Maometto: differenze tra le versioni

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<noinclude>{{protetta}}</noinclude>
{{nota disambigua|il nome proprio '''Muḥammad'''|'''[[Muhammad (nome)|Muḥammad]]''|Muḥammad}}
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{{Santo
{{avvisounicode}}
|nome = Maometto
[[Immagine:Siyer-i_Nebi_223b.jpg|thumb|250px|''La nascita di Maometto''. Il tendenziale aniconismo islamico porta a velare assai spesso il volto del Profeta dell'Islam. In questo caso lo zelo del miniaturista ha coinvolto però tutti i raffigurati, salvo (abbastanza curiosamente) gli angeli.]]
|sesso = M
|immagine = Dark vignette Al-Masjid AL-Nabawi Door800x600x300.jpg
|didascalia = ''Muhammad, Messaggero di Dio''<br/>Iscrizione presente sulla porta della [[Moschea del Profeta]] a [[Medina]]
|dimensione immagine =
|nato = [[La Mecca]], [[570]] circa
|morto = [[Medina]], 8 giugno [[632]]
|venerato da = Islam
|beatificazione =
|canonizzazione =
|santuario principale = [[Al-Masjid al-Haram]] della [[Mecca]]
|ricorrenza =
|attributi =
|patrono di =
|note=profeta
}}
{{Bio
|Titolo =
|Nome = Maometto
|Cognome =
|PreData = <small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{AraboIPA|/maoˈmetto/|it}}<ref>{{DOP|id=1052633}}</ref><ref>{{Dipi|Maometto}}</ref>, in arabo '''Muḥammad'''<ref group="N">nome completo {{arabo|أبو ﺍﻟﻘﺎﺳﻢ محمد بن عبد الله بن عبد ﺍﻟﻤﻄﻠﺐ ﺍﻟﻬﺎﺷﻤﻲ|Abū l-QasīmQāsim Muḥammad ibn `AbdʿAbd Allāh ibn `AbdʿAbd al-MuţţalībMuṭṭalib al-Hāshimī}}</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita = La Mecca
|GiornoMeseNascita = 20 aprile
|AnnoNascita = [[570]] circa
|LuogoMorte = Medina
|GiornoMeseMorte = 8 giugno
|AnnoMorte = 632
|AttivitàEpoca = 600
|Attività = profeta
|Attività3 =
|Nazionalità = arabo
|AttivitàAltre =
|FineIncipit = è stato il fondatore<ref group=N>«Muḥammad was one of the greatest persons in world history in terms of the global impact of the movement he founded[, which] cannot be seriously questioned» ([[Frants Buhl|F. Buhl]] - A.T. Welch, in ''[[The Encyclopaedia of Islam]]'', II ed.: ''s.v''. «Muḥammad»)</ref> e il profeta dell'[[Islam]]<ref>Rodinson (2002)</ref>, «l'uomo che tutti i [[musulmani]] riconoscono loro profeta»<ref>[[Fred Donner]], ''Maometto e le origini dell'Islam'', Torino, Einaudi, 2011, p. 41 (trad. it. di ''Muhammad and the Believers. At the Origin of Islam'', Cambridge, MA, Belknap Press of Harvard University Press, 2010).</ref><ref group=N>Jonathan Berkey afferma: «The religion and cultural tradition of Islam came to be identified as the legacy of Muḥammad, as depicted in the Muslim narrative of Islamic origins...» (Jonathan P. Berkey, ''The Formation of Islam - Religion and Society in the Near East, 600-1800'', Cambridge, Cambridge University Press, 2003, p. 61. ISBN 0-521-58813-8).</ref>
|Nazionalità =
|FineIncipit = è stato il [[profeta]] dell'[[Islam]], considerato dai [[musulmani]] l'ultimo fra essi e il più rilevante<ref>La sua relativa superiorità è attestata in numerose opere islamiche. Tra tutte ha un certo peso quanto riferito in margine al suo [[Isra' e Mi'raj]], in cui a lui è riservato il posto d'eccellenza fra i numerosi profeti che l'avevano preceduto.</ref> "messaggero" di Dio ([[Allah]]) (sigillo della profezia), incaricato da Dio stesso - attraverso l'[[arcangelo Gabriele]] - di divulgare il suo verbo <ref>Il [[Corano]] fu messo definitivamente per iscritto solamente durante il [[Califfo|califfato]] di [[Uthman ibn Affan|ʿUthmān b. ʿAffān]]</ref>
|Categorie = [[Categoria:Maometto]]
|PostNazionalità =
|Immagine =
|Didascalia =
}}
 
Nel 610 Maometto,<ref group="N">In italiano, fino a tutto il XVI secolo, è stato chiamato anche ''Maumetto'' o ''Macometto''; più antica invece la variante ''Malcometto'', prequattrocentesca. Cfr. {{DOP|id=1052633|lemma=Maometto}}</ref> affermando di operare in base a una rivelazione ricevuta, cominciò a predicare una [[religione monoteista]] basata sul culto esclusivo di un Dio, unico e indivisibile<ref group="N">In effetti il concetto di [[monoteismo]] era diffuso in [[Arabia]] da tempi più antichi e il nome Allah (principale nome di Dio nell'Islam, l'altro è ''al-Raḥmān'' (lett. «Il Misericordioso»), che in lingua araba deriva dalla radice <ʾ-l-h>), significa semplicemente «Iddio». Gli abitanti dell'[[Penisola araba|Arabia peninsulare]] e della [[Mecca]] – salvo pochi [[cristiani]] e [[zoroastriani]] e un assai più consistente numero di [[Ebraismo|ebrei]] – erano per lo più dediti a culti [[politeismo|politeistici]] e adoravano una molteplicità di idoli, venerati anche in occasione di feste, per lo più abbinate a pellegrinaggi (in arabo: ''mawṣim''). Particolarmente rilevante era il pellegrinaggio panarabo, detto ''[[Hajj|ḥajj]]'', che si svolgeva nel mese lunare di [[Dhu l-Hijja|Dhū l-Ḥijja]] («Quello del Pellegrinaggio»). In tale occasione molti devoti arrivavano nei pressi della città, nella zona di Mina, Muzdalifa e di ʿArafa. Gli abitanti della Mecca avevano anche un loro proprio pellegrinaggio urbano (la cosiddetta ''[[ʿumra]]'') che svolgevano nel mese di [[rajab]] in onore del dio tribale [[Hubal]] e delle altre divinità panarabe, ospitate dai Quraysh all'interno del santuario meccano della Kaʿba.</ref>.
== Vita ==
=== Prima della Rivelazione ===
Maometto (che nella sua forma originale araba significa "il grandemente lodato")<ref>''Muḥàmmad'' - participio passivo di II forma (ovverosia intensiva) della radice <h-m-d>, che significa "lodare" - è reso in [[lingua italiana|italiano]] col nome Maometto, in base a un'antica volgarizzazione risalente al [[Medioevo]]. Una parte del mondo musulmano, in Italia e nel resto del mondo, pretenderebbe in segno di rispetto l'uso dell'originale nome Muhàmmad e considera che 'Maometto', e adattamenti similari, costituiscano distorsioni inaccettabili da rifuggire. Non sembra però tenersi nel debito conto la realtà espressa in vari ambiti [[islam]]ici non arabofoni - come ad esempio, fin dall'età [[Ottomani|ottomana]], il mondo [[lingua turca|turcofono]] - in cui l'onomastica araba è stata comprensibilmente adattata alle specifiche realtà linguistiche locali. Talché il nome ''Mehmet'' non ha mai sollevato alcuna perplessità nei [[ulema|dotti]] [[musulmani]] di quella e di altre parti del mondo islamico. Non ha dunque alcun motivo logico di esistere la suscettibilità di quanti non accettano l'uso delle varianti locali del nome del profeta dell'Islam.</ref> nacque, secondo alcune fonti tradizionali, il [[20 aprile]] [[570]] a [[La Mecca|Mecca]], nella regione [[Penisola araba|peninsulare araba]] del [[Hijaz]], e morì il lunedì 13 [[rabi' I|rabīʿ I]] dell'anno 11 dell'[[Egira]] (equivalente all'[[8 giugno]] del [[632]]) a [[Medina]] e ivi fu [[Sepoltura di Maometto a Medina|sepolto]], all'interno della casa in cui viveva.
 
Considerato l'[[ultimo profeta|ultimo esponente]] di una lunga tradizione profetica, entro la quale egli occupa per i musulmani una posizione di assoluto rilievo<ref group="N">La sua relativa superiorità è attestata in numerose opere islamiche; tra tutte, ha un certo peso quanto riferito in margine al suo ''[[Isrāʾ e Miʿrāj]]'', in cui a lui è riservato il posto d'eccellenza fra i numerosi profeti che l'avevano preceduto. Gli [[Ahmadiyya|Aḥmadī]] e la ''[[Nation of Islam]]'' considerano i loro fondatori come profeti successivi a Maometto, e perciò ritenuti al di fuori dell'Islam.</ref>, venendo indicato come «Messaggero di Dio/[[Allah]]» (''Rasūl Allāh''), «Sigillo dei profeti» (''Khāṭim al-anbiyāʾ'') e «Misericordia dei mondi»<ref>{{Cita libro|titolo=Corano|posizione=21; 107}}</ref> (per citare solo tre degli epiteti onorifici attribuitegli per tradizione), Maometto sarebbe stato incaricato da Dio stesso, tramite l'[[angelo Gabriele]]<ref>[[W. M. Watt]], «Muḥammad», in ''The Cambridge History of Islam'', 4 voll., Cambridge, Cambridge University Press, 1995<sup>6</sup>, Cap. 2, p. 31.</ref>, di predicare l'ultima Rivelazione all'umanità<ref>Mary Pat Fisher, ''Living Religions: An Encyclopaedia of the World's Faiths'', Londra, I.B. Tauris Publishers, 1997, p. 338.</ref><ref>Victor Watton, ''A student's approach to world religions: Islam, Hodder & Stoughton'', 1993, p. 1. ISBN 978-0-340-58795-9</ref>.
La sua nascita sarebbe stata segnata da eventi straordinari (teofanici), come una immensa luce che avrebbe brillato da Oriente ad Occidente.
[[Immagine:Maome.jpg|thumb|right|350px|In questa miniatura dell'[[XI secolo]], tratta dall<nowiki>'</nowiki>''Athār al-baqiya'' (Tracce dei secoli passati) di [[al-Biruni|al-Bīrūnī]] (manoscritto della [[Bibliothèque nationale de France]], Arabe 1489 fol. 5v), Maometto è invece, senza alcun problema, raffigurato senza velo sul volto]]
 
La sua rivelazione venne raccolta dopo la sua morte nel [[Corano]], il libro sacro dell'Islam. Maometto ripeté per ben due volte per intero il Corano nei suoi ultimi due anni di vita e molti musulmani lo memorizzarono per intero, ma fu solo durante il [[Califfo|califfato]] di [[ʿUthmān b. ʿAffān]] che fu messo per iscritto da una commissione coordinata da [[Zayd ibn Thabit|Zayd b. Thābit]], principale segretario del Profeta<ref group=N>Puntualmente organizzato all'epoca del [[Wali (governatore)|Wālī]] [[al-Hajjaj ibn Yusuf|al-Ḥajjāj b. Yūsuf]] sotto il [[califfato]] dell'[[Omayyade]] [[ʿAbd al-Malik b. Marwān]]</ref>. Il Corano si diffuse così nel mondo a seguito delle conquiste arabe in Africa, Asia ed Europa, rimanendo inalterato fino ad oggi, malgrado lo [[sciismo]] vi aggiunga un capitolo (''[[Sūra]]'') e alcuni brevi versetti (''[[Āyāt|ayāt]]'').
Appartenente a un importante [[clan (antropologia)|clan]] di mercanti, quello dei [[Hashemiti|Banu Hashim]], componente della più vasta [[tribù]] dei [[Quraysh|Banu Quraysh]] di Mecca, Maometto era l'unico figlio di [[Abd Allah ibn Abd al-Muttalib|‘Abd Allāh b. ‘Abd al-Muṭṭalib]] ibn Hāshim e di [[Amina bint Wahb|Āmina bint Wahb]], figlia del ''[[sayyid]]'' del clan dei Banu Zuhra, anch'esso appartenente ai B. Quraysh.
 
== Biografia ==
Orfano fin dalla nascita del padre (morto a [[Yathrib]] al termine d'un viaggio di commercio che l'aveva portato nella [[Palestina|palestinese]] [[Gaza]]), Maometto rimase precocemente orfano anche di sua madre che, nei suoi primissimi anni, l'aveva dato a balia a Ḥalīma bint ʿAbd Allāh, della tribù dei Banu Saʿd, che effettuava piccolo nomadismo intorno a Yathrib.
===Infanzia e giovinezza===
{{Vedi anche|Albero genealogico di Maometto|Arabia preislamica}}
[[File:Siyer-i Nebi 223b.jpg|min|sinistra|''La nascita di Maometto''. Miniatura di un manoscritto ottomano del ''Siyar-i Nebi'' (vita del Profeta). Il tendenziale [[aniconismo]] islamico porta a velare assai spesso il volto del Profeta dell'Islam. In questo caso lo zelo del miniaturista ha coinvolto anche la madre, ma non gli angeli.]]
Maometto nacque in un giorno imprecisato (che secondo alcune fonti tradizionali sarebbe il 20 o il 26 aprile di un anno parimenti imprecisabile, convenzionalmente fissato però al [[570]]<ref group=N>Il più antico biografo di Maometto, [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]], scrive nella sua ''al-Sīra al-nabawiyya'' che il profeta sarebbe nato il lunedì 12 [[rabi' I|rabīʿ I]] dell'[[Anno dell'elefante]]. [[Ṭabarī]] invece si limita a indicare l'Anno dell'elefante, senza fornire il giorno e il mese, ma ricorda la tradizione di [[Hisham ibn al-Kalbi|Hishām b. Muḥammad al-Kalbī]] secondo cui Maometto era nato nel quarantaduesimo anno del regno di [[Cosroe II|Kisra Anūshirwān]], vale a dire nel 573.</ref>) alla [[Mecca]], nella regione [[Penisola araba|peninsulare araba]] del [[Hijaz]]. Nell'Arabia preislamica già esistevano comunità monoteistiche, comprese alcune di cristiani ed ebrei.<ref>[[Corano|Cor.]], 3:95</ref><ref>Esposito, ''Islam'', Extended Edition, Oxford University Press, pp. 5–7</ref>
 
Fu l'unico figlio di [[Abd Allah ibn Abd al-Muttalib|ʿAbd Allāh b. ʿAbd al-Muṭṭalib]] ibn [[Hashim ibn 'Abd Manaf|Hāshim]] (appartenente ad un importante [[clan]] di mercanti, quello dei [[Hashemiti|Banū Hāshim]], componente della più vasta [[tribù]] dei [[Banū Quraysh]] della Mecca) e di [[Amina bint Wahb|Āmina bt. Wahb]], figlia del ''[[sayyid]]'' del clan dei [[Banu Zuhra]], anch'esso appartenente ai B. Quraysh. La sua nascita sarebbe stata segnata, secondo alcune tradizioni, da eventi straordinari e miracolosi.<ref>''Vite antiche di Maometto'', a cura di Michael Lacker. Testi scelti e tradotti da Roberto Tottoli, Milano, Mondadori 2007.</ref> Suo padre morì a [[Yathrib]], sei mesi prima della sua nascita, al termine d'un viaggio di commercio a [[Gaza]].
A Mecca - dove, alla morte della madre, fu portato dal suo primo tutore, il nonno paterno [[Abd al-Muttalib ibn Hashim|‘Abd al-Muttalib ibn Hāshim]], e dove poi rimase anche col secondo suo tutore, lo zio paterno [[Abu Tàlib]] - Maometto ebbe occasione di entrare in contatto sin dalla più tenera età con i ''[[hanif|ḥanīf]]'', monoteisti che non si riferivano ad alcuna religione rivelata. Nei suoi viaggi fatti in [[Siria]] e [[Yemen]] con suo zio, Maometto conobbe poi le comunità [[Ebraismo|ebraiche]] e quelle [[Cristianesimo|cristiane]], e dell'incontro col monaco cristiano siriano [[Bahira]], che avrebbe riconosciuto in un neo fra le sue scapole il segno del futuro carisma profetico, si parla già nella prima biografia (''Sira'') di Maometto, curata vario tempo dopo la morte da [[Ibn Ishaq|Ibn Ishāq]] e poi ripresa in forma più "pia" da Ibn Hishām.
 
Orfano fin dalla nascita del padre, Maometto fu affidato da sua madre alla balia [[Halima bint Abi Dhu'ayb|Ḥalīma bt. Abī Dhuʿayb]], della tribù dei Banū Saʿd b. Bakr (che effettuava piccolo nomadismo intorno a [[Yathrib]]), che lo avrebbe allevato nei primissimi anni di vita. Ḥalīma fu per Maometto una seconda madre, tanto da essere chiamata da lui «mamma»<ref name="Lo Jacono 32">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 32}}.</ref>. Secondo la tradizione, Ḥalīma avrebbe riportato il bambino da Āmina, dopo un evento soprannaturale: mentre il giovanissimo Maometto badava a degli animali da pascolo, sarebbe stato avvicinato da due o tre esseri, che dopo averlo fatto «gentilmente» distendere, gli avrebbero estratto dal cuore un grumo nero che sarebbe stato lavato con neve e poi riposizionato funzionante nel cuore<ref name="Lo Jacono 32"/>.
Oltre alla madre e alla nutrice, due altre donne si presero cura di lui da bambino: Umm Ayman e Fatima bint ‘Abd al-Muttalib, sua zia paterna. La prima era la schiava nera della madre e che lo aveva allevato dopo il periodo in cui era stato con Halima, rimanendo con lui fino a che Maometto ne propiziò il matrimonio con il figlio adottivo del Profeta, [[Zayd ibn Haritha]]. Nella tradizione islamica Umm Ayman, che generò Usama ibn Zayd, fa parte della Gente della Casa (''Ahl al-Bayt'') e il Profeta nutrì sempre per lei un vivo affetto, anche per essere stata una delle prime donne a credere al messaggio coranico da lui rivelato. Altrettanto pronta a credergli fu la sua affettuosa e presente zia Fatima bint ‘Abd al-Mùttalib, che Maometto amava per il suo carattere dolce, tanto da mettere il suo nome a una delle proprie figlie e per la quale il futuro profeta pregò spesso dopo la sua morte.
 
Oltre alla madre e alla nutrice, del bambino si prese cura [[Umm Ayman]] Baraka, schiava etiope della madre che lo allevò dopo il periodo trascorso presso Ḥalīma, rimanendo con lui fino a che Maometto ne propiziò il matrimonio, dapprima con un [[Yathrib|medinese]] e poi col figlio adottivo [[Zayd ibn Haritha|Zayd]]. Secondo lo storico [[Ibn Sa'd]], Baraka avrebbe insegnato a Maometto l'[[Habesha|abissino]]<ref name="Lo Jacono 33">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 33}}.</ref>. Nella tradizione islamica Umm Ayman, che generò Usama ibn Zayd, fa parte della Gente della Casa (''Ahl al-Bayt'') e il Profeta nutrì sempre per lei un vivo affetto (tanto dal chiamarla «mamma»<ref name="Lo Jacono 33"/>), anche per essere stata una delle prime donne a credere al messaggio coranico da lui rivelato.
I numerosi viaggi intrapresi per via dell'attività mercantile familiare - dapprima con lo zio e poi come agente della ricca e colta vedova [[Khadìja bint Khuwàylid|Khadīja bt. Khuwaylid]] - dettero a Maometto occasione di ampliare in maniera significativa le sue conoscenze in campo religioso e sociale. Sposata nel [[595]] Khadìja bint Khuwàylid (che restò finché visse la sua unica moglie), egli poté dedicarsi alle sue riflessioni spirituali in modo più assiduo e, anzi, pressoché esclusivo. Khadìja fu il primo essere umano a credere nella Rivelazione di cui Maometto era portatore e lo sostenne con forte convinzione fino alla sua morte avvenuta nel 619. A lui, in una felice vita di coppia, dette quattro figlie, Ruqayya, Umm Khulthūm, Zaynab e Fatima, oltre a due figli maschi (Qàsim e ‘Abd Allah) che morirono tuttavia in tenera età.
 
Maometto rimase orfano anche di madre all'età di sei anni. Il bambino fu affidato al nonno paterno [[Abd al-Muttalib ibn Hashim|ʿAbd al-Muṭṭalib ibn Hāshim]], che lo portò alla Mecca<ref group=N>Alla Mecca Maometto potrebbe forse aver avuto l'occasione di entrare in contatto presto con quei ''[[ḥanīf]]'', che il Corano vuole fossero monoteisti che non si riferivano ad alcuna religione rivelata, come si può leggere nelle [[Sura|sure]] III:67 e II:135. Secondo una tradizione islamica, egli stesso era un ''[[ḥanīf]]'' e un discendente di [[Ismaele]], figlio di [[Abramo]]. Cfr. {{Cita|Jacobs 1995| p. 272}}; {{Cita|Turner 2005|p. 16}}. La storicità di questo gruppo è comunque discussa fra gli studiosi. Cfr. {{Cita|Kochler 1982|p. 29}}; {{Cita|Uri Rubin 1990| «Ḥanīfiyya...»}}.</ref>. Alla morte del nonno due anni dopo, fu lo zio paterno [[Abū Ṭālib]] a prendersi cura di lui, divenendo una figura centrale nella sua vita<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 34}}.</ref>. Altrettanto importante fu l'affettuosa e presente sua zia Fāṭima bint Asad, che Maometto amava per il suo carattere dolce, tanto da mettere il suo nome a una delle proprie figlie e per la quale il futuro profeta pregò spesso dopo la sua morte.
[[File:Young Mohammed and the monk Bahira.jpg|min|verticale=1.2|''L'incontro tra il giovane Maometto e il monaco cristiano [[Bahīra]]''. Miniatura tratta da ''[[Jami' al-tawarikh]]'' (''Compendio delle Cronache'') opera storico-letteraria di [[Rashid al-Din Hamadani]] ([[Tabriz]], 1307 circa), detta anche «la prima storia del mondo».]]
In casa degli zii, Maometto convisse con i cugini Tālib (che in seguito non sarebbe mai divenuto musulmano) ʿAqīl (che avrebbe abbracciato la fede solo dopo enormi resistenze), Fākhita (con cui Maometto avrebbe voluto contrarre un matrimonio preferenziale), Ğaʿfar (che somigliava molto al futuro profeta) e infine [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]], il minore dei suoi cugini. Successivamente, ormai figura affermata nella società, Maometto adotterà [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]], che sarebbe divenuto una figura centrale dello [[Sciiti|sciismo]]. Tranne lo zio Abū Lahab, tutti loro gli dimostrarono affetto e, in seguito, supporto, anche per la norma sociale della ''[[muruwwa]]''<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|pp. 31-35}}.</ref>.
 
Nei suoi viaggi fatti in [[Siria]] e [[Yemen]] con suo zio Abū Ṭālib, modesto commerciante, Maometto potrebbe aver preso conoscenza dell'esistenza di comunità [[Ebraismo|ebraiche]] e [[Cristianesimo|cristiane]]<ref>Si veda [[Leone Caetani]], ''Annali dell'Islām'', I, pp. 159-162, §§ 134-136.</ref> e dell'incontro, che sarebbe avvenuto quando Maometto aveva 9 o 12 anni, col monaco cristiano siriano [[Bahīra]] - che avrebbe riconosciuto in un neo fra le sue scapole il segno del futuro carisma profetico - si parla già nella prima biografia (''Sīra'') di Maometto, che fu curata, vario tempo dopo la morte, da [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]] per essere poi ripresa in forma più "pia" da [[Ibn Hisham|Ibn Hishām]].
 
A quindici anni, Maometto partecipò alla guerra del Figar tra i vari clan, per assicurarsi il controllo del commercio di Higiaz, con la scusa di garantire i traffici e stroncare le azioni disoneste. Il conflitto forse servì a Maometto per imparare ad usare arco e frecce<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|pp. 35-36}}.</ref>. Il futuro profeta partecipò al patto tra i clan vincitori (i Quraysh e i Kina), che servì a mantenere l'egemonia del potere commerciale<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 36}}.</ref>.
 
===I successi commerciali e il matrimonio con Khadīja===
Viste le difficoltà economiche in cui si trovava, suo zio [[Abū Ṭālib]] gli consigliò di lavorare come mercante. Presto Maometto ottenne fama di commerciante «onesto, equo ed efficiente», che gli avevano valso il soprannome di al-Amīn (il Fidato)<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 35}}.</ref>. Le sue doti furono notate dalla ricca e colta vedova [[Khadìja bint Khuwàylid|Khadīja bt. Khuwaylid]], che gli offrì la guida e la gestione di un suo carico di mercanzie per la Siria e [[Yemen]]: operazione che grazie a Maometto generò un profitto maggiore del previsto<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|pp. 38-39}}.</ref>. Due mesi dopo il ritorno di Maometto alla Mecca da un viaggio in Siria, rimasta favorevolmente impressionata anche dall'avvenenza, dal carisma e dal talento per gli affari del giovane mercante, la quarantenne Khadīja si propose in sposa al venticinquenne Maometto attraverso l'intermediaria Nufayasa<ref name="Lo Jacono 39">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 39}}.</ref>. Sempre nel 595, dopo che lui le donò in dote 20 dromedarie<ref name="Lo Jacono 39"/>, i due si sposarono.
[[File:Mohammed kaaba 1315.jpg|min|Maometto reinserisce la [[Pietra Nera]] all'interno della [[Kaʿba]]. Miniatura tratta dal ''[[Jami' al-tawarikh]]'', opera di [[Rashid al-Din Hamadani]] (1315 circa)<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www2.let.uu.nl/Solis/anpt/ejos/pdf4/07Ali.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20041203232347/http://www2.let.uu.nl/Solis/anpt/ejos/pdf4/07Ali.pdf|urlmorto=sì|autore=Wijdan Ali|titolo="From the Literal to the Spiritual: The Development of the Prophet Muhammad's Portrayal from 13th Century Ilkhanid Miniatures to 17th Century Ottoman Art"|editore=Proceedings of the 11th International Congress of Turkish Art (7): 3. ISSN 0928-6802.|data=agosto 1999|accesso=6 gennaio 2024}}</ref>.]]
[[File:Miniatura Maometto.jpg|min|verticale=.8|L'[[arcangelo Gabriele]] riferisce la Rivelazione di Dio a Maometto, ancora una volta velato (antica miniatura).]]
Ebbero una vita di coppia senz'altro felice, testimoniata non solo dalla volontaria monogamia di Maometto<ref name="Lo Jacono 39"/> ma anche dai sei figli che nacquero. Khadīja gli dette quattro figlie - [[Zaynab bint Muhammad|Zaynab]], [[Ruqayya]], [[Umm Kulthum bint Muhammad|Umm Khulthūm]] e [[Fatima bint Muhammad|Fāṭima, detta al-Zahrāʾ]] (le prime tre destinate però a premorire al padre, seppur in età adulta) - oltre a due figli maschi: [[al-Qasim ibn Muhammad|al-Qàsim]], che morì a poco meno di due anni e [[Abd Allah ibn Muhammad (figlio di Maometto)|ʿAbd Allah]], a circa sette mesi. L'unica figlia sopravvissuta a Maometto fu Fāṭima, che dette in sposa al cugino [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]]<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|pp. 39-40}}.</ref>.
 
Alcuni anni dopo il matrimonio, nel 605, venne effettuato un profondo restauro della [[Kaʿba]]. In quell'occasione, non riuscendo ad accordarsi su quale di essi dovesse avere l'onore di ricollocare la [[Pietra Nera]] (spostata dopo i lavori del restauro e situata in quella che è oggi la [[Al-Masjid al-Haram|Grande Moschea della Mecca]]), i principali esponenti dei [[clan]] della Mecca decisero di affidare la decisione alla prima persona che fosse transitata sul posto: quella persona fu il trentacinquenne Maometto. Il futuro profeta chiese un tappeto e decise di posizionarvi al centro la pietra, poi la trasportò insieme agli esponenti dei clan più importanti, ognuno dei quali reggeva un angolo del tessuto. Fu Maometto a inserire la pietra nel suo spazio, sedando in questo modo la pericolosa disputa, salvando al contempo l'onore dei clan<ref>Dairesi, ''Hırka-i Saadet''; Aydın, Hilmi, 2004. (Uğurluel, Talha; Doğru, Ahmet, eds.), ''The sacred trusts: Pavilion of the Sacred Relics'', Topkapı Palace Museum, Istanbul. Tughra Books. ISBN 978-1-932099-72-0.</ref>.
 
=== Rivelazione ===
La tradizione non fornisce molti elementi per poter comprendere la formazione di Maometto, in particolare riguardo a quali influssi culturali e religiosi possa aver subìto. Quello che è certo è che possedesse un'inquietudine spirituale e un'inclinazione religiosa, che lo portavano spesso ad allontanarsi dal caos della quotidianità<ref>{{Cita|Campanini 2020|p. 45}}.</ref>.
[[Immagine:Miniatura Maometto.jpg|thumb|right|300px|L'[[arcangelo Gabriele]] porta la Rivelazione di Dio a Maometto, ancora una volta velato (antica miniatura).]]
 
Nel 608, Maometto iniziò a fare sogni premonitori, a vedere lampi di luce e a sentire voci, che inizialmente attribuì alla presenza di ''[[jinn]]''<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 42}}.</ref>. Furono proprio questi sogni<ref group=N>È possibile leggere l'interpretazione che la tradizione islamica attribuisce a questi sogni nel ''[[tafsir]]'' di Muhammad Shafir, le ''Maʿārif al-Qurʾān'' (Le conoscenze del Corano).
Nel [[610]] Maometto, affermando di operare in base a una ''Rivelazione'' ricevuta, cominciò a predicare una [[religione monoteista]] basata sul culto esclusivo di Dio, unico e indivisibile. In effetti il concetto di [[monoteismo]] era diffuso in [[Arabia]] da tempi più antichi e il nome Allah (principale nome di Dio nell'Islam,<ref>L'altro è ''al-Rahmān'' (lett. "Il Misericordioso").</ref> che in lingua araba deriva dalla radice <ʾ-l-h>) significa semplicemente "Iddio". Gli abitanti dell'[[Penisola araba|Arabia peninsulare]] e di [[La Mecca|Mecca]] - salvo pochi cristiani e [[Zoroastrismo|zoroastriani]] e un assai più consistente numero di ebrei - erano per lo più dediti a culti [[politeismo|politeistici]] e adoravano un gran numero di idoli. Questi dèi erano venerati anche in occasione di feste, per lo più abbinate a pellegrinaggi (in arabo: ''mawsim''). Particolarmente rilevante era il pellegrinaggio panarabo, detto ''hajj'', che si svolgeva nel mese lunare di [[Dhu l-Hijja]] ("Quello del Pellegrinaggio"). In tale occasione molti devoti arrivavano nei pressi della città, nella zona di Mina, Muzdalifa e di ‘Arafa. Gli abitanti di Mecca avevano anche un loro proprio pellegrinaggio urbano (la cosiddetta ''[[umra]]'') che svolgevano nel mese di [[rajab]] in onore del dio tribale [[Hubal]] e delle altre divinità panarabe, graziosamente ospitate dai Quraysh all'interno del santuario meccano della [[Ka'ba]].
Questi primi sogni, preannuncianti l'ispirazione divina, indussero Maometto a una pratica spirituale molto intensa, che lo portò anche a isolarsi, talora per giorni, nella caverna sul monte Hira; sogni successivi, invece, avrebbero preannunciato la comparsa di Gabriele. Sia per Maometto sia per le successive generazioni musulmane, i sogni hanno sempre rivestito grande importanza, essendo considerati uno dei canali di comunicazione da parte del divino e indirizzati all'uomo. È pratica comune nelle confraternite sufi esporre i propri sogni allo [[sceicco]], per ottenerne l'interpretazione.</ref> a sospingere sempre più Maometto, benestante e socialmente ben inserito, verso una pratica spirituale molto intensa attraverso l'esecuzione sempre più frequentemente di ritiri spirituali (''tahannuth''), che potevano durare anche un mese. Come altri ''[[ḥanīf]]'', Maometto iniziò a ritirarsi a cadenze regolari in una grotta sul [[monte Hira]], vicino alla Mecca, per meditare<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 43}}.</ref>.
 
Maometto, perSecondo la tradizione islamica, eranella solitonotte ritirarsitra ail meditare26 ine unail grotta27 suldel montemese Hiradi vicino[[Ramadan]] Mecca. Secondo tale tradizione, una notte, intorno alldell'anno [[610]],<ref>{{Cita|Campanini durante2020|p. il mese di [[Ramadan]]47}}.</ref>, all'età di circa quarant'anni, gli apparve l'[[arcangelo Gabriele]]<ref (ingroup=N>In [[lingua araba|arabo]] Gabriele è chiamato ''Jibrīl'' o ''Jabrā’īlJabrāʾīl'', ossia "potenza di Dio": da "jabr", potenza, e "Allah"</ref>, Dio) che lo esortòstrinse a diventare Messaggerotre (''rasul'')volte die Allahsi rivolse a lui con le seguenti parole:
{{quote|Leggi, in nome del tuo Signore che ha creato, che ha creato l'uomo da un grumo di sangue.
 
{{citazione|(1) Leggi, nelin nome del tuo Signore, che ha creato, (2) ha creato l'uomo da un grumo di sangue! (3) Leggi! Ché il piùtuo generosoSignore è il Generosissimo, (4) Colui che ha insegnato per mezzol’uso del calamo, che(5) ha insegnato all'uomo quello che non sapeva<ref group=N>[[SuraSūra]] 96XCVI:1-5. Salvo l'imperativo iniziale, si è seguita la versione de ''Il Corano'', introd., trad. e commento di [[Alessandro Bausani]], Firenze, Sansoni, 1961 e succ. ediz. La traduzione [[Alessandro Bausani|bausaniana]] riporta "Grida", malgrado ''iqraʾiqrāʾ'' significhi più propriamente "recita salmodiando" pur essendo logico che per poter recitare si debba preliminarmente leggere, non essendo noto il contenuto del brano da recitare).</ref>}}
Terrorizzato da un'esperienza così anomala, Maometto credette di essere stato soggiogato dai ''[[jinn]]'' e quindi impazzito (''majnūn'', "impazzito", significa letteralmente "catturato dai ''jinn''") tanto che, scosso da violenti tremori, cadde preda di un intenso sentimento di terrore.
 
SecondoScovolto lada tradizione islamica Maometto poté in quella sua primaquesta esperienza [[teopatia|teopatica]], sentire le rocce e gli alberi che gli parlavano. Preso dal panicoMaometto fuggì a precipizio dalla caverna in direzione della propria abitazione e, nel girarsi, raccontò di aver videvisto Gabriele sovrastare con le sue ali immense<ref l'intero orizzonte (pergroup=N>Per quel "gigantismo" che caratterizza le "realtà angeliche", anche in contesti diversi da quello islamico).</ref> l'intero orizzonte, e lo sentì rivelargli di essere stato prescelto da Dio come suo messaggero«Messaggero» (''rasūl'').
 
NonGiunto glia casa, fu facilescosso accettareda taleviolenti notiziatremori mae acadde in preda al terrore credendo di essere stato soggiogato dai ''[[jinn]]'' e quindi impazzito<ref group=N>"Impazzito" cioè ''majnūn'' significa letteralmente "catturato dai ''jinn''. Cfr.{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 46}}.</ref>. A convincerlo dellaad accettare la realtà di quanto accadutogligli era accaduto, provvide innanzi tutti laKhadīja fedeche dellacredette mogliesenza e,esitazione inalle secondaparole battutadel marito, quelladivenendo delil cuginoprimo diessere leiumano a convertirsi<ref name="Lo Jacono 47">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 47}}.</ref>. Per tranquillizzarlo ulteriormente, la moglie lo fece parlare con [[Waraqa ibn Nawfal]]<ref name="Lo Jacono 47"/>, cugino di lei, che alcunile fonti islamiche indicano come [[Cristianesimo|cristiano]] ma che, piùpoteva verosimilmente,anche eraessere uno di quei monoteisti [[arabi]] (''ḥanīf'') che non si riferivano tuttavia a una specifica struttura religiosa organizzata.<ref>Barnaby Rogerson, ''The Prophet Muhammad. A Biography'', Mahwah, NJ, HiddenSpring, 2003, ISBN 1-58768-029-7, p. 77.</ref> Waraqa confermò<ref group="N">
{{citazione|Waraqa chiese: "Nipote mio, cos’hai"?
Il Messaggero di Allah gli raccontò ciò che vide, e Waraqa gli disse: "Quest’angelo è colui che scese su Mosè. Vorrei essere più giovane, per arrivare al giorno in cui il tuo popolo ti caccerà".
Il Messaggero di Allah gli chiese: “Mi cacceranno?”.
Waraqa rispose: “Sì. Non giunse mai un uomo a rappresentare ciò che porti senza essere respinto, e se raggiungerò il tuo giorno ti appoggerò fino alla vittoria".}}
Waraqa, già molto anziano e quasi cieco, morirà alcuni giorni dopo questo dialogo. Cfr. [[Alfred Guillaume]], ''The life of Muhammad'', traduzione dall'arabo della ''Sīrat al-nabawī'' (Vita del Profeta) di [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]], Oxford University Press, 1967. ISBN 0-19-636033-1</ref> che su Maometto fosse disceso la Parola di Dio (''Nāmūs'')<ref name="Lo Jacono 47"/>.
 
Seguì un lungo periodo detto ''fatra'', durato forse tre anni, in cui le sue esperienze non ebbero séguito, provocando ulteriore angoscia in Maometto<ref name="Lo Jacono 47"/>. Durante quel tempo, secondo quanto scritto nel Corano, Maometto si diede con ancora maggiore intensità alle pratiche spirituali. I primi convertiti, oltre alla moglie, furono tutte persone a lui più vicine: le figlie, il cugino 'Alī, Abu Bakr, il figlio adottovo Zayd Ibn Hārita<ref name="Campanini 49">{{Cita|Campanini 2020|p. 49}}.</ref>. Infine, intorno al 613, Gabriele tornò a parlargli<ref group=N>
Dopo un lungo e angosciante periodo in cui le sue esperienze non ebbero seguito (''fatra''), Gabriele tornò di nuovo a parlargli per trasmettergli altri versetti e questo proseguì per 23 anni, fino alla morte nel 632 di Maometto.
{{citazione|(1) Per la luce del mattino, (2) per la notte quando si addensa: (3) il tuo Signore non ti ha abbandonato e non ti disprezza|Corano, XCIII:3}}</ref> e gli giunse l'ordine diretto di Dio di diffondere il suo messaggio a tutti gli abitanti di Mecca<ref name="Campanini 49"/>.
 
=== L'inizio della predicazione e le prime persecuzioni ===
Al contrario di una "utile" tradizione che vorrebbe Maometto "analfabeta" (così da rendere del tutto impossibile l'accusa che il Corano fosse una sua personale elaborazione poetica), il profeta dell'Islam era uomo tutt'altro che ignorante, vuoi per la sua professione di commerciante che l'aveva portato in contatto con altre lingue e altre culture, vuoi per alcuni episodi della sua stessa vita (come una sua correzione e la sua firma, secondo una tradizione riportata da [[Tabari]], apposte nel Trattato di Ḥudaybiyya). L'equivoco deriva dall'espressione a lui riferita di ''al-Nabī al-ummī'' che può voler dire in effetti "il profeta ignorante" ma anche, e più verosimilmente, "il profeta della comunità (araba)". Peraltro a [[Istanbul]], presso l'antica residenza dei [[sultani]] [[ottomani]] del [[Topkapi]], è conservato (ed è tuttora oggetto di venerazione) una lettera autografa attribuitagli nella quale intima ai cristiani [[copti]] di convertirsi all'Islam.
[[File:Maome.jpg|min|verticale=1.2|In questa miniatura del [[XVI secolo]], tratta dall{{'}}''Athār al-baqiya'' (Tracce dei secoli passati) di [[al-Biruni|al-Bīrūnī]] (manoscritto della [[Biblioteca nazionale di Francia]], Arabe 1489 fol. 5v), Maometto è invece raffigurato senza velo sul volto.]]
 
La conversione degli abitanti di Mecca risultò per Maometto particolarmente irta di ostacoli. Seppur inizialmente avessero accolto con curiosità e benevolenza la nuova catechesi predicata da Maometto, in seguito i meccani gli si ribellarono<ref name="Cita|Lo Jacono, 2011|p. 53">{{Cita|Lo Jacono, 2011|p. 53}}.</ref>. Le volontà di Allah di ritenersi unico ed esclusivo avrebbe potuto creare enormi problemi economici alla città, che si era arricchita attraverso i pellegrinaggi per gli idoli religiosi posti dentro la [[Kaʿba]], che portavano a Mecca persone provenienti da tutta la penisola<ref name="Cita|Lo Jacono, 2011|p. 53"/>.
Maometto cominciò dunque a predicare la Rivelazione che gli trasmetteva Gibrīl, ma i convertiti nella sua città natale furono pochissimi per i numerosi anni che egli ancora trascorse a [[Mecca]]. Fra essi il suo amico intimo e coetaneo [[Abu Bakr]] (destinato a succedergli come [[califfo]], guida della comunità islamica che si fondò con lenta ma sicura progressione malgrado l'assenza di precise indicazioni scritte e orali in merito) e un gruppetto assai ristretto di persone che sarebbero stati i suoi più validi collaboratori: i cosiddetti "[[Dieci Benedetti]]" (''al-ʿashara mubashara'').
 
Importanti esponenti di vari clan iniziarono così a provare un crescente malcontento verso Maometto, che si manifestò con una serie di attacchi personali e il dileggio<ref>{{Cita|Lo Jacono, 2011|pp. 51-54}}.</ref>: il musico al-Nadr ibn al-Ḥārith si divertiva a fare concorrenza al proselitismo in atto di Maometto, raccontando storie e leggende; la danzatrice Fartana, che lanciava motteggi pungenti contro i musulmani; e ʿUqba b. Abī Muʿayt, che lanciò una placenta sanguinante di montone su Maometto intento in preghiera, con il palese intento d'infangare con il sangue della bestia (considerato impuro dai musulmani) quel momento di sacro raccoglimento<ref>{{Cita|Lo Jacono, 2011|pp. 54-57}}.</ref>. Fra gli oppositori di Maometto vi fu anche suo zio Abū Lahab che, forse su suggerimento dalla moglie Umm Ğamīl Arwā, spinse i figli a ripudiare le rispettive mogli, figlie del Profeta<ref>{{Cita|Lo Jacono, 2011|p. 58}}.</ref>.
La Rivelazione da lui espressa dunque - raccolta dopo la sua morte nel [[Corano]], il libro sacro dell'Islam - dimostrò la validità del detto evangelico per cui "nessuno è profeta in patria". Maometto ripeté per ben due volte per intero il Corano nei suoi ultimi due anni di vita e molti musulmani lo memorizzarono per intero ma fu solo il terzo califfo [['Othmàn ibn 'Affàn|‘Uthmān b. ‘Affān]] a farlo mettere per iscritto da una commissione coordinata da Zayd [[Ibn|b.]] Thābit, segretario del Profeta. Così il testo accettato del Corano poté diffondersi nel mondo a seguito delle prime conquiste che portarono gli eserciti di [[Medina]] in Africa, Asia ed Europa, rimanendo inalterato fino ad oggi, malgrado lo [[Sciismo]] vi aggiunga un capitolo (''[[Sura]]'') e alcuni brevi versetti (''[[ayat]]'').
 
I convertiti nella sua città natale furono pochissimi per i numerosi anni che egli ancora trascorse alla [[Mecca]]. Fra essi il suo amico intimo e coetaneo [[Abū Bakr]] e un gruppetto assai ristretto di persone che sarebbero stati i suoi più validi collaboratori: i cosiddetti "[[Dieci Benedetti]]" (''al-ʿashara al-mubashshara''). I principali seguaci di Maometto furono giovani - figli o fratelli di mercanti - oppure persone in rotta con i loro clan di origine, insieme a stranieri la cui posizione nella società meccana era piuttosto fragile. In generale i meccani non presero sul serio la sua predicazione, deridendolo.
Nel [[619]], l'"anno del dolore", morirono tanto suo zio [[Abu Talib]], che gli aveva garantito affetto e protezione malgrado non si fosse convertito alla religione del nipote, quanto l'amata Khadìja. Fu solo dopo ripetute insistenze che Maometto contrasse nuove nozze, tra cui quelle con [[Aisha|‘A’isha bint Abi Bakr]], figlia del suo più intimo amico e collaboratore, [[Abu Bakr]].
 
Secondo [[Ibn Sa'd]], le persecuzioni dei musulmani alla Mecca cominciarono quando Maometto annunciò i versetti che condannavano l'idolatria e il politeismo, mentre gli esegeti coranici le situano con l'inizio delle predicazioni pubbliche. Con l'aumentare dei suoi seguaci, comunque, i [[clan]] che rappresentavano il potere locale si sentirono sempre più minacciati; in particolare i [[Quraysh]], a cui pure Maometto apparteneva, poiché guardiani della [[Kaʿba]] e gestori del lucroso traffico riguardante le offerte agli idoli. I mercanti più potenti cercarono allora di convincere Maometto a desistere dalla sua predicazione offrendogli di entrare nel loro ambiente, insieme a un matrimonio per lui vantaggioso, ma egli rifiutò entrambe le proposte. Cominciò così un lungo periodo di persecuzioni nei confronti di Maometto e dei suoi seguaci<ref>[[William Montgomery Watt]], ''The Cambridge History of Islam'', 1977, p. 36.</ref>.
L'ostilità dei suoi concittadini tentò di esprimersi con un prolungato boicottaggio nei confronti di Maometto e del suo clan, con il divieto di intrattenere con costoro rapporti di tipo economico commerciale ma i troppi vincoli parentali creatisi fra i clan della stessa tribù fecero fallire il progetto di ridurre a più miti consigli Maometto.
 
[[Sumayya bint Khayyat]], schiava del potente leader meccano [[Abu Jahl]], è considerata la prima martire: venne uccisa dal suo padrone con un colpo di lancia nelle parti intime quando si rifiutò di abiurare l'Islam. [[Bilal|Bilāl]], un altro schiavo musulmano che rifiutò strenuamente di abiurare, veniva invece obbligato dal suo padrone a distendersi sulla sabbia bollente nell'ora più calda del giorno, dopodiché gli veniva posato un macigno sul petto. L'appartenenza di Maometto al clan dei [[Banu Hashim|B. Hāshim]] lo salvaguardò dalla violenza fisica, ma non dall'emarginazione.
Nel [[622]] il crescente malumore dei [[Quraysh]] nel veder danneggiati i propri interessi - a causa dell'inevitabile conflitto ideologico e spirituale che si sarebbe radicato con gli altri arabi politeisti (che con loro proficuamente commerciavano e che annualmente partecipavano ai riti della ''[[umra|‘umra]]'' del mese di ''[[rajab]]'') - lo indusse a rifugiarsi con la sua settantina di correligionari, a Yathrib, duecento [[miglio (unità di misura)|miglia]] più a nord di Mecca, che mutò presto il proprio nome in al-Madinat al-Nabi, "la Città del Profeta" ([[Medina]]). Il [[622]], l'anno dell<nowiki>'</nowiki>''[[Egira]]'' (emigrazione), divenne poi sotto il [[califfo]] [['Omar ibn al-Khattàb]] il primo anno del calendario islamico, utile alla tenuta dei registri fiscali e dell'amministrazione in genere.
 
Per mettere al riparo i suoi seguaci dalla crescente ostilità subita alla Mecca, Maometto inviò una parte di loro nel [[Regno di Axum]], sotto la protezione dell'imperatore cristiano [[Aṣḥama ibn Abjar]].
===Nascita della ''[[Umma]]''===
Inizialmente Maometto si ritenne un profeta inserito nel solco profetico antico-testamentario, ma la comunità ebraica di Medina non lo accettò come tale. Nonostante ciò, Maometto predicò a Medina per otto anni e qui, fin dal suo primo anno di permanenza, formulò un Patto (Rescritto o Statuto o Carta, in [[lingua araba|arabo]] ''Ṣaḥīfa'') che fu accettato da tutte le componenti della città-oasi e che vide la nascita della ''[[Umma]]'', la prima Comunità politica di credenti.
 
Nel 617 i leader dei clan [[Banu Makhzum]] e [[Banu 'Abd Shams]], entrambi appartenenti alla tribù dei [[Quraysh]], dichiararono un boicottaggio nei confronti del clan di Maometto, i [[Banu Hashim]], per costringerli a interrompere la protezione da loro offerta al Profeta. I troppi vincoli parentali creatisi però fra i clan della stessa tribù fecero fallire il progetto di ridurre a più miti consigli Maometto.
[[Immagine:Muhammad-Majmac-al-tawarikh-2.jpg|thumb|right|Maometto in marcia alla volta di Khaybar (dal ''Majma‘ al-tawarikh'' di Rashid al-Din)]]
 
=== Isra' e Mi'raj ===
Nello stesso tempo, con i suoi seguaci, condusse attacchi contro i traffici dei Meccani pagani e respinse i loro contrattacchi che tendevano a metter fine una volta per tutte alle azioni ostili che i musulmani portavano contro le loro carovane. Maometto, nel corso di quel confronto armato che portò alla prima vittoria di [[Badr]], alla disfatta di [[Uhud]] e alla finale vittoria strategica di Medina ([[Battaglia del Fossato]]) contro i pagani di Mecca e i loro alleati, espulse tutti gli ebrei di Medina, che si erano resi colpevoli agli occhi della ''[[Umma]]'' di violazione del Patto di Medina e di tradimento dei musulmani di quella città.
{{Vedi anche|Isrāʾ e Miʿrāj}}
<br>All'espulsione soggiacquero — in occasione dei due primi fatti d'armi — i Banū Qaynuqāʾ e i Banū Naḍīr, mentre nell'ultimo caso, dopo la vittoria del Fossato (''Yawm khandaq''), furono uccisi i maschi adulti dei Banū Qurayza, laddove donne e bambini furono resi schiavi e venduti sui mercati d'uomini di [[Siria]], dove vennero quasi tutti riscattati dai loro correligionari di [[Khaybar]], [[Fadak]] e di altre oasi arabe [[Hijaz|higiazene]].
[[File:Domeoftherock1.jpg|min|La [[Cupola della Roccia]], punto dal quale Maometto sarebbe asceso al Paradiso]]
 
Nel 620 Maometto sperimentò un avvenimento che si rivelerà pregno di significati particolarmente per la disciplina esoterica islamica, il [[Sufismo]].
Nel [[630]] Maometto era ormai abbastanza forte per marciare su Mecca e conquistarla. Tornò peraltro a vivere a Medina e da qui ampliò la sua azione politica e religiosa a tutto il resto del [[Hijaz]] e, dopo la sua vittoria nel [[630]] a [[Battaglia di Hunayn|Hunayn]] contro l'alleanza che s'imperniava sulla tribù dei [[Banu Hawazin]], con una serie di operazioni militari nel cosiddetto [[Wadi al-qura]], a 150 chilometri a settentrione di Medina, conquistò o semplicemente assoggettò vari centri abitati (spesso oasi), come Khaybar e Fadak, il cui controllo aveva indubbie valenze economiche e strategiche.
 
{{Citazione|Gloria a Colui che rapì di notte il Suo servo dal Tempio Santo al Tempio Ultimo, dai benedetti precinti, per mostrargli dei Nostri Segni. In verità Egli è l'Ascoltante, il Veggente.<ref>Sura XVII (''la Sura del Viaggio notturno''), dalla traduzione di [[Alessandro Bausani]]</ref>}}
 
Maometto venne svegliato da un angelo e accompagnato, durante la notte, dal Tempio Santo al Tempio Ultimo, identificati il primo con la Kaʿba e il secondo con la Spianata del [[Tempio di Gerusalemme]], dove effettivamente i musulmani costruirono poi la [[Moschea al-Aqsa]], cioè "l'Ultima".
 
Da lì Maometto sorvolò la voragine infernale, assistendo alle punizioni inflitte ai dannati; e successivamente ascese ai Sette Cieli, incontrando a uno a uno Profeti che lo precedettero nell'annuncio di un identico messaggio salvifico per l'umanità, nell'ordine: [[Adamo]], [[Giovanni Battista]], [[Gesù]], [[Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]], [[Idris (islam)|Idris]], [[Aronne]], [[Mosè]] e [[Abramo]].
 
Ascese ancora, e venne ammesso al cospetto di Dio, avendone quindi per Suo onnipotente volere una visione beatifica del tutto straordinaria: l'Infinità, che è uno degli attributi di Dio, e l'immensa Potenza Divina renderebbero infatti impossibile a un vivente di accostarsi a Lui. Avrebbero questo privilegio solo i morti, dotati da Dio di particolari sensi del tutto superiori a quelli dei viventi.
 
Mentre [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]] presenta questo evento come un'esperienza spirituale, [[Ṭabarī]] e [[Ibn Kathir|Ibn Kathīr]] lo descrivono come un viaggio fisico compiuto dal Profeta. In ogni caso, i forti connotati spirituali dell'evento resero indispensabile, per poterla descrivere, l'uso da parte di Maometto di una terminologia dai forti contenuti mistici e poetici; ed espressioni come "''sidrat al-Muntahà ʿindahā jannatu l-Māʾwà''" ("il loto di al-Muntahà presso il quale è il Giardino di al-Māʾwà") costituiscono un esempio in questo senso.
 
=== Gli ultimi anni alla Mecca ===
Nel [[619]], l'"anno del dolore", morirono tanto suo zio [[Abū Ṭālib]], che gli aveva garantito affetto e protezione malgrado non si fosse convertito alla religione del nipote, quanto l'amata Khadīja. Con la morte di suo zio Abū Ṭālib, la leadership dei Banu Hashim passò a [[Abū Lahab]], strenuo avversario di Maometto, che ritirò la protezione a lui offerta dal clan: per naturale conseguenza, chiunque avesse tentato di uccidere Maometto non si sarebbe più esposto alla vendetta del suo clan. Maometto si recò allora a [[Ṭāʾif]], in cerca di protezione, ma la sua contemporanea predicazione dell'Islam non fece altro che metterlo in un pericolo ancora maggiore. Costretto a tornare alla [[Mecca]], incontrò Mutʿim ibn ʿAdī, capo del clan [[Banu Nawfal]], che gli permise di rientrare in città.
 
Nello stesso periodo molte persone visitarono la Kaʿba come pellegrini o per concludere affari: Maometto approfittò di questa occasione per trovare un luogo sicuro per lui e per i suoi seguaci. Dopo molti tentativi infruttuosi, l'incontro con alcuni uomini di Yathrib (che sarebbe poi diventata [[Medina]]) si rivelò fortunato: per loro infatti erano familiari sia il concetto di monoteismo, sia la possibilità dell'apparizione di un profeta, essendo presente una forte componente ebraica nella città. Speravano inoltre, accogliendo Maometto, di poter guadagnare la supremazia politica sulla [[Mecca]], di cui invidiavano i proventi derivanti dai pellegrinaggi. In breve raggiunsero [[Medina]], diventato un porto sicuro, musulmani provenienti da tutte le tribù della [[Mecca]]. Nel luglio del 620, per incontrare il Profeta, giunsero a Medina da Mecca settantacinque musulmani: essi si riunirono segretamente, di notte, e accettarono un comune impegno che prevedeva l'obbedienza a Maometto, l'ingiunzione del bene e la proibizione del male, e una comune risposta armata qualora questa si fosse resa necessaria. In seguito a questo patto Maometto incoraggiò i musulmani a raggiungere Medina: come accaduto per [[Piccola Egira|l'emigrazione in Abissinia]], anche questa volta i [[Quraysh]] cercarono di bloccare l'esodo, fallendo.
 
=== Egira ===
{{Vedi anche|Egira}}
Negli anni precedenti l'[[Egira]], l'autorità di Maometto, come capo dei musulmani, gli permise di guadagnare l'appoggio dei notabili di Yathrib, che vollero fungesse da arbitro imparziale, in quanto straniero, nelle dispute fra le componenti etniche e tribali della città. Questo permise a lui e ai suoi seguaci di essere accolti nella città-oasi, venendo a fruire della necessaria sicurezza e protezione.
 
Nello stesso periodo diede anche istruzioni ai suoi seguaci perché emigrassero alla spicciolata, e senza dare nell'occhio dei concittadini, verso [[Yathrib]], fin quando furono assai pochi i musulmani rimasti alla [[Mecca]]. Allarmati dall'esodo e timorosi di veder messi a rischio i propri interessi, a causa dell'inevitabile conflitto ideologico e spirituale che si sarebbe prodotto con gli altri Arabi politeisti (che coi Meccani proficuamente commerciavano e che annualmente partecipavano ai riti della ''[[ʿumra]]'' del mese di ''[[rajab]]''), i Quraysh organizzarono un complotto per uccidere Maometto. Attraverso [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]], che prese il suo posto nella casa, discretamente sorvegliata dai Quraysh, Maometto riuscì a ingannare la sorveglianza e fuggire dalla città insieme al suo migliore amico, il futuro califfo [[Abū Bakr]]. I due, attraverso un miracoloso evento narrato nel [[Corano]], non vennero scoperti dagli inseguitori meccani nei dintorni della città; e grazie alla collaborazione di parenti e amici, attraversarono il deserto in sella ai dromedari, passando per sentieri meno noti e battuti. Raggiunsero incolumi [[Medina]] il 24 settembre 622.
 
Inizialmente Maometto si ritenne un profeta inserito nel solco profetico antico-testamentario, ma la comunità ebraica di Medina non lo accettò come tale in quanto non appartenente alla stirpe di Davide<ref>''An Introduction to the Quran'', 1895, p. 187.</ref>. Nonostante ciò, Maometto predicò a Medina per otto anni e qui, fin dal suo primo anno di permanenza, formulò la [[Costituzione di Medina]] (Rescritto o Statuto o Carta, in [[lingua araba|arabo]] ''Ṣaḥīfa'') che fu accettata da tutte le componenti della città-oasi e che vide il sorgere della ''[[Umma (Islam)|Umma]]'', la prima Comunità politica di credenti.
 
I primi abitanti di Yathrib, che si convertirono all'[[Islam]] e che offrirono ospitalità e aiuto agli Emigrati meccani, vennero chiamati ''[[Ansar|Anṣār]]'' ("ausiliari"); successivamente Maometto istituì un patto di "fraternità" fra Emigrati (''[[Muhājirūn]]'') e ''Anṣār'', e il Profeta stesso prese come fratello ʿAlī, figlio dell'amato zio [[Abū Ṭālib]] e di fatto (anche se non legalmente) affiliato da Maometto fin dalla tenera età, come Abū Ṭālib aveva a sua volta adottato lui quando era rimasto orfano.
 
=== La ''Umma'' e l'inizio dei conflitti armati ===
{{Vedi anche|Umma (Islam)}}
A seguito dell'esodo musulmano, i Meccani requisirono tutte le loro proprietà nella città<ref>Fazlur Rahman (1979), p. 21</ref> Impoveriti e senza entrate, i musulmani avviarono necessariamente aperte ostilità armate contro Mecca, razziando le sue carovane. A giustificare tali ostilità era innanzi tutto il desiderio di vendicare quanto essi stessi avevano subito per anni dagli Arabi politeisti nella loro città natale ma anche, e non secondariamente, di acquisire benessere, potere e prestigio in attesa di realizzare l'obiettivo finale di conquistare [[La Mecca]]
 
Il primo grande fatto d'arme nella storia dell'[[islam]] è costituito dalla [[Battaglia di Badr]], in cui i musulmani risultarono vittoriosi nonostante l'inferiorità numerica.
 
Seguì la disfatta sotto il monte [[Battaglia di Uhud|Uḥud]], segnata dal tradimento degli ebrei medinesi e dalla avventatezza di una parte dei soldati musulmani, alla quale Maometto sopravvisse solo perché, colpito da una pietra in pieno viso, cadde privo di sensi e venne creduto già morto dagli avversari.
 
Infine, la vittoria dei musulmani nella [[Battaglia del Fossato]] segnò uno spartiacque tale da causare la disgregazione della potenza meccana.
 
=== L'atteggiamento verso gli ebrei ===
In tutte queste circostanze Maometto colpì in diversa misura anche gli [[ebrei]] di Medina, che si erano resi colpevoli agli occhi della ''[[Umma (islam)|Umma]]'' della violazione del [[Rescritto di Medina]] e di tradimento nei confronti della componente [[islam]]ica. In occasione dei due primi fatti d'armi, furono esiliate le tribù ebraiche dei [[Banū Qaynuqāʿ]] e dei [[Banū Naḍīr]] accusati i primi di offesa alla pudicizia di una ragazza musulmana e i secondi di complotto, unitamente ai Meccani pagani, ai danni dei musulmani. Durante la cosiddetta "[[battaglia del Fossato]]" (''Yawm al-Khandaq''), che fu di fatto un fallito [[assedio]] dei Meccani e dei loro alleati, la tribù ebraica dei [[Banu Qurayza|Banū Qurayza]], situata a sud di Medina, avviò i negoziati con i Quraysh per consegnare loro Maometto, violando apertamente la Costituzione di Medina. Dopo aver respinto gli assedianti pagani, i [[musulmani]] accusarono i Banū Qurayza di tradimento<ref>M.J. Kister, art. cit., pp. 86-87.</ref> e li assediarono per venticinque giorni nelle loro fortezze, costringendoli alla resa. Furono decapitati tra i 700 e i 900 uomini ebrei della tribù e le loro donne e i loro bambini furono venduti come schiavi<ref>^ Peterson (2007), p. 126.</ref><ref>Ramadan (2007), p. 141.</ref> sui mercati d'uomini di [[Siria]] e del [[Najd]], dove vennero quasi tutti riscattati dai loro correligionari di [[Khaybar]], [[Fadak]] e di altre oasi arabe [[higiaz]]ene.<ref>M.J. Kister, "The massacre of Banu Qurayza: a re-examination of a tradition", in: ''Jerusalem Studies in Arabic and Islam'' 8 (1986), pp. 61-96, a p. 94.</ref>
 
La sentenza non fu formalmente decisa da Maometto che aveva affidato il responso sulla punizione da adottare a [[Sa'd ibn Mu'adh|Saʿd b. Muʿādh]], ''[[sayyid]]'' dei Banū ʿAbd al-Ashhal, [[clan]] della tribù medinese dei [[Banu Aws]], un tempo principale alleata dei B. Qurayẓa. Questi, ferito gravemente da una freccia (tanto da morirne pochissimi giorni più tardi) e ovviamente pieno di rabbia e rancore, decise per una soluzione estrema, non frequente ma neppure del tutto inconsueta per l'epoca.<ref group="N">Si ricorderà il massacro dei cristiani di [[Najrān]] disposto dal ''[[Tubba|tubbaʿ]]'' giudaizzato di [[Himyar]], [[Dhu Nuwas|Dhū Nuwās]].</ref> Maometto approvò la decisione di massacrare tutti i maschi della tribù e di ridurre in schiavitù le donne e i bambini, e partecipò attivamente allo sgozzamento dei prigionieri. Che non si trattasse comunque di una decisione da leggere in chiave esclusivamente anti-ebraica potrebbe dimostrarcelo il fatto che gli altri B. Qurayẓa che vivevano intorno a Medina,<ref>[[al-Waqidi|al-Wāqidī]], ''Kitāb al-maghāzī'', ed. [[Marsden Jones]], 2 voll. Londra, 1966, II, pp. 634 e 684, parla ad esempio della presenza a Medina di ebrei dopo il Giorno del Fossato.</ref> e nel resto del [[Hijaz|Ḥijāz]] (circa {{formatnum:25000}} persone), non furono infastiditi dai musulmani, né allora, né in seguito.<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 116}}.</ref>
In proposito si è anche espresso uno dei più apprezzati storici del primo Islam, [[Fred McGrew Donner]], che afferma:<ref>''Muhammad and the believers'', Cambridge, MA, The Belknap Press of Harvard University Press, 2010, p. 74.</ref>
{{Citazione|dobbiamo... concludere che gli scontri con altri ebrei o gruppi di ebrei furono il risultato di particolari atteggiamenti o comportamenti politici di costoro, come, per esempio, il rifiuto di accettare la leadership o il rango di profeta di Muhammad. Questi episodi non possono pertanto essere considerati prove di un'ostilità generalizzata nei confronti degli ebrei da parte del movimento dei Credenti, così come non si può concludere che Muhammad nutrisse un'ostilità generalizzata nei confronti dei Quraysh perché fece mettere a morte e punì alcuni suoi persecutori appartenenti a questa tribù<ref>Fred M. Donner, ''Maometto e le origini dell'islam'', ediz. e trad. di R. Tottoli, Torino, Einaudi, 2011, pp. 76-77</ref>.}}
 
Alcuni studiosi musulmani rifiutano di riconoscere l'incidente, ritenendo che [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]], il primo biografo di Maometto, avesse raccolto molti dettagli dello scontro dai discendenti degli stessi ebrei Qurayẓa cento anni dopo i fatti. Questi discendenti avrebbero arricchito o inventato dettagli sullo scontro prendendo ispirazione dalla storia delle persecuzioni ebraiche in epoca romana. Gli storici che mettono in dubbio l'esecuzione della tribù Banu Qurayẓa sottolineano come il cronista Ibn Isḥāq fosse stato giudicato inaffidabile dal suo contemporaneo [[Malik ibn Anas]], uno dei più importanti giuristi del [[sunnismo]], fondatore del [[madhhab]] [[malikita]], mentre il giurista [[sciafeismo|sciafeita]] [[Ibn Hajar al-'Asqalani]] descrisse Ibn Isḥāq come un narratore di "racconti strani".<ref>W. N. Arafat, "Did Prophet Muhammad ordered 900 Jews killed?", in: ''Journal of the Royal Asiatic Society of Great Britain and Ireland(JRAS)'', 1976, pp. 100-107.</ref>
 
=== La conquista dell'Arabia e la morte ===
[[File:Siyer-i Nebi 414a.jpg|min|verticale|''La morte di Maometto''. Miniatura presente nel manoscritto ottomano del ''Siyar-i Nebi'', datato 1595, conservato nel [[Topkapi|Topkapı]] Sarayı Müzesi di [[Istanbul]] (Hazine 1222, folio 414a)]]
Dopo aver portato in prossimità della sua città natale un forte contingente armato, affermando di voler compiere un [[pellegrinaggio]] alla [[Kaʿba]], Maometto si accordò con i Meccani per rimandare all'anno successivo quel pellegrinaggio, sottoscrivendo nel marzo del [[628]] l'[[Accordo di al-Hudaybiyya]], suscitando un forte sconcerto tra i suoi seguaci e, particolarmente, in [[ʿUmar b. al-Khaṭṭāb]].<br>
L'intento fu realizzato come concordato il [[2 marzo]] [[629]], con quello che viene ricordato come "Pellegrinaggio d'adempimento" (''[[umrat al-qada|ʿumrat al-qaḍāʾ]]'').
Nel [[630]] Maometto era ormai abbastanza forte per marciare sulla Mecca e conquistarla. Tornò peraltro a vivere a Medina e da qui ampliò la sua azione politica e religiosa a tutto il resto del [[Hijaz]] e, dopo la sua vittoria nel 630 a [[Battaglia di Hunayn|Ḥunayn]] contro l'alleanza che s'imperniava sulla tribù dei [[Banu Hawazin|Banū Hawāzin]], con una serie di operazioni militari nel cosiddetto [[Wadi al-qura]], a 150 chilometri a settentrione di Medina, conquistò o semplicemente assoggettò vari centri abitati (spesso oasi), come Khaybar, [[Tabuk (Arabia Saudita)|Tabūk]] e Fadak, il cui controllo aveva indubbie valenze economiche e strategiche.
Due anni dopo Maometto morì a Medina, dopo aver compiuto il Grande Pellegrinaggio detto anche il "Pellegrinaggio dell'Addio", senza indicare esplicitamente chi dovesse succedergli alla guida politica della ''Umma''. Lasciava nove vedove - tra cui [[Aisha|ʿĀʾisha bint Abī Bakr]] - e una sola figlia vivente, [[Fatima bint Muhammad|Fatima]], andata sposa al cugino del profeta, [[Ali ibn Abi Tàlib| ʿAlī b. Abī {{unicode|Ṭ|}}ālib]], madre dei suoi nipoti [[al-Hasan ibn Ali|al-Hasan b. ʿAlī]] e [[al-Husayn ibn Ali|al-Husayn b. ʿAlī]]. Fatima, piegata dal dolore della perdita del padre e logorata da una vita di sofferenze e fatiche, morì sei mesi più tardi, diventando in breve una delle figure più rappresentative e venerate della religione islamica.
 
Nel 632, tornato a [[Medina]] dopo aver compiuto il Pellegrinaggio detto anche il "[[Pellegrinaggio dell'Addio]]", il profeta si ammalò, probabilmente di [[pleurite]]<ref name="Lo Jacono 139"/> o di un [[tumore al cervello]], di cui avrebbe iniziato a mostrare i sintomi durante il Pellegrinaggio<ref name="Campanini 130">{{Cita|Campanini 2020|p. 130}}.</ref>. Curato inutilmente, delegò Abū Bakr la conduzione della preghiera collettiva e a Usama b. Zayd la conduzione dell'esercito per la conquista della Siria<ref name="Lo Jacono 139">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 138}}.</ref>. Morì lunedì 13 rabīʿ I dell'anno 11 dell'[[Egira]] (equivalente all'8 giugno del [[632]]<ref group=N>Sia per la data di nascita, sia per quella di morte, non c'è tuttavia alcuna certezza e quanto riportato costituisce semplicemente il parere di una maggioranza relativa, anche se sostanziosa, di [[tradizionisti]]. Dall'opinione della maggioranza dei [[tradizionisti]], che fissa a 63 anni l'arco di vita di Maometto, si è dedotta la sua data di nascita, altrimenti indicata con la semplice espressione «[[Anno dell'elefante]]». Tuttavia esistono tradizioni difformi, per quanto decisamente minoritarie, che indicano in 60 o 65 gli anni vissuti dal Profeta dell'Islam. Cfr. Ṭabarī, ''Taʾrīkh al-rusul wa l-mulūk'', 1835-1836, che cita in proposito [['Amr ibn Dinar|ʿAmr b. Dīnār]] (60 anni) e [[Abd Allah ibn 'Abbas|Ibn ʿAbbās]] (65).</ref>), tra le braccia dell'amata moglie [[ʿĀʾisha bt. Abī Bakr]]<ref name="Lo Jacono 139"/>. Le sue ultime parole furono: «Con la compagnia suprema in Paradiso»<ref name="Campanini 130"/>. Fu [[Sepoltura di Maometto a Medina|sepolto a Medina]], all'interno della casa in cui viveva.
== Maometto secondo i non musulmani==
 
Lasciò nove vedove - tra cui [[ʿĀʾisha]] - e una sola figlia vivente, [[Fatima bint Muhammad|Fāṭima]], andata sposa al cugino del profeta, [[ʿAlī b. Abī Ṭālib]], madre dei suoi nipoti [[al-Hasan ibn Ali|al-Ḥasan b. ʿAlī]] e [[al-Husayn ibn Ali|al-Ḥusayn b. ʿAlī]]. Fatima, piegata dal dolore della perdita del padre e logorata da una vita di sofferenze e fatiche, morì sei mesi più tardi, diventando in breve una delle figure più rappresentative e venerate della religione islamica<ref>{{Cita|Campanini 2020|pp. 137-139}}.</ref>. Non avendo fornito esplicite dichiarazioni su chi dovesse succedergli alla guida politica della ''Umma'', i suoi collaboratori dettero vita all'istituzione politico-religiosa del califfato<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 139}}.</ref>, assegnandone la carica al suo caro amico [[Abū Bakr]].
Secondo i non musulmani, Maometto non è stato un profeta, né il Corano gli fu divinamente dettato.
 
== Origine del nome ==
Dopo un protratto periodo di indifferenza nei confronti dell'Islam, superficialmente equivocato come una delle tante eresie del [[Cristianesimo]]<ref>Cfr. Aldobrandino Malvezzi, ''L'Islamismo e la cultura europea'', Firenze, Sansoni, 1956.</ref>, nelle dispute con cristiani, questi ultimi sottolinearono il carattere sincretistico della religione di Maometto, basata allo stesso tempo su tradizioni arabe [[Jahiliyya|preislamiche]] (come il culto della Pietra Nera della Mecca) e su tradizioni cristiane siriache ed ebraiche, ed hanno anche mosso critiche alla personalità di Maometto, alla formazione e trasmissione del testo coranico e alla diffusione dell'islam attraverso la spada.<ref>Vedi ad esempio l'apologia di [[Al-Kindi]], testo arabo cristiano del IX secolo e tradotta in latino a partire dal XII secolo (''Apologia del cristianesimo'', a cura di Laura Bottini, Milano, Jaca Book, 1987).</ref>
{{vedi anche|Maometto (nome)}}
"Maometto" è la volgarizzazione italiana fatta in età medievale del nome "Muḥammad". La parola deriva dall'[[Lingua araba|arabo]] ''muḥammad'', "grandemente lodato", participio passivo di 2ª forma (forma intensiva) della radice [ḥ-m-d] (''lodare'').
L'origine dell'adattamento italiano del nome è rintracciabile nell'opera di [[Giovanni Damasceno]]: il ''De haeresibus'' (Περὶ αἱρέσεων, "Perì hairéseōn") ove il nome del profeta dell'Islam appare in [[lingua greca]] come "Mάμεδ" (Mámed)<ref>S. Joannis Damasceni, ''De haeresibus'', ed. [[Jacques Paul Migne]], ''Patrologia Greca'', voll. 94-95, 765, Atene, 1883.</ref> o Mαμὲδ" (Mamèd)<ref>Ibidem.</ref> o anche "Μωάμεθ" (Mōámeth),<ref>''Codex Colbertino'' 4753, Migne, ''Patrologia Greca'', CXXXIX, 1099.</ref>.
 
Un riferimento a Maometto è rinvenibile nell'espressione ''ṭayyāyē d-Mḥmt'' ("gli Arabi nomadi di Muhammad") della ''Cronaca'' siriaca di Tommaso il Presbitero, attivo in [[Mesopotamia]], che verso il [[640]] scrive: {{citazione|Nell'anno 945, [[indizione]] 7, di venerdì 4 febbraio (634) all'ora nona, vi fu una battaglia tra i Romani [''i.e.'' i Bizantini] e gli Arabi di Muḥammad|Robert G. Hoyland, "Earliest Christian Writings on Muḥammad", in: Harald Motzki (ed.), ''The Biography of Muḥammad - The Issue of the Sources'', Leida-Boston Brill, 2000, pp. 276-297, a p. 278}}
Nell'Occidente medievale Maometto fu considerato per oltre cinque secoli un cristiano [[eresia|eretico]]. [[Dante Alighieri]] - non consapevole del profondo grado di diversità teologica della fede predicata da Maometto - lo cita nel canto XXVIII dell'Inferno tra i ''seminatori di discordia'' nella [[Divina Commedia]] assieme ad [[Ali ibn Abi Tàlib]], suo cugino-genero, coerentemente con quanto da lui già scritto ai versetti 70-73 del canto VIII dell'Inferno:
Il nome ''Mḥmṭ'' compare invece nell'anonima Cronaca siriaca ''di Zuqnin'', così chiamata dal monastero in cui fu redatta e conservata (Robert G. Hoyland, ''cit.'', p.&nbsp;279, che ha trovato un preciso riferimento nel § 13 della ''Continuatio Byzantia Arabica'', così detta in quanto costituiva una prosecuzione dell'opera di Giovanni di Biclar).
{{quote|...«Maestro, già le sue meschite / là entro certe ne la valle cerno, / vermiglie come se di foco uscite / fossero...}}
in cui le "meschite" (evidente deformazione della parola del volgare castigliano ''mezquita'', derivante dall'arabo ''masjid'') della città di Dite sono le "vermiglie" abitazioni della città dannata ove dimorano gli eresiarchi cristiani. <br/>
È questo (e non altro) il motivo per cui nella [[basilica di San Petronio]] a [[Bologna]], in un celebre [[affresco]], Maometto fu raffigurato all'[[inferno]], secondo la descrizione di Dante, con il ventre squarciato, come spaccata era la comunità cristiana a causa dei suoi vari scismi.
 
Secondo lo studioso francese Michel Masson<ref>Professore emerito di "Linguistica semitica" presso l{{'}}''Université Paris 3-Sorbonne Nouvelle'': Cfr. qui [http://www.selefa.asso.fr/files_pdf/AcBul09T02.pdf]</ref>, invece, nelle lingue romanze, e tra queste l'italiano, si osserva una storpiatura del nome del profeta in senso spregiativo (e da ciò deriverebbero, a suo dire, il francese ''Mahomet'' e l'italiano ''Macometto''). Le varianti antiche italiane '''Macometto''' o '''Macone''' sono usate rispettivamente nell'Alcorano di Macometto del 1547 e nell'[[Orlando Furioso]] dell'Ariosto, canto XII, st. 59.
Secondo una tradizione diffusa tra i musulmani, il [[Negus]] di [[Abissinia]] - che ospitò gli esiliati musulmani quando Maometto era in vita - avrebbe attestato la sua fede in lui come profeta di Dio.
 
Allo stesso modo si esprimono alcuni scrittori italiani<ref group=N>[[Magdi Allam]], ad esempio, che pur non essendo uno specialista di linguistica e di etimologie, ha espresso fermamente la sua convinzione circa l'accezione [[semantica]] negativa del nome "Maometto" nel suo ''Bin Laden in Italia: viaggio nell'islam radicale'' (Milano, Mondadori, 2002, p. 210).</ref> che ritengono che il nome "Maometto" non sarebbe di diretta origine araba, ma "un'italianizzazione" adottata all'epoca per costituire una sintesi dell'espressione spregiativa di "Mal Commetto"<ref group=N>Ad esempio [[Marco Polo]] nel [[Milione]] (redazione toscana):
== Famiglia==
{{citazione|Mossul è un grande reame, ove è molte generazioni di genti, le quali vi conterò incontenente. E v'à una gente che si chiamano arabi, ch'adorano Malcometto;...|''Milione'', 23}}
Maometto sposò le seguenti mogli:
Reso nello stesso testo redatto in origine in [[langue d'oïl]] (franco-italiano) ''Le divisament dou monde'':
* Sawda bt. Zama‘a b. Qays
{{citazione|Mosul est un grant roiames qui l'habitant plusors jeneration de jens les quelç deiveserai orendroit. Il (a) une jens ki est apellé Arabi que orent Maomet;...| ''Le divisament dou monde'' 24}}</ref>, volta a conferire una connotazione negativa al Profeta dell'Islam.
* [[Aisha|ʿĀʾisha]] bt. Abī Bakr ''al-Siddīq'' (figlia del futuro primo [[Califfo]] [[Abu Bakr]])
* Hafsa bt. ‘Umar (figlia del secondo futuro [[Califfo]] [[Umar ibn al-Khattab]])
* Umm Habība bt. Abī Sufyān, il cui nome era Ramla
* Umm Salama bt. Abī Umayya b. al-Mughīra al-Makhzūmiyya, il cui nome era Hind
* Zaynab bt. Jahsh b. Ri'āb al-Asadiyya
* Maymūna bt. al-Hārith b. Hazn
* Juwayriyya bt. al-Hārith b. Abī Dirār
* Sayfa bt. Huyay b. Akhtab.
* Zaynab bt. Khuzayma b. al-Hārith, detta poi "Madre dei poveri"
 
Ben diversamente, sulla derivazione di tali varianti dal nome arabo, si esprime Georges S. Colin,<ref>"Note sur l'origine du nom de «Mahomet»", in: ''Hespéris'' (Archives berbères et Bulletin de l'Institut des Hautes-Études marocaines), 1925, I, p. 129.</ref> che osservava come questo tipo di adattamento fonetico trovasse una spiegazione in un passaggio della sintesi fornita da Ibn ʿArḍūn del suo trattato sul matrimonio, intitolato ''Muqniʿ al-Muḥtāj fī adāb al-zawāj'', in cui avvertiva dell'uso che, nel dare al neonato il nome venerato di Muhammad, lo si «sfigurasse con una vocalizzazione della prima consonante ''mīm'' in ''a'' e della consonante ''ḥā'' in ''u''» tanto che - notava Colin - nel XIV secolo i [[Berberi]] Ghumāra avevano l'abitudine d'impiegare la forma *''Maḥummad'' e *''Maḥommad'' (facilmente trasformabili in ''Mahoma'' nell'ambiente nordafricano, che aveva stretti e secolari vincoli con il ''bilād [[al-Andalus]]''). Così facendo, sosteneva Colin, si evitava il rischio che il bambino che portava lo stesso nome del Profeta, mostrasse sciaguratamente nel crescere scarse qualità o addirittura veri e propri difetti caratteriali, tali da invalidare la ''baraka'' (benedizione) che s'accompagnava al nome "Muḥammad". Colin commentava come anche i Cinesi seguissero la stessa logica, impiegando «rovesciati (''renversés'') alcuni caratteri dichiarati tabù».
Pur avendole sposate, non ebbe rapporti coniugali con Asmā’ bt. al-Nu‘mān (malata di lebbra) e ‘Amra bt. Yazīd che dimostrò immediatamente tutta la sua ostilità per tale unione, ottenendo così di venir subito ripudiata e di tornare tra la sua gente (i [[Banu Kilab|B. Kilāb]]).
 
Come risulta da una lettera inviata nel 1141 dall'abate [[Pietro di Cluny]], detto ''il Venerabile'', a [[Bernardo di Chiaravalle]], in occasione della traduzione di un "breve scritto apologetico arabo-cristiano, la ''Summula brevis contra haereses et sectam Saracenorum, sive Ismaelitarum'', il nome "Muḥammad" è reso fin da allora come "Machumet".<ref>Ugo Monneret de Villard, ''Lo studio dell'Islām in Europa nel XII e nel XIII secolo'', Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1944, pp. 18-19.</ref>
La moglie più importante per Maometto fu comunque Khadīja che aveva sposato prima della "Rivelazione" e che per prima aderì alla religione islamica. Fu anche un forte sostegno economico, e ancor più morale, soprattutto di fronte alle angherie dei notabili pagani della città ostili al marito.
{{citazione|Mitto vobis, clarissime, novam translationem nostram, contra pessimam nequam Machumet haeresim disputantem...}}
Del pari [[Ermanno di Carinzia]] (o Dalmata), in una sua traduzione, scriveva (su incarico di [[Pietro di Cluny]], per una sua antologia sull'Islam, il ''De generatione Mahumet et nutritura ejus'', che era la traduzione del ''Kitāb al-anwār'' (Libro delle luci) di [[Abu l-Hasan al-Bakri|Abū l-Ḥasan al-Bakrī]], dimostrando come, a metà del XII secolo, il nome Maometto non traesse origine da alcuna espressione insultante o irridente proveniente da idiomi romanzi.
 
La cosa è confermata da Trude Ehlert,<ref>Lemma «Muḥammad» pubblicato sull{{'}}''[[Encyclopaedia of Islam]]''.</ref> che ricorda come una delle prime attestazioni nella più diffusa letteratura romanza del nome del profeta dell'Islam (basata su fonti arabe e sostanzialmente esente da valutazioni cristiane), figuri nell'opera ''L'eschiele Mahomet'', una versione tradotta in antica [[lingua d'oïl]] del ''Libro della Scala'': genere letterario-religioso basato sulla storia dell'asserita ascesi di Maometto attraverso i sette cieli,<ref>Si veda ''[[Isrāʾ e Miʿrāj]]'').</ref> composta poco dopo il 1264. Varrà la pena ricordare come il ''Libro della Scala'', elaborato prima del 1264, sia una traduzione (perduta) della ''Escala de Mahoma'', redatto in antico volgare castigliano tra il 1260 e il 1264. In nessuno di questi casi ''Mahomet'' o ''Mahoma'' appaiono ricollegabili a espressioni ingiuriose, come invece suggerirebbe il nome ''Malcometto'' usato da Rustichello nella sua trascrizione del resoconto di viaggio di [[Marco Polo]] alla fine del XIII secolo (1298, comunque in un anno successivo al 1295): oltre mezzo secolo quindi dopo le prime attestazioni in volgare castigliano e francese.<ref>[[Claudio Lo Jacono]], ''Storia del mondo islamico - Il Vicino Oriente'', Torino, Einaudi, 2003, p. 3, nota 3.</ref>
Secondo l'Islam non è possibile avere più di quattro mogli. In virtù della rivelazione divina di un versetto del Corano fu consentito a Maometto di superare questo limite, ed alcuni dei suoi matrimoni furono contratti per sanzionare alleanze o conversioni di gruppi arabi pagani, dal momento che gli usi del tempo prevedevano che si contraesse un vincolo coniugale fra le parti per rafforzare un importante accordo che si intendeva concludere.
 
Una parte del mondo musulmano, in Italia e nel resto del mondo, pretenderebbe in segno di rispetto l'uso dell'originale nome ''Muhàmmad'', e considera ''Maometto'', o adattamenti similari, distorsioni irrispettose da rifuggire. Tuttavia, in vari ambiti onomastici islamici non arabofoni il nome è stato comprensibilmente adattato alle specifiche realtà linguistiche locali; ad esempio, fin dall'età [[Ottomani|ottomana]], nel mondo [[lingua turca|turcofono]], dove il nome ''Mehmet'' non ha mai sollevato perplessità tra i [[ʿulamāʾ|dotti]] musulmani di quella e di altre parti del mondo islamico.
Maometto ebbe anche sedici concubine ma solo da una sua schiava, che sposò, la [[Copti|copta]] Maryam, ebbe un figlio: Ibrāhīm, morto però ancora assai piccolo, con grande dolore dello stesso Maometto che poco tempo dopo, morendo fra le braccia di ʿĀʾisha, lo raggiunse nella tomba.
 
== Aspetti dibattuti ==
==La questione dell'età di ‘A’isha==
=== Il presunto analfabetismo ===
Fra le mogli sposate successivamente la più importante (malgrado non gli desse figli) fu [[Aisha|‘Ā’isha]], figlia di Abū Bakr, che secondo numerose attestazioni in diversi ''hadith'' ebbe 6 (o 7) anni al momento del matrimonio e 9-10 anni al momento della prima consumazione<ref>''Sahih'' di [[Bukhari]], Vol. 5, Libro 58, numeri 234 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#005.058.234] e 236 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#005.058.236], Volume 7, Libro 62, Numeri 64 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.064], 65 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.065] e 88 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.088]), ''Sahih'' di Muslim, Libro 8, Numeri 3309 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html#008.3309], 3310 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html#008.3310] e 3311 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html#008.3311]), ''Sunan'' di [[Abu Dawud al-Sijistani]], Vol. 2, n. 2116, Libro 41, n. 4915 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html#041.4915], 4916 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html#041.4916] e 4917 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html#041.4917], ''Sunan'' di Nasa'i 1 # 18 p. 108, ''Sunan'' di Ibn Maja, 3:1876 p. 133 e 3:1877 p. 134, al-[[Tabari]], ''Ta'rikh al-rusul wa l-muluk'', vol. 9 p.129-131 e vol. 7 p. 7 dell'edizione curata da Ihsan ‘Abbas per la SUNY Press di Albany (NY), ''Mishkat al-Masabih'', Vol. 2, p. 77.</ref> e fu con lui fino alla sua morte nel [[632]]. Il Profeta la sposò dopo un ordine divino ricevuto dall'arcangelo Gabriele.</br>
Si è sostenuto e si sostiene ancora da parte di chi non ha abbracciato il credo islamico che Maometto non sarebbe stato il reale estensore del Corano, se non altro in virtù di un suo presunto [[analfabetismo]] (in ambito non islamico si è affermato che il testo sacro dell'Islam fosse stato copiato da brani apocrifi dell'[[Antico Testamento|Antico]] e del [[Nuovo Testamento]], laddove in ambito islamico si è affermato che nozioni storiche aggiuntive relative ad episodi dell'Antico Testamento e del Nuovo Testamento e nozioni scientifiche che gli arabi non avevano del Corano sono invece una prova dell'origine divina della Rivelazione, che nulla avrebbe a che fare con una fattura di tipo umano). Maometto non scrisse alcuna parte del Corano, dando questo incarico (sommariamente adempiuto, visto lo stato imperfetto dello standard scritto della [[lingua araba]]) a suoi segretari, che provvidero a trasferire il dettato orale su occasionali [[pergamene]] o altri supporti di fortuna, come pezzi di stoffa - per lo più [[Lino (fibra)|lino]], [[seta]] o ''bazz'', una sorta di [[satin]] -, legno ovvero ossa larghe di animali, come le [[scapole]], e altro ancora.
 
In ambito storiografico, alcuni autori affermano che il libro sacro sia stato il frutto della giustapposizione di testi scritti da diverse persone all'interno di un preciso, quanto breve, lasso di tempo, corrispondente all'incirca al trentennio dei primi tre califfi ortodossi, basandosi sugli insegnamenti di Maometto e sulla memoria storica dei primi fedeli che avevano vissuto in stretta e prolungata contiguità fisica con Maometto. In ambito islamico, per avvalorare l'attribuzione del testo coranico ad Allah, si cita a riprova di questa tesi anche la scarsa sensibilità poetica di Maometto, da lui stesso più volte sottolineata in vita<ref group=N>La diffidenza di Maometto verso la poesia, ritenuta un prodotto dei ''[[jinn]]'', frequentemente carica di valori preislamici, oltre che dotata di fortissimi e pericolosi poteri evocatori, non impedì all'Islam di avere un proprio poeta, [[Hassan ibn Thabit]], incaricato di rispondere letteralmente per le rime a quanti avessero voluto danneggiare coi loro versi la comunità dei credenti musulmani.</ref>, facendo anche riferimento al fatto che il Corano in arabo è composto secondo le regole poetiche del ''sājʿ'', una forma letteraria di prosa assonante frequentemente usata negli [[oracoli]] preislamici.
Il significato di questa visione era troppo evidente per non comprenderlo. Il Profeta aveva bisogno di una compagna per continuare la sua Missione, e questa compagna doveva avere doti straordinarie. La scelta non era facile da compiere. La Volontà Divina la compì per il Profeta. Scelse 'Aisha per riempire il vuoto lasciato dalla morte di [[Khadija bint Khuwaylid|Khadija]]. 'Aisha fu scelta non soltanto per assicurare la serenità di una casa, ma anche per trasmettere alle future generazioni il Messaggio islamico.
 
Tale tesi islamica si basa sulla definizione coranica di Maometto di ''al-nabī al-ummī'': l'aggettivo ''ummī'' può infatti voler dire "analfabeta, illetterato", ma, come notano esegeti moderni, anche "nazionale"<ref group=N>Ancor oggi la parola araba ''Umma'' significa tanto "comunità" quanto "nazione" (ad es. ''al-umam al-muttaḥida'', "Nazioni Unite").</ref>, "attinente al gruppo d'appartenenza" e dunque, nell'interpretazione moderna, anche "profeta degli arabi".<ref>[[Carlo Alfonso Nallino]], "Il significato del vocabolo coranico «Ummī» applicato a Maometto e quello di «al-Ummiyyūn», in: ''Raccolta di scritti editi e inediti'', Roma, [[Istituto per l'Oriente]], 1940, vol. II, pp. 60-65.</ref>
L'età di ‘A’isha costituisce un problema particolare per alcuni non-musulmani, che deprecano che Maometto abbia potuto avere relazioni sessuali con una fanciulla d'età così giovane. Il religioso battista statunitense Jerry Vines definì ad esempio Maometto «pedofilo posseduto dal demonio». Esponenti israeliti e importanti gruppi [[Protestantesimo|protestanti]] si unirono ai musulmani statunitensi per denunciare i commenti, a loro dire denigratori, del reverendo battista.<ref>[http://jacksonville.com/tu-online/stories/061202/met_9646446.html Vines condemns Islam]</ref> Abraham Foxman, leader della Lega Antidiffamatoria degli [[USA]], definì "deplorevoli" i commenti di Vines.
 
Per alcuni "analfabetismo" va inteso nel senso di "impossibilità o grande difficoltà di scrivere frasi", vista l'inesistenza di fatto di uno standard scrittorio della lingua araba (la lingua parlata era invece elaborata, come mostrano i componimenti poetici ed epici d'età [[Jāhiliyya]], preislamica), e non nel senso di "ignoranza della scrittura": una seppur non rifinita forma di scrittura dell'arabo esisteva e, entro questo limite, si può sostenere che Maometto sapesse scrivere, come dimostrerebbe il fatto che sarebbe stato in grado di leggere e firmare il Trattato di Ḥudaybiyya, che portò nel 628 a una tregua fra musulmani e pagani della Mecca. Tuttavia [[Bal'ami|Balʿami]], traduttore in [[farsi]] dell'opera annalistica di [[Ṭabarī|Muḥammad Ibn Ǧarīr al-Ṭabarī]],<ref>''Vita di Muhammad'' (a cura di S. Noja), Milano, Rizzoli, 1985, pp. 268-269.</ref> sottolinea un'alfabetizzazione sommaria di Maometto e afferma che il detto Trattato sarebbe stato messo per iscritto da [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]], che fungeva da segretario, e che, quando questi si rifiutò di accondiscendere alle richieste dei [[Coreisciti]] di cancellare l'epiteto di "apostolo di Dio" (''Rasūl Allāh''), "Il Profeta gli avrebbe tolto allora il càlamo dalle mani e gli avrebbe domandato: 'Dove sono le parole «Apostolo di Dio»? Fammi vedere'. Le cancellò di suo pugno e disse: 'Scrivi «Muḥammad figlio di ʿAbd Allāh» e redigi il trattato come te l'ho dettato'".
Colin Turner, professore medievista e iranista della [[Regno Unito|britannica]] Durham University, dichiarò che la "pedofilia" di Maometto nella sua epoca non era una cosa in assoluto straordinaria. Le relazioni sessuali fra un uomo maturo e una ragazza assai giovane erano - e sarebbero tuttora - un costume diffuso fra i beduini, al pari di molte altre culture del mondo. Turner scrisse che, ad ogni modo, in numerosi testi islamici si dice che gli [[Arabi]] raggiungevano la pubertà in un'età precoce.<ref>Colin Turner, ''Islam: The Basics'', Londra, Routledge Press, 2005, pp. 34-35.</ref>
 
Con riferimento a quest'ultimo aneddoto, da altra fonte si afferma che Ṭabari<ref>''Taʾrīkh al-rusul wa l-mulūk'', 11 voll., 1969-77, [[Il Cairo]], Dar al-maʿārif, II, f. 1549, p. 636.</ref> avrebbe in realtà scritto: « [...] "Io sono il messaggero di Dio e sono Muḥammad ibn ʿAbd Allāh". - E disse ad ʿAlī: "Cancella ''messaggero di Dio''". "No - rispose (ʿAlī) - per Dio, giammai ti cancellerò!". Allora l'Inviato di Dio prese il documento - egli non scriveva bene - e scrisse ''Muḥammad'' al posto di ''Messaggero di Dio'' (''rasūl Allāh''). Poi scrisse: "Questo è ciò su cui concorda Muḥammad: egli non entrerà a Mecca con le armi (in pugno)" »<ref group=N>Ecco il testo originale traslitterato: « [...] "Anā Rasūl Allāh wa anā Muḥammad ibn ʿAbd Allāh. Qāla lī ʿAlī (ʿalayhi al-salām): "Amha ''Rasūl Allāh''". Wa qāla: "Lā wa-llāhi la amhaka abadan". Wa akhadhahu Rasūl Allāh (ṣalla Allāhu ʿalayihi wa sallama) - wa laysa yuḥassinu yaktabu - fa-kataba makān ''Rasūl Allāh'' ''Muḥammad'' fa-kataba: "Hadhā mā qudiya ʿalayhi Muḥammad: la yadkhalu Makka bi-l-silāḥ"... ».</ref>.
Vi sono comunque studiosi musulmani che sostengono che i dati riguardanti l'età di Maometto e di ‘A’isha siano contradditori e che ‘A’isha poteva essere d'età maggiore.<ref>[http://www.webislam.com/?idt=5292 ¿Era novia Aisha a los seis años? El viejo mito expuesto por Dr. T.O. Shanavas]</ref> <ref>http://www.italian.faithfreedom.org/forum/viewtopic.php?t=751]</ref>
 
Secondo fonti islamiche antiche, smentite dalle recenti ricerche storiografiche, Maometto avrebbe redatto lettere per i potenti della Terra ([[Negus]] [[Etiopia|etiopico]], ''basileus'' [[Bizantini|bizantino]] e [[Scià]] [[persia]]no-[[sasanide]]):<ref>[[Ṭabarī]], ''op. cit.'', II, f. 1560-1, pp. 644-46.</ref> gli storici notano che è largamente improbabile che le lettere di Maometto, che invitavano i sovrani a convertirsi alla neo-religione<ref>[[Martin Lings]], ''Muhammad: His Life based on the earliest sources'', Suhail Academy, Lahore, 1994, p. 260.</ref>, siano state lette ai sovrani destinatari, vista l'elaboratezza dei cerimoniali di corte, specie di quelli persiani, che avrebbero impedito che missive di simile contenuto raggiungessero i sovrani e, pertanto, ne affermano l'inesistenza.
 
Inoltre Maometto si sarebbe impegnato a scrivere un non meglio identificato "importante documento" da lasciare ai musulmani al momento della sua morte,<ref>[[Bukhari]], ''Ṣaḥīḥ'', [[Il Cairo]], Muṣṭafā al-Bābī al-Ḥalabī, III, p. 158.</ref> secondo una tradizione che risale allo studioso Ibn ʿAbbās, cugino dello stesso Profeta. Non manca chi<ref>[[Claudio Lo Jacono]], "La prima storiografia islamica. Modelli e prestiti", in: ''Lo spazio letterario del Medioevo'', Roma, Salerno Editrice, 2003, p. 267, nota 24.</ref> sottolinea come sarebbe contraddittorio che proprio Maometto non fosse in grado di far fronte a quanto previsto dai versetti 13-14 della [[sūra]] XVII del Corano, in cui si afferma «E abbiamo attaccato al collo di ogni uomo il suo destino e il dì della Risurrezione gli mostreremo un rotolo che troverà dispiegato a sé davanti. / ''"Leggi il tuo rotolo!'' Basterai tu stesso, oggi, a computare contro di te le tue azioni!"» (trad. di [[A. Bausani]], ''Il Corano'', Firenze, Sansoni, 1961, p.&nbsp;202)<ref group=N>Altri sostengono che questo passo del Corano è una metafora per indicare che ci sarà il giudizio di Dio dopo la morte, che l'uomo giudicato sappia o non sappia leggere e scrivere. Varrà la pena ricordare però che la lettura sunnita del Corano non prevede interpretazioni allegoriche (''taʾwīl''), ammesse invece dalla lettura sciita.</ref>.
 
Altre fonti fanno notare come le personalità in grado di leggere e scrivere, nel periodo precedente all'[[Egira]], fossero una quindicina, tutte conosciute per nome,<ref>H.R. Gibbs e J. H. Kramers, ''The shorter Encyclopaedia of Islam, Leiden, 1935, p. 370''</ref> e in effetti il Corano sarebbe il più antico libro arabo in prosa.<ref>R. A. Nicholson, ''A Literary History of the Arabs'', Cambridge, 1962, p. 125</ref> Studiosi occidentali fanno notare come le tribù nomadi, compresa quella di Maometto, disprezzassero la scrittura, privilegiando la trasmissione orale delle conoscenze<ref>Bryan S. Turner, ''Reading in Orientalism'', Volume I, p. 35.</ref> La maggior parte dei musulmani propende per un analfabetismo del loro Profeta, escludendo pertanto radicalmente che egli abbia potuto leggere la Bibbia o altri testi sacri, che del resto sarebbero comparsi in forma scritta solo diverso tempo dopo la sua morte.<ref group=N>"The oldest dated manuscript containing the Gospels in Arabic is Sinai Arabic MS 72. Here the text of the four canonical Gospels is marked off according to the lessons of the temporal cycle of the Greek liturgical calendar of the Jerusalem Church. A colophon informs us that the MS was written by Stephen of Ramleh in the year 284 of the Arabs, i.e., 897 AD." Cfr. Sidney H Griffith, ''The Gospel in Arabic: An Enquiry into Its Appearance in the First Abbasid Century'', Oriens Christianus, Volume 69, pp. 131-132.</ref><ref>[https://press.princeton.edu/titles/10018.html The scripture of the people of the book ] Sidney H. Griffith, Princeton University</ref>.
 
=== La reputazione in Europa ===
Dopo un protratto periodo di indifferenza nei confronti dell'Islam, equivocato dalla Cristianità occidentale e orientale, come una delle [[eresia|eresie]] del [[Cristianesimo]]<ref>[[Aldobrandino Malvezzi]], ''L'Islamismo e la cultura europea'', Firenze, Sansoni, 1956, p. 75.</ref><ref>[[John Meyendorff]], "Byzantine Views of Islam", su: ''[[Dumbarton Oaks Papers]]'', Vol. 18 (1964), pp. 113-132 [https://documents.pub/document/meyendorff-john-byzantine-views-of-islam-1.html MEYENDORFF, John, Byzantine Views of Islam (1) - PDF Document]</ref> nelle dispute con cristiani, questi ultimi sottolinearono sovente il carattere [[Sincretismo|sincretistico]] della religione di Maometto, basata allo stesso tempo su tradizioni arabe [[Jāhiliyya|preislamiche]] (come il culto della [[Pietra Nera]] della Mecca) e su tradizioni cristiane siriache ed ebraiche, e mossero critiche alla personalità di Maometto, alla formazione e trasmissione del testo coranico e alla diffusione dell'islam attraverso la spada<ref group=N>Vedi ad esempio l'apologia di [[al-Kindi]], testo arabo cristiano del IX secolo e tradotta in latino a partire dal XII secolo (''Apologia del cristianesimo'', a cura di Laura Bottini, Milano, Jaca Book, 1987).</ref>.
 
Nell'Occidente medievale Maometto fu considerato per oltre cinque secoli un cristiano [[eresia|eretico]]. [[Dante Alighieri]] - non consapevole del profondo grado di diversità teologica della fede predicata da Maometto, per l'influenza su di lui esercitata dal suo Maestro [[Brunetto Latini]], che riteneva Maometto un chierico cristiano di nome Pelagio, appartenente al casato romano dei Colonna<ref>''Il Tesoro'', I, 88.</ref> - lo cita nel ''[[Inferno - Canto ventottesimo|canto XXVIII]]'' dell{{'}}''[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]]'' tra i ''seminatori di scandalo e di scisma'' nella [[Divina Commedia]] assieme ad [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib]], suo cugino-genero, coerentemente con quanto da lui già scritto ai versetti 70-73 del [[Inferno - Canto ottavo|canto VIII]] dell'Inferno:
{{citazione|...Maestro, già le sue meschite / là entro certe ne la valle cerno, / vermiglie come se di foco uscite / fossero...}}
in cui le "meschite" (deformazione della parola del volgare castigliano ''mezquita'', derivante dall'arabo ''masjid'', che significa [[moschea]]) della città di Dite sono le "vermiglie" abitazioni della città dannata ove dimorano gli eresiarchi cristiani. È questo il motivo per cui nella [[basilica di San Petronio]] a [[Bologna]], in un celebre [[affresco]] di [[Giovanni da Modena]]<ref group=N>L'affresco, eseguito agli inizi del [[Quattrocento]], si trova nella ''Cappella Bolognini'', nella navata sinistra.</ref>, Maometto fu raffigurato all'[[inferno]], secondo la descrizione di Dante, con il ventre squarciato.
 
Il motivo per cui Dante lo colloca tra i seminatori di discordie e non tra gli eresiarchi è probabilmente dovuto a una leggenda medievale che parla di Maometto come vescovo e cardinale cristiano, che poi avrebbe rinnegato la propria fede, deluso per non aver raggiunto il papato o per altra ragione e avrebbe creato una nuova religione «mescolando quella di Moisè con quella di Cristo».<ref>{{cita libro | cognome=Sermonti | nome=Vittorio | titolo=L'Inferno di Dante | città=Milano | editore=Rizzoli | anno=2001 | p=513}}</ref> Secondo una tradizione diffusa tra i musulmani, il [[Negus]] di [[Abissinia]] - che ospitò gli esiliati musulmani quando Maometto era in vita - avrebbe attestato la sua fede in lui come profeta di Dio.
 
Il racconto dell{{'}}''[[Isrāʾ e Miʿrāj|Isrāʾ]]'' e quello del ''[[Isrāʾ e Miʿrāj|Miʿrāj]]'' (divulgato in traduzione nel mondo cristiano medievale come ''[[Libri della Scala]]'', ossia "dell'ascesa [al cielo]"), partendo da alcuni passi del Corano, parla di un viaggio oltremondano di Maometto e presenta varie affinità con la [[cosmogonia]] e con altri aspetti della [[Divina Commedia]] dantesca, senza per questo poter parlare di imitazione per quanto riguarda l'alto livello poetico e il contenuto teologico prettamente cristiano del capolavoro [[Dante Alighieri|dantesco]].
 
== Famiglia ==
{{Vedi anche|Albero genealogico di Maometto}}
[[File:Tombstone of Umar (r.a) by mohammad adil rais.JPG|min|[[Umar|ʿUmar]] fu inumato accanto a Maometto: onore che prima di lui fu riservato anche ad [[Abū Bakr]]. Il sepolcro si trova all'interno della [[Moschea del Profeta]] di [[Medina]]. La prima finestra a destra permette di osservarne il sacello (vuoto, in base alle usanze islamiche che prevedono l'inumazione nella nuda terra). A sinistra del Profeta si trova il sacello di [[Abū Bakr]] e, più piccolo e addossato alla parete, quello di [[ʿĀʾisha]].]]
Maometto ebbe i seguenti figli (tutti premorti al padre, con l'eccezione di Fāṭima al-Zahrāʾ):
* [[Zaynab bint Muhammad|Zaynab]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[al-Qasim ibn Muhammad|Qāsim]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[Ruqayya]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[Umm Kulthūm]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[ʿAbd Allāh]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[Fāṭima al-Zahrāʾ]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[Ibrahim ibn Muhammad|Ibrāhīm]], da [[Marya al-Qibtiyya|Māriya la Copta]]
 
Maometto ebbe le seguenti mogli:
* [[Khadija bint Khuwaylid|Khadīja bt. Khuwaylid]]
* [[Sawda bint Zam'a|Sawda bint Zamʿa b. Qays]]
* [[ʿĀʾisha]] bint Abī Bakr ''al-Ṣiddīq'' (ʿĀʾisha, figlia del futuro primo [[Califfo]] [[Abū Bakr]])
* [[Ḥafṣa bint ʿUmar]] (figlia del secondo futuro [[Califfo]] [[ʿUmar b. al-Khaṭṭāb]])
* Zaynab bint Khuzayma b. al-Ḥārith, detta poi "Madre dei poveri"
* [[Umm Salama Hind bint Abi Umayya|Umm Salama Hind bt. Abī Umayya b. al-Mughīra al-Makhzūmiyya]]
* [[Zaynab bint Jahsh]] b. Riʿāb al-Asadiyya
* [[Juwayriyya bint al-Harith|Juwayriyya bint al-Ḥārith]] b. Abī Dirār
* [[Ramla bint Abi Sufyan|Ramla bint Abī Sufyān]] (Umm Ḥabība bt. Abī Sufyān)
* [[Rayhana bint Zayd|Rayhana bint ʿAmr]]
* [[Safiyya bint Huyayy|Sāfiyya bint Ḥuyayy]] b. Akhtab
* [[Maymūna bint al-Ḥārith]] b. Ḥazn
* [[Marya al-Qibtiyya|Māriya bint Shamʿūn]] b. Ibrāhīm, detta la Copta (al-Qibṭiyya)<ref group=N>Muṣʿab b. ʿAbd Allāh al-Zubayrī, ''Kitāb nasab Quraysh'' (Il libro genealogico dei [[Quraysh]]), p. 21. L'Autore specifica che la giovane era stata donata a Maometto dal Patriarca di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], Muqawqis (che nelle fonti non arabe è però correttamente chiamato Kyros/Ciro).</ref>
 
Pur avendole sposate, non ebbe rapporti coniugali con Asmāʾ bt. al-Nuʿmān (malata di lebbra) e ʿAmra bt. Yazīd che dimostrò immediatamente tutta la sua ostilità per tale unione, ottenendo così di venir subito ripudiata e di tornare tra la sua gente (i [[Banu Kilab|B. Kilāb]]).
 
La moglie più importante per Maometto fu comunque Khadīja che aveva sposato prima della "Rivelazione" e che per prima aderì alla religione islamica. Fu anche un forte sostegno economico, e ancor più morale, soprattutto di fronte alle angherie dei notabili pagani della città ostili al marito. Da lei Maometto ebbe quattro figlie femmine (Zaynab, Ruqayya, Umm Kulthūm e Fāṭima) e due maschi (al-Qāsim e [[ʿAbd Allāh]], detto anche Ṭāhir e Ṭayyib). Da Māriya la Copta ebbe invece Ibrāhīm.
 
Secondo l'Islam non è possibile avere più di quattro mogli. In virtù della rivelazione divina di un versetto del Corano fu consentito a Maometto di superare questo limite, ed alcuni dei suoi matrimoni furono contratti per sanzionare alleanze o conversioni di gruppi arabi pagani, dal momento che gli usi del tempo prevedevano che si contraesse un vincolo coniugale fra le parti per rafforzare un importante accordo che s'intendeva concludere.
 
I matrimoni di Maometto sono stati per lungo tempo oggetto di critica in Occidente<ref>{{Cita libro|autore=John Esposito|titolo=Islam: The Straight Path|anno=1991|url=https://archive.org/details/islamstraightpa000espo}}</ref>, come sottolineato dall'islamista [[John Esposito]]. Secondo lo studioso Moojan Momen ci sono due aspetti da considerare: in primo luogo Maometto non ha preso altre mogli oltre a Khadīja per 24 anni, finché ella è rimasta in vita; in secondo luogo il fatto di aver avuto sei figli da Khadīja, e un solo figlio dalle altre dodici mogli sembra confermare la tesi per cui i matrimoni sono stati contratti per motivi politici piuttosto che sessuali<ref>{{Cita libro|autore=Moojan Momen|titolo=An Introduction to Shi’i Islam – The History and Doctrines of Twelver Shi’ism|url=https://archive.org/details/introductiontosh0000mome|anno=1985|editore=George Ronald Oxford|pp=[https://archive.org/details/introductiontosh0000mome/page/n34 9]-10|ISBN=0-85398-201-5}}</ref>.
 
Maometto ebbe anche sedici concubine ma solo dalla sua schiava, che sposò, la [[Copti|copta]] Māriya, ebbe un figlio: Ibrāhīm, deceduto a otto mesi con grande dolore dello stesso Maometto che poco tempo dopo, morendo fra le braccia di ʿĀʾisha, lo raggiunse nella tomba.
 
Fra le mogli sposate successivamente la più importante (malgrado non gli desse figli) fu [[ʿĀʾisha]], figlia di [[Abū Bakr]], nata verso il 614. Secondo numerose attestazioni di diversi ''[[ʾaḥādīth]]'' ella aveva 6 anni in occasione del suo matrimonio formale e 9 anni al momento della prima consumazione<ref>''Ṣaḥīḥ'' di [[Bukhari]], Vol. 5, Libro 58, numeri 234 [http://www.usc.edu/schools/college/crcc/engagement/resources/texts/muslim/hadith/bukhari/058.sbt.html#005.058.234] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110822230659/http://www.usc.edu/schools/college/crcc/engagement/resources/texts/muslim/hadith/bukhari/058.sbt.html#005.058.234|data=22 agosto 2011}} e 236 [http://www.usc.edu/schools/college/crcc/engagement/resources/texts/muslim/hadith/bukhari/058.sbt.html#005.058.236] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110822230659/http://www.usc.edu/schools/college/crcc/engagement/resources/texts/muslim/hadith/bukhari/058.sbt.html#005.058.236|data=22 agosto 2011}}, Volume 7, Libro 62, Numeri 64 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.064] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070614011220/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.086|data=14 giugno 2007}}, 65 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.065] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070614011220/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.086|data=14 giugno 2007}} e 88 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.088] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070614011220/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.086|data=14 giugno 2007}}), ''Ṣaḥīḥ'' di [[Muslim ibn al-Hajjaj|Muslim]], Libro 8, Numeri 3309 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html#008.3309] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081128190241/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html|data=28 novembre 2008}}, 3310 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html#008.3310] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081128190241/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html|data=28 novembre 2008}} e 3311 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html#008.3311] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081128190241/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html|data=28 novembre 2008}}), ''Sunan'' di [[Abu Dawud al-Sijistani]], Vol. 2, n. 2116, Libro 41, n. 4915 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html#041.4915] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070209011008/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html|data=9 febbraio 2007}}, 4916 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html#041.4916] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070209011008/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html|data=9 febbraio 2007}} e 4917 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html#041.4917] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070209011008/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html|data=9 febbraio 2007}}, ''Sunan'' di Nasāʾī, 1, # 18, p. 108, ''Sunan'' di [[Ibn Maja|Ibn Māja]], 3:1876, p. 133 e 3:1877 p. 134, al-[[Ṭabarī]], ''Taʾrīkh al-rusul wa l-mulūk'', vol. 9, pp. 129-131 e vol. 7, p. 7 dell'edizione curata da Iḥsān ʿAbbās per la SUNY Press di Albany (NY), ''Mishkat al-masabīḥ'', Vol. 2, p. 77.</ref> e fu con lui fino alla sua morte nel [[632]], mentre secondo qualche altro ''ʾaḥādīth'' ʿAʾisha aveva 7 anni quando contrasse il matrimonio e 10 quando lo consumò e per alcuni studiosi di ahadith (Ruqaiyyah Waris Maqsooddi) dai 14 ai 24 anni, probabilmente 19. Secondo un costume diffuso nella [[Penisola Arabica]] del VII secolo, in cui (specie in ambiente non urbano) l'aspettativa di vita era di circa 35 anni, i contratti matrimoniali erano di conseguenza stipulati dai genitori degli sposi fin dall'età prepuberale. Vi sono comunque studiosi musulmani che sostengono che i dati riguardanti l'età di Maometto e di ʿĀʾisha siano contraddittori e che ʿĀʾisha poteva essere d'età alquanto maggiore<ref>{{Cita web |url=https://www.webislam.com/?idt=5292 |titolo=¿Era novia Aisha a los seis años? El viejo mito expuesto por Dr. T.O. Shanavas |accesso=29 agosto 2019 |dataarchivio=18 luglio 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110718014228/http://www.webislam.com/?idt=5292 |urlmorto=sì }}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.italian.faithfreedom.org/forum/viewtopic.php?t=751 |titolo=Faith Freedom International Italia • Leggi argomento - L'età di Aisha<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=8 luglio 2008 |dataarchivio=24 agosto 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190824134819/http://www.italian.faithfreedom.org/forum/viewtopic.php%3Ft%3D751/ |urlmorto=sì }}</ref>. In particolare la studiosa Ruqaiyyah Waris Maqsood, incrociando diverse fonti autorevoli, giunge alla conclusione che ʿĀʾisha avesse un'età compresa tra i 14 e i 24 anni, probabilmente 19, al momento del matrimonio<ref>Roqayyah Maqsood, ''Aishah - A study of her age at the time of her marriage'' - Islamic Vision, IPCI, (1996)</ref>. Questa ipotesi è congruente col fatto che, secondo il più antico e più autorevole biografo del profeta Maometto, [[Ibn Ishaq]], ʿĀʾisha era "nata nella [[Jāhiliyya]]", vale a dire prima del [[610]]<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 101}}.</ref>, e che le tradizioni sull'età di 9 anni di ʿĀʾisha provengono tutte da [[Hisham ibn 'Urwa]], sulla cui affidabilità molto si discute tra gli stessi studiosi di ''[[ḥadīth]]'', specialmente per quelli di provenienza irachena, sottilmente ostili ad ʿĀʾisha,<ref>[[Ibn Hajar al-'Asqalani]], ''Tahdhīb al-tahdhīb'', 12 voll. Ḥayderābād, Dār al-maʿārif al-niẓāmiyya, 1907-09, XI, pp. 48-51.</ref> senza trascurare il fatto che, secondo lo storico [[Ṭabarī]], ʿĀʾisha sarebbe stata fidanzata addirittura prima del 610 a Jābir ibn Muṭʿim ibn ʿAdī, figlio di Muṭʿim ibn ʿAdī, capo del [[clan]] [[mecca]]no dei Banū Nawfal. Il Profeta la sposò dopo un ordine divino ricevuto dall'arcangelo Gabriele. [[Aisha#La questione dell'età di ʿĀʾisha|La questione dell'età di ʿĀʾisha]] costituisce un problema particolare, per documentate contraddizioni storiche<ref group=N>Il riferimento è alla prima, e tuttora più autorevole, biografia di Maometto: quella di [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]], mantenuta da [[Ibn Hisham|Ibn Hishām]], che certifica con precisione la nascita di ʿĀʾisha «''nella [[jāhiliyya]]''», vale a dire a una data comunque precedente all'avvio della Rivelazione coranica del 610.</ref> ignorate dai succitati ''ʾaḥādīth''.
 
== Nella cultura di massa ==
=== Film sulla vita di Maometto ===
* ''[[Il messaggio]]'', film diretto da [[Mustafa Akkad]] (1976);
* ''[[Muhammad: The Last Prophet]]'', cartone animato diretto da [[Richard Rich]] (2002);
* ''[[Muhammad: The Messenger of God]]'', film diretto da [[Majid Majidi]] (2015).
 
==Note==
=== Esplicative ===
{{references|2}}
<references group=N/>
 
=== Riferimenti ===
{{Note strette}}
 
== Bibliografia ==
<!--(in ordine alfabetico)-->
*Ahrens, Karl, ''Muhammed als Religionsstifter'', Leipzig, Deutsche Morgenländische Gesellschaft (Abhandlungen für die Kunde des Morgenlandes, Bd. 19, n° 4), 1935.
* Ahrens, Karl, ''Muhammed als Religionsstifter'', Leipzig, Deutsche Morgenländische Gesellschaft (Abhandlungen für die Kunde des Morgenlandes, Bd. 19, nº 4), 1935.
*Andrae, Tor, ''Die Person Muhammeds'', Stockholm, Kungl, 1917. Boktryckeriet. P.A. Norstedt & Söner, 1917 (trad. ted. ''Mohammed, sein Leben und sein Glaube'', Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1932; trad. ital. ''Maometto. La sua vita e la sua fede'', a cura di [[Francesco Gabrieli|F. Gabrieli]], Bari, [[Laterza]], 1934 [anast. 1981]).
* [[Tor Andræ|Andrae, Tor]], ''Die Person Muhammeds'', Stockholm, Kungl, 1917. Boktryckeriet. P.A. Norstedt & Söner, 1917 (trad. ted. ''Mohammed, sein Leben und sein Glaube'', Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1932; trad. ital. ''Maometto. La sua vita e la sua fede'', a cura di [[Francesco Gabrieli|F. Gabrieli]], Bari, [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 1934 [anast. 1981]).
*Attalah, Wahib, ''La biographie du Prophète Mahomet, Ibn Hichâm'', Parigi, Fayard, 2004.
* Attalah, Wahib, ''La biographie du Prophète Mahomet, Ibn Hichâm'', Parigi, Fayard, 2004.
*''Il Corano'', introd., trad. e commento di [[Alessandro Bausani]], Firenze, Sansoni, 1961 (e successive ediz., l'ultima delle quali della Rizzoli di Milano).
* Buhl, Frants, ''Muhammeds Liv'', København, 1903 (trad. ted. ''Das Leben Muhammeds'', Lipsia, Quelle & Meyer, 1930).
*''Il Corano'', traduz. e note di [[Martino Mario Moreno]], Torino, [[UTET]], 1967 (rist. 2005).
* {{Cita libro|autore=Campanini, Massimo|titolo=Maometto, L'inviato di Dio|editore=Salerno Editrice|città=Roma|anno=2020|isbn=978-88-6973-465-6|cid=Campanini 2020}}
*De Boulainvilliers, Henri, ''La vie de Mahomed'', publ. à Londres et se trouve à Amsterdam: chez P. Humbert, 1730 (trad. ital. ''Vita di Maometto'', Palermo, Sellerio, 1992).
* Chabbi, Jacqueline, ''Le Seigneur des tribus. L'Islam de Mahomet'', Parigi, Noêsis, 1997, (préface d'André Caquot).
*Buhl, Frants, ''Muhammeds Liv'', København, 1903 (trad. ted. ''Das Leben Muhammeds'', Lipsia, Quelle & Meyer, 1930).
* ''Il Corano'', introd., trad. e commento di [[Alessandro Bausani]], Firenze, Sansoni, 1961 (e successive ediz., l'ultima delle quali della Rizzoli di Milano).
*Chabbi, Jacqueline, ''Le Seigneur des tribus. L’Islam de Mahomet'', Parigi, Noêsis, 1997,(préface d’André Caquot).
* ''Il Corano'', traduz. e note di [[Martino Mario Moreno]], Torino, [[UTET]], 1967 (rist. 2005).
*Delcambre, Anne-Marie, ''Mahomet, la parole d'Allah'', Parigi, Gallimard, 1987, ISBN 2-07-053030-2.
*Dermenghem, Emile, ''LaIl vie de MahometCorano'', Paris,a cura di Plon[[Alberto Ventura|A. Ventura]], 1929 (trad. italdi I. ''MaomettoZilio Grandi, Milano, dall'OglioMondadori, 1953)2010.
* De Boulainvilliers, Henri, ''La vie de Mahomed'', publ. à Londres et se trouve à Amsterdam: chez P. Humbert, 1730 (trad. ital. ''Vita di Maometto'', Palermo, Sellerio, 1992).
*Dermenghem, Emile, ''Mahomet et la tradition islamique'', Parigi, Ed. du Seuil, 1955.
* De Lamartine, Alphonse, ''La vie de Mahommet'', 1854 (libro di pubblico dominio, http://thelifeofmuhammad.free.fr).
*[[Francesco Gabrieli|Gabrieli, Francesco]], ''Maometto e le grandi conquiste arabe'', Milano, Il Saggiatore, 1967.
* Delcambre, Anne-Marie, ''Mahomet, la parole d'Allah'', Parigi, Gallimard, 1987, ISBN 2-07-053030-2.
*Ibn Hishām (Abū Muḥammad ʿAbd al-Malik), ''al-Sīrah al-nabawiyya'' (La vita del Profeta), Muṣṭafà al-Saqqā, Ibrāhīm al-Abyārī e ʿAbd al-Ḥafīẓ Šiblī (edd.), Il Cairo, Muṣṭafà al-Bābī l-Ḥalabī, 2 voll., II ed., 1955 (trad. inglese ''The Life of Muhammad'', a cura di A. Guillaume, Oxford University Press, 1955).
*De LamartineDermenghem, AlphonseEmile, ''La vie de MahommetMahomet'', 1854Paris, Plon, 1929 (librotrad. diital. pubblico''Maometto'', dominioMilano, http://thelifeofmuhammad.free.frdall'Oglio, 1953).
* Dermenghem, Emile, ''Mahomet et la tradition islamique'', Parigi, Ed. du Seuil, 1955.
*Jeffery, Arthur, "The Quest of the Historical Muhammad", su: ''The Muslim World'', 16 (1926), pp. 327-348. [http://answering-islam.org.uk/Books/Jeffery/historical_mhd.htm].
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*Lings, Martin, ''Muhammad, His Life Based on the Earliest Sources'', Londra, The Islamic Texts Society – George Allen & Unwin, 1983 (trad. ital. ''Il Profeta Muhammad'', Trieste, Società Italiana Testi Islamici, 1988).
* [[Francesco Gabrieli|Gabrieli, Francesco]], ''Maometto e le grandi conquiste arabe'', Milano, Il Saggiatore, 1967.
*Lo Jacono, Claudio, "L’Arabia preislamica e Muhammad", in: Giovanni Filoramo (a cura di), ''Islam'', su ''Storia delle religioni'', vol. III, Roma-Bari, Laterza, 1999.
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*Lo Jacono, Claudio, ''Maometto l’Inviato di Dio'', Roma, Ed. Lavoro, 1995.
* [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]]/[[Ibn Hisham|Ibn Hishām]] (Abū Muḥammad ʿAbd al-Malik), ''al-Sīra al-nabawiyya'' (La vita del Profeta), Muṣṭafā al-Saqqā, Ibrāhīm al-Abyārī e ʿAbd al-Ḥafīẓ Šiblī (edd.), Il Cairo, Muṣṭafā al-Bābī l-Ḥalabī, 2 voll., II ed., 1955 (trad. inglese ''The Life of Muhammad'', a cura di [[A. Guillaume]], Oxford University Press, 1955).
*Marchand, René, ''Mahomet : Contre-enquête'', éd. de l'Echiquier, 2006, (ISBN 2909904318).
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*Montgomery Watt, William, ''Muhammad at Mecca'', Oxford at the Clarendon Press, 1953.
* [[Martin Lings|Lings, Martin]], ''Muhammad, His Life Based on the Earliest Sources'', Londra, The Islamic Texts Society&nbsp;- George Allen & Unwin, 1983 (trad. ital. ''Il Profeta Muhammad'', Trieste, Società Italiana Testi Islamici, 1988).
*Montgomery Watt, William, ''Muhammad at Medina'', Oxford at the Clarendon Press, 1956.
* [[Claudio Lo Jacono|Lo Jacono, Claudio]], "L'Arabia preislamica e Muhammad", in: Giovanni Filoramo (a cura di), ''Islam'', su ''Storia delle religioni'', vol. III, Roma-Bari, Laterza, 1999.
*Montgomery Watt, William, ''Muhammad prophet and Statesman'', Oxford, Oxford University Press, 1961.
* Lo Jacono, Claudio, ''Maometto l'Inviato di Dio'', Roma, Ed. Lavoro, 1995.
*Muir, William, ''The Life of Mohammad, from original sources'', Edinburgh, John Grant, 1923.
* {{Cita libro|autore=[[Claudio Lo Jacono|Lo Jacono, Claudio]]|titolo=Maometto|editore=Laterza|città=Roma-Bari|anno=2011|isbn=978-88-420-9550-7|cid=Lo Jacono 2011}}
*[[Carlo Alfonso Nallino|Nallino, Carlo Alfonso]], ''Vita di Maometto'', Roma, [[Istituto per l'Oriente Carlo Alfonso Nallino|Istituto per l'Oriente]], 1946.
* [[Gabriele Mandel|Mandel, Gabriele]], ''Il Corano senza segreti'', ISBN 88-452-9188-X.
*Noja, Sergio, ''Maometto profeta dell’Islàm'', Fossano (Cn), Editrice Esperienze, 1974.
* Marchand, René, ''Mahomet: Contre-enquête'', éd. de l'Echiquier, 2006, ISBN 2-909904-31-8.
*[[Maxime Rodinson|Rodinson, Maxime]], ''Mahomet'', Paris, Editions du Seuil, 1967 (trad. ital. ''Maometto'', Torino, [[Einaudi]], 1973).
* {{Cita libro | autore=[[Maxime Rodinson|Rodinson, Maxime]] | titolo=Muhammad: Prophet of Islam | editore=Tauris Parke Paperbacks | anno=2002 | isbn=1-86064-827-4}}
*Wensinck, Arent Jan, ''Mohammed en de Joden te Medina'', Leyde, E.J. Brill, 1908.
*Mernissi [[Fatima -Mernissi|Mernissi Fatima]], ''Donne del profeta'', -Genova, ECIG -, EAN13 &nbsp;9788875457440.
* [[William Muir|Muir, William]], ''The Life of Mohammad, from original sources'', Edinburgh, John Grant, 1923.
*[[Gabriele Mandel|Mandel, Gabriele]]- Il Corano senza segreti - ISBN: 884529188X
* [[Carlo Alfonso Nallino|Nallino, Carlo Alfonso]], ''Vita di Maometto'', Roma, [[Istituto per l'Oriente]], 1946.
* Noja, Sergio, ''Maometto profeta dell'Islàm'', Fossano (Cn), Editrice Esperienze, 1974.
* [[Maxime Rodinson|Rodinson, Maxime]], ''Mahomet'', Paris, Editions du Seuil, 1967 (trad. ital. ''Maometto'', Torino, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 1973). ISBN 978-88-06-19511-3.
* Rubin, Uri, "Ḥanīfiyya and Ka'ba - An Inquiry into the Arabian pre-Islamic background of Dīn Ibrāhīm", su: ''Jerusalem Studies in Arabic and Islam'' 13 (1990), pp.&nbsp;85–112.
* [[Alberto Ventura]] (a cura di), ''Vite e detti di Maometto'', Milano, Mondadori, 2014.
* [[William Montgomery Watt|Watt, William Montgomery]], ''Muhammad at Mecca'', Oxford at the Clarendon Press, 1953.
* Watt, William Montgomery, ''Muhammad at Medina'', Oxford at the Clarendon Press, 1956.
* Watt, William Montgomery, ''Muhammad prophet and Statesman'', Oxford, Oxford University Press, 1961.
* [[Arent Jan Wensinck|Wensinck, Arent Jan]], ''Mohammed en de Joden te Medina'', Leyde, E.J. Brill, 1908.
 
== Voci correlate ==
* [[Abu l-Darda]]
* [[Aisha]]Albero (la terza mogliegenealogico di Maometto)]]
* [[Corano]]
* [[Sepoltura di Maometto a Medina]]
* [[GuerraBurda santa(abbigliamento)]]
* [[Dieci Benedetti]]
* [[Islam]]
* [[Lettere di Maometto]]
* [[Nascite miracolose]]
* [[Sciismo]]
* [[Sufismo]]
* [[UmmaSunnismo]]
* [[Sepoltura di Maometto a Medina]]
* [[Umma (islam)]]
 
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