Provincia (Italia): differenze tra le versioni
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{{nota disambigua|l'elenco delle province|Province d'Italia}}
[[File:Crown_of_Italian_Province.svg|thumb|Corona della provincia<ref>{{Cita web|url=https://www.normattiva.it/eli/id/1943/07/24/043U0652/ORIGINAL|titolo=REGIO DECRETO 7 giugno 1943, n. 652|sito=Normattiva|citazione=Art. 95. La corona della Provincia (a meno di concessione speciale) è formata da un cerchio d'oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro ed uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all'infuori.|accesso=25 febbraio 2024}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1943/07/24/170/so/0/sg/pdf|titolo=Supplemento ordinario alla Gazzetta ufficiale n. 170 del 24 luglio 1943|sito=gazzettaufficiale.it|accesso=25 febbraio 2024}}</ref>]]
La '''provincia''', in [[Italia]], è un [[ente locale]] [[ente territoriale|territoriale]] di [[area vasta]], di livello inferiore alla [[regioni d'Italia|regione]] e superiore a quello del [[Comune (Italia)|comune]].
La disciplina delle province è contenuta nel titolo V della parte II della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]]<ref>Articoli 114 e seguenti.</ref> e in [[Fonte del diritto|fonti]] primarie e secondarie che attuano il disposto costituzionale. Tutte le province, tranne quelle autonome di [[Provincia autonoma di Trento|Trento]] e di [[Provincia autonoma di Bolzano|Bolzano]], che godono di [[Regione a statuto speciale|autonomia speciale]], e la [[Valle d'Aosta]], dove le funzioni provinciali sono svolte dalla Regione, fanno parte dell'[[Unione delle province d'Italia]].
Molte province collocano sopra il proprio stemma una [[Corona (copricapo)|corona]] costituita da un cerchio d'[[oro]] gemmato con le cordonature lisce ai margini e racchiudente due rami al naturale, uno di alloro e uno di quercia, uscenti decussati dalla corona e ricadenti all'infuori. Tale usanza non è tuttavia obbligatoria, essendo in diversi casi sostituita da coronature [[Principato (diritto)|principesche]]<ref group="N">Tale uso è tipico di province che coincidono quasi esattamente ai precedenti [[Stati preunitari]], come [[Provincia di Lucca|Lucca]] ([[Ducato di Lucca]]) o [[Provincia di Massa-Carrara|Massa]] ([[Ducato di Massa e Principato di Carrara]]).</ref> o da drappi sovrastati da [[Corona muraria|corone turrite]]<ref>
{{Cita libro
|titolo = Memoriale della Consulta araldica
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<ref group="N">Tale ornamento era molto diffuso in passato in età [[Monarchia|monarchica]]. Esempio: Forlì-Cesena.</ref> o del tutto assente.<ref group="N">È il caso di Bolzano</ref>
Dal punto di vista linguistico si nota che ancora ai tempi della redazione della Costituzione per il plurale era usata la forma più etimologica "provincie".
== Storia ==
[[File:Torino - Lapide commemorativa province (1898).jpg|thumb|Lapide commemorativa del congresso delle province italiane del 1898 al [[Palazzo Reale di Torino]]]]
=== Evoluzione istituzionale ===
Molti [[Antichi Stati italiani|Stati preunitari]] conoscevano già l'istituto provinciale, ma le province odierne trovano fondamento legislativo nella normativa in essere nel [[Regno di Sardegna]]. Nello Stato sabaudo l'ordinamento provinciale era stato precedentemente definito dal [[decreto Rattazzi]], che sul [[Dipartimenti della Francia|modello francese]] aveva stabilito l'organizzazione del territorio in province, [[Circondario del Regno d'Italia|circondari]], [[Mandamento del Regno d'Italia|mandamenti]] e [[Comune (Italia)|comuni]]. La provincia nasceva così come [[ente locale]] dotato di propria rappresentanza elettiva e di un'amministrazione autonoma: un collegio deliberante di durata quinquennale, il [[consiglio provinciale]], e un organo esecutivo-amministrativo di durata annuale, la [[deputazione provinciale]], eletta dal Consiglio ma presieduta e convocata dal governatore, poi [[prefetto]], di nomina regia. I consiglieri si rinnovavano per un quinto ogni anno per sorteggio. Le prime elezioni provinciali furono celebrate il 15 gennaio 1860.<ref>{{Cita web |url=http://web.tiscali.it/gpp.bo/index_22_12_file/SCHEDE/1859_legge_RATTAZZI.html |titolo=Decreto Rattazzi |accesso=12 ottobre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141017130738/http://web.tiscali.it/gpp.bo/index_22_12_file/SCHEDE/1859_legge_RATTAZZI.html |dataarchivio=17 ottobre 2014 |urlmorto=sì }}</ref>
Dopo, al fine di procedere a un riassetto del neonato Stato, la [[legge Lanza]] cancellò la legislazione amministrativa [[Asburgo d'Austria|asburgica]], che era stata fino ad allora mantenuta viva in [[Toscana]] per le sue avanzate caratteristiche. La legge Lanza fu poi estesa al [[Veneto]] nel 1867 e al [[Lazio]] nel 1870. Con tale legge, la deputazione passò a rinnovarsi per metà ogni anno, dando più stabilità alla carica di deputato provinciale.<ref>[[s:L. 20 marzo 1865, n. 2248|Legge Lanza]]</ref>
Nel 1889, con il [[Testo Unico della legge comunale e provinciale del 1889|primo testo unico degli enti locali]], venne introdotto il principio elettivo nella nomina annuale del presidente della [[deputazione provinciale]], separandone la figura da quella del [[Prefetto (ordinamento italiano)|prefetto]]. Veniva inoltre allargato il suffragio amministrativo per censo, includendovi il [[ceto medio]].<ref>{{Cita web |url=http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1888306_PM |titolo=Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre 1888 |accesso=12 ottobre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141012115902/http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1888306_PM |dataarchivio=12 ottobre 2014 |urlmorto=no }}</ref> Nel 1894, nell'intento di dare maggiore stabilità, la durata del consiglio veniva portata a sei anni, con rinnovo triennale di metà dei consiglieri scelti per sorteggio. La deputazione si rinnovava invece per intero ogni tre anni e a tale termine venne coordinata la carica del presidente.<ref>{{Cita web |url=http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1894163_PM |titolo=Gazzetta Ufficiale del 12 luglio 1894 |accesso=12 ottobre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141012121605/http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1894163_PM |dataarchivio=12 ottobre 2014 |urlmorto=no }}</ref> Un'ulteriore espansione delle cariche esecutive fu deliberata nel 1904, facendo diventare quadriennale il mandato della deputazione, mentre per il consiglio si scelse il rinnovo biennale per terzi.<ref>{{Cita web |url=http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1904043_PM |titolo=Gazzetta Ufficiale del 22 febbraio 1904 |accesso=17 febbraio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140317034653/http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1904043_PM |dataarchivio=17 marzo 2014 |urlmorto=no }}</ref>
[[File:Giolitti ritratto.jpg|thumb|left|[[Giovanni Giolitti]], il quale portò la democrazia nelle elezioni provinciali]]
Un nuovo ammodernamento dell'istituto della provincia fu operato del [[Governo Giolitti IV|governo Giolitti]], che, con la sua [[Legge amministrativa giolittiana|legge sul suffragio universale]], deliberò che anche il consiglio venisse da allora eletto integralmente ogni quattro anni e, soprattutto, che il suffragio universale, già previsto alle elezioni politiche, venisse esteso alle elezioni amministrative. L'elettorato attivo venne concesso a tutti i cittadini maschi ultratrentenni, mentre per i ventunenni permanevano condizioni di censo, istruzione e servizio militare. Per recepire questi storici cambiamenti, vennero indette elezioni amministrative generali per il 1914, mentre poi il testo unico del 1915 raccolse in un unico documento un'evoluzione trentennale che aveva visto il sistema amministrativo italiano distaccarsi dallo schema francese napoleonico nell'intento di fornire maggiore democrazia. La configurazione dell'istituzione provinciale veniva così regolata nei suoi organi costitutivi, nei suoi compiti, nei proventi e nelle spese ad essa attribuite.<ref>{{Cita web |url=http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1913167_PM |titolo=Gazzetta Ufficiale del 18 luglio 1913 |accesso=12 ottobre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140319062619/http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1913167_PM |dataarchivio=19 marzo 2014 |urlmorto=sì }}</ref>
Il [[Storia del fascismo italiano|regime fascista]], con la sua tendenza accentratrice e antidemocratica, abolì il criterio elettivo nella formazione degli organi provinciali. In un primo tempo, quando ancora [[Benito Mussolini|Mussolini]] governava in coalizione con le forze [[Partito Liberale Italiano|liberali]] e [[partito Popolare Italiano (1919)|popolari]], le milizie [[Squadrismo|squadriste]] minacciarono i componenti delle amministrazioni [[Partito Socialista Italiano|socialiste]], provocandone le dimissioni. Nelle province in cui il governo non si aspettava la vittoria di una coalizione di [[centro-destra]] e, dopo il trionfo fascista nelle [[elezioni politiche italiane del 1924|elezioni politiche del 1924]], in tutta Italia grazie all'emanazione delle [[leggi fascistissime]], i [[Prefetto|prefetti]] addussero vari pretesti per insediare stabilmente alla guida delle province le ''commissioni reali straordinarie'', che il precedente ordinamento giuridico considerava come del tutto transitorie. Nel 1929, poi, la svolta autoritaria nella gestione delle province fu esplicitata anche per legge e il consiglio venne sostituito da un [[Rettorato (fascismo)|rettorato]] di nomina prefettizia composto da quattro, sei o otto membri, mentre un [[preside]] di nomina regia accentrò le competenze della Deputazione e del suo presidente.<ref>{{Cita web |url=http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1929005_P1 |titolo=Copia archiviata |accesso=13 ottobre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141012141612/http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1929005_P1 |dataarchivio=12 ottobre 2014 |urlmorto=sì }}</ref> Veniva tuttavia così messa in essere una diarchia, quella fra preside e prefetto, della cui pericolosità si accorse ben presto lo stesso [[Benito Mussolini|Mussolini]]. Il dittatore non poté però provvedervi se non nella [[Repubblica Sociale Italiana]], nelle cui province il prefetto divenne il [[Capo della Provincia]], assumendo totale supremazia su tutte le altre cariche locali.<ref>{{Cita web |url=http://books.google.it/books?id=cvP4KHB79QUC&pg=PA37&lpg=PA37&dq=%22capo+della+provincia%22+rsi&source=bl&ots=44M3k0phTP&sig=uFgOenhcqmnVeQX7eNQ8wIN2-zw&hl=it&sa=X&ei=2hftUp_rL9CCyQP8vIAY&ved=0CEoQ6AEwBQ#v=onepage&q=%22capo%20della%20provincia%22%20rsi&f=false |titolo=vedi |accesso=27 dicembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141227171244/http://books.google.it/books?id=cvP4KHB79QUC&pg=PA37&lpg=PA37&dq=%22capo+della+provincia%22+rsi&source=bl&ots=44M3k0phTP&sig=uFgOenhcqmnVeQX7eNQ8wIN2-zw&hl=it&sa=X&ei=2hftUp_rL9CCyQP8vIAY&ved=0CEoQ6AEwBQ#v=onepage&q=%22capo%20della%20provincia%22%20rsi&f=false |dataarchivio=27 dicembre 2014 |urlmorto=no }}</ref>
Le province vennero lentamente ricostituite in senso democratico a guerra ancora in corso: nell'aprile del 1944 il [[governo]] decretò, solo per i territori liberati, il ripristino delle deputazioni e del relativo presidente, affidandone la nomina al [[prefetto]].<ref>{{Cita web |url=http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1944021_P1S |titolo=R.D.L. 4 aprile 1944 n. 111 su Gazzetta Ufficiale n. 21 del 22 aprile |accesso=28 ottobre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141028011423/http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1944021_P1S |dataarchivio=28 ottobre 2014 |urlmorto=no }}</ref> Le deputazioni erano tutte di sei membri, sia per effetto dell'[[Riforma della legge comunale e provinciale del 1923|ultimo disposto precedente la svolta autoritaria]], sia perché tanti erano i partiti membri del [[CLN]] che dovevano essere tutti rappresentati.<ref group="N">Ossia la [[Democrazia Cristiana|DC]], il [[Partito Socialista Italiano|PSI]], il [[Partito Comunista Italiano|PCI]], il [[Partito Liberale Italiano|PLI]], gli [[Partito d'Azione|azionisti]] e i [[Democrazia del Lavoro|demolaburisti]].</ref> Tale regime provvisorio, in cui le deputazioni godevano anche delle attribuzioni consiliari, venne poi prolungato per ben sette anni in attesa di concludere il dibattito sull'attivazione dell'istituzione [[Regioni d'Italia|regionale]].
La ricomparsa dei [[Consiglio provinciale|consigli provinciali]], per la prima volta supportati dal [[suffragio femminile]],<ref>Frutto del decreto legislativo luogotenenziale n. 23 del 1º febbraio 1945 che valeva per tutti i livelli istituzionali.</ref> fu il portato della [[legge 8 marzo 1951, n. 122]], che fissò a quarantacinque il numero massimo dei consiglieri provinciali e a otto quello dei membri della [[giunta provinciale]], consesso che sostituì la deputazione come organo esecutivo. Con un'innovazione rispetto al passato prefascista, il [[presidente della Provincia]], eletto dal consiglio tra i suoi componenti, fu messo a capo sia dello stesso consiglio sia della giunta.<ref>{{Cita web |url=http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1951-03-08;122 |titolo=Legge n. 122/1951 |accesso=28 ottobre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141106122006/http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1951-03-08;122 |dataarchivio=6 novembre 2014 |urlmorto=no }}</ref> In questa prima fase, il sistema elettorale fu un meccanismo misto a prevalenza [[maggioritario|maggioritaria]], ma nel 1960 anche per le province venne introdotto [[Legge elettorale provinciale proporzionale|un puro suffragio proporzionale]] come per tutti gli altri livelli istituzionali. Il mandato delle amministrazioni provinciali fu inizialmente stabilito in quattro anni, ma vari decreti resero tale termine molto irregolare finché non si passò a un termine quinquennale, anche qui per armonizzarsi al resto del panorama politico.<ref>[http://www.edizionieuropee.it/data/html/18/zn41_01_01c.html#_ftn1 Legge n. 962/1960] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141027080737/http://www.edizionieuropee.it/data/html/18/zn41_01_01c.html |data=27 ottobre 2014 }}</ref>
La creazione delle regioni autonome, tuttavia, introdusse per la prima volta una disarmonia fra gli organi provinciali presenti sul territorio. In [[Sicilia]] lo [[statuto speciale]] del 1946 con l'art. 15 soppresse le province.
Il [[Assemblea regionale siciliana|parlamento regionale]] decretò di lasciare le province sotto l'autorità della giunta dell'isola, che nominava d'imperio i presidenti e i membri delle giunte provinciali, mentre fu solo nel 1964 con la nascita delle "province regionali", come consorzi di comuni, che si acconsentì alla rinascita dei consigli provinciali, con elezioni di secondo grado.
In [[Trentino-Alto Adige]] la ricostituzione dei consigli su base [[proporzionale]] avvenne già nel tardo 1948, dato che l'accordo con l'[[Austria]] prevedeva che essi fungessero anche da [[Consiglio regionale (Italia)|consiglio regionale]], raggruppandosi in seduta comune. In [[Valle d'Aosta]], infine, l'amministrazione regionale svolgeva anche i compiti provinciali, in particolare tramite il consiglio eletto nel tardo 1949.<ref group="N">A ben guardare, tuttavia, in un primo tempo la Valle d'Aosta sembrò essere concepita più una provincia con poteri regionali, piuttosto che il contrario. Ad esempio, il primo consiglio regionale fu votato in realtà secondo l'ultima legge elettorale approvata per le province [[Riforma della legge comunale e provinciale del 1923|nel 1923]].</ref>
Dopo decenni di immobilismo, il primo importante intervento legislativo di riforma degli enti locali fu operato della legge n. 142/1990, con la quali i comuni e le province furono autorizzati ad adottare un proprio statuto e istituire regolamenti concernenti le norme fondamentali di organizzazione dell'ente, l'ordinamento degli uffici e delle società partecipate, le forme di partecipazione popolare, di decentramento, di accesso dei cittadini alle informazioni e ai provvedimenti amministrativi. La legge incominciò a preoccuparsi del tema della governabilità, introducendo la [[sfiducia costruttiva]] per proteggere le giunte in carica. Infine, la normativa prefigurò un nuovo istituto per le aree urbane più dense, la [[città metropolitana]], che tuttavia rimase una pura teoria poiché non vennero emanate le necessarie leggi regionali di attuazione.<ref>[http://www.ancitoscana.it/allegati/relazioni-istituzionali/Progetto%20Unioni/Legge_142_90.pdf Legge 8 giugno 1990 n. 142] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141029021623/http://www.ancitoscana.it/allegati/relazioni-istituzionali/Progetto%20Unioni/Legge_142_90.pdf |data=29 ottobre 2014 }}</ref>
Il vero cambiamento storico fu però il risultato della [[Legge 25 marzo 1993, n. 81|legge del 25 marzo 1993, n. 81]], che stabilì l'elezione diretta a [[suffragio universale]] dei presidenti delle province, cui veniva demandato il potere di nominare la [[giunta provinciale]] ora composta da [[Assessore|assessori]] esterni al consiglio, per il quale veniva ricreata la separata figura di un suo presidente. Era possibile la nomina ad assessore di un consigliere, ma costui perdeva immediatamente il seggio all'accettazione della carica superiore. La durata delle amministrazioni fu ridotta a quattro anni, sul modello [[Stati Uniti d'America|statunitense]], non più di due mandati presidenziali consecutivi, mentre la [[legge elettorale]] venne modificata con un premio di maggioranza per garantire la coalizione vincitrice.<ref>{{Cita web |url=http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1993-03-25;81@originale |titolo=*** Normattiva ***<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=29 ottobre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140920150616/http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1993-03-25;81@originale |dataarchivio=20 settembre 2014 |urlmorto=no }}</ref> La Sicilia, che nell'agosto 1992 aveva approvato l'elezione diretta dei sindaci, applicò alle sue province il suo particolare modello fatto di [[presidenzialismo]] puro, con una semplice [[soglia di sbarramento]] per il consiglio.<ref>{{Cita web |url=http://www.regione.sicilia.it/famiglia/elettorale/leggi/LEGGE%20REGIONALE%201%20settembre%201993,%20n.%2026.pdf |titolo=Legge regionale 1º settembre 1993, n. 26. |accesso=31 ottobre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924114345/http://www.regione.sicilia.it/famiglia/elettorale/leggi/LEGGE%20REGIONALE%201%20settembre%201993,%20n.%2026.pdf |dataarchivio=24 settembre 2015 |urlmorto=no }}</ref> Solo nel 1997 si adeguò al modello nazionale.
L'ulteriore evoluzione delle norme amministrative fu riassunta nel nuovo [[Testo Unico degli Enti Locali|Testo unico sull'ordinamento degli enti locali]] (TUEL), emanato con [[Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267|decreto legislativo n. 267 del 2000]], che riportò a cinque anni la durata dei mandati elettivi.<ref>{{Cita web |url=http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2000-08-18;267!vig= |titolo=Testo unico degli enti locali |accesso=4 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140902163822/http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2000-08-18;267!vig= |dataarchivio=2 settembre 2014 |urlmorto=no }}</ref>
[[File:Italian regions provinces.svg|upright=1.6|thumb|Mappa d'Italia con le province]]
Il secondo decennio del XXI secolo portò un ampio dibattito sul ruolo e sulla gestione delle province. Il [[governo Monti]] recepì le pressioni [[Unione europea|comunitarie]] in tema di risparmi di bilancio e fu emanato il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, che prevedeva nelle regioni a statuto ordinario la spoliazione dei poteri delle province e la nomina dei loro organi da parte degli amministratori comunali, abolendo le giunte. Il provvedimento comportò il rinvio degli appuntamenti elettorali del 2012 e del 2013, offrendo ai presidenti uscenti la permanenza in carica come [[Commissario straordinario|commissari]]. Le iniziative nazionali trovarono accoglimento in [[Sicilia]] dopo la vittoria di [[Rosario Crocetta]], che, con un provvedimento più radicale, licenziò tutte le autorità provinciali a far data dal 30 giugno 2013, sostituendole con commissari da lui stesso nominati, ma vennero fermate proprio a [[Roma]] dalla [[Corte costituzionale (Italia)|Corte costituzionale]], che il 3 luglio cassò la riforma Monti, giudicandola incostituzionale a causa dell'uso di un decreto per riformare un ente costituzionalmente garantito quale la provincia. La reazione dei nuovi governi di [[centro-sinistra]] si concretizzò, quindi, il 3 aprile 2014 con l'approvazione della legge proposta dal ministro [[Graziano Delrio]], che confermò la trasformazione delle province in enti amministrativi di secondo livello e la mutazione di dieci di esse in [[città metropolitane]]. La nuova normativa cancellò anche le elezioni previste nel 2014, sostituendole con consultazioni a [[suffragio ristretto]] celebrate in autunno, e abolì le giunte, redistribuendo le deleghe ai consiglieri provinciali ridotti in numero.<ref>{{Cita web |url=http://www.lagazzettadeglientilocali.it/quotidiano/2014/080414/gu1.htm |titolo=Legge Delrio |accesso=4 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140719191131/http://www.lagazzettadeglientilocali.it/quotidiano/2014/080414/gu1.htm |dataarchivio=19 luglio 2014 |urlmorto=no }}</ref>
L'attuazione della riforma fu posticipata all'inizio del 2015 per le realtà metropolitane, a capo delle quali fu posto per principio e di diritto il [[Sindaco (Italia)|sindaco]] del capoluogo, e fu recepita in forma modificata dal [[Friuli-Venezia Giulia]], mentre al [[Assemblea regionale siciliana|parlamento siciliano]] il dibattito subì una brusca frenata, obbligando a continue proroghe o nomine di nuovi commissari, mantenendo nel frattempo comunque in vita gli enti e garantendo il relativo personale impiegatizio.<ref>[http://www.liberautopia.it/art_appr.php?cod=1362495680&titolo=Abolizione%20province:%20varato%20il%20Ddl,%20oggi%20in%20commissione Abolizione province: varato il Ddl, oggi in commissione - liberautopia.it<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141102210005/http://www.liberautopia.it/art_appr.php?cod=1362495680&titolo=Abolizione%20province:%20varato%20il%20Ddl,%20oggi%20in%20commissione |data=2 novembre 2014 }}</ref> Per quanto riguarda la [[Sardegna]],<ref name="RAS2012">{{cita web|url=http://www.regione.sardegna.it/j/v/13?s=196067&v=2&c=392&t=1|titolo=Referendum Sardegna: 100% sezioni scrutinate, netta prevalenza si|editore=Regione Autonoma della Sardegna|data=7 maggio 2012|accesso=13 maggio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141222043701/http://www.regione.sardegna.it/j/v/13?s=196067&v=2&c=392&t=1|dataarchivio=22 dicembre 2014|urlmorto=no}}</ref> in seguito all'esito dei [[Referendum in Sardegna del 2012|referendum del 2012]] si tentò di avviare un processo di riorganizzazione amministrativa, ma la delibera del Consiglio regionale del 24 maggio 2012 rimase disattesa,<ref name="firma">{{cita web|url=http://www.consregsardegna.it/XIVLegislatura/Leggi%20approvate/lr2012-11.asp|titolo=Legge Regionale 25 maggio 2012, N. 11|editore=Consiglio Regionale della Sardegna|accesso=8 giugno 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121020065716/http://www.consregsardegna.it/XIVLegislatura/Leggi%20approvate/lr2012-11.asp|dataarchivio=20 ottobre 2012|urlmorto=sì}}</ref> mentre la successiva del 27 febbraio 2013 portò solo al commissariamento delle quattro nuove province a far data dal 30 giugno 2013.<ref>{{cita web|url=http://www.regione.sardegna.it/j/v/1270?s=224129&v=2&c=&t=1&anno=|titolo=Legge Regionale 27 febbraio 2013, N. 5|editore=Consiglio Regionale della Sardegna|accesso=30 maggio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141006222548/http://www.regione.sardegna.it/j/v/1270?s=224129&v=2&c=&t=1&anno=|dataarchivio=6 ottobre 2014|urlmorto=no}}</ref> L'amministrazione regionale ha poi annullato le [[elezioni]] provinciali previste nel 2015, prevedendo una gestione [[commissario straordinario|commissariale]] fino alla fine dell'anno.<ref>{{Cita web |url=http://consiglio.regione.sardegna.it/XVLegislatura/Leggi%20approvate/lr2015-07.asp |titolo=Legge regionale sarda n°7/2015 |accesso=17 marzo 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150313173555/http://consiglio.regione.sardegna.it/XVLegislatura/Leggi%20approvate/lr2015-07.asp |dataarchivio=13 marzo 2015 |urlmorto=sì }}</ref> In Sicilia solo con la legge regionale n.15 del 4 agosto 2015 si approva l'eliminazione delle province e la loro sostituzione con sei [[Libero consorzio comunale|liberi consorzi comunali]] e le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, che mantengono territorio e funzioni delle vecchie province regionali, mentre i commissari nel novembre 2015 sono ulteriormente prorogati fino al giugno 2016.<ref>{{Cita web |url=http://livesicilia.it/2015/11/10/province-verso-il-rinvio-delle-elezioni-la-diretta-la-prima-allars-del-crocetta-quater_683925/ |titolo=Copia archiviata |accesso=17 novembre 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151117023348/http://livesicilia.it/2015/11/10/province-verso-il-rinvio-delle-elezioni-la-diretta-la-prima-allars-del-crocetta-quater_683925/ |dataarchivio=17 novembre 2015 |urlmorto=no }}</ref>
=== Evoluzione territoriale ===
{| class="wikitable" style="text-align: center; width:150px;"
! scope="row"| Anno
| '''1861'''
| '''1866'''
| '''1870'''
| '''1923'''
| '''1924'''
| '''1927'''
| '''1934'''
| '''1935'''
| '''1941'''
| '''1944'''
|-
! scope="row"| <small>Numero<br />province</small>
| 59
| 68
|
|
| 76
| 92
|
|
| 95
| 94
|}
{| class="wikitable" style="text-align: center; width:150px;"
! scope="row"| Anno
| '''1945'''
| '''1947'''
| '''1954'''
| '''1968'''
| '''1970'''
| '''1974'''
| '''1995'''
| '''2005'''
| '''2009'''
| '''2016'''
| '''2025'''
|-
! scope="row"| <small>Numero<br />province</small>
| 93
| 91
| 92
| 93
| 94
| 95
| 103
| 107
| 110
| 107
| 110
|}
{{Sequenza immagini
|larghezza=200
|titolo=Province degli Stati preunitari
|align=left
|Immagine:Regno di Sardegna province 1859.svg|Le 17 province del [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]], dopo l'acquisizione della Lombardia (1859)
|Immagine:Suddivisioni del Regno Lombardo-Veneto.svg|Le 17 province del [[Regno Lombardo-Veneto]], prima dell'acquisizione sarda della Lombardia
|Immagine:Granducato di Toscana compartimenti 1848.svg|I 7 compartimenti, più 1 distretto speciale (Livorno e Elba), del [[Granducato di Toscana]] attorno al 1850
|Immagine:Province Stato Pontificio.svg|Le 20 legazioni dello [[Stato Pontificio]], raggruppate in 4 delegazioni e 1 circondario, attorno al 1850
|Immagine:Province Regno delle Due Sicilie.svg|Le 22 province del [[Regno delle Due Sicilie]]
}}
=== Regno d'Italia ===
[[File:Province Regno d'Italia.svg|thumb|Le province del Regno d'Italia, in numero di 69 nel cinquantennio compreso tra la [[presa di Roma]] e la vittoria italiana nella [[prima guerra mondiale]]]]
Alla proclamazione del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] nel 1861, le province dello Stato erano solamente 59, e il territorio nazionale non comprendeva né l'odierno [[Veneto]] con la parte orientale del [[Provincia di Mantova|Mantovano]], il [[Friuli-Venezia Giulia]] e il [[Trentino-Alto Adige]] che erano ancora parte dell'[[Impero Asburgico]], né il [[Lazio]] che era rimasto allo [[Stato Pontificio]]. Molte province vennero istituite o riformate dalle amministrazioni transitorie filosabaude, altre passarono direttamente dai governi preunitari al nuovo Stato, esistendo dunque ''[[consuetudine|praeter legem]]'': tutti i capoluoghi, con l'unica particolare eccezione di [[Porto Maurizio]], erano stati comunque elevati a tale rango decenni se non secoli prima dell'unificazione nazionale.<ref group="N">Il caso di Porto Maurizio si giustifica con la contestuale cessione del suo vecchio capoluogo, ossia [[Nizza]], alla [[Francia]] in cambio dell'appoggio alle guerre che portarono appunto all'unificazione del Paese.</ref> In [[Lombardia]] il [[decreto Rattazzi]] rettificò una compartimentazione provinciale che affondava le sue radici nel [[Medioevo]],<ref>{{Cita web |url=http://web.tiscali.it/gpp.bo/index_22_12_file/SCHEDE/1859_legge_RATTAZZI.html |titolo=Legge 23 ottobre 1859 n. 3702 |accesso=12 ottobre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141017130738/http://web.tiscali.it/gpp.bo/index_22_12_file/SCHEDE/1859_legge_RATTAZZI.html |dataarchivio=17 ottobre 2014 |urlmorto=sì }}</ref> in [[Emilia]] il dittatore [[Carlo Farini]] emanò i [[s:Decreto del 27 dicembre 1859, n. 79|decreti n. 79 e n. 81]] che ridussero il frazionamento del territorio e standardizzarono i poteri delle province. In [[Toscana]] l'ordinamento [[Granducato di Toscana|granducale]] passò tale e quale sotto il nuovo regime,<ref>{{Cita web |url=http://www.150anni.it/webi/_file/documenti/province/Il%20processo%20di%20unit%c3%a0%20nazionale/A4ProcessoSto4.pdf |titolo=In Toscana la legge Rattazzi non arrivò mai. |accesso=19 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141112234122/http://www.150anni.it/webi/_file/documenti/province/Il%20processo%20di%20unit%c3%a0%20nazionale/A4ProcessoSto4.pdf |dataarchivio=12 novembre 2014 |urlmorto=sì }}</ref> e nel [[Mezzogiorno (Italia)|sud Italia]] il generale [[Garibaldi]] si limitò a sostituire le autorità borboniche,<ref>{{Cita web |url=http://www.eleaml.org/sud/questione/garibaldi_napoli_primi_decreti_settembre_1860.html |titolo=Decreto 32 del dittatore Garibaldi |accesso=19 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141129015333/http://www.eleaml.org/sud/questione/garibaldi_napoli_primi_decreti_settembre_1860.html |dataarchivio=29 novembre 2014 |urlmorto=no }}</ref> lasciando intatte le 22 province del precedente regno. Solo nel Mezzogiorno continentale fu creata ''ex novo'' la [[provincia di Benevento]].
Il primo decennio del Regno vide stabilizzarsi la configurazione delle province. Nel 1865 il capoluogo della [[Provincia di Siracusa (Regno delle Due Sicilie)|provincia di Noto]] fu riportato a Siracusa, trasformandola nella moderna [[provincia di Siracusa]],<ref>[[Legge]] 20 marzo 1865 n. 2248</ref> mentre venne rettificato il confine fra le province [[Provincia di Modena|di Modena]] e [[Provincia di Massa-Carrara|di Massa-Carrara]] nella zona della [[Garfagnana]]. Nel 1866, a seguito della [[Terza guerra d'indipendenza]], vennero annessi i territori del [[Veneto]] dell'epoca, precedentemente appartenenti all'[[Impero austriaco]], con l'inglobamento delle previgenti e immutate nove province asburgiche di [[provincia di Belluno|Belluno]], [[provincia di Padova|Padova]], [[provincia di Rovigo|Rovigo]], [[provincia di Treviso|Treviso]], [[provincia di Venezia|Venezia]], [[provincia di Verona|Verona]], [[provincia di Vicenza|Vicenza]], [[provincia di Udine|Udine]] e [[provincia di Mantova|Mantova]],<ref group="N">Il passaggio delle province venete all'Italia senza mutazioni territoriali comportò che esse non furono suddivise in circondari e mandamenti, ma rimasero ripartite in distretti come erano con l'Impero.</ref> quest'ultima restaurata nei suoi confini storici nel 1868.<ref>[[s:L. 9 febbraio 1868, n. 4232|Legge 9 febbraio 1868, n. 4232]]</ref> Infine, nel 1870, a seguito dell'annessione della futura capitale, venne istituita la [[provincia di Roma]], portando il numero complessivo di province nel Regno a 69.<ref>[[s:R.D. 15 ottobre 1870, n. 5929|Regio Decreto 15 ottobre 1870, n. 5929]]</ref> La suddivisione territoriale così stabilizzatasi perdurò per mezzo secolo.
La vittoria nella [[prima guerra mondiale]] e l'avvento del [[fascismo]] comportarono nuove evoluzioni della geografia amministrativa italiana. Immediatamente dopo la [[marcia su Roma]], il [[duce]] impose la riorganizzazione dei territori annessi e che i [[liberali]] avevano mantenuto sotto la vecchia legislazione [[Impero austro-ungarico|asburgica]]: nel gennaio del 1923 vennero così istituite le nuove province [[Provincia di Pola|di Pola]],<ref>[[s:R.D. 18 gennaio 1923, n. 53, che istituisce la provincia dell'Istria con capoluogo Pola|Regio decreto 18 gennaio 1923, n. 53, art.1]]</ref> [[Provincia di Trieste|di Trieste]],<ref>[[s:R.D. 18 gennaio 1923, n. 53, che istituisce la provincia dell'Istria con capoluogo Pola|Regio decreto 18 gennaio 1923, n. 53, art. 2]]</ref> [[Provincia di Zara|di Zara]]<ref>[[s:R.D. 18 gennaio 1923, n. 54, che istituisce la provincia di Zara con capoluogo Zara|Regio decreto 18 gennaio 1923, n. 54]]</ref> e [[Provincia autonoma di Trento|di Trento]].<ref>[[s:R.D. 21 gennaio 1923, n. 93, che istituisce la provincia di Trento, con capoluogo Trento|Regio decreto 21 gennaio 1923, n. 93]]</ref> Al contempo, si incominciò a ridisegnare anche il vecchio territorio nazionale:<ref group="N">Si noti come, nell'età liberale, i confini provinciali rispettassero in maniera quasi assoluta quelli degli Stati preunitari.</ref> dapprima fu espansa la [[provincia di Forlì-Cesena|provincia di Forlì]], terra natale di [[Benito Mussolini|Mussolini]], a discapito di quella [[Provincia di Firenze|di Firenze]],<ref>[[s:R.D. 4 marzo 1923, n. 544, che modifica le circoscrizioni delle province di Firenze e di Forlì|Regio decreto 4 marzo 1923, n. 544]]</ref> poi la ricerca di maggior prestigio per la capitale fece spostare l'area di [[Rieti]] dalla [[provincia di Perugia]] a quella [[Provincia di Roma|di Roma]],<ref>[[s:R.D. 4 marzo 1923, n. 545, che modifica le circoscrizioni delle province di Roma e di Perugia|Regio decreto 4 marzo 1923, n. 545]]</ref> quindi esigenze di modernità legate alla costruzione di nuove [[strada|strade]] consigliarono di sopprimere il [[circondario di Bobbio]] modificando il confine fra la [[provincia di Pavia]] e quelle [[Provincia di Piacenza|di Piacenza]] e [[Provincia di Genova|di Genova]] a favore di queste ultime,<ref>[[s:R.D. 8 luglio 1923, n. 1726 - Soppressione della circoscrizione circondariale di Bobbio ed aggregazione dei Comuni che ne fanno parte alle circoscrizioni territoriali delle province di Genova, Piacenza e Pavia|Regio decreto 8 luglio 1923, n. 1726]]</ref> mentre fu conforme ai progetti di espansione marittima del [[duce]] l'istituzione per scorporo delle nuove province [[Provincia di Taranto|di Taranto]]<ref>[[s:R.D. 2 settembre 1923, n. 1911 - Istituzione della provincia di Taranto|Regio decreto 2 settembre 1923, n. 1911]].</ref> e [[Provincia della Spezia|della Spezia]].<ref>[[s:R.D. 2 settembre 1923, n. 1913 - Istituzione della provincia della Spezia|Regio decreto 2 settembre 1923, n. 1913]].</ref> Si spostò la [[Garfagnana]] nella [[provincia di Lucca]] staccandola da quella [[Provincia di Massa-Carrara|di Massa]],<ref>[[s:R.D. 9 novembre 1923, n. 2490 - Aggregazione del circondario di Castelnuovo di Garfagnana alla provincia di Lucca|Regio decreto 9 novembre 1923, n. 2490]].</ref> mentre vennero apportati anche mutamenti lessicali: la [[provincia di Porto Maurizio]] venne ridenominata [[provincia di Imperia]].<ref>[[s:R.D. 9 novembre 1923, n. 2491 - Modifica della denominazione della provincia di Porto Maurizio in quella di «Provincia di Imperia»|Regio decreto 9 novembre 1923, n. 2491]].</ref> L'anno successivo poi, nel 1924, dopo la firma del [[Trattato di Roma (1924)|Trattato di Roma]] con la [[Jugoslavia]], fu istituita la [[Provincia di Fiume]],<ref>[[s:R.D.L. 22 febbraio 1924, n. 213 - Istituzione della provincia del Carnaro con capoluogo Fiume|Regio decreto legge 22 febbraio 1924, n. 213]].</ref> portando il numero delle province a 76. Il 1925 segnò invece, sempre in ossequio alla vocazione marinara del regime, la trasformazione della [[provincia di Livorno]], fino ad allora limitata al solo capoluogo e all'[[Isola d'Elba|Elba]], che venne rivoluzionata annettendole il [[Capraia Isola|comune insulare di Capraia]] e soprattutto un ampio territorio costiero distaccato dalla [[provincia di Pisa]], a sua volta parzialmente indennizzata con alcuni comuni presi [[Provincia di Firenze|da Firenze]].<ref>[[s:R.D.L. 15 novembre 1925, n. 2011|Regio decreto legge 15 novembre 1925, n. 2011]].</ref>
[[File:Regno_d_Italia_1943.png|thumb|Le province d'Italia quando il territorio nazionale raggiunse la sua massima estensione nel 1941]]
Una volta divenuto regime, il [[fascismo]] procedette a un più radicale riordino delle circoscrizioni provinciali, partendo dalla decisione di abolire i [[circondario (Regno d'Italia)|circondari]]. Se molti subcapoluoghi furono ridotti a semplici comuni, quelli più popolosi vennero al contrario elevati al rango di capoluoghi a tutto tondo. Nel 1927 fu dunque emanato un decreto per l'istituzione di ben 17 nuove province: [[Provincia di Aosta|Aosta]], [[Provincia di Bolzano|Bolzano]], [[Provincia di Brindisi|Brindisi]], [[Provincia di Enna|Castrogiovanni]], [[Provincia di Frosinone|Frosinone]], [[Provincia di Gorizia|Gorizia]], [[Provincia di Matera|Matera]], [[Provincia di Nuoro|Nuoro]], [[Provincia di Pescara|Pescara]], [[Provincia di Pistoia|Pistoia]], [[Provincia di Ragusa|Ragusa]], [[Provincia di Rieti|Rieti]], [[Provincia di Savona|Savona]], [[Provincia di Terni|Terni]], [[Provincia di Varese|Varese]], [[Provincia di Vercelli|Vercelli]] e [[Provincia di Viterbo|Viterbo]]. Significativo del mutato quadro politico fu il caso di [[Gorizia]]: se quattro anni prima, in regime di democrazia, la città giuliana era stata degradata dal giovane [[governo Mussolini]] per impedire la formazione di un'amministrazione locale a guida [[Slavi|slava]], ora il nuovo quadro autoritario permetteva, e anzi richiedeva, di restaurare il capoluogo isontino per facilitare un più particolareggiato controllo del territorio in un'area con una forte componente etnica non latina, come d'altronde accadde anche a [[Bolzano]]. Lo stesso decreto si caratterizzò per essere l'unico nella storia d'[[Italia]] nel quale il legislatore procedette volontariamente alla soppressione di una provincia: si trattò della [[Provincia di Terra di Lavoro (1860-1927)|provincia di Terra di Lavoro]], la più estesa del regno: essa fu spartita fra quelle confinanti a particolare vantaggio della [[provincia di Napoli]], sempre in ossequio al favore che il [[duce]] aveva espresso per i capoluoghi portuali.<ref>[[s:R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1 - Riordinamento delle circoscrizioni provinciali|Regio decreto legge 2 gennaio 1927, n. 1]].</ref>
Il decreto del 1927 fu esplicitamente dichiarato perfettibile in attesa dei risultati del successivo [[censimento]].<ref>[[s:R.D.L. 31 marzo 1927, n. 468 - Modificazioni al riordinamento delle circoscrizioni provinciali|Regio decreto legge 31 marzo 1927, n°468]].</ref> In realtà, a parte i quasi immediati mutamenti puramente lessicali di Girgenti ribattezzata [[provincia di Agrigento|Agrigento]] e di Castrogiovanni ridenominata [[provincia di Enna|Enna]], e alcuni ritocchi confinari secondari,<ref>[[s:R.D.L. 24 gennaio 1929, n. 106 - Modifiche alla circoscrizione di alcune Provincie|Regio decreto legge 24 gennaio 1929, n°106]].</ref> la prima vera integrazione si ebbe solo nel 1934 con la propagandistica fondazione della [[provincia di Latina|provincia di Littoria]] sulle terre pontine appena bonificate, mentre le annunciate esigenze statistiche furono applicate unicamente nel 1935 con il distacco della [[provincia di Asti]] da quella [[provincia di Alessandria|di Alessandria]].<ref>[[s:R.D.L. 1° aprile 1935, n. 297 - Istituzione della provincia di Asti|Regio decreto legge 1º aprile 1935, n. 297]].</ref> Seguirono poi solo altre reintitolazioni nel 1938, quando [[Provincia di Massa-Carrara|Massa e Carrara]] venne denominata [[Provincia di Apuania|Apuania]]<ref>[[s:R.D.L. 16 dicembre 1938, n. 1860 - Fusione dei comuni di Massa, Carrara e Montignoso in unico comune denominato «Apuania»|Regio decreto legge 16 dicembre 1938, n. 1860, art.2]].</ref> e, pochi mesi dopo, Aquila degli Abruzzi divenne [[provincia dell'Aquila|L'Aquila]].<ref>[[s:R.D. 23 novembre 1939, n. 1891 - Rettifica delle denominazioni del Comune e della provincia di Aquila degli Abruzzi in «L'Aquila»|Regio decreto 23 novembre 1939, n. 1891]].</ref>
La [[seconda guerra mondiale]] portò il territorio amministrativo italiano alla sua massima estensione. L'attacco alla [[Jugoslavia]] nel 1941, con il conseguente smembramento del Paese, comportò l'istituzione nell'odierna parte centrale della [[Slovenia]] della [[provincia di Lubiana]],<ref>[[s:R.D.L. 3 maggio 1941, n. 291 - Costituzione della provincia di Lubiana|Regio decreto legge 3 maggio 1941, n. 291]].</ref> portando le province del regime a un totale di 95. Il [[fascismo]] aveva inoltre già abbozzato nuovi enti nei territori coloniali e in quelli appena conquistati, ma il progetto non arrivò mai al suo definitivo completamento per la mancata estensione del [[diritto amministrativo]] metropolitano in quelle zone, ossia la [[Libia]] che nel 1939 era stata suddivisa in quattro commissariati provinciali, e la [[Dalmazia]] che nel 1941 era stata inclusa in un [[Governatorato della Dalmazia|governatorato]] comprendente tre province, tra cui quella preesistente [[provincia di Zara|di Zara]].<ref>[[s:R.D.L. 18 maggio 1941, n. 452 - Sistemazione dei territori che sono venuti a far parte integrante del Regno d'Italia|Regio decreto legge 18 maggio 1941, n. 452]].</ref>
[[File:2 maggio 1945 jugoslavi a trieste.jpg|thumb|left|Militari jugoslavi a [[Trieste]] nel 1945]]
L'[[armistizio di Cassibile]] invertì la tendenza all'aumento del numero delle province, dato che il confine orientale subì sempre più la pressione delle armate partigiane di [[Josip Broz Tito|Tito]]. Le intenzioni del comandante [[Jugoslavia|jugoslavo]] erano esplicitamente rivoluzionarie e volte alla cancellazione immediata di ogni istituzione italiana, compresi gli enti locali, senza attendere gli atti di [[diritto internazionale]]. La prima a cadere, il 31 ottobre 1944, fu [[Zara]], che venne convertita in soli due giorni in un'amministrazione [[Croazia|croata]] e [[Unione Sovietica|sovietica]].<ref>{{Cita web |url=http://xoomer.virgilio.it/histria/storiaecultura/testiedocumenti/Cronologia%20Istriana%20Parte%201-43_file/Cronologia%20Istriana%20Parte%201-43.htm |titolo=Cronologia istriana |accesso=7 febbraio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150207041712/http://xoomer.virgilio.it/histria/storiaecultura/testiedocumenti/Cronologia%20Istriana%20Parte%201-43_file/Cronologia%20Istriana%20Parte%201-43.htm |dataarchivio=7 febbraio 2015 |urlmorto=no }}</ref> Molto più ampia fu però l'invasione immediatamente seguente alla fine della guerra nel maggio del 1945, quando la [[Venezia Giulia]] presa dai titini venne spogliata di ogni autorità italiana e sottoposta a neoeletti [[soviet|consigli popolari]] i cui ambiti geografici ricalcavano piuttosto l'antica suddivisione [[Impero austro-ungarico|austro-ungarica]].<ref group="N">La [[provincia di Fiume]], quella [[provincia di Pola|di Pola]] tranne il capoluogo, e le metà orientali di quelle [[provincia di Trieste|Trieste]] e di [[provincia di Gorizia|Gorizia]], furono subito cancellate. Al loro posto vennero eletti su ordine militare slavo tre [[soviet|consigli popolari]] provinciali: uno per il [[Litorale sloveno]] nell'ambito dell'ex [[contea di Gorizia e Gradisca]], uno per l'[[Istria]] nel fu [[Margraviato d'Istria|margraviato]], e uno cittadino per [[Fiume (Croazia)|Fiume]]. La decisione, oltre a ricalcare abbastanza bene i confini etnici fra sloveni e croati, sottolineava il carattere di parentesi chiusa che la propaganda titina dava alla presenza statale italiana nella zona. La [[provincia di Lubiana]] tornò invece immediatamente a far parte in tutto e per tutto della [[Jugoslavia]].</ref> La [[secondo dopoguerra italiano|conclusione del conflitto]] nel 1945 comportò per opportunità la modifica del nome di due province, quella di Littoria che diventò [[provincia di Latina|di Latina]], e poco dopo quella di Apuania che ridivenne [[Provincia di Massa-Carrara|di Massa-Carrara]] fissandone il capoluogo in [[Massa (Italia)|Massa]],<ref>{{Cita legge italiana|tipo = DLL|anno = 1946|mese = 03|giorno = 01|numero = 48|titolo = Ricostituzione dei comuni di Massa, Carrara e Montignoso.|articolo = 2|originale = si}}.</ref> mentre venne istituita la nuova [[provincia di Caserta]], che ereditò solo in parte il territorio della [[provincia di Terra di Lavoro (1860-1927)|provincia di Terra di Lavoro]] sacrificata dal regime.<ref>{{Cita legge italiana|tipo = DLL|anno = 1945|mese = 06|giorno = 11|numero = 373|titolo = Ricostruzione della provincia di Caserta.|articolo = |originale = si}}.</ref>
=== Repubblica Italiana ===
Con il [[s:Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate ed Associate - Parigi, 10 febbraio 1947|Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947]] venne ratificata la perdita delle province di Pola, Fiume e Zara, nonché di gran parte del territorio di quelle di Gorizia e Trieste, mentre il nucleo centrale di quest'ultima venne staccato dall'[[Italia]] e trasformato nel [[Territorio Libero di Trieste]] sottoposto al [[Allied Military Government of Occupied Territories|Governo Militare Alleato]]. A quel punto la zona di [[Monfalcone]], rimasta orfana del capoluogo provinciale, fu aggregata su ordine prefettizio alla provincia di [[Gorizia]]. Dal lato francese la [[provincia di Cuneo]] perse un comune. La nuova Italia repubblicana scese così a un totale di 91 province. Nel 1948, con la creazione della regione [[Trentino-Alto Adige]], fu ridefinito il confine fra la [[provincia autonoma di Bolzano|provincia di Bolzano]] e quella [[Provincia autonoma di Trento|di Trento]] a favore della prima.<ref>[[s:L.cost. 26 febbraio 1948, n. 5 - Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige|Legge costituzionale 26 febbraio 1948, n°5]].</ref>
I primi vent'anni della [[Italia|Repubblica Italiana]] videro la geografia provinciale rimanere immutata fatta salva, a seguito del [[Memorandum di Londra]] del 1954, la reintegrazione nel territorio nazionale di ciò che era rimasto della [[provincia di Trieste]]. La prima novità giunse solo nel 1968, quando venne istituita la [[provincia di Pordenone]], cui seguirono nel 1970 la [[provincia di Isernia]] e nel 1974 la [[provincia di Oristano]].
==== Le trasformazioni dal 1992 ad oggi ====
[[File:Mappa delle nuove province d'Italia, dal 1992 - Map of the new provinces of Italy, since 1992.png|thumb|Mappa delle nuove province d'Italia istituite dal 1992 ad oggi.]]
L'incremento divenne più sostanziale nel 1992 quando, nell'ambito dei tentativi di reagire alle accuse di immobilismo politico di quel periodo, il Parlamento votò la creazione di ben otto nuove province: [[Provincia di Biella|Biella]], [[Provincia di Crotone|Crotone]], [[Provincia di Lecco|Lecco]], [[Provincia di Lodi|Lodi]], [[Provincia di Prato|Prato]], [[Provincia di Rimini|Rimini]], [[Provincia del Verbano-Cusio-Ossola|Verbano-Cusio-Ossola]] e [[Provincia di Vibo Valentia|Vibo Valentia]]. Contestualmente Forlì venne rinominata [[provincia di Forlì-Cesena|Forlì-Cesena]]. Le nuove amministrazioni però si attivarono concretamente solo nel 1995, in seguito al regolare appuntamento elettorale.
Nel 2001 la regione a statuto speciale della [[Sardegna]] istituì quattro province poi divenute operative nel 2005, [[Provincia di Olbia-Tempio|Olbia-Tempio]], [[Provincia dell'Ogliastra|Ogliastra]], [[Provincia del Medio Campidano|Medio Campidano]] e [[Provincia di Carbonia-Iglesias|Carbonia-Iglesias]], contestualmente ridefinendo i confini delle province esistenti: per la prima volta nella storia d'Italia venivano create province tramite [[legge regionale]], dando luogo a un non facile coordinamento con la legislazione nazionale che non le riconosceva. Nel frattempo, nel 2004, il Parlamento istituì le 3 province di [[Provincia di Monza e della Brianza|Monza e Brianza]], di [[Provincia di Fermo|Fermo]] e di [[Provincia di Barletta-Andria-Trani|Barletta-Andria-Trani]], che divennero poi operative nel 2009 portando il numero complessivo delle province geografiche a 110.
Nel 2016 la [[Sardegna]] è riuscita a recepire l'esito del [[referendum in Sardegna del 2012|referendum regionale del 2012]] che aveva stabilito l'abolizione delle quattro province istituite nell'isola nel 2001. Avendo tuttavia contestualmente istituito la [[città metropolitana di Cagliari]] aggregando, unico caso in Italia nello spirito originario dell'idea di città metropolitana generata nel 1990, solo i comuni conurbati con il capoluogo e non tutta la ex provincia, i restanti comuni dell'anello esterno della provincia cagliaritana sono stati fusi con le altre province confinanti per dare vita alla [[provincia del Sud Sardegna]]. Il risultato complessivo è stato la diminuzione di tre unità delle province italiane, per la prima volta nella storia repubblicana per effettiva soppressione degli enti e non per trasformazione istituzionale o cessione a Stati esteri. Nell'aprile 2025 sono divenute operative la [[città metropolitana di Sassari]] e la [[provincia della Gallura Nord-Est Sardegna]] (che ricalca confini e capoluoghi della precedente [[provincia di Olbia-Tempio]]), già previste dalla riforma regionale approvata con L.R. n. 7/2021.
Nel 2017 la regione autonoma del [[Friuli-Venezia Giulia]], nell'ambito della propria riorganizzazione amministrativa, ha provveduto a sopprimere le tre province di Trieste, Gorizia e Pordenone, mentre nel corso del 2018 è stata soppressa anche l'ultima provincia di Udine.<ref>legge regionale n. 20 del 9 dicembre 2016</ref> Poteri e competenze intercomunali sono stati ripartiti tra la regione e 18 [[Unione Territoriale Intercomunale|Unioni Territoriali Intercomunali]] (UTI), poi anch'esse abrogate nel 2019 e sostituite nel 2020 da quattro [[Ente di decentramento regionale|enti di decentramento regionale]] (EDR), che ricalcano i confini delle quattro province storiche.
== Descrizione ==
=== Organizzazione amministrativa ===
L'organizzazione amministrativa di una provincia è fissata dalla legge 7 aprile 2014, n. 56.
Il [[presidente della provincia|presidente]], eletto dagli amministratori comunali del territorio tra i Sindaci dei vari Comuni della provincia, è la massima carica nella stessa, e ha [[potere esecutivo]]. Il mandato dura 4 anni, fatte salve le dimissioni o il decesso.
Il [[consiglio provinciale]], organo collegiale di indirizzo e controllo, con funzioni di approvazione del [[bilancio dgli enti locali|bilancio]], delle [[delibera provinciale|delibere]] e dei provvedimenti amministrativi, è composto da [[consigliere provinciale|consiglieri]] in rappresentanza dei sindaci e dei consiglieri dei comuni del territorio. Altra figura chiave è quella del [[segretario comunale e provinciale|segretario provinciale]].
La legge 56/2014 ha introdotto tra gli organi di governo della provincia anche l'assemblea dei sindaci, composta da tutti i sindaci dei comuni del territorio, con funzioni propositive, di indirizzo e di controllo.
==
==== Anni 1990 ====
Negli anni 1990 il [[legislatore]] si era impegnato in un rilancio dell'istituto provinciale, le cui funzioni erano state compresse dopo l'entrata in funzione delle 15 [[regioni a statuto ordinario]] (1970). Il [[decreto legislativo]] n. 112/1998 aveva pertanto trasferito alle province competenze prima spettanti allo [[Stato]] o alle [[Regione (Italia)|regioni]], in adesione al [[principio di sussidiarietà]], fra le quali spiccavano quelle in materia di:
* definizione e rispetto del [[bilancio provinciale]] annuale
* [[protezione civile]] (attuazione dei piani regionali, predisposizione dei piani provinciali prima spettanti alla [[Prefettura (Italia)|prefettura]]);
* scuola e [[istruzione]] (istituzione e soppressione di scuole, organizzazione della rete scolastica; edifici scolastici);
* risparmio e rendimento energetico;
* [[trasporti]] (molte competenze furono ereditate dalla [[Motorizzazione civile (Italia)|Motorizzazione civile]]);
* autoscuole (autorizzazioni, vigilanza, consorzi, esami di idoneità per gli insegnanti);
* imprese di revisione e riparazione di autoveicoli;
* rilascio di [[licenza (diritto)|licenze]] per autotrasporto e albi provinciali degli autotrasportatori;
* [[industria]];
* lavoro e [[centro per l'impiego|centri per l'impiego]] (ex uffici di collocamento di competenza del [[Ministero del lavoro e delle politiche sociali|Ministero del lavoro]]).
==== Anni 2000 ====
In base all'art. 19 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il "[[Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali]]" (TUEL), spettavano alla provincia le funzioni amministrative che riguardavano vaste zone intercomunali o l'intero territorio provinciale nei seguenti settori:
* difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell'ambiente e prevenzione delle [[calamità naturale|calamità]];
* tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche;
* valorizzazione dei beni culturali;
* viabilità e trasporti;
* protezione della [[flora]] e della [[fauna]], parchi e [[riserva naturale|riserve naturali]];
* [[caccia]] e [[pesca (attività)|pesca]] nelle acque interne;
* organizzazione dello [[smaltimento dei rifiuti]] a livello provinciale, rilevamento, disciplina e controllo degli scarichi delle acque e delle emissioni atmosferiche e sonore;
* servizi sanitari, di igiene e profilassi pubblica, attribuiti dalla legislazione statale e regionale;
* compiti connessi alla [[istruzione secondaria]] di secondo grado e artistica, nonché alla formazione professionale – compresa l'[[edilizia]] scolastica – attribuiti dalla legislazione statale e regionale;
* raccolta ed elaborazione dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali.
Ulteriore specifico compito delle Province era quello della programmazione, previsto dall'art. 20 del TUEL, che si svolgeva secondo le norme dettate dalla legge regionale, mentre era la stessa Provincia a predisporre e ad adottare il piano di coordinamento che determinava gli indirizzi generali di assetto del territorio, la localizzazione delle maggiori infrastrutture e delle principali vie di comunicazione, gli obiettivi e i modi di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica e idraulico-forestale. Era la provincia, quindi, che aveva la funzione di accertare la compatibilità degli strumenti di pianificazione territoriale predisposti dai Comuni, con le previsioni contenute nel piano territoriale di coordinamento.
==== Anni 2010 ====
Gli anni 2010 segnarono una radicale inversione di tendenza nel senso di uno svuotamento dei poteri delle province e il trasferimento di competenze e organici alle regioni.
In base alla legge n. 56 del 7 aprile 2014<ref name=":0" group="N">Promossa dal [[governo Renzi]] e recante ''Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni''; detta anche "legge Delrio" dal suo estensore [[Graziano Delrio]], deputato [[Partito Democratico (Italia)|PD]] e [[Ministri per gli affari regionali e le autonomie della Repubblica Italiana|ministro per gli affari regionali e le autonomie]] nel precedente [[governo Letta]].</ref> rimangono le seguenti funzioni fondamentali delle province:
# pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonché tutela e valorizzazione dell'ambiente, per gli aspetti di competenza;
# pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, in coerenza con la programmazione regionale, nonché costruzione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente;
# programmazione provinciale della rete scolastica, nel rispetto della programmazione regionale;
# raccolta ed elaborazione di dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali;
# gestione dell'edilizia scolastica;
# controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale.
Le province possono altresì, d'intesa con i comuni, esercitare le funzioni di predisposizione dei documenti di gara, di stazione appaltante, di monitoraggio dei contratti di servizio e di organizzazione di concorsi e procedure selettive.
Le province hanno poi ulteriori funzioni conferite dalle leggi regionali. Le funzioni rimosse dalla competenza provinciale passano alle regioni, che devono tuttavia accettarle addossandosi il relativo personale e i connessi oneri di bilancio.
Di fatto, la legge n. 56 del 2014<ref name=":0" group="N" /> prevedeva un sostanziale svuotamento dei poteri dell'ente provinciale a vantaggio delle regioni; tale processo sarebbe stato portato a compimento dalla [[riforma costituzionale Renzi-Boschi]], che prevedeva un'abolizione totale dell'ente.
Tuttavia, tale riforma fu respinta dall'esito del [[Referendum costituzionale in Italia del 2016|referendum costituzionale del 2016]] e, quindi, le province sono restate in vita nella forma appena descritta.
==== Anni 2020 ====
Nell'attuale [[XIX legislatura della Repubblica Italiana|XIX legislatura]], determinata dalle [[Elezioni politiche in Italia del 2022|elezioni politiche del 2022]], sono stati depositati disegni di legge per reintrodurre l'elezione diretta dei consigli e dei presidenti delle province che era stata abolita nel 2014.<ref>{{Cita news|titolo=Perché tornano le Province|pubblicazione=today.it|autore=Stefano Pagliarini|data=12 gennaio 2023|url=https://www.today.it/politica/perche-tornano-province.html|accesso=12 gennaio 2023}}</ref>
== Assetto istituzionale ==
=== Periodo 1993-2014 ===
La legge n. 81 del 25 marzo 1993 aveva stabilito l'elezione popolare diretta dei presidenti delle province italiane, ricorrendo a un eventuale turno di [[ballottaggio]] qualora nessun candidato avesse raggiunto la maggioranza assoluta dei consensi. La durata in carica del presidente, originariamente fissata in quattro anni, fu prolungata a cinque, e l'intero sistema normativo venne consolidato nel [[Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali]], il D. Lgs. n. 267 del 2000. In qualunque caso di morte, dimissioni, sospensione, sfiducia o decadenza del presidente, si procedeva all'indizione di nuove elezioni provinciali e, nel caso di crisi politica, alla gestione provvisoria dell'ente da parte di un [[commissario]] nominato dal [[prefetto]]. Contestualmente alla scelta del presidente, si tenevano le elezioni del Consiglio Provinciale, sul principio del ''governo di legislatura''.
I consiglieri, in numero variabile da 24 a 45 secondo l'entità della popolazione, erano eletti con un particolare [[sistema elettorale]] proporzionale con ''premio di maggioranza''. L'elettore poteva tracciare sulla scheda elettorale, di colore giallo, un segno su un candidato presidente e su un candidato consigliere che lo sosteneva. Alla coalizione collegata al presidente eletto veniva comunque garantito almeno il 60% dei seggi consiliari; tenuta presente questa clausola, i seggi venivano ripartiti in maniera proporzionale con [[metodo D'Hondt]] sulla base dei voti conseguiti dalle varie coalizioni, e in seconda istanza dalle singole liste, nella circoscrizione unica provinciale. I candidati si presentavano però in ''collegi uninominali'' e, determinato il numero di seggi assegnati a ciascuna lista, venivano dichiarati eletti coloro che, all'interno della stessa, avessero ottenuto le maggiori percentuali di voto nel proprio collegio.
=== Dopo la Riforma Delrio ===
Con la legge nº 56 del 7 aprile 2014,<ref name=":0" group="N"/> le province delle regioni ordinarie sono state trasformate in enti amministrativi di secondo livello con elezione dei propri organi a [[suffragio ristretto]], ed è stata prevista la trasformazione di dieci province in [[città metropolitane]]. La legge in oggetto ha abolito la [[giunta provinciale]], redistribuendo le deleghe di governo all'interno del Consiglio provinciale, molto ridimensionato nel numero dei suoi membri, e introducendo così un'inedita [[forma di governo]] presidenziale pura, del tutto nuova alla vita politica italiana repubblicana. Un nuovo organo, l'[[assemblea dei sindaci]], assume il compito di deliberare il bilancio ed eventuali modifiche statutarie. Sono previste inoltre forme particolari di autonomia per le [[province montane]], individuate con [[legge regionale]].
In [[Sicilia]] le province sono state commissariate da due anni, in attesa di un progetto di riforma, così come accaduto con le [[nuove province sarde]], abolite per referendum popolare. Nel 2015 vengono istituiti sei liberi consorzi comunali e le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, senza peraltro staccarsi dalla normativa nazionale e limitandosi a puri mutamenti lessicali. Solo in Sardegna la creazione della [[città metropolitana di Cagliari]] fu un atto di autentica riforma, applicando il nuovo ente alla sola [[conurbazione]] del capoluogo così come concepito dal legislatore del 1990.
Norme del tutto diverse invece regolano la vita istituzionale nelle comunità autonome di [[Provincia di Aosta|Aosta]], [[Provincia autonoma di Bolzano|Bolzano]] e [[Provincia di Trento|Trento]].
In [[Friuli-Venezia Giulia]], a seguito di una modifica dello statuto speciale della regione, venne votata una riforma che prevedeva l'abolizione delle province man mano che sarebbero giunti a scadenza i rispettivi consigli provinciali.
=== Numerosità dei consigli e delle giunte ===
Con l'entrata in vigore della legge Delrio nelle regioni a statuto ordinario, gli [[giunta provinciale|assessori provinciali]] sono stati aboliti, e il consiglio provinciale si compone del [[presidente della provincia]] e di un numero variabile di consiglieri, in funzione del numero degli abitanti:
* 16 consiglieri nelle province con più di {{formatnum:700000}} abitanti;
* 12 consiglieri nelle province intermedie;
* 10 consiglieri nelle province con meno di {{formatnum:300000}} abitanti.
La [[Sicilia]] e la [[Sardegna]] applicano tale legge solo nella misura prevista dalle rispettive normative regionali. Dal 2014 gli enti di area vasta di queste regioni sono stati retti da Commissari straordinari e non vi è stata alcuna elezione di organi di governo delle province e delle città metropolitane.
Leggi specifiche regolano invece la [[provincia autonoma di Trento]], la [[provincia autonoma di Bolzano]], Il Friuli Venezia Giulia e la [[Valle d'Aosta]].
== Suddivisione amministrativa ==
{{vedi anche|Province d'Italia}}
Le "province" italiane a livello amministrativo sono 101, di cui 76 province vere e proprie, 6 liberi consorzi comunali, 4 enti di decentramento regionale e 15 città metropolitane membri dell'[[Unione delle province d'Italia|UPI]], cui si aggiungono 2 province autonome, mentre sono 5 le suddivisioni di livello provinciale a fini statistici.
* Per la [[Valle d'Aosta]] le competenze provinciali vengono espletate dalla regione, per cui non esiste una separata amministrazione provinciale. Aosta, oltre che capoluogo regionale, è considerata nelle statistiche anche come capoluogo provinciale in quanto la regione vi svolge anche tali funzioni.
* Le 2 province autonome di [[provincia autonoma di Bolzano|Bolzano]] e [[provincia autonoma di Trento|Trento]] hanno competenze di tipo provinciale e regionale,<ref>"Diritto Pubblico", a cura di Franco Modugno, Giappichelli editore, 2012</ref> e quindi vengono solitamente considerate pari alle [[Regioni d'Italia|regioni]]. Esse possiedono ciascuna un [[consiglio provinciale]] eletto dai cittadini, e l'unione dei due consigli costituisce il [[Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige]]. Non sono membri dell'[[Unione delle province d'Italia|UPI]].
* La [[Sardegna]] si è ristrutturata nel 2016 su quattro province e una città metropolitana, quest'ultima concepita nel vero spirito dell'ente, ossia includendovi solo i comuni agglomerati con il capoluogo.<ref group="N">Le quattro province [[Sardegna|sarde]] di [[provincia di Carbonia-Iglesias|Carbonia-Iglesias]], [[provincia del Medio Campidano|Medio Campidano]], [[provincia dell'Ogliastra|Ogliastra]] e [[provincia di Olbia-Tempio|Olbia-Tempio]], abolite nel 2016, non avevano uffici statali provinciali, come la [[Prefettura italiana|prefettura]] o la [[questura]], in quanto esse non si basavano su una normativa nazionale ma solo su una [[legge regionale]], e quindi erano unicamente sede degli organi provinciali e degli uffici regionali decentrati. In seguito ai risultati del [[referendum in Sardegna del 2012|referendum regionale del 2012]] che le ha abrogate, è stata approvata una riforma complessiva degli enti provinciali in Sardegna. Il Consiglio Regionale della Sardegna si era dato fino al 30 giugno 2013 per emanare la nuova normativa, decidendo il 28 giugno il commissariamento delle quattro province in liquidazione: [http://consiglio.regione.sardegna.it/XIVLegislatura/Leggi%20approvate/lr2013-15.asp Consiglio Regionale della Sardegna.] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140108072631/http://consiglio.regione.sardegna.it/XIVLegislatura/Leggi%20approvate/lr2013-15.asp |data=8 gennaio 2014 }} Per le quattro province storiche ha invece prolungato il termine fino alle successive elezioni del 2015, e poi al 2016 adeguandole alla formula a suffragio ristretto nazionale</ref> Negli ambiti delle province soppresse – rinominate ''zone omogenee'' – comunque garantito l'esercizio autonomo delle funzioni provinciali e l'erogazione dei relativi servizi, sia pure formalmente nell'ambito delle nuove suddivisioni provinciali, fino alla definitiva soppressione di tutte le province.<ref>artt. 2, 3 e 25 della legge regionale n. 2 del 4 febbraio 2016</ref>. Con L.R. n. 7/2021 è stata prevista la soppressione della provincia del Sud Sardegna, la trasformazione della provincia di Sassari in città metropolitana e la reistituzione delle province di Gallura Nord-Est Sardegna, Ogliastra, Medio Campidano e Sulcis-Iglesiente. Nel corso del 2025 di queste sono divenute operative la città metropolitana di Sassari e la provincia della Gallura Nord-Est Sardegna.
* In ottemperanza allo Statuto regionale le nove circoscrizioni provinciali della [[Sicilia]] avrebbero già dovuto essere sostituite con legge regionale n. 9/1986 da un pari numero di ''province regionali'' formate come [[Libero consorzio comunale|liberi consorzi comunali]]. Se tale operazione fu all'epoca un esercizio puramente lessicale, tale riforma è divenuta effettivamente concreta solo nel 2013, quando l'[[Assemblea regionale siciliana]] ha deliberato lo scioglimento dei [[consiglio provinciale|consigli provinciali]] e delle relative [[giunta provinciale|giunte]], commissariando gli enti da luglio e prevedendo la nomina dei nuovi presidenti da parte dei comuni dal 2014, termine poi spostato al 2015, poi al 2016 e finalmente al 2018.
* Nella regione autonoma [[Friuli-Venezia Giulia]] sono state abolite le 4 province presenti nel territorio: [[Provincia di Gorizia|Gorizia]], [[Provincia di Pordenone|Pordenone]] e [[Provincia di Trieste|Trieste]] il 30 settembre 2017, dopo la liquidazione avviata il 1º gennaio 2017 e [[provincia di Udine|Udine]], liquidata nel corso del 2018. Le funzioni provinciali sono state prima trasferite in capo alla regione, ai comuni o alle [[Unione Territoriale Intercomunale|UTI]],<ref>{{Cita web |url=http://www.consiglio.regione.fvg.it/cms/hp/informazioni/0072.html |titolo=Copia archiviata |accesso=22 gennaio 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180112062623/http://www.consiglio.regione.fvg.it/cms/hp/informazioni/0072.html |dataarchivio=12 gennaio 2018 |urlmorto=sì }}</ref> poi agli [[Ente di decentramento regionale|enti di decentramento regionale]] entrati in funzione il 1º luglio 2020. Anche a seguito della soppressione delle province in Friuli-Venezia Giulia, i comuni di [[Trieste]], [[Pordenone]], [[Gorizia]] e [[Udine]] mantengono comunque le prerogative connesse alla qualificazione di "capoluogo di provincia".<ref>Art. 46 della legge regionale del Friuli-Venezia Giulia n. 20 del 9 dicembre 2016</ref>
* Sette province sono [[Bilinguismo amministrativo in Italia|ufficialmente bilingui]]: totalmente (ovvero, dal punto di vista legale, nella totalità dei loro comuni) [[Provincia autonoma di Bolzano|Bolzano]] e [[Valle d'Aosta|Aosta]], e parzialmente (ovvero solo in alcuni comuni) [[Provincia autonoma di Trento|Trento]], [[Provincia di Trieste|Trieste]], [[Provincia di Gorizia|Gorizia]], [[provincia di Pordenone|Pordenone]] e [[Provincia di Udine|Udine]]. Vi risiedono minoranze di lingua: [[lingua tedesca|tedesca]] (Bolzano e Udine), [[Lingua slovena|slovena]] (Trieste, Gorizia e Udine), [[Lingua ladina|ladina]] e [[Lingua friulana|friulana]] (Bolzano, Trento, Udine e Gorizia), [[Lingua francese|francese]] (Valle d'Aosta). Tutte queste minoranze linguistiche sono tutelate da apposite leggi regionali e provinciali. A differenza dalle altre province italiane, qui i comuni emettono [[Carta d'identità italiana|carte d'identità]] bilingui.
=== Capoluoghi ===
I [[Capoluogo#Capoluogo di provincia o città metropolitana|capoluoghi provinciali]] italiani sono 119 a fronte di 110 suddivisioni di livello provinciale (province, città metropolitane, liberi consorzi comunali ed enti di decentramento regionale), dato che vi è una provincia con tre capoluoghi ([[Provincia di Barletta-Andria-Trani|Barletta-Andria-Trani]]) e sette province con due capoluoghi:
* Un [[decreto-legge]] del [[governo Meloni]] del 30 gennaio 2024 ha ufficialmente riconosciuto lo status di co-capoluoghi a [[Cesena]] (accanto a [[Forlì]]) per [[Provincia di Forlì-Cesena|Forlì-Cesena]], [[Urbino]] (accanto a [[Pesaro]]) per [[Provincia di Pesaro e Urbino|Pesaro e Urbino]] e [[Carrara]] (accanto a [[Massa (Italia)|Massa]]) per [[Provincia di Massa-Carrara|Massa-Carrara]].<ref>{{Cita web|url=https://www.cesenatoday.it/cronaca/cesena-capoluogo-provincia-cosa-cambia.html|titolo=La svolta nell'articolo 3 del decreto 'Election Day', Cesena da oggi è capoluogo: "Ce lo meritiamo". Cosa cambia|sito=CesenaToday|lingua=it|accesso=2024-06-24}}</ref>
* Le quattro [[nuove province sarde]] operative dal 2025 hanno ciascuna due capoluoghi: [[Provincia della Gallura Nord-Est Sardegna|Gallura Nord-Est Sardegna]] ([[Olbia]] e [[Tempio Pausania]]), [[Provincia dell'Ogliastra|Ogliastra]] ([[Tortolì]] e [[Lanusei]]), [[Provincia del Medio Campidano|Medio Campidano]] ([[Sanluri]] e [[Villacidro]]), [[Provincia del Sulcis Iglesiente|Sulcis Iglesiente]] ([[Carbonia]] e [[Iglesias (Italia)|Iglesias]]).
=== Denominazione ===
La denominazione delle province in Italia nella maggior parte dei casi coincide a quella del capoluogo (o dei capoluoghi), con alcune eccezioni:
* Sei province hanno una denominazione almeno parzialmente geografica: [[Provincia del Verbano-Cusio-Ossola|Verbano-Cusio-Ossola]], [[Provincia di Monza e della Brianza|Monza e Brianza]] e le quattro [[nuove province sarde]] operative dal 2025: [[Provincia della Gallura Nord-Est Sardegna|Gallura Nord-Est Sardegna]], [[Provincia dell'Ogliastra|Ogliastra]], [[Provincia del Medio Campidano|Medio Campidano]], [[Provincia del Sulcis Iglesiente|Sulcis Iglesiente]].
* [[Capitanata]] è usato come sinonimo istituzionalmente riconosciuto della [[provincia di Foggia]].
== Note ==
=== Esplicative ===
<references group="N"/>
=== Bibliografiche ===
<references />
== Bibliografia ==
* Paolo Caretti e Ugo De Siervo, ''Istituzioni di diritto pubblico'', Torino, Giappichelli Editore, 1996. ISBN 88-348-6210-4.
* Gaetano Palombelli, ''L'evoluzione delle circoscrizioni provinciali dall'Unità d'Italia ad oggi'' http://www.upinet.it/3908/istituzioni_e_riforme/levoluzione_delle_circoscrizioni_provinciali_dallunita_ditalia_ad_oggi/
* {{Cita libro| titolo=Struttura e dinamica delle unità amministrative territoriali italiane : dall'unificazione del Regno al 2017| url=https://ebiblio.istat.it/digibib/Annali/IST0010041_Serie13Vol01Ed2018.pdf| editore=Istat| città=Roma| anno=2018| serie=anno 147, serie XIII| volume=1| opera=Annali di statistica| ISBN=978-88-458-1957-5| cid=Struttura e dinamica delle unità amministrative| accesso=4 dicembre 2024}}
== Voci correlate ==
* [[Armoriale delle province italiane]]
* [[Assemblea dei sindaci]]
* [[Circondario di decentramento amministrativo]]
* [[Consiglio provinciale]]
* [[Elezioni amministrative in Italia]]
* [[Giunta provinciale]]
* [[Messo comunale e provinciale]]
* [[Presidente della provincia]]
* [[Province d'Italia soppresse]]
* [[Province d'Italia]]
* [[Unione delle province d'Italia]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons_preposizione=sulle|s=R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1 - Riordinamento delle circoscrizioni provinciali|s_oggetto=il testo|s_preposizione=del|s_etichetta=R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1 (''"Riordinamento delle circoscrizioni provinciali''")}}
{{interprogetto/notizia|Finanziaria, bufera sugli Enti Locali: 13 Province a rischio, tagli ai Comuni|data=6 ottobre 2006}}
{{interprogetto/notizia|Province italiane: "Libero" riapre la questione sulla loro abolizione|data=7 dicembre 2008}}
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.upinet.it/|UPI - "Unione delle Province d'Italia"}}
* {{cita web|http://www.istat.it/it/archivio/6789|ISTAT - "Denominazioni e codici di ripartizioni, province e regioni"}}
* {{cita web|http://www.comuni-italiani.it/province.html|Province e Comuni in Italia}}
*
* [http://www.
* [http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=620633 Disegno di legge N. 3066], il testo convertito in legge del decreto legge 4 dicembre 2011, cosiddetto "Salva-Italia", il cui articolo 23 introduce le nuove norme per l'assetto delle Province.
* [http://www.tuttitalia.it/province/popolazione/ Province e Città Metropolitane per popolazione] ''Tuttitalia.it''
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[[Categoria:Enti territoriali d'Italia]]
[[Categoria:Province d'Italia]]
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