Adriano Sofri: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Adriano
|Cognome = Sofri
|Sesso = M
|LuogoNascita = Trieste
|GiornoMeseNascita = 1º agosto
|AnnoNascita = 1942
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Epoca = 1900
|Epoca2 = 2000
|Attività = scrittore
|Attività2 = opinionista
|Attività3 = attivista
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , ex leader di [[Lotta Continua]], condannato a ventidue anni di carcere – dopo un lungo iter giudiziario – quale mandante, assieme a [[Giorgio Pietrostefani]], dell'[[omicidio Calabresi|omicidio]] del commissario di polizia [[Luigi Calabresi]], avvenuto nel [[1972]], mentre come esecutori materiali furono condannati i due militanti di Lotta Continua [[Leonardo Marino]] e [[Ovidio Bompressi]]
|Immagine = Adriano Sofri 2014.JPG
|Didascalia = Adriano Sofri nel [[2014]].
}}<ref name=Corriere>{{Cita web |url=http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=SOFRI+Adriano |titolo=''Corriere della Sera, biografia: Sofri, Adriano'' |accesso=4 febbraio 2014 |dataarchivio=28 dicembre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131228051758/http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=SOFRI+Adriano |urlmorto=sì }}</ref>
Arrestato nel [[1988]] e poco dopo rinviato a giudizio, fu condannato e incarcerato per il reato di [[Concorso di persone nel reato (ordinamento italiano)|concorso]] morale in omicidio, dapprima nel 1990 e poi in via definitiva nel gennaio 1997 (con l'eccezione di circa 6 mesi tra il 1999 e il 2000 a causa della [[revisione (ordinamento penale italiano)|revisione del processo]]). Scontò la pena dal 2005 in regime di [[semilibertà]] e dal 2006 di [[detenzione domiciliare]], a causa di problemi di salute, venendo scarcerato nel gennaio [[2012]] per decorrenza della pena, che era stata ridotta a 15 anni per effetto dei benefici di legge.
Pur assumendosi la corresponsabilità morale dell'omicidio,<ref name= cds08/> a causa della campagna di stampa diretta contro il commissario portata avanti assieme agli altri membri di Lotta Continua, Sofri si è sempre proclamato innocente per quanto riguarda l'accusa penale, così come affermato anche dai coimputati, a eccezione di Marino, reo confesso.<ref name= cds08/><ref>[http://www.ilfoglio.it/piccolaposta/829 ''Adriano Sofri risponde a Rocco Casalino, portavoce del M5S''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140205143750/http://www.ilfoglio.it/piccolaposta/829 |data=5 febbraio 2014}}</ref> Un ampio movimento innocentista ha sostenuto negli anni l'estraneità di Sofri al delitto, ricordando le contraddizioni di Marino, in particolare il fatto che Sofri avrebbe ordinato il crimine solo concedendo una sorta di "[[silenzio-assenso]]" dagli innocentisti ritenuto non verificabile.<ref>Il riferimento è al fatto che Marino non ricordi le esatte parole di Sofri, e che egli possa aver frainteso qualcosa di non perentorio per un ordine preciso in merito o una sorta di assenso silenzioso.</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/sofri3/avanzo/avanzo.html|titolo=Il caso Sofri oltre la sentenza|pubblicazione=''Repubblica.it''|data=4 ottobre 2000|accesso=2 novembre 2016}}</ref>
== Biografia ==
Adriano Sofri è nato a [[Trieste]]. Il padre, di origine meridionale, era nella [[Marina Militare (Italia)|Marina Militare]], mentre la madre, triestina, era insegnante.<ref name= dellarti >{{Cita news|autore=Giorgio Dell'Arti|url=http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=SOFRI+Adriano|titolo=''Adriano Sofri''|data=2007|pubblicazione=|accesso=4 febbraio 2014|dataarchivio=28 dicembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131228051758/http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=SOFRI+Adriano|urlmorto=sì}}</ref> Ha un fratello maggiore, [[Gianni Sofri|Gianni]], storico e saggista, e una sorella, Stella. Trascorse l'infanzia a [[Taranto]], poi a [[Milano]], [[Palermo]] e [[Roma]]<ref name= rep97 >{{Cita news|autore=Giuseppe D'Avanzo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/01/25/la-vita-da-pisa-pisa-storia-di.html|titolo=La vita da Pisa a Pisa Storia di un ritorno|pubblicazione=La Repubblica|25 gennaio 1997|accesso=27 luglio 2013}}</ref> dove studiò al [[Liceo ginnasio statale Virgilio|liceo Virgilio]].<ref name=la_Rep>{{cita web|http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/17/formidabili-quegli-anni-la-nostalgia-degli-ex.html|titolo=Formidabili quegli anni la nostalgia degli ex|accesso=29 novembre 2010|editore=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica.it]]}}</ref>
Nel 1960 entrò alla [[Scuola Normale Superiore]] come studente di [[storia della filosofia]].<ref>{{cita web|url=http://normalenews.sns.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=222&mode=thread&order=0&thold=0|titolo=Intervista a Fabio Mussi|accesso=29 novembre 2010|editore=Normalenews.it|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722053530/http://normalenews.sns.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=222&mode=thread&order=0&thold=0|dataarchivio=22 luglio 2011}}</ref><ref name=Corr>{{cita web|url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/06_Giugno/22/sofri.shtml|titolo=Sofri: «Torno alla Normale che mi cacciò»|accesso=29 novembre 2010|editore=[[Corriere della Sera|Corriere.it]]}}</ref> In quegli anni conobbe [[Carlo Ginzburg]], [[Adriano Prosperi]] e [[Umberto Carpi]], anch'essi studenti, ed ebbe tra i suoi professori [[Delio Cantimori]].<ref name=Corr />
Nel marzo 1963, quando [[Palmiro Togliatti]] visitò Pisa e raccontò agli studenti il suo rientro in Italia e la [[svolta di Salerno]], riferendo che «il generale MacFarlane si meravigliò con me che il [[Partito Comunista Italiano|PCI]] non volesse fare la rivoluzione», Sofri intervenne affermando che «ci voleva l'ingenuità d'un generale americano per pensare che un partito che si proclamava comunista volesse il comunismo», al che il segretario comunista ribatté: «Devi ancora crescere. Provaci tu, a fare la rivoluzione», e Sofri concluse: «Ci proverò, ci proverò».<ref name="dellarti" />
Venne espulso dalla Normale nel 1963 per «infrazione disciplinare», dopo essere stato in precedenza sospeso:<ref name=la_Rep /> l'ordinamento della Scuola non permetteva agli studenti di accogliere donne in dormitorio, ma Sofri vi fu sorpreso con colei che sarebbe poi divenuta sua moglie.<ref name=Corr /> Si laureò quindi nel 1964,<ref>{{Cita news|url=http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-6619a3b0-8c4b-4e5c-bc4c-5dbef3e48b3a.html|titolo=SOFRI, DALLA NORMALE DI PISA AL CARCERE PER IL DELITTO CALABRESI|pubblicazione=TG1|data=16 gennaio 2012|accesso=29 luglio 2013|}}</ref> all'[[Università di Pisa]] con una tesi sul giovane [[Antonio Gramsci]].<ref>{{Cita news|url=http://iltirreno.gelocal.it/regione/2008/03/10/news/sofri-e-d-alema-sullo-stesso-binario-1.1713251|titolo=Sofri e D’Alema sullo stesso binario|pubblicazione=Il Tirreno|data=10 marzo 2008|accesso=29 luglio 2013|dataarchivio=23 gennaio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150123191227/http://iltirreno.gelocal.it/regione/2008/03/10/news/sofri-e-d-alema-sullo-stesso-binario-1.1713251|urlmorto=sì}}</ref>
Fu attivo nella [[Operaismo|sinistra operaista]] italiana sin dai primi [[anni 1960|anni sessanta]]: collaborò alla rivista ''[[Classe operaia (rivista)|Classe operaia]]'', fu tra i fondatori del movimento [[Il potere operaio pisano]],<ref>{{Cita news|url=http://pisanotizie.it/news/news_20120117_torna_libero_adriano_sofri_isola_giglio.html|titolo=Adriano Sofri torna in libertà: scontata la pena|pubblicazione=Pisa Notizie|data=17 gennaio 2012|accesso=24 maggio 2023|urlmorto=sì|dataarchivio=29 luglio 2013|urlarchivio=https://archive.is/20130729191608/http://pisanotizie.it/news/news_20120117_torna_libero_adriano_sofri_isola_giglio.html}}</ref>
Nel 1970 fu brevemente arrestato dopo una manifestazione a [[Torino]].<ref>{{Cita web |url=http://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2015/06/17/scabbia-e-prigioni___1-vr-129901-rubriche_c990.htm |titolo=Adriano Sofri, ''Scabbia e prigioni'', Piccola posta |accesso=24 giugno 2015 |dataarchivio=25 giugno 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150625192922/http://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2015/06/17/scabbia-e-prigioni___1-vr-129901-rubriche_c990.htm |urlmorto=sì }}</ref>
Sposato negli [[anni 1960|anni sessanta]] con Alessandra Peretti, è padre di due figli: [[Luca Sofri|Luca]], giornalista, e Nicola. Dal 1972 Sofri è stato legato<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/08/26/morta-pisa-la-compagna-di-sofri.html|titolo=Morta a Pisa la compagna di Sofri - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2007-08-26|lingua=it|accesso=2024-08-19}}</ref> a Randi Krokaa (1944-2007).<ref name="rep97" /> Sofri è [[ateismo|ateo]], anche se ha dichiarato di essersi riavvicinato ad una fede personale negli anni della maturità.<ref>[http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2007/05/07PG11127.PDF ''Adriano Sofri, un ateo pieno di fede'']</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2022/12/09/news/la-requisitoria-del-cardinal-ravasi-coinvolge-anche-chi-non-ha-piu-tanta-voglia-di-essere-ateo-4748213/|titolo=La requisitoria del cardinal Ravasi coinvolge anche chi non ha più tanta voglia di essere ateo|sito=www.ilfoglio.it|lingua=it|accesso=2024-08-19}}</ref>
=== L'attività politica in Lotta Continua ===
{{vedi anche|Lotta Continua}}
Negli [[Anni 1970|anni settanta]] Sofri fu il fondatore e tra i leader principali di [[Lotta Continua]], una delle principali formazioni della [[sinistra extraparlamentare]] [[marxismo|marxiste]]. Lotta Continua si distinse per l'attività politica in aperto contrasto con le forze del Parlamento. Nel 1975, alle elezioni amministrative, Lotta Continua appoggiò le liste del [[Partito Comunista Italiano]]. Successivamente, alle elezioni legislative del 1976, L.C. si unì col PDUP e Avanguardia Operaia dando vita al cartello elettorale denominato [[Democrazia Proletaria]]. Dall'insuccesso dell'avventura elettorale, e sotto l'incalzare della componente femminista, L.C. al congresso di Rimini, tenutosi tra il 31 ottobre e il 4 novembre dello stesso anno, implose: la formazione politica si sciolse, ma rimase il giornale che divenne megafono quotidiano del [[movimento del Settantasette]].
==== La campagna contro Calabresi ====
[[File:Giuseppe Pinelli 3.jpg|left|miniatura|upright|[[Giuseppe Pinelli]], ferroviere e anarchico]]
Nel periodo 1969-1972, dalle pagine dell'[[Lotta Continua (giornale)|omonimo giornale]], sul quale Adriano Sofri scriveva e di cui fu anche direttore, la formazione attaccò fortemente, tra gli altri, il commissario [[Luigi Calabresi]].<ref name="dellarti" /> Fino a poco prima dell'[[omicidio Calabresi|omicidio]], il commissario era stato pubblicamente accusato dagli [[anarchia|anarchici]] e da Sofri stesso, per mezzo di una ampia campagna sulla stampa, di essere il principale responsabile della morte dell'anarchico [[Giuseppe Pinelli]], precipitato da una finestra della Questura di Milano durante l'interrogatorio relativo alla [[strage di piazza Fontana]], del quale era accusato assieme a [[Pietro Valpreda]] (entrambi risulteranno poi estranei).<ref name="Corriere" />
La campagna venne sostenuta anche da molti giornali e riviste, e numerosissime firme del mondo culturale (come nella famosa [[lettera aperta a L'Espresso sul caso Pinelli]]). Un articolo anonimo pubblicato da [[Lotta Continua (giornale)|Lotta Continua]] diceva:
{{Citazione|Questo processo lo si deve fare, e questo marine dalla finestra facile dovrà rispondere di tutto. Gli siamo alle costole ormai ed è inutile che si dibatta «come un bufalo inferocito che corre per i quattro angoli della foresta in fiamme».|Articolo su [[Lotta Continua (giornale)|Lotta Continua]] del 6 giugno 1970, pagina 15<ref name=lotta>[http://fondazionerrideluca.com/download/1970/06_1970/LC1_1970_06_6.pdf Testo in pdf di Lotta Continua] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151004040303/http://fondazionerrideluca.com/download/1970/06_1970/LC1_1970_06_6.pdf |data=4 ottobre 2015 }}</ref>}}
La citazione sul "bufalo inferocito" secondo quanto ipotizzato da Sofri sarebbe forse di origine [[maoismo|maoista]].<ref name=notte/> L'articolo, intitolato ''Un'amnistia per Calabresi'', contiene anche una vignetta con Calabresi raffigurato come un boia accanto a una ghigliottina, però prende le distanze dalle frasi murali che invitano a uccidere il commissario, in quanto la morte avrebbe evitato il giusto processo:{{citazione|«Archiviano Pinelli, ammazziamo Calabresi»: è scritto sui muri di Milano, è scritto anche sulla caserma S. Ambrogio, e noi, solo per dovere di cronaca, come si dice, riportiamo la cosa. A prima vista, a noi superficiali lettori di scritte murali, questo sembrerebbe un incitamento all’omicidio di funzionario di P.S. Quello che infastidisce è che, se qualcuno segue il suggerimento, si rischia di vedere saltare, per morte del querelante, il processo Calabresi-Lotta Continua, e la cosa in effetti ci dispiacerebbe un po’...<ref name=lotta/>}}
Nell'articolo compaiono però anche parole di minaccia, che lo stesso Adriano Sofri ha definito in seguito ''"raccapriccianti"''<ref name=notte>Adriano Sofri, ''La notte che Pinelli'', 2009, p. 241 e segg.</ref>, riferite al giudice Caizzi, al questore Guida e a Sabino Lo Grano di cui si parla nel paragrafo precedente:
{{citazione|A questo punto qualcuno potrebbe esigere la denuncia di Calabresi e Guida per «falso ideologico in atto pubblico»; noi che, più modestamente, di questi nemici del popolo vogliamo la morte, ci accontentiamo di acquisire anche questo elemento...<ref name=lotta/>}}
La versione citata spesso e derivata dal libro di Gemma Capra Calabresi e [[Luciano Garibaldi]] non riporta invece le numerosi frasi sul processo; nella versione completa l'articolo appare molto pesante e duro, ma è messo bene in chiaro che Lotta Continua auspicava la condanna di Guida e Calabresi dentro un'aula di tribunale (rifiutando perciò l'amnistia che coprisse anche il reato di diffamazione mosso ad alcuni attivisti del movimento, nonostante si dica in un capoverso che non esigono una nuova denuncia), e non l'omicidio dei due funzionari, come fatto intendere nella versione "incompleta".<ref name=notte/>
Quando Calabresi morì assassinato in un agguato il 17 maggio 1972 il giornale titolò: ''Ucciso Calabresi, il maggior responsabile dell'assassinio di Pinelli''; Sofri si rifiutò di intitolare ''Giustizia è fatta'' (come gli fu chiesto da alcuni), alienandosi le simpatie di molti sostenitori<ref name= dellarti />, ma altresì non volle prendere le distanze dal crimine. Nell'editoriale da lui firmato, intitolato ''La posizione di Lotta Continua'', scrisse che {{citazione|L’omicidio politico non è l’arma decisiva per l’emancipazione delle masse, anche se questo non può indurci a deplorare l’uccisione di Calabresi, atto in cui gli sfruttati riconoscono la propria volontà di giustizia.|Adriano Sofri, editoriale del 18 maggio 1972<ref name= dellarti />}}
In un articolo del 2008 sul ''Foglio'' e il 9 gennaio 2009, in un'intervista al ''[[Corriere della Sera]]'', pur ribadendo la sua innocenza nel delitto di concorso morale in omicidio, Adriano Sofri (poco prima dell'estinzione della pena, avvenuta tre anni dopo) si è [[Omicidio Calabresi#Assunzione di responsabilità morale da parte di Sofri|assunto la corresponsabilità morale]] dell'omicidio, per aver scritto, per esempio, «Calabresi sarai suicidato» e per aver rifiutato all'epoca di deplorare il delitto<ref name= cds08>{{Cita news|url=http://www.corriere.it/cronache/09_gennaio_08/sofri_libro_77a23c7c-dd8e-11dd-9758-00144f02aabc.shtml|titolo=Sofri: «Dissi "Calabresi sarai suicidato". Sono innocente. Ma corresponsabile»|pubblicazione=''Corriere.it''|data=18 gennaio 2009|accesso=13 aprile 2013}}</ref>.
Sofri fu uno dei pochi (un altro fu [[Carlo Ripa di Meana]], firmatario dell'appello dell{{'}}''Espresso'')<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/08/13/firmai-contro-calabresi-chiedo-scusa.html|titolo=Firmai contro Calabresi, chiedo scusa|pubblicazione=''la Repubblica''|data=13 agosto 2007|accesso=5 gennaio 2012}}</ref> a chiedere perdono per la campagna stampa contro Calabresi. Già nel 1998 Sofri aveva espresso parole di condanna per il delitto Calabresi, e presentato scuse pubbliche alla vedova del commissario per aver contribuito a istigare al [[linciaggio]] nei confronti del marito, «con l'uso di termini e l'evocazione di sentimenti detestabili allora e tanto più detestabili e orribili oggi»; Sofri si assunse quindi la colpevolezza di aver compiuto un'[[istigazione a delinquere]], pur dicendosi sempre innocente a livello penale per quanto riguarda l'ideazione e l'esecuzione dell'omicidio, e vittima di un [[errore giudiziario]]<ref name= cds08/><ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/01/27/sofri-scuse-in-tv-per-calabresi.html|titolo=Sofri, scuse in tv per Calabresi|pubblicazione=''la Repubblica''|data=27 gennaio 1998|accesso=17 maggio 2015}}</ref>.
Secondo il giornalista [[Giampiero Mughini]] (ex membro della formazione extraparlamentare e per un periodo direttore del quotidiano), in Lotta Continua molti, compreso Sofri, sapevano che qualcuno stava preparando il delitto, ma egli ne sarebbe comunque estraneo per quanto riguarda la realizzazione<ref>{{Cita news|autore=Aldo Cazzullo|url=http://www.corriere.it/cultura/09_maggio_15/libro_mughini_cazzullo_f2e6e5ae-4116-11de-8b5d-00144f02aabc.shtml|titolo=Mughini: «Adriano Sofri sapeva dell'azione contro Calabresi»|pubblicazione=''Corriere della Sera''|data=15 maggio 2009|accesso=17 maggio 2015}}</ref>.
[[File:Adriano Sofri.jpg|thumb|Sofri nella redazione di ''[[Lotta Continua (giornale)|Lotta Continua]]''.]]
==== Vicende successive ====
Secondo quanto affermato da Sofri nel 2007 (in un articolo che non era in relazione col processo), un dirigente degli apparati di sicurezza (secondo Sofri «affari riservati», come l'omonimo ufficio del Ministero dell'Interno, allora diretto da [[Federico Umberto D'Amato]], un importante funzionario sospettato di legami con la [[strategia della tensione in Italia]] e con l'[[estrema destra]]), nei primi anni settanta, gli avrebbe proposto di agire insieme (una sorta di prassi di infiltrazione – o di uso spregiudicato degli informatori – attuata forse dai servizi segreti deviati, come avvenuto ad esempio per la [[strage di piazza Fontana]] con [[Guido Giannettini]] e [[Carlo Digilio]], e anche con il citato [[Gianfranco Bertoli]]) facendogli capire che voleva compiere un omicidio, cosa rifiutata da Sofri<ref>{{Cita news|autore=Antonio Carioti|url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/05_Maggio/27/sofri_delitto_stato.shtml|titolo=Sofri: lo Stato mi propose un delitto|pubblicazione=''Corriere della Sera''|data=27 maggio 2007|accesso=25 luglio 2015}}</ref>.
Ancora prima della vicenda giudiziaria, Sofri abbandonò la politica attiva, dedicandosi solo al giornalismo e spostandosi dalle posizioni [[comunismo|comuniste]] [[Movimentismo|movimentiste]] a quelle più [[Socialismo|socialiste]] e [[Socialdemocrazia|socialdemocratiche]], divenendo un intellettuale molto vicino alla sinistra [[progressista]]<ref name= dellarti />.
Arrestato e rilasciato dopo pochi mesi nel 1988, fu condannato nel 1990, e nel 1997 in via definitiva, insieme a [[Giorgio Pietrostefani]] e [[Ovidio Bompressi]], come mandante dell'omicidio Calabresi, in seguito alla confessione e testimonianza di [[Leonardo Marino]] (ex-militante di Lotta Continua); Sofri si è sempre dichiarato estraneo alla vicenda e non ha mai presentato richiesta di [[grazia (diritto)|grazia]], che pure è stata invocata da diversi giornalisti e intellettuali.<ref name=Corriere/>
Il 16 gennaio 2012 viene scarcerato per decorrenza della pena.<ref name=Corriere/>
=== L'attività letteraria e di opinionista ===
[[File:Sofri Campanile.jpg|thumb|upright=1.3|Adriano Sofri tiene un discorso in ricordo di [[Omicidio di Alceste Campanile|Alceste Campanile]] (1975)]]
Dagli [[anni 1980|anni ottanta]], abbandonata la militanza politica, si è dato all'attività di studio e pubblicistica in campo storico-politico con numerosi articoli e saggi. Prima del carcere scrisse importanti reportage per ''[[l'Unità]]'' e ''[[L'Espresso]]''<ref name= dellarti />. Nel 1980 seguì con altri giornalisti tra cui [[Oriana Fallaci]] il viaggio diplomatico in [[Cina]] di [[Sandro Pertini]].<ref name=fallaci/>
Testimone attento, ma raramente distaccato, si appassionò in particolare a due cause: quella dell'indipendenza della [[Prima guerra cecena|Cecenia]] e quella di [[Assedio di Sarajevo|Sarajevo]], durante la [[guerra in Bosnia ed Erzegovina]] (fu anche inviato di guerra nella capitale bosniaca), esprimendosi contro la politica della [[Russia]], e della [[Repubblica di Serbia (1990-2006)|Serbia]] nel corso delle [[guerre jugoslave]]. Nel 1996, in [[Cecenia]], fece da mediatore per il rilascio di due cooperanti italiani sequestrati da un gruppo di indipendentisti.<ref>{{Cita web |url=http://www.sofri.org/vita.html |titolo=Sandro Pocaterra e Giuseppe Valenti, ''Ad Adriano Sofri noi dobbiamo la vita'' |accesso=24 ottobre 2015 |dataarchivio=22 dicembre 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151222143621/http://www.sofri.org/vita.html |urlmorto=sì }}</ref>
Negli anni del carcere Sofri ha scritto molto; una breve, ma assai intensa, rubrica quotidiana su [[Il Foglio (quotidiano)|''Il Foglio'']] (''Piccola posta'', sul quotidiano fondato dall'amico [[Giuliano Ferrara]], che da sempre ha dato ospitalità a Sofri pur essendo un giornale vicino alle posizioni del centrodestra), una collaborazione regolare con ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'' e la rubrica ''Dopotutto'' sull'ultima pagina di [[Panorama (rivista)|''Panorama'']], interrotta quando [[Maurizio Belpietro]] è diventato direttore del settimanale. Nel 2015 ha cessato la sua collaborazione con ''la Repubblica'' dopo che [[Ezio Mauro]] ha annunciato l'imminente termine della sua direzione del giornale<ref>{{cita web|url=http://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2015/11/25/ezio-mauro-repubblica-guerra-mondiale___1-vr-135381-rubriche_c410.htm|titolo=Quant'è difficile per Ezio Mauro lasciare Repubblica durante una guerra mondiale|pubblicazione=il Foglio|data=25 novembre 2015|autore=Adriano Sofri|accesso=1 dicembre 2015|dataarchivio=1 dicembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151201112657/http://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2015/11/25/ezio-mauro-repubblica-guerra-mondiale___1-vr-135381-rubriche_c410.htm|urlmorto=sì}}</ref>; al posto di Mauro è divenuto direttore [[Mario Calabresi]], il figlio del commissario Calabresi<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/15_novembre_25/repubblica-lascia-ezio-mauro-pole-la-successione-calabresi-3ece992e-9392-11e5-a439-66ba94eb775e.shtml|titolo=Ezio Mauro lascia RepubblicaAl suo posto arriva Mario Calabresi|sito=Corriere della Sera|data=2015-11-25|lingua=it|accesso=2024-08-19}}</ref>. Mario Calabresi e Sofri erano già stati colleghi a ''la'' ''Repubblica'', pur senza vedersi mai di persona al di fuori di due fugaci incontri nel processo.<ref>[http://archivio.agi.it/articolo/46a4376db26cc84100399bfe9e9c0fc4_19970311_sofri-con-vedova-calabresi-rapporti-per-me-respingenti/ Sofri: con vedova Calabresi rapporti per me respingenti] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160329173959/http://archivio.agi.it/articolo/46a4376db26cc84100399bfe9e9c0fc4_19970311_sofri-con-vedova-calabresi-rapporti-per-me-respingenti/ |data=29 marzo 2016 }}</ref>
Nel 2001 scrisse una lettera-articolo a [[Oriana Fallaci]], in risposta a ''[[La rabbia e l'orgoglio]]'', ma sarà pubblicata su ''ll Foglio'' solo nel 2016.<ref name=fallaci>[https://it-it.facebook.com/notes/conversazione-con-adriano-sofri/una-mia-vecchia-lettera-non-spedita-a-oriana-fallaci/10153560212187547/ Una mia vecchia lettera non spedita a Oriana Fallaci]</ref>
In alcuni articoli si è schierato a favore di un intervento militare nella [[guerra civile siriana]] e contro lo [[Stato Islamico (organizzazione)|Stato Islamico]]; Sofri considera alcune guerre, come quella del Kosovo, come azioni di polizia internazionale.<ref>[http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/12/07/caro-renzi-ma-intervieni-o-no___1-vr-135798-rubriche_c152.htm Adriano Sofri, ''Caro Renzi, ma intervieni o no?''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151213125950/http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/12/07/caro-renzi-ma-intervieni-o-no___1-vr-135798-rubriche_c152.htm |date=13 dicembre 2015 }}, il Foglio, 7 dicembre 2015</ref> Tuttora scrive su ''Il'' ''Foglio''<ref name= dellarti /><ref>[http://www.ilsussidiario.net/News/Cinema-Televisione-e-Media/2014/1/25/CHE-TEMPO-CHE-FA-Chi-e-Adriano-Sofri-cofondatore-di-Lotta-Continua/461665/ CHE TEMPO CHE FA/Chi è Adriano Sofri, cofondatore di Lotta Continua]</ref> e i suoi interventi sono ripresi anche da una pagina Facebook gestita personalmente intitolata ''Conversazione con Adriano Sofri'', in cui commenti fatti di cronaca, di politica, di costume e di storia recente. Diversi articoli di Sofri vertono principalmente su [[Diritti civili|diritti]] e [[libertà civili]], e sui [[diritti umani]] in Italia e nel mondo.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2023/03/17/news/le-prove-dei-crimini-commessi-dai-russi-nel-rapporto-della-commissione-onu-5069651/|titolo=Le prove dei crimini commessi dai russi nel rapporto della commissione Onu|sito=www.ilfoglio.it|lingua=it|accesso=2024-08-19}}</ref>
È stato iscritto molte volte al [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]]<ref>{{cita web|url=http://www.radioradicale.it/exagora/sofri-un-appello-per-pannella|titolo=Sofri, un appello per Pannella|accesso=29 novembre 2010|editore=[[Radio Radicale|Radioradicale.it]]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120318200650/http://www.radioradicale.it/exagora/sofri-un-appello-per-pannella|dataarchivio=18 marzo 2012|urlmorto=sì}}</ref> e nel 2008 ha espresso appoggio per il [[Partito Democratico (Italia)|Partito Democratico]] allora guidato da [[Walter Veltroni]]<ref>[http://www.ilfoglio.it/articoli/2008/04/11/il-voto-dei-foglianti-in-versione-integrale___1-v-117163-rubriche_c428.htm ''Il voto del foglianti in versione integrale''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150723072357/http://www.ilfoglio.it/articoli/2008/04/11/il-voto-dei-foglianti-in-versione-integrale___1-v-117163-rubriche_c428.htm |date=23 luglio 2015 }}, il Foglio, 11 aprile 2008</ref>.
Oltre che contro la [[pena di morte]], Sofri si è pronunciato contro l'[[ergastolo]], per l'abolizione dell'ergastolo ostativo dall'ordinamento italiano, del [[Articolo 41 bis|41bis]] e per i diritti dei detenuti, esprimendo posizioni [[Garantismo|garantiste]] e contro il [[populismo penale]].<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/09/24/gli-uomini-ombra-che-moriranno-in-carcere.html Adriano Sofri, ''Gli uomini ombra che moriranno in carcere'']</ref>
Nel 2016 e in seguito si è occupato particolarmente della situazione di Siria e Iraq, visitando anche i campi profughi degli [[Yazidi]] nel [[Kurdistan iracheno]] e realizzando numerosi servizi dall'Iraq per ''Il Foglio''<ref>{{cita web|url=http://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2016/10/12/nadia-murad-e-il-rumore-delle-star-impegnate-in-medio-oriente___1-vr-149049-rubriche_c292.htm|titolo=Nadia Murad e il rumore delle star impegnate in medio oriente|accesso=12 ottobre 2016|dataarchivio=12 ottobre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161012083744/http://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2016/10/12/nadia-murad-e-il-rumore-delle-star-impegnate-in-medio-oriente___1-vr-149049-rubriche_c292.htm|urlmorto=sì}}</ref>, mentre nel [[2022]] ha visitato come inviato giornalistico [[Cherson (Ucraina)|Cherson]], [[Odessa]] e altri luoghi in [[Ucraina]] durante la [[Invasione russa dell'Ucraina del 2022|guerra]].
== La vicenda giudiziaria ==
=== L'omicidio Calabresi e il «caso Sofri» ===
{{vedi anche|Omicidio Calabresi}}
[[File:Luigi Calabresi.jpg|left|miniatura|Il commissario Luigi Calabresi.]]
Dopo l'assassinio del commissario le indagini furono assai lente. Ci furono molti depistaggi e il caso rimase a lungo uno dei misteri d'Italia<ref>{{Cita web|url=https://www.parlamento.it/773?shadow_organo=405513|titolo=parlamento.it - Commissione d'inchiesta sul terrorismo in Italia - Nota introduttiva - 13 legislatura|sito=www.parlamento.it|accesso=2024-08-19}}</ref>. Furono sospettati, di volta in volta, il [[Neofascismo|neofascista]] e membro delle [[Squadre d'azione Mussolini|SAM]] [[Gianni Nardi]], più volte arrestato per traffico d'armi e di esplosivi, il quale morì in un sospetto incidente d'auto prima che si chiarisse la sua posizione in merito a quest'ultima accusa. Inoltre i rapporti di Calabresi su quell'indagine non sono mai stati trovati<ref name=nera>''[http://www.misteriditalia.com/calabresi/ Misteri d'Italia: Il caso Calabresi] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140823073831/http://www.misteriditalia.com/calabresi/ |data=23 agosto 2014 }}''.</ref>; altri sospetti furono il defunto fondatore dei [[Gruppi d'Azione Partigiana|GAP]] [[Giangiacomo Feltrinelli]]<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/09/11/feltrinelli-dietro-killer-di-calabresi.html|titolo=Feltrinelli dietro i killer di Calabresi|pubblicazione=''la Repubblica''|data=11 ottobre 1988|accesso=17 luglio 2014}}</ref> (indicato da uno dei leader di [[Potere Operaio]], [[Oreste Scalzone]], come mandante) e il futuro [[Brigate Rosse|brigatista]] (all'epoca membro di spicco di Potere Operaio e in seguito capo della colonna romana) [[Valerio Morucci]]<ref name=morucci>{{Cita news|url=http://www.archivio900.it/it/articoli/art.aspx?id=6776|titolo="Calabresi fu ucciso da Valerio Morucci"|pubblicazione=''la Repubblica''|data=28 novembre 2005|accesso=17 maggio 2015}}</ref>. Le BR, nelle cosiddette [[inchieste di Robbiano di Mediglia]], sospettarono invece che il delitto fosse maturato all'interno di Lotta Continua.<ref>[http://www.parlamento.it/bicam/terror/relazioni/rel5.htm#6 Relazione n. 5 sui documenti di Robbiano della Commissione Stragi]</ref> Secondo il perito del processo a Sofri, Renato Evola, uno degli identikit (da lui eseguiti in seguito), del killer di Calabresi era simile alle fattezze di [[Gianfranco Bertoli]], il terrorista infiltrato tra gli anarchici, autore della [[strage della Questura di Milano]] (1973), il quale si trovava però in Israele nel 1972<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/02/02/al-processo-calabresi-il-mistero-dell-identikit.html|titolo=Al processo Calabresi il mistero dell'identikit|pubblicazione=''la Repubblica''|data=2 febbraio 1990|accesso=1º agosto 2015}}</ref>.
Nel 1988, sedici anni dopo i fatti, Leonardo Marino, nel 1972 militante di [[Lotta Continua]], confessò davanti ai giudici di essere stato uno dei due membri del commando che aveva ucciso il commissario. Disse di aver guidato l'auto usata per l'omicidio, e accusò Ovidio Bompressi di aver esploso i colpi che uccisero Calabresi; aggiunse che ricevettero l'ordine di compiere l'omicidio da Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani, allora leader del movimento<ref name=Marino>{{Cita news|autore=Michele Brambilla|url=http://www.lastampa.it/2013/07/26/italia/cronache/marino-eravamo-una-generazione-persa-ora-sono-me-stesso-2UxSr6ehBPAW6oqzZiCxXL/pagina.html|titolo=Marino: “Eravamo una generazione persa, ora sono me stesso”|pubblicazione=''[[La Stampa]]''|data=26 luglio 2013|accesso=27 luglio 2013}}</ref>. Sofri, Marino e Bompressi furono arrestati, ma successivamente rilasciati in attesa del processo<ref name=Marino/>.
Marino descrisse i particolari dell'attentato, anche se con alcune imprecisioni: il delitto fu accuratamente preparato, le armi furono prelevate da un deposito il giorno 14 maggio, la macchina fu rubata nella notte del 15 maggio, e l'azione venne eseguita il 17 maggio.
Vi furono alcuni riscontri alle sue parole anche nelle intercettazioni telefoniche allegate agli atti del processo, le quali tuttavia non erano incriminanti, ma riportavano solo le richieste d'aiuto della compagna di Sofri ad alcuni amici, per aiutare Sofri, Pietrostefani e Bompressi tramite una campagna-stampa innocentista e di solidarietà; tra i contattati, [[Giuliano Ferrara]], [[Gad Lerner]] e [[Claudio Martelli]]<ref>Leo Sisti, ''[http://www.misteriditalia.it/calabresi/inchieste/Lineacontinua.pdf Linea Continua]'', ''Misteri d'Italia''.</ref>.
==== L'arresto e il processo ====
Sofri, Bompressi, Pietrostefani e Marino furono brevemente arrestati nel 1988, per alcuni mesi (dal 28 luglio al 6 settembre, quando furono posti agli arresti domiciliari, poi scarcerati per decorrenza dei termini). Il giudice Antonio Lombardi, accogliendo le richieste del pubblico ministero Ferdinando Pomarici<ref name="Zavoli" />, rinviò a giudizio i quattro indiziati il 28 giugno 1989 assieme ad altri 13 ex militanti di Lotta Continua, accusati da Marino di aver partecipato con lui a diverse rapine. Per altre 22 persone, tra cui i maggiori dirigenti di LC, si dichiarò il non luogo a procedere; alla fine furono condannati solo in quattro<ref>[http://www.sofri.org/storia.html ''Come si è arrivati a tanto La storia dei processi''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150924103416/http://www.sofri.org/storia.html |data=24 settembre 2015 }}.</ref>.
La [[Magistratura italiana|magistratura]], dopo un lungo iter giudiziario, ha sentenziato nel gennaio del [[1997]] la condanna in via definitiva di Sofri, Bompressi e Pietrostefani a 22 anni di [[reclusione]] per l'omicidio di Luigi Calabresi e di Marino a 11.<ref name=Corriere/>
Sofri e Pietrostefani furono processati come mandanti dell'omicidio, seguendo la normativa penale ordinaria in vigore nel 1972. Non fu contestato il reato di [[banda armata]] (art. 306) né circostanze come l'[[associazione sovversiva]] (art. 270), o l'attentato con finalità di eversione (art. 280), cioè nessuna delle fattispecie previste dall'ordinamento italiano quali mezzi di contrasto del [[Terrorismo in Italia|terrorismo]] politico-ideologico, introdotte con le [[leggi speciali]] nel periodo [[1977]]-[[1980]]<ref>{{Cita news|url=http://www.alexanderlanger.org/it/141/229|titolo=I tre nemici di Adriano Sofri|pubblicazione=''il manifesto''|data=3 luglio 1992|accesso=5 febbraio 2014}}</ref>. Non fu contestata neanche l'[[associazione per delinquere]].
[[File:Arresto di Adriano Sofri.jpg|thumb|left|L'arresto di Adriano Sofri nel 1988.]]
Sofri, Bompressi e Pietrostefani si sono costantemente dichiarati innocenti, condotta processuale che (come risulta dalle motivazioni delle molteplici sentenze) è stata ritenuta ostativa della concessione delle attenuanti generiche prevalenti, anche se la pena irrogata è stata comunque più bassa rispetto alle normali condanne per omicidio volontario premeditato, a sfondo politico<ref name=Corriere/>. Sono state escluse tutte le aggravanti particolari e concesse invece le attenuanti generiche equivalenti<ref name=concorso>''[http://www.misteriditalia.it/calabresi/primasentenza/CALABRESI%28Cassazione1%29.pdf Sentenza Corte di Cassazione 1992]'', p. 8.</ref>. I primi gradi del processo si svolsero, in maniera anomala, secondo il vecchio codice di procedura penale<ref name=manifesto>{{Cita news|url=http://www.ecn.org/rete.sprigionare/stampa_varie/M281297b.html|titolo=Caso Sofri. L'incontrovertibile depistaggio|pubblicazione=''[[il manifesto]]''|data=28 dicembre 1997|accesso=7 ottobre 2015}}</ref>.
Tutti gli imputati sono stati condannati per il reato di concorso in omicidio (in base all'articolo 575 del codice penale italiano che stabilisce la pena della «reclusione non inferiore ad anni ventuno» per [[omicidio doloso]] e all'articolo 71 sul [[concorso di reati]], che stabilisce come pena massima i 30 anni)<ref name=concorso/>. Sofri e Pietrostefani hanno ricevuto la condanna per la fattispecie di «concorso morale in omicidio», Marino per concorso in omicidio volontario con numerose attenuanti, Bompressi per concorso materiale in omicidio volontario. La premeditazione (una delle motivazioni per la possibile richiesta di ergastolo o di 30 anni) non è stata considerata aggravante, per i primi due in quanto colpevoli di concorso morale, per Bompressi in quanto agì comunque in concorso<ref name=concorso/>. In tutti i gradi di giudizio in cui vi fu condanna venne ripetuta la stessa pena.
Il principale legale di Sofri fu [[Gian Domenico Pisapia]], deceduto nel 1995 e sostituito da Alessandro Gamberini.
I primi due gradi di giudizio (1990 e 1991) si conclusero con la condanna degli imputati<ref name="Zavoli">{{Cita libro|autore=Sergio Zavoli|titolo=La notte della Repubblica|città=Roma|editore=Nuova Eri|anno=1992}}</ref>. Già avverso alla sentenza di primo grado, Adriano Sofri non interpose [[Appello (ordinamento penale italiano)|appello]], volendo scontare la pena come forma di protesta in quanto, come gli altri, si dichiarò sempre estraneo pur assumendosi una responsabilità morale<ref>{{Cita|Ginzburg 1991|pp. 11-12}}.</ref>: la sentenza non ebbe però esecuzione per l'effetto espansivo del ricorso presentato dai suoi coimputati (anche Leonardo Marino fece appello). Dopo la nuova condanna Sofri cambiò idea e presentò ricorso in [[Corte suprema di cassazione|Corte di Cassazione]]. Vi è da dire che la decisione di ritenere l'appello altrui impeditivo del passaggio in giudicato della condanna anche nei confronti del non appellante Sofri (per effetto espansivo, per l'appunto) non era affatto scontata, anzi segnò un precedente inedito in giurisprudenza<ref name=Corriere/>.
Sofri, prima dell'inizio del giudizio di legittimità, intraprese uno [[sciopero della fame]] per protestare contro lo spostamento del giudizio dalla prima sezione, quella di [[Corrado Carnevale]] (soprannominato «l'ammazzasentenze» per la sua propensione ad annullare le condanne per minimi vizi di forma, e quindi ritenuto più favorevole), alla sesta. Il presidente della Cassazione affidò allora il giudizio alle sezioni unite, che annullarono nel 1992 questi primi verdetti affermando «l'impossibilità di irrogare una condanna sulla sola base di una chiamata in correo priva di riscontri oggettivi»<ref name=Corriere/>.
==== La sentenza «suicida» e la condanna ====
Nel seguente giudizio di rinvio in appello (1993) Sofri (e tutti i coimputati, Marino compreso) sono stati assolti in base all'articolo 530 comma 2 c.p.p. (che riguarda quei casi in cui il vecchio codice prevedeva l'assoluzione per insufficienza di prove)<ref name=processo>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,8/articleid,0815_01_1993_0350_0008_11395772/|titolo=Processo Calabresi Il pg farà ricorso|pubblicazione=''La Stampa''|data=23 dicembre 1993|accesso=28 giugno 2016}}</ref>, con l'apporto decisivo dei giudici popolari. La motivazione della sentenza venne redatta dai giudici togati (in particolare dal magistrato Ferdinando Pincioni che si era pronunciato contro l'assoluzione, rimanendo in posizione di minoranza all'interno del collegio giudicante) in termini incoerenti con il dispositivo assolutorio, venendo definita «[[Impugnazione#Le sentenze suicide|suicida]]» e aprendo le porte a un nuovo annullamento in Cassazione nel 1994, accogliendo il ricorso della Procura di Milano contro quest'ultimo giudizio<ref name=processo />, che diversamente sarebbe stato confermato<ref>{{Cita news|autore=Dario Fo|url=http://www.repubblica.it/online/fatti/sofri/dariofo/dariofo.html|titolo=L'orrendo papocchio del caso Sofri|pubblicazione=''Repubblica.it''|data=6 aprile 1998|accesso=13 aprile 2015}}</ref>. In realtà la motivazione «suicida» era una sentenza redatta da un giudice estensore che non condivideva l'assoluzione degli imputati (cosa piuttosto frequente nei processi penali) e non un «imbroglio» (che presuppone il dolo, sempre escluso in sede sia disciplinare sia penale)<ref name="Travaglio">{{Cita news|autore=Marco Travaglio|url=http://www.micciacorta.it/archivio/articolo.php?id_news=313|titolo=TRAVAGLIO: IL COMMISSARIO CALABRESI UCCISO DUE VOLTE. È TROPPO CHIEDERE A QUESTI EX DI LOTTA CONTINUA DI VERGOGNARSI E TACERE? – REPLICA DURA DI GUIDO VIALE: LE CARTE PROCESSUALI NON SONO LA BIBBIA. A FARE GIORNALISMO ALLA TRAVAGLIO SONO CAPACI TUTTI...|pubblicazione=''[[MicroMega (periodico)|MicroMega]]''|data=19 dicembre 2006|accesso=19 marzo 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160401181215/http://www.micciacorta.it/archivio/articolo.php?id_news=313|dataarchivio=1 aprile 2016|urlmorto=sì}}</ref>.
[[File:Ovidiobompressi.jpg|thumb|upright=0.8|Ovidio Bompressi.]]
Aveva così luogo un nuovo giudizio di rinvio (1995), più veloce e meno seguito dal pubblico<ref name= dellarti />, che questa volta si concludeva con la condanna di Sofri e degli altri. Sofri presentò quindi una denuncia contro il magistrato Giangiacomo Della Torre, accusato dall'ex leader di LC di aver fatto pressione sui giudici, ma questa verrà archiviata due anni dopo. Questa ennesima sentenza, che riprendeva le sentenze di primo grado e del primo processo d'appello, veniva infine confermata in Cassazione nel 1997, passando in giudicato dopo sette gradi di giudizio (compresi gli annullamenti). Di conseguenza Sofri e Bompressi si costituirono presso il carcere Don Bosco di Pisa; Giorgio Pietrostefani, rientrato dalla Francia dove viveva per non sottrarsi al processo, si costituì in comune accordo con gli altri due<ref name= dellarti />.
La condanna definitiva fu a 22 anni per Sofri e Pietrostefani, come mandanti dell'omicidio, 22 a Bompressi come esecutore materiale, mentre a Leonardo Marino furono concesse le attenuanti generiche e il reato fu dichiarato prescritto per via del fattore tempo (dovuto agli altri imputati che portarono il processo per le lunghe)<ref name="Fini">Massimo Fini, ''Sofri e Calabresi, vi racconto la storia'', ''[[il Fatto Quotidiano]]'', 16 gennaio 2014.</ref>.
I tre condannati ricorsero a forme di protesta come lo sciopero della fame, dicendosi pronti a tutto<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/cronaca/sofri3/suicidio/suicidio.html|titolo=la Repubblica/cronaca: Sofri: 'Non mi suicidero' e non chiedero' la grazia'|sito=www.repubblica.it|accesso=2024-08-19}}</ref>, e partecipando anche ad iniziative per altri casi giudiziari, come la protesta dei detenuti a favore di [[Silvia Baraldini]], detenuta negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/04/21/baraldini-digiunano-in-cella.html|titolo=Baraldini, digiunano in cella - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1998-04-21|lingua=it|accesso=2024-08-19}}</ref>.
Qualche anno dopo aveva luogo un'ulteriore fase di giudizio a seguito dell'accoglimento da parte della Cassazione della richiesta di revisione presentata da Sofri<ref name= dellarti />. Nel 1999 gli imputati furono scarcerati temporaneamente. Questo nuovo processo si svolse presso la [[Corte d'appello di Venezia]] (dopo il rifiuto precedente delle corti di Milano e Brescia)<ref name= dellarti />. Il 24 gennaio [[2000]] la Corte d'appello di Venezia rigettò l'istanza di revisione<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/gennaio/25/Condannati_solo_Sofri_torna_carcere_co_0_000125515.shtml|titolo=Condannati, ma solo Sofri torna in carcere|pubblicazione=''Corriere della Sera''|data=25 gennaio 2000|accesso=7 ottobre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20151007111508/http://archiviostorico.corriere.it/2000/gennaio/25/Condannati_solo_Sofri_torna_carcere_co_0_000125515.shtml|dataarchivio=7 ottobre 2015}}</ref> dopo sei giorni di camera di consiglio, con una pronuncia assai breve e senza confutare le prove a discolpa addotte dalla difesa (non fu accettato l'alibi di Bompressi, poiché «la sua fisionomia è compatibile con le rievocazioni dei testi oculari» di Milano)<ref name=ferrajoli/>, condannando nuovamente, tramite conferma del dispositivo del 1997, Sofri, Bompressi e Pietrostefani a 22 anni, e Marino a 11 (pena prescritta), e senza diminuire le pene ma confermandole tutte in pieno<ref name=ferrajoli>{{Cita news|url=http://www.sofri.org/ferraioli0100.html|titolo=Presunzione di colpevolezza|pubblicazione=''il manifesto''|data=26 gennaio 2000|accesso=4 ottobre 2015|dataarchivio=5 ottobre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151005195617/http://www.sofri.org/ferraioli0100.html|urlmorto=sì}}</ref><ref name=panorama/>. Il verdetto fu accolto da incredulità e generale contrarietà anche da parte del mondo politico, con l'eccezione di alcuni esponenti della destra<ref name=sgom>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/sofri/reazioni/reazioni.html|titolo=Sgomento e incredulità per la sentenza di Venezia|pubblicazione=''Repubblica.it''|data=24 gennaio 2000|accesso=7 ottobre 2015}}</ref>.
Prima della conferma della condanna, Pietrostefani si sottrasse all'esecuzione della pena fuggendo in Francia (dove tuttora vive) e beneficiando della [[dottrina Mitterrand]], mentre Sofri e Bompressi (quest'ultimo con alcune settimane di ritardo, essendo temporaneamente resosi irreperibile)<ref name=panorama>Maurizio Tortorella, ''[http://archivio.panorama.it/archivio/Caso-Sofri-la-storia-tappa-per-tappa Caso Sofri, la storia tappa per tappa] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151006024857/http://archivio.panorama.it/archivio/Caso-Sofri-la-storia-tappa-per-tappa |data=6 ottobre 2015 }}'', ''[[Panorama (rivista)|Panorama]]''.</ref> rientrarono nel carcere di Pisa già nei primi mesi del 2000.
I giudici veneziani aggiunsero però una parte controversa, favorevole anche all'immediata grazia o alla liberazione condizionale per i tre, poiché fu definito ''enorme'' il tempo trascorso e senza bisogno di rieducazione dei condannati, e uno degli avvocati di Sofri rilevò anche un profilo di incostituzionalità non accennato dai giudici, legato all'articolo 27<ref>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/sofri2/sentenza/sentenza.html|titolo="Colpevoli sì, ma possono uscire dal carcere"|pubblicazione=''Repubblica.it''|data=1º aprile 2000|accesso=16 marzo 2016}}</ref>. Si parlò anche di incostituzionalità perché la condanna si sarebbe basata su una legge abrogata da una legge costituzionale, per la quale non poteva bastare la parola di un pentito solo, senza riscontri validi.
Bompressi venne quasi subito nuovamente scarcerato per l'incompatibilità della situazione carceraria con la sua salute, per cui il solo Sofri rimase a scontare la pena.
Il PG della Cassazione Vito Monetti, il 4 ottobre 2000, chiese l'annullamento della sentenza di condanna e l'accoglimento dell'appello dei legali di Pietrostefani, quindi un nuovo appello di revisione (per «illegittima inclusione» di Leonardo Marino tra i coimputati del processo, decisione che «ha impedito che fosse ascoltata come testimone la Bistolfi, compagna di Marino»)<ref>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/sofri3/sofri3/sofri3.html|titolo=Sofri, il procuratore generale chiede di rifare il processo|pubblicazione=''Repubblica.it''|data=4 ottobre 2000|accesso=28 luglio 2015}}</ref>; il giorno seguente la Suprema Corte confermò invece il dispositivo, rendendo definitiva anche la decisione del processo di revisione<ref>{{Cita news|autore=Guido Ruotolo|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,8/articleid,0451_01_2000_0270_0008_4402739/|titolo=Ricorso respinto, Sofri resta in cella|pubblicazione=''La Stampa''|data=6 ottobre 2000|accesso=28 giugno 2016}}</ref>.
Nel [[2003]] la [[Corte europea dei diritti dell'uomo]] respinse un ulteriore ricorso dei tre condannati, chiesto a causa dell'irregolarità testimoniale della teste Bistolfi, in violazione dell'articolo 6 ([[Equo processo|giusto processo]]: diritto a «interrogare o far interrogare i testimoni a carico ed ottenere la convocazione e l'interrogazione dei testimoni a discarico nelle stesse condizioni dei testimoni a carico») della [[convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali]]<ref>{{Cita news|autore=Marco Marozzi|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/06/12/sofri-lo-stop-da-strasburgo-il-suo.html?ref=search|titolo=Sofri, lo stop da Strasburgo Il suo ricorso è irricevibile|pubblicazione=''la Repubblica''|data=12 giugno 2003|accesso=30 giugno 2016}}</ref>.
Nel [[2005]], facendo riferimento alle dichiarazioni del [[1998]] di Raimondo Etro e di altri brigatisti, i quali sostenevano che l'assassino di Calabresi fosse Valerio Morucci, venne presentata una nuova richiesta di revisione alla [[Corte d'appello di Milano]] per «ragionevole dubbio di non colpevolezza» (nonostante il procedimento su Morucci fosse stato archiviato), ma venne respinta (il «ragionevole dubbio», pur già espresso in giurisprudenza, è stato introdotto nel codice solo nel [[2006]])<ref name=morucci/>.
In totale vi furono 9 gradi di giudizio sul caso Calabresi – 7 regolari e 2 di revisione – per un totale di quattro condanne, due annullamenti, un'assoluzione e due conferme in Cassazione<ref name=sente>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/sofri/cronox/cronox.html|titolo=Processo Calabresi: 15 sentenze in 12 anni|pubblicazione=''Repubblica.it''|data=24 gennaio 2000|accesso=13 aprile 2015}}</ref>.
=== La detenzione (1997-2012) ===
[[File:Adriano Sofri 1993.jpg|thumb|Adriano Sofri nel 1993]]
Nel [[1997]], con la conclusione del lungo iter processuale e la condanna, iniziò il periodo di detenzione di Adriano Sofri, che ha scontato parte della pena nel [[carcere]] ''don Bosco'' di [[Pisa]]. Inizialmente sarebbe dovuto rimanere in carcere fino al 2019<ref>{{Cita news|autore=Giuseppe D'Avanzo|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/calabresi/delitto/delitto.html|titolo=Calabresi non era nella stanza quando Pinelli volò dalla finestra|pubblicazione=Repubblica.it|data=16 maggio 2002|accesso=10 dicembre 2009}}</ref>, per il totale dei 22 anni di condanna.<ref name=Corriere/> La detenzione fu brevemente interrotta a partire dal 24 agosto [[1999]], quando la corte d'appello accolse la revisione del processo e scarcerò per 6 mesi gli imputati, che furono nuovamente condannati e arrestati il 20 gennaio [[2000]].<ref name=sente/>
==== La semilibertà e la malattia (2005) ====
Nel giugno del [[2005]] ottenne la [[semilibertà]] per collaborare con la [[Scuola Normale Superiore]] di [[Pisa]] alla sistemazione degli archivi di [[Eugenio Garin]] e [[Sebastiano Timpanaro]], rientrando in carcere ogni sera.<ref name=Corriere/>
Nel novembre dello stesso anno, mentre si trovava solo in cella (a Sofri venne assegnata una piccola cella singola, circa 2,5 m x 1,5<ref name=guantanamo/>), venne colpito dalla [[sindrome di Boerhaave]], una malattia piuttosto rara che gli comporta la rottura di cinque centimetri dell'[[esofago]], con una grave [[emorragia interna]]. Sofri venne soccorso, [[tracheotomia|tracheotomizzato]] e posto in [[coma farmacologico]] (per circa 1 mese), dopo una delicata operazione chirurgica.<ref name=guantanamo>[http://www.ilfoglio.it/soloqui/18053 Adriano Sofri, ''Guantanamo, la tortura e noi''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140223055108/http://www.ilfoglio.it/soloqui/18053 |data=23 febbraio 2014 }}</ref> A causa delle gravi condizioni di salute ([[pneumotorace]] e [[pneumomediastino]] con comunicazione mediastino-pleurica e rischio di [[sepsi]]<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2005/k/sezioni/cronaca/sofri4/sofricond/sofricond.html|titolo=Repubblica.it » cronaca » Sofri, condizioni stazionarie "L'esofago rotto per 5 centimetri"|sito=www.repubblica.it|accesso=2024-08-19}}</ref>), che gli imposero un lungo ricovero all'ospedale "Santa Chiara" di Pisa, gli venne concessa la sospensione della pena, tramite provvedimento di differimento dell'esecuzione della pena per motivi di salute.<ref name=Corriere/> Venne dichiarato fuori pericolo dopo più di sei mesi.<ref name=guantanamo/>
==== Concessione degli arresti domiciliari (2006) ====
Nel gennaio del [[2006]] venne dimesso, tornando in libertà per il periodo di convalescenza rimanente.<ref name=Corriere/>
Lo stesso anno ottenne 23 voti all'elezione del [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]], in segno di sostegno da parte del gruppo parlamentare [[Radicali Italiani|radical]]-[[Socialisti Democratici Italiani|socialista]] della [[Rosa nel Pugno]].<ref>[http://old.radicali.it/view.php?id=59970 ''La Rosa nel Pugno per Sofri, Di Pietro sceglie Franca Rame'']</ref> Fino al gennaio 2012 scontò la pena in regime di [[detenzione domiciliare]], ma ebbe l'autorizzazione a partecipare a vari incontri e trasmissioni televisive. Durante la detenzione Sofri ha continuato la sua attività giornalistica e letteraria.<ref name=Corriere/>
=== Le richieste di grazia e il movimento innocentista ===
==== Le critiche all'impianto processuale ====
{{vedi anche|Omicidio Calabresi#Critiche alle dichiarazioni di Marino}}
Sofri non ha mai presentato personalmente richiesta di grazia, ritenendo un tale atto incongruo a sanare la posizione personale di un innocente. Tuttavia, intorno al ''caso Sofri'' è sorto in [[Italia]] [[Omicidio Calabresi#La grazia all'esecutore materiale e le richieste fatte per Sofri e Pietrostefani|un movimento innocentista]] di opinione pubblica volto a promuovere l'atto di clemenza, e che in maggioranza non riteneva autentica la [[verità processuale]].<ref name=Corriere/>
Ne fanno parte molti esponenti della sinistra, ma anche personaggi di altre correnti politiche. La confessione di Marino, difatti, e l'attendibilità che gli fu attribuita furono oggetto di critiche da parte della difesa dei tre chiamati in correità e da un movimento di opinione (per esempio, [[Dario Fo]] ironizzò ripetutamente sul fatto che Marino si propose sempre come l'autista del commando, che secondo i testimoni invece era una donna,<ref>[https://archive.is/20150728083154/http://archivio.francarame.it/scheda.aspx?IDScheda=22221&IDImmagine=1&IDOpera=99 ''È lui la donna al volante!'']</ref> come riferito da tre persone presenti, cioè Pietro Pappini, Luigi Gnatti, Adela Dal Piva<ref>Daniele Biacchessi, ''Il caso Sofri'', capitolo I</ref>). In particolare si contesta l'insistenza delle sentenze sulla motivazione di primo grado, già annullata e rivista dalla Cassazione, e poi ripresa, per anomalie giuridiche, dai successivi gradi di giudizio senza modifiche e non tenendo conto di nuovi elementi e valutazioni.<ref name=Marino/>
L'avvocato di Marino, Gianfranco Maris, dichiarò nel 2000, dopo la fine del processo di revisione che condannò nuovamente Sofri:{{citazione|Non escludo che Sofri sia intimamente convinto della sua innocenza, forse il via libera che diede a Marino per l'esecuzione dell'omicidio Calabresi scaturisce da un equivoco.<ref>[http://www.repubblica.it/online/cronaca/sofri3/avanzo/avanzo.html Giuseppe D'Avanzo, ''Il caso Sofri oltre la sentenza'']</ref>}}
==== Il movimento pro-Sofri ====
Tra gli esponenti innocentisti o comunque a favore della grazia si trovarono tra gli altri giornalisti come [[Giuliano Ferrara]], ex appartenenti a Lotta Continua come [[Gad Lerner]] e [[Marco Boato]]<ref>{{Cita news|url=http://www.qelsi.it/2014/il-sistema-sofri-bignardi-di-mario-adinolfi/|titolo=Il sistema Sofri-Bignardi|pubblicazione=''Qelsi.it''|data=3 febbraio 2014|accesso=4 febbraio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140203232321/http://www.qelsi.it/2014/il-sistema-sofri-bignardi-di-mario-adinolfi/|dataarchivio=3 febbraio 2014|urlmorto=sì}}</ref>, ex esponenti del [[Soccorso Rosso Militante]] come [[Dario Fo]], [[Franca Rame]] (i due attori donarono l'incasso di molti spettacoli per la difesa di Sofri, Bompressi e Pietrostefani)<ref name=rame/> e [[Pietro Valpreda]]<ref>{{Cita news|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1997/10/28/Politica/SOFRI-VALPREDA-SI-SONO-MESSI-DA-SOLI-LA-TESTA-NEL-CAPESTRO_163100.php|titolo=SOFRI: VALPREDA, SI SONO MESSI DA SOLI LA TESTA NEL CAPESTRO|pubblicazione=[[Adnkronos]]|data=28 ottobre 1997|accesso=28 giugno 2016}}</ref>, alcuni tra gli autori della campagna di stampa contro Calabresi che ne precedette l'assassinio come i firmatari della [[Lettera aperta a L'Espresso sul caso Pinelli|lettera su L'Espresso]], oltre ad altri come Don [[Luigi Ciotti]]<ref>''[https://web.archive.org/web/20060615044447/http://www.sofri.org/ Il caso Sofri, Bompressi, Pietrostefani]''.</ref>, [[Massimo D'Alema]], [[Claudio Martelli]], [[Walter Veltroni]], [[Piero Fassino]], [[Ferdinando Imposimato]]<ref>Ferdinando Imposimato, ''L'errore giudiziario: aspetti giuridici e casi pratici'', Milano, Giuffrè, 2009, pag. 106-108.</ref><ref>{{Cita news|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2000/01/25/Cronaca/SOFRI-IMPOSIMATO-SDI-VIOLATI-PRINCIPI-GIUSTO-PROCESSO_164700.php|titolo=SOFRI: IMPOSIMATO (SDI), VIOLATI PRINCIPI GIUSTO PROCESSO|pubblicazione=Adnkronos|data=25 gennaio 2000|accesso=14 maggio 2015}}</ref>, [[Bobo Craxi]], l'ex Presidente della Repubblica [[Francesco Cossiga]]<ref>{{Cita news|url=http://www.urla.com/?p=280|titolo=Cossiga chiede la grazia per Bompressi|pubblicazione=Urla.com|data=22 febbraio 2002|accesso=25 luglio 2015|urlmorto=sì}}</ref> e [[Marco Pannella]]<ref>{{Cita news|url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2003/08_Agosto/13/pannella.shtml|titolo=La grazia a Sofri: il digiuno di Pannella|pubblicazione=[[Corriere della Sera|Corriere.it]]|data=13 agosto 2003|accesso=5 febbraio 2014}}</ref>. Inoltre aderirono a questo elenco trasversale e internazionale, prima e dopo la condanna, numerosi esponenti della cultura, dell'arte e della politica come [[Francesco Guccini]], [[Vasco Rossi]] (che concesse l'uso del titolo di una sua canzone, ''[[Liberi liberi]]'', al comitato in favore dei tre condannati, l'Associazione Liberi Liberi presieduta da Giovanni Buffa)<ref name=rame>''[http://www.archivio.francarame.it/scheda.aspx?IDScheda=4961&IDOpera=99 Marino libero! Marino è innocente! – 1998 – Caso Sofri – Grottesco sul Processo Sofri]'', ''Francarame.it'', 19 giugno 1998.</ref>, [[Adriano Celentano]], [[Giorgio Gaber]], [[Jovanotti]], [[Gianna Nannini]], [[Paolo Hendel]], [[Toni Capuozzo]], [[Paola Turci]], [[Alexander Langer]], [[Emmanuelle Béart]], [[Manuel Vázquez Montalbán]]<ref>{{Cita news|autore=Luca Telese|url=http://www.ilgiornale.it/news/ora-sofri-solo.html|titolo=Ora Sofri è solo|pubblicazione=il Giornale|data=17 settembre 2008|accesso=17 aprile 2015}}</ref>, [[Vittorio Sgarbi]]<ref>{{Cita news|autore=Vittorio Sgarbi|url=http://www.rolliblog.net/2003/12/23/vittorio-sgarbi-saddam-nel-tombino-e-sofri/|titolo=Saddam nel tombino e Sofri|pubblicazione=il Giornale|data=23 dicembre 2003|accesso=25 giugno 2015|dataarchivio=26 giugno 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150626110606/http://www.rolliblog.net/2003/12/23/vittorio-sgarbi-saddam-nel-tombino-e-sofri/|urlmorto=sì}}</ref>, [[Jacqueline Risset]]<ref>Come racconta Sofri, alcuni detenuti l'avevano confusa con [[Jacqueline Bisset]], chiedendogli quindi notizie sulla famosa attrice inglese.</ref>, [[Francesco Tullio Altan]], [[Niccolò Ammaniti]], [[Stefano Benni]], [[Pino Cacucci]], [[Leonardo Sciascia]]<ref>{{Cita news|autore=Leonardo Sciascia|url=http://www.radioradicale.it/scheda/170702/speciale-adriano-sofri-sciascia-scopriamo-chi-ha-ucciso-pinelli|titolo=Scopriamo chi ha ucciso Pinelli|pubblicazione=L'Espresso|data=28 agosto 1988|accesso=28 luglio 2015}}</ref>, [[Oreste Del Buono]], Carlo Feltrinelli, [[Enrico Deaglio]], [[Gianni Vattimo]], [[Andrea Zanzotto]], [[Luigi Ferrajoli]], gli [[Almamegretta]], [[Franco Battiato]], [[Lucio Dalla]], [[Fabrizio De André]], [[Diego Abatantuono]], [[Antonio Albanese]], [[Claudio Amendola]], [[Bernardo Bertolucci]], [[Antonio Tabucchi]] (autore con [[Umberto Eco]] del paragone con la vicenda [[Émile Zola|Zola]]-[[Affare Dreyfus|Dreyfus]])<ref>{{Cita news|autore=Bernard Comment|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/20/Tabucchi_intellettuali_figli_Arlecchino_co_0_97122012864.shtml|titolo=Tabucchi intellettuali figli di Arlecchino|pubblicazione=''Corriere della Sera''|data=20 dicembre 1997|accesso=4 ottobre 2015}}</ref>, [[Vittorio Feltri]] e suo figlio Mattia, [[Luigi Berlinguer]], [[Ermete Realacci]], [[Fabio Fazio]], [[Gillo Pontecorvo]], [[Gabriele Salvatores]], [[Luigi Manconi]], [[Giorgio Bocca]], [[Franco Corleone]], [[Gaetano Pecorella]], [[Sergio Staino]], [[Massimo Cacciari]], [[Vannino Chiti]], [[Renato Nicolini]]<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/05/22/centomila-firme-per-sofri-giustizia-spietata.html|titolo=Centomila firme per Sofri "Giustizia spietata..."|pubblicazione=la Repubblica|data=22 maggio 1997|accesso=22 luglio 2015}}</ref>.
Il pentito, afferma la tesi innocentista, sarebbe caduto in contraddizioni durante il processo, che lo avrebbero portato a correggere diverse volte la propria testimonianza nelle parti che riguardavano la partecipazione come mandanti di Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani<ref>Daniele Biacchessi, ''Il caso Sofri'', 1998, capitolo "L'uomo di Bocca di Magra"</ref>.
Diversa fu la posizione di [[Indro Montanelli]]: il giornalista considerava sincero il pentimento di Marino, respingendo il tentativo di farlo passare per un giocatore d'azzardo, proprietario di appartamenti e investitore di capitali nella sua attività<ref name="Montanelli">{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/15/Leonardo_Marino_capitalista_vende_frittelle_co_0_9801153933.shtml|titolo=Leonardo Marino un capitalista? Ma se vende frittelle|pubblicazione=Corriere della Sera|data=15 gennaio 1998|accesso=9 ottobre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151024132330/http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/15/Leonardo_Marino_capitalista_vende_frittelle_co_0_9801153933.shtml|dataarchivio=24 ottobre 2015}}</ref>, e si rivolse a Sofri affinché riconoscesse la sua responsabilità morale nell'omicidio Calabresi chiedendo scusa alla famiglia<ref name="Montanelli" />. L'ex leader di LC, che precedentemente aveva commentato le critiche di Montanelli nei suoi confronti trovandovi «uno spirito di [[Fabrizio Maramaldo|maramaldo]]»<ref>{{Cita news|autore=Adriano Sofri|url=http://www.sofri.org/posta2.html|titolo=Piccola posta|pubblicazione=il Foglio|data=15 febbraio 1997|accesso=8 aprile 2017|dataarchivio=20 luglio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160720082934/http://www.sofri.org/posta2.html|urlmorto=sì}}</ref>, rispose di aver già chiesto scusa, ma Montanelli ribadì di sostenere la richiesta di grazia a patto che riconoscesse, in una lettera a Gemma Calabresi e ai suoi figli, «che la campagna di denigrazione e di istigazione contro il loro congiunto – il più corretto funzionario della polizia di Milano – fu un'infamia»<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/19/Montanelli_Sofri_Trovi_coraggio_per_co_0_9801191089.shtml|titolo=Montanelli a Sofri: «Trovi il coraggio per dire alla famiglia Calabresi: quella volta ho sbagliato»|pubblicazione=Corriere della Sera|data=19 gennaio 1998|accesso=18 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151017224728/http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/19/Montanelli_Sofri_Trovi_coraggio_per_co_0_9801191089.shtml|dataarchivio=17 ottobre 2015}}</ref>. Quando la Corte d'appello di Brescia respinse la richiesta di revisione Sofri reagì definendo l'Italia, dal punto di vista giudiziario, «un paese turco»<ref>{{Cita news|autore=Claudia Fusani|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/03/02/solo-un-gioco-di-potere-sono.html?ref=search|titolo=È solo un gioco di potere sono sequestrato in cella|pubblicazione=la Repubblica|data=2 marzo 1999|accesso=11 luglio 2016}}</ref>, e Montanelli replicò scrivendo: «[Sofri] Non si è sottratto al processo con una fuga che gli sarebbe stata facilissima, si è addossato tutte le responsabilità, non ha mai abbassato la testa: insomma, un contegno da uomo. Ma proprio per questo non mi aspettavo che si atteggiasse a "perseguitato" di uno Stato "turco" come lui ha definito quello nostro, che lo autorizza a ricevere in prigione tutte le persone che vuole, a tenervi conferenze stampa, a scrivere sui giornali e che visibilmente sta cercando qualche decente via d'uscita a questa vicenda. Speriamo che le sue parole non giungano mai all'orecchio di [[Abdullah Öcalan|Ocalan]], cui farebbero sicuramente girare le scatole»<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/marzo/07/ora_chiudere_certi_conti_co_0_9903071483.shtml|titolo=È l'ora di chiudere certi conti|pubblicazione=Corriere della Sera|data=7 marzo 1999|accesso=18 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151031025948/http://archiviostorico.corriere.it/1999/marzo/07/ora_chiudere_certi_conti_co_0_9903071483.shtml|dataarchivio=31 ottobre 2015}}</ref>. Nel [[2000]], dopo la conferma della condanna, un po' per sfinimento e un po' per il trascorrere del tempo, Montanelli firmò un appello per la grazia a Sofri, chiedendo al Capo dello Stato di chiudere in qualche modo la questione, per «evitare di continuare ad andare avanti con la testa all'indietro»<ref>{{Cita news|autore=Indro Montanelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/gennaio/26/PICCOLA_PROPOSTA_SUL_CASO_SOFRI_co_0_0001261960.shtml|titolo=Piccola proposta sul caso Sofri|pubblicazione=Corriere della Sera|data=26 gennaio 2000|accesso=18 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151111075739/http://archiviostorico.corriere.it/2000/gennaio/26/PICCOLA_PROPOSTA_SUL_CASO_SOFRI_co_0_0001261960.shtml|dataarchivio=11 novembre 2015}}</ref><ref>''[http://www.sofri.org/archivio.html Gli aggiornamenti da gennaio '98 a ottobre 2000] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150910114124/http://www.sofri.org/archivio.html |data=10 settembre 2015 }}''.</ref>.
Nel [[1997]] il [[Presidente della repubblica]] [[Oscar Luigi Scalfaro]], pur sollecitato da numerosi parlamentari, circa 200, e da molti cittadini comuni (160.000 firmatari)<ref>[http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1997/10/22/Politica/SOFRI-PETIZIONE-A-SCALFARO-160000-FIRME-PER-LA-LIBERAZIONE_152300.php ''Sofri: petizione a Scalfaro, 160.000 firme per la liberazione'']</ref> e la non opposizione della vedova Calabresi, rifiutò di firmare la grazia, con una lettera ai presidenti delle Camere, [[Luciano Violante]] e [[Nicola Mancino]]<ref name=Corriere/>. Alcuni senatori di entrambi gli schieramenti ([[Ersilia Salvato]], [[Cesare Salvi]], [[Luigi Manconi]], [[Domenico Contestabile]] e [[Francesca Scopelliti]]) promossero un disegno di legge rimasto giacente (soprannominato «legge Sofri») sulla [[libertà condizionale]] per i reati precedenti a 20 anni (se non reiterati), volta a promuovere una sorta di amnistia sociale nei confronti dei reati «politici» degli anni di piombo, chiesta anche dai «fuoriusciti», cioè gli ex terroristi che vivevano in Francia sotto la [[dottrina Mitterrand]]<ref>{{Cita news|url=http://www.ecn.org/rete.sprigionare/stampa_varie/M011197b.html|titolo=Liberi a 20 anni dai fatti. Un nuovo disegno di legge|pubblicazione=''il manifesto''|data=1º novembre 1997|accesso=8 ottobre 2015}}</ref>. [[Marco Boato]] promosse invece durante la presidenza di [[Carlo Azeglio Ciampi]] un disegno di legge costituzionale per conferire al Presidente il potere esclusivo di concessione della grazia.
Tra il [[2001]] e il [[2006]] i ripetuti inviti a dare corso alla richiesta di grazia, avanzati in maniera trasversale da esponenti della politica e della cultura (ma mai da Sofri in persona), sono sempre stati respinti dal [[Ministri della giustizia della Repubblica Italiana|Ministro della Giustizia]] [[Roberto Castelli]], malgrado il Presidente della Repubblica [[Carlo Azeglio Ciampi]] avesse nello stesso periodo più volte manifestato la volontà di concederla, tanto da giungere a un conflitto con il guardasigilli risolto poi dalla [[Corte costituzionale (Italia)|Corte Costituzionale]] che, con sentenza n. 200 del 18 maggio 2006, ha stabilito che non spetta al Ministro della Giustizia di impedire la prosecuzione del procedimento di grazia, ma esso è un libero provvedimento ''motu proprio'' del Capo dello Stato; in poche parole Ciampi avrebbe potuto concedere la grazia anche senza la controfirma del guardasigilli<ref name=Corriere/>.
Alla fine la grazia non fu concessa perché la sentenza fu emessa tre giorni dopo che Ciampi aveva concluso il suo mandato di Presidente della Repubblica<ref name=Corriere/>.
La grazia fu invece concessa a [[Ovidio Bompressi]], autore materiale secondo la sentenza in [[Corte suprema di cassazione|Cassazione]], dell'omicidio Calabresi, che ne fece richiesta al neoeletto [[Giorgio Napolitano|Napolitano]] (fu uno dei suoi primi atti)<ref name=Corriere/>.
=== La posizione sull'indulto ===
Sofri ha partecipato attivamente al dibattito legato al provvedimento di [[Indulto#L'indulto del 2006|indulto del 2006]]. Nell'ambito di tale dibattito, ha avuta una certa eco mediatica l'accesa polemica con il giornalista [[Marco Travaglio]], che l'ha accusato di beneficiare lui stesso dell'indulto.<ref>All'affermazione di Travaglio (vedi ''La scomparsa dei fatti'' p.15-16) che «essendo [Sofri] condannato per omicidio e dunque beneficiario dell'indulto, lo farà uscire dal carcere tre anni prima», Sofri rispose (6 luglio, da [[Il Foglio (quotidiano)|Il Foglio]]): «Lo squadrista Marco Travaglio scrive [...] una sequela di falsità indegne, allo scopo di galvanizzare l'indignazione pubblica contro l'indulto. Il quale, improvvisamente, diventa anche responsabile del mancato risarcimento ai caduti sul lavoro per le malattie professionali e i morti di amianto. E di mandare in fumo il maxiprocesso contro i boss svizzeri e italiani dell'Eternit. Ma l'indulto non può mandare in fumo nessun processo. [...] E l'indulto non c'entra niente, né può toccare i risarcimenti [...] L'articolo che fa dire agli avvocati di parte civile, i quali avranno le migliori intenzioni, le cose più spericolate [...] è una bassezza, maggiore perché prende a pretesto le attese dei familiari di "caduti sul lavoro e morti di amianto"».
(riportato sempre ne ''La scomparsa dei fatti''). La polemica prosegue e allo scritto di Travaglio Sofri risponde ancora, dandogli del «cretino» e su ''[[L'Unità]]'' ribadisce che si tratta di «falsità assolute e ciniche» allo scopo di tenere «decine di migliaia di miei simili boccheggianti nelle celle della Repubblica»([http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/200000/199488.xml?key=Adriano+Sofri&first=1&orderby=1&f=fir Adriano Sofri, ''Cattivi pensieri''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140222011946/http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/200000/199488.xml?key=Adriano+Sofri&first=1&orderby=1&f=fir|data=22 febbraio 2014}}, l'Unità); gli risponde l'avvocato torinese [[Sergio Bonetto]] scrivendo a ''L'Unità'' e a ''Il Fogli'', ma solo la prima pubblicherà la lettera. Nei giorni seguenti Travaglio verrà attaccato da [[Daria Bignardi]], nuora dello stesso Sofri, e da [[Gad Lerner]] su ''[[Vanity Fair (rivista italiana)|Vanity Fair]]'', su ''[[Oggi (periodico)|Oggi]]'' da [[Claudio Martelli]] e su ''[[L'Unità]]'' da [[Sergio Staino]], che da anni conduce battaglie "pro-Sofri", e in ultimo da [[Paolo Franchi (giornalista)|Paolo Franchi]] su [[Il Riformista]].</ref>
=== Fine pena ed eventi successivi ===
Il 16 gennaio [[2012]], godendo di alcuni sconti e riduzioni, tra cui l'[[indulto]] del 2006, l'ufficio di sorveglianza di [[Firenze]] ha firmato il provvedimento di fine pena per Adriano Sofri, che ha scontato, sotto vari regimi di detenzione (9 anni in carcere, 7 in semilibertà e arresti domiciliari<ref>{{Cita web |url=http://www.ilfoglio.it/politica/2015/06/23/adriano-sofri-risponde___1-v-130126-rubriche_c335.htm |titolo=''Adriano Sofri risponde'' |accesso=24 giugno 2015 |dataarchivio=25 giugno 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150625044955/http://www.ilfoglio.it/politica/2015/06/23/adriano-sofri-risponde___1-v-130126-rubriche_c335.htm |urlmorto=sì }}</ref>), una pena complessiva di circa 15-16 anni di reclusione, così ridotta dai 22 iniziali, ed è tornato un uomo libero, dopo 22 anni esatti dalla prima condanna del [[1990]].<ref name=Corriere/><ref>[http://www.repubblica.it/cronaca/2012/01/16/news/adriano_sofri_torna_libero-28219247/ ''Adriano Sofri torna ad essere un uomo libero. Ha scontato la pena per l'omicidio Calabresi'']</ref> Il primo servizio giornalistico di Sofri dopo la liberazione definitiva fu un reportage sul [[naufragio della Costa Concordia]] all'[[Isola del Giglio]] (13 gennaio 2012), dove ha documentato e partecipato ai soccorsi dei giorni seguenti.<ref>[http://www.fanpage.it/adriano-sofri-primo-giorno-da-uomo-libero-sull-isola-del-giglio/ ''Adriano Sofri, primo giorno da uomo libero sull'Isola del Giglio'']</ref>
Nel [[2015]] venne nominato tra i consulenti esterni, a titolo gratuito, di una "tavola rotonda" dei cosiddetti "stati generali" per la riforma delle carceri, su indicazione del ministro [[Andrea Orlando]], ma rinunciò in seguito alle polemiche suscitate.<ref>[http://www.ilfoglio.it/politica/2015/06/23/adriano-sofri-risponde___1-v-130126-rubriche_c335.htm ''Adriano Sofri risponde''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150625044955/http://www.ilfoglio.it/politica/2015/06/23/adriano-sofri-risponde___1-v-130126-rubriche_c335.htm |date=25 giugno 2015 }}, il Foglio</ref> Lo stesso anno Sofri ha partecipato alla commemorazione del ventennale della morte di [[Alexander Langer]], svoltasi presso il [[Parlamento europeo]] a [[Bruxelles]]; Sofri era stato oratore anche della commemorazione immediata due settimane dopo il suicidio dell'amico nel 1995.<ref>{{Cita web |url=http://www.unacitta.it/newsite/index2.asp?ref=indexlanger |titolo=In memoria - Su Alexander Langer |accesso=2 luglio 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160818202820/http://www.unacitta.it/newsite/index2.asp?ref=indexlanger |dataarchivio=18 agosto 2016 |urlmorto=sì }}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Bruxelles-ricorda-il-visionario-Langer|titolo=Bruxelles ricorda il visionario Langer}}</ref>
==Cultura di massa==
===Musica===
Ad Adriano Sofri e alla sua vicenda giudiziaria sono state dedicate alcune canzoni, come ''Il Gigante'' di [[Paola Turci]], dall'album ''[[Stato di calma apparente]]'' (2004), ''Lettera ad Adriano'' del gruppo italiano Zarathustra, ''Che giorno è'' di [[Raf (cantante)|Raf]], da ''[[La prova (album)|La prova]]'' (1998) e ''Ci si rivedrà'' di [[Ivan Della Mea]], da ''[[Ho male all'orologio]]'' (1978).
=== Filmografia ===
* ''Le parole del carcere - Adriano Sofri racconta'', intervista di Thomas Radigk (1997). La nascita, la storia e lo scioglimento di [[Lotta Continua]].
* ''Parlata con Adriano Sofri'' (Italia, 2004), video-intervista di Alessandro Brucini e Jacopo Tabanelli, girata all'interno del carcere "Don Bosco", produzione dell'Università di Pisa.
=== Teatro ===
* ''Marino libero! Marino è innocente!'', opera teatrale di [[Dario Fo]] sul processo Calabresi
== Opere ==
* ''Memoria'', [[Sellerio editore]], 1990
* ''L'ombra di Moro'', Sellerio Editore, 1991
* ''Il futuro anteriore. Come si scrivono le sentenze'', [[Stampa Alternativa]], 1992, ISBN 978-88-7226-103-3
* ''Le prigioni degli altri'', Sellerio Editore, 1993
* ''Il nodo e il chiodo'', Sellerio Editore, 1995 ISBN 88-389-1140-1
* ''Si allontanarono alla spicciolata. Le carte riservate di polizia su Lotta continua'', a cura di A. Sofri e [[Luca Sofri]], Palermo, Sellerio, 1996. ISBN 88-389-1228-9
* ''Il malore attivo dell'anarchico Pinelli'', Palermo, Sellerio, 1996. ISBN 88-389-1220-3. Questo libro si trova anche nel cofanetto Libro+Dvd, ''12'' ''dicembre'' un film di Pier Paolo Pasolini e Lotta Continua. Con contributi tra gli altri di Goffredo Fofi e Licia Pinelli, ISBN 9788885747364, Interno4 edizioni, Rimini, 2019
* ''Lo specchio di Sarajevo'', Sellerio Editore, 1997 ISBN 88-389-1265-3
* ''Passato remoto. Note a una sentenza che vuole essere definitiva'', [[Stampa alternativa]], 1997
* ''A doppia mandata. Riflessioni sul carcere, la pena, la giustizia'', [[Stampa Alternativa]], 1997
* ''Adriano Sofri, il '68 e il Potere Operaio pisano'', con AA.VV., Massari, 1998
* ''Piccola posta'', Sellerio Editore, 1999 ISBN 88-389-1534-2
* ''Racconto di Natale'', [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 2002 con illustrazioni di [[Sergio Staino]] ISBN 88-06-16490-2
* ''Altri Hotel. Il mondo visto da dentro, 1997-2002'', [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]], 2002
* ''Gli angeli del cortile,'' Einaudi, 2003 con illustrazioni di Isabella e Sergio Staino ISBN 88-06-16738-3
* ''L'impero delle cicale. Il terzo racconto di Natale'', [[Coconino Press]], 2004 con illustrazioni di Isabella e Sergio Staino ISBN 88-7618-007-9
* ''Giocare da libero. Conversazione con Adriano Sofri'', con Teo De Luigi, Limina, 2005 ISBN 88-88551-54-9
* ''Chi è il mio prossimo'', Sellerio Editore, 2007 ISBN 88-389-2259-4
* ''Contro Giuliano. Noi uomini, le donne e l'aborto'', Sellerio Editore, 2008 ISBN 978-88-389-2316-6
* ''La notte che Pinelli'', Sellerio Editore, 2009 ISBN 88-389-2371-X
* ''Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli,'' Lindau, 2012 con [[Gianfranco Ravasi]] ISBN 978-88-7180-983-0
* ''Doppio rosso. Cina e Cuba. La differenza, la somiglianza'', [[Skira]], 2012 con De Benedetti Neige e Visetti Giampaolo ISBN 978-88-572-1389-7
* ''43 anni. Piazza fontana, un libro, un film'', instant book, autopubblicato on-line, 2012
* ''Machiavelli, Tupac e la Principessa'', Sellerio Editore, 2013 ISBN 978-88-389-3130-7
* ''Reagì Mauro Rostagno sorridendo'', Sellerio Editore, 2014 ISBN 978-88-389-3272-4
* ''Una variazione di Kafka'', Sellerio Editore, 2018 ISBN 978-88-389-3747-7
* ''Il martire fascista,'' Sellerio Editore, 2019 ISBN 978-88-389-3983-9
* ''C'era la guerra in Cecenia'', Sellerio Editore, 2023, ISBN 978-88-389-4594-6
=== Traduzioni ===
* ''Rapporto ispettivo del Comitato europeo per la prevenzione della tortura'', 1992
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* [[Leonardo Marino]], ''La verità di piombo. Io, Sofri e gli altri'', Ares, 1992. ISBN 88-8155-181-0.
* [[Carlo Panella]], ''Il verbale'', Sellerio Editore, Palermo, 2003. ISBN 978-88-389-0545-2.
* [[Daniele Biacchessi]], ''Il caso Sofri. Cronaca di un'inchiesta''. Editori Riuniti, 1998. ISBN 88-359-4445-7, [http://www.sofri.org/biacchessi.html testo on-line] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151007114818/http://www.sofri.org/biacchessi.html |data=7 ottobre 2015 }}
* [[Aldo Cazzullo]], ''Il caso Sofri. Dalla condanna alla «tregua civile»''. Mondadori, 2004. ISBN 978-88-04-52865-4.
* Aldo Cazzullo, ''I ragazzi che volevano fare la rivoluzione''. Mondadori, 2015. ISBN 978-88-04-62262-8
* [[Marco Travaglio]], ''La scomparsa dei fatti''. Milano, il Saggiatore, 2007. ISBN 88-428-1395-8
* [[Carlo Ginzburg]], ''Il giudice e lo storico''. Milano, Universale Economica Feltrinelli, 2006. ISBN 88-07-81880-9
* [[Paolo Armaroli]], ''Grazia a Sofri? Un intrigo costituzionale''. Soveria Mannelli, Rubbettino 2006. ISBN 88-498-1450-X
* [[Mario Lancisi]], ''Il miscredente. Adriano Sofri e la fede di un ateo''. Piemme, 2006
* [[Giampiero Mughini]], ''Gli anni della peggio gioventù. L'omicidio Calabresi e la tragedia di una generazione'', Milano, A. Mondadori, Mondadori, 2009. ISBN 978-88-04-59211-2
* [[Ferdinando Imposimato]], ''L'errore giudiziario. Aspetti giuridici e casi pratici'', Milano, Giuffrè, 2009. ISBN 88-14-14779-5.
== Voci correlate ==
* [[Anni di piombo]]
* [[Ovidio Bompressi]]
* [[Lotta Continua]]
* [[Omicidio Calabresi]]
* [[Leonardo Marino]]
* [[Giorgio Pietrostefani]]
* [[Luigi Calabresi]]
* [[Giuseppe Pinelli]]
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|q}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web | 1 = http://www.ilfoglio.it/piccola-posta/elenco-articoli___3-r-33-0-0_c246.htm | 2 = La rubrica ''Piccola Posta'' su Il Foglio | accesso = 13 aprile 2015 | dataarchivio = 12 aprile 2015 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150412232100/http://www.ilfoglio.it/piccola-posta/elenco-articoli___3-r-33-0-0_c246.htm | urlmorto = sì }}
* {{cita web | 1 = http://www.sofri.org/ | 2 = ''Il caso Sofri, Bompressi e Pietrostefani'' | accesso = 4 febbraio 2014 | dataarchivio = 15 giugno 2006 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20060615044447/http://www.sofri.org/ | urlmorto = sì }}
* {{cita web|url=http://www.sofri.org/biacchessi.html|titolo=Il caso Sofri|accesso=10 settembre 2007|dataarchivio=22 aprile 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080422014415/http://www.sofri.org/biacchessi.html|urlmorto=sì}}
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[[Categoria:Casi giudiziari|Sofri, Adriano]]
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