Montello (colle): differenze tra le versioni
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{{Montagna
| nomemontagna = Montello
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| didascalia = Il Montello visto dal satellite; è ben evidente il letto del [[fiume Piave]].
| sigla_paese = ITA
| provincia = [[Treviso]]
| altezza = 371
}}
Il '''Montello'''
==Geologia==
Il Montello è un rilievo molto peculiare dal punto di vista geologico. Lo stesso nome indica che non si tratta di una vera e propria collina (non è articolato in più dorsali ed è sostanzialmente compatto e massiccio), ma l'altezza modesta non lo rende neppure una vera e propria montagna.
La sua origine è legata al processo di [[orogenesi]] delle [[Alpi]]: questi monti si sono formati (e continuano a crescere) a causa dello scontro fra il continente europeo e africano e il Montello è in pratica un fenomeno periferico legato a ciò. Tuttavia, la crescita del rilievo è stata ostacolata dal corso del [[Piave]] che lo ha "levigato" assieme al contributo degli [[agenti atmosferici]].
Il tutto è alla base dei [[carsismo|fenomeni carsici]] che interessano la zona, come [[doline]] e [[grotta|grotte]]. Da ricordare che le riserve idriche della collina scorrono in anfratti sotterranei: praticamente non sono presenti ruscelli o altri corsi d'acqua superficiali. Le acque fuoriescono da alcune importanti e suggestive sorgenti, come il ''Forame'' nella scarpata meridionale.
Il punto di massima [[altitudine]] è in località Colesel Val dell'Acqua ({{M|371|u=m}}).
==Ambiente==
===Flora===
La superficie della [[collina]], oggi completamente parcellizzata in lotti di proprietà privata, è per gran parte coperta da selve. Quello che era un tempo uno dei boschi di [[Quercus petraea|roveri]] che la [[Serenissima]] sfruttava per l'[[Arsenale di Venezia|Arsenale]] (e per questo gelosamente custodito e tutelato) ha subito negli ultimi duecento anni non solo una notevole riduzione in termini di superficie, ma anche una trasformazione dal punto di vista costitutivo.
La selva ha sicuramente subito le oscillazioni climatiche del passato: l'alternarsi di [[glaciazioni]] a periodi più miti ha in questo senso modificato la composizione del bosco, ma si ritiene che attorno ai 3-4.000 anni fa essa si sia stabilizzata in una querceta igrofilo-mesofila. Le successive modificazioni dipesero esclusivamente dalla presenza dell'uomo. Si ipotizza che i primi interventi risalgano al [[Neolitico]], ma sicuramente non furono mai molto incisivi e si limitarono ai margini del bosco. Sicuramente più importanti in epoca romana e volgare, è solo durante il dominio della Serenissima (fine [[XIV secolo]] - [[1797]]) che inizia un sistematico sfruttamento silvicolo della località, preferita ad altre zone ([[Cansiglio]], [[Cadore]]) vista la vicinanza al [[Piave]], via di comunicazione diretta verso la [[Laguna Veneta|Laguna]]. La Repubblica era così gelosa di questa risorsa che fece confiscare e recintare l'intera collina ed emanò una serie di leggi e decreti volti alla sua tutela, talvolta così radicali da prevedere la pena di morte. Ma lo sfruttamento era ben controllato e specializzato, in armonia con i principi ecologici e incredibilmente attuale. La vegetazione rimaneva quella originale: si trattava di un querceto quasi puro, costituito per lo più da [[Quercus petraea|roveri]] e [[farnia|farnie]].
La caduta di [[Venezia]] mise l'equilibrio del bosco in grave difficoltà. Privi della secolare protezione, gli alberi furono tagliati indiscriminatamente e solo a partire dal [[1811]] furono emanate alcune leggi nel tentativo di assicurare un minimo di salvaguardia. Il bosco ebbe così tregua sino all'[[Unità d'Italia]], allorché riprese l'abbattimento. Gravissimi furono gli effetti della legge Bertolini del [[1892]], secondo la quale le aree silvicole dovevano essere assegnate a famiglie indigenti o vendute a privati, in modo da aumentare gli appezzamenti agricoli (furono addirittura fondati tre centri abitati: Santa Croce, Santi Angeli e Santa Maria della Vittoria). Durante la [[Grande Guerra]], poi, il Montello si trovò proprio in corrispondenza del [[fronte del Piave]] e, per motivi strategici, altre superfici furono disboscate.
Della vegetazione originale del Montello resta ben poco, ma molte informazioni ci sono pervenute dai vari erbari che i botanici compilarono tra il [[XVIII secolo|Sette]] e l'[[XIX secolo|Ottocento]]; molto importante è comunque la presenza di alcuni "relitti vegetazionali".
Attualmente la specie predominante è la [[Robinia pseudoacacia|robinia]], una pianta infestante di origine americana che ha occupato la nicchia lasciata dalle piante autoctone. La popolazione di robinie è ancora in fase di crescita, dal momento che i potenziali competitori sono stati eliminati o ridotti dall'uomo; tuttavia si prevede che, a lungo andare, entrerà in equilibrio con le altre specie.
Tra le specie introdotte ma non infestanti sono da citare gli alberi piantumati nel [[secondo dopoguerra]] ([[betulle]], [[conifere]]) e una [[Fagus sylvatica|faggeta]], ritenuta non originale viste le scarse altitudini. A questi si aggiungono i [[Castanea sativa|castagni]], importati per il legname e i frutti.
Dei relitti sopracitati, sono da ricordare un bosco di [[Quercus petraea|rovere]], che conserva anche un peculiare sottobosco, e, sul versante nord, qualche [[Quercus robur|farnia]], mista a [[Ostrya carpinifolia|carpino nero]] e [[Carpinus betulus|carpino bianco]]. Sui suoli calcarei e ben esposti cresce ancora qualche [[Quercus pubescens|roverella]].
Alla flora arborea è associata una grande varietà di specie vegetali cosiddette "minori", ma non per questo meno importanti. La [[Vinca minor|pervinca]] è abbondante nelle zone mediamente soleggiate, mentre delle zone ombrose sono tipici i [[Cyclamen hederifolium|ciclamini]], la cui diffusione è condizionata dall'humus offerto dal sottobosco. Nelle aree incolte umide al limitare del bosco sono diffuse quelle che in dialetto locale sono dette ''ortrighe mate'' (''[[Lamium album]]'' e ''[[Lamium purpureum]]''). Nei luoghi soleggiati si possono trovare le viole (''[[Viola odorata]]'' e ''[[Viola riviniana]]''). All'interno del bosco frequenti sono i rampicanti (come la [[Clematis vitalba|vitalba]]), l'[[Aquilegia vulgaris|aquilegia]], l'[[Anemone nemorosa|anemone]] e l'[[Helleborus viridis|elleboro]]. Fondamentali le varie orchidee, ritenute degli autentici "metri ecologici" in grado di indicare la stabilità degli ecosistemi, occupando un po' tutti gli ambienti
Il [[carsismo]], rappresentato in superficie dalla presenza di doline, provoca interessanti fenomeni di inversione della vegetazione e di modificazione dei cicli vitali delle specie ([[muschi]] compresi), indipendentemente dall'esposizione dei versanti; e la cosa si fa ancora più notevole in quelle [[doline]] "vitali", dove cioè permane un flusso di aria in entrata e in uscita e si consta una certa regolazione della temperatura. Cosa che influisce sull'intero sistema ecologico, condizionando specie di varia origine<ref>Silvano Rodato, ''Il paesaggio vegetale del Montello'', estratto da ''Montello'' a cura di B. Castiglioni, Museo di Montebelluna, anno 2005 - pdf [http://www.3kcl.net/montello/montello-research/06-RodatoDefinitivo.pdf] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070319014405/http://www.3kcl.net/montello/montello-research/06-RodatoDefinitivo.pdf|data=19 marzo 2007}}</ref>.
===Fauna===
Il Montello è senza dubbio una delle aree naturali più importanti del Veneto e per questo motivo ospita una ricca biodiversità.
La sua posizione, al confine tra l'area prealpina e la pianura, e la vicinanza del Piave
I fenomeni carsici hanno favorito in passato la presenza di [[pipistrelli]], soprattutto il rinolofo maggiore (''[[Rhinolophus ferrumequinum]]''). La loro popolazione è oggi assai diminuita, viste le varie forme di inquinamento provocate dall'uomo (in particolare l'uso di pesticidi ne ha limitato le fonti di cibo).
Gli altri mammiferi sono rappresentati da roditori - scoiattolo (''[[Sciurus vulgaris]]''), ghiro (''[[Glis glis|Myoxus glis]]''), moscardino (''[[Muscardinus avellanarius]]'') ecc.- e carnivori - volpe (''[[Vulpes vulpes]]''), donnola (''[[Mustela nivalis]]''), faina (''[[Martes foina]]''), tasso (''[[Meles meles]]'') ecc. Ultimamente l'uomo vi ha introdotto il daino (''[[Dama dama]]''), mentre il capriolo (''[[Capreolus capreolus]]'') è arrivato spontaneamente dall'area collinare settentrionale. Sporadica la presenza del cervo (''[[Cervus elaphus]]'') e del cinghiale (''[[Sus scrofa]]'').
Notevole pure la presenza dei rettili. Tra questi, il colubro di Esculapio (''[[Elaphe longissima]]''), che sembra essere tuttavia minacciato<ref>Francesco Mezzavilla, ''Fauna e paesaggio del Montello'', estratto da ''Montello'' a cura di B. Castiglioni, Museo di Montebelluna, anno 2005 - pdf [http://www.3kcl.net/montello/montello-research/07-MezzavillaDefinitivo.pdf] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070318223747/http://www.3kcl.net/montello/montello-research/07-MezzavillaDefinitivo.pdf|data=18 marzo 2007}}</ref>.
==Strade del Montello: le prese==
La dorsale del Montello è percorsa per tutta la sua lunghezza dalla [[strade provinciali della provincia di Treviso|SP 144]], che va dunque da [[Montebelluna]] a [[Nervesa della Battaglia]]. Essa è però intersecata quasi perpendicolarmente da 21 ''strade di presa'', le stradine che si inerpicano lungo un fianco della collina e ridiscendono dal lato opposto. Le strade di presa non sono da confondersi con le prese vere e proprie; queste ultime sono piuttosto le fasce di territorio comprese fra una strada e l'altra. Questo assetto è il risultato del controllo forestale impostato da [[Venezia]] sin dal [[XV secolo]] (il nome deriva da: "''prendere'' il legname") e dei vari lavori di [[manutenzione]] e [[lottizzazione (urbanistica)|lottizzazione]] che si sono succeduti sino alla fine dell'Ottocento. Le ''strade di presa'' vengono indicate tramite un numero e un nome, che per lo più ricorda i caduti della [[Grande Guerra]]; piacevoli da percorrere, perché poco trafficate e talvolta sterrate, sono per questo frequentate da escursionisti e ciclisti; eccone l'elenco:
{| class = "wikitable"
! Presa !! Nome !! Lunghezza (Nord + Sud) !! Fondo del versante Nord !! Fondo del versante Sud
|-
|I || via [[Francesco Baracca]] || {{M|2
|-
|II || via [[Guido Alessi]] || {{M|2
|-
|III || via [[Umberto Sacco]] || {{M|4
|-
|IV || via [[Luigi Lama]] || {{M|5
|-
|V || via del [[Battaglia del solstizio|Solstizio]] || {{M|6
|-
|VI || via [[Annibale
|-
|VII ||
|-
|VIII || via [[Eligio Porcu]] || {{M|6.0|u=km}} (3,0 + 3,0) ||
|-
|IX || via [[Giuseppe Mancino]] || {{M|6
|-
|X || via [[Cesare Battisti]] || {{M|6
|-
|XI || via [[Sernaglia della Battaglia|Sernaglia]] || {{M|5
|-
|XII || via San Martino || {{M|6
|-
|XIII || via del Fante || {{M|6
|-
|XIV || via della Vittoria || {{M|5
|-
|XV || via delle Medaglie d'Oro || {{M|5
|-
|XVI || via gen. [[Giuseppe Vaccari]] || {{M|5.5|u=km}} (2,5 + 2,5) ||
|-
|XVII || via [[Ivo Lollini]] || {{M|5
|-
|XVIII || via gen. [[Vittorio Fiorone]] || {{M|4
|-
|XIX || via [[Brigata Campania]] || {{M|4
|-
|XX || via [[Emilio Bongioanni]] || {{M|4.0|u=km}} (2,0 + 2,0) ||
|-
|XXI || via [[Asclepia Gandolfo]] || {{M|2.0|u=km}} (1,0 + 1,0) || Asfaltata || Asfaltata, tratto iniziale della Dorsale
|}
<gallery>
Immagine:Presa1.jpg|Presa I
Immagine:Presa2.jpg|Presa II
Immagine:Presa3.jpg|Presa III
Immagine:Presa4.jpg|Presa IV
Immagine:Presa5.jpg|Presa V
Immagine:Presa6.jpg|Presa VI
Immagine:Presa7.jpg|Presa VII
</gallery>
==Storia e luoghi di interesse==
[[
Come già detto, le selve del Montello furono intensamente
Fin dagli inizi del [[XVI secolo]], la direzione sullo sfruttamento del bosco spettava al [[Governo della Repubblica di Venezia|Senato della Serenissima]], che a sua volta delegava la sorveglianza a uno dei tre ''[[Magistrato alla Milizia da Mar|Patroni a l'Arsenal]]'', il quale circa due volte l'anno usciva da Venezia per le ispezioni. Nel 1587 la Serenissima Repubblica istituì un ''[[Provveditore (Repubblica di Venezia)|provedadore sora il bosco del Montello]]'', poi divenuti tre, responsabili della conservazione dell'importante patrimonio boschivo.<ref>{{Cita pubblicazione |url=http://dl.icar.beniculturali.it/biblio/pdf/damosto_1/5_29_damos_1.pdf |titolo=Provveditori al Bosco del Montello |editore=[[Istituto centrale per gli archivi]] |volume=tomo 1 |p=203 |accesso=19 aprile 2022 |urlmorto=sì }}</ref>
Attualmente, buona parte del Montello è ancora ricoperta dai boschi, interrotti da pascoli, vigneti e villette private (la collina è anche un'apprezzata località di villeggiatura, inoltre vi vivono stabilmente alcune centinaia di persone).
Dopo la [[rotta di Caporetto]], il Montello fu colpito dai duri combattimenti della [[prima guerra mondiale]], in quanto si trovava al centro del [[fronte del Piave]]. Fu il principale obiettivo dell'offensiva austriaca del 15 giugno [[1918]]; l'[[8ª Armata (Regio Esercito)|8ª Armata italiana]] comandata dal generale [[Giuseppe Pennella]] riuscì, però, a contenere lo sfondamento e poi a respingere il nemico oltre il Piave.
Testimonianza di ciò sono i vari monumenti militari, i toponimi e soprattutto il [[sacrario del Montello]], nelle cui vicinanze precipitò l'aereo di [[Francesco Baracca]].
Il bosco del Montello, per l'isolamento e la quiete, fu scelto in passato come luogo di ritiro spirituale. È il caso della certosa e dell'abbazia di Sant'Eustachio.
===Certosa di San Girolamo===
{{vedi anche|Certosa di San Girolamo}}
[[File:Area_Certosa2.jpg|thumb|Area dove sorgeva la certosa di San Girolamo]]
Si trattava inizialmente di un modestissimo eremo ricavato dalla grotta carsica detta ''di San Girolamo'' presso la ''Valle delle Tre Fonti'', nel luogo dove, appunto, sgorgavano tre sorgenti (ve ne è ancora una). Nella cavità avrebbe vissuto, attorno al [[XIV secolo]], l'eremita Giovanni di Fassa che la adattò alle proprie esigenze, scavandovi ad esempio le nicchie tuttora visibili. Pochi anni dopo, grazie alle donazioni dei [[Collalto]] e di nobili e istituzioni veneziane, vi fu costruito un monastero vero e proprio che prosperò sino alle soppressioni napoleoniche. Di esso, usato come cava da cui attingere materiale di riciclo, non resta quasi più nulla. Nel [[1863]] anche il cimitero fu smantellato e i resti dei frati furono trasferiti nella parrocchia di [[Giavera del Montello]].
===Abbazia di Sant'Eustachio===
{{vedi anche|Abbazia di Sant'Eustachio}}
[[File:Abbazia.jpg|thumb|Rovine dell'abbazia di Sant'Eustachio]]
Era questo un importante complesso benedettino, reso potente ancora dalle donazioni dei [[Collalto]] e meta di pellegrinaggi e ritiri di uomini illustri: il più noto fu [[Giovanni Della Casa]], autore del celebre ''[[Galateo overo de' costumi|Galateo]]''. Le sue ricchezze le attirarono però più volte di saccheggi e distruzioni. Nel Cinquecento, durante la lotta tra Chiesa e istituzioni politiche, il monastero fu ridotto a [[prepositura]] (il preposito manteneva ancora il titolo di abate). Sopravvissuta alle [[Soppressioni napoleoniche|politiche napoleoniche]], Sant'Eustachio attraversò in seguito un grave periodo di crisi che culminò con la soppressione nel [[1865]]. L'edificio, nel quale si continuò a celebrare qualche messa per la popolazione locale, durante la [[Grande Guerra]] venne quasi raso al suolo dai colpi dell'artiglieria.
I ruderi, che compongono un suggestivo insieme, sono stati di recente restaurati e possono essere raggiunti tramite un facile sentiero che si arrampica dalla chiesa parrocchiale di [[Nervesa della Battaglia]].
==Note==
<references />
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Natura2000|IT3240004}}
{{Portale|Grande Guerra|Veneto}}
[[Categoria:Montagne della provincia di Treviso]]
[[Categoria:Siti di interesse comunitario del Veneto]]
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