Gaio Lucilio: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua||Lucilio (disambigua)|Lucilio}}
{{Citazione|Certamente la satira è tutta nostra.|[[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]], ''Institutio oratoria'', X, 1, 93.|Satura quidem tota nostra est.|lingua=la}}
{{Bio
|Nome = Gaio Lucilio
|Cognome =
|ForzaOrdinamento = Lucilio, Gaio▼
|PreData =
▲|ForzaOrdinamento =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Sessa Aurunca
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[
|LuogoMorte = Napoli
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Attività = poeta
▲|Epoca = 150
▲|Nazionalità = latino
}}
È considerato l'inventore della [[Satira latina|satira]].<ref name=bio>{{cita web|url=https://lanuovabq.it/it/lucilio-la-satira-e-totalmente-latina|autore=Giovanni Fighera|titolo=Lucilio: la satira è totalmente latina}}</ref>
[[File:Roman masks.png|thumb|upright=1.4|Maschere [[tragedia|tragica]] e [[commedia antica|comica]]. [[Mosaico]] del [[I secolo a.C.]] ([[Musei Capitolini]])]]
==Biografia==
Le incertezze cronologiche
== Le ''Saturae'' ==
{{Vedi anche|Storia della letteratura latina (240 - 78 a.C.)}}
Dei 30 libri di satire scritti da Lucilio, ci rimangono circa 1000 frammenti, per un totale di quasi 1370 versi<ref>L'edizione classica è F. Marx, ''Lucilii carminum reliquiae'', 2 voll., Leipzig, Teubner, 1904-1904.</ref>. La divisione in 30 libri del ''corpus'' luciliano (in cui l'ordine era dato secondo un criterio metrico: i libri 1-21 in esametri dattilici; 22-25 in distici elegiaci; 26-30 in metri giambici e trocaici e poi nuovamente in esametri) è opera del [[Poesia neoterica|neotero]] [[Valerio Catone]]<ref>Cfr. Orazio, ''Satire'', I 10, 1 ss.</ref>. A proposito della numerazione dei libri, nel 131 a.C. Lucilio completò quelli che poi sarebbero stati i libri XXVI, XXVII e XXVIII e in cui mise alla prova la sua idoneità alla composizione in tre metri; così i libri XXVI e XXVII erano interamente in settenari, mentre il libro XXVIII conteneva sia settenari che senarii, e infine esametri. Un po' più tardi, probabilmente prima della morte di Scipione nel [[129 a.C.]], terminò il libro XXIX, composto in settenarii, senarii (e altri metri?), ed esametri. Dopo il libro XXIX Lucilio abbandonò i metri del palco, e scelse, per tutto il resto delle sue satire, tranne una piccola raccolta di poesie occasionali, il metro che rimase il più accettabile per la satira romana: l'esametro.
Non è affatto sicuro che il titolo ''Saturae'' risalga a Lucilio stesso<ref>Cfr. i termini usati nei vv. 1039, 1084, 1279 Marx.</ref>, ma [[Orazio]] usa il termine ''Satura'' per designare quel genere di poesia inaugurato dall'opera di Lucilio; nei frammenti che ci restano Lucilio chiama le sue composizioni con il nome di ''poemata'' (poemi) o come ''sermones'', o meglio ''ludus ac sermones'' (chiacchiere scherzose); si è anche ragionevolmente supposto che il titolo primitivo dell'opera fosse, con nome greco, ''schèdia'' (improvvisazioni).
La ricostruzione delle diverse composizioni è abbastanza problematica, anche se emergono temi come la parodia omerica e tragica, la critica allo stile ridondante di [[Accio]]<ref>Cfr. vv. 794-801 Marx.</ref>, la descrizione di quadretti quotidiani (ad esempio, un processo o il suo viaggio in Sicilia<ref>cfr. il famoso ''iter Siculum'' che costituiva il libro III.</ref>), la discussione sugli stili di vita.
== Il mondo poetico e concettuale di Lucilio ==
[[File:Scuola media "Caio Lucilio", Sessa Aurunca.jpg|thumb|La scuola media ed istituto comprensivo "Caio Lucilio" nel suo paese natale [[Sessa Aurunca]], intitolata al poeta]]
Lucilio, dunque, adotta, per la prima volta nella letteratura latina, un diffuso soggettivismo, parlando di se stesso e inserendo contenuti autobiografici, oltre ad utilizzare una notevole spontaneità, parlando con immediatezza, con una relativa elaborazione letteraria. Caratteristica fondamentale della satira luciliana, comunque, è l'aggressività, spesso ''ad personam'', in una sorta di letteratura "abrasiva" e, comunque, etica.
Sul piano contenutistico e stilistico, Lucilio adotta una notevole varietà nell'affrontare tematiche variegate attente agli aspetti comuni e quotidiani (eros, banchetti, fatti di cronaca e vita politica), cui corrispondono plurilinguismo e ibridazione stilistica: non è né anodino né monocorde, percorre tutte le possibilità della lingua latina, dal ''sermo plebeius'' sino alle regioni più illustri della letteratura, con uno stile raffinato e variegato. L'obiezione mossa alla lingua luciliana era, comunque, di essere ruvida, provvisoria e inconditaː infatti, secondo [[Orazio]], i versi di Lucilio sono privi di eleganza, col risultato di "scorrere fangosi" (''flueret lutulentus''), e "faceva mille versi stando su un sol piede"<ref>''Satire'', I 4, 9 ss.</ref>.
L'importanza di Lucilio è enorme in relazione ai suoi sforzi per codificare sul piano formale (tramite l'uso dell'esametro), dello stile e del contenuto, i temi trattati dall'unico genere letterario latino mancante di un corrispondente nel mondo ellenico: la [[Satira latina|satira]]. La satira è l'unico genere della poesia latina che non ha un diretto corrispondente nel mondo greco. Se da un lato, infatti, vi è un sentimento di fierezza nei confronti della satira (si veda la celeberrima esclamazione del retore Quintiliano già citata), da un altro si viene a instaurare un certo senso di perplessità sulla natura del genere stesso. Lucilio fu considerato quindi l'iniziatore del genere della satira, riconosciuto addirittura da [[Orazio]], pur con riserve, come il suo maestro. La satira del mondo latino, in effetti, dal punto di vista dei contenuti, vista la sua originalità romana dal punto di vista formale, non ha nulla a che vedere con quella del mondo greco, perché lì era sottopertinente al genere del [[giambo]] e, anche se si ritiene sia stato [[Quinto Ennio| Ennio]] ad usare per primo questo genere tipicamente romano, Lucilio ne stilò lo statuto, poi seguito dai successivi autori di satire, attraverso la sua opera caratterizzata dall'esametro e dall'argomento morale.
Diomede cercò di affrontare il problema e ne diede tale soluzione:
{{Citazione|Presso i Romani con satira si intende una poesia che ora ha carattere denigratorio ed è composta per colpire i vizi umani secondo la maniera della commedia antica: tale fu quella che composero Lucilio, Orazio e Persio. Un tempo però veniva chiamata satira un'opera poetica che constava di componimenti vari, come quella che scrissero Pacuvio ed Ennio|[[Diomede Grammatico]], ''Grammatici Latini'', I, 485 Keil.|}}
All'interno del genere satirico vengono ben distinte due fasi, quella rappresentata da Ennio e [[Marco Pacuvio|Pacuvio]], fatta da uno stile con metri e componimenti di vario genere, e quella rappresentata da Lucilio, Orazio e Persio, successivo anche a livello temporale, la cui caratteristica è quella di uno stile che tende, a volte anche eccessivamente, al moralismo di natura provinciale.
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<references/>
== Bibliografia ==
* [[Friedrich Marx]], ''Lucilii carminum reliquiae'', 2 voll., Leipzig, Teubner, 1904-1904.
* [[Nicola Terzaghi]], ''Lucilio'', Roma, L'Erma di Bretschneider, 1934 (rist. 1970).
== Voci correlate ==
* [[Gens Lucilia]]
* [[Satira latina]]
* [[Satura lanx]]
* [[Circolo degli Scipioni]]
* [[Lucio Accio]]
* [[Gaio Lelio Sapiente]]
* [[Lucio Cornelio Lentulo Lupo]]
* [[A Deucalione]]
* [[Нomo ornat locum, non locus hominem]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
{{CircoloScipioni}}▼
* {{Collegamenti esterni}}
▲{{CircoloScipioni}}
{{Portale|Antica Roma|letteratura|biografie}}▼
{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:Lucilii| Gaio]]▼
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