Rinascimento del XII secolo: differenze tra le versioni

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[[File:Lezione universitaria nel Medioevo.jpg|thumb|upright=1.5|[[Miniatura]] italiana che raffigura una [[lezione]] tenuta nelle prime [[università nel Medioevo|università sorte nel Medioevo]]]]
{{T|lingua=inglese|argomento=storia|data=maggio 2008}}
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[[Immagine:Koelner Dom Innenraum.jpg|right|thumb|250px|Nuove scoperte tecnologiche permisero lo sviluppo dello [[stile gotico]].]]
Il '''Rinascimento del XII secolo''' è la definizione data a quel movimento di rinascita culturale che, sollecitato dal contatto con le avanzate forme espressive e culturali dell'[[Islam europeo]] (specialmente [[al-Andalus|andaluse]] e [[Storia della Sicilia araba|siciliane]], particolarmente avanzata nei campi delle scienze e della tecnologia, della filosofia, della geografia, dell'architettura e dell'espressione artistica e artigianale - permise al mondo latino di lasciarsi alle spalle angustie culturali ed economiche che avevano contrassegnato il cosiddetto [[Alto Medioevo]].
 
Il '''rinascimento del XII secolo''' è stato un periodo storico caratterizzato da un profondo rinnovamento del mondo della cultura e da una fioritura delle arti e delle lettere che si ebbe in [[Europa]] a partire dal [[XII secolo]]. Stimolata da un contesto di prosperità demografica ed economica senza precedenti dall'inizio del [[Medioevo]], ma anche da un periodo di "rinascita politica" e dalla [[riforma dell'XI secolo|riforma della Chiesa]], la cristianità andò incontro a un profondo cambiamento nelle sue strutture culturali.
Un primo essenziale passo fu costituito dall'acquisizione da parte degli intellettuali latini dei capolavori del pensiero greco, ebraico, arabo, persiano e indiano, resa possibile da un'eccezionale opera traduttoria,<ref>M.-T. d'Alverny, ''Translations and Translators'', pp. 426-33</ref> di cui il più noto rappresentate rimane l'italiano [[Gerardo da Cremona]] (c. 1114-87), traduttore di 87 opere dell'ingegno umano non-latino, tra cui l'[[Almagesto]]<ref>In realtà una prima traduzione del capolavoro di [[Claudio Tolomeo]] fu completata nella Sicilia islamica ma di essa se ne perse poi ogni traccia.</ref>, che rimase per secoli in Europa, fino all'età moderna, la ''summa'' delle conoscenze scientifiche.
[[Immagine:TabulaRogeriana.jpg|thumb|left|La mappa disegnata dal geografo [[Maghreb|maghrebino]] [[al-Idrisi|al-Idrīsī]] per re [[Ruggero II di Sicilia]]. Come tutte le tradizionali mappe arabe, la carta pone convenzionalmente in alto il Sud. Qui essa è stata capovolta per renderne più agevole la lettura. Si noti il sovradimensionamento della [[Sicilia]]: terra nella quale appunto operava il grande geografo [[Arabi|arabo]].]]
 
Il [[monachesimo|mondo monastico]] tornò a focalizzarsi sulla sua funzione contemplativa favorendo lo sviluppo delle prime [[università medievale|università medievali]] che fiorirono nelle grandi città, come [[Salerno]], [[Parigi]], [[Napoli]], [[Chartres]] o [[Bologna]]. Le discipline intellettuali trovarono grandi benefici dal proliferare di traduzioni di testi greci e arabi eseguite perlopiù in Spagna e in Italia, permettendo la riscoperta degli antichi classici, come [[Aristotele]], e dei suoi commentatori musulmani. Da ciò derivò un nuovo interesse per le discipline scientifiche e per la dialettica, la [[teologia dogmatica]] andò ad affermarsi come base della [[Scolastica (filosofia)|scolastica]] (la principale scuola [[filosofia medievale|filosofica dell'epoca]]), mentre nelle regioni mediterranee si iniziò a studiare il [[diritto]] e la [[medicina]].
==Traduttori in Italia==
Poco prima del vorticoso avvio dell'opera di traduzione nel [[XII secolo]], [[Costantino l'Africano]], un [[Cristianesimo|cristiano]] di [[Cartagine]] che aveva studiato medicina in [[Egitto]] e che infine era diventato monaco nel [[Monastero di Montecassino]] in [[Italia]], tradusse [[Medicina araba|lavori di medicina]] dall'[[Lingua araba|arabo]]. Le numerose traduzioni di Costantino includono l'enciclopedia medica di [[Ali ibn Abbas al-Majusi|ʿAlī ibn ʿAbbās al-Majūsī]], ''[[Liber Pantegni|Il libro completo dell'arte medica]]'' (ossia il ''Liber Pantegni''),<ref name=Bieber>Jerome B. Bieber. [http://inst.santafe.cc.fl.us/~jbieber/HS/trans2.htm Medieval Translation Table 2: Arabic Sources], [[Santa Fe Community College (Florida)|Santa Fe Community College]].</ref> l'antica medicina di [[Ippocrate di Coo|Ippocrate]] e [[Galeno]] così come l'avevano conosciuta e applicata [[Medicina araba|i medici arabi]],<ref>M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators", pp. 422-26</ref>
e l'''Isagoge ad Tegni Galeni''<ref>Danielle Jacquart, "The Influence of Arabic Medicine in the Medieval West", in: Morelon, Régis & Roshdi Rashed (1996), ''Encyclopedia of the History of Arabic Science'', pp. 963-84, a p. 981.</ref> di [[Hunayn ibn Ishaq|Ḥunayn ibn Isḥāq]] (il Medioevo latino lo conobbe come Johannitius Onan) e di suo nipote [[Hubaysh ibn al-Hasan]].<ref>D. Campbell, ''Arabian Medicine and Its Influence on the Middle Ages'', pp. 4-5.</ref><br/>
Altri lavori medici che egli tradusse furono il ''Liber febribus, Liber de dietis universalibus et particularibus'' e il ''Liber de urinis'' di [[Isaac Israeli ben Solomon]]; l'opera di [[psicologia islamica!|psicologia]] di I{{unicode|ṣḥ|}}āq ibn ʿImrān, la ''al-Maqāla fī al-Malikhuliya'', tradotto come ''Libri duo de malincholia'';<ref>Si veda ''Maqala fi’l-malikhuliya’ (Abhandlungen uber die Melancholie) und Costantini Africani "Libri duo de melancholia"'', a cura di K. Garber, Amburgo, 1976.</ref> nonché il ''[[De Gradibus]], Viaticum, Liber de stomacho, De elephantiasi, De coitu'' e il ''De oblivione'' di [[Ibn al-Jazzar|Ibn al-Jazzār]].<ref>Danielle Jacquart, "The Influence of Arabic Medicine in the Medieval West", in: Morelon, Régis & Roshdi Rashed (1996), ''Encyclopedia of the History of Arabic Science'', pp. 963-84, a p. 981.</ref>
 
Il XII secolo vide anche l'ascesa di una vera classe, secondo le parole dello storico [[Jacques Le Goff]], di "[[intellettuali]]" come [[Pietro Abelardo]], noto per la durezza del suo scontro con [[Bernardo da Chiaravalle]], [[Giovanni di Salisbury]] o [[Pietro Lombardo (teologo)|Pietro Lombardo]], tra i maggiori protagonisti di un nuovo [[umanesimo]] basato sulla rinascita della cultura antica come ben descritto dall'adagio «[[nani sulle spalle dei giganti]]» di [[Bernardo di Chartres]]. Alla definizione delle caratteristiche di questo periodo storico hanno contribuito numerosi studi compiuti da diversi storici [[Medievistica|medievisti]], tra cui spiccano quelli di [[Charles Haskins]], Jacques Le Goff e [[Jacques Verger]].
La [[Sicilia]] aveva fatto parte fino all'878 (caduta di Siracusa) dell'[[Impero bizantino]], malgrado lo sbarco dei musulmani a Mazara dell'827. Fu sotto l'[[Emiro|Emirato]] di [[Storia della Sicilia araba|Sicilia]], dall'878 al 1060 (quando avvenne il primo sbarco [[Normanni|normanno]]), e anche negli anni successivi in cui dominò la famiglia degli [[Altavilla]], che l'isola divenne lo Stato europeo più progredito sotto il profilo delle conoscenze mediche. I Normanni mantennero e agevolarono la specificità tetraculturale dell'isola che poteva collazionare il meglio delle conoscenze della comunità latina, greca, araba ed ebraica, rendendo l'isola il luogo privilegiato per l'opera di tradizione di opere scientifiche e mediche, grazie al continuo afflusso di manoscritti in lingua greca e araba.<ref>C. H. Haskins, ''Studies in Mediaeval Science'', pp. 155-57.</ref>
 
== Storiografia ==
Una copia dell'[[Almagesto]] di [[Claudio Tolomeo]] fu portata in Sicilia da [[Enrico Aristippo]], come dono dell'Imperatore bizantino a [[Guglielmo I di Sicilia|Re Guglielmo I]]. Aristippo stesso tradusse il ''Menone'' di [[Platone]] e il ''[[Fedone]]'' in [[Lingua latina|latino]], ma l'incarico di viaggiare alla volta della Sicilia e di tradurre l<nowiki>'</nowiki>''Almagesto'' fu lasciato a un anonimo studioso di Salerno, come pure quello di tradurre numerosi lavori di [[Euclide]] dal [[Lingua greca|greco]] al [[Lingua latina|latino]].<ref>M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators", pp. 433-34</ref> Sebbene i Siciliani traducessero direttamente dal [[Lingua greca|greco]], quando i testi in greco non erano disponibili, essi traducevano allora dall'[[Lingua araba|arabo]]. [[Eugenius Amiratus]] tradusse l<nowiki>'</nowiki>''[[Ottica (Tolomeo)]]'' di [[Tolomeo]] in [[Lingua latina|latino]], mostrando in quell'occasione la sua compiuta conoscenza di tutte e tre queste lingue.<ref>M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators", p. 435</ref> Le traduzioni di [[Accursio di Pistoia]] inclusero le opere di [[Galeno]] e di [[Hunayn ibn Ishaq]].<ref name=Campbell-3>D. Campbell, ''Arabian Medicine and Its Influence on the Middle Ages'', p. 3.</ref> [[Gerardo di Sabbioneta]] tradusse il ''[[Canone di medicina]]'' ( ''al-Qānūn fī tibb'' ) di [[Avicenna]] e l<nowiki>'</nowiki>''Almansor'' di [[Rhazes|Muhammad ibn Zakariyya al-Razi]].<ref>In realtà il libro si chiama ''Kitāb-i Mansūrī'', reso in latino col titolo ''Tractatus ad regem Almansorem''.</ref> [[Leonardo Fibonacci]] presentò il primo resoconto completo in Europa del [[sistema numerale decimale indo-arabo]], traducendolo da fonti arabe nel suo celeberrimo ''[[Liber Abaci]]'' (1202).<ref name=Bieber/> Gli ''Aphorismi'' di [[Masawaiyh]] (Mesue) furono tradotti da un anonimo contributore nell'Italia del tardo [[XI secolo]]-primi del [[XII secolo]].<ref name=Danielle>{{citation|last=Jacquart|first=Danielle|contribution=The Influence of Arabic Medicine in the Medieval West|page=982}} in {{Harv|Morelon|Rashed|1996|pp=963-84}}</ref>
[[File:Charles.h.haskins.jpg|miniatura|sinistra|Il [[Medievistica|medievista]] [[statunitense]] [[Charles Haskins]]]]
 
Sembra che l'applicazione del concetto storiografico di "rinascimento" al [[XII secolo]] sia dovuto al [[Medievistica|medievista]] [[statunitense]] [[Charles Haskins]], tuttavia bisogna notare che anche altri autori del [[XIX secolo]] avessero già utilizzato tale termine senza però ulteriori specifiche e che la nozione di rinascita sia stata applicata per qualificare anche altri periodi del [[Medioevo]].<ref>{{cita|Verger, 1997|p. 13}}.</ref> Nel 1927, Haskins pubblicò un libro diventato poi un testo fondamentale, ''The Renaissance of the Twelfth Century'',<ref>{{Treccani|charles-homer-haskins_(Enciclopedia-Italiana)/|HASKINS, Charles Homer}}</ref> in cui l'approccio da lui adottato fu per il tempo decisamente innovativo: a differenza, ad esempio, di [[Jacob Burckhardt]],<ref>''Die Kultur der Renaissance in Italien. Eine Versuch'', Bâle, 1860</ref> che intendeva dimostrare che il [[Rinascimento|rinascimento del XVI secolo]] fosse ben radicato già nei secoli precedenti, Haskins cercò di evidenziare un rinnovamento culturale distinto e autonomo, confrontando i due fenomeni sottolineando alcuni tratti comuni (riscoperta dei testi classici e sviluppo delle attività intellettuali al di fuori dell'ambito dalla Chiesa).<ref>{{cita|Verger, 1997|p. 14}}.</ref> Nella sua prefazione, Haskins afferma:
Nella [[Padova]] del [[XIII secolo]], Bonacosa tradusse il lavoro medico di [[Averroè]], il ''Kitāb al-Kulliyyāt'' col titolo, che lo rese per secoli famoso in tutta Europa, del ''Colliget'',<ref>Danielle Jacquart, "The Influence of Arabic Medicine in the Medieval West", in: Morelon, Régis & Roshdi Rashed (1996), ''Encyclopedia of the History of Arabic Science'', p. 983.</ref> e [[Giovanni di Capua]] tradusse il ''Kitāb al-Taysīr'' di [[Ibn Zuhr]] (Avenzoar) col titolo di ''Theisir''. Nella Sicilia del [[XIII secolo]], [[Faraj ben Salem]] tradusse l<nowiki>'</nowiki>''al-Hāwī'' di [[Rhazes]] come ''Continens'' e il ''Tacuinum sanitatis'' di [[Ibn Butlan|Ibn Butlān]]. Nell'Italia di quello stesso [[XIII secolo]], [[Simone di Genova]] e Abraham Tortuensis tradussero l<nowiki>'</nowiki>''al-Tasrīf'' di [[Abu al-Qasim al-Zahrawi|Abulcasis]] col titolo di ''Liber servitoris'', la ''Congregatio sive liber de oculis'' di Alcoati e il ''Liber de simplicibus medicinis'' dello pseudo-[[Serapion]]<ref>Danielle Jacquart, "The Influence of Arabic Medicine in the Medieval West", in: Morelon, Régis & Roshdi Rashed (1996), ''Encyclopedia of the History of Arabic Science'', p. 984.</ref>
 
{{Quote|Il XII secolo, per l'[[Europa]], è stato per molti versi un fresco e vigoroso periodo. Oltre alle [[Crociate]], alla crescita delle città e alla nascita dei primi stati burocratici dell'Occidente, questo periodo vide anche l'apogeo dell'[[arte romanica]] e l'inizio del [[architettura gotica|gotico]], l'emergere della [[lingua vernacolare]], la riscoperta dei classici latini, della poesia latina e del [[diritto romano]], della [[scienza greco-romana]] arricchita dai [[Contributo islamico all'Europa medievale|contributi islamici]], e della nascita delle prime [[università medievale|università]] in Europa. L'XII secolo ha lasciato il segno nell'istruzione superiore, nella [[filosofia scolastica]], negli ordinamenti giuridici europei, nell'architettura e nella scultura, nel dramma liturgico...}}
==Traduttori in Spagna==
Dall'inizio alla fine del [[X secolo]], studiosi europei viagggiarono alla volta della [[Spagna]] per studiare. I più noti fra costoro furono [[Gerbert of Aurillac]] (più tardi Papa col nome di [[Silvestro II]]), che studiò [[matematica islamica]] nella regione della Marca spagnola attorno a [[Barcellona]]. Tuttavia le traduzioni non cominciarono ad essere approntate in Spagna per circa un secolo.<ref>C. H. Haskins, ''Studies in Mediaeval Science'', pp. 8-10.</ref> I primi traduttori in Spagna si concentrarono essenzialmente sui [[Scienze islamiche|lavori scientifici]], specialmente di [[Matematica islamica|matematica]] e [[Astronomia islamica|astronomia]], con una seconda area d'interesse nel [[Corano]] e in altri testi [[islam]]ici.<ref>M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators," pp. 429-30, 451-2.</ref> Collezioni spagnole includono numerosi lavori scritti in arabo, il che significa che i traduttori lavorarono quasi esclusivamente traducendo dall'arabo anzichP dal [[Lingua greca|greco]], spesso in cooperazione con arabofoni locali.<ref>[[Charles Homer Haskins|C. H. Haskins]], ''Renaissance of the Twelfth Century,'' p. 288.</ref>
 
Il successo del libro Haskins rese popolare il concetto di "rinascimento del XII secolo" e da qui molti storici lo utilizzarono per poi ampliarne le caratterizzazioni.<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 16-17}}.</ref> Numerosi studi hanno poi messo in luce le fondamentali e innegabili differenze tra il XII e il [[XVI secolo]], evidenziando come gli uomini del secondo periodo non ebbero lo stesso punto di vista dei primi i quali non avevano la consapevolezza di essere protagonisti di un risveglio dopo secoli di oscurità.<ref>{{Treccani|rinascimento/|Rinascimento}}</ref> Anche le fonti del tempo accreditano tale interpretazione, alcuni autori del XII secolo parlano di una ''renovatio'' (rinnovamento) o di una ''reformatio'' o ''restauratio'' (riforma), vale a dire un ritorno a un precedente momento, piuttosto che a una "rinascita" o una rottura con il passato. Il concetto di rinascimento del XII secolo è comunque entrato nella [[storiografia]] tradizionale e, lungi dall'essere abbandonato, viene spesso utilizzato e talvolta applicato a [[rinascimento medievale|ulteriori periodi del medioevo]].<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 15-16}}.</ref>
Uno dei più importanti progetti di traduzione fu sostenuto da [[Pietro il Venerabile]], [[Abate]] di [[Cluny]]. Nel 1142 egli invitò [[Roberto di Ketton]] ed [[Ermanno di Carinzia]], [[Pietro di Poitiers]] e un [[musulmano]] noto col solo nome di "Mohammed", a realizzare la prima traduzione araba del Corano (la ''[[Lex Mahumet pseudoprophete]]'').<ref>M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators," p. 429.</ref>
 
Il successo di questo concetto è stato confermato da alcune importanti conferenze internazionali e da pubblicazioni di rilievo. Lo storico [[Jacques Verger]] dedicò al rinascimento del XII secolo una piccola opera di sintesi, pubblicata prima in [[lingua italiana|italiano]]<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 9-10}}.</ref> poi in [[lingua francese|francese]], in cui osserva come la visione essenzialmente culturale proposta da Haskins sia stata aggiornata grazie al progresso della ricerca e in particolare al contributo di monografie locali, studi economici e politici, oltre che da una conoscenza più approfondita dei movimenti di [[riforma dell'XI secolo|riforma religiosa]]. Il XII secolo, per l'[[Europa]], è stato per molti versi un fresco e vigoroso periodo. Oltre alle [[Crociate]], alla crescita delle città e alla nascita dei primi stati burocratici dell'Occidente, questo periodo vide anche l'apogeo dell'[[arte romanica]] e l'inizio del [[architettura gotica|gotico]], l'emergere della [[lingua vernacolare]], la riscoperta dei classici latini, della poesia latina e del [[diritto romano]], della [[scienza greco-romana]] arricchita dai [[Contributo islamico all'Europa medievale|contributi islamici]], e della nascita delle prime [[università medievale|università]] in Europa. L'XII secolo ha lasciato il segno nell'istruzione superiore, nella [[filosofia scolastica]], negli ordinamenti giuridici europei.<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 17-20}}.</ref> Nel tempo, inoltre, si è allargata la visione degli storici estendendo le aree geografiche maggiormente considerate da Haskins e l'intervallo temporaneo (cioè il nord dell'Italia e della Francia e dal 1100 agli inizi del [[XIII secolo]]) arrivando a dimostrare che quasi tutto l'Occidente fosse stato in qualche misura coinvolto in tale processo e le cui origini risalgono in realtà all'ultimo terzo del [[XI secolo]]; alcuni storici hanno anche suggerito l'esistenza di una vera e propria continuità con la cosiddetta [[rinascita ottoniana]] o addirittura con il [[rinascimento carolingio]].<ref>{{cita|Verger, 1997|p. 23}}.</ref>
Traduzioni furono condotte a termine in Spagna e in [[Provenza]]. [[Plato Tiburtinus|Platone di Tivoli]] operò in [[Catalogna]], Ermanno di Carinzia nelle regioni settentronali spagnole e, al di là dei [[Pirenei]], in [[Linguadoca]], [[Ugo di Santalla]] in [[Aragona]], Roberto di Ketton in [[Navarra]] e [[Roberto di Chester]] a [[Segovia]].<ref>M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators," pp. 444-8.</ref> Il più importante centro di traduzioni fu la grande cattedrale-biblioteca di [[Toledo (Spagna)|Toledo]].
 
== Contesto ==
Le traduzioni di Platone di Tivoli in latino includono il lavoro astronomico e [[trigonometria|trigonometrico]] di [[al-Battani|Muhammad ibn Jābir al-Harrānī al-Battānī]] ''De motu stellarum'', il ''Liber embadorum'' di [[Abraham bar Hiyya]], le ''Spherica'' di [[Teodosio di Bitinia]] e la ''Misura del cerchio'' di [[Archimede]]. Le traduzioni di Roberto di Chester in latino includono il ''Kitāb al-jabr wa l-muqābala'' di [[al-Khwarizmi|Muhammad ibn Mūsā al-Khwārizmī]] e le tavole astronomiche (contenenti anche tavole trigonometriche).<ref>Victor J. Katz, ''A History of Mathematics: An Introduction'', Addison Wesley, 1998.</ref> e traduzioni di Abraham di [[Tortosa]] includono il [[Serapion]] minore), il ''De Simplicibus'' di Ibn Sarabi e l'''[[al-Tasrif]]'' di [[Abulcasis|Abu l-Qasim]], col titolo ''Liber Servitoris''.<ref name=Campbell-3/> Nel 1126, il ''Grande Sinhind'' di [[Muhammad al-Fazari]] (basato sui lavori in [[Lingua sanscita|sanscrito]] del ''[[Surya Siddhanta]]'' e del ''[[Brahmasphutasiddhanta]]'' di [[Brahmagupta]]) fu tradotto in latino.<ref>G. G. Joseph, ''The Crest of the Peacock'', p. 306.</ref>
=== Sviluppo economico e politico dell'Occidente ===
 
Sebbene il termine "rinascimento del XII secolo" indichi in primo luogo un movimento intellettuale e culturale, grazie alle maggiori conoscenze di tale periodo rispetto ai secoli precedenti, è possibile inquadrare meglio il contesto generale in cui si verificò, un contesto caratterizzato da una prosperità economica e da alcuni profondi cambiamenti sociali e politici. Il fiorire del mondo occidentale nel corso del XII secolo fu il risultato di diversi fattori come la crescita demografica, il progressivo disboscamento per lo sviluppo degli insediamenti urbani, i progressi nel commercio, il rafforzamento dell'economia monetaria, e infine, la ripresa dell'ampliamento territoriale da parte dei regni occidentali per la prima volta nel [[Medioevo]], dopo secoli di ripiegamenti e di invasioni.<ref name=verg16>{{Cita|Verger, 1999a|pp. 16-20}}.</ref> Questi fattori interagirono tra loro, ed è quindi difficile distinguere il loro effetto singolo e attribuirne una preminenza.<ref name=verg40>{{cita|Verger, 1999a|p. 40}}.</ref>
===La "Scuola di Toledo"===<!--
One of the sponsors of translations in Spain was Archbishop [[Raymond de Sauvetât|Raymond of Toledo]], (1125-52), to whom [[John of Seville]] dedicated a translation in appreciation. Starting from this fragmentary evidence, nineteenth-century historians proposed that Raymond had established a formal translation school, but no specific evidence for such a school has emerged and its existence is now doubted. Many of the translators worked outside Toledo and those who did work in Toledo, worked after Raymond's episcopacy.<ref>M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators," pp. 444-7</ref>
 
=== Crescita demografica ===
Toledo, however, was a center of multilingual culture, with a large population of Arabic speaking Christians ([[Mozarabs]]) and had prior importance as a center of learning. This tradition of scholarship, and the books that embodied it, survived the conquest of the city by [[Alfonso VI of Castile|King Alfonso VI]] in 1085. A further factor was that Toledo's early bishops and clergy came from France, where Arabic was not widely known. Consequently the cathedral became a center of translations, which were on a scale and importance that "has no match in the history of western culture".<ref>C. Burnett, "Arabic-Latin Translation Program in Toledo", pp. 249-51, 270.</ref>
 
La debolezza quantitativa e qualitativa delle fonti a disposizione, nonostante il sostanziale contributo dell'[[archeologia]], rende difficile quantificare accuratamente a quanto ammontasse la popolazione del [[Medioevo]]; tuttavia, anche senza precisi dati analitici, una serie di indici permettono di affermare che fino al XIII secolo l'Occidente sperimentò una crescita demografica durata qualche secolo.<ref>Georges Duby, ''L'Économie rurale et la vie des campagnes dans l'Occident médiéval'', 2 vol., Paris, Aubier-Montaigne, 1962</ref><ref>Robert Fossier, ''Enfance de l'Europe. Aspects économiques et sociaux'', 2 vol., Paris, PUF, coll. « Nouvelle Clio », 1982</ref>
[[Immagine:Las_Siete_Partidas.jpg|250px|thumb|King Alfonso X (the Wise)]]
 
A dimostrazione di ciò si può osservare l'estensione dei territori abitati e coltivati in [[Francia]] (soprattutto nell'[[Île-de-France]] e in [[Normandia]]), nella Germania centro-orientale, le bonifiche effettuate nelle [[Fiandra|Fiandre]] e nella [[pianura padana]] in [[Italia]], la nascita di nuovi borghi e fattorie lontano dai villaggi esistenti. Tali fenomeni ebbero il loro apice intorno al XII secolo.<ref name=verg40/>
Among the early translators at Toledo were an Avendauth (who some have identified with [[Abraham ibn Daud]]), who translated [[Avicenna]]'s encyclopedia, the ''[[The Book of Healing|Kitāb al-Shifa]]'' (''The Book of Healing''), in cooperation with [[Domingo Gundisalvo]], Archdeacon of Cuéllar.<ref>M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators," pp. 444-6, 451</ref>
Alfonso of Toledo's translations into Latin include [[Averroes]]' ''De separatione primi principii''.<ref name=Campbell-3/>
[[John of Seville]]'s translations included the works of [[al-Battani]], [[Thabit ibn Qurra]], [[Maslamah Ibn Ahmad al-Majriti]], [[al-Farabi]], [[Ja'far ibn Muhammad Abu Ma'shar al-Balkhi|Albumasar ]], [[al-Ghazali]] and [[Ahmad ibn Muhammad ibn Kathīr al-Farghānī|Alfraganus]];<ref name=Zaimeche>Salah Zaimeche (2003). [http://www.muslimheritage.com/uploads/Main%20-%20Aspects%20of%20the%20Islamic%20Influence1.pdf Aspects of the Islamic Influence on Science and Learning in the Christian West], p. 10. Foundation for Science Technology and Civilisation.</ref> and [[Qusta ibn Luqa|Costa ben Luca]]'s ''De differentia spiritus et anime''.<ref name=Danielle/>
 
La crescita demografica fu una realtà che contraddistinse anche le principali città di origine più antica, nonostante si fosse osservata soprattutto in poche aree: il nord Italia e le Fiandre con una serie di insediamenti urbani che superarono i diecimila abitanti. Ulteriori grandi città più isolate, come [[Parigi]], [[Londra]], [[Colonia (Germania)|Colonia]], [[Montpellier]] e [[Barcellona]], crebbero sostanzialmente.<ref>{{cita|Verger, 1999a|pp. 44-50}}.</ref>
The most productive of the Toledo translators was [[Gerard of Cremona]],<ref>C. H. Haskins, ''Renaissance of the Twelfth Century,'' p. 287. "more of Arabic science passed into Western Europe at the hands of Gerard of Cremona than in any other way."</ref> who translated 87 books,<ref>For a list of Gerard of Cremona's translations see: Edward Grant (1974) ''A Source Book in Medieval Science'', (Cambridge: Harvard Univ. Pr.), pp. 35-8 or Charles Burnett, "The Coherence of the Arabic-Latin Translation Program in Toledo in the Twelfth Century," ''Science in Context'', 14 (2001): at 249-288, at pp. 275-281.</ref> including [[Ptolemy]]'s ''[[Almagest]]'', many of the works of Aristotle]], including his [[Posterior Analytics]], [[Physics (Aristotle)|Physics]], [[On the Heavens|On the Heavens and the World]], [[On Generation and Corruption]], and [[Meteorology (Aristotle)|Meteorology]], [[Muhammad ibn Mūsā al-Khwārizmī|al-Khwarizmi]]'s ''[[The Compendious Book on Calculation by Completion and Balancing|On Algebra and Almucabala]]'', [[Archimedes]]' ''On the Measurement of the Circle'', [[Aristotle]], [[Euclid]]'s ''[[Euclid's Elements|Elements of Geometry]]'', [[Jabir ibn Aflah]]'s ''Elementa astronomica'',<ref name=Katz/> [[Al-Kindi]]'s ''On Optics'', [[Ahmad ibn Muhammad ibn Kathīr al-Farghānī|al-Farghani]]'s ''On Elements of Astronomy on the Celestial Motions'', [[al-Farabi]]'s ''On the Classification of the Sciences'', the [[Alchemy (Islam)|chemical]] and [[Islamic medicine|medical]] works of [[al-Razi]] (Rhazes),<ref name=Bieber/> the works of [[Thabit ibn Qurra]] and [[Hunayn ibn Ishaq]],<ref>D. Campbell, ''Arabian Medicine and Its Influence on the Middle Ages'', p. 6.</ref> and the works of [[al-Zarkali]], [[Jabir ibn Aflah]], the [[Banū Mūsā|Banu Musa]], [[Abū Kāmil Shujā ibn Aslam|Abu Kamil]], [[Abu al-Qasim]], and [[Ibn al-Haytham]] (including the ''[[Book of Optics]]'').<ref name=Zaimeche/> The medical works he translated include [[Ali ibn Ridwan|Haly Abenrudian]]'s ''Expositio ad Tegni Galeni''; the ''Practica, Brevarium medicine'' by Yuhanna ibn Sarabiyun ([[Serapion]]); [[Al-Kindi|Alkindus]]' ''[[De Gradibus]]''; [[Muhammad ibn Zakarīya Rāzi|Rhazes]]' ''Liber ad Almansorem, Liber divisionum, Introductio in medicinam, De egritudinibus iuncturarum, Antidotarium'' and ''Practica puerorum''; [[Isaac Israeli ben Solomon]]'s ''De elementis'' and ''De definitionibus'';<ref name=Danielle/> [[Abu al-Qasim al-Zahrawi|Abulcasis]]' ''[[Al-Tasrif]]'' as ''Chirurgia''; [[Avicenna]]'s ''[[The Canon of Medicine]]'' as ''Liber Canonis''; and the ''Liber de medicamentis simplicus'' by Ibn Wafid (Abenguefit).<ref name=Danielle-983>{{citation|last=Jacquart|first=Danielle|contribution=The Influence of Arabic Medicine in the Medieval West|page=983}} in {{Harv|Morelon|Rashed|1996|pp=963-84}}</ref>
 
=== Sviluppo agricolo e delle campagne ===
At the close of the twelfth and the beginning of the thirteenth centuries, [[Mark of Toledo]] translated the [[Qur'an]] (once again) and various [[Islamic medicine|medical works]].<ref>M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators," pp. 429, 455</ref> He also translated [[Hunayn ibn Ishaq]]'s medical work ''Liber isagogarum''.<ref name=Danielle-983/>
[[File:Calendario (l'aratura), 1000 circa, miniatura, cotton ms. Tiberius B. V., f. 3r., Londra, British Library.jpg|verticale=1.9|miniatura|Aratura in una [[miniatura]] dell'XI secolo]]
 
La conquista di nuovi suoli mediante la bonifica e il drenaggio delle paludi, osservata in tutto l'Occidente cristiano, consentì un aumento della produzione agricola. Ciò venne facilitato anche dal perfezionamento di alcune tecniche: la [[metallurgia]] permise il miglioramento delle attrezzature (strumenti come l'[[ascia]], il [[Forca (attrezzo)|forcone]], la [[vanga]], la [[Zappa (attrezzo)|zappa]]), di perfezionare l'[[aratro]], di [[Pareggio e ferratura|ferrare]] i cavalli (che divennero più efficienti sia nel lavoro sia in battaglia) e l'introduzione del [[giogo]] che rese più produttivo il lavoro dei [[buoi]].<ref>{{cita libro|titolo=La France du XI siècle au XV siècle|editore=PUF|autore1=Elisabeth Carpentier|autore2=Michel Le Mené|anno=1996|città=Parigi|pagine=141-148|lingua=fr}}</ref> Tutto ciò, insieme a un [[periodo caldo medievale|ottimo periodo climatico]], iniziato tra la fine del IX e l'inizio del X secolo, consentì un notevole miglioramento delle rese agricole, in particolare nelle grandi pianure limose del nord Europa, dove la [[rotazione triennale|rotazione divenne triennale]], riducendo la parte lasciata a [[maggese]].<ref name=verg41/> La produzione, quindi, aumentò e ci fu una maggiore diversificazione: i cereali poveri lasciarono il posto a cereali migliori (grano per gli uomini, avena per i cavalli), i legumi ormai consociati ([[fagioli]], [[Vicia faba|fave]], [[piselli]]) diversificarono la dieta, le coltivazioni di [[Vitis vinifera|vite]] si espansero e le aree incolte rimasero in estensione sufficiente per ospitare le mandrie.<ref name=verg41>{{cita|Verger, 1999a|p. 41}}.</ref>
===Later translators===
[[Michael Scot]] (c. 1175-1232)<ref>William P. D. Wightman (1953) ''The Growth of Scientific Ideas'', p.332. New Haven: Yale University Press. ISBN 1135460426.</ref> translated the works of [[Nur Ed-Din Al Betrugi|al-Betrugi]] (Alpetragius) in 1217,<ref name=Bieber/> [[al-Bitruji]]'s ''On the Motions of the Heavens'', and [[Averroes]]' influential commentaries on the scientific works of [[Aristotle]].<ref>[http://www.bautz.de/bbkl/m/michael_sco.shtml ''Biographisch-Bibliographisches Kirchenlexicon'']</ref>
 
Tale miglioramento nella produzione, oltre a limitare la penuria alimentare (e quindi contribuire alla crescita demografica), consentì la formazione di eccedenze che, vendute sul mercato, integrarono i ricavati delle campagne favorendo lo sviluppo di una economia monetaria. Questo meccanismo consentì profitti, certamente fragili e disuguali, ma abbastanza ingenti per la i signori fondiari che così poterono contribuire a finanziare nuove costruzioni come i [[castello|castelli]] ma anche [[Chiesa (architettura)|chiese]] e [[abbazie]]), opere d'arte ([[sculture]] e [[Oreficeria|oreficerie]]), studi di ''[[scriptorium]]'' e gestione di scuole. Inoltre, le famiglie arricchite dovettero confrontarsi con i problemi legati alla divisione dell'eredità, comportando un controllo più stretto sulle politiche matrimoniali delle figlie femmine e dei maschi più giovani che spesso furono costretti a un celibato prolungato e quindi a scegliere la carriera ecclesiastica. Di conseguenza la Chiesa si riempì di eminenti chierici che dettero un contributo fondamentale alla rinascita culturale.<ref>{{cita|Verger, 1999a|p. 42}}.</ref>
King [[Alfonso X of Castile]] (reigned 1252-84) continued to promote translations, as well as the production of original scholarly works.
 
=== Società urbana ===
David the Jew (c. 1228-1245) translated the works of [[al-Razi]] (Rhazes) into Latin. [[Arnaldus de Villa Nova]]'s (1235-1313) translations include the works of [[Galen]] and [[Avicenna]]<ref>D. Campbell, ''Arabian Medicine and Its Influence on the Middle Ages'', p. 5.</ref> (including his ''Maqala fi Ahkam al-adwiya al-qalbiya'' as ''De viribus cordis''), the ''De medicinis simplicibus'' by Abu al-Salt (Albuzali),<ref name=Danielle-983/> and [[Qusta ibn Luqa|Costa ben Luca]]'s ''De physicis ligaturis''.<ref name=Danielle/>
[[File:Policraticon de Jean de Salisbury - BSG Ms1145 f3r (Jean de Salisbury enseignant).jpeg|miniatura|verticale|sinistra|[[Giovanni di Salisbury]], lodò la città di Parigi descrivendola come luogo di felicità e di attività intellettuale]]
 
L'ascesa delle città occidentali non riguardò solamente la demografia; si deve infatti considerare che la popolazione urbana rimase comunque piuttosto ridotta rispetto ad altre epoche passate e che la sua crescita risultò inferiore a confronto di quello che avvenne per la popolazione rurale.<ref name=verg44>{{cita|Verger, 1999a|p. 44}}.</ref> Le stime sul numero degli abitanti di Parigi, la più popolosa città occidentale del tempo e che svolse un ruolo importante nella rinascita culturale, sono molto difficili da definire<ref name=baldpar>John Baldwin, ''Paris, 1200'', Aubier, 2006, p. 51-52</ref> ma dovrebbero attestarsi a non più di {{formatnum:200000}} abitanti alla fine del XIII secolo, probabilmente circa il doppio di quanti doveva contarne agli inizi del secolo.<ref>Raymond Cazelles, ''Paris, de la fin du règne de Philippe Auguste à la mort de Charles V'', Nouvelle histoire de Paris, t. IV, Paris, 1972, p. 131-140</ref> Il XII secolo mostrò comunque una società urbana matura e fu proprio al suo interno che fiorì la rinascita culturale: a differenza di quanto era avvenuto nei secoli precedenti, le attività intellettuali si concentrarono principalmente nelle città e non nei [[monasteri]] isolati.
In 13th century [[Portugal]], Giles of Santarem translated [[Rhazes]]' ''De secretis medicine, Aphorismi Rasis'' and [[Masawaiyh|Mesue]]'s ''De secretis medicine''. In [[Murcia]], Rufin of [[Alexandria]] translated the ''Liber questionum medicinalium discentium in medicina'' by [[Hunayn ibn Ishaq]] (Hunen), and Dominicus Marrochinus translated the ''Epistola de cognitione infirmatum oculorum'' by [[Ali Ibn Isa]] (Jesu Haly).<ref name=Danielle-983/> In 14th century [[Lleida|Lerida]], John Jacobi translated Alcoati's medical work ''Liber de la figura del uyl'' into [[Catalan language|Catalan]] and then Latin.<ref name=Danielle-984/>
 
In ogni caso, la crescita urbana fu caratterizzata da una rapidità<ref name=baldpar/> sufficiente ad animare un vero e proprio "progetto urbano", secondo l'espressione utilizzata dallo storico [[Jacques Le Goff]],<ref>{{cita|Le Goff, 1957|p. 67}}.</ref> che descrive sia le opere edilizie intraprese, sia i profondi cambiamenti sociali e politici che stavano avvenendo. La società urbana andò a diversificarsi, la funzione economica si rafforzò portando a una maggiore divisione del lavoro, alla comparsa di mestieri e [[classi sociali]] distinte, con un'élite mercantile sempre più ricca.
==Other European translators==
[[Adelard of Bath]]'s (fl. 1116-1142) translations into Latin included al-Khwarizmi's astronomical and trigonometrical work ''Astronomical tables'' and his [[arithmetic]]al work ''Liber ysagogarum Alchorismi'', the ''Introduction to Astrology'' of [[Abu Mashar|Abū Ma'shar]], as well as Euclid's ''Elements''.<ref>Charles Burnett, ed. ''Adelard of Bath, Conversations with His Nephew,'' (Cambridge: Cambridge University Press, 1999), p. xi.</ref> Adelard associated with other scholars in Western England such as [[Petrus Alphonsi|Peter Alfonsi]] and [[Walcher of Malvern]] who translated and developed the astronomical concepts brought from Spain.<ref>M.-T. d'Alverny, "Translations and Translators," pp. 440-3</ref> [[Abū Kāmil Shujā ibn Aslam|Abu Kamil]]'s ''Algebra'' was also translated into Latin during this period, but the translator of the work is unknown.<ref name=Katz>V. J. Katz, ''A History of Mathematics: An Introduction'', p. 291.</ref>
 
Questi cambiamenti furono correlati anche a fattori politici: i re francesi [[Luigi VI di Francia|Luigi VI]] (1108-1137), [[Luigi VII di Francia|Luigi VII]] (1137-1180) e [[Filippo Augusto]] (1180-1223) fecero di Parigi in particolare una vera capitale politica. Nacquero nuovi gruppi sociali, come la [[Cortigiano|società di corte]] e gruppi aggregati alla società ecclesiastica;<ref>{{cita|Verger, 1999a|pp. 48-49}}.</ref> questi gruppi dirigenti si aprirono a tutta la società grazie a efficaci meccanismi di [[mobilità sociale]], influenzandosi e rafforzandosi a vicenda o confrontandosi in un contesto di sconvolgimento generale delle strutture politiche,<ref>{{cita|Verger, 1999a|pp. 51-52}}.</ref><ref>{{cita|Le Goff, 1957|p. 10}}.</ref> stimolano la rinascita culturale e ravvivando la circolazione di uomini e idee, proteggendo i letterati.<ref name=verg44/>
[[Alfred of Sareshel]]'s (c. 1200-1227) translations include the works of [[Nicolaus of Damascus]] and [[Hunayn ibn Ishaq]]. Antonius Frachentius Vicentinus' translations include the works of [[Avicenna|Ibn Sina]] (Avicenna). Armenguad's translations include the works of Avicenna, [[Averroes]], Hunayn ibn Ishaq, and [[Maimonides]]. Berengarius of [[Valentia]] translated the works of [[Abu al-Qasim]] (Abulcasis). Drogon (Azagont) translated the works of [[al-Kindi]]. Farragut (Faradj ben Salam) translated the works of Hunayn ibn Ishaq, Ibn Zezla (Byngezla), [[Masawaiyh]] (Mesue), and [[al-Razi]] (Rhazes). Andreas Alphagus Bellnensis' translations include the works of Avicenna, Averroes, [[Serapion]], al-Qifti, and Albe'thar.<ref>D. Campbell, ''Arabian Medicine and Its Influence on the Middle Ages'', p. 4.</ref>
 
Questo dinamismo, in ultima analisi, comportò la nascita nel corso del secolo di una "mentalità urbana". La città fu, infatti, oggetto di lode tra i letterati, considerata un vero paradiso dai "[[goliardi]]", [[chierico|chierici]] itineranti che scrivevano versetti satirici.<ref>{{cita|Le Goff, 1957|pp. 28-29}}.</ref> [[Giovanni di Salisbury]] espose in una lettera a [[Thomas Becket]] nel 1164 la buona impressione che Parigi gli fece, descrivendola come luogo di felicità e di attività intellettuale, e che elevò all'equivalente di una terra santa: «Mi sembrava di vedere la scala di Giacobbe piena di ammirazione, la cui sommità toccava cielo ed è stato attraversato da angeli ascendenti e discendenti. Entusiasta di questo felice pellegrinaggio, dovevo ammetterlo: il Signore è qui e io non lo sapevo». [[Filippo di Harvengt]] la loda con queste parole: «Spinto dall'amore per la scienza, eccoti a Parigi e hai trovato questa Gerusalemme che tanti desiderano. È la casa di Davide [...] del saggio Salomone. Una tale competizione, una tale folla di chierici accorre ad essa che stanno per superare la grande popolazione di laici. Città felice dove i libri sacri vengono letti con tanto zelo, dove i loro complicati misteri sono risolti dai doni dello Spirito Santo, dove ci sono così tanti eminenti maestri, dove c'è una tale scienza teologica che si potrebbe chiama la città delle belle lettere!». Si può citare anche [[Gui de Bazoches]] e la sua famosa lettera nota come "''Éloge de Paris''": «Ella [Parigi] è seduta in una deliziosa valle, al centro di una corona di colline arricchite da Cerere e Bacco. La Senna, questo superbo fiume che proviene dall'oriente, vi scorre in tutta la sua estensione e circonda con i suoi due bracci un'isola che è la testa, il cuore, il midollo dell'intera città.[...] Sull'isola, accanto al Palazzo dei Re, che domina l'intera città, vediamo il Palazzo della Filosofia dove lo studio regna da solo come sovrano, cittadella della luce e dell'immortalità».<ref>{{cita web|url=http://classes.bnf.fr/ema/ville/paris/liens/embarras.htm|titolo= Éloge de Paris |editore=BnF|accesso=21 ottobre 2020|lingua=fr}}</ref>
In 13th century [[Montpellier]], Profatius and Bernardus Honofredi translated the ''Kitab alaghdiya'' by [[Ibn Zuhr]] (Avenzoar) as ''De regimine sanitatis''; and Armengaudus Blasius translated the ''al-Urjuza fi al-tibb'', a work combining the medical writings of [[Avicenna]] and [[Averroes]], as ''Cantica cum commento''.<ref name=Danielle-984>{{citation|last=Jacquart|first=Danielle|contribution=The Influence of Arabic Medicine in the Medieval West|page=984}} in {{Harv|Morelon|Rashed|1996|pp=963-84}}</ref>
 
=== La ripresa del commercio ===
Other texts translated during this period include the [[Alchemy (Islam)|chemical]] works of [[Geber|Jabir ibn Hayyan]] (Geber), and the ''De Proprietatibus Elementorum'', an [[Islamic science|Arabic work]] on [[geology]] written by a [[pseudo-Aristotle]].<ref name=Bieber/> A pseudo-[[Masawaiyh|Mesue]]'s ''De consolatione medicanarum simplicum, Antidotarium, Grabadin'' was translated into Latin by an anonymous translator.<ref name=Danielle-983/>
<-->
 
Nella società del XII secolo, notevolmente più ricca rispetto a quella dei secoli precedenti, crebbe notevolmente la dedizione verso il [[commercio]] e l'intero Occidente cristiano andò incontro ad aumento della mobilità geografica. Il boom economico e la stabilizzazione politica consentirono di migliorare le strade, costruire ponti e rendere le vie più sicure grazie alla manutenzione delle infrastrutture spesso come conseguenza dell'aumento della tassazione dei pedaggi.<ref>{{cita|Verger, 1999a|pp. 52-55}}.</ref> Questi progressi avvantaggiarono i mercanti che andarono ad affollare le fiere urbane, come quelle che si tenevano nella regione della [[Champagne]], ma anche i [[pellegrinaggio|pellegrini]] che si recavano a [[Santiago di Compostela]] o a [[Roma]] attraverso la [[via francigena]]. L'[[economia monetaria|economia basata sulla moneta]] divenne progressivamente prevalente, anche grazie agli sforzi volti all'unificazione delle [[unità di misura]] del [[Grave (fisica)|peso]], come nel caso del [[Marco (peso)|marco]]. La maggior circolazione della moneta è dimostrata anche dalla più frequente condanna da parte della chiesa della pratica dell'[[usura]], spesso assimilata al prestito a interessi, come si può osservare da alcune disposizioni [[diritto canonico|canoniche]] come quelle prodotte dal [[Concilio Lateranense II]] nel 1139, dal [[Decreto di Graziano]] de 1140, dal [[Concilio Lateranense III]] del 1179, dal ''Consuluit'' di [[papa Urbano II]] del 1187 e dai testi teologici di [[Ugo di San Vittore]], [[Pietro Lombardo (teologo)|Pietro Lombardo]] e [[Pietro Comestore]].<ref>{{cita|Carpentier e Le Mené, 1996|pp. 185-187}}.</ref>
==Voci correlate==
 
*[[Rinascimento]]
Il mondo intellettuale beneficiò di questa maggiore mobilità: i letterati mantennero una fitta corrispondenza tra di loro (si contano più di cinquecento lettere inviate da [[San Bernardo da Chiaravalle]] in circa trent'anni), i giovani studenti ebbero la possibilità di recarsi nei centri urbani partendo da luoghi sempre più lontani (a Parigi arrivarono [[Abelardo]] dalla [[Bretagna]] e Ugo di San Vittore dalla [[Sassonia]]), e molti di loro attraversare le [[Alpi]] per seguire le lezioni dei giuristi di [[Bologna]] o dei medici di [[Salerno]].<ref>{{cita|Verger, 1999a|p. 52}}.</ref>
*[[Rinascita dell'anno Mille]]
 
*[[Scuola di Toledo]]
Il commercio locale via terra venne integrato da un crescente commercio a distanza, che utilizzò le rotte fluviali e marittime. Prove che dimostrano un aumento dei pedaggi delle vie fluviali hanno fatto ritenere agli storici che queste fossero il principale mezzo di trasporto in Occidente, mentre le vie terrestri ricoprivano un ruolo di supporto.<ref>Robert-Henri Bautier, « La circulation fluviale dans la France médiévale », ''Actes du CXII congrès national des sociétés savantes'' (Lyon, 1987), Paris, 1989, p. 7-36</ref> Per il commercio con le regioni ancora più distanti aumentò la navigazione marittima. Le rotte nel [[Mediterraneo]] erano controllate principalmente dalle [[repubbliche marinare]] italiane, le cui attività comportarono anche un incremento dei contatti culturali con le regioni [[Epoca d'oro islamica|islamiche]] e [[impero bizantino|bizantine]] con la conseguenza importazione di [[manoscritti]] e [[Contributo islamico all'Europa medievale|innovazioni tecniche]]. Allo stesso tempo, le città il nord dell'Europa e della costa atlantica contribuirono allo sviluppo del commercio con i paesi nordici grazie a un rafforzamento delle infrastrutture portuali in città come [[Lubecca]], [[Bruges]], [[Rouen]] e [[La Rochelle]].<ref>{{cita|Carpentier e Le Mené, 1996|p. 183}}.</ref>
 
=== Il recupero dell'estensione territoriale ===
[[File:Europe_1142.jpg|miniatura|verticale=1.3|L'Occidente nel 1142 e gli [[Stato crociato|Stati crociati]]]]
 
Durante il XII secolo si assistette anche a un ampliamento dell'area geopolitica dell'Occidente cristiano, soprattutto in area mediterranea. Tre furono i principali fenomeni, avvenuti quasi contemporaneamente, che permisero ciò: la conquista da parte dei [[Normanni]], tra il 1058 e il 1091, di territori [[longobardi]] e [[bizantini]] del sud d'Italia e della [[Storia della Sicilia islamica|Sicilia islamica]]; la presa di [[Toledo]] nel 1085, tappa fondamentale della ''[[Reconquista]]''; e l'[[assedio di Gerusalemme (1099)|ingresso a Gerusalemme]] nel 1099 da parte dei cristiani della [[prima crociata]]. Queste conquiste non si dimostrarono tutte ugualmente durevoli nel tempo, tuttavia Toledo rimarrà cristiana e il [[regno di Sicilia]] acquisì potere e ricchezza sotto [[Ruggero II d'Altavilla]] (1127-1154), mentre gli [[Stato crociato|Stati crociati d'Oriente]] sopravviveranno fino al [[XIII secolo]]. Sulla scia di tali conquiste si aprirono nuovi mercati: i commercianti e i banchieri delle [[repubbliche marinare]] di [[Amalfi]], [[Genova]], [[Pisa]] e [[Venezia]] poterono estendersi insieme alle proprie attività per tutto il Mediterraneo e nella ricca [[Costantinopoli]] dei [[Comneni]]. Si allargò anche l'orizzonte del mondo cristiano, che porterà alle grandi esplorazioni del secolo successivo.<ref>Jean-Paul Roux, ''Les explorateurs au Moyen Âge'', Paris, Fayard, 1985</ref>
 
=== Una rinascita politica ===
[[File:BnF ms. 12473 fol. 73 - Gui d'Ussel (1).jpg|verticale|sinistra|miniatura|[[Gui d'Ussel]], [[cavalleria medievale|cavaliere]] e [[trovatore]]]]
 
Nonostante che la storiografia tradizionale li abbia quasi ignorati, anche i mutamenti degli assetti politici furono uno degli aspetti della rinascita culturale del tempo svolgendo un ruolo importante nell'intero contesto.<ref>{{cita|Verger, 1999a|p. 17}}.</ref> La riscoperta del [[diritto romano]] e la valorizzazione della figura del [[principe]], insieme al concetto di sovranità, conferirono al rinascimento del XII secolo una dimensione politica innegabile. Va notato, in particolare, che la classe dei [[cavalleria medievale|cavalieri]] proseguì sempre di più nella sua fusione con la nobiltà affermandosi come un vero e proprio modello sociale, sia per il suo prestigio sia per la sua coesione come gruppo. Questo fu, dunque, un vero e proprio ceto sociale che, contrariamente al mito che descrive il cavaliere come un essere rozzo inserito tra la brutalità della sua funzione e l'asprezza del suo ambiente, testimonia anche un crescente interesse per le manifestazioni letterarie, in particolare per gli scritti poetici in cui alcuni cavalieri si cimentarono personalmente. Un esempio può essere [[Wolfram von Eschenbach]], autore di ''[[Parzival]]'', o i cavalieri itineranti che furono anche [[trovatori]], come [[Gui d'Ussel]] o [[Guglielmo IX d'Aquitania]]. Questi avevano potuto apprendere fin dall'infanzia la [[lingua latina]], potendo così leggere i classici che gli permisero di confrontarsi con i chierici più eruditi che, a loro volta, gli incoraggiavano ad abbandonare la violenza, come testimonia la storia di [[Gervasio di Tilbury]], un cavaliere che divenne poi un giurista.<ref>Martin Aurell, ''Le Chevalier lettré : savoir et conduite de l’aristocratie aux siècles XII est XIII'', Paris, Fayard, 2011, 539 p. {{ISBN|978-2-213-66233-6}}</ref>
 
La nascita del [[comune medievale]] è stata oggetto di grande interesse da parte della storiografia; un interesse che tuttavia è andato un po' scemando in quanto si è sottolineato che tale fenomeno sia non coinvolse le grandi città, in particolare quelle dell'Italia meridionale, sia perché alcune zone rurali sperimentarono organizzazioni amministrative simili.<ref>{{cita|Verger, 1999a|pp. 78-80}}.</ref> In ogni caso, è pur sempre vero che questo movimento di emancipazione politica contribuì allo sviluppo della consapevolezza di una società urbana che portò gruppi di cittadini a partecipare attivamente e in una certa misura alla gestione del potere, soprattutto per quanto riguarda le funzioni giudiziarie e militari. La distanza dalle strutture [[feudalesimo|feudali]] non dovette essere quindi così ampia e il cambiamento fu un processo graduale. Casi di rivolta aperta e violenta contro il potere feudale furono rari; tra questi si possono citare gli scritti di [[Ottone di Frisinga]], nel suo ''Gesta Friderici I imperatoris'', riguardo alle sollevazioni dei [[lombardia|lombardi]] contro la politica di restaurazione imperiale intrapresa da [[Federico Barbarossa]] intorno al 1155.
 
[[File:Barbarossa.jpg|miniatura|verticale|L'imperatore [[Federico Barbarossa]], si scontrò con i comuni lombardi contrari alla sua politica di restaurazione imperiale]]
 
Infine, il XII secolo vide soprattutto la rinascita del potere principesco, lo stato di secolo, nel regno, o più in generale con il vano tentativo di ''[[renovatio imperii]]'' di Federico Barbarossa in Germania, o al contrario più a livello locale, come nella [[contea di Champagne]]. Inoltre, ovunque i principi affermino il loro controllo, gli sforzi di legittimazione ideologica coinvolgono maestri con conoscenza della storia, del diritto e della teologia. [[Giovanni di Salisbury]] pubblicò nel 1159 il ''Policraticus'', il primo trattato di [[filosofia politica]]. Composto da otto libri, in esso Giovanni presenta l'ideale di una città terrena orientata a fini spirituali, dove il re esercita il suo potere in stretta collaborazione con la Chiesa e diffidando dei suoi consiglieri laici.
 
In Francia, i [[Capetingi]] rafforzarono il loro primato arrivando, con [[Filippo Augusto]], ad assumere un potere simile a uno stato sovrano (ampi domini, una capitale, una amministrazione centrale e locale). In Inghilterra la monarchia era già strutturata, soprattutto con il re [[Enrico II Plantageneto]], attraendo molti studiosi (giuristi, poeti, filosofi) che contribuirono a integrare il regno nello sviluppo intellettuale e artistico, nonostante il consumarsi del celebre conflitto con l'[[arcivescovo di Canterbury]] [[Thomas Becket]] sull'indipendenza della Chiesa. In Italia, i papi intrapresero nuove ambizioni politiche, in particolare per resistere alle pressioni di Federico Barbarossa; la Santa Sede perseguì una politica di prestigio, con il restauro delle basiliche romane e del [[palazzo del Laterano]] facendo tornare Roma a essere un centro culturale. L'Italia meridionale, sotto il controllo dei [[Normanni]], fu un caso speciale: un luogo di ricchezza culturale dove si incontrano latinisti, madrelingua arabi ed ellenisti, dove i re incoraggiarono brillanti realizzazioni architettoniche e numerose traduzioni di tesi, ma dove difficilmente nacquero scuole e produzioni intellettuali originali, con rare eccezioni date dalle scuole di medicina di [[Salerno]] e dallo ''[[scriptorium]]'' di [[Monte Cassino]].<ref>{{cita|Verger, 1999a|pp. 81-87}}.</ref>
 
== Riforma religiosa ==
{{Vedi anche|Riforma della Chiesa dell'XI secolo}}
 
Nel Medioevo, la vita religiosa e la vita culturale erano inscindibili. La [[riforma della Chiesa dell'XI secolo]], talvolta erroneamente chiamata "riforma gregoriana", ebbe inizio molto prima dell'effettivo pontificato di [[Gregorio VII]] (1073-1085) e si può ritenere che perdurò fino al [[Concilio Lateranense IV]] del 1215 la cui produzione legislativa fu una conclusione simbolica del processo in atto. Questa profonda riforma ebbe precise implicazioni culturali, in particolare per quanto riguarda la cultura accademica e l'istituzione educativa.<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 51-52}}.</ref>
 
=== Indipendenza pontificia ===
{{Vedi anche|Lotta per le investiture}}
[[File:Dictatus Papae complete.jpg|miniatura|sinistra|verticale|Il celebre ''[[Dictatus papae]]'' di [[papa Gregorio VII]] ]]
 
Il primo aspetto della riforma ecclesiastica fu l'affermazione da parte del papato della sua indipendenza (la ''[[libertas ecclesiae]]'') nei confronti dei poteri laici: la [[lotta per le investiture]] iniziò a seguito di un decreto del 1059 riguardante l'elezione papale, ''[[Decretum in electione papae]]'' e dal ''[[Dictatus papae]]'' di [[papa Gregorio VII]] del 1075 in cui si affermava il divieto formale di investiture da parte dei laici. Questo principio che vietava il [[cesaropapismo]] venne applicato tuttavia solo gradualmente e soprattutto solo dopo il [[Concilio Lateranense I]] del 1123 e, in alcune regioni, anche più tardi (a metà del XII secolo in [[Francia]], in [[Inghilterra]] mai completamente).<ref>{{cita|Verger, 1997|p. 52}}.</ref><ref>{{cita|Barbero e Frugoni, 2001|p. 99}}.</ref><ref name=Montanari/>
 
Ma questa indipendenza fu solo un aspetto della riforma, il cui obiettivo era la purificazione della Chiesa gravemente corrotta dagli eccessi della [[simonia]], del [[nicolaismo]] e dalla scarsa moralità dei sacerdoti: l'indipendenza fu solo un prerequisito per imporre una riforma che poteva essere concepita solo come centralizzata. Tale politica di centralizzazione si rifletté nell'affermazione della ''[[plenitudo potestatis]]'', l'autorità sovrana del papato sulla Chiesa che si basa sul [[diritto canonico]]; l'azione pontificia viene trasmessa da tutti i concili, legati e ordini. Le controversie locali trovarono da quel momento rimedio in un appello a Roma che consentì al papato di moltiplicare gli interventi.<ref name=Montanari>{{Cita|Montanari, 2006|pp. 138-140}}.</ref><ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 52-53}}.</ref>
 
La riforma proseguì anche nel XII secolo raggiungendo l'apice con il pontificato di [[Innocenzo III]]. L'impatto sulla sfera ecclesiastica fu quindi enorme; tutte le aree dell'istituzione religiosa vennero interessate dal movimento di riforma. Inoltre, anche se il papato fu all'origine di importanti misure istituzionali, da [[papa Nicola II]] a Innocenzo III, furono le diocesi locali che permetterono alla riforma e alla ''libertas ecclesiae'' di imporsi in profondità: vescovi e canonici trasmisero il messaggio pontificio, riportato dai legati, nei loro viaggi e tra i principi laici favorevoli alla riforma.<ref name=Montanari/><ref>{{cita|Verger, 1997|p. 53}}.</ref>
 
=== I vescovi e il loro ''entourage'' ===
 
Il profondo rinnovamento del clero, e in particolare dell'alto clero, fu una delle maggiori conquiste della riforma e coinvolse sia i loro costumi sia l'azione pastorale e amministrativa. Infatti, dalla fine dell'XI secolo in avanti i vescovi appaiano sempre più istruiti, almeno per quanto riguarda la [[grammatica]], la conoscenza della [[Bibbia]] e dei fondamenti del [[diritto canonico]], conformandosi maggiormente al modello ideale delineato da [[San Bernardo di Chiaravalle]]. Tra di loro vi furono anche tenaci difensori delle libertà della Chiesa; la resistenza intrapresa da [[Thomas Becket]] e il suo successivo martirio ne è l'esempio più illustre.<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 54-55}}.</ref>
 
Tutto ciò si rifletté anche sull'''entourage'' dei vescovi: i canonici appartenenti ai [[Capitolo (cristianesimo)|capitoli delle cattedrali]] tornarono a una vita in comune, una pratica frequentemente abbandonata al termine dell'[[età carolingia]], iniziando a seguire sempre più strettamente la vecchia [[regola di Aix]] (''ordo antiquus'') o la [[regola di Sant'Agostino]] (''ordo novus''). Questi capitoli svilupparono sempre di più attività culturali, mantenendo una [[biblioteca]] e curando in generale una scuola sotto la direzione di un ''magister'' (maestro).<ref>{{cita|Verger, 1997|p. 56}}.</ref>
 
I vescovi, inoltre, presero l'abitudine di mantenere presso di loro un'ulteriore cerchia di religiosi con lo scopo di controbilanciare l'eventuale opposizione di coloro che appartenevano al capitolo, una circostanza allora decisamente frequente. Questa corte, detta ''familia '' del vescovo, spesso comprendeva studiosi e giuristi ai quali erano state attribuite alcune specifiche funzioni (cancelleria e tribunale episcopale, redazione delle ''Gesta'' dei vescovi locali). Tali corti si moltiplicarono su piccola scala e alcuni dei più eminenti rappresentanti della cultura letterata del tempo vi fecero parte per gran parte della loro vita; tra questi si possono citare [[Giovanni di Salisbury]] e [[Adelardo di Bath]].<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 56-57}}.</ref>
 
=== Il mondo monastico e regolare ===
[[File:Abbaye de Cluny vu du Cloître.jpg|miniatura|[[Chiostro]] dell'[[abbazia di Cluny]]]]
 
Tra la fine dell'XI secolo e l'inizio del XII si assistette a un eccezionale aumento degli appartenenti al mondo monastico grazie a nuove forme di [[monachesimo]] che presero a modello il [[Abbazia di Cluny|cenobitismo di Cluny]] e implementando l'ideale di una vita apostolica «associando un'esistenza di estrema povertà, alla penitenza, a una spiritualità intensa e alla predicazione itinerante».
 
Le prime manifestazioni di questa "rinascita monastica", come indicato dalle parole di [[Jacques Verger]], furono le comunità eremitiche dell'ovest della Francia, in particolare quelle dei discepoli [[certosini]] di [[Bruno di Colonia|san Bruno di Colonia]], che coniugarono l'isolamento e una vita comune caratterizzata da grande severità con una spiritualità tinta di [[misticismo]]. I certosini si diffusero velocemente, in particolare in Italia, dando origine a un ordine originale che ne ispirò altri, come quello [[Ordine di Grandmont|di Grandmont]], fondato da [[Stefano di Thiers]], quello [[Abbazia di Fontevrault|dell'abbazia di Fontevraud]] fondato da [[Roberto d'Arbrissel]] o in [[Italia]] con i [[Camaldolesi]], i [[Congregazione vallombrosana|vallombrosani]] e i monaci di [[Abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni|Cava de' Tirreni]].<ref>{{cita|Verger, 1997|p. 58}}.</ref>
 
==== Cistercensi e San Bernardo da Chiaravalle ====
{{Vedi anche|Ordine cistercense|Architettura cistercense|Bernardo da Chiaravalle}}
[[File:Xanten verbruederung kamp.jpg|miniatura|sinistra|[[Bernardo di Chiaravalle]], a destra monaci cistercensi]]
 
Ma l'ordine monastico che seguì veramente Cluny in termini di prestigio e influenza, fino ad arrivare a superarli, fu senza dubbio [[Ordine cistercense|quello cistercense]]. Fondata nel 1098 da [[Roberto di Molesme]], l'[[abbazia di Cîteaux]] prosperò sotto la guida dell'[[abate]] [[Alberico di Cîteaux|Alberico]] (1099-1108) e del suo successore [[Stefano Harding]] (1108-1133) il quale diresse i monaci verso un ritorno al rigido monachesimo della comunità [[benedettini|benedettina]], in opposizione al modello cluniacense. In quegli anni, infatti, Cluny stava completando la sua nuova e sontuosa chiesa abbaziale, "[[Cluny III]]", simbolo di ordine ricco e gerarchicizzato i cui splendori si erano accompagnati a un allentamento del rispetto della Regola; a Cîteaux, non lontano, si affermava un modello di austerità e penitenza. Tra le principali differenze tra i due ordini su nota in particolare che tra i cistercensi vigeva l'obbligo del lavoro manuale per i monaci, il rifiuto formale (confermato nella [[Carta della Carità]] di Stefano Harding) della riscossione delle [[decime]] e il possesso delle parrocchie, la sottomissione all'autorità dei vescovi e una minore centralizzazione.<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 58-59}}.</ref>
 
Come per i cluniacensi, questi diversi ordini, compresi i cistercensi, inizialmente non avevano una vocazione intellettuale: non vi erano scuole nei monasteri e le materie secolari erano bandite. Tuttavia, ciò cambiò rapidamente, in particolare a seguito di una frequente elevata istruzione degli abati, che a loro volta avevano frequentato scuole monastiche o cattedrali. Ben presto i cistercensi inaugurarono uno ''[[scriptorium]]'', organizzarono ricche biblioteche nelle quali si conservavano testi incentrati sulla [[Bibbia]] e sui [[Padri della Chiesa]], incoraggiarono la lettura per i monaci e formarono alcuni studiosi i cui scritti spirituali o teologici di primaria importanza mettevano le conoscenze delle [[arti liberali]] al servizio del ideale monastico.<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 59-60}}.</ref>
 
Tra gli abati cistercensi, il più noto fu [[Bernardo di Chiaravalle]] (1091-1153), figura originale e contraddittoria, «chimera del [suo] secolo» nelle sue stesse parole, dotato di una solida formazione classica e, allo stesso tempo, radicale oppositore della teologia moderna proposta dai [[dialettica|dialettici]], come [[Pietro Abelardo]] o [[Gilberto Porretano]]. Entrato a Cîteaux nel 1112, Bernardo fu consacrato abate di Chiaravalle nel 1115 e in tale carica rimase fino alla morte. La sua influenza nell'espansione dell'ordine fu decisiva: fervido organizzatore, fondò sessantotto monasteri dipendenti. Fortemente attaccato all'ideale cistercense della penitenza fu, tuttavia, ben presente anche nella vita secolare svolgendo il ruolo di consigliere di principi e papi, di arbitro dei conflitti o di predicatore popolare in occasione della cosiddetta [[seconda crociata]] o in [[crociata albigese|quella contro i catari]].<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 60-61}}.</ref>
 
Oltre a Bernardo, tra i più importanti filosofi cistercensi del secolo si possono citare anche [[Guglielmo di Saint-Thierry]], [[Aelredo di Rievaulx]], [[Isacco della Stella]], [[Alchero di Chiaravalle]] e [[Gioacchino da Fiore]], la cui divisione della storia dell'umanità in tre epoche (l'ultima delle quali, quella dello Spirito Santo, doveva essere vicina) eserciterà una forte influenza nel secolo successivo, in particolare tra i [[francescani]].
 
==== Nuovi ordini originali ====
[[File:Templari Paris.jpg|miniatura|Due [[cavalieri templari]] a cavallo, [[miniatura]] dalla ''Chronica Majora'' di [[Matteo Paris (monaco)|Matteo Paris]]]]
 
Il cambiamento culturale in atto portò anche alla fondazione di diversi ordini canonicali indipendenti, in realtà alcuni già comparsi fin dall'inizio del secolo precedente, che arrivarono a essere tra i più importanti protagonisti della rinascita. L'[[Abbazia di San Vittore (Parigi)|abbazia di San Vittore]] di [[Parigi]] venne fondata da [[Guglielmo di Champeaux]] nel 1108 e qui nacque [[Scuola di San Vittore|una importante scuola]] che ebbe tra i suoi più brillanti maestri anche il celebre [[Ugo di San Vittore|Ugo]], rappresentando una vera concorrenza con la scuola cattedrale di Notre-Dame. Nel 1122 [[Norberto di Xanten]] fondò i [[canonici regolari premostratensi]] e si può ricordare anche l'[[abbazia di Saint-Ruf]] nei pressi di [[Avignone]] il cui ruolo fu fondamentale nel rinnovamento della formazione giuridica nel sud della Francia.
 
Infine, la riforma monastica del XII secolo vide anche la nascita degli [[ordini religiosi cavallereschi]], una forma di monachesimo particolarmente originale. Tra gli ordini più noti, i [[cavalieri Templari]] fondati nel 1119, gli [[ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme]] fondati nel 1050, l'[[ordine teutonico]] nato alla fine del secolo. I Templari, in particolare, godettero del sostegno dei cistercensi e lo stesso Bernardo di Chiaravalle contribuì alla stesura della loro regola approvata poi al [[Concilio di Troyes]] del 1129, così come compose il ''De laude novae militae'', un elogio a questa nuova cavalleria.<ref name="CardiniMontesano2006">{{Cita|Cardini e Montesano, 2006|p. 257}}.</ref><ref>{{cita|Cardini, 2011|pp. 36-38}}.</ref>
 
=== La vita religiosa dei laici ===
 
Sebbene sia poco conosciuta, anche la vita religiosa dei laici venne influenzata dalla riforma che cercò di regolarla attraverso una maggior importanza attribuita ad alcuni [[sacramento|sacramenti]], come il [[matrimonio]] e la [[Penitenza (sacramento)|confessione]]. Ciò contribuì, secondo le parole di [[Marie-Dominique Chenu]], al «risveglio della coscienza morale» nell'epoca.<ref>{{cita|Verger, 1999a|p. 63}}.</ref>
 
Anche le questioni culturali non furono del tutto estranee al mondo laico. La riforma infatti riabilitò la predicazione e alcuni fedeli ebbero l'opportunità di frequentarono le scuole: ''laicus'', dunque, non fu più sinonimo di ''analiteratus''. A questo si aggiunse l'impatto dell'arte religiosa (pittura e scultura) sui laici che è, tuttavia, difficile da valutare. La Chiesa si occupò anche di educare l'aristocrazia, in particolare la [[cavalleria medievale|cavalleria]], con il risultato della comparsa degli [[ordini militari]], di cui [[San Bernardo da Chiaravalle|San Bernardo]] fu uno dei sostenitori.<ref>{{cita|Verger, 1999a|p. 65}}.</ref>
 
Tuttavia, non si deve dimenticare la significativa resistenza a questi nuovi ceti sociali laici che dette origine a movimenti [[eresia|eretici]], più o meno elaborati, principalmente dopo il 1140. I [[valdesi]] rivendicarono la traduzione del Vangelo in [[volgare]] e il diritto dei laici alla predicazione, mentre l'eresia [[catari|catara]], probabilmente di origine orientale, promosse un rifiuto dell'autoritarismo della Chiesa romana. La fervente attenzione verso le Scritture spesso manifestata da questi movimenti fondamentalmente popolari talvolta li avvicinò allo spirito [[Scolastica (filosofia)|scolastico]]. Al contrario, il fenomeno eretico spesso alimentò il dibattito dei teologi, in un doppio spirito di confutazione e spiegazione della dottrina, come avvenne nel ''De fide catholica contra haereticos sui temporis'' di [[Alano di Lilla]].<ref>{{cita|Verger, 1999a|pp. 65-67}}.</ref>
 
== Rinascimento giuridico ==
{{Vedi anche|Diritto medievale}}
[[File:Luigi Serra - Irnerio che glossa le antiche leggi.jpg|miniatura|sinistra|verticale|"[[Irnerio]] che [[glossa]] le antiche leggi"]]
 
Una società più complessa non poté fare a meno di un rafforzamento del suo sistema giuridico. La svolta si ebbe quando verso la fine del XI secolo il giurista e ''magister'' bolognese [[Irnerio]] iniziò ad insegnare il diritto come disciplina autonoma, all'epoca escluso dalle [[arti liberali]], e utilizzando come fonte il ''[[corpus iuris civilis]]'' di [[Giustiniano]] nella sua forma originale. Inoltre, Irnerio prese l'abitudine di aggiungere al margine del testo alcuni appunti, detti "[[glosse]]", con cui dava una interpretazione al passo, poneva in relazione le varie norme contenute, risolveva ambiguità e ne estendeva l'applicabilità ad altre [[fattispecie]] simili. Senza dubbio fu in gran parte merito suo se il [[diritto romano]] poté riprendere a circolare in Europa.<ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|pp. 82-83}}.</ref><ref>{{cita|Ascheri, 2000|p. 45}}.</ref><ref>{{cita|Calasso, 1954|pp. 504-505}}.</ref> La pratica della glossa continuò con i suoi allievi e successori della [[scuola bolognese dei glossatori]], conosciuti come i "quattro dottori" di Bologna: [[Bulgaro (glossatore)|Bulgaro]], [[Martino Gosia]], [[Jacopo (giurista)|Jacopo]] e [[Ugo (giurista)|Ugo]]. Grazie a essi la scuola Bolognese non si ridusse a un episodio temporaneo, conseguente all'insegnamento di Irnerio, ma diventò esempio di un nuovo modo di fare diritto.<ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|p. 83}}.</ref><ref>{{cita|Marotta, 2019|p. 45}}.</ref><ref name="Calasso368-369" /> Alla scuola di Bologna affluirono studenti da tutte le regioni d'Europa, che a loro volta esportarono gli insegnamenti nei loro paesi di provenienza. Così, in breve tempo, sorsero nuove scuole a [[Padova]], a [[Napoli]], a [[Parigi]], a [[Reims]], in [[Normandia]], in [[Inghilterra]], in [[Irlanda]], in [[Catalogna]], in [[Germania]]. Le glosse, inizialmente poco più di un chiarimento ai margini del testo giuridico, realizzate dai maestri, venivano poi utilizzate dagli allievi che a loro volta le integravano, talvolta aggiungendo ad esse nuove conclusioni. Ben presto prese forma una scienza giuridica in continua espansione e perfezionamento.<ref name=Calasso368-369>{{cita|Calasso, 1954|pp. 368-369}}.</ref><ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|pp. 85-86}}.</ref><ref>{{cita|Grossi, 2003|p. 159}}.</ref><ref>{{cita|Ascheri, 2000|pp. 51-52}}.</ref>
 
[[File:GratianCesena.jpg|miniatura|verticale|Pagina del ''[[Decretum]]'' di [[Graziano]]]]
 
La riscoperta del diritto romano ebbe ripercussioni anche sul diritto della Chiesa cattolica, già parzialmente influenzato dalla [[riforma dell'XI secolo]] e dalle vicende legate alla [[lotta per le investiture]], che volle dotarsi essa stessa di un sistema di qualità pari a quello che si stava sviluppando nelle scuole laiche.<ref name=Grossi203>{{cita|Grossi, 2003|p. 203}}.</ref> Intorno al 1140 [[Graziano (giurista)|Graziano]], probabilmente un monaco originario dell'[[Umbria]] e operante anch'egli a Bologna, portò a termine [[decretum|una poderosa compilazione]] in cui riunì quasi {{formatnum:4000}} scritti che andavano dai testi dei [[padri della Chiesa]], ai canoni dei grandi [[concilio|concili]] e [[sinodo|sinodi]] locali, ai documenti prodotti dai vari [[papa|pontefici]]. Largo spazio trovò la produzione di [[Sant'Agostino]] e di [[papa Gregorio Magno]], prendendosi in considerazione anche passi tratti da testi di diritto romano secolari senza tralasciare i documenti approntati durante e subito dopo il pontificato di [[papa Gregorio VII]] per fondare il [[primato papale]] nella Chiesa.<ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|p. 99}}.</ref><ref>{{cita|Violante e Fried, 1993|p. 130}}.</ref><ref>{{cita|Ascheri, 2000|pp. 77-78}}.</ref> Sebbene il ''[[decretum]]'' non fosse mai stato riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa, esso contribuì enormemente alla successiva produzione giuridica, similmente a quello che avvenne con i glossatori di Bologna. I più grandi giuristi che contribuirono a questa "età classica del diritto canonico" furono, tra gli altri, [[Uguccione da Pisa]] e [[Giovanni Teutonico (giureconsulto)|Giovanni Teutonico]], che realizzò la glossa ordinaria al lavoro di Graziano, successivamente corretta e ampliata da [[Bartolomeo da Brescia]].<ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|pp. 99, 101-102}}.</ref>
 
== Traduzioni ==
{{Vedi anche|Traduzioni nell'Occidente latino durante il XII secolo}}
 
=== Un contributo decisivo alla conoscenza ===
[[File:Dixit algorizmi (cropped).png|thumb|left|verticale|Pagina tratta da ''Algoritmi de numero Indorum'' di [[Al-Khwarizmi]], traduzione latina che inizia con le parole "''Dixit Algorizmi''"]]
 
Il movimento di rinascita culturale del XII secolo è permeato dalla ricerca di nuovi saperi da parte degli uomini di cultura europei. Prima di questa epoca, l'insegnamento e lo studio erano limitati dall'esiguo numero di testi a disposizione, una situazione aggravata dalla completa scomparsa della conoscenza del [[lingua greca antica|greco antico]] in Occidente, la lingua in cui la maggior parte dei libri antichi sopravvissuti erano scritti. A partire dal questo secolo si assistette a uno sostanziale incremento, in particolare nel sud dell'Italia e nella Spagna musulmana, delle traduzioni che giocò un ruolo fondamentale nella ripresa dell'attività intellettuale in tutto l'Occidente, soprattutto per quanto riguarda la [[filosofia medievale|filosofia]], le scienze del ''[[quadrivio]]'', l'[[astrologia]] e la [[medicina]].<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 79-80}}.</ref>
 
In questo modo, il mondo occidentale poté dotarsi di opere essenziali, come i testi di [[Euclide]] ([[matematica]]), di [[Claudio Tolomeo]] ([[astronomia]]), di [[Ippocrate di Coo|Ippocrate]] e [[Galeno]] ([[medicina]]), oltre che dei classici di [[Aristotele]] e [[Platone]] ([[fisica]], [[logica]], [[etica]]). Per lo sviluppo del pensiero si dimostrò fondamentale l'insegnamento della logica e in particolare la riscoperta ella [[logica aristotelica]] (''[[Organon]]'', ''[[Topica]]'', ''[[Sophistical Refutations]]'') che completò i testi conosciuti da [[Boezio]]. A tali traduzioni dei testi classici si aggiunse l'importantissimo contributo proveniente dal mondo musulmano, in particolare dagli studi di [[al-Khwarizmi]] e [[al-Battani]] per quanto riguarda la matematica, [[Rhazes]] per la medicina, [[Avicenna]] per la medicina e la filosofia, [[al-Kindi]] e [[al-Farabi]] per la filosofia. D'altra parte, l'impatto risultò più debole sulla [[grammatica]] e sulla [[retorica]], sul [[diritto]], sull'[[esegesi]] e, infine, sulla [[teologia]], essendo piuttosto rare le traduzioni di testi religiosi come quelle della [[Bibbia]] o dei [[Padri della chiesa]]. Le traduzioni del [[Corano]] e del [[Talmud]] vennero accompagnate da non poche controversie.<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 82-86}}.</ref>
 
=== Due casi: Italia e Spagna ===
 
In [[Italia]] si assistette a un fiorire di traduzioni dal greco e la [[Sicilia]] fu uno dei centri più importanti in cui si concentrò l'attività, in particolare grazie a due funzionari di corte, [[Enrico Aristippo]] e [[Eugenio di Palermo]]. Nel continente, invece, [[Giacomo da Venezia]] fu autore di numerose traduzioni ma insieme a lui se ne possono ricordare molti altri degni di nota, come [[Burgundio Pisano]], [[Mosè del Brolo]] e [[Leone Toscano]] (che inizialmente lavorò a lungo a [[Bisanzio]]) e altri di cui non si conserva il nome.<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 81-83}}.</ref><ref>{{cita|Verger, 1991|pp. 38-39}}.</ref>
 
In [[Spagna]], dove le traduzioni dall'arabo furono preponderanti, i traduttori furono spesso ebrei convertiti, come l'aragonese [[Pietro Alfonsi]], [[Ugo di Santalla]] e [[Giovanni di Siviglia]], o cristiani come [[Domenico Gundisalvo]] e gli italiani [[Platone da Tivoli]] e [[Gerardo da Cremona]], la cui prolifica produzione fu possibile grazie all'organizzazione di un vero e proprio laboratorio di traduttori; a tali attività contribuirono anche studiosi provenienti da regioni più lontane, fu il caso di [[Roberto di Chester]] o [[Ermanno di Carinzia]].<ref>{{cita|Verger, 1991|p. 39}}.</ref>
 
Inoltre, gli storici del XIX secolo hanno ipotizzato che l'[[arcivescovo]] [[Raimondo di Toledo]] (1125-1152) avesse fondato una scuola di traduzione formale, anche se nessun elemento concreto ha potuto supportare tale teoria, con l'eccezione della dimostrazione che nella "[[Scuola di traduttori di Toledo|Scuola di Toledo]]" vi fossero più traduttori rispetto ad altre regioni. Una delle più importanti imprese di traduzione conosciute fu quella del [[Corano]] (''[[Lex Mahumet pseudoprophete]]'') caldeggiata dall'[[abbazia di Cluny|abate di Cluny]] [[Pietro il Venerabile]], che la commissionò nel 1142 a Roberto di Chester, Ermanno di Carinzia, [[Pietro di Toledo (traduttore)|Pietro di Toledo]], [[Pietro di Poitiers]] e a un musulmano conosciuto solo come "Mohammed".<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 84-85}}.</ref>
 
Vi furono anche dei traduttori itineranti, dunque meno facilmente riconducibili a una precisa regione geografica. Tra questi si ricorda in particolare [[Adelardo di Bath]], uno dei rari traduttori insieme a [[Domenico Gundisalvo]], ad aver veramente portato a termine il proprio lavoro di traduzione dopo aver appreso e assimilato le opere originali. Va infatti sottolineato che generalmente i traduttori erano specializzati esclusivamente in questa attività e non si preoccuparono di studiare realmente la materia prima di iniziare una traduzione.<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 85-86}}.</ref>
 
== Istruzione nel XII secolo ==
=== Crisi delle scuole carolinge e diffidenza della Chiesa ===
 
Una profonda crisi dell'attività di insegnamento, conseguente ai vari mutamenti intercorsi, durante il XII secolo condusse ad un allontanamento dal modello scolastico ereditato dall'epoca carolingia. La Chiesa, impegnata nel suo sforzo riformista, diffidò della cultura classica e del successo ottenuto da alcuni insegnanti.
 
Pertanto andarono a moltiplicarsi i testi avversi agli antichi autori classici. [[Rodolfo il Glabro]] racconta come [[Virgilio]], [[Orazio]] e [[Giovenale]] apparissero a un certo Vilgardus, grammatico [[ravenna]]te, nelle vesti di [[demone|demoni]]. La vita di [[Poppone di Stablo]] mette in relazione l'aspetto simile degli eroi virgiliani, tra cui [[Enea]] e [[Turno]], a un giovane monaco. [[Otlone di Sant'Emmerano]] compose un ''Liber proverbiorum'' (libro di proverbi) con l'intenzione di sostituire i proverbi pagani, come quelli di [[Seneca]], [[Aviano]] o [[Dionisio Catone]], con equivalenti cristiani. Otlone fu anche autore di un preambolo a un trattato teologico contro gli eccessi dei dialettici, accusati di affidarsi più spesso a [[Boezio]] rispetto alla [[Sacra Scrittura]]. [[Pier Damiani]] seguì un ragionamento analogo nonostante si fosse formato nelle [[arti liberali]] e nel [[diritto]] presso le scuole di [[Faenza]] e [[Parma]], arrivando perfino ad annoverare tali discipline tra le cattive materie; egli, inoltre, rifiutò autori quali [[Platone]], [[Pitagora]], [[Nicomaco di Gerasa|Nicomaco]], [[Euclide]] e tutti i retorici, affermando che [[Cristo]] fosse la sua unica grammatica: «che la semplicità del Cristo mi istruisca e possa la vera miseria rustica dei saggi liberarmi dalle catene del dubbio». I maestri, retorici e dialettici, contrastati da tali scritti furono in particolare quelli provenienti delle scuole urbane dove nacquero le [[eresia|eresie]]. L'insegnamento di [[Berengario di Tours]], che intendeva spiegare dialetticamente il [[Transustanziazione|mistero dell'Eucaristia]] negandone la «presenza reale», scosse le scuole occidentali.
 
Di fronte a ciò, a partire dal pontificato di [[papa Leone IX]] la riforma della chiesa mirò a riconquistare il controllo delle scuole, cosa che avvenne soprattutto con il concilio di Roma del 1079 con cui la direzione degli studi venne affidata ai vescovi privilegiando la conoscenza delle Scritture. In questo modo si assistette a una vera e propria frattura tra i monasteri e le scuole: gli [[oblati]] scomparvero e le nuove fondazioni monastiche ([[cluniacensi]], [[cistercensi]], [[Ordine di Grandmont|grandmontini]]) non accettarono più i fanciulli. Anche Cluny inizialmente limitò gli oblati a sei unità, prima di chiedere un'età maggiore ai vent'anni per essere ammessi nel monastero. L'attività monastica si rifocalizzò sulla preghiera abbandonando l'attività di insegnamento che venne lasciata alle scuole urbane.<ref>{{cita|Rapetti, 2013|pp. 77-81, 117-119}}.</ref>
 
=== L'ascesa delle scuole urbane ===
{{Vedi anche|Scuola cattedrale}}
 
Citando le parole di [[Jacques Verger]], nel XII secolo si assistette a una vera e propria "rivoluzione della scuola" riconosciuta già dagli stessi contemporanei.<ref>{{cita|Verger, 1997|p. 87}}.</ref> [[Guiberto di Nogent]], quando nel 1115 racconta della sua giovinezza (quindi degli anni intorno al 1065), evoca la dimensione quantitativa e qualitativa di questa rivoluzione: «Un tempo, e anche ancora nella mia giovinezza, c'erano così pochi maestri che difficilmente si trovava una scuola fuori dalla città e raramente nelle città; e quando se ne trovavano, la loro preparazione era così scarsa che non possiamo nemmeno paragonarla a quella dei giovani chierici erranti di oggi». In primo luogo, la crescita del numero delle strutture scolastiche urbane è stato ampiamente studiato dalla storiografia inerente al rinascimento del XII secolo, deriva da vari cambiamenti già noti: la crescita urbana, una maggiore mobilità, la diversificazione sociale, la rinascita politica, la riforma della Chiesa, il rinnovamento dell'episcopato, il movimento canonico. Si assistette alla moltiplicazione delle [[scuola cattedrale|scuole cattedrali]], a cui si aggiunsero le scuole delle comunità canoniche come quella dell'[[Abbazia di San Vittore (Parigi)|abbazia di San Vittore]] di [[Parigi]] o di [[Abbazia di Saint-Ruf|Saint-Ruf]] in [[Provenza]], nonché alcune scuole private gestite da un insegnante che si faceva pagare per le sue lezioni, grazie alla sua reputazione.<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 87-89}}.</ref>
 
==== Diffusione geografiche delle scuole ====
[[File:Ecoles_XIIe_s_-_2.png|miniatura|Principali scuole nell'Europa del XII secolo]]
 
Non vi è una conoscenza omogenea della diffusione geografica della nascita delle scuole del XII secolo; le manifestazioni di questo fenomeno appaiono maggiormente chiare in alcune regioni, in particolare per quelle del nord della Francia, rispetto ad altre.<ref>{{cita|Verger, 1997|p. 90}}.</ref> Sappiamo che agli inizi del 1200 tra le scuole più rinomate vi fu [[scuola di Laon|quella di Laon]], fondata nel 1089 da [[Anselmo di Laon|Anselmo]], un allievo di [[Anselmo d'Aosta]]. Nato intorno al 1055, Anselmo di Laon raggiunse il successo come maestro grazie ai suoi insegnamenti basati sull'esegesi che attirarono presso di lui molti allievi tra cui [[Guglielmo di Champeaux]], [[Alberico di Reims]], [[Matteo di Albano]] e lo stesso [[Pietro Abelardo]] che si vanterà successivamente di aver superato il maestro nella sua ''Storie delle mie disgrazie''. Alla morte di Anselmo, avvenuta nel 1117, la scuola proseguì sotto la direzione del fratello Raoul. Molti studiosi del tempo resero omaggi ai due fratelli, tra i quali [[Giovanni di Salisbury]] che li descrisse come «due fratelli, luce abbagliante della Gallia, gloria di Laon, il cui ricordo è nella gioia e nella benedizione, che nessuno ha criticato impunemente, e che dispiaceva solo agli eretici o a coloro che erano avvolti in turpitudini vergognose».
 
Anche [[Parigi]] godette di una prestigiosa fama nell'ambiente culturale del tempo, collezionando elogi grazie alle sue numerose scuole, come quella della [[cattedrale di Notre-Dame]], ma anche [[Scuola di San Vittore|quella di San Vittore]], fondata da Guglielmo di Champeaux nel 1108, e da altre private, in particolare quelle sorte sul [[monte di Santa Genoveffa]] e quelle aperte da Abelardo intorno al 1110-1112 e poi nel 1130. Giovanni di Salisbury le frequenta nel 1136 (un anno dopo la morte di [[Enrico I d'Inghilterra]]) e parla di «palazzo peripatetico» (''peripateticum palatinum''), riferendosi ad Abelardo con un gioco di parole (basato sul nome della città natale, [[Le Pallet]], di Abelardo).
 
La terza principale scuola francese fu [[Chartres]], fondata da [[Fulberto di Chartres|Fulberto]] all'inizio dell'XI secolo, crebbe grazie agli sforzi di [[Ivo di Chartres]] (vescovo tra il 1090 e il 1115) e [[Goffredo di Lèves]] (vescovo tra il 1115 e il 1149), che la posero sotto l'autorità di un cancelliere scelto tra i canonici. Secondo lo storico Jacques Le Goff, Chartres fu un «grande centro scientifico del secolo», in particolare grazie a [[Bernardo di Chartres]], la cui vita è conosciuta principalmente attraverso la testimonianza del suo allievo [[Giovanni di Salisbury]]. Dal 1112 Bernardo fu maestro e dal 1124 cancelliere, due anni prima della sua probabile morte. A lui succedette [[Gilberto Porretano]] (1126-1140) e a sua volta [[Teodorico di Chartres]] lo sostituì come cancelliere nel 1141, carica che antenne fino alla sua morte avvenuta intorno al 1150. Questi tre letterati instillarono nella scuola di Chartres il suo spirito particolare.<ref>{{cita|Gilson, 2011|p. 295-301, 306-307, 312}}.</ref><ref>{{cita|Reale e Antiseri, 2009|pp. 326-329}}.</ref><ref>{{cita|Abbagnano e Fornero, 1996|p. 590}}.</ref><ref>{{Treccani|scuola-di-chartre|Scuola di Chartres}}</ref><ref>{{cita|Vanni Rovighi, 2006|pp. 52-54}}.</ref>
 
[[File:Yves de Chartres.jpg|miniatura|sinistra|[[Ivo di Chartres]] in una [[miniatura]] dell'XI secolo]]
 
Si conoscono altre scuole minori presenti in Francia centrale a ovest di [[Orléans]], dove probabilmente insegnarono [[Ugo Primate]], [[Arnoldo di Saint-Euverte]] e [[Bernardo di Meung]], che insegnò l'''[[Ars dictandi]]''. Ad [[Angers]] sappiamo che vi insegnarono [[Marbodo di Rennes]] e [[Ulgero di Angers|Ulgero]], a [[Tours]] insegnò [[Berengario di Tours]] e [[Baudri de Bourgueil]] a cui si unì [[Bernardo Silvestre]], a [[Poitiers]] vi furono Arnoldo e [[Pietro Elia]], a [[Le Mans]] [[Ildeberto di Lavardin]] e il suo discepolo Guy d'Étampes, nel nord a [[Reims]] [[Bruno di Colonia]] insegnò lì prima di fondare la [[Grande Chartreuse]] così come [[Goffredo di Reims]] e [[Alberico di Reims]]. Ulteriori scuole nacquero a [[Cambrai]], [[Valenciennes]], [[Arras]], [[Tournai]] e, infine, a [[Auxerre]]. Il movimento si diffuse successivamente anche verso l'Impero: [[Liegi]], [[Colonia (Germania)|Colonia]], [[Treviri]], [[Magonza]], [[Spira (Germania)|Spira]] (un maestro, tale Andrea, viene citato in un documento del 1182) e anche in [[Franconia]] e in [[Sassonia]] ([[Bamberga]] e [[Hildesheim]]).
 
L'Italia, soprattutto al nord, è famosa per le sue scuole di diritto che attirano studenti provenienti anche da molto lontano. La più celebre fu, senza dubbio, la [[scuola bolognese dei glossatori]], che ebbe origine dall'attività di [[Irnerio]] dell'inizio del XII secolo e da quella, ancora precedente di un certo [[Pepo]] che insegnò nella seconda metà del secolo precedente. Altre importanti scuole proliferarono a [[Milano]], a [[Piacenza]], a [[Pavia]] e a [[Modena]]. Nell'Italia meridionale, la scuola di [[Salerno]] poté beneficiare della traduzioni dal greco e dall'arabo, affermandosi come il principale centro per l'insegnamento della [[medicina]] in Occidente. Queste scuole influenzarono la [[Provenza]], la [[Linguadoca (provincia)|Linguadoca]] e persino la [[Catalogna]]: si hanno, infatti, testimonianze di lezioni di diritto ad [[Arles]] e ad [[Avignone]], di medicina a [[Montpellier]]. Alcune scuole, infine, nacquero anche in [[Aquitania]] ([[Saintes]], [[Angoulême]], [[Limoges]], [[Bourges]], [[Bordeaux]]) e nel nord della [[Spagna]] ([[Braga]], [[Coimbra]], [[Lisbona]] e [[Palencia]], dove alla fine del secolo studiò [[Domenico di Guzmán]].
 
In [[Inghilterra]], infine, le principali scuole conosciute furono a [[Oxford]], dove insegnò [[Teobaldo di Etampes]] e, alla fine del secolo, [[Alexander Neckam]] e [[Giraldo Cambrense]], così come a [[Exeter]], dove si poterono assistere alle lezioni di [[Robert Pullen]] e a [[Northampton]] dove fu maestro [[Goffredo di Vinsauf]].
 
=== I protagonisti ===
==== Insegnanti ====
[[File:Policraticon de Jean de Salisbury - BSG Ms1145 f3r (Jean de Salisbury enseignant).jpeg|miniatura|verticale|[[Giovanni di Salisbury]] insegna filosofia]]
 
Numerose fonti permettono di avere una comprensione di massima dell'organizzazione delle scuole urbane, tuttavia alcuni aspetti del loro funzionamento rimangono sconosciuti. La cattedrale e le scuole canoniche erano poste sotto l'autorità del [[vescovo]] o dell'[[abate]], rappresentato da un dignitario del capitolo, lo ''scolasticus'', assistito da altri maestri. Alla fine del XII secolo il papato dette inizio a una prima organizzazione attraverso l'introduzione della ''[[licentia docendi]]'', un'autorizzazione a insegnare concessa dal vescovo o da un suo rappresentante, a chiunque desiderasse intraprendere tale attività. Il [[Concilio Lateranense III]] generalizzò questo sistema nel 1179 questo sistema, il cui effetto reale dovette tuttavia risultare modesto poiché non si applicava all'insegnamento del diritto e della medicina. Le scuole del XII secolo non mostrano alcun sistema di gradi: sembra che i vari titoli che andavano a diffondersi (''magister'', ''doctor'',...) non richiedessero alcun requisito o formalità specifica (durata degli studi, conoscenze richieste, età minima, esami standardizzati): per queste pratiche si dovette attendere allo sviluppo delle [[università medievali]] nel secolo successivo.<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 91-92}}.</ref>
 
L'affermazione del maestro come un'autorità riconosciuta e come posizione sociale distinta fu comunque uno dei caratteri del rinascimento del XII secolo. In particolare, da questo momento in avanti, chi praticava l'insegnamento iniziò a guadagnarsi da vivere grazie a tale attività, come ben testimoniarono [[Giovanni da Salisbury]] o [[Pietro Abelardo]] con quest'ultimo che descrisse come la povertà lo aveva portato a passare «dal lavoro manuale alla professione linguistica» con gli allievi che provvedevano ai suoi bisogni. Lo stesso Abelardo ammise anche di aver creato la sua scuola «per guadagnare denaro» (''ad lucrandam pecuniam''). Come in ogni gruppo sociale, i conflitti furono frequenti (si ricorda, ad esempio, quelli intercorsi tra Abelardo e [[Guglielmo di Champeaux]]), ma la consapevolezza del loro ruolo si rifletté sull'ideazione di una figura del "scolastico". Anche Giovanni di Salisbury non esitò a criticare alcuni colleghi, accusando un certo Sertorio di rispondere solo al richiamo del guadagno. Citando le Scritture, [[Guglielmo di Conches]] accusa la consuetudine di maestri eccessivamente indulgenti: «Ci viene infatti ripetutamente detto: verrà il tempo in cui gli uomini non sopporteranno più la sana dottrina, ma secondo le loro passioni e le loro orecchie pruriginose, si daranno molti padroni. Quale libertà di mantenere gli studi è davvero possibile sperare, quando conosciamo insegnanti che adulano i loro studenti, discepoli che giudicano i loro insegnanti e li costringono a parlare e tacere? Vediamo i padroni paurosi, con voci carezzevoli e sorrisi; e se vuole mantenere l'appropriata severità, il padrone è fuggito dai cortigiani come se avesse perso il senno, ed è qualificato come crudele e disumano». Nonostante tutto ciò, i maestri ebbero durante il XII secolo una vera e propria promozione sociale che li portò a essere riconosciuti come una élite da parte della Chiesa: [[Robert Pullen]] divenne cardinale, [[Robèrto di Melun]] vescovo di [[Hereford]], [[Gilbert de la Porrée]] vescovo di [[Poitiers]], [[Pietro Lombardo (teologo)|Pietro Lombardo]] vescovo di [[Parigi]], Giovanni da Salisbury vescovo di [[Chartres]]. Degli undici maestri d'arte individuati a Parigi tra il 1179 e il 1215, quattro divennero cardinali, vescovi o abati; su ventiquattro maestri in teologia, nove.<ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 96-97}}.</ref>
 
==== Studenti ====
[[File:CarminaBurana wheel.jpg|miniatura|sinistra|verticale|Una pagina [[miniatura|miniata]] dei ''[[Carmina Burana]]'' un esempio di produzione [[goliardia|goliardica]]]]
 
Gli studenti facevano parte dello stesso mondo dei maestri, anche se per i primi alcune difficoltà potevano assumere un significato maggiormente preoccupante, come quelle relative al fabbisogno di denaro o del reperimento di una alloggio. Solo alla fine del secolo iniziarono a comparire in Francia i primi collegi per studenti indigenti. La mancanza di sufficiente denaro spinse spesso alcuni studenti ad abbreviare il proprio ciclo di studi e, di conseguenze, ai maestri di insegnare più velocemente, una tendenza negativa denunciata da Giovanni di Salisbury nel ''Metalogicon''. Al contrario, Giovanni critica anche gli ''Academici'' che dedicavano tutta la loro vita alla dialettica: «così diventano vecchi con giochi infantili, scrutano ogni sillaba e anche ogni lettera di tutto ciò che è stato detto o scritto, dubitano di tutto, si chiedono sempre, ma non riescono mai a sapere niente». Altri studenti, infine, diventarono erranti (i ''[[clerici vagantes]]'') e provocatori, come i celebri, tanto quanto misterioso, [[Goliardia|goliardi]] di cui si conoscono canti, parodie liturgiche (''[[Carmina Burana]]'') e poesie provocatorie.
 
Tuttavia, bisogna rilevare che molti altri studenti si applicarono seriamente nella loro formazione, similmente al ritratto ideale proposto da Ugo di San Vittore:
 
{{quote|Il bravo studente deve essere umile e gentile, del tutto estraneo alle vane preoccupazioni e alle seduzioni del piacere, attento e vigile; che gli piace essere l'allievo di tutti, non assume mai la sua conoscenza, fugge come veleno gli autori di dottrine perverse, impara a trattare un argomento in profondità prima di giudicarlo, impara e cerca anche di non apparire studioso, ma essere, sceglie dopo averle comprese le parole dei saggi e si applica a guardarle come in uno specchio.E se per caso non riesce ad addentrarsi in qualche oscuro passaggio, non per tutto ciò che scoppia in disprezzo, con il pretesto che nulla può essere buono che lui stesso non possa capire. Tale è l'umiltà della disciplina intellettuale.}}
 
L'appartenenza di molti ex studenti alle ''elite'' sociali e intellettuali fu una realtà simbolicamente dimostrata dagli ultimi due papi del XII secolo: [[Celestino III]] (1191-1198) e [[Innocenzo III]] (1198-1216), entrambi in passato studenti delle scuole teologiche di Parigi, senza dimenticare che in esse si formarono anche diverse personalità dell'amministrazione della curia romana.
 
=== Le discipline ===
I tre principali trattati teorici, il ''Didascalicon'' di [[Ugo di San Vittore]] (scritto tra il 1130 e il 1140), l'''Heptateuchon'' di [[Teodorico di Chartres]] (intorno al 1140) e il ''Metalogicon'' di Giovanni di Salisbury (completato nel 1159), sono le fonti più preziose per conoscere i programmi degli insegnamenti del tempo, sebbene la portata concreta di alcuni aspetti debba essere messa nella giusta prospettiva.
 
==== Le arti liberali ====
Le sette [[arti liberali]] rimasero l'istruzione di base e non sorprende vederle presentate con cura dai trattati, in particolare nell'''Heptateucon''.
 
===== Il ''trivio'' =====
{{Vedi anche|Trivio}}
[[File:Priscianus della Robbia OPA Florence.jpg|thumb|''[[Prisciano]] o la Grammatica'', formella del [[Campanile di Giotto]], [[Luca della Robbia]]. La grammatica era una delle materie del ''[[trivio]]'']]
 
Giovanni di Salisbury insiste specificamente sulla necessità di insegnare la [[grammatica]], alla quale dedicò lunghe dissertazioni, vedendo in essa «l'infermiera di tutta la filosofia e l'infermiera di tutti gli studi letterati»<ref>''Metalogicon'', Libro I. capitolo 13.</ref> Le opere utilizzate nello studio rimasero quelle di [[Elio Donato]], [[Prisciano di Cesarea]], [[Servio Mario Onorato]] oltre a quelle di vari autori classici come [[Svetonio]], [[Cicerone]], [[Seneca]], [[Orazio]], [[Giovenale]], [[Ovidio]] utilizzati come esempi, soprattutto grazie ai ''[[florilegium]]'' come l{{'}}''Ars lectoria'' di [[Americo di Gatino]] della fine dell'XI secolo o l{{'}}''Accessus ad auctores'' di [[Corrado di Hirschau]].
 
Le altre due arti del [[trivio]] vennero interessate da una duplice evoluzione. In primo luogo, nel corso del secolo, si sviluppò in modo particolare l'insegnamento della [[logica]], sempre più direttamente legata alla grammatica. Questo fenomeno derivò in particolare dal "[[platonismo grammaticale]]"<ref>L'espressione è di Jean Jolivet, "Quelques cas de «Platonisme grammatical» du VII au XII siècle", in ''Mélanges offerts à René Crozet'', Société d’Etudes Médiévales, Poiters, 1966, pp. 93-99.</ref> di cui [[Bernardo di Chartres]] e i maestri di [[Chartres]] furono i più importanti rappresentanti.
 
Nell{{'}}''Heptateucon'' di [[Teodorico di Chartres]], la dialettica venne considerata come una disciplina in grado di dare risalto alla retorica nel trivio e Abelardo la indicò come il metodo essenziale nella lettura di tutti i testi, in particolare nel suo ''[[Sic et non]]'' in cui cercò di risolvere con atteggiamento critico le opposizioni tra i [[Padri della Chiesa]]. La filosofia [[Scolastica (filosofia)|scolastica]], nata nel XIII secolo, aderì a questo nuovo atteggiamento conferendo alla ''[[Lectio (storia medievale)|lectio]]'' una prosecuzione critica, la futura ''[[disputa]]''. A tal proposito possiamo già vedere Bernardo di Chartres che indirizzò le sue lezioni in tal senso, almeno se dobbiamo credere alla descrizione riportata da Giovanni di Salisbury:
 
{{quote|Poiché tra tutti gli esercizi di istruzione, niente è più utile che familiarizzare con ciò che deve essere fatto con l'arte, gli studenti [di Bernardo] scrivevano ogni giorno poesie e prosa, e cercano tra loro di discutere. Perché nessun esercizio è più utile all'eloquenza, è più favorevole a un rapido apprendimento e non prepara meglio alla vita, almeno se la carità la governa con cura, se il progresso delle lettere è al servizio di umiltà.|''Metalogicon'', Libro I, capitolo 24}}
 
La seconda evoluzione si incentrò nella trasformazione della retorica in ''[[ars dictandi]]'', iniziata alla fine dell'XI secolo a seguito dei trattati di [[Alberico di Montecassino]] (''Ars dictandi'', ''Libri rhetorici'') e sviluppata successivamente a [[Bologna]] da [[Adalberto di Samaria]] (''Precepta dictaminum'', intorno al 1115), e poi ancora a [[Orléans]]. Altri trattati comparabili furono il ''Libellus de arte dictandi'' (attribuito, ma senza certezza, a [[Pierre de Blois]]). L'''ars dictaminis'' spostò così la retorica verso l'apprendimento della scrittura di attiamministrativi e l'importanza dell'Italia in questo movimento fu correlata all'insegnamento del diritto.
 
===== Il ''quadrivio'' =====
{{Vedi anche|Quadrivio}}
[[File:Dragmaticon.jpg|thumb|sinistra|verticale|Frontespizio del ''Dragmaticon''. In alto: la [[Filosofia]] a colloquio con [[Platone]]; in basso: [[Goffredo V d'Angiò]] con [[Guglielmo di Conches]]. [[Biblioteca]] della [[Fondazione Martin Bodmer]]]]
 
Nel XII secolo il ''[[quadrivio]]'' attraversò un periodo caratterizzato da una nuova dinamica, una situazione testimoniata da [[Ugo di San Vittore]]:
 
{{quote|Disegnavo per terra con il nero carbone e avevo davanti un modello, ho dimostrato con evidenza la differenza che c'era tra l'angolo ottuso, l'angolo retto e l'angolo acuto. Una figura equilatera a quattro lati con due lati moltiplicati tra loro riempie la stessa area di un quadrato? Questo è ciò che ho imparato esaminando le due figure. Spesso, osservatore notturno del cielo, passavo la notte all'aperto durante l'inverno, a fare la guardia. Spesso suonavo uno strumento con le corde aritmeticamente tese sulla tastiera che mi facevano sentire le differenze tra i suoni nell'orecchio mentre assaporavo la dolcezza della melodia.|''Didascalicon'', Libro III, capitolo 3.}}
 
Questa fervida curiosità fu sostenuta anche dall'aristocrazia laica, come dimostra ad esempio ii programma di astronomia contenuto nel [[Libro de' sette savi]], i trattati composti in [[lingua volgare]] da [[Filippo di Thaon]] per la moglie di [[Enrico I d'Inghilterra]] [[Adeliza di Lovanio]], e il ''Dragmaticon'' di [[Guglielmo di Conches]] composto sotto forma di dialogo tra l'autore stesso e il [[duca di Normandia]] [[Goffredo V d'Angiò]].
 
I maestri di Chartres svolsero un ruolo particolare in questo movimento scientifico, basandosi principalmente sul ''[[Timeo (dialogo)|Timeo]]'' (l'unico testo [[Platone|platonico]] ben noto) e sui testi [[neoplatonismo|neoplatonici]] della fine dell'antichità ([[Ambrogio Teodosio Macrobio]], [[Marziano Capella]], [[Boezio]]). Guglielmo di Conches, che fu un allievo di [[Bernardo di Chartres]], attaccò nella prefazione del ''De filosofia mundi'' coloro che omettono l'insegnamento scientifico sostenendo che la conoscenza della natura è necessaria per ciò che [[Jacques Le Goff]] chiama lo "spirito di Chartres". Teodorico di Chartres menziona nell'''Heptateucon'' le traduzioni dei trattati di [[Gaio Giulio Igino]] e [[Claudio Tolomeo]] (''[[Almagesto]]'') come le principali fonti scientifiche.
 
Ma soprattutto dobbiamo tener conto dell'impatto delle traduzioni dal greco e dall'arabo, che permisero di importare nell'Europa occidentale testi scientifici, soprattutto di [[astronomia]], di primaria importanza. Anche la pressione portatata di questa novità (e della rinascita dell'[[aristotelismo]]) sembra aver avuto un ruolo fondamentale nel declino della scuola platonica di Chartres. Possiamo anche citare, fuori Chartres, [[Adelardo di Bath]], uno dei principali pensatori politici dell'epoca grazie alle sue ''[[Naturales quaestiones]]''. Lo stesso Adelardo fu un importante traduttore.
 
[[File:Perotin - Alleluia nativitas.jpg|thumb|verticale|Una pagina della [[partitura]] di ''Alleluia nativitas'' di [[Pérotin]]]]
 
Infine la [[musica]], la quarta arte del ''quadrivio'', rimase essenzialmente basata sui lavori di [[Severino Boezio]] (con alcuni contributi più recenti come quelli proposti da [[Guido d'Arezzo]]) ma andò incontro ad un deciso progresso nei monasteri e nelle scuole cattedrali come pratica artistica autonoma e non più come disciplina teorica compresa nell'apprendimento aritmetico. Vediamo così una successione di diversi maestri parigini grazie ai quali si sviluppò la [[polifonia]]: [[Albertus Parisiensis]] poi [[Léonin]] e [[Pérotin]].
 
==== Teologia ====
 
Nonostante la crescente autonomia della [[dialettica]], la scienza religiosa, vale a dire, almeno in questo momento, lo studio dei testi sacri in particolare, rimase l'unico sbocco normale per lo studio delle arti liberali. Abelardo, la cui opera logica è la più nota, asserisce nella sua ''Introductio ad theologiam'' (o ''Theologia scholarium''): «Se è lecito ai fedeli leggere i trattati sulle arti liberali e i libri dei [[gentili]], è così che conoscendo i generi della frase e del discorso, e le modalità di argomentazione, o le cose della natura, siamo in grado di raggiungere e comprendere la comprensione delle Sacre Scritture, e tutto ciò che riguarda la difesa e il contributo alla verità».
 
===== Esegesi =====
[[File:Petrus_Lombardus.jpg|miniatura|sinistra|[[Pietro Lombardo (teologo)|Pietro Lombardo]] rappresentato in una [[miniatura]] a decorazione di una ''littera notabilior'' di un [[manoscritto]]]]
 
Le scuole teologiche del XII secolo si focalizzavano sull'[[esegesi]]; Parigi fu il centro degli studi biblici il che spiega il sentimento di santità talvolta lodato in alcune descrizioni della città. Lo studio della pagina sacra si basa su quattro strumenti: la [[storia]], l'[[allegoria]], la [[morale]] e l'[[anagogia]]. Una descrizione di tale approccio lo si può vedere in [[Pietro Cantore]]: «Gerusalemme, in senso storico, è una città; secondo l'allegoria, è la Chiesa; in senso tropologico, è l'anima che aspira alle cose celesti; secondo l'anagogia, è la vita degli esseri celesti che vedono Dio, il suo volto svelato. Questi quattro sensi sono i piedi della tavola del santuari». La scuola di Ugo di San Vittore fu in particolare un importante centro di studio biblico, Ugo concepì i suoi testi in questa prospettiva: il ''Didascalicon'' fu propedeutico a questo studio, svolto poi nel ''De sacramentis'':
 
{{quote|Poiché ho già scritto un primo volume, un riassunto della prima scienza della parola santa, che consiste in una lettura storica, ho ora preparato questa introduzione alla seconda scienza (che è l'allegoria). La conoscenza di questo sulla fede deve rafforzare l'anima nelle sue fondamenta, affinché tutte le pietre che le si aggiungeranno leggendo e ascoltando rimangano incrollabili. Per questo ho composto questa breve somma in un'unica serie, in modo che l'anima possa trovare solo certezze, a cui può attaccarsi e conformarsi, e che non si lasci trascinare. senza ordine o direzione attraverso i diversi volumi delle Scritture e le deviazioni delle letture.|''De sacramentis'', Prologo al Primo Libro}}
 
Il lavoro di Ugo continuò nel ''Liber exceptiorum'' di Riccardo di San Vittore, con [[Andrea di San Vittore]] e, naturalmente, con [[Pietro Lombardo (teologo)|Pietro Lombardo]], formatosi egli stesso a San Vittore e poi nella scuola di Notre-Dame e che, come [[Anselmo di Laon]], raggruppò le [[glossa|glosse]] in frasi adunate in quattro libri cronologici (I° la Divinità, II° la Creazione, III° l'Incarnazione e la Redenzione, IV° i sette sacramenti). I maestri parigini dell'esegesi della fine del secolo furono [[Pietro Comestore]], che si limitò alla lettura storica nella sua ''Historia scolastica'', il già citato Pietro Cantore che insegnò dal 1171 e il suo discepolo [[Stephen Langton]] maestro dal 1180.
 
=== Nuove discipline: diritto e medicina ===
[[File:Glosadores1.jpg|miniatura|[[Glossa]]tori. La [[scuola bolognese dei glossatori]] fu fondamentale per la riscoperta del ''[[corpus iuris civilis]]'' e per l'affermazione dell'insegnamento del [[diritto]]]]
 
L'ascesa dell'insegnamento delle discipline del [[diritto]] e della [[medicina]] avvenne in Italia; la penisola beneficiava, riguardo alla formazione giuridica, dell'eredità di [[Ravenna]] che andò ad essere riscoperta a [[Bologna]], mentre le traduzioni dal greco e dall'arabo realizzate in Sicilia furono fondamentali perché si affermasse, in particolare a [[Salerno]], la medicina. Queste discipline, tuttavia, ancora non riscossero una sufficiente considerazione a causa della loro indole secolare lontana dalla Chiesa la quale tentò di vietarne lo studio ai chierici.
 
Conosciamo i nomi dei grandi maestri della scuola bolognese, come [[Ugo da Bologna]], autore del ''Rationes dictandi prosaice'', o [[Adalberto di Samaria]] autore del ''Precepta dictaminum''; questi due trattati di retorica di inizio secolo testimoniano il metodo utilizzato dai giuristi: come i dialettici, anche per loro fu attraverso la [[glossa]] che analizzarono i testi risolvendone le contraddizioni. Ma la base di formazione giuridica rinnovata si dovette soprattutto al decreto di [[Ivo di Chartres]] (fine dell'XI secolo e il famoso ''[[Decretum]]'' di [[Graziano]]. Bologna fu protagonista grazie alla sua [[Scuola bolognese dei glossatori|scuola di glossatori]] e ai suoi giuristi più celebri come [[Martino Gosia]], [[Bulgaro (glossatore)|Bulgaro]], [[Piacentino (glossatore)|Piacentino]] e [[Alberico di Porta Ravegnana]], con tutta la loro produzione legale. Si ritiene che l'insegnamento del diritto giunse a Parigi da Bologna a seguito di un certo Albéric du Mont intorno al 1160. Ancora più a nord, [[Stefano di Tournai]], egli stesso un eminente commentatore del ''Decretum'', si lamentò con [[Innocenzo III]] per l'abuso dei nuovi testi (in particolare i ''[[decretali]]'') letti nelle scuole e poi venduti nella sua città.
 
Nelle scuole di medicina a Salerno, la principale fonte utilizzata fu un corpo di testi greci e arabi successivamente chiamato ''[[Articella]]''. Un'altra celebre scuola medica, quella di Montpellier, fu attiva principalmente dalla metà del secolo. L'insegnamento era diviso in due rami, uno teorico e l'altro pratico, con quest'ultimo che vide alla fine del secolo molti progressi grazie a diversi lavori. Tuttavia, gli studi medici godettero di scarsa considerazione tra gli studiosi, come si rileva nell'opinione che Giovanni di Salisbury manifesta nei confronti di questi falsi studiosi che popolano le corti in cerca di ricchezze:
 
{{quote|Alcuni, notando il proprio fallimento nella filosofia, riescono a Salerno o a Montpellier, entrando sotto la protezione dei medici, e questi che erano filosofi riescono ad emergere nelle vicissitudini mediche. Ma compiono studi falsi, conclusi frettolosamente, mettono in pratica troppo in fretta ciò che è stato loro insegnato. Citano [[Ippocrate di Coo|Ippocrate]] e [[Galeno]], e quello che dicono non ha senso: riducono tutto ai loro aforismi, lo spirito umano oltre che il soffio del tuono, li rovinano con il loro incredibile gergo.[...] Se il malato si riprende, ciò viene attribuito alle cure del medico, se muore, quest'ultimo invoca che lo aveva già annunciato ai parenti.|''Metalogicon'', Libro I, Capitolo IV}}
 
=== Metodi e strumenti di lavoro ===
 
Non vanno infine trascurate le questioni dell'organizzazione quotidiana e materiale delle scuole, riportate da alcune fonti come lo scolaro di Angers, [[Marbodo di Rennes]], nella sua poesia ''Institutio pueri discipuli'', in cui descrisse una ordinaria giornata: ''lectio'' fino alla quarta ora, poi pasto, riposo, ricreazione, ''meditatio'' (esercizio) registrata su tavolette, poi una nuova ''lectio'' prima di cena. Ugo di San Vittore descrisse anche una classe in cui si mescolavano età diverse, ciascuna impegnata in attività diverse: lettura, memorizzazione, scrittura, discussione, aritmetica, musica, astronomia e anatomia. Per [[Bernardo di Chartres]] era usuale tenere due lezioni quotidiane, al termine delle quali venivano frustati gli studenti peggiori. Infine, le ''Quaestiones'', attribuite a [[Oddone di Soissons]], mostrano anche due lezioni successive: prima una dimostrazione del maestro in cui veniva analizzato il testo e risolti gli aspetti più difficili, poi le domande degli studenti e il dialogo seguente.
 
Dal punto di vista materiale, le fonti riportano che gli strumenti a disposizione del maestro e dell'allievo furono, come nei secoli precedenti, soprattutto la tavoletta di cera e lo [[Stilo (strumento)|stilo]]. Si pose il problema della scrittura su [[pergamena]]: alcuni studenti adottarono infatti quaderni, ma sembra che fossero solamente una minoranza. Gli studenti dovettero anche fare una scelta tra i diversi libri a disposizione, che furono sempre di più. Infine, l'apprendimento meccanico fu reso più semplice mettendo tutte le materie in versi (storia, calcolo, grammatica, Bibbia), "''versus memoriales''" per facilitarne la recitazione e la memorizzazione. Possiamo in particolare citare il compendio versificato del maestro [[Roger Vacarius]], a [[Oxford]], e soprannominato ''liber pauperum'', il libro dei poveri studenti.
 
== Il pensiero ==
 
L'attitudine dei letterati del XII secolo e il loro pensiero, è stato a volte confrontato con quello degli [[umanesimo|umanisti]] [[Rinascimento|rinascimentali]] del [[XVI secolo]], in particolare da [[Jacques Le Goff]]. [[Jacques Verger]], da parte sua, ha sottolineato come la rinascita intellettuale abbia riunito i suoi protagonisti attorno a ideali culturali, paragonabili agli ideali della [[riforma dell'XI secolo|riforma della Chiesa]].<ref name=Verger105-109>{{cita|Verger, 1997|pp. 105-109}}.</ref>
 
=== L'antico patrimonio ===
 
La prima manifestazione della "''renovatio''" del XII secolo, fu la riscoperta dei testi antichi, riscontrabile in tutti gli insegnamenti del tempo, e fornì ispirazione a molte opere letterarie, come le poesie elegiache di [[Baudri de Bourgueil]] (che si considerava discepolo di [[Publio Ovidio Nasone]]) e di [[Ildeberto di Lavardin]], o i poemi epici che riscossero ampio successo, sia che si trattasse di riscritture di testi antichi (''[[Roman de Thèbes]]'', 1152; ''[[Roman de Troie]]'', 1165 circa) che di nuove creazioni, come l'''Alexandreis'' di [[Gualtiero di Châtillon]]. Si osserva anche come i più grandi studiosi dettero ai loro testi titoli dal suono greco (''Metalogicon'', ''Didascalicon''), molto di più di un omaggio o di un'imitazione ma più un vero rinnovamento senza che vi fosse, per altro, l'idea di una rottura tra la tarda antichità e l'epoca contemporanea.
 
La certezza di un ritorno alla cultura latina non fu mai, quindi, perso: «Non si trattava quindi di resuscitare questo passato, ma semplicemente di ringiovanirlo, di riportarlo alla sua originaria freschezza (''renovare'') contro le forze di morte e distruzione scatenate dall'ignoranza e dal peccato». [[Chartres]] fu certamente uno dei centri più attivi di questa vivacità intellettuale.<ref name=Verger105-109/>
 
=== Lo "spirito" di Chartres ===
{{Vedi anche|Scuola di Chartres}}
 
Nella [[scuola di Chartres]] fiorì un pensiero innovativo, alimentato dalla riscoperta del [[platonismo]], che contribuì ad affermare la ricchezza dello "spirito di Chartres", come ha asserito lo storico Jacques Le Goff. Tale spirito derivò direttamente dal rigore grammaticale e dalla curiosità scientifica dell'insegnamento di [[Bernardo di Chartres]], basato sugli studi antichi e le cui osservazioni su questo argomento, riportate da Giovanni da Salisbury, diventarono tra le più famose sulla storia intellettuale:
 
{{quote|Siamo come nani appollaiati sulle spalle dei giganti, quindi possiamo vedere meglio e più lontano di loro, non perché la nostra vista è più nitida o la nostra altezza più alta, ma perché siamo sollevati in aria e trasportati dalla loro gigantesca altezza.|''Metalogicon'', Libro III, capitolo 4}}
 
=== L'individuo e il "risveglio della coscienza" ===
[[File:Hildegard von Bingen Liber Divinorum Operum.jpg|thumb|sinistra|L'uomo-microcosmo dal ''[[Liber divinorum operum]]'' di [[Ildegarda di Bingen]].]]
 
Talvolta, gli storici, hanno parlato di "[[umanesimo]] del XII secolo", in quanto si è osservato come il pensiero del tempo metteva spesso al centro l'[[uomo]], l'individuo, rafforzano l'idea di un "risveglio della coscienza". Per molti autori, tra cui il [[teologo]] [[Marie-Dominique Chenu]], questa "scoperta dell'individuo" fu anche una scoperta di una «autocoscienza e di una percezione dell'individualità».
 
Padre Chenu cita come esempio la controversia che scaturì dal trattato ''[[Cur Deus homo]]'' di [[Anselmo d'Aosta]] sulla redenzione, in cui viene affrontato, almeno indirettamente, il ruolo dell'uomo nella creazione; contraddicendo la tradizione [[Gregorio di Nissa|gregoriana]], Anselmo respinse l'idea che l'uomo sia stato creato solo per caso, per sostituire gli angeli caduti, ma, al contrario, l'uomo è l'apice della creazione. Molti pensatori del XII secolo ripresero questa tesi, tra cui il discepolo di Anselmo, [[Onorio Augustodunense]], che lo ribadì affidandosi al metodo dialettico: «L'autorità della scrittura proclama l'ovvio, e la ragione chiaroveggente lo dimostra: se tutti gli angeli fossero rimasti in cielo, l'uomo sarebbe stato creato lo stesso con tutta la sua posterità. Perché questo mondo è stato creato per l'uomo, cioè il cielo e la terra, e tutto ciò che l'universo contiene».
 
Questa nuova soggettività, indubbiamente stimolata dai mutamenti sociali e dall'aumento delle diverse forme di mobilità, si riflette anche nella moltiplicazione di testi biografici (le ''vite'' dei santi) e autobiografici (soprattutto nella ''Historia calamitatum'' di Abelardo, o come nei ricordi sparsi da Giovanni di Salisbury raccolti nel ''Metalogicon''). Ne fu il segno anche il sorgere della riflessione sui temi dell'amicizia e dell'amore, sia nella lettura diffusa del ''De amicitia'' di [[Cicerone]] o nella particolare rilevanza data alla storia di Eloisa e Abelardo.<ref name=Verger105-109/>
 
Anche l'ascesa della scienza medica partecipò a questo movimento, sia attraverso traduzioni greche e arabe, che attraverso nuovi trattati anatomici e [[fisiologia|fisiologici]], in particolare le ''Quaestiones naturales'' di [[Adelardo di Bath]]. Altri studiosi furono legati all'immagine dell'uomo-microcosmo, riflesso dell'universo e in armonia con esso, come nelle opere di [[Bernardo Silvestre]], [[Alano di Lilla]], [[Onorio Augustodunense]], o in quelle illustrate di [[Ildegarda di Bingen]], tinte di misticismo. L'''[[Anticlaudianus]]'' di Alano di Lilla mostra anche un'altra ambizione: la Natura interviene con Dio, con l'aiuto della Prudenza e della Ragione, per ristabilire un mondo di armonia da cui può nascere l'uomo buono e perfetto. La padronanza dell'universo e della teologia come scienze al servizio di una filosofia ottimistica, caratterizza soprattutto Alano di Lilla, erede del naturalismo di Chartres, figura peculiare del passaggio tra la rinascita del XII secolo e le prime [[università medievale|università medievali]].<ref name=Verger105-109/>
 
=== Prime dispute teologiche ===
[[File:Xanten verbruederung kamp.jpg|miniatura|[[Bernardo da Chiaravalle]]. Le sue dispute con [[Pietro Abelardo]] furono uno dei tratti caratteristici di questo secolo]]
 
Sebbene il XII secolo fosse ancora ben lontano da conoscere le stesse dispute che invece caratterizzarono le [[università medievali]] del secolo successivo, le scuole di teologia scolastica dettero vita alle prime polemiche, di cui è esempio il trattato ''[[Cur Deus homo]]''.
 
Si può in particolare citare la "[[disputa sugli universali]]" che contrappose i realisti ai [[Nominalismo|nominalisti]] rappresentati da [[Pietro Abelardo]]. Fu proprio quest'ultimo il primo a criticare la posizione di [[Guglielmo di Champeaux]] che partendo da una lettura platonica dell'''[[Isagoge]]'' di [[Porfirio]] sostenne l'idea secondo che gli ''universalia'' (cioè i predicati universali, parole che designano ad esempio un genere o una specie come "uomo" o "animale") sono cose (''res'', da cui il qualificatore di realista) "universali" paragonabili alle ''[[Eidos]]'' (Forme) di [[Platone]] (e che quindi si riferiscono a una realtà, un uomo o un animale universale esistente in ciascuno degli uomini e degli animali singolari). I nominalisti, come [[Roscellino di Compiègne]] (maestro di Abelardo) sostennero la tesi opposta: gli universali sono sostantivi, semplici "suoni vocali" (''voces''). Abelardo contribuì a rendere tale disputa esegetica più profonda, estendendola al terreno logico e filosofico pur rimanendo nel campo del nominalismo. Tale controversia venne ripresa molto più tardi e sviluppata da [[Guglielmo di Ockham]].<ref>{{treccani|questione-degli-universali_%28Enciclopedia-Italiana%29/|Questione degli universali}}</ref>
 
Un altro esempio clamoroso coinvolse nuovamente Abelardo, questa volta in polemica con una delle menti più brillanti del secolo, ma anche totalmente estraneo al movimento scolastico urbano: [[San Bernardo di Chiaravalle]]. Infatti, intorno, al 1120, Abelardo si occupò di spiegare, usando la dialettica, un mistero fondamentale della cristianità: la [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]]. Accusato di voler rendere intelligibile un mistero, Abelardo si era difeso già in anticipo nel suo trattato:
 
{{quote|Quanto a noi, certamente non promettiamo di insegnare su questi testi una verità che ovviamente non abbiamo né noi stessi né alcun mortale. Per lo meno, ci è permesso di esporre interpretazioni plausibili che sono accettabili per la ragione umana e in conformità con le Sacre Scritture, al fine di combattere quelle persone che si vantano di sconfiggere la fede con argomenti tratti dalla ragione umana. Trovano facilmente molti seguaci perché quasi tutti gli uomini sono carnali e pochissimi sono spirituali. Accontentiamoci, quindi, di distruggere in tutti i modi possibili l'influenza di questi peggiori nemici della santa fede, soprattutto perché non possiamo farlo con altri metodi, a meno che non possiamo farlo con la forza degli argomenti razionali.|Abelardo, ''Teologia del sommo bene'', Libro II}}
 
Abelardo venne convocato nell'aprile del 1121 di fronte a un'assemblea ecclesiastica, a [[Soissons]], dove venne condannato. Tuttavia, negli anni successivi continuò ad affinare la sua tesi, sia nei suoi scritti che nel suo insegnamento. È quindi probabile che i suoi discepoli abbiano esagerato nell'affermare la sua capacità di svelare il mistero della Trinità, portando [[Guglielmo di Saint-Thierry]] e, successivamente, Bernardo da Chiaravalle ad esaminare i suoi trattati, in particolare la ''Theologia Scholarium''. Sulla base degli errori individuati da questi due avversari, Abelardo fu nuovamente convocato nel 1140 nel celebre [[Concilio di Sens]]: nuovamente sconfitto, Abelardo decise di ricorrere a Roma ma, fermandosi più a lungo del previsto a [[Cluny]], vi rimase fino alla sua morte.
 
=== Nascita degli "intellettuali" ===
[[File:Abelard and Heloise.jpeg|thumb|sinistra|verticale|[[Pietro Abelardo|Abelardo]] ed [[Eloisa (badessa)|Eloisa]] in un manoscritto del XIV secolo]]
 
L'emergere di una particolare classe di studiosi, gli "intellettuali" medievali, secondo i termini di un [[anacronismo]] voluto e coniato dallo storico [[Jacques Le Goff]], fu uno dei tratti più caratteristici del rinascimento del XII secolo. Dunque, è oramai ben individuato un gruppo sociale, formato da professionisti delle attività intellettuali, a cui si dovette l'affermarsi delle scuole e che successivamente si strutturò sotto forma di una società dando vita alle [[università medievale]].
 
Il lavoro di ricerca dei [[medievista|medievisti]] ha permesso di mettere in luce alcune figure particolarmente notevoli di questa nuova classe di intellettuali. Uno dei protagonisti fu certamente [[Anselmo di Canterbury]] (morto nel 1109) la cui influenza sulla rinascita del XII secolo fu fondamentale, anche se visse nel secolo precedente. Ma tra tutti gli intellettuali che animarono la rinascita, [[Pietro Abelardo]] fu certamente il più noto, probabilmente per la sua personalità eccezionale e per la sua vita drammatica come testimoniato dalla sua autobiografia, l'''Historia calamitatum'' (Storia delle mie disgrazie). Il rapporto di Abelardo con la sua giovane allieva [[Eloisa (badessa)|Eloisa]], la sua [[castrazione]] da parte della famiglia di lei, resero questa coppia di innamorati una delle più famose della storia; la loro corrispondenza, probabilmente autentica, non ha mai cessato di essere letta. Abelardo fu anche un simbolo particolarmente efficace della rinascita per via degli altri uomini di cultura che incontrò e con cui spesso si trovò in opposizione, come i suoi stessi maestri [[Roscellino di Compiègne]], [[Guglielmo di Champeaux]] e [[Anselmo di Laon]] o anche con il suo allievo più famoso, [[Giovanni di Salisbury]].
 
[[File:Hugostv.jpg|miniatura|verticale|[[Ugo di San Vittore]] in una miniatura medievale]]
 
Per il resto, possiamo mettere in relazione i principali intellettuali del XII secolo con i due centri scolastici più importanti: prima di tutto la [[scuola di Chartres]], la cui importanza è ben nota e dove [[Bernardo di Chartres]], [[Gilberto Porretano]] e [[Teodorico di Chartres]] si succedettero come maestri. Alla scuola di Chartres, specializzata particolarmente nella [[teologia dogmatica]], parteciparono anche intellettuali celebri come [[Clarembaldo di Arras]], [[Alain de Lille]], teologo e allo stesso tempo poeta, e [[Guglielmo di Conches]]. Giovanni di Salisbury, allievo di Bernardo, ma anche di [[Roberto di Melune]] e di Abelardo, fu una delle figure più eminenti uscite dalla scuola e fu l'autore di importanti opere come il ''Metalogicon'' e il ''Policraticus''. Infine, [[Bernardo Silvestre]], autore di una ''Cosmographia'' che ebbe un duraturo successo, è solitamente classificato anch'esso tra i maestri chartriani.
 
A Parigi nella scuola dell'[[Abbazia di San Vittore (Parigi)|abbazia di San Vittore]] (detta scuola dei vittorini) vennero ospitati numerosi studiosi olre al fondatore [[Guglielmo di Champeaux]]. Tra questi [[Ugo di San Vittore]], le cui opere principali furono il ''Didascalicon'', in cui venne ravvivata la classificazione del sapere, e il ''De Sacramentis''. [[Andrea di San Vittore]], [[Riccardo di San Vittore]], autore del ''De Trinitate'' nel quale continuò l'opera di Abelardo, furono altri esempi di maestri vittorini. Il teologo [[Goffredo di San Vittore]] fu l'autore di ''Microcosmus '' sulla tesi dell'uomo-microcosmo, mentre [[Gualtiero di San Vittore]] compose tra il 1177 e il 1178 una ''Contra IV labyrinthos Franciae'', un violento attacco contro Abelardo, Gilberto Porretano, [[Pietro di Poitiers]] (un altro vittorino) e [[Pietro Lombardo (teologo)|Pietro Lombardo]]. Quest'ultimo fu l'autore dei ''Libri Quattuor Sententiarum'', un trattato che rimarrà una delle opere teologiche fondamentali fino alla fine del Medioevo.
 
== L'arte ==
{{Vedi anche|Arte gotica|Architettura gotica}}
[[File:Châlons-en-Champagne Collégiale Notre-Dame-en-Vaux 1.jpg|miniatura|sinistra|La [[collegiata di Notre-Dame-en-Vaux]], uno dei primi esempio di gotico primitivo, iniziata 1157]]
 
Anche nell'arte vi furono delle importanti evoluzioni, in particolare con la nascita del [[arte gotica|gotico]] intorno alla metà del XII secolo che fu caratterizzata da caratteri comuni per tutta l'Europa, seppur con varianti regionali. Solitamente si considera l'inizio dell'[[architettura gotica]] con la ricostruzione del [[coro (architettura)|coro]] dell'[[abbazia di Saint-Denis]], poco fuori [[Parigi]], per opera dell'abate [[Suger]]; da lì a poco questo stile si diffuse prima nelle diocesi dell'[[Île-de-France]] e nei secoli nel resto della Francia, in Inghilterra, nell'Impero e nel resto d'Europa, incontrando resistenze significative solo in Italia. Fu uno stile consapevolmente diverso da quello precedente, il [[architettura romanica|romanico]], e fu caratterizzato dall'uso intensivo di tecniche costruttive già usate (come l'[[arco a sesto acuto]] e la [[volta a crociera]]), ma in un sistema coerente e logico e con nuovi obiettivi estetici e simbolici.<ref name=TreccaniGotico/>
 
Una delle più sostanziali novità dell'architettura gotica fu la scomparsa delle spesse masse murari rese possibile da una distribuzione del peso su pilastri posti all'interno e nel perimetro, coadiuvati da strutture secondarie come [[arco rampante|archi rampanti]] e [[contrafforte|contrafforti]]. Lo svuotamento della parete dai carichi permise la realizzazione di pareti di luce, coperte da magnifiche vetrate, alle quali corrispondeva fuori un complesso reticolo di elementi portanti.<ref name=TreccaniGotico/>
 
Il gotico continuò, anche se evolvendosi continuamente, fino alla metà del [[XVI secolo]], tanto che del XII secolo si può parlare solo di gotico primitivo. Le più importanti [[cattedrale|cattedrali]] gotiche innalzate in questo secolo furono quelle [[cattedrale di Noyon|di Noyon]], [[cattedrale di Senlis|di Senlis]], [[cattedrale di Laon|di Laon]], [[Collegiata di Notre-Dame-en-Vaux|di Notre-Dame-en-Vaux]], [[Cattedrale di Reims|di Reims]] e [[Cattedrale di Notre-Dame|di Notre-Dame]] a [[Parigi]].<ref name="TreccaniGotico">{{Treccani|arte-gotica_(Enciclopedia-Italiana)/|Gotica, arte}}</ref>
 
== Conclusione ==
 
=== Crisi delle scuole alla fine del XII secolo ===
 
Il fenomeno della rinascita degli studi non va inteso come un movimento uniforme. Il proliferare delle scuole nella prima metà del secolo subì una battuta d'arresto tra il 1160 e il 1170 con la soppressione di alcuni centri appartenenti alle città più piccole, soprattutto nel nord della Francia, come avvenne a Laon, Chartres, Reims; si avvantaggiarono, invece, le scuole delle città più importanti tra cui Parigi e Bologna, mentre raramente emersero nuovi centri, tuttavia con la notevole eccezione di [[Oxford]], attiva dal 1160. La crisi fu, pertanto, prevalentemente quantitativa ma fu anche una crisi della conoscenza, nel senso che il rinnovamento dei contenuti e dei metodi si fermò alla fine del secolo; più precisamente, l'eredità proveniente dagli antichi studi andò ad esaurirsi, mentre i nuovi contributi di non erano ancora stati pienamente integrati: la tensione tra l'apertura alle novità e la resistenza sospettosa di alcuni poteri, in particolare da parte della Chiesa, non era ancora del tutto risolta.
 
Infine, non si deve trascurare l'impatto di alcuni sviluppi politici sull'organizzazione del mondo intellettuale. La progressiva crisi delle autorità locali ([[feudalesimo]], dignitari ecclesiastici, [[comune medievale|comuni]]) a beneficio dei sovrani e soprattutto del papato, che con [[Innocenzo III]] arrivò al suo apice, andò a vantaggio delle istituzioni scolastiche. Ma le regioni meno coinvolte in tali mutamenti, tra cui l'impero, videro il sistema dell'istruzione andare in calo: le scuole di [[Colonia (Germania)|Colonia]], di [[Magonza]], di [[Bamberga]], incontrarono un peridio di difficoltà tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo.
 
=== Verso le università del XIII secolo ===
{{Vedi anche|Università nel Medioevo}}
 
La crisi della fine del XII secolo contribuì, al pari della crescita che l'ha preceduta, al processo che portò all'affermazione delle [[università medievali]]. Ciò si verificò innanzitutto nei principali centri di istruzione che beneficarono della crisi, come Parigi e Bologna, e fu all'interno di queste università che si poté beneficiare dei contributi provenienti dalle nuove traduzioni di [[Avicenna]], di [[Rhazes]] e dei trattati finora sconosciuti di Aristotele. In questo senso, l'università fu «il coronamento e la riorganizzazione della crescita accademica dell'XII secolo». La transizione verso queste nuove istituzioni culturali è stata studiata in profondità da diversi specialisti del periodo, come ad esempio [[Jacques Le Goff]], per il quale «gli artigiani dello spirito coinvolti nello sviluppo urbano del XII secolo [sono organizzati] all'interno del grande movimento corporativo coronato dal movimento comunale».
 
==Note==
{{note strette}}
<references/>
 
==Bibliografia==
 
* Burnett, Charles, "The Coherence of the Arabic-Latin Translation Program in Toledo in the Twelfth Century", in: ''Science in Context'', 14 (2001), pp. 249-288.
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* Haskins, Charles Homer. ''Studies in the History of Mediaeval Science'', New York, Frederick Ungar Publishing, 1967 (reprint dell'edizione edita a Cambridge, Mass., 1927).
* {{cita libro|autore=Ute-Renate Blumenthal|titolo=La lotta per le investiture|città=Napoli|editore=Liguori|anno=1990|isbn=88-207-1775-1|sbn=LO10035890|cid=Blumenthal, 1990}}
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* {{Cita libro|autore=[[Massimo Montanari]]|titolo=Storia medievale|editore=Laterza|anno=2006|ed=7|isbn=978-88-420-6540-1|cid=Montanari, 2006|sbn=AQ10081962}}
* {{cita libro|autore=Antonio Padoa-Schioppa|wkautore=Antonio Padoa-Schioppa|titolo=Storia del diritto in Europa. Dal Medioevo all'età contemporanea|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=2007|isbn=978-88-15-11935-3|sbn=USM1675775|cid=Padoa-Schioppa, 2007}}
* {{cita libro|autore= Jacques Le Goff|titolo=Gli intellettuali nel medioevo|anno=2009|isbn=978-88-04-57731-7|sbn=LO11210966|editore=Arnoldo Mondadori Editore|città=Milano|cid=Le Goff, 2008}}
* {{cita libro|autore=Anna Maria Rapetti|titolo=Storia del monachesimo medievale|editore=Il mulino|anno=2013|isbn=978-88-15-24656-1|sbn=UBO4042681|cid=Rapetti, 2013}}
* {{cita libro|autore=Giovanni Reale|wkautore=Giovanni Reale|autore2=Dario Antiseri|wkautore2=Dario Antiseri|titolo=Patristica e Scolastica|opera=Storia della filosofia|città=Milano|editore=Bompiani|anno=2009|isbn=978-88-452-6350-7|sbn=LO11278448|cid=Reale e Antiseri, 2009}}
* {{cita libro|autore=Jacques Verger|wkautore=Jacques Verger|titolo=Le università nel Medioevo|città=Bologna|editore=Il Mulino|anno=1991|isbn=88-15-03201-0|cid=Verger, 1991|sbn=RML0089819}}
* {{cita libro|autore=Sofia Vanni Rovighi|wkautore=Sofia Vanni Rovighi|titolo=La filosofia medievale. Dalla patristica al secolo XIV|curatore=Pietro Rossi|città=Milano|editore=V&P|anno=2006|isbn=978-88-343-1374-9|cid=Vanni Rovighi, 2006|sbn=TO01541799}}
* {{cita libro|autore=Jacques Verger|titolo=Il rinascimento del XII secolo|editore=Jaca Book|collana=Eredità medievale|anno=1997|isbn=88-16-43307-8|cid=Verger, 1997|sbn=RAV0289684}}
* {{cita libro|titolo=La Renaissance du siècle|editore=Le Cerf|collana=Initiations au Moyen Âge|autore=Jacques Verger|lingua=fr|anno=1999|città=Parigi|isbn=2-204-05454-2|cid=Verger, 1999a}}
* {{cita libro|titolo=Culture, enseignement et société en Occident aux XII-XII siècle|editore=Presses Universitaires de Rennes|autore=Jacques Verger|lingua=fr|città=Rennes|anno=1999|cid=Verger, 1999b}}
* {{cita libro|curatore=[[Cinzio Violante]]|curatore2=Johannes Fried|titolo=Il secolo XI: una svolta?|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=1993|isbn=88-15-04095-1|sbn=MIL0170959|cid=Violante e Fried, 1993}}
 
==Voci correlate==
*[[Aetas Ovidiana]]
*[[Astronomia islamica]]
*[[Contributo islamico all'Europa medievale]]
*[[Letteratura di Alfonso X il Saggio]]
*[[Rinascimento]]
*[[Rinascita dell'anno Mille]]
*[[Scienza medievale]]
*[[Scienziati e studiosi del mondo arabo-islamico]]
*[[Scuola di traduttori di Toledo]]
*[[Traduzioni nell'Occidente latino durante il XII secolo]]
*[[Università nel Medioevo]]
*[[Università nel mondo islamico classico]]
 
==Collegamenti esterni==
*[http{{cita web|url=https://www.muslimheritage.com/topicstranslations-muslim-sciences-west/default.cfm?ArticleID|titolo=344 The Impact of Translations of Muslim Sciences on the West]}}
*[http://libro.uca.edu/alfonso10/emperor5.htm Norman Roth, "Jewish Collaborators in Alfonso's Scientific Work,"] in Robert I. Burns, ed., ''Emperor of Culture: Alfonso X the Learned of Castile and His Thirteenth-Century Renaissance Culture''.
*[{{cita web | 1 = http://inst.santafe.cc.fl.us/~jbieber/HS/trans2.htm | 2 = Medieval Translation Table 2: Arabic Sources] | accesso = 2 maggio 2008 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20010318000221/http://inst.santafe.cc.fl.us/~jbieber/HS/trans2.htm | dataarchivio = 18 marzo 2001 | urlmorto = sì }}
*[{{cita web | 1 = http://inst.santafe.cc.fl.us/~jbieber/HS/trans3.htm | 2 = Medieval Translation Table 3: Greek Sources After 1100] | accesso = 2 maggio 2008 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20020301152634/http://inst.santafe.cc.fl.us/~jbieber/HS/trans3.htm | dataarchivio = 1º marzo 2002 | urlmorto = sì }}
* Silvio Maracchia, [http://matematica.unibocconi.it/articoli/quel-favoloso-xii-secolo-la-matematica ''Quel favoloso XII secolo per la Matematica''], PRISTEM ([[Università Bocconi]]).
{{portale|medioevo}}
 
[[Categoria:Medioevo]]
{{Cultura medievale}}
[[categoria:Rinascimento]]
{{portale|medioevo|Scienza e tecnica}}
 
[[caCategoria:RenaixementRinascimento del segle XII secolo| ]]
[[da:Tolvte århundredes renæssance]]
[[de:Hochmittelalterliche „Renaissance“]]
[[en:Renaissance of the 12th century]]
[[eo:Renesanco de la 12-a jarcento]]
[[es:Revolución del siglo XII]]
[[eu:XII. mendeko Pizkundea]]
[[fi:1100-luvun renessanssi]]
[[fr:Renaissance du XIIe siècle]]
[[hu:12. századi reneszánsz]]
[[ja:12世紀ルネサンス]]
[[la:Renascentia litterarum saeculi 12]]
[[nl:Renaissance van de twaalfde eeuw]]
[[pt:Renascimento no Século XII]]
[[scn:Rinascimentu dû sèculu XII]]
[[zh:12世纪的文艺复兴]]