Kawaii: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
CommonsDelinker (discussione | contributi)
 
(276 versioni intermedie di 98 utenti non mostrate)
Riga 1:
{{avvisounicodenota disambigua}}
[[ImmagineFile:Wikipe-tan full lengthWikitanface.svgpng|thumb|''Wikipe-tan'', una [[mascotte]] di [[Wikipedia]], è un personaggio considerabile "''kawaii"'']]
'''''Kawaii''''' ({{Nihongo2|可愛い}} o {{nihongo2|かわいい}}, <small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|[kaw͍aiꜜi]|ja}}) è un [[aggettivo]] della [[lingua giapponese]] che può essere tradotto in [[Lingua italiana|italiano]] come "grazioso", "adorabile", "carino". A partire dall'inizio degli anni ottanta il termine indica anche una serie di personaggi fittizi di [[manga]], [[anime]], [[videogiochi]] o altro, e gli oggetti loro collegati all'interno del contesto della [[cultura giapponese]]. La [[subcultura]] che ne deriva, fatta di modi di vestirsi, di adornarsi, di parlare, di scrivere, di comportarsi, riguarda nello specifico (ma non soltanto) le ragazzine o i ragazzini più giovani, prevalentemente in [[Giappone]].
L'aggettivo [[lingua giapponese|giapponese]] '''kawaii''' (かわいい o anche 可愛い), come l'analogo termine anglofono '''cute''' (pl. '''cuties'''), significa letteralmente "carino".
 
Qualcosa di ''kawaii'' non deve essere soltanto "carino", ma anche piccolo, buffo, ornato, dall'aspetto innocente, infantile, generalmente dalle [[Tonalità (colore)|tonalità]] "femminili", quali [[bianco]], [[azzurro]], [[violetto]] e [[Rosa (colore)|rosa]]. I personaggi ''kawaii'', quindi, hanno [[Segnali infantili|fattezze bambinesche]] e ingenue, lineamenti graziosi, proporzioni minute ed essenziali, occhi grandi, scintillanti, teneri ed espressivi e una grande quantità di dettagli e particolari.
Tuttavia, a partire dall'inizio degli [[anni 1980|anni '80]], il termine indica anche una serie di personaggi fittizi di [[fumetto]], [[animazione]], [[Videogioco|videogiochi]] o altro, e gli oggetti loro collegati, e quindi tutta la subcultura che ne deriva, fatta di modi di vestirsi, di adornarsi, di parlare, di scrivere, di comportarsi, che riguarda nello specifico (ma non soltanto) le ragazzine o i ragazzini più giovani, prevalentemente in [[Giappone]].
 
== Definizione ed etimologia ==
Qualcosa di ''kawaii'' non deve essere soltanto "carino", deve essere piccolo, semplice, indifeso, innocente, ingenuo... Possibilmente colorato in modo tenue e a tonalità pastello: colori chiari, bianco e rosa in particolare. I personaggi ''kawaii'', quindi, hanno un aspetto infantile, tratti e proporzioni minuti ed essenziali, occhi grandi, teneri ed espressivi.
[[File:Kawaii-script.PNG|thumb|I tre modi di scrivere la parola ''kawaii'', in [[kanji]], [[hiragana]] e [[katakana]]]]
La parola ''kawaii'' può essere tradotta in [[lingua italiana]] come "grazioso", "bello", "adorabile", "tenero", "carino".<ref>{{cita libro|titolo=Dizionario Shogakukan giapponese-italiano|ed=2|anno=2008|p=321|ISBN=9784095154527}}</ref> È un [[aggettivo]] riferito al [[sostantivo]] {{nihongo|''kawaisa''|可愛さ||"dolcezza", "carineria"}} e nel linguaggio moderno si riferisce essenzialmente a oggetti, persone, modi di fare che possono essere considerati dolci, innocenti, puri, genuini, gentili, ma anche infantili e bambineschi.<ref>{{cita|Kinsella, 1995|p. 220}} e {{cita|Pellitteri, 2008|p. 192}}.</ref> Eccezionalmente il termine è usato in senso negativo, col significato di "maldestro" o "stupido".<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Marco|cognome=Pellitteri|data=2018|titolo=Kawaii Aesthetics from Japan to Europe: Theory of the Japanese “Cute” and Transcultural Adoption of Its Styles in Italian and French Comics Production and Commodified Culture Goods|rivista=Arts |volume=7|numero=3|lingua=en|doi=10.3390/arts7030024|url=https://www.mdpi.com/2076-0752/7/3/24/htm|accesso=16 gennaio 2019}}</ref>
 
Le origini del termine sono da ricercare nell'espressione {{nihongo|''kao hayushi''|顔映し}} che letteralmente significa "faccia illuminata/raggiante", comunemente usata per riferirsi al viso di una persona che arrossisce.<ref>{{Cita web|url=http://gogen-allguide.com/ka/kawaii.html |titolo=可愛い(かわいい)|opera=Gogen yurai jiten|lingua=ja |accesso=16 dicembre 2017}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://dictionary.goo.ne.jp/jn/46843/meaning/m0u/%25E5%258F%25AF%25E6%2584%259B%25E3%2581%2584/ |titolo=可愛い(かわいい)|sito=Digital Daijisen |lingua=ja |accesso=16 dicembre 2017}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://kotobank.jp/word/%E5%8F%AF%E6%84%9B%E3%81%84-468533 |titolo=可愛い|sito=kotobank.jp |editore=[[Asahi Shinbun|The Asahi Shimbun Company]]|lingua=ja |accesso=16 dicembre 2017}}</ref> Nei dizionari del [[periodo Taishō]] fino alla [[seconda guerra mondiale]] il termine veniva riportato come ''kawayushi'', per poi mutare in ''kawayui'' e infine in ''kawaii'', pur mantenendo lo stesso significato.<ref name="kinsella221222">{{cita|Kinsella, 1995|pp. 221-222}}.</ref> Nella sua accezione originale il termine indicava i concetti di "timido", "imbarazzato", e solo secondariamente quelli di "vulnerabile", "caro", "amabile" e "piccolo", ma nell'uso moderno questi ultimi finirono per assumere il significato principale.<ref>{{cita|Pellitteri, 2008|p. 206}}.</ref>
== Curiosità==
Negli ultimi anni, in Italia, e più precisamente in alcuni [[forum (internet)|forum]] di Internet dedicati ad [[anime]] e [[manga]] e più in generale alla cultura giapponese (o come il [[newsgroup]] [[it.arti.cartoni]]), si è andato diffondendo il termine "''puccioso''" (o "''pucci''" o "''puccio''", e variazioni) come traduzione italiana di ''kawaii'' - probabilmente derivato dai ''"Puchuu"'' dell'anime '''[[Excel Saga]]'''.
 
Raramente il termine viene scritto in [[kanji]], ai quali viene preferita la scrittura in [[hiragana]] {{nihongo2|かわいい}}. È comunque diffusa anche la scrittura in kanji {{nihongo2|可愛い}}, ''[[ateji]]'' formato dai caratteri di "accettabile" ({{nihongo2|可|ka}}), "amore" ({{nihongo2|愛|ai}}) e dal carattere hiragana い ("i"), uno dei due tipi di desinenze con le quali terminano gli aggettivi in giapponese (aggettivi in い e aggettivi in な).<ref name="jisho">{{cita web|titolo=可愛|url=https://jisho.org/search/%E5%8F%AF%E6%84%9B|accesso=20 dicembre 2017|lingua=en, ja}}</ref> Nella lettura congiunta dei due kanji il secondo viene pronunciato ''wai'' per evitare l'effetto [[Cacofonia|cacofonico]] delle due vocali "a" vicine (''ka-ai''), suono poco comune nella lingua giapponese.<ref name="heisig">{{cita libro|titolo=Remembering the Kanji: A systematic guide to reading the japanese characters|autore=James W. Heisig|editore= University of Hawaii Press|città=Honolulu|data=2008|volume=2|lingua=en|isbn=978-0-8248-3166-0|p=138}}</ref>
== Voci correlate ==
 
Nel giapponese moderno vi sono numerose parole giapponesi che derivano dalla parola ''kawaii'', per esempio {{Nihongo|''kawairashii''|可愛らしい}} traducibile come "adorabile" o "dolce", {{Nihongo|''kawaigaru''|可愛がる}} traducibile come "innamorarsi" o "incantarsi", {{Nihongo|''kawaige''|可愛げ}}, che può essere tradotto come "fascino di un bambino innocente",<ref name="jisho"/> e ''kawaisō'' ({{nihongo2|かわいそう}}, {{nihongo2|可哀相}} o {{nihongo2|可哀想}}), il cui significato di "pietoso", "patetico", "compassionevole" si rifà all'accezione originaria di ''kawaii''.<ref name="kinsella221222"/> L'idea giapponese di "carino" sottolinea infatti il senso di [[pathos]] ed [[empatia]] che l'oggetto impotente e indifeso ispira o trasmette nella mente dell'osservatore.<ref>{{cita|Satō, 2009|p. 38}}.</ref>
 
== Storia ==
Sebbene si tenda a considerare la cultura ''kawaii'' un fenomeno contemporaneo, la predilezione del popolo giapponese per tutto ciò che è carino ha origini più antiche. Dalle statuette di terracotta e ceramica che raffigurano piccoli animali, fino alle stampe che omaggiano la giovinezza e l'innocenza, l'[[arte giapponese]] ha espresso fin dalle origini la sua affezione per oggetti minuti e graziosi, dalle forme semplici e armoniche;<ref>{{Cita pubblicazione|url=https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature08.html|capitolo=Charming Kawaii Styles Trough the Ages|rivista=Nipponia|numero=40|lingua=en|titolo=The Cute World of Kawaii|data=15 marzo 2007|accesso=28 gennaio 2017}}<br>
* {{Cita pubblicazione|url=https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature09.html|capitolo=The beauty of youth and innocence|rivista=Nipponia|numero=40|lingua=en|titolo=The Cute World of Kawaii|data=15 marzo 2007|accesso=28 gennaio 2017}}
* {{Cita pubblicazione|url=https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature10.html|capitolo=Round is cuddly kawaii|rivista=Nipponia|numero=40|lingua=en|titolo=The Cute World of Kawaii|data=15 marzo 2007|accesso=28 gennaio 2017}}
* {{Cita pubblicazione|url=https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature11.html|capitolo=An endearing world of miniature|rivista=Nipponia|numero=40|lingua=en|titolo=The Cute World of Kawaii|data=15 marzo 2007|accesso=28 gennaio 2017}}</ref> nelle sue ''[[Note del guanciale]]'' (anno 1000 circa), la poetessa [[Sei Shōnagon]] scriveva che «in verità, tutte le cose piccole sono belle».<ref name="cavallaro46">{{cita|Cavallaro, 2011|p. 46}}.</ref> Secondo Tomoyuki Sugiyama, ideatore del concetto di [[Cool Japan]], l'interesse nei confronti di tali oggetti, assimilabile alla moderna tendenza di collezionare gadget e altri beni voluttuari dallo stile ''kawaii'', è insito dell'[[estetica giapponese]] e trova le sue radici nel [[periodo Edo]], quando piccoli fermagli ornamentali per le cinture dei [[kimono]] (''[[netsuke]]'') divennero un ricercato oggetto di moda.<ref name="cavallaro46"/> Nello stesso periodo, i [[samurai]] erano soliti portare con sé amuleti protettivi foderati di stoffa colorata (''[[omamori]]'').<ref>{{cita|Avella, 2004|p. 213}}.</ref>
 
Nell'opera ''[[Genji monogatari]]'', romanzo dell'XI secolo di [[Murasaki Shikibu]], il concetto di ''kawaii'' è usato in riferimento ai sentimenti di pietà ed empatia,<ref name="shiokawa95">{{cita|Shiokawa, 1999|p. 95}}.</ref> ma dai secoli successivi iniziò a essere adoperato in contesti leggermente differenti, ad esempio per descrivere il senso di attrazione e compassione che si prova nei confronti di un bambino indifeso. Ben presto, anche le donne furono incluse in questa categoria, quando la percezione [[Animismo|animistica]] del sesso femminile venne rimpiazzata da una visione più conforme ai valori [[Neoconfucianesimo|neoconfuciani]] tipici della [[Società giapponese nel periodo Edo|società Tokugawa]], laddove accondiscendenza, obbedienza e modestia erano considerate virtù auspicabili. L'idea stessa di ''kawaii'' andò a comprendere nel suo significato alcune qualità delle donne del tempo, come fragilità, delicatezza, sensibilità e grazia.<ref name="shiokawa95"/> Per secoli il termine venne comunque utilizzato per descrivere la tenerezza propria dei [[Neonato|neonati]] o dei [[Cucciolo|cuccioli]], e solo sul finire degli anni sessanta venne usato per qualsiasi cosa che potesse essere considerata "carina".<ref name="shiokawa95"/><ref name="meaning">{{Cita pubblicazione |url=http://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/index.html |capitolo=Kawaii - How Deep Is the Meaning?|rivista=Nipponia|numero=40|lingua=en |titolo=The Cute World of Kawaii|data=15 marzo 2007|accesso=15 dicembre 2017}}</ref>
 
=== Il ''kawaii'' come forma di espressione ===
[[File:Cute Japanese handwriting.png|thumb|upright=1.2|Esempio dello stile di scrittura emerso in Giappone negli anni settanta. Questo stile fu denominato {{nihongo|''hentai shōjo moji''|変体少女文字||"scrittura anomala delle ragazze"}} dallo studioso Kazuma Yamane, ma è noto anche come {{nihongo|''marui-ji''|丸い字||"scrittura tondeggiante"}}, {{nihongo|''koneko-ji''|小猫字||"scrittura da gatto"}}, {{nihongo|''manga-ji''|漫画字||"scrittura da fumetto"}} o {{nihongo|''burikko-ji''|鰤子字||"scrittura da finta bambina"}}.<ref name="kinsella-pellitteri"/>]]
Dagli anni settanta del XX secolo il fenomeno iniziò ad assumere le proporzioni odierne, nascendo come semplice [[cultura giovanile]] ma assurgendo in poco tempo ad aspetto estremamente rilevante della [[cultura giapponese]]. Con la diffusione della [[penna a sfera]] e del [[Portamina|portamine]], tra le studentesse giapponesi si sviluppò in modo del tutto spontaneo un nuovo stile di scrittura, contraddistinto da grandi caratteri arrotondati e dalla presenza di [[Alfabeto latino|lettere latine]], caratteri [[katakana]] e piccoli disegni come cuori, stelle e [[Emoticon|faccine]] inseriti arbitrariamente nel testo, che rendevano la lettura difficoltosa a tal punto che il suo utilizzo fu vietato in molte scuole del paese. Ciò nonostante la sua popolarità fu tale che nel 1978 il fenomeno aveva interessato tutto il territorio nazionale, e si stima che nel 1985 circa cinque milioni di giovani giapponesi usassero abitualmente questo modo di scrivere.<ref name="kinsella-pellitteri">{{cita|Kinsella, 1995|pp. 222-224}} e {{cita|Pellitteri, 2008|pp. 204, 206}}.</ref>
 
Nello stesso momento in cui i giovani iniziarono a intaccare il giapponese scritto con il loro stile infantile, anche la lingua parlata finì per essere influenzata da nuove forme di [[slang]] e modi di esprimersi. Già nel 1970 il quotidiano ''[[Mainichi Shinbun]]'' aveva pubblicato un articolo che riportava come la parola {{nihongo|''kakkoii''|かっこいい||"bello", "affascinante"}} venisse storpiata dai ragazzi più giovani in ''katchoii'', imitando la pronuncia di un bambino ancora incapace di articolare perfettamente le parole. Questo modo di parlare pseudo-infantile non si limitava alla storpiatura di parole d'uso comune, ma prevedeva anche il ricorso ad allusioni e perifrasi al posto di espressioni esplicite; per esempio in quegli anni alla parola "[[Rapporto sessuale|sesso]]" veniva preferito l'eufemismo {{nihongo|''nyan nyan suru''|ニャンニャンする||"fare miao miao"}}.<ref>{{cita|Kinsella, 1995|p. 225}} e {{cita|Pellitteri, 2008|p. 207}}.</ref>
 
Il termine entrò nel linguaggio comune dei giapponesi a partire dagli anni ottanta. Fino ad allora le norme sociali imponevano agli adulti un comportamento sobrio e ponderato, evitando distrazioni e frivolezze, in modo da concentrarsi sulla crescita economica del paese. Una volta che il Giappone ebbe raggiunto tale obiettivo, la pressione sociale di agire sempre e comunque con maturità si fece meno forte. Furono le donne le prime a fare uso dell'espressione ''kawaii'' per indicare qualcosa di carino, seppur in maniera circoscritta.<ref name="meaning"/>
Ogni remora sull'uso della parola scomparve quando questa venne associata al fenomeno mediatico dei ''[[nameneko]]'', cuccioli di gatti mascherati da teppisti ''[[bōsōzoku]]'' (bande di motociclisti, di solito poco più che adolescenti), ripresi in atteggiamenti buffi e bizzarri. Poiché negli anni ottanta la figura del ''bōsōzoku'' rappresentava per le donne un popolare [[Feticismo (sessualità)|feticcio erotico]], la sua associazione ai gatti diede adito a un sentimento comune di affetto e tenerezza. A poco a poco anche gli uomini iniziarono a utilizzare il termine, influenzati dal modo di fare delle proprie compagne.<ref name="beginning">{{Cita pubblicazione |url=http://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature01.html|capitolo=The beginning of the kawaii phenomenon|rivista=Nipponia|numero=40|lingua=en |titolo=The Cute World of Kawaii|data=15 marzo 2007|accesso=16 dicembre 2017}}</ref>
 
A metà decennio l'essenza del ''kawaii'' iniziò ricevere maggiore attenzione anche dai [[Media in Giappone|media]]. Le riviste femminili, e poi quelle maschili, si focalizzarono sul ruolo del maschio all'interno della coppia, e su come egli avrebbe dovuto farsi carico delle esigenze del partner. Dato che per le donne il ''kawaii'' iniziava ad acquisire un certo peso nella vita di tutti i giorni, l'uomo avrebbe dovuto prendere seriamente in considerazione tutto ciò che lo riguardasse. Nello stesso periodo, il linguaggio giovanile di universitarie e giovani impiegate si arricchì di tre espressioni che in poco tempo sarebbero divenute un marchio di fabbrica di quella generazione: {{nihongo|«''uso!''»|うそ!||"non ci credo!"}}, {{nihongo|«''honto?''»|ほんと?||"davvero?"}} e «''kawaii!''», tanto che queste vennero soprannominate sarcasticamente {{nihongo|''san-go-zoku''|三語族||"fanatiche delle tre parole"}}. La popolarità della parola ''kawaii'' raggiunse livelli estremi quando un'università femminile di Tokyo cercò di vietarne l'uso all'interno del campus.<ref name="beginning"/>
 
=== L'industria del ''kawaii'' e il mercato dei ''fancy goods'' ===
Le aziende di marketing non impiegarono molto tempo a capire che questo stile così poco tradizionale e controverso, ma allo stesso tempo di grande richiamo per i più giovani, potesse essere applicato in toto alla dinamica dei [[Consumismo|consumi]]. Nel corso degli anni ottanta fumetti, riviste, prodotti commerciali e spot pubblicitari adottarono con successo quel modo di scrivere così infantile portato alla ribalta dagli adolescenti, ma la rincorsa al ''kawaii'' non si limitò solamente al settore dell'[[Pubblicità|advertising]] e del [[Imballaggio|packaging]] dei prodotti giapponesi.<ref>{{cita|Kinsella, 1995|pp. 223, 225}}.</ref> Nel 1967 la linea di [[fashion doll]] [[Licca-chan]] aveva avuto grande successo tra le ragazzine grazie al suo aspetto grazioso e minuto,<ref name="meaning"/> sebbene fosse stata la compagnia [[Sanrio]] ad aprire di fatto la strada all'industria dei {{nihongo|''fancy goods''|ファンシーグッズ|fanshī guzzu}}, ovvero [[beni di consumo]] come [[giocattoli]], [[peluche]], vestiario, cibarie e articoli di cancelleria tutti accomunati dall'essere ''kawaii''.<ref>{{cita|Kinsella, 1995|pp. 225-226}} e {{cita|Pellitteri, 2008|pp. 26, 207}}.</ref>
[[File:Stand Noguera Kitty Madrid.jpg|thumb|left|upright=1.1|Store di [[Hello Kitty]] a [[Madrid]], [[Spagna]]]]
 
Tra i personaggi lanciati negli anni dalla Sanrio per la commercializzazione dei suoi prodotti, quello che riscosse più successo fu sicuramente [[Hello Kitty]], emerso negli anni ottanta come una delle icone principali del ''kawaii''. Hello Kitty incarnava alla perfezione le caratteristiche dell'oggetto ''kawaii'', con le sue fattezze cartoonesche, i colori pastello e l'aspetto essenziale, infantile e indifeso, pensato per suscitare un senso di empatia nel potenziale consumatore.<ref>{{cita|Kinsella, 1995|p. 226}} e {{cita|Pellitteri, 2008|p. 200}}.</ref><ref name="kitty">{{Cita pubblicazione |url=http://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature12.html|capitolo=Kawaii Creativity|rivista=Nipponia|numero=40|lingua=en |titolo=The Cute World of Kawaii|data=15 marzo 2007|accesso=16 dicembre 2017}}</ref> Elementi distintivi che vennero ripresi e adottati anche da compagnie private per le loro [[mascotte]] (''[[yuru chara]]''), dando vita in molti casi a un ricco [[merchandising]].<ref>{{cita|Avella, 2004|pp. 212, 216-217}}.</ref><ref>{{Cita news|lingua=en|url=https://edition.cnn.com/2014/05/12/world/asia/osaka-mascot-cull/|titolo=Japanese cuteness overload could result in mascot cull|data=12 maggio 2014|accesso=18 dicembre 2018|pubblicazione=[[CNN]]|autore=Euan McKirdy}}</ref>
[[File:くまもんグッズ (21349147228).jpg|thumb|Oggettistica dedicata a [[Kumamon]], mascotte della [[prefettura di Kumamoto]]]]
 
Sulla scia del successo di Hello Kitty, il ''kawaii'' acquisì una connotazione commerciale sempre più marcata, e durante il resto del decennio le aziende si concentrarono nella creazione di prodotti il cui design fosse capace di trasmettere una certa tenerezza, fossero questi giocattoli, dispositivi elettronici o persino automobili.<ref name="beginning"/> Anche l'industria alimentare venne interessata dal fenomeno, in particolare il settore dolciario. Durante gli anni ottanta il mercato del gelato in Giappone registrò una crescita annua del 5%, garantendo un profitto di 100 milioni di dollari all'anno fino al 1989.<ref>{{cita|Kinsella, 1995|pp. 231-232}}.</ref>
 
Dopo un periodo di stagnazione, l'industria dei ''fancy goods'' riacquisì il suo appeal sul finire degli anni novanta, grazie anche all'inaspettato successo del personaggio di [[TarePanda]] della [[San-X]]. Nello stesso periodo, aziende come [[Bandai]] e [[Nintendo]] lanciarono sul mercato una serie di personaggi capaci di abbracciare diversi campi dell'[[intrattenimento]], spaziando con successo dall'industria [[anime]] e [[manga]] a quella dei videogiochi, come il cucciolo virtuale [[Tamagotchi]] e i mostri della serie ''[[Pokémon]]''.<ref>{{cita|Satō, 2009|p. 40}}.</ref>
 
In Giappone, oggetti ed elementi caratterizzati dallo stile ''kawaii'' si trovano ovunque, dalle grandi catene ai piccoli negozi; dagli uffici governativi nazionali a quelli locali.<ref>{{Cita news |nome=Mary |cognome=Roach |url=https://www.wired.com/1999/12/cute/ |titolo=Cute Inc. |pubblicazione=[[Wired]] |data=1º dicembre 1999 |accesso=28 gennaio 2019|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.businessweek.com/stories/2002-06-24/in-japan-cute-conquers-all|urlarchivio=https://archive.is/20120703014343/http://www.businessweek.com/stories/2002-06-24/in-japan-cute-conquers-all|autore=Brian Bremner|pubblicazione=[[Bloomberg BusinessWeek]]|titolo=In Japan, Cute Conquers All|data=24 giugno 2002|dataarchivio=3 luglio 2012|lingua=en|accesso=28 gennaio 2019|urlmorto=no}}</ref> Nel 2017, i ricavi provenienti dalla vendita di merchandising legato ai personaggi prodotti dalla Sanrio, San-X, Nintendo e da altre compagnie del settore ammontavano a 9,3 miliardi di dollari.<ref>{{Cita news |lingua=en |url=https://www.licenseglobal.com/magazine-article/market-report-japanese-licensing-industry |titolo=Market Report: The Japanese Licensing Industry |pubblicazione=Licence Global |data=5 febbraio 2018 |accesso=27 gennaio 2019 |dataarchivio=27 gennaio 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190127152540/https://www.licenseglobal.com/magazine-article/market-report-japanese-licensing-industry |urlmorto=sì }}</ref>
 
=== L'influenza del ''kawaii'' su anime e manga ===
[[File:Life sized cardboard cutouts of the Moe Character(Monami Gentsuki and friends).jpg|thumb|Un esempio di una Kawaii mascotte effettivamente utilizzata in Giappone]]
L'industria del [[manga|fumetto]] e dell'[[anime|animazione giapponese]] si legò fin da subito alla cultura ''kawaii'', trovando la massima espressione in due generi narrativi in particolare, il fumetto umoristico e lo ''[[shōjo]]''.<ref>{{cita|Pellitteri, 2008|p. 198}}.</ref>
 
Il primo a introdurre elementi riconducibili dell'estetica ''kawaii'' fu comunque [[Osamu Tezuka]] negli anni quaranta, ispirato dalle produzioni [[Disney]]. Prima dello scoppio della seconda guerra mondiale i giapponesi erano soliti rappresentare i propri connazionali in maniera realistica, con fattezze tipiche delle popolazioni asiatiche (occhi stretti e allungati, epicanti pronunciati); Tezuka, invece, utilizzò per i suoi personaggi alcuni elementi dei cartoni animati occidentali dell'epoca, ricorrendo a modelli basati su linee semplici, con occhi tondeggianti ed espressivi, e inserendo nei suoi disegni motivi decorativi stilizzati come cuori, stelle e ghirlande di fiori.<ref>{{cita|Avella, 2004|p. 218}} e {{cita|Pellitteri, 2008|pp. 109, 198}}.</ref> Espedienti, questi, per la verità già utilizzati sia dagli illustratori [[Yumeji Takehisa]]<ref>{{Cita news|lingua=en|url=https://www.japantimes.co.jp/culture/2012/04/06/events/events-outside-tokyo/exhibition-tells-a-cute-tale-of-kawaii-culture/|titolo=Exhibition tells a cute tale of kawaii culture|data=6 aprile 2012|accesso=16 dicembre 2018|pubblicazione=[[The Japan Times]]|autore=Maaya Konagai}}</ref> e [[Jun'ichi Nakahara]], sia da [[Katsuji Matsumoto]] nel manga ''Nazo no clover'', opera da cui lo stesso Tezuka trasse ispirazione per ''[[La principessa Zaffiro]]''.<ref>{{cita|Pellitteri, 2008|pp. 110, 199}}.</ref>
[[File:Figure in Manga style.png|thumb|Gli occhioni "alla ''[[Bambi]]''", tratti distintivi del ''kawaii'' e delle produzioni anime e manga in generale, sono usati come espediente per comunicare all'osservatore lo stato d'animo del personaggio<ref>{{cita|Pellitteri, 2008|p. 109}}.</ref>]]
 
Il ''kawaii'' entrò nell'immaginario infantile giapponese grazie al duo [[Fujiko Fujio]], che tra gli anni sessanta e settanta introdusse alcuni dei suoi elementi in opere come ''[[Obake no Q-tarō]]'' e ''[[Doraemon]]''. Proprio il [[Doraemon (personaggio)|protagonista di quest'ultima]], un gatto-robot dall'aspetto rotondo e buffo, fu determinante nella popolarizzazione delle caratteristiche tipiche dei personaggi ''kawaii''.<ref>{{cita|Pellitteri, 2008|pp. 199-200}}.</ref> In opere dello stesso periodo come ''[[Dr. Slump]]'', ''[[Hello! Spank]]'', ''[[Heidi (serie animata 1974)|Heidi]]'', ''[[Time Bokan]]'',<ref>{{cita|Pellitteri, 2008|pp. 201-204, 225}}.</ref> fino ad arrivare a ''[[Sailor Moon]]'',<ref>{{cita|Cooper-Chen, 2010|p. 150}}.</ref> ''[[Hamtaro]]''<ref>{{cita|Pellitteri, 2008|p. 118}}.</ref> e i manga di [[Ai Yazawa]],<ref>{{cita|Ponticiello e Scrivo, 2005|pp. 162-165}}.</ref> questi mantennero inalterate le stesse peculiarità grafiche, quali rotondità esasperate, tratti elementari, forme morbide e aggraziate, in aggiunta a elementi tipici dello stile ''[[super deformed]]'', come occhi grandi, corpi tozzi e teste dalle dimensioni sproporzionate.<ref>{{cita|Pellitteri, 2008|pp. 199-204}}.</ref>
 
Negli anni successivi, e con sempre maggiore frequenza, il ''kawaii'' venne impiegato in opere dai temi più cupi, anche come conseguenza del boom del [[J-Horror|cinema horror giapponese]] di fine anni novanta. Nell'opera ''[[Higurashi no naku koro ni]]'', per esempio, il personaggio di [[Rena Ryūgū]] possiede sì le caratteristiche tipiche dei personaggi ''kawaii'' – ella ha un aspetto innocente e veste in stile [[Moda Lolita|lolita]] – ma queste fanno da contraltare alla sua indole assassina.<ref name="sato4041">{{cita|Satō, 2009|pp. 40-41}}.</ref> L'escamotage di ricorrere a fattezze infantili e lineamenti graziosi come compromesso per il possesso di poteri o abilità fuori dal comune, prerogativa delle protagoniste femminili, si presenta anche nei personaggi di Ai Enma di ''[[Hell Girl]]'' e [[Misa Amane]] di ''[[Death Note]]''.<ref>{{cita|Sugawa-Shimada, 2013|p. 198}}.</ref> L'anime ''[[Puella Magi Madoka Magica]]'', che unisce situazioni tipiche dello ''[[mahō shōjo]]'' e elementi grotteschi, rappresenta invece un perfetto esempio di commistione di ''kawaii'' e [[dark fantasy]].<ref>{{cita|Lana e Suñe, 2018|p. 358}}.</ref>
 
Mantra comune delle produzioni anime e manga è la presenza, voluta o meno, di cliché nel design e nella caratterizzazione dei personaggi, dove il ruolo del valoroso protagonista è spesso affidato a soggetti i cui tratti somatici rispecchiano qualità come bellezza, forza e sicurezza di sé. Di contro, il ruolo di spalla comica è spesso riservato a personaggi goffi o infantili e, per questo, ''kawaii''. Col tempo questo schema venne più volte rigettato attraverso la creazione di diversi personaggi che, sebbene mantenessero il fascino e il carisma tipici dell'eroe protagonista, palesavano anche difetti come dipendenza, irresolutezza e mestizia. Esempio significativo è il personaggio di [[Shinji Ikari]], dell'anime ''[[Neon Genesis Evangelion]]'', il quale, nonostante svolga un ruolo primario nella serie e sia disegnato seguendo i crismi dell'eroe convenzionale, possiede un'insicurezza e una sofferenza di fondo che lo rendono anche ''kawaii''.<ref>{{cita|Pellitteri, 2008|pp. 115-119}}.</ref>
 
Nell'ambito del fumetto e dell'animazione giapponese, il ''kawaii'' seppe ritagliarsi il proprio spazio anche in tempi più moderni, adattandosi ai tempi e alle mode. Opere come ''[[Otomen]]'' e ''[[Antique Bakery]]'', in cui i personaggi maschili sono raffigurati in atteggiamenti femminili e "carini", riflettono l'incertezza socio-economica del Giappone [[Decennio perduto (Giappone)|post-crisi]], dove sempre più uomini faticano a trovare il proprio posto nella società. Il manga di Ai Yazawa ''[[Nana (manga)|Nana]]'', che gioca sulla contrapposizione tra le personalità delle due protagoniste e sul loro modo differente di essere ''kawaii'', offre uno spaccato del Giappone contemporaneo, dove sempre più spesso le giovani ragazze rifiutano un ruolo passivo e dipendente.<ref name="sato4041"/>
 
=== Gli otaku e il ''kawaii'': dal ''moe'' alle idol ===
[[File:Promotional maid handing out flyers for a new maid café in Akihabara.jpg|thumb|left|Una ragazza in abiti da cameriera distribuisce volantini per un ''[[maid café]]'' ad [[Akihabara]]]]
 
Durante gli anni novanta si verificò un cambiamento importante. Le aziende di marketing, che fino ad allora avevano cavalcato l'onda del ''kawaii'', si ritrovarono d'improvviso senza idee. I gusti della massa si spostarono a quel punto verso l'immaginario estetico della subcultura [[otaku]], alimentato dalla passione per anime, manga, videogiochi o [[Idol (Giappone)|idol]] della musica. Alcune cose nacquero già con una propria "carineria" di fondo (come nel caso del ''[[cosplay]]''), ma è soltanto dopo che queste vennero etichettate dagli otaku come ''kawaii'', che esse iniziarono a venire accettate come tali anche dalla popolazione generale.<ref name="geeks">{{Cita pubblicazione |url=https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature02.html|capitolo=Geeks and kawaii|rivista=Nipponia|numero=40|lingua=en|titolo=The Cute World of Kawaii|data=15 marzo 2007|accesso=16 dicembre 2017}}</ref>
[[File:Akihabara August 2014 09.JPG|thumb|A differenza dei giocattoli, le ''[[Action figure|figure]]'' appartengono alla cultura otaku e ''moe''. Sono bambole ispirate ai personaggi di anime e videogiochi e sono disponibili in diverse dimensioni; il fenomeno vanta una nutrita schiera di appassionati e collezionisti.<ref>{{Cita pubblicazione |url=https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature15.html|capitolo=Figurine Collectors: Happiness is owning your favorite characters from pop culture|rivista=Nipponia|numero=40|lingua=en|titolo=The Cute World of Kawaii|data=15 marzo 2007|accesso=16 dicembre 2017}}</ref>]]
 
Ma se per una persona ordinaria era ancora lecito utilizzare la parola ''kawaii'' per riferirsi a qualcosa di carino, gli otaku, per descrivere la stessa identica cosa, iniziarono a utilizzare un altro vocabolo: {{nihongo|''[[Moe (slang)|moe]]''|萌え}}. La parola ''moe'' si riferisce all'attrazione o all'amore per i personaggi di anime, manga, videogiochi o di altri prodotti destinati al mercato otaku, e iniziò a ricevere grandi attenzioni mediatiche a metà degli anni duemila, quando venne accostata al fenomeno delle ''[[Maid café|maid]]''. Il termine è usato anche come [[interiezione]] per esprimere un'improvvisa sensazione di apprezzamento nei confronti di un determinato soggetto, in contrasto con le sensazioni di tranquillità e tenerezza che scaturiscono alla vista di qualcosa di tradizionalmente ''kawaii''.<ref name="geeks"/><ref name="maid">{{Cita pubblicazione |url=https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature16.html|capitolo=Maid Cafés: A wacky world where customers are lords of the manor|rivista=Nipponia|numero=40|lingua=en|titolo=The Cute World of Kawaii|data=15 marzo 2007|accesso=16 dicembre 2017}}</ref> Tali dimostrazioni di affetto sono rivolte tuttavia a qualcosa con il quale non è possibile instaurare una relazione reale, come un personaggio immaginario, un oggetto (in questa categoria rientra il feticismo per gli abiti da cameriera, le [[Nekomimi|orecchie da gatto]], gli [[Meganekko|occhiali]] o le ''[[action figure|figure]]''), o una idol.<ref>{{cita|Galbraith, 2014|pp. 116-125}}.</ref> Le idol, per via della loro natura mediatica e immagine idealizzata, vengono infatti percepite alla stregua di personaggi di finzione, su cui si posano le effettive attenzioni degli otaku.<ref>{{cita|Galbraith, 2014|pp. 30-37}}.</ref>
 
Le idol conobbero il periodo di massimo splendore durante gli anni ottanta, dominando sia i palinsesti televisivi sia la scena musicale nipponica. Esse in poco tempo si fecero portavoce dello stile ''kawaii'', appropriandosi del suo linguaggio, adottando modi di fare e di vestire deliberatamente infantili, fino a diventarne la personificazione per eccellenza.<ref>{{cita|Kinsella, 1995|pp. 225, 235-237}}, {{cita|Pellitteri, 2008|p. 207}} e {{cita|Satō, 2009|p. 39}}.</ref> [[Seiko Matsuda]], in particolare, contribuì a rendere popolari tra le giovani giapponesi tali atteggiamenti da {{nihongo|"finta bambina"|ぶりっ子|[[burikko]]}}, fatti di risatine stridule ed espressioni imbarazzate, portando all'eccesso la propria carineria, spesso in maniera forzata e artificiosa.<ref>{{cita|Aoyagi, 1999|pp. 96, 171}} e {{cita|Miller, 2004|pp. 148-150}}.</ref> Sebbene le idol moderne tendano a mostrare un'immagine di sé più matura,<ref>{{cita|Miller, 2004|p. 149}}.</ref> esse ricorrono ancora ad alcuni di questi espedienti per manifestare il proprio essere ''kawaii'', elargendo grandi sorrisi, assumendo un atteggiamento timido e remissivo e adottando uno stile di abbigliamento ispirato alle bambole europee<ref>{{cita|Aoyagi, 1999|p. 98}}.</ref> o all'[[uniforme scolastica giapponese]].<ref>{{cita web|url=http://web-jpn.org/kidsweb/cool/12-06/index.html|titolo=School Uniform-Style Fashion|pubblicazione=Kids Web Japan|editore=Web Japan, [[Ministero degli affari esteri (Giappone)|Ministero degli affari esteri]]|lingua=en|accesso=31 gennaio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305001048/http://web-jpn.org/kidsweb/cool/12-06/index.html|dataarchivio=5 marzo 2016|urlmorto=sì}}</ref>
<!-- [[File:Kyary Pamyu Pamyu 20120707 Japan Expo 01.jpg|thumb|La cantante e modella [[Kyary Pamyu Pamyu]], riconosciuta dai media come un'icona del ''kawaii'']]
=== Il ''kawaii'' come stile di moda e ideale estetico === -->
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
{{colonne}}
* {{cita pubblicazione|url=https://open.library.ubc.ca/cIRcle/collections/ubctheses/831/items/1.0089261|titolo=Islands of eight million smiles: Pop-idol performances and the field of symbolic production|autore=Hiroshi Aoyagi|editore=University of British Columbia|data=1999|doi=10.14288/1.0089261|cid=Aoyagi, 1999|lingua=en}}
*{{Cita libro|autore=Natalie Avella|titolo=Graphic Japan: From Woodblock and Zen to Manga and Kawaii|anno=2004|url=https://archive.org/details/graphicjapanfrom0000avel|capitolo=Kawaii: the culture of the cute|data=2004|editore=RotoVision|lingua=en|ISBN=978-2-88046-771-5|cid=Avella, 2004}}
* {{cita libro|autore=Dani Cavallaro|titolo=Art in Anime: The Creative Quest as Theme and Metaphor|url=https://archive.org/details/artinanimecreati0000cava|editore=McFarland|anno=2011|isbn= 978-0-7864-6561-3|lingua=en|cid=Cavallaro, 2011}}
* {{Cita libro |nome=Anne |cognome=Cooper-Chen |titolo=Cartoon Cultures: The Globalization of Japanese Popular Media|data=2010 |editore=Peter Lang|lingua=en|ISBN=978-1-4331-0368-1|cid=Cooper-Chen, 2010}}
* {{Cita libro|nome=Patrick W.|cognome=Galbraith|titolo=The Moe Manifesto: An Insider's Look at the Worlds of Manga, Anime, and Gaming |data=2014 |editore=Tuttle Publishing|lingua=en|ISBN=978-1-4629-1413-5|cid=Galbraith, 2014}}
* {{cita libro|autore=Elena Gilberti|capitolo=Pixel_zone@solmutante.body. La cartoonizzazione degli adolescenti giapponesi|titolo=Texture. Manipolazioni corporee tra chirurgia e digitale|curatore=Emanuela Ciuffoli|editore=Meltemi Editore|città=Roma|data=2005|isbn=88-8353-562-6}}
* {{cita libro|titolo=[[La bambola e il robottone. Culture pop nel Giappone contemporaneo]]|autore=Alessandro Gomarasca (a cura di)|editore=Einaudi|città=Torino|data=2001|isbn=88-06-15959-3}}
* {{cita libro|autore=Sharon Kinsella|capitolo=Cuties in Japan|url=http://www.kinsellaresearch.com/new/Cuties%20in%20Japan.pdf|titolo=Women, Media, and Consumption in Japan|curatore=Lise Skov e Brian Moeran|editore=University of Hawaii Press|isbn=978-0-8248-1776-3|lingua=en|pp=220-254|anno=1995}}
* {{Cita libro|nome=Julio A. Gracia|cognome=Lana|nome2=Ana Asión|cognome2=Suñer|titolo=Nuevas visiones sobre el cómic: un enfoque interdisciplinar|data=2018|editore=Prensas de la Universidad de Zaragoza |lingua=es|ISBN=978-84-17633-08-0|cid=Lana e Suñer, 2018}}
{{colonne spezza}}
* {{Cita libro|curatore=Shigeko Okamoto e Janet S. Shibamoto Smith|titolo=Japanese Language, Gender, and Ideology: Cultural Models and Real People|capitolo=You Are Doing Burikko! Censoring/Scrutinizing Artificers of Cute Femininity in Japanese|pp=159-165|url=https://is.muni.cz/el/1421/podzim2017/JAP525/um/15laura_miller.pdf|autore=Laura Miller|data=2004|editore=Oxford University Press |lingua=en|ISBN=978-0-19-534729-6|cid=Miller, 2004}}
* {{cita libro|titolo=Il Drago e la Saetta. Modelli, strategie e identità dell'immaginario giapponese|autore=Marco Pellitteri|editore=Tunué|città=Latina|data=2008|isbn=978-88-89613-35-1|cid=Pellitteri, 2008}}
* {{cita libro|titolo=Con gli occhi a mandorla. Sguardo sul Giappone dei cartoon e dei fumetti|autore=Roberta Ponticiello|autore2=Susanna Scrivo|editore=Tunué|città=Latina|data=2005|isbn=88-89613-08-4}}
* {{cita pubblicazione|autore=Kumiko Satō|url=http://aas2.asian-studies.org/EAA/EAA-Archives/14/2/843.pdf|titolo=From Hello Kitty to Cod Roe Kewpie - A Postwar Cultural History of Cuteness in Japan|rivista=Asian Intercultural Contacts|volume=14|numero=2|data=autunno 2009|pp=38-42|lingua=en|cid=Satō, 2009|accesso=18 dicembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171010223634/http://aas2.asian-studies.org/EAA/EAA-Archives/14/2/843.pdf|dataarchivio=10 ottobre 2017|urlmorto=sì}}
* {{Cita libro|curatore=John A. Lent|titolo=Themes and Issues in Asian Cartooning: Cute, Cheap, Mad, and Sexy|data=1999 |editore=Popular Press|lingua=en |ISBN=978-0-87972-779-6|autore=Kanako Shiokawa|capitolo=Cute But Deadly: Women and Violence in Japanese Comics|pp=93-125|cid=Shiokawa, 1999}}
* {{Cita libro|curatore=Masao Yokota e Tze-yue Hu|titolo=Japanese Animation: East Asian Perspectives|autore=Akiko Sugawa-Shimada|capitolo=Grotesque cuteness of Shōjo: Representations of Goth-Loli in Japanese Contemporary TV Anime|data=2013|editore=Univ. Press of Mississippi|lingua=en|ISBN=978-1-62674-429-5|cid=Sugawa-Shimada, 2013}}
{{colonne fine}}
 
== Voci correlate ==
{{div col}}
* [[Anime]]
* [[MangaAttrattività fisica]]
* [[Bishōjo]] e [[bishōnen]]
* [[Lingua giapponese]]
* [[Moe (slang)|Moe]]
* [[Slang]]
* [[Lolicon]]
* [[Lolita (termine)]]
* [[Manga]]
* [[Moe (slang)]]
* [[Slang]]
* [[Shotacon]]
{{div col end}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|autore=Diana Lee|url=http://uniorb.com/ATREND/Japanwatch/cute.htm|titolo=Inside Look at Japanese Cute Culture|sito=uniorb.com|data=1º settembre 2005|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20051025170712/http://uniorb.com/ATREND/Japanwatch/cute.htm|urlmorto=sì|dataarchivio=25 ottobre 2005}}
* {{cita web|autore=Chan Surian|url=http://www.iido.it/|titolo=iido - Centro Kawaii e Decoden a Roma|sito=iido.com|data=10 aprile 2024|lingua=ita|}}
 
{{Cultura popolare giapponese}}
==Bibliografia==
{{portale|anime e manga|Giappone|linguistica|sociologia}}
* Giliberti, E.
2006 Pixel_zone@solmutante.body. La cartoonizzazione degli adolescenti giapponesi, in Ciuffoli, Texture. Manipolazioni corporee tra chirurgia e digitale, Roma, Meltemi.
* Gomarasca, A. (a cura)
2001 La bambola e il robottone. Culture pop nel Giappone contemporaneo, Torino, Einaudi.
* Pellitteri, M.
2008 Il Drago e la Saetta. Modelli, strategie e identità dell'immaginario giapponese. Latina, Tunué, pag. 664, ISBN 978-88-89613-35-1
* Ponticiello, R. - Scrivo, S.(a cura)
2005 Con gli occhi a mandorla. Sguardo sul Giappone dei cartoon e dei fumetti, Latina, Tunué.
[[Categoria:Giappone]]
 
[[Categoria:Cultura giovanile in Giappone]]
[[ca:Kawaii]]
[[Categoria:Espressioni comuni della lingua giapponese]]
[[de:Kawaii]]
[[Categoria:Terminologia degli anime e dei manga]]
[[en:Cuteness in Japanese culture]]
[[Categoria:Estetica giapponese]]
[[es:Kawaii]]
[[fr:Kawaii]]
[[he:קאוואיי]]
[[hu:Kavaí]]
[[is:Kawaii]]
[[ja:可愛い]]
[[nl:Kawaii]]
[[pt:Kawaii]]
[[ru:Каваий]]
[[sv:Gullighet inom japansk kultur]]
[[th:ความน่ารักในวัฒนธรรมญี่ปุ่น]]
[[uk:Кавай]]
[[zh:日本可愛文化]]