Imperatore romano: differenze tra le versioni
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{{Organo governativo
|nome = Imperatore romano
|stemma =
|didascalia stemma =
|immagine = Statue-Augustus.jpg
|didascalia = [[Augusto]], primo imperatore romano
|stato = [[Impero romano]]<br /> [[Impero romano d'Occidente]]<br>[[Impero romano d'Oriente]]
|tipo =
|data_creazione = 16 gennaio [[27 a.C.]]
|creatore = [[Augusto]]
|predecessore = [[Consoli repubblicani romani]]
|riforme = [[284]]<br/>[[313]]<br/>[[395]]
|data_soppresso = 17 gennaio [[395]] <small>(unito)</small><br>4 settembre [[476]] <small>([[Impero romano d'Occidente|occidente]])</small><br>29 maggio [[1453]] <small>([[Impero romano d'Oriente|oriente]])</small>
|soppressore = [[Teodosio I]] <small>(unito)</small><br>[[Romolo Augustolo]] <small>(occidente)</small><br>[[Costantino XI Paleologo]] <small>(oriente)</small>
|successore = [[Impero romano d'Occidente#Prodromi della divisione (364-395)|Divisione dell'Impero romano]]<br>[[Sovrani d'Italia#Regni romano-germanici|Re germanici d'Italia]], [[Regno di Soissons|Re romani di Soissons]], altri [[Regni romano-germanici|re germanici]]<small> (occidente)</small><br>[[Imperatore bizantino]] <small> (oriente)</small>
|denominazione_capo = Denominazione
|capo = [[Cesare (titolo)|Cesare]], [[Augusto (titolo)|Augusto]], [[imperator]], [[Princeps (storia romana)|princeps]], [[Dominato|dominus]], [[Imperatore bizantino|Basileus]]
|sede = [[Roma]], [[Nicomedia]], [[Costantinopoli]], [[Milano]], [[Ravenna]], [[Augusta Treverorum]], [[Antiochia sull'Oronte|Antiochia]], [[Sirmio]], [[Siracusa]]
|indirizzo = [[Palazzi imperiali del Palatino]], [[Gran Palazzo|Palazzo imperiale di Costantinopoli]], altri [[Palazzo imperiale romano|palazzi imperiali]]
}}
Per '''imperatore romano''' (in [[lingua latina|latino]] ''Imperator Romanus'' o ''Imperator Caesar Augustus, Princeps et Dominus'', "Imperatore Cesare Augusto, principe e signore", somma dei vari titoli detenuti durante la storia romana; in [[Lingua greca antica|greco]] Βασιλεὺς τῶν Ῥωμαίων, ''Basilèus tôn Rhōmàiōn'', "Imperatore dei [[Romei|Romani/Romei]]") si intende comunemente oggi il [[capo di Stato|capo]] dell'[[Impero romano]] a partire dal [[27 a.C.]], quando il [[Senato romano|Senato]] conferì a [[Augusto|Gaio Giulio Cesare Ottaviano]] il titolo di [[Augusto (titolo)|Augusto]]<ref>{{Cita libro|autore=Cassio Dione|titolo=Storia romana|anno=|editore=|città=}}</ref>. Di fatto era la suprema [[Magistratura romana|magistratura]] della [[Repubblica romana|Repubblica]], sostituendo il potere dei due [[Console (storia romana)|Consoli]], ma col tempo divenne semplicemente il [[sovrano]] dell'impero, ormai una [[monarchia]], esautorando il [[Senato romano]].<ref name=abbott/>
In epoca romana il titolo non aveva lo stesso uso odierno, e l'imperatore era chiamato comunemente col titolo di '''[[cesare (titolo)|cesare]]'''<ref>Svetonio, ''Vita dei dodici cesari''</ref> o con quello di '''[[augusto (titolo)|augusto]]'''<ref>Haverfield, F J, "The name Augustus", Journal of Roman Studies, 5 (1915), pp. 249‑250</ref><ref>[[augusta (titolo)|Augusta]] era invece il titolo solitamente conferito all'imperatrice consorte</ref>, talvolta ''[[Princeps (storia romana)|princeps]]''<ref>The Immense Majesty: A History of Rome and the Roman Empire. Harlan Davidson, Inc. p. 219.</ref> e solo in seguito ''dominus'' (sotto il [[dominato]] il dominus era ''augusto'' e l'erede era ''cesare'').<ref>Goldsworthy, Adrian Keith (2009). "Conclusion: A Simple Answer". How Rome Fell: Death of a Superpower. New Haven, Conn.: Yale University Press. pp. 405–415. ISBN 0-300-13719-2. OCLC 262432329. Retrieved 28 July 2011.</ref>
Il termine "imperatore" discende dal [[lingua latina|latino]] ''[[imperator]]'', titolo originariamente denso di significati religiosi e successivamente conferito ai condottieri vittoriosi, contenente in sé il riferimento all{{'}}''[[imperium]]'', cioè allo stesso ambito religioso, civile e militare. A partire da [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] (che non era un imperatore nel senso moderno, ma un [[Dittatore romano|dittatore]] a vita, ''dictator perpetuus'') tale titolo prese ad essere aggiunto, come ''[[praenomen]]'', al [[Nome (diritto)|nome]] personale dell'uomo più potente di [[Roma]].
==Descrizione generale==
L'espressione ''imperatore romano'' è anche, tuttavia, una semplificazione posteriore dei diversi titoli detenuti, con accezioni, modi e tempi diversi dai sovrani di fatto dell'[[Impero romano]]: all'epoca, specie iniziale quando ufficialmente Roma era ancora una Repubblica, ci si riferiva all'imperatore come al "successore di Cesare e di Augusto", ed egli stesso veniva chiamato Cesare, seguito dal nome personale e dal titolo di Augusto, formando così il ''nomen'' completo (ad es. Cesare [[Tiberio]] Augusto o Tiberio Cesare Augusto). In seguito questi titoli vennero ufficializzati, ma ciò avvenne in epoca posteriore ai primi "cesari", anche se già da dopo la morte di Augusto ci si riferiva al sovrano come a "Cesare", senza ulteriori specificazioni.
Il titolo concesso a Ottaviano, e da lui passato ai successori, comprendeva a vita la ''[[tribunicia potestas]]'' (il potere di [[tribuno della plebe]]) e il cosiddetto [[Imperium#L.27imperium proconsulare maius et infinitum di Augusto e la lex de imperio|"''imperium'' maggiore e infinito"]], conferendo al capo politico un ruolo di tutela e preminenza sulla Repubblica (''[[auctoritas]]''), volto a creare un [[monarca]] ''de facto'', ma senza offendere i sentimenti repubblicani di molti senatori e del popolo, rimasti forti fino al III secolo (il [[Adfectatio regni|voler essere re]] era considerato il crimine più grave da senatori e repubblicani).<ref name=bury/> Lo stato romano del [[Principato (storia romana)|Principato]] era una [[diarchia]] tra [[Princeps (storia romana)|Principe]] e [[Senato romano|Senato]]<ref>[https://www.cambridge.org/core/books/abs/law-and-power-in-the-making-of-the-roman-commonwealth/augustus/93AB24A6BA5E958CD112360587368CA1 Chapter 13 - Augustus - Shaping a new institutional system - from Part IV - Universal empire]</ref>, ma lentamente si trasformò in una sorta di [[monarchia assoluta]], un'[[autocrazia]] chiamata [[Dominato (storia romana)|Dominato]].<ref>Watson, A., Aurelian and the Third Century, 2004, p. 188</ref>
Grazie all'''imperium'' proconsolare egli era il comandante militare con poteri di [[Dittatura (storia romana)|dittatura]], e con la ''tribunicia potestas''<ref name=uniroma/> (formalmente rinnovata ogni anno) l'imperatore ottenne un potere personale enorme: [[diritto di veto]] su qualsiasi decreto del Senato, il diritto di ''[[intercessio]]'' (con cui poteva interferire nei processi a favore di un imputato, e giudicare lui stesso come [[Arbitrato|arbitro]], cioè la [[#La giustizia imperiale|giustizia imperiale]]), e l'[[Immunità (diritto)|immunità]] personale, la cosiddetta ''[[Sacralità|sacrosanctitas]]''<ref name=ramilli>Giovanni Ramilli, Istituzioni Pubbliche dei Romani, ed. Antoniana, Padova, 1971, pag. 57.</ref>, avvolta da [[#Caratteristiche religiose della figura imperiale|un'aura religiosa]], unita poi anche il titolo di ''[[pontifex maximus]]''.
Non poteva essere processato finché in carica (nel caso fosse deposto da una rivolta e dichiarato ''[[hostis publicus]]'' dal senato questa inviolabilità decadeva, come accaduto a [[Nerone]]<ref>Svetonio, op. cit., XLVII</ref>) e lo Stato si impegnava nel difenderlo; chiunque osasse minacciarlo era dichiarato ''[[Sacertà|sacer]]'' e passibile di morte<ref>Giovanni Costa, Religione e politica nell'impero romano, 1923, p. 35</ref>; inoltre aveva la possibilità di far comminare [[Pena di morte|condanne capitali]] a discrezione (specie quando fu introdotto il crimine di [[lesa maestà]]), di convocare il senato e di far approvare [[#La legislazione imperiale|norme aventi valore di legge]] (in seguito emettere direttamente [[Editto|editti]] o [[decreti]] in forma di [[costituzione imperiale]], epistole, [[Rescritto|rescritti]]).<ref>[[Gaio]], ''[[Istituzioni (Gaio)|Istituzioni]]'' (G.1.5): «Constitutio principis est quod imperator vel decreto vel edicto vel epistula constituit; nec umquam dubitatum est, quin id legis vicem optineat, cum ipse imperator per legem imperium accipiat.»</ref>
Gli imperatori spesso ricoprivano, assieme a parenti e favoriti, anche la carica minore di ''[[Console (storia romana)|console]]'' (il vecchio titolo dei capi della [[Repubblica romana]]), tradizione cominciata da Augusto stesso<ref>Svetonio, Augustus, 26</ref>, e altre [[magistratura (storia romana)|magistrature romane]], di cui proponevano anche i candidati coevi (non più eletti da tutte le [[assemblee romane]] comprendenti il popolo ma solo dal senato), e nominavano i propri funzionari. Inoltre solitamente sceglievano i successori, a volte [[Adozione nell'antica Roma|adottandoli]] o associandoli al governo, di solito informalmente (fino a [[Diocleziano]] che isituzionalizzò la carica) come [[Cesare (titolo)|cesari]] successori<ref name=bury>Bury, J. B., A History of the Roman Empire from its Foundation to the Death of Marcus Aurelius, 1893.</ref> o col titolo di ''[[princeps iuventutis]]'', sebbene spesso l'investitura avvenisse con l'avallo o la scelta dell'[[esercito romano]] e formalmente fosse una carica elettiva perpetua concessa dal [[Senato romano|Senato]].<ref name="abbott">F.F. Abbott, A History and Description of Roman Political Institutions, Elibron Classics, 1901, ISBN 0-543-92749-0., pp. 341-342</ref>
[[File:Diocletien Vaux1.jpg|thumb|Busto di [[Diocleziano]], che riorganizzò e definì i poteri e la titolatura imperiale.]]
Il ruolo di ''Cesare'' o ''imperatore romano'' comprendeva vari titoli<ref name=uniroma/>:
* ''[[Cesare (titolo)|Caesar]]'', dal nome di [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]], conferito a Ottaviano tramite adozione (inizialmente era un nome dinastico o familiare<ref>Alston, Richard (1998). Aspects of Roman history, AD 14-117. p. 39. ISBN 978-0-415-13237-4. Retrieved 2011-08-03.</ref>), fu [[Vespasiano]] che lo attribuì alla figura generica del ''Princeps'', mentre [[Diocleziano]] a quella dell'erede designato dell'Augusto<ref name="williams">Williams, Stephen (1997). Diocletian and the Roman recovery. p. 147. ISBN 978-0-415-91827-5. Retrieved 2011-08-03.</ref>, seguendo una consuetudine nata con la [[dinastia degli Antonini]]<ref name=bury/> (cfr. [[tetrarchia di Diocleziano]])
* ''[[Augusto (titolo)|Augustus]]'', ossia "colui che accresce la fortuna" oppure "colui che è venerabile", titolo nuovo concesso a Ottaviano dal Senato nel 27 a. C., detenuto poi dagli imperatori al governo e talvolta declinato al femminile per consorti o figlie (''[[Augusta (titolo)|Augusta]]'')
* ''[[Imperator]]'', titolo tradizionale del comandante vittorioso (detenuto anche da Cesare), spesso concesso per acclamazione dalle truppe stesse, che ne riconoscevano il carisma; spesso rinnovato formalmente più volte durante la vita
* ''[[Pontifex Maximus]]'', titolo religioso del massimo sacerdote della [[religione romana]], a partire dal 12 a.C. fino al 376, quando ebbe termine anche l'uso della parola ''deus'' e la divinizzazione imperiale postuma, tutte cose abolite con la religione cristiana
* ''[[Pater Patriae]]'', titolo di livello onorifico
* ''[[Principato (storia romana)|Princeps]]'', che riuniva in sé il titolo onorifico di ''[[Princeps senatus]]'' (primo del Senato, con diritto di presiedere e votare per primo) e le prerogative di "primo cittadino" della ''res publica'' concesse ad Augusto, che così dominava sui due cardini della Res Publica ([[SPQR|senato e popolo romano]])
* ''[[Dominato (storia romana)|Dominus]]'' (cioè "padrone, signore"), introdotto nell'uso ufficiale da [[Diocleziano]] nel [[284]]<ref name=bury/>, ma già sperimentato in precedenza da [[Domiziano]] (principe dal 81 al 96), il quale secondo l'uso orientale di divinizzare i sovrani in vita (il primo che tenterà una manovra simile fu [[Caligola]], mentre Augusto e [[Tiberio]] avevano rifiutato l'appellativo informale quando fu loro rivolto), usava farsi chiamare ''Dominus et Deus'' ("Signore e Dio"). Anche [[Settimio Severo]] usava il titolo ''Dominus ac Deus'', ma fu solo con Diocleziano che il ''Princeps'' ebbe il titolo di ''Dominus'' riconosciuto ufficialmente.<ref name=williams/> Egli introdusse anche forme di religiosità teocratiche orientali verso la figura imperiale, come i rituali orientali della ''[[proskýnesis]]'' e della [[prosternazione]] (cosa rifiutata dai romani fino ad allora, in quanto l'imperatore era divinizzato solo dopo la morte, tramite l'apoteosi<ref>Il volersi divinizzare in vita, col suo comportamento dispotico, fu una delle cause dell'assassinio di Caligola.</ref>)
L'uso connesso in particolare a questi ultimi due titoli ed all'intrinseco significato di [[primus inter pares|primo tra uguali]] e di [[padrone]] distingue le due grandi fasi della storia di Roma imperiale: il [[Principato (storia romana)|Principato]] ed il [[Dominato]].
[[File:SFEC EGYPT KOM-OMBO 2006-002.JPG|thumb|L'Imperatore [[Caracalla]], che regnò tra il 211 e il 217, raffigurato come [[faraone]] nel [[Tempio di Kôm Ombo]].|alt=|right]]
Nel solo [[Egitto (provincia romana)|Egitto]] l'imperatore romano era considerato un "[[faraone]]" e raffigurato come tale, nonostante Augusto avesse ufficialmente rifiutato la carica, temendo di non riuscire a giustificarlo ai Romani, anche considerando il fatto che egli stesso aveva fatto attaccare dalla [[propaganda]] il comportamento "esotico" di Antonio e Cleopatra.<ref>{{cita testo|cognome=Scott|nome=Kenneth|titolo=The Political Propaganda of 44-30 B. C.|rivista=Memoirs of the American Academy in Rome|volume=11|anno=1933|cid=Scott 1933|pp=7-49}}</ref> Nella versione in lingua egizia di una stele del 29 a.C. eretta da [[Cornelio Gallo]], ad Augusto furono attribuiti titoli tipici dei faraoni, che tuttavia furono omessi nelle versioni in latino e in greco dello stesso testo.<ref>{{cita testo|cognome=Minas-Nerpel|nome=Martina|titolo=Establishing Roman rule in Egypt: The trilingual stela of C. Cornelius Gallus from Philae|rivista=Proceedings of the International Conference|anno=2008|città=Hildesheim, Roemer- and Plizaeus-Museum|cognome2=Pfeiffer|nome2=Stefan|pp=265-298}}</ref> Nel [[tempio di Dendur]], costruito dal governatore romano di Egitto [[Gaio Petronio]], sono presenti delle raffigurazioni di Ottaviano, ora chiamato Augusto, vestito da faraone.<ref>{{cita web|url=https://www.metmuseum.org/blogs/metkids/2017/temple-of-dendur|titolo=Stories in Stone: How an Egyptian Temple Tells Its Story|cognome=Marinelli|nome=Christina|lingua=en|accesso=2 agosto 2019}}</ref> La religione egizia richiedeva l'esistenza di un faraone affinché agisse come intermediario tra le divinità e l'umanità, per cui gli imperatori romani furono considerati dei faraoni, come già era successo con i sovrani persiani ed ellenistici. Ai primi imperatori furono attribuite titolature elaborate simili a quelle dei Tolomei e dei faraoni nativi loro predecessori, mentre agli imperatori da [[Commodo]] in poi fu attribuito solo un ''[[Titolatura reale dell'antico Egitto|nomen]]'', seppur scritto in un [[cartiglio]] come in precedenza.<ref>{{cita libro|titolo=Handbuch der ägyptischen Königsnamen|cognome=von Beckerath|nome=Jürgen|editore=[[Deutscher Kunstverlag]]|anno=1999|ISBN=978-3422008328}}</ref> Con la diffusione del Cristianesimo, che finì per diventare la religione di stato, gli imperatori non ritennero più opportuno accettare le implicazioni tradizionali del titolo di faraone (ruolo con salde radici nella religione egizia), e, a partire dagli inizi del IV secolo, la stessa Alessandria, capitale d'Egitto fin dai tempi di [[Alessandro Magno]], era diventata un importante centro del Cristianesimo. L'ultimo imperatore a cui fu conferito il titolo di faraone fu [[Massimino Daia]] (che regnò tra il 311 e il 313).<ref>{{Cita libro|url=https://books.google.com/?id=WJp3Gmerg_cC&dq=maximinus+pharaoh|titolo=The Book of the Pharaohs|cognome1=Vernus|nome1=Pascal|cognome2=Yoyotte|nome2=Jean|anno=2003|editore=Cornell University Press|isbn=9780801440502|lingua=en|pp=238-256}}</ref>
Molti imperatori adottarono come prenomi fissi quelli di imperatori prestigiosi, come accadde a [[Marco Aurelio]] e [[Costantino]]. Potevano poi seguire i cosiddetti ''cognomina ex virtute'', soprannomi conferiti all'imperatore, generalmente dal senato e per motivi particolari come successi militari.<ref name=uniroma>{{cita web|url=http://www.uniroma2.it/eventi/monete/n_aug_4.htm|titolo=Titolatura imperiale|sito=UniRoma2}}</ref>
Riguardo al secondo, nell'ultima fase imperiale (dal 313 in poi), col ritorno al potere della ''[[gens Flavia]]'' ([[dinastia costantiniana]]), il ''preanomen'' [[Flavio]] (e non più Cesare, rimasto come titolo) divenne prerogativa degli [[Impero romano d'occidente|imperatori romani d'occidente]] e [[Impero bizantino|d'oriente (bizantini)]] seguenti, venendo concesso anche al ''[[magister peditum et equitum|magister utriusque militiae]]'', ossia il comandante supremo dell'esercito, spesso di origine [[barbari]]ca. Durante l'ultimo periodo dell'impero occidentale ([[395]]-[[476]]), specie dopo il [[sacco di Roma (410)]], il ''magister utriusque militiae'' era quasi sempre l'effettivo detentore del potere. Gli ultimi imperatori furono [[Romolo Augusto]] per la parte romano-occidentale (caduta nel 476) e [[Costantino XI Paleologo]] per la parte romano-orientale (caduta nel 1453), mentre [[Teodosio I]] fu l'ultimo imperatore a governare l'impero intero, per pochi mesi tra il [[394]] e il [[395]].
I successori di ciascun imperatore erano scelti in diverso modo, di solito per via dinastica a vario titolo ([[Dinastia giulio-claudia|giulio-claudi]], [[Commodo]], [[Flavi]], [[dinastia severiana|Severi]], [[dinastia costantiniana]], [[dinastia teodosiana|teodosiana]]) [[cooptazione]] ([[tetrarchia]]), [[adozione nell'antica Roma|adozione]] verso persone di fiducia o parenti ([[imperatori adottivi]], o negli stessi giulio-claudii sul modello dell'adozione di [[Augusto|Ottaviano Augusto]] da parte di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]]), dal Senato stesso ([[Nerva]], [[Galba]], [[Otone]], [[Pertinace]]) o dai militari e dai [[pretoriani]], che sceglievano comandanti vittoriosi ([[Vespasiano]], [[Costantino]], [[Diocleziano]], [[Settimio Severo]] e i numerosi usurpatori) o chi era abbastanza ricco da comprare la loro fedeltà ([[Didio Giuliano]]). In ogni caso l'appoggio dell'[[esercito romano|esercito]] era comunque fondamentale, in quanto i soldati spesso si ribellavano se non condividevano la gestione del potere o se non ricevevano ingenti somme.
=== Origini del termine e della figura dell'imperatore ===
Il termine imperatore deriva dal latino ''imperator'', la sua origine è chiara<ref>Huguette Fugier. ''Recherches sur l'expression du sacré dans le lingue latine''. Parigi, Les Belles Lettres, 1963.</ref> e faceva riferimento a colui che viveva un rapporto favorevole con gli dèi. Già in epoca regale la ''felicitas imperatoria'' indicava quel re che poteva vantare un tale rapporto favorevole (''pius'') con gli dèi. Questa relazione unica veniva stabilita il giorno dell{{'}}''inauguratio'', ovvero il giorno in cui gli [[àuguri]] verificavano tale condizione del re.
Con [[Augusto|Ottaviano]], che creò la struttura ideologica del principato, a tale termine venne aggiunto anche quello di ''Augustus'' ovvero detentore dell'"augus", detentore cioè di quella forza che unica consente di adempiere alle funzioni [[sacro|sacrali]] di rispetto agli dèi e quindi di rafforzare la stessa Roma.
L{{'}}''imperator'', nella cultura profondamente religiosa quale fu quella romana, è ricco di ''felix'' ovvero è possessore legittimo degli auspici e quindi votato alla vittoria purché sia sempre ''pius'' cioè collegato correttamente con il mondo [[sacro]] degli dèi.
=== Fortuna del titolo in epoca post-romana ===
{{Vedi anche|Problema dei due imperatori}}
L'[[imperatore bizantino]] (dal 395 in poi) mutuò molti dei titoli romani ma i titoli principali di ''Augustus'' (in greco ''Sebastos'') e ''imperator'' vennero sostituiti nel VII secolo, dal [[lingua latina|latino]] al termine [[greco antico]] ''[[Basileus]]'', cioè "[[Re]]" o "Re dei Re" (''basileus ton romaion'', re dei [[romei|romani d'oriente]]), per effetto dell'avvenuta trasformazione del principato-dominato in un'[[autocrazia]] (cioè una [[monarchia assoluta]] [[teocrazia|teocratica]] in stile [[cesaropapismo|cesaropapistico]]), mentre ''cesare'' divenne in greco ''kaisar'' (da cui derivano le parole ''[[kaiser]]'' e ''[[zar]]''/''czar''). In seguito i sovrani bizantini aggiunsero anche i titoli imperiali di ''[[sebastocratore|sebastokrator]]'' e ''[[Despota (bizantino)|despota]]''.<ref>{{Cita web |url=http://www.imperobizantino.it/old/Societa-art13.html |titolo=''I titoli imperiali di Bisanzio'' |accesso=3 novembre 2015 |dataarchivio=1 dicembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141201180705/http://www.imperobizantino.it/old/Societa-art13.html |urlmorto=sì }}</ref>
Il titolo del sovrano di [[Costantinopoli]] (la ''Nova Roma'') fu quindi ufficialmente cambiato nel [[610]] da ''Imperator Caesar Augustus'' ad ''Autokrátor Kaisár Augustos, Basíleus ton romaíon'' ("Autocrate/Imperatore Cesare Augusto, Re dei romani") e verrà usato fino alla [[caduta di Costantinopoli]] nel [[1453]] (anche se "cesare dei romei", in turco ''qaysar-ı Rum'', fu uno dei titoli dell'[[impero ottomano|imperatore ottomano]], fino alla deposizione dell'ultimo [[Sultano (Impero ottomano)|sultano turco]] nel [[1923]]).<ref>{{cita libro|cognome=Norwich|nome=John Julius|anno=1995|titolo=Byzantium:The Decline and Fall|città=New York|editore=Alfred A. Knopf|pp=81-82|ISBN=0-679-41650-1}}</ref>
[[File:Augustale.jpg|thumb|upright=1.2|''[[Augustale]]'' dell'imperatore dei romani Federico II ([[1231]] circa), con il sovrano ritratto in toga, con l'alloro in testa e l'aquila romana nel rovescio della moneta, iconografia del tutto simile a quella dell'imperatore romano. La scritta dice CAESAR AVG. IMP. ROM. FRIDERICUS (''Caesar Augustus Imperator Romanorum Fridericus'')]]
''[[Imperatore dei romani]]'' (''Imperator romanorum'') fu anche il titolo usato, dall'anno [[800]] (per effetto della ''[[translatio imperii]]'' decisa dal [[papato]] e non riconosciuta dal sovrano romano-orientale<ref>{{cita libro|autore=Georg Ostrogorsky|titolo=Storia dell'Impero bizantino|città=Torino|editore=Einaudi|anno=1968|pp=166-169|ISBN=9788806173623}}</ref> che riconobbe solo un generico titolo di imperatore a [[Carlo Magno]] con la [[Pax Nicephori|pace di Aquisgrana]] dell'[[812]]), dal sovrano dell'[[Impero carolingio]] prima, e poi dello stato successore di questo, il [[Sacro Romano Impero]] Germanico (fino al [[1806]], anno della soppressione del titolo, trasformato in quello di [[imperatore d'Austria]]). Molti di essi non ebbero rapporti con Roma, tranne per l'incoronazione, e furono semplici sovrani franco-tedeschi, anche se vi furono imperatori che cercarono di rivendicare la loro "romanità", come [[Federico II di Svevia]], che risiedette in Italia e fu spesso ritratto come un imperatore romano antico (ad esempio nelle monete), volendo rappresentarsi come il vero erede dei Cesari e come l'autentico erede di Augusto.<ref>{{Cita web |url=http://www.medievale.it/articoli/federico-ii-imperatore-immortale/ |titolo=Federico II, l'imperatore immortale - Gli augustali di Federico II |accesso=3 novembre 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191031050314/http://www.medievale.it/articoli/federico-ii-imperatore-immortale/ |dataarchivio=31 ottobre 2019 |urlmorto=sì }}</ref>
Il principio del diritto romano imperiale ''[[quod placuit principi, habet vigorem legis]]'' ("ciò che è gradito al principe, ha valore di legge"), enunciato da [[Ulpiano]] e incluso poi nel ''[[Corpus Iuris Civilis]]'', divenne la descrizione e la giustificazione di ogni [[monarchia assoluta]] in Oriente e in Occidente, e dalla sacralità imperiale discese giuridicamente il [[diritto divino dei re]]. Stati successivi hanno rivendicato a fini politici una filiazione diretta o indiretta e simbolica dall'Impero romano o dal Sacro Romano Impero ([[Impero latino di Costantinopoli]], [[Impero di Trebisonda]], [[Impero italiano]], [[Impero austriaco]] e [[Impero austro-ungarico|austro-ungarico]], [[Impero tedesco]], [[Impero russo]] - col mito della [[Terza Roma]] - e [[Primo Impero Francese]]), senza tuttavia adottare mai il titolo di ''Imperator romanorum'' per i loro imperatori ([[Napoleone I]] insignì però il figlio [[Napoleone II]] del titolo di Re di Roma, uno dei titoli usati dall'Imperatore del Sacro Romano Impero, nella forma "[[Re dei Romani]]"), ma riprendendo spesso le insegne imperiali, come l'[[Aquila (storia romana)|aquila romana]], la [[corona d'alloro]], la veste color [[porpora]] e l'[[aquila bicipite]] bizantina.
L'ultimo sovrano in assoluto della storia a portare il titolo di ''imperatore dei romani'' fu quindi il detto sultano ottomano [[Mehmet VI]], regnante a [[Costantinopoli]] dal [[1918]] al [[1923]], che fu anche l'ultimo a portare il titolo di "cesare".
{{Coin image box 1 double
| header = [[Traiano]]: [[aureo]]<ref name="RIC297">[[Roman Imperial Coinage]], ''Traianus'', II, 297; BMC 512 var. Calicó 986a. Cohen 40 var. Hill 690.</ref>
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| caption_left = [[Imperator|IMP]] [[Traiano]] [[Optimus Princeps|OPTIMO]] [[Augusto (titolo)|AVG]] [[Germanicus|GER]] [[Dacicus|DAC]] P M [[Tribunicia potestas|TR P]], testa laureata a destra, busto drappeggiato con corazza;
| caption_right = [[Profectio]] [[Augusto (titolo)|AUGUSTI]], [[Traiano]] in abiti militari a cavallo, marcia verso destra, con davanti a lui un soldato, e tre dietro di lui che chiudono la "colonna" militare.
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| footer = 7,35 g, coniato alla fine del [[113]], inizi del [[114]].
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}}
=== Caratteristiche religiose della figura imperiale ===
{{vedi anche|#Funzioni religiose: il pontificato massimo ed il culto imperiale}}
Sempre con [[Augusto|Ottaviano]] ha ingresso nella [[Religione romana]] la figura dell'imperatore. Esso diviene nei fatti un "[[Rex (storia romana)|rex]] [[Rex sacrorum|sacrale]]", monarca universale per volere degli dèi, ricevendo, inoltre, il doppio titolo di ''[[sacro#Il sacro nel mondo romano|sacer]]'' e ''[[sacro#Il sacro nel mondo romano|sanctus]]''.<ref name=ramilli/> Le qualifiche religiose della figura imperiale ricalcarono col tempo i modelli [[Ellenismo|ellenistici]] (simile al [[tiranno]] greco e a volte considerato una divinità nelle monarchie orientali) a cui si aggiungono le peculiarità della religiosità romana per le quali ad un beneficio ricevuto dal ''dio'' deve corrispondere sempre un atto cultuale. L'imperatore è quindi ''sacro'' e per le sue virtù e condotta di vita è anche ''santo''. Ma i due termini, ''sacer'' e ''sanctus'', finiscono per sovrapporsi, così [[Gallieno]] e [[Alessandro Severo]] vengono indicati come ''sanctissimi'', mentre [[Domiziano]], [[Adriano]] e [[Antonino Pio]] vengono invece appellati come ''sacratissimi''.
== Caratteristiche politiche e militari della figura imperiale ==
Nella [[Roma antica]] la figura dell'imperatore venne a costituirsi a seguito di due spinte parallele: il processo di accentramento del potere conseguente al progressivo indebolimento istituzionale della [[Repubblica romana|Repubblica]] e la tradizionale avversione romana alla figura del ''[[rex (Roma antica)|rex]]''. L'imperatore venne così ad assumere progressivamente [[monarchia|funzioni monarchiche]] pur senza mai detenere l'avversato titolo.
=== Storia e fasi del sistema imperiale ===
{{vedi anche|Imperatori romani|Impero romano}}
==== Età del Principato ====
[[File:CaesarAugustusPontiusMaximus.jpg|thumb|upright=1.4|L'imperatore [[Augusto]] nelle vesti di ''[[Pontefice massimo (storia romana)|pontifex maximus]]''.]]
Sebbene i primi germi dell'istituzione imperiale vadano ricercati nelle figure dei ''[[dictator]]es'' che caratterizzarono l'ultimo secolo della Repubblica ed in particolare con quella di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], [[adozione|padre adottivo]] di Ottaviano e ''dictator perpetuus'', fu solo con [[Augusto]] che il processo giunse a compimento. Egli, divenuto padrone indiscusso dello Stato romano, assunse progressivamente una serie di poteri che caratterizzarono poi costantemente la figura dell'imperatore<ref name=bury/>:
* il ''[[Pontefice massimo (storia romana)|pontificatus maximus]]'', cioè il governo della [[religione romana]];
* la ''[[tribunicia potestas]]'', cioè la ''[[sacrosanctitas]]'' (inviolabilità e sacralità), il diritto di [[veto]] su tutti gli atti pubblici e le [[legge|leggi]] e la potestà di comminare la [[pena capitale]] a chiunque ostacolasse o interferisse con lo svolgimento delle sue mansioni;
* l{{'}}''[[Imperium#L'imperium proconsulare maius et infinitum di Augusto e la lex de imperio|imperium proconsulare maius et infinitum]]'', cioè il potere supremo su tutti i [[magistrati romani|magistrati]] e illimitato su tutto l'[[Impero romano|impero]] ed il potere di [[potere legislativo|legiferare]] attraverso le [[costituzione imperiale|costituzioni imperiali]];
* il ''[[Princeps senatus|principatus]]'', cioè la presidenza del [[Senato romano]].
A questi poteri l'imperatore poteva poi di volta in volta aggiungere le tradizionali potestà repubblicane facendosi regolarmente eleggere a seconda delle necessità nelle varie magistrature. La creazione del regime imperiale non cancellava infatti il precedente ordine repubblicano, ma vi si innestava anzi, sovrapponendovisi. La volontà di non contrapposizione con il precedente ordine veniva chiarita in particolare dalla concezione voluta da Augusto di un imperatore ''[[primus inter pares]]'', cioè primo tra uguali.<ref name=bury/>
Tuttavia un chiaro esempio della pura teoricità di questa uguaglianza era rappresentata dalla ''[[Lex Iulia maiestatis]]'', che prevedeva pene severe per il [[crimine]] di [[lesa maestà]], cioè di offesa o minaccia alla figura dell'Imperatore e quindi alla sua ''[[auctoritas]]''. A questo si aggiungeva poi l'aura di divinità gravante attorno al principe rappresentata dalla sua discendenza dal ''[[divus]] Caesar'', equiparato al rango di [[divinità]] dal Senato dopo la morte, e dalla creazione di un vero e proprio [[culto imperiale]], indirizzato in vita -per non urtare la sensibilità religiosa romana- al ''[[genio (divinità)|genio]]'', cioè allo spirito tutelare del principe, ed all'imperatore stesso qualora come Cesare e lo stesso Augusto venisse proclamato divino dopo la morte, con la procedura dell'[[apoteosi]].<ref name=bury/>
Gradatamente, con il rafforzarsi della [[Assolutismo politico|forma assolutistica]] del governo con i successivi imperatori della [[dinastia giulio-claudia]] il sistema imperiale entrò in crescente contrasto con l'[[senato romano|aristocrazia senatoria]], sino a portare all'aperta rivolta e alla morte di [[Nerone]], ultimo rappresentante della dinastia. L'interrompersi della successione imperiale all'interno dell'ambito familiare dei discendenti di Cesare e Augusto rafforzò il ruolo dell'[[esercito romano|esercito]], che divenne arbitro della successione imperiale durante il convulso [[anno dei quattro imperatori]], che condusse infine all'instaurarsi della [[Dinastia flavia]]. I nuovi imperatori, di [[ordine equestre|estrazione equestre]], che non potevano più vantare il grande nome familiare di Cesare presero comunque a portarlo come [[Cesare (titolo)|titolo imperiale]]. La nuova dinastia, dopo un'iniziale fase di collaborazione con l'aristocrazia senatoria, assunse con [[Domiziano]] caratteri decisamente assolutistici che portarono infine all'[[assassinio]] dell'Imperatore.
La caduta dei Flavi lasciò mano libera all'intervento del Senato, il quale nominò successore [[Nerva|Marco Cocceio Nerva]], con il quale venne inaugurata una nuova politica di successione, quella degli [[Imperatori adottivi]], che ripristinava l'originale principio augusteo della trasmissione del potere imperiale tramite [[adozione]], fuoriuscendo però dall'ambito ristretto di una sola ''[[gens]]''. Il nuovo sistema, che incontrò il favore delle classi elevate entrò però progressivamente in crisi quando, dopo l'ascesa al trono di [[Antonino Pio]], anche la [[Albero genealogico degli Antonini|famiglia Antonina]] prese ad adottare principi di successione dinastica. Quando infine, con il regno di [[Commodo]], riemersero le passate aspirazioni assolutistiche, anche l'ultimo esponente della dinastia Antonina venne assassinato, lasciando così la successione in balìa del potere dei [[Guardia pretoriana|Pretoriani]] e dell'esercito e portando ad una nuova [[guerra civile]].
Dalla guerra emerse la nuova [[dinastia dei Severi]], che cercò di riallacciarsi alla precedente, vantandone la discendenza. Sotto questa dinastia si ebbe il rafforzamento del ruolo dell'esercito, sul quale si resse sempre di più il destino degli imperatori, mentre le istanze assolutistiche ebbero il sopravvento, tanto da portare l'imperatore Marco Aurelio Antonino a farsi rinominare [[Eliogabalo]] e ad imporre il culto di ''[[El-Gabal|Sol Invictus]]'', del quale era [[sommo sacerdote (religione)|sommo sacerdote]]. La fine della dinastia giunse quando questa perse il favore dell'esercito durante il regno del giovane [[Alessandro Severo]]. Le armate si ammutinarono e massacrarono l'imperatore, portando alla cosiddetta epoca dell'[[anarchia militare]] e alla [[crisi del III secolo]], durante la quale l'evidente collasso del sistema del [[Principato (storia romana)|Principato]] portò allo sviluppo di una forma imperiale più dispotica.<ref name=bury/>
[[File:Venice – The Tetrarchs 03.jpg|thumb|upright=1.4|Statua raffigurante i [[Tetrarchia di Diocleziano|Tetrarchi]]: il [[Dominato (storia romana)|Dominato]] venne aperto da una moltiplicazione delle figure imperiali: due [[Augusto (titolo)|Augusti]] e due [[Cesare (titolo)|Cesari]], due per l'[[Impero romano d'Occidente|Occidente]] e due per l'[[Impero romano d'Oriente|Oriente]].]]
==== Età del Dominato ====
Il nuovo sistema imperiale, chiamato [[Dominato (storia romana)|Dominato]], si consolidò con la generale riforma dell'Impero voluta da [[Diocleziano]] e con la conseguente nascita della [[Tetrarchia di Diocleziano|Tetrarchia]]. In tale sistema l'imperatore assunse con ancor maggiore decisione connotati monarchici, riducendo le residue istituzioni repubblicane a semplici funzioni onorifiche. Il governo venne quindi progressivamente affidato a funzionari imperiali, scelti tra le file della [[cavaliere (storia romana)|classe dei cavalieri]] e tra i [[liberto|liberti]]. Tuttavia la stessa figura imperiale venne moltiplicandosi, con due imperatori titolari, gli [[Augusto (titolo)|Augusti]], uno per la ''[[pars Occidentalis]]'' ed uno per la ''[[pars Orientalis]]'', spesso affiancati da colleghi di rango inferiore aventi il titolo di [[Cesare (titolo)|Cesare]].<ref name=bury/>
Per facilitare l'amministrazione ed il controllo fu, inoltre, potenziata la burocrazia centrale e si moltiplicarono le suddivisioni amministrative: le quattro parti dell'impero, governate ciascuna da uno dei tetrarchi, fecero capo ciascuna ad una distinta [[prefettura del pretorio]]: [[Prefettura del pretorio delle Gallie|Gallie]], [[Prefettura del pretorio d'Italia|Italia]], [[Prefettura del pretorio dell'Illirico|Illirico]], [[Prefettura del pretorio d'Oriente|Oriente]]. Da queste dipendevano poi le [[Diocesi (impero romano)|Diocesi]], in tutto dodici, rette dai ''[[Vicario|Vicarii]]'', nelle quali erano raccolte le provincie, con a capo funzionari imperiali con il rango di ''[[corrector]]es'' o ''[[praesides]]''. In pratica il nuovo ordine imperiale disarticolava le vecchie strutture repubblicane accentrando ogni funzione attorno alla figura del sovrano.
Il governo assolutistico di Diocleziano, tra le varie cose, non poteva tollerare in particolare atti di [[lesa maestà]] come il rifiuto dei [[sacrificio|sacrifici]] dovuti all'Imperatore, per cui il suo regno fu caratterizzato dalla [[Persecuzione di Diocleziano|grande persecuzione]], l'ultima e la più violenta, contro i seguaci del [[Cristianesimo|culto cristiano]]. Terminata nel [[305]] la prima tetrarchia con l'abdicazione di Diocleziano e del collega [[Massimiano]], la seconda entrò presto in crisi nel [[306]] con la morte di [[Costanzo Cloro]], portando ad una serie di scontri in Occidente, dai quali emersero vittoriosi [[Costantino]] e [[Licinio]], che, facendo leva sul successo della nuova religione cristiana, la legalizzarono nel [[313]] con l'[[editto di Milano]]. Nel [[316]], poi, Costantino si rese unico imperatore, iniziando la costruzione di una nuova [[capitale (città)|capitale]] orientale per l'Impero, ''[[Costantinopoli|Nova Roma]]''.
Sotto la nuova [[dinastia costantiniana]] il Cristianesimo e la nuova capitale orientale prosperarono a scapito di Roma e dell'[[religione romana|antica religione]], fino all'avvento di [[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano]], il quale tentò di ristabilire l'uguaglianza tra i culti. Dopo la morte di Giuliano, però, la successiva [[dinastia valentiniana]] tornò a favorire il Cristianesimo sino a quando, nel [[380]], gli imperatori [[Graziano]], [[Valentiniano II]] e [[Teodosio I|Teodosio]] non promulgarono l'[[editto di Tessalonica]], con cui venne reso [[religione di Stato|unica religione lecita]]. Nel [[392]] Teodosio, principale ispiratore dell'editto, rimase poi unico imperatore, ultimo a regnare sull'Oriente e l'Occidente.
Con la sua morte nel [[395]], infatti, tale suddivisione divenne definitiva e permanente, con la nascita di due separate linee imperiali: quella degli [[Imperatori romani#Impero d'Occidente (395-476)|Imperatori romani d'Occidente]], poi interrottasi nel [[476]], e quella degli [[Imperatore bizantino|Imperatori romani d'Oriente]], interrottasi nel [[1453]].
=== Funzioni di governo ===
{{NN|antica Roma|giugno 2024}}
L'imperatore si avvaleva di numerosi funzionari per il governo dell'impero, costituenti l'amministrazione imperiale e agenti nelle province per conto di "cesare", da loro rappresentato.
==== L'amministrazione imperiale ====
===== Prefetti =====
{{Vedi anche|prefetto (storia romana)}}
In epoca imperiale vennero costituite una serie di particolari amministrazioni completamente dipendenti dall'Imperatore. A capo di tali amministrazioni imperiali vennero posti alcuni particolari funzionari recanti il titolo di ''[[prefetto|praefectus]]'', solitamente, ma non esclusivamente, scelti fra l'[[ordine equestre]].
====== Prefetto del Pretorio ======
{{Vedi anche|Prefetto del Pretorio}}
Il principale strumento di potere a disposizione dell'Imperatore era costituito dalla sua guardia personale, detta [[guardia pretoriana]], a capo della quale era un funzionario chiamato ''[[Prefetto del Pretorio|Praefectus Praetorio]]'', appartenente all'[[ordine equestre]]. Questi era in pratica il funzionario posto a capo del pretorio dell'Imperatore, cioè del suo "luogo di comando". Data la sua particolare importanza e le capacità coercitive connesse alla disponibilità delle [[coorte|coorti pretoriane]], a questo funzionario vennero delegate dall'Imperatore già a partire dall'età giulio-claudia funzioni civili e soprattutto giudiziarie, per la maggior parte inerenti contese fra comunità in ambito italico. Nel tempo, poi, il prefetto del pretorio divenne il capo della [[cancelleria palatina]] sino a divenire, in età tardo-antica, vero e proprio funzionario civile. Con la riforma di Diocleziano, poi, i prefetti del pretorio vennero portati a quattro, uno per ciascuno dei quattro Imperatori.
====== Prefetto dell'Urbe ======
{{Vedi anche|Praefectus urbi}}
Fondamentale per la stabilità del potere imperiale era il controllo costante della città di Roma, [[capitale (città)|capitale]] dell'Impero e cuore dell'attività politica. A capo della città venne dunque posto un senatore scelto dall'imperatore avente il titolo di ''[[Praefectus urbi]]'', incaricato di sovrintendere per l'appunto all'Urbe, con compiti di [[polizia]], avvalendosi delle coorti di ''[[milites stationarii]]'' e progressivamente sostituendo nelle sue funzioni l'antico ''[[praetor urbanus]]''.
====== Prefetto dei Vigili ======
{{Vedi anche|Praefectus Vigilum}}
Per il mantenimento della sicurezza e per un servizio antincendio a Roma, fin dall'età augustea e venne creato uno speciale corpo di sorveglianza urbana, i ''[[Vigiles]]'', specializzati in particolare nella prevenzione e nel contrasto agli [[incendio|incendi]], che in una città di tali dimensioni erano particolarmente frequenti e pericolosi. Il controllo di tale milizia, composta da [[Liberto|liberti]], che all'occorrenza poteva svolgere anche funzioni di polizia, venne posto un funzionario di ordine equestre avente il titolo di ''[[Praefectus Vigilum]]''.
====== Prefetto dell'Annona ======
{{Vedi anche|Praefectus annonae}}
[[File:Colosseo 2020.jpg|thumb|upright=1.4|L'[[Colosseo|Anfiteatro Flavio]]: assieme alle elargizioni di grano dell'[[annona (economia)|annona]], i [[giochi gladiatori]] erano fondamento della politica ''[[panem et circenses]]'' degli Imperatori.]]
Date le sue enormi dimensioni e per la grande forza attrattiva nei confronti degli abitanti d'[[Italia]] e delle Province, Roma abbisognava di costanti rifornimenti di generi alimentari, garantiti sin dall'età repubblicana dall'istituto dell'[[annona (economia)|Annona]]. Il controllo dei flussi di [[Triticum|grano]], in particolare, si era rilevato strumento fondamentale nell'età delle guerre civili per controllare la città e la sua politica ed al contempo una fondamentale leva di potere nei confronti della [[Plebe]], cui lo Stato garantiva periodiche forniture alimentari. Con la costituzione del sistema imperiale il controllo dell'Annona venne sottratto agli [[Edile (storia romana)|edili]] ed assegnato ad un funzionario designato dall'imperatore: il ''[[Praefectus annonae]]''.
====== Prefetto d'Egitto ======
{{Vedi anche|Prefetto d'Egitto}}
Principale fonte di approvvigionamento di grano per Roma era l'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]], conquistato da Ottaviano e fatto provincia nel 30 a.C. Del governo di questa provincia venne designato un cavaliere avente il titolo di ''[[Prefetto d'Egitto|Praefectus Alexandreae et Aegypti]]''. Il suo mandato non aveva limiti temporali e contemplava, unico nella categoria dei governatori equestri (sino alla creazione della provincia di [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]]), l'[[imperium]] militiae, ovvero il comando sulle truppe cittadine, le legioni (all'inizio tre, poi dall'età di [[Adriano]] una). La prefettura d'Egitto era inizialmente considerata la massima carica riservata per un cavaliere, l'apice del ''fastigium equestre''. Già dall'età Giulio-Claudia, però, il prefetto d'Egitto cedette il passo al [[prefetto del pretorio]], il quale, data la vicinanza alla persona dell'imperatore e quindi al centro vitale del potere, divenne la prefettura di maggior prestigio.
====== Prefetto di Mesopotamia ======
{{Vedi anche|Praefectus Mesopotamiae}}
Data la particolare condizione della nuova [[Mesopotamia (provincia romana)|Provincia di Mesopotamia]], terra di confine con l'[[Parti|Impero partico]], storico rivale di Roma, conquistata nel [[197]], questa venne organizzata su modello dell'Egitto, inviandovi a reggerla un ''[[Praefectus Mesopotamiae]]'', di rango equestre.
===== Vicari =====
{{Vedi anche|Vicarius}}
Fin dall'età della [[dinastia dei Severi]] divenne frequente l'istituzione di ''[[vicarius|vicari]]'' del Prefetto del Pretorio che supplissero a quest'importante funzionario quando questi si trovava lontano da Roma al seguito dell'Imperatore oppure per sostituirlo in specifiche missioni nelle provincie. Con la [[Tetrarchia di Diocleziano|riforma tetrarchica]] di [[Diocleziano]] e la successiva istituzione delle [[diocesi (impero romano)|diocesi]], il ''[[Vicarius]]'' divenne lo stabile funzionario incaricato di sovrintendere alla diocesi in vece del Prefetto.
===== Correttori =====
{{Vedi anche|Corrector}}
In età [[Tarda antichità|tardo imperiale]], i correttori provvedevano all'amministrazione di alcune [[Provincia romana|province]].
===== Legati imperiali =====
{{Vedi anche|Legatus Augusti pro praetore}}
Con il termine di ''[[legatus Augusti pro praetore]]'' si designava nell'impero romano un governatore di provincia imperiale di rango senatorio munito di [[imperium]] delegato dal principe. La figura venne istituita da Augusto nel 27 a.C., momento della riforma dell'amministrazione provinciale che il vincitore delle guerre civili impose al [[Senato romano|Senato]]. Al fine di assicurarsi il controllo sull'esercito, Augusto pretese il mantenimento dell'imperium sulle provincie non pacate, ovvero sulle province di frontiera, e di nuova acquisizione, nelle quali erano stanziate le legioni. Potevano essere di rango consolare (ex-[[Console (storia romana)|consoli]]) o di rango pretorio (ex-[[Pretore (storia romana)|pretori]]) in relazione al numero di legioni stanziati sulla provincia di assegnazione. Come il [[procurator Augusti]] ed il [[praefectus Alexandreae et Aegypti]], anche il legatus Augusti pro praetore era direttamente scelto dall'imperatore e non aveva limiti temporali al suo mandato. Aveva piena autorità in ambito civile, militare e giudiziario, ma non possedeva, a differenza dei governatori di rango equestre, il controllo sulle finanze provinciali, né si occupava del pagamento dell'esercito al suo comando: per queste mansioni, infatti, aveva piena autorità il [[procurator Augusti]].
=====Governatore provinciale=====
{{vedi anche|Governatore provinciale romano|Proconsole}}
I governatori [[provincia romana|provinciali]] erano ufficiali ([[magistratura (storia romana)|magistrati]] o [[promagistratura|promagistrati]]) eletti o insediati a capo dell'amministrazione di una [[provincia romana]], durante il [[Repubblica romana|periodo repubblicano]] o [[Impero romano|imperiale]]. Tipici esempi di governatori erano i [[proconsole|proconsoli]], i prefetti, procuratori e legati propretori.
Il termine governatore indicava in termini giuridici che si trattava di un ''Rector provinciae'', indipendentemente dal titolo specifico che rifletteva lo ''status'' intrinseco e strategico della provincia, e le differenze tra i diversi gradi di autorità. Con l'inizio del principato, troviamo due tipologie di governatori provinciali: quelli che amministravano [[provincia senatoria|province senatorie]] e quelli che amministravano [[provincia imperiale|province imperiali]]. Solo i proconsoli e i propretori erano, infine, classificabili come [[promagistrati]].
===== Procuratori imperiali =====
{{Vedi anche|Procurator Augusti}}
[[File:CIL V 3936.png|thumb|upright=1.4|[[Pietra miliare|Cippo]] che ricorda la carica di ''[[procurator pro legato]]'' per la [[Rezia]] rivestita dal [[cavaliere (storia romana)|cavaliere]] [[verona|veronese]], [[Quinto Cecilio Cisiaco|Q. Caecilius Cisiacus.]]; [[I secolo|I]]/[[II secolo]].]]
Accentrando nelle proprie mani la totalità del potere, l'imperatore si avvalse subito di propri funzionari incaricati di operare in suo nome. I ''[[Procurator Augusti|procuratores Augusti]]'', in particolare, erano agenti incaricati di operare su mandato del principe in diverse branche dell'amministrazione, fra cui compiti di riscossione fiscale a Roma, nelle province imperiali governate dai Legati Augusti pro praetore e di governo nelle cosiddette province procuratorie. In queste ultime, difese da truppe di [[auxilia]], qualora fosse necessario l'intervento di truppe legionarie, al procuratori veniva concesso il titolo di ''[[procurator pro legato]]'' e la conseguente assegnazione dell'imperio necessario al comando militare legionario.
===== Consiglio Imperiale =====
{{Vedi anche|Consilium principis}}
Con il progressivo declino delle istituzioni repubblicane, formalmente mantenute da Augusto, crebbe parallelamente l'importanza e l'influenza della ristretta cerchia di consiglieri dell'Imperatore ([[senatore romano|senatori]], [[liberto|liberti]], ecc.). A partire dal regno di [[Adriano]] ([[117]]-[[138]]) questi andarono a costituire il ''[[Consilium principis]]'', che divenne la principale fonte normativa dell'Impero.
===== Concistoro =====
{{Vedi anche|Concistoro}}
Nell'età del dominato al consiglio del principe venne ad affiancarsi il ''[[Concistoro|concistorium]]'', più tardi detto ''sacrum consistorium'', anch'esso consiglio privato dell'imperatore, composto dai suoi collaboratori più stretti. Ne facevano parte il ''[[magister officiorum]]'', capo dell'amministrazione imperiale, ''[[Comes sacrarum largitionum|comes largitionum]]'', responsabile delle finanze, il ''[[quaestor sacri palatii]]'', responsabile delle attività giudiziarie, ''[[comes rerum privatarum]]'', responsabile delle proprietà private, e, spesso, ma non in pianta stabile, il ''[[praepositus sacri cubiculi|praepositus cubiculi]]'', assistente personale dell'imperatore.
Nel comando militare l'imperatore era poi affiancato da due altri alti ufficiali: il [[Magister equitum]], comandante della [[cavalleria]], ed il [[Magister militum]], comandante dell'[[esercito]].
==== La legislazione imperiale ====
Il potere dell'Imperatore si sovrapponeva a quello della Repubblica, di fatto progressivamente sostituendolo. Il principe poteva pertanto agire con atti che avevano la stessa valenza delle leggi e degli atti emessi dalle assemblee repubblicane e dai magistrati: tali atti sono noti con il comune nome di [[Costituzione imperiale|costituzioni imperiali]], aventi forza equiparata a quella della ''[[legge|lex populi romani]]'':
# gli ''[[Editto|edicta]]'', solenni dichiarazioni di principio alle quali dovevano uniformarsi tutti gli apparati dello Stato;
# i ''[[Decreto|decreta]]'', con i quali l'Imperatore assumeva decisioni vincolanti equiparabili a quelle emanate dai [[magistrati romani|magistrati]] della Repubblica;
# i ''[[Rescritto|rescripta principis]]'', coi quali l'Imperatore dava risposte di carattere generale a quesiti posti dai propri funzionari, diventando pertanto fonti di indirizzo generale nell'amministrazione;
# i ''[[Mandato|mandata principis]]'', che erano atti con cui venivano assegnati incarichi e poteri circoscritti ai funzionari per agire in nome dell'Imperatore;
# le ''[[epistola]]e'', con le quali l'Imperatore comunicava ordini e comandi ai propri funzionari sparsi nell'Impero.
Fonte di tale potestà legislativa era l'[[Imperium#L'imperium proconsulare maius et infinitum di Augusto e la lex de imperio|''Imperium maius et infinitum'']]. L'Imperatore d'altro canto poteva annullare qualunque altra deliberazione delle assemblee o dei magistrati attraverso la propria ''[[tribunicia potestas]]''.
Nel tempo, col declinare delle istituzioni repubblicane, l'equiparazione delle costituzioni imperiali alla legge venne meno, tanto che nel ''[[digesto]]'' realizzato al tempo dell'[[Imperatore bizantino|Imperatore d'Oriente]] [[Giustiniano I]] le costituzioni erano considerate esse stesse la legge.
==== La giustizia imperiale ====
Era possibile appellarsi, in ultima istanza, per un cittadino romano, direttamente alla giustizia dell'imperatore. L'imperatore stesso (più spesso il suo rappresentante, il [[prefetto del pretorio]] o il [[prefetto dell'Urbe]]) talvolta presiedeva personalmente al processo e giudicava, scavalcando con la sua ''auctoritas'' il giudizio normale di giudici, governatori e procuratori. Questa prassi era detta "appello a cesare" (''[[Caesarem appello]]'').
Il giurista [[Giulio Paolo]], in ''[[Sententiarum receptarum ad filium libri quinque]]'', fa riallacciare l'istituto della ''appellatio ad Caesarem'' alla precedente [[provocatio ad populum]] dell'[[età repubblicana]]. Con la successiva estensione della cittadinanza romana a tutti i soggetti liberi dell'impero, l'istituto venne a perdere d'importanza. L'imperatore poteva decidere in processi coinvolgenti anche stranieri e provinciali e anche schiavi, se lo riteneva. [[Marco Aurelio]] giudicò direttamente una contesa tra uno schiavo e un padrone, decidendo a sorpresa in favore del primo.<ref>Anthony Richard Birley, ''Marco Aurelio'', Milano, Rusconi, 1990, ISBN 88-18-18011-8., pag. 145-147</ref>
=== Funzioni religiose: il pontificato massimo ed il culto imperiale ===
{{vedi anche|Apoteosi|Culto imperiale}}
[[File:Croatia Pula Temple of Roma and Augustus 2014-10-11 11-30-05.jpg|thumb|upright=1.4|Il [[tempio di Augusto e della dea Roma (Pola)|tempio di Augusto e Roma]] a [[Pola]]: a [[Roma]] e soprattutto nelle [[provincia romana|province]] dell'[[Impero romano|Impero]] esisteva un vero e proprio [[culto imperiale]] rivolto verso la figura del principe.]]
L'Imperatore nella sua qualità di ''[[Pontefice massimo (storia romana)|Pontifex Maximus]]'' esercitava il supremo ruolo di sorveglianza e governo sul [[religione romana|culto religioso]], presiedendo il [[pontefice (storia romana)|collegio dei pontefici]] e gli altri [[collegio sacerdotale|collegi sacerdotali]], nominando le [[Vestali]], i [[Flamini]] ed il ''[[Rex sacrorum]]'', regolando il [[calendario romano|calendario]] con la scelta dei [[giorno|giorni]] ''[[fasti (storia romana)|fasti]]'' e ''[[fasti (storia romana)|nefasti]]'' ed avendo il completo controllo sul rispetto del [[diritto romano]], della cui interpretazione era custode. In tal senso poteva anche controllare la redazione degli ''[[annales pontificum]]'', cioè delle [[cronaca (genere letterario)|cronache pubbliche]], e della ''[[tabula dealbata]]'', riportante la lista dei magistrati in carica.
L'Imperatore stesso era oggetto di un [[culto imperiale]], nel quale il [[Genio (divinità)|genio]] del Principe diveniva oggetto di pratiche religiose, spesso affiancandosi nei [[tempio romano|templi]] ad altre forme divinizzate del [[potere]] [[impero|imperiale]] dello Stato, come la [[Roma (divinità)|dea Roma]]. Il culto del ''genius principis'', sebbene spesso percepito nelle classi elevate come una forzatura della religione tradizionale, consentiva di rivolgere al sovrano cerimonie pubbliche di valenza religiosa senza per questo infrangere i principi che vietavano il culto di persone viventi. A questo si aggiungeva la possibilità di rivolgere poi un vero e proprio culto alla persona dell'Imperatore dopo la sua morte una volta che questi fosse pubblicamente [[apoteosi|divinizzato]] dal Senato con il riconoscimento della sua condizione di ''[[divo|divus]]'', con alcuni imperatori che già cercarono in vita di circondarsi di un'aura divina.
Il complesso di tali pratiche durò sino all'anno [[375]], quando l'imperatore [[Graziano]] declinò l'onore del pontificato massimo perché incompatibile con la nuova [[Cristianesimo|religione cristiana]] (unica religione ammessa dopo il 380 in oriente, e il 394 in occidente), divenuta religione di Stato nonostante il tentativo pagano di restaurazione di [[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano]], e prima ancora con uno svilimento dell'accezione divina dell'Imperatore avviata già al tempo di [[Costantino I]].
L'ultimo imperatore ad essere divinizzato secondo il rito pagano fu [[Diocleziano]] (313). Tuttavia anche nel nuovo ambito cristiano l'Imperatore continuò a rivestire un ruolo preminente come ''[[vicario di Cristo]]'' e rappresentazione terrena dell'ordine celeste, fino a quando in occidente tale ruolo sacrale-teocratico passò al [[Papa|pontefice cattolico]] (gradatamente dal V secolo all'VIII), permanendo invece a Costantinopoli, nella figura dell'[[imperatore bizantino]], fino alla caduta dell'[[Impero romano d'Oriente]] (1453).
==Elenco==
{{vedi anche|Imperatori romani}}
== Note ==
<references/>
==Bibliografia==
;Fonti primarie
*[[Ammiano Marcellino]], [[Wikisource:la:Res Gestae Libri XXXI|''Historiae'' (testo latino)]]. {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} (Testo a fronte in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Ammian/home.html qui]).
*[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Historia Romana'' (Ῥωμαϊκά), (Versione in inglese disponibile [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html qui] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151120053128/http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html |data=20 novembre 2015 }}).
*[[Aulo Gellio]], [[Wikisource:la:Noctes Atticae|''Noctes Atticae'' (testo latino)]]. {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
*[[Aurelio Vittore]] (attr.), ''De viris illustribus Urbis Romae'' (Testo in latino disponibile [http://www.thelatinlibrary.com/victor.ill.html qui]).
*[[Gaio Giulio Cesare]]
** [[Wikisource:la:Commentarii de bello Gallico|''De bello Gallico'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}};
** [[Wikisource:la:Commentarii de bello civili|''De Bello Civili'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}};
** [[Wikisource:la:Commentarii de bello Alexandrino|''De Bello Alexandrino'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}, (Versione in inglese disponibile [[wikisource:en:The Alexandrian War|qui]]);
** [[Wikisource:la:De Bello Hispaniensi|''De Bello Hispaniensi'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
*[[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]],
** [[Wikisource:la:Orationes (Marcus Tullius Cicero)|''Orationes'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}};
** [[Wikisource:la:Epistulae (Marcus Tullius Cicero)|''Epistulae'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
*[[Cornelio Nepote]], [[Wikisource:la:De viris illustribus (Cornelius Nepos)|''De viris illustribus'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
*[[Diodoro Siculo]], ''[[Bibliotheca historica]]''.
*[[Dionigi di Alicarnasso]], ''[[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]]''.
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*[[Eutropio]], [[Wikisource:la:Breviarium historiae romanae|''Breviarium historiae romanae'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
*[[Floro]],
** [[Wikisource:la:Flori Epitomae Liber primus|''Flori Epitomae Liber primus'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}};
** [[Wikisource:la:Flori Epitomae Liber secundus|''Flori Epitomae Liber secundus'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
*[[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], [[Wikisource:la:Strategemata|''Strategemata'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
*[[Tito Livio|Livio]],
** [[Wikisource:la:Ab Urbe Condita|''Ab Urbe condita libri'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}};
** [[Wikisource:la:Ab Urbe Condita - Periochae|''Periochae'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
*[[Notitia Dignitatum]], [[Wikisource:la:Notitia dignitatum|''Notitia dignitatum'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
*[[Plutarco]], ''[[wikisource:el:Βίοι Παράλληλοι|Vite parallele (testo greco)]]'' (Βίοι Παράλληλοι). {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
*[[Polibio]], ''Storie'' (Ἰστορίαι). (Versioni in inglese disponibili [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Polybius/home.html qui] e [http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0234%3Abook%3D1%3Achapter%3D1 qui]).
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** [[Wikisource:la:Bellum Iugurthinum|''Bellum Iugurthinum'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}};
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*[[Svetonio]], [[Wikisource:la:De vita Caesarum libri VIII|''De vita Caesarum libri VIII'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
*[[Tacito]].
** [[Wikisource:la:Ab excessu divi Augusti (Annales)|''Annales'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} (Versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Tacitus/home.html?tw_p=twt qui]);
** [[Wikisource:la:Historiae (Tacitus)|''Historiae'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} (Versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Tacitus/home.html qui])
*[[Valerio Massimo]], ''[[Factorum et dictorum memorabilium libri IX]]'', [http://www.thelatinlibrary.com/valmax.html QUI la versione latina].
*[[Flavio Vegezio Renato|Vegezio]], [[Wikisource:la:Epitoma rei militaris|''Epitoma rei militaris'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
*[[Velleio Patercolo]], [[Wikisource:la:Historiae Romanae Ad M. Vinicium Libri Duo|''Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}, [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Velleius_Paterculus/2B*.html QUI la versione inglese].
*[[Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio]], [[Wikisource:la:De architectura/Liber X|''De architectura'', ''Liber X'' (testo latino)]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}.
*[[Zosimo (storico)|Zosimo]], [http://www.tertullian.org/fathers/zosimus01_book1.htm ''Storia nuova'', I].
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== Voci correlate ==
* [[Imperatori romani]]
* [[Augusto (titolo)]]
* [[Cesare (titolo)]]
* [[Palazzi imperiali del Palatino]]
* [[Villa Adriana]]
== Altri progetti ==
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