unico prisma della tonalità è stato essenziale per molto tempo per stigmatizzare il principe di Venosa come un «eccentrico dilettante», mentre l'eminente musicologo [[Alfred Einstein]] evocava la sensazione di «mal di mare» che l'ascolto dei madrigali di Gesualdo suscitava in lui.<ref>{{cita|Morrier (2003)|p. 45}}.</ref><ref name="Deutsch (2010) p. 8">{{cita|Deutsch (2010)|p. 8}}.</ref>
=== XIX secolo: la rivalutazione in epoca romantica ===
[[File:Francois joseph fetis.jpg|miniatura|upright=0.8|[[François-Joseph Fétis]]]]
Gli attacchi di [[Charles Burney]] contro i madrigali del Principe di Venosa trovano risposta con [[François-Joseph Fétis]], che difende punto per punto lo stile del principe:<ref>{{cita|Morrier (2003)|p. 114}}.</ref><ref>{{cita|Mioli (2006)|p. 169}}.</ref>
{{citazione|Qualche autore ha pronunziato contro Gesualdo giudizio severo ed ingiusto, accusando le sue composizioni come mancanti di melodia, maldisposte nelle parti, e piene d'incertezza ed imbarazzo; ma se invece avesse esaminato lo scopo delle scene da lui musicate, e vi avesse consano criterio scorto il principio di una riforma, che poscia divenne gigante, avrebbe, senza dubbio, dato anche lui a Venosa il posto che nell'arte gli spetta.<ref name="mio170">{{cita|Mioli (2006)|p. 170}}.</ref>}}
Fétis ritiene inoltre che «il sistema di successioni tonali impiegato da Gesualdo non è la [[modulazione (musica)|vera modulazione]], perché l'elemento armonico della sequenza di toni non esisteva ancora quando questi partorì le sue opere».<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|pp. 122-123}}.</ref> Ciononostante, proprio queste proprietà fanno parte del suo pensiero, e Burney sbagliava a giudicarle secondo «criteri di epoca successiva», aggiungendo in conclusione: «è nel pathos che l'autore si distingue, e non si può negare che in questo genere sia superiore ai suoi contemporanei. Se avesse conosciuto l'accento passionale che risiede solo nell'armonia dissonante che costituisce la tonalità moderna, c'è ragione di credere che avrebbe prodotto modelli di espressione drammatica».<ref name="mio170"/>
Denis Morrier conferma il giudizio secondo cui Gesualdo appare come un «genio straordinario». Le normali regole di tonalità non possono spiegare la sua musica. Quelle della musica modale e del contrappunto rivelano un autore rispettoso di certe tradizioni, che il XIX secolo transalpino riscoprì grazie all'insegnamento di [[Louis Niedermeyer]].<ref>{{cita|Morrier (2003)|p. 115}}.</ref> In un passaggio dei suoi melodrammi, [[Gaetano Donizetti]] lo definisce «madrigalista straordinario».<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=xM8YAQAAIAAJ&q=ed+ecco+Carlo+Gesualdo+principe+di+Venosa+,+madrigalista+straordinario+ma+anche+uxoricida&dq=ed+ecco+Carlo+Gesualdo+principe+di+Venosa+,+madrigalista+straordinario+ma+anche+uxoricida&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjdrOijrunwAhU6_7sIHUqkCmAQ6AEwAHoECAMQAw|p=10|titolo=Donizetti: 70 melodrammi|autore=Piero Mioli|editore=Eda|anno=1988}}</ref>
Allo stesso tempo, certa audacia del linguaggio gesualdiano trova eco nella generazione dei grandi musicisti romantici, [[Hector Berlioz]] in particolare, «uno dei primissimi musicisti della storia ad espandere il sistema tonale integrando le vecchie tradizioni».<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=VcFNCmx7OQkC&pg=PA214|lingua=fr|p=214|titolo=Composition et perception|autore=[[Università di Ginevra]]|editore=L'age d'homme|anno=1989|isbn=978-28-25-13252-4}}</ref> [[Romain Rolland]] osserva che «le sue melodie si conformano all'emozione, al punto da rendere il minimo brivido della carne e dell'anima, con alternanza vigorosa impasto e un sottile modellismo, con una grandiosa brutalità di modulazioni e un cromatico intenso e bruciante, con impalpabili degradazioni di ombre e luci, impercettibili brividi di pensiero, come onde nervose che percorrono tutto il corpo».<ref name="rol897899"/> Come fa notare [[Camille Saint-Saëns]], si tratta di «una rappresentazione artistica di un'[[iperestesia]] unica, che non si accontenta della tonalità moderna, ma ricorre ad antiche consuetudini, ribellandosi all'enarmonia che regna sulla musica dai tempi di Johann Sebastian Bach, e che forse è un'eresia, destinata a scomparire».<ref name="rol897899">{{cita libro|lingua=fr|url=https://books.google.it/books?id=JpS-DgAAQBAJ&pg=PT897|pp=897-899|titolo=Romain Rolland - Oeuvres: Classicompilé n° 87|autore=[[Romain Rolland]]|edizione=2|editore=lci-eBooks|anno=2017|isbn=978-23-76-81013-1}}</ref>
Concentrandosi sull'espressione musicale delle passioni, allontanandosi dalla «giusta misura» (''mediocritas'') e il «buon gusto» classico definito severamente da Charles Burney, la musica di Gesualdo appare d'incanto sorprendentemente moderna.<ref name="gh78"/><ref name="deu117"/> Il musicologo inglese [[Peter Warlock]], basandosi sul principio per cui «l'armonia», in linea teorica, «è una questione d'istinto», afferma una continuità tra Gesualdo e alcuni compositori del XIX e del XX secolo: «Gesualdo, come Berlioz, [[Modest Petrovič Musorgskij|Musorgskij]], [[Frederick Delius|Delius]] e altri compositori istintivi, si sono sempre preoccupati di mantenere una propria espressione personale».<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 119}}.</ref>
=== XX secolo: la risurrezione ===
==== Seconda leggenda nera ====
[[File:Gesualdo musician and murderer.PNG|miniatura|sinistra|upright=0.8|Frontespizio dell'edizione originale di ''Carlo Gesualdo, prince of Venosa, musician and murderer'' di Cecil Gray e Philip Heseltine]]
Anche se il compositore [[Charles Koechlin]] cita come esempio i madrigali «molto curiosi [e] con una libertà tonale più ardita» nel suo ''Trattato sull'armonia'' del 1926, la riscoperta del compositore è legata, all'inizio, non alla sua musica, ma alla sua reputazione.<ref>{{cita|Piccardi (1974)|p. 176}}.</ref> Secondo Catherine Deutsch, siccome l'adulterio cominciava a essere visto con più clemenza nelle società moderne, la colpa del compositore cambia volto. Da principe tirannico, colpito dalla punizione divina, Gesualdo diventa il musicista assassino, il sanguinario torturato dalla coscienza e dallo spettro della prima moglie.<ref name="deu150"/>
Nel 1926, Cecil Gray e Philip Heseltine pubblicarono la prima opera dedicata quasi interamente a questa nuova "leggenda nera" del Gesualdo. Tutta la seconda parte di questo studio, intitolata ''Carlo Gesualdo consider as a Murderer'', offre un'analisi psicologica del principe dal punto di vista de ''[[L'assassinio come una delle belle arti]]'' di [[Thomas de Quincey]] (1854).<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 63, 74}}.</ref> Allo stesso tempo, i musicologi associano sistematicamente le stranezze armoniche dei madrigali che studiano a qualche trauma legato all'assassinio di Maria d'Avalos, dove i contemporanei del principe vedevano un paradosso:<ref>{{cita|Cogliano (2006)|pp. 117, 168}}.</ref>
{{citazione|Stravagante ricompensa ch'avendo il principe con la melodia e soavità del suo canto e del suono recato agli astanti ammiratione e contento, ricevess'egli all'incontro nell'interne sue angoscie ristoro e quiete da fierissime battiture.<ref name="cog120"/>}}
La terza sezione di questo studio, dedicata a Gesualdo come compositore, ha avuto un impatto immenso sui musicisti. Dall'inizio degli anni Trenta, alcuni dei suoi madrigali furono eseguiti in [[Terza Repubblica (Francia)|Francia]] sotto la direzione di [[Nadia Boulanger]], in [[Italia]] sotto [[Luigi Dallapiccola]], in [[Repubblica di Weimar|Germania]] sotto [[Paul Hindemith]] e di lì fino agli [[Stati Uniti d'America|USA]], dove [[Igor' Fëdorovič Stravinskij]] prese notizia del compositore e si recò personalmente in visita a Gesualdo, in Irpinia, e alla sua tomba a Napoli, per ammirare i luoghi in cui visse l'aristocratico.<ref>{{cita|Watkins (2010)|pp. 207-211}}.</ref><ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=6Ws1DQAAQBAJ&pg=PT98|p=98|titolo=Misteri e segreti dei quartieri di Napoli|autore=Marco Perillo|editore=Newton Compton Editori|anno=2016|isbn=978-88-54-19904-0}}</ref> Nel 1939, Tibor Serly
realizzò a [[Budapest]] una versione del madrigale ''Dolcissima mia vita'', nº 4 del ''Quinto libro dei madrigali'', per [[orchestra d'archi]].<ref name="wat308">{{cita|Watkins (2010)|p. 308}}.</ref>
[[Virgil Thomson]], in [[Gran Bretagna]], e [[Aldous Huxley]], [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], divennero i portavoce del principe compositore.<ref name="wat208209">{{cita|Watkins (2010)|pp. 208-209}}.</ref> Da quel momento in poi, come ha asserito Glenn Watkins, la fama è aumentata a dismisura. L'interesse di Stravinskij e Huxley, in virtù della loro autorità, spronò il compositore [[Ernst Křenek]] a scrivere a [[Robert Craft]] alla fine del [[1950]]:
{{citazione|Se Gesualdo fosse stato preso sul serio ai suoi tempi come lo è oggi, la storia della musica avrebbe seguito un viaggio completamente diverso.<ref name="wat208209"/>}}
==== Dopo il 1950: la "febbre Gesualdo" ====
[[File:Robert Craft Gesualdo Madrigalists.PNG|miniatura|upright=1.2|[[Robert Craft]] e i ''Madrigalisti del Gesualdo'' negli anni Cinquanta: tra questi, [[Marilyn Horne]] è quella a sinistra]]
Le opinioni su Gesualdo sono cambiate notevolmente dalla riscoperta e diffusione del suo lavoro nel Novecento, principalmente grazie all'edizione moderna della totalità dei madrigali di Wilhelm Weismann e Glenn Watkins, seguito da un'edizione italiana «perfetta» di [[Ildebrando Pizzetti]].<ref>{{cita|Goléa (1977)|p. 520}}.</ref> Da compositore marginale e sbilanciato, la cui musica sembrava destinata all'oblio, Gesualdo appare da allora un visionario per storici e critici musicali, il primo, diversi secoli in anticipo rispetto a [[Hector Berlioz]], [[Richard Wagner]] e ai post-romantici, a fare ampio uso di [[Scala cromatica|scale cromatiche]] espressive e inaspettate [[Modulazione (musica)|modulazioni]], rivelandosi in più un precursore della [[musica moderna]] per il suo uso di contrasti estremi e interruzioni dinamiche originali.<ref>{{cita|Deutsch (2010)|p. 117|citazione=Gesualdo rischia la combinazione di estremi: la classica giustapposizione tra sezioni lente e sezioni animate diventa molto più nitida nei suoi lavori}}.</ref>
È per questo motivo che alcuni compositori del XX secolo gli hanno reso omaggio. In ''The Gesualdo Hex'', pubblicato nel 2010, Glenn Watkins osserva lo scoppio di una vera "febbre" per il campano-lucano dai primi anni Sessanta, che si traduce in un gran numero di opere adattate o ispirate dal compositore.<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 232}}.</ref> Lo studio elenca più di ottanta lavori, tra i quali figurano tra i più rilevanti:<ref>{{cita|Watkins (2010)|pp. 305-308}}.</ref>
* Il ''[[Monumentum pro Gesualdo da Venosa ad CD Annum|Monumentum pro Gesualdo]]'' di Stravinskij (1960), basato su tre madrigali del Gesualdo riscritti per un particolare organico di orchestra da camera in commemorazione del quarto centenario della nascita del musicista;<ref>{{cita web|url=http://brahms.ircam.fr/works/work/12222/|titolo=Monumentum pro Gesualdo da Venosa ad CD annum|accesso=25 maggio 2021}}</ref><ref group="nota">Composto nel 1960, la partitura specifica commemora il 400º anniversario della nascita del compositore, allora ritenuto nato nel 1560.</ref>
* ''Tenebrae Super Gesualdo'' di [[Peter Maxwell Davies]] (1972), per [[mezzosoprano]] e orchestra strumentale, dopo il mottetto ''O vos Omnes'' delle ''[[Tenebrae Responsoria]]'';<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 213}}.</ref>
* Il ''Renaissance Concerto'' di [[Lukas Foss]] (1976), per [[flauto]] e orchestra, presentato come «commento alla musica di Gesualdo, Claudio Monteverdi e [[Jean-Philippe Rameau]]»;<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 306}}.</ref>
* ''Drei Madrigalkomödien'' di [[Peter Eötvös]] (1970-1990), riprende il poema dal madrigale ''Moro lasso! al mio duolo'': il compositore ungherese riconosce un debito personale nei confronti di Gesualdo per il suo sviluppo artistico nel campo della musica vocale;<ref>{{cita web|accesso=26 maggio 2021|url=http://brahms.ircam.fr/works/work/21526/|titolo=Drei Madrigalkomödien}}</ref><ref>{{cita|Watkins (2010)|pp. 215-216}}.</ref>
* ''String Quartet'' nº 4 di [[Matthias Pintscher]] (1992), intitolato ''Ritratto di Gesualdo'';<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 218}}.</ref>
* ''Tenebre'' di Scott Glasgow (1997), per [[orchestra d'archi]];
* ''Carlo'' (1997), per orchestra d'archi e [[nastro magnetico]] del compositore australiano [[Brett Dean]], che copre le prime battute di ''Moro lasso! al mio duolo'';<ref name="wat217">{{cita|Watkins (2010)|p. 217}}.</ref>
* ''Le voci sottovetro, elaborazioni da Carlo Gesualdo di Venosa'' di [[Salvatore Sciarrino]] (1998) per mezzosoprano e orchestra strumentale, dopo due madrigali dal ''Quinto'' e ''Sesto'' libro e due brani di musica strumentale di Gesualdo;<ref>{{cita web|url=http://brahms.ircam.fr/works/work/11994/|accesso=26 maggio 2021|titolo=Le voci sottovetro}}</ref><ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 227}}.</ref>
* ''Gesualdo'' (1998), dell'arrangiatore Corrado Guarino e del sassofonista livornese [[Tino Tracanna]], i quali hanno dedicato un CD pubblicato per la Splas(h) in cui sono presenti alcune composizioni del I, IV e VI libro;<ref>{{cita web|accesso=26 maggio 2022|url=https://jazzos.com/detail0.php?prod=H677|titolo=Gesualdo}}</ref>
* ''In iij noct.'' (terzo [[quartetto d'archi]]) di [[Georg Friedrich Haas]] (2001), dove il compositore austriaco chiede agli strumentisti di accordarsi secondo la [[scala cromatica]] in uso alla corte di Ferrara, e cita il mottetto ''Eram quasi agnus innocens'' del ''Tenebrae Responsoria'';<ref name="wat307">{{cita|Watkins (2010)|p. 307}}.</ref><ref>{{cita web|accesso=26 maggio 2021|url=http://brahms.ircam.fr/works/work/20542/|titolo=In iij noct.}}</ref>
* ''Palimpseste'' di [[Marc-André Dalbavie]] (2002-2005) per flauto, [[clarinetto]], [[pianoforte]] e [[trio d'archi]], che coinvolge il madrigale ''Beltà, poi che t'assenti'' dal ''Sesto libro'' in modo che «quando lo si suona a lungo, non causa più lo stesso effetto, ma diventa un supporto strutturale»;<ref name="mad">{{cita web|accesso=27 maggio 2021|url=https://www.rodoni.ch/GESUALDO/index.html|titolo=Gesualdo|autore=Marc-André Dalbavie}}</ref><ref>
{{cita web|accesso=26 maggio 2021|url=http://brahms.ircam.fr/works/work/18152/|titolo=Palimpsest}}</ref>
* ''Vigilia'' di [[Wolfgang Rihm]] (2006), sei voci e orchestra strumentale;<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 346}}.</ref><ref>{{cita web|url=http://brahms.ircam.fr/works/work/20485/|accesso=26 maggio 2021|titolo=Vigilia}}</ref>
* ''Tenebrae'' di John Pickard (2008-2009);<ref>{{cita web|accesso=27 maggio 2021|url=https://bis.se/composer/pickard-john/john-pickard-tenebrae|titolo=John Pickard - Tenebrae|lingua=en|dataarchivio=27 maggio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210527141348/https://bis.se/composer/pickard-john/john-pickard-tenebrae|urlmorto=sì}}</ref>
* ''Gesualdo Variations'' (2010), dove il chitarrista e compositore David Chevallier fonde, sulla base di sei madrigali del ''Quinto'' e del ''Sesto'' libro, orchestra vocale, scrittura contemporanea e musica improvvisata per evocare «i madrigali immaginari del principe assassino»;<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 219}}.</ref>
* ''Original Soundtrack for Charles and Mary'' (2013), [[Bruno Tommaso]], uno dei maggiori jazzisti europei, ha composto una lunga suite di 13 brani ispirata alla vita e alle vicende di Gesualdo pubblicata in formato CD dalla Onyx di [[Matera]];<ref>{{cita web|url=https://www.allaboutjazz.com/original-soundtrack-from-charles-and-mary-giacomo-riggi-lucumi-productions-review-by-aaji-staff.php?width=414|accesso=26 maggio 2021|data=5 giugno 2013|titolo=Bruno Tommaso: Original Soundtrack From Charles And Mary}}</ref>
* ''L'Ombra della Croce'' di [[Erkki-Sven Tüür]] (2014), per orchestra d'archi, basato sul mottetto ''O crux benedicta'' dal Primo libro delle ''Sacrae Cantiones''.<ref>{{cita web|url=https://www.erkkisven.com/recordings/38/gesualdo-l-ombra-della-croce-psalmody|lingua=en|accesso=27 maggio 2021|titolo=Gesualdo|autore=[[Erkki-Sven Tüür]]}}</ref>
Nel campo della [[musica popolare]], [[Frank Zappa]] ammette di aver realizzato brani rifacendosi a quattro compositori: [[Edgard Varèse]], Gesualdo, Stravinskij e [[Conlon Nancarrow]].<ref name="wat308"/> [[Lalo Schifrin]] compone ''Variants on a Madrigal'' per orchestra, nel 1969, dopo ''Io pur respiro'' tratta dal ''Sesto libro dei madrigali''.<ref name="wat307"/> [[Franco Battiato]] ha dedicato una canzone al principe compositore nel suo album ''[[L'ombrello e la macchina da cucire]]'' nel 1995, dove, in pochi versi, ne riassume tutti gli aspetti della personalità:<ref>{{cita|Watkins (2010)|pp. 219-220}}.</ref>
{{citazione|I madrigali di Gesualdo,<br/>Principe di Venosa,<br/>
Musicista assassino della sposa —<br/>
Cosa importa?<br/>Scocca la sua nota, <br/>Dolce come rosa.}}
La cantautrice di [[rock alternativo]] inglese [[Anna Calvi]] ha affermato nel 2011 che Gesualdo «ha scritto nel XVI secolo una musica così progressiva e così estrema che nessuno è riuscito a ricreare il suo stile fino al Novecento», e lo cita come una grande fonte di ispirazione personale.<ref>{{cita web|url=https://www.ilsussidiario.net/news/musica-e-concerti/2014/1/11/anna-calvi-arriva-in-italia-la-nuova-regina-made-in-britain-lady-grinning-soul/457944/|accesso=26 maggio 2021|titolo=Anna Calvi: Arriva in Italia la nuova regina Made in Britain}}</ref>
=== XXI secolo: "avanguardia dal passato" ===
Per la generazione [[postmodernismo|postmoderna]], meno attaccata a criteri teorici e musicologici, la musica di Gesualdo ha un fascino particolare: l'originalità del suo linguaggio, meglio assimilato, è comunque riconoscibile sin dal primo ascolto. Le registrazioni su [[Compact disc|CD]], eseguite da gruppi vocali professionisti, consentono a un pubblico più ampio di giudicare la qualità dei madrigali e della musica religiosa.<ref name="Deutsch (2010) pp. 8-9" />
L'accessibilità dell'opera permette inoltre un approccio più raffinato alla sua originalità nel dominio armonico. Antoine Goléa intende in tal guisa «fugare un malinteso, intrattenuto con piacere da alcuni, che non avevano paura di vedere in Gesualdo un precursore del [[Scala cromatica|cromatismo]] [[Richard Wagner|wagneriano]], oltre che del cromatismo del XX secolo e della [[Atonalità|scrittura atonale]]». Egli aveva, sempre secondo il francese, saltato oltre tre secoli di necessaria evoluzione che, al tempo del Gesualdo e poi di Monteverdi, difficilmente possono essere considerati anche solo un'alba.<ref name="gol94">{{cita|Goléa (1977)|p. 94}}.</ref>
Opponendosi a quella che considera un'«eresia partigiana», Goléa offre una sottile analisi storica di «un cromatismo che distrugge la modalità per finire con la sensazione tonale».<ref name="gol95">{{cita|Goléa (1977)|p. 95}}.</ref> Ovviamente, non può già essere il cromatismo che distruggerà la tonalità per finire con l'indifferenza tonale dell'uguaglianza funzionale dei gradi della scala cromatica come inaugurato, più di tre secoli dopo, da [[Arnold Schönberg]]. Al contrario, il cromatismo di Gesualdo conduce dalla relativa indifferenza modale alla sensibilizzazione tonale.<ref name="gol94"/>
L'importanza di Gesualdo nella [[storia della musica]] diventa più chiara, allorché si stabiliscono i componenti della sua tecnica compositiva come elementi di passaggio tra sistemi armonici stabili, e spiegando l'instabilità del suo linguaggio in termini estetici:
{{citazione|I fautori del madrigale cromatico, come Gesualdo e Monteverdi, non devono essere percepiti come freddi teorici che erano anche sperimentatori preoccupati del futuro e dei mezzi migliori per stabilire la scrittura tonale. La loro invenzione era dettata solo da necessità espressive: il cromatismo appariva loro come un mezzo straordinariamente efficace per esacerbare l'espressione, e invero questo era il loro obiettivo. Gesualdo, affidando alla sua musica le sue segrete rivolte sensuali attraverso quelle che alcuni hanno chiamato stravaganze armoniche, creando un'impressione fisicamente insopportabile, e Monteverdi, esprimendo il suo dolore per la morte della moglie nel famoso ''[[L'Arianna|Lamento d'Arianna]]'', furono creatori che - secondo un'espressione felice - trovarono prima di aver cercato, praticarono prima di aver stabilito la cornice logica di ciò che sarebbe uscito dalla loro penna. E tale sarebbe il caso di Wagner, a metà del XIX secolo, quando, per identiche ragioni espressive, esasperò il cromatismo nel suo ''[[Tristano e Isotta (opera)|Tristano]]'', contribuendo così alla rottura della tonalità.<ref name="gol95"/>}}
D'altro canto, se la leggenda sopravvive intorno alla persona, i giudizi sul compositore e principe assassino si sono evoluti a mano a mano che i documenti dell'epoca sono diventati più accessibili.<ref name="deu151"/> La musica di Gesualdo si è avvicinata all'uomo di oggi, ma, quasi come in un paradosso, la sua figura è diventata stranamente più distante, quasi teatrale. È così che lo descrive indirettamente [[Aldous Huxley]] in ''[[Le porte della percezione]]'' (1954), il quale vedeva già in lui «un personaggio fantastico, degno di un melodramma di [[John Webster]]».<ref>{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=fSUhEAAAQBAJ&pg=PT28|p=28|titolo=The Doors of Perception|autore=[[Aldous Huxley]]|editore=Strelbytskyy Multimedia Publishing|anno=2021}}</ref><ref group="nota">Michel Grivelet presenta questi drammi come «grandi opere la cui atmosfera pesante e l'italianismo allucinatorio stigmatizzano un [[cinismo]], una disperazione, talvolta visti come sintomatici di un disordine morale che si era diffuso sotto il regno di [[Giacomo I d'Inghilterra]]. Lussuria, crudeltà e crimine regnavano supremi nelle corti principesche, dove persone corrotte fino al midollo stavano completando la loro stessa distruzione. Ad ogni modo, ciò che è acre e funereo nel temperamento drammatico di [[John Webster]] è, a suo dire, talvolta illuminato dalla grazia e dalla tenerezza»: [https://books.google.it/books?id=dNHWswEACAAJ&dq=William+Shakespeare+grivelet&hl=it&sa=X&redir_esc=y Grivelet (1995)], p. 340.</ref> Denis Morrier, che ha pubblicato nel 2003 il primo lavoro di analisi interamente dedicato a Gesualdo, nota che i suoi predecessori si sono trovati a lungo «confrontati con il dualismo di questo personaggio ai confini tra finzione e realtà»: le monografie pubblicate nel Novecento oscillavano infatti tra i generi di [[saggio]] e [[romanzo]].<ref>{{cita|Morrier (2003)|p. 10}}.</ref>
Gli studi sulla musica di Gesualdo hanno poi scavato gallerie più in profondità: il cromatismo dei madrigali del compositore e la sua tecnica di tensione e rottura diventano elementi di riferimento per i musicologi. Analizzando la struttura degli ''[[Études (Debussy)|Études]]'' di [[Claude Debussy]] (1915), composti da continuità e rotture costanti, André Boucourečliev segnala che [[Frédéric Chopin]] viene contraddetto in ogni momento.<ref>{{cita|Granese e Sisto (2019)|p. 199}}.</ref> Guardando al passato, bisogna intravedere qualche segnale simile in [[Ludwig van Beethoven|Beethoven]] o, ancor di più, in Gesualdo, principe della discontinuità continua.<ref>{{cita|Granese e Sisto (2019)|pp. 199-200}}.</ref>
Gesualdo si impone così in quest'ottica tra i grandi nomi della storia della musica classica occidentale, e della [[musica dell'Italia]] in particolare: il compositore [[Luigi Nono (compositore)|Luigi Nono]], sulla scia di questo concetto, lo annovera come «erede vivido e legato agli altri grandi maestri del Rinascimento della penisola, come ad esempio [[Giovanni Gabrieli]]».<ref>{{cita|Goléa (1977)|p. 809}}.</ref> Con toni invero molto elogiativi, Denis Morrier propone di intravedere nel principe di Venosa «un vero modello, un archetipo dell'artista maledetto che incarna l'avanguardia del passato».<ref>{{cita|Morrier (2003)|p. 8}}.</ref>
== Carlo Gesualdo nella cultura di massa ==
=== Opere musicali ===
Diverse opere sono state dedicate alla misteriosa e inquieta figura del compositore. La prima bozza di [[William Turner Walton]], avviata almeno sette anni prima che iniziasse a comporre ''[[Troilus and Cressida]]'' (1948-1954), doveva riprendere la biografia di Gesualdo. Tuttavia, il libretto, scritto in collaborazione con Cecil Gray, non andò oltre lo stadio di bozza.<ref name="wat224">{{cita|Watkins (2010)|p. 224}}.</ref> In seguito, anche [[David Diamond]] si impegnò a comporre un'opera su Gesualdo, senza però riuscirci.<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 225}}.</ref>
Tra le opere realizzate, le più notevoli sono le seguenti:
* ''Maria di Venosa'' di [[Francesco d'Avalos (musicista)|Francesco d'Avalos]] (1992), principe [[D'Avalos]] e lontano parente della prima moglie di Gesualdo;<ref name="wat224"/>
* ''Gesualdo'' di [[Al'fred Garrievič Šnitke]] (1994), basato su un opuscolo del tedesco Richard Bletschacher;<ref>{{cita|Watkins (2010)|pp. 225-226}}.</ref>
* ''Gesualdo'' di Franz Hummel (1996);<ref>{{cita|Watkins (2010)|pp. 229-230}}.</ref>
* ''Lamentationes sacrae et profanae ad responsoria Iesualdi'' di [[Klaus Huber]] (1997), «dove elementi drammatici si uniscono all'effetto di distanziamento»;<ref>{{cita web|url=http://brahms.ircam.fr/works/work/23421/|accesso=26 maggio 2021|titolo=Lamentationes Sacrae et Profanae ad Responsoria Iesualdi}}</ref><ref name="wat231">{{cita|Watkins (2010)|p. 231}}.</ref>
* ''The prince of Venosa'' di Scott Glasgow (1998);
* ''Luci mie traditrici'' di [[Salvatore Sciarrino]] (1998), su libretto del compositore tratto da ''Il tradimento per l'unore'' di [[Giacinto Andrea Cicognini]] (1664);<ref>{{cita web|accesso=26 maggio 2021|url=http://brahms.ircam.fr/works/work/19127/|titolo=Luci mie traditrici}}</ref>
* ''La terribile e spaventosa storia del Principe di Venosa e della bella Maria'' di Salvatore Sciarrino (1999), per l'[[Opera dei pupi]], su un libretto del compositore;<ref>{{cita web|accesso=26 maggio 2022|url=http://brahms.ircam.fr/works/work/19129/|titolo=La terribile e spaventosa storia del Principe di Venosa e della bella Maria}}</ref>
* ''Gesualdo'' di Bo Holten (2003);<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 229}}.</ref>
* ''Gesualdo considered as a murderer'' di [[Luca Francesconi (compositore)|Luca Francesconi]] (2004), su libretto di [[Vittorio Sermonti]], tratto da un saggio di Cecil Gray;<ref>{{cita web|accesso=26 maggio 2021|url=http://brahms.ircam.fr/works/work/18790/|titolo=Gesualdo considered as a murderer}}</ref>
* ''Gesualdo'' di [[Marc-André Dalbavie]] (2010), su libretto di Richard Millet.<ref name="mad"/>
Glenn Watkins riferisce di «un'opera intitolata ''Gesualdo'', di quindici minuti, a cura di [[Ian Rankin]], nel [[2008]]» e di un [[musical]] per il [[Broadway theatre|teatro di Broadway]], nel 2010, con nome ''Gesualdo, Prince of Pain'', «immediatamente adottato dall'[[Wiener Staatsoper|Opera di Vienna]], quando il lavoro di Schnittke fu ripreso».<ref name="wat231"/> Un [[balletto]] composto da [[Brett Dean]] nel 1998, intitolato ''One of a Kind'', include il madrigale ''Sparge la morte'' del ''Quarto libro dei madrigali''.<ref name="wat217"/>
[[Pino Daniele]], nell'album ''[[Medina (Pino Daniele)|Medina]]'' (2001) ha arrangiato e interpretato ''Ahi disperata vita'', madrigale a 5 voci dal terzo libro di madrigali di Gesualdo da Venosa.<ref>{{cita web|url=https://video.corrieredelmezzogiorno.corriere.it/ahi-disperata-vita-requiem-pino-daniele/0ef87172-96a7-11e4-bc3e-7560f396a78a|sito=[[Corriere del Mezzogiorno]]|accesso=1 dicembre 2021|titolo=«Ahi, disperata vita», requiem per Pino Daniele|autore=Natascia Festa|autore2=Mario Cafiero|data=10 gennaio 2015}}</ref>
A Gesualdo da Venosa è stato intitolato il Conservatorio Statale di [[Potenza (Italia)|Potenza]], così come il teatro comunale di [[Avellino]].<ref>{{cita web|url=http://www.conservatoriopotenza.it/|accesso=27 maggio 2021|titolo=Conservatorio di Venosa}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.teatrocarlogesualdo.it/|accesso=5 giugno 2021|titolo=Teatro Carlo Gesualdo|dataarchivio=5 giugno 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210605111610/https://www.teatrocarlogesualdo.it/|urlmorto=sì}}</ref>
=== Letteratura ===
Basandosi sulla storia di [[Pierre de Bourdeille]], [[Anatole France]] menziona l'omicidio della prima moglie di Gesualdo in ''Le Puits de Sainte-Claire'' nel 1875.<ref>{{cita|Gray e Heseltine (1926)|p. 34}}.</ref><ref>{{cita|Watkins (2010)|pp. 235-236}}.</ref> La vita del compositore è poi romanzata in ''Madrigál'' dello scrittore magiaro László Passuth (1968), il [[racconto]] ''Madrigal napolitain'' della raccolta ''Neapolitan Chronicles'' del 1984 di Jean-Noël Schifano e ''Il testimone nell'ombra'' di Michel Breitman (vincitore del [[prix des Deux Magots]] nel 1986).<ref name="Deutsch (2010) p. 8" /><ref name="mor9">{{cita|Morrier (2003)|p. 9}}.</ref> Denis Morrier conclude che «ancora oggi, don Carlo Gesualdo costituisce una [[Manna (Bibbia)|manna]] per i romanzieri in cerca d'ispirazione».<ref name="mor9"/>
Nel suo romanzo ''Tynset'', pubblicato nel 1965 e dedicato alla memoria della [[Shoah]], [[Wolfgang Hildesheimer]] evoca «una visita spettrale a Gesualdo sul letto di morte, circondato da fantasmi e [[progressione armonica|progressioni armoniche]] ''proibite''». Glenn Watkins loda questo passaggio, rivelando, «attraverso le qualità visionarie della scrittura del tedesco, una sorprendente conoscenza del dramma di Gesualdo e degli aspetti tecnici della sua musica».<ref name="wat236">{{cita|Watkins (2010)|p. 236}}.</ref>
Nel 1976, il drammaturgo inglese David Pownall mette in scena i fantasmi di Gesualdo e di Philip Heseltine in ''Music to kill by'' per affermare, di fronte alla critica musicale, che «tutto deve essere sperimentato nella musica».<ref name="wat236"/>
Nel 1980, [[Julio Cortázar]] ha scritto un racconto intitolato ''Clone'', inserito nella raccolta ''Queremos tanto a Glenda''<ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 349}}.</ref> in cui «un gruppo di madrigalisti sperimenta [[disturbo della personalità|disturbi della personalità]] nell'eseguire la musica di Gesualdo, oscuramente legata ai tragici eventi della sua vita, per poi tornare a un comportamento normale solo cambiando il repertorio con l{{'}}''[[Offerta musicale]]'' di Bach».<ref name="wat237">{{cita|Watkins (2010)|p. 237}}.</ref>
Nella sua raccolta di racconti ''Ritratto veneziano'', tradotta in italiano nel 1995, [[Gustaw Herling-Grudziński]] evoca un musicologo russo, affascinato dall'opera e dalla vita di Gesualdo al punto da innamorarsi della leggenda di questo genio tormentato («Un madrigale in lutto»).<ref name="wat237"/>
Nel suo romanzo ''La corsa all'abisso'', pubblicato nel 2003, [[Dominique Fernandez]] fa incontrare [[Caravaggio]], figura centrale dello scritto, con Carlo Gesualdo a Napoli.<ref name="fer397"/> Nello scritto si riferisce del timore anche solo di pronunciare il nome di Carlo Gesualdo, il cui fantasma sarebbe uscito esclusivamente di notte tranne che in occasione di una sera dell'anno, quella di [[Festa di san Martino|San Martino]] (11 novembre).<ref name="fer397">{{cita web|autore=Dominique Fernandez|url=http://www.tecalibri.info/F/FERNANDEZ-D_corsa.htm|accesso=26 maggio 2021|traduttore=Fabrizio Ascari|città=Napoli|editore=Colonnese|anno=2005|titolo=La corsa all'abisso|p=397}}</ref>
Nel 2019, lo scrittore [[Andrea Tarabbia]] pubblica il romanzo ''[[Madrigale senza suono]]'' per la casa editrice Bollati Boringhieri, nel quale immagina che Stravinskij abbia trovato un manoscritto del Seicento, redatto da un servitore di Gesualdo da Venosa, dove è raccontata la vita del musicista. Il romanzo è vincitore del Premio Campiello 2019.<ref>{{cita web|url=https://www.repubblica.it/robinson/2019/09/14/news/premio_campiello_2019_andrea_tarabbia_madrigale_senza_suono-236025839/|titolo=Andrea Tarabbia vince il premio Campiello con "Madrigale senza suono"|sito=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=14 settembre 2019}}</ref>
In ''Dans Répons de ténèbres: Carlo Gesualdo'', pubblicato nel 2020 e presentato come una «biografia immaginaria», Jean-Philippe Guye fa esprimere cinque personaggi, come le voci di un madrigale (un narratore testimone, tale ''Historicus'', il compositore e le sue due mogli, Maria d'Avalos e Leonora d'Este, nonché un'immaginaria contessa veneziana), in un viaggio che appare immerso nella musicologia, nel romanticismo e nella fantasia.<ref>{{cita web|accesso=26 maggio 2021|url=http://www.editions-delatour.com/en/511_guye-jean-philippe|titolo=Répons de ténèbres. Carlo Gesualdo|dataarchivio=24 maggio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210524170235/http://www.editions-delatour.com/en/511_guye-jean-philippe|urlmorto=sì}}</ref>
=== Cinema e televisione ===
''[[Gesualdo - Morte per cinque voci]]'' (titolo originale: ''Gesualdo - Tod für fünf Stimmen''), un [[docu-drama]] diretto da [[Werner Herzog]] per la [[ZDF]] nel 1995, rievoca la vita tormentata, la leggenda e l'opera visionaria del compositore in maniera più romanzata (mescolando le analisi di [[Alan Curtis (musicista)|Alan Curtis]] e Gerald Place alle testimonianze degli attuali abitanti di Napoli, Gesualdo, e discendenti delle famiglie coinvolte nell'omicidio di Maria d'Avalos, tra cui il principe [[Francesco d'Avalos (musicista)|Francesco d'Avalos]]) che storicamente corretta o rigorosa.<ref>{{cita web||sito=[[Internet Movie Database]]|accesso=26 maggio 2021|url=https://m.imdb.com/title/tt0114684/reference|titolo=Tod für fünf Stimmen}}</ref><ref>{{cita|Watkins (2010)|p. 234}}.</ref>
Nel 2009 il regista [[Luigi Di Gianni]] gli ha dedicato un film dal sapore documentaristico, ''Carlo Gesualdo. Appunti per un film'', girato nei luoghi in cui il principe visse e con la testimonianza del compositore e direttore d'orchestra Francesco d'Avalos, discendente di Maria, la moglie infedele.<ref>{{cita web|url=http://trasparenza.lucanafilmcommission.it/index.php?option=com_k2&view=item&task=download&id=38_423204e5619b60d24cef9d4bfe768680&Itemid=154|accesso=27 maggio 2021|p=3|titolo=Luigi di Gianni}}</ref>
Nel 2015 il regista e musicologo Francesco Leprino gli ha dedicato un docufilm, ''O dolorosa gioia'', in cui sono compendiati gli aspetti musicali e biografici, con la partecipazione di gruppi madrigalistici come Hilliard Ensemble, I solisti del madrigale, Ensemble De Labyrintho, e attori quali Carlo Cecchi e Pasquale D'Ascola (protagonista).<ref>{{cita web|url=http://www.gransole.net/gesualdo.html|accesso=16 novembre 2022|titolo=O dolorosa gioia}}</ref>
La vicenda personale di Carlo Gesualdo e la sua opera ''Se la mia Morte Brami'' vengono citate in una scena del film ''[[True Story (film)|True Story]]'' (2015) diretto da [[Rupert Goold]].<ref>{{cita web|url=https://plus.google.com/+OttopagineIt|accesso=15 settembre 2022|titolo=Luciano Trapanese}}</ref>
Nel 2017, Gonzalo López ha diretto ''Dolorosa Gioia'', un film incentrato sul matrimonio di Carlo Gesualdo con Maria d'Avalos.<ref>{{cita web|sito=[[Internet Movie Database]]|url=https://www.imdb.com/title/tt6259866/reference/?mode=desktop|accesso=26 maggio 2021|titolo=Dolorosa Gioia}}</ref> La trama si svolge nel presente con un approccio audace, raccontando la storia con pochi dialoghi, dando così particolare importanza alla musica.<ref>{{cita web|url=https://www.ilcineocchio.it/cinema/trailer-di-dolorosa-gioia/|accesso=1 dicembre 2021|titolo=Nel trailer di Dolorosa Gioia, la musica e il tradimento portano all'ossessione|data=5 marzo 2019}}</ref>
Nel 2019 il regista Roberto Aldorasi ha realizzato lo spettacolo intermediale ''In Flagrante Delicto - Gesualdo da Venosa, Principe dei musici'', con Marcello Prayer, su testo di Francesco Niccolini e musica di Alessandro Grego, presentato al Napoli Teatro Festival Italia diretto da [[Ruggero Cappuccio]], lavoro che ripropone poeticamente la vicenda umana e artistica di Gesualdo insieme alla ricomposizione elettronica di alcuni dei suoi madrigali.<ref>{{cita web|url=https://campaniateatrofestival.it/spettacolo/in-flagrante-delicto/|accesso=26 maggio 2021|titolo=In flagrante delicto}}</ref> Dallo spettacolo, nel 2020, Cue Press ha pubblicato il libro ''In Flagrante Delicto''.<ref>{{cita libro|url=https://www.ibs.it/in-flagrante-delicto-gesualdo-da-libro-francesco-niccolini-roberto-aldorasi/e/9788855101011|accesso=26 maggio 2021|titolo=In flagrante delicto. Gesualdo da Venosa. Principe dei Musici|autore=Francesco Niccolini|autore2=Roberto Aldorasi}}</ref>
== Note al testo ==
<references group="nota"/>
== Note bibliografiche ==
{{note strette}}
== Bibliografia ==
* Michele Zarrella ''Carlo Gesualdo i segni dell'uomo, i segni sei tempi, i segni del cielo'' Tipolitografia Ideal - Fontanarosa (AV), 2023, ISBN 979-12-210-4481-2
* {{cita libro|cid=Cogliano (2006)|titolo=Carlo Gesualdo, omicida fra storia e mito|autore=Annibale Cogliano|editore=Edizioni scientifiche italiane|anno=2006|isbn=978-88-495-1232-8}}
* {{cita libro|cid=Durante e Martellotti (1998)|autore=Elio Durante|autore2=Anna Martellotti|titolo=Le due «scelte» napoletane di Luzzascho Luzzaschi|città=Firenze|editore=S.P.E.S.|anno=1998}}
* {{cita libro|titolo=Il principe dei musici|autore=Giovanni Iudica|editore=Sellerio|anno=1993|isbn=978-88-389-0994-8|cid=Iudica (1993)}}
* {{cita libro|cid=Mioli (2006)|titolo=All'ombra principesca|autore=Piero Mioli|editore=Libreria musicale italiana|anno=2006|isbn=978-88-7096-454-7}}
* {{cita libro|cid=Misuraca (2000)|titolo=Carlo Gesualdo principe di Venosa|volume=6|autore=Pietro Misuraca|editore=L'Epos|anno=2000|isbn=978-88-8302-144-2}}
* {{cita libro|cid=Naglia (2013)|autore=Sandro Naglia|titolo=Il processo compositivo in Gesualdo da Venosa: un’interpretazione tonale|città=Roma|editore=IkonaLíber|anno=2013|isbn=978-88-9777-806-6}}
* {{cita pubblicazione|cid=Piccardi (1974)|titolo=Carlo Gesualdo: l'aristocrazia come elezione|autore=Carlo Piccardi|rivista=Rivista Italiana di Musicologia|volume=9|anno=1974|pp=67-116|editore=Libreria Musicale Italiana (LIM) Editrice|url=https://www.jstor.org/stable/24317149}}
* {{cita libro|cid=Pirrotta (1971)|autore=Nino Pirrotta|capitolo=Gesualdo, Ferrara e Venezia|titolo=Studi sul teatro veneto fra Rinascimento ed età barocca|città=Firenze|editore=Maria Teresa Muraro|anno=1971}}
* {{cita libro|titolo=Carlo Gesualdo e il suo tempo|volume=1|autore=Alberto Granese|autore2=Luigi Sisto|editore=Terebinto edizioni|anno=2019|isbn=978-88-97489-90-0|cid=Granese e Sisto (2019)}}
* {{cita libro|cid=Vaccaro (1982)|autore=Antonio Vaccaro|titolo=Carlo Gesualdo principe di Venosa: l'uomo e i tempi|editore=Appia Editrice|anno=1982|città=Venosa}}
* {{cita libro|cid=Vaccaro (1989)|titolo=Carlo Gesualdo, principe di Venosa: l'uomo e i tempi|edizione=7|autore=Antonio Vaccaro|editore=Osanna Edizioni|anno=1989|isbn=978-88-8167-006-2}}
* {{cita libro|lingua=en|anno=1991|autore=Glenn Watkins|titolo=Gesualdo: The Man and his Music|edizione=2|url=https://archive.org/details/gesualdomanhismu0000watk|città=Londra|editore=Clarendon Press|isbn=978-0-19-816197-4|cid=Watkins (1991)}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Glenn Watkins|titolo=The Gesualdo Hex: Music, Myth, and Memory|url=https://archive.org/details/gesualdohexmusic0000watk|città=New York|editore=W. W. Norton & Co.|anno=2010|cid=Watkins (2010)|isbn=978-0-393-07102-3}}
* {{cita pubblicazione|lingua=en|cid=Newcomb (1968)|titolo=Carlo Gesualdo and a Musical Correspondence of 1594|autore=Anthony Newcomb|rivista=The Musical Quarterly|volume=54|numero=4|data=ottobre 1968|pp=409-436|editore=Oxford University Press|url=https://www.jstor.org/stable/741067}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Cecil Gray|autore2=Philip Heseltine|titolo=Carlo Gesualdo: musician and murderer|città=Londra|editore=Trubner & Co.|anno=1926|isbn=978-1-275-49010-9|cid=Gray e Heseltine (1926)}}
* {{cita libro|lingua=fr|autore=Catherine Deutsch|titolo=Carlo Gesualdo|città=Parigi|editore=Bleu nuit éditeur|anno=2010|isbn=978-2-35884-012-5|cid=Deutsch (2010)}}
* {{cita libro|lingua=fr|cid=Goléa (1977)|autore=Antoine Goléa|titolo=La musique, de la nuit des temps aux aurores nouvelles|città=Parigi|editore=Alphonse Leduc et Cie|anno=1977|isbn=978-2-85689-001-1}}
* {{cita libro|lingua=fr|autore=Denis Morrier|titolo=Carlo Gesualdo|città=Parigi|editore=Fayard|anno=2003|cid=Morrier (2003)|isbn=978-2-213-61464-9}}
== Voci correlate ==
* [[Gesualdo (famiglia)]]
* [[Gesualdo (Italia)]]
* [[Pala del Perdono]]
==
{{interprogetto|q}}
== Collegamenti esterni ==
* {{collegamenti esterni}}
* {{cita web|lingua=en|accesso=2 dicembre 2021|url=https://www.britannica.com/biography/Carlo-Gesualdo-principe-di-Venosa-conte-di-Conza|titolo=Carlo Gesualdo|sito=[[Encyclopedia Britannica]]}}
* {{cita web|autore=Dinko Fabris|url=http://www.celebrazionigesualdiane.it/index.php/carlo-gesualdo/opere|titolo=Le opere di Carlo Gesualdo|accesso=2 dicembre 2021}}
* {{cita pubblicazione|autore=Luigi Sisto|titolo=Carlo Gesualdo da Venosa e la trasmissione dell'arciliuto a Napoli e nell'Italia meridionale|url=https://www.academia.edu/12178871/Carlo_Gesualdo_da_Venosa_e_la_trasmissione_dellarciliuto_a_Napoli_e_nellItalia_meridionale|volume=12|numero=1|anno=2013|issn=1826-9001|editore=Università degli Studi di Pavia|rivista=Rivista del Dipartimento di Musicologia e Beni culturali}}
* {{cita pubblicazione|titolo=Carlo Gesualdo: l'aristocrazia come elezione|autore=Carlo Piccardi|rivista=Rivista Italiana di Musicologia|volume=9|anno=1974|pp=67-116|editore=Libreria Musicale Italiana (LIM) Editrice|url=https://www.jstor.org/stable/24317149}}
* {{cita web|sito=[[Discogs]]|url=https://www.discogs.com/it/artist/844675-Carlo-Gesualdo|titolo=Discografia di Carlo Gesualdo|accesso=2 dicembre 2021}}
* {{Cita libro|autore-capitolo=Claudio Toscani|curatore=Umberto Eco|titolo=Storia della civiltà europea|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/gesualdo-da-venosa_%28Storia-della-civilt%C3%A0-europea-a-cura-di-Umberto-Eco%29/|anno=2014|capitolo=Gesualdo da Venosa}}
{{Concerto delle donne}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|musica classica}}
[[Categoria:Compositori rinascimentali]]
[[Categoria:Compositori di madrigali]]
[[Categoria:Gruppi e musicisti della Basilicata]]
[[Categoria:Musicisti alla corte degli Estensi]]
[[Categoria:Gesualdo (famiglia)|Carlo Gesualdo]]
[[Categoria:Coniugi degli Estensi|Gesualdo]]
[[Categoria:Coniugi D'Avalos|Gesualdo]]
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