Lorenzago di Cadore: differenze tra le versioni
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{{Divisione amministrativa
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|Voce bandiera =
|Voce stemma =
|Stato = ITA
|Grado amministrativo = 3
|Divisione amm grado 1 = Veneto
|Divisione amm grado 2 = Belluno
|Amministratore locale = Marco D'Ambros
|Partito = [[lista civica]] Siamo Lorenzago
|Data elezione = 27-5-2019
|Data rielezione = 10-6-2024
|Data istituzione =
|
|
|Note superficie = [http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH92M09OG0&v=1UH0D807RR40000 Dato ISTAT]
|Sottodivisioni =
|
|Zona sismica = 2
|Gradi giorno = 3982
|Nome abitanti = lorenzaghesi
|Patrono = [[santi Ermagora e Fortunato]]
|Festivo = 12 luglio
|PIL =
|PIL procapite =
|Mappa = Map of comune of Lorenzago di Cadore (province of Belluno, region Veneto, Italy).svg
|Didascalia mappa = Posizione del comune di Lorenzago di Cadore nella provincia di Belluno
}}
{{Citazione|e Lorenzago antica dal Mauria scendente, <br /> che dall'alto la valle in mezzo domina<ref>I versi sono citati dalla versione autografa del manoscritto originale dell'ode «Cadore» del 1892 conservato presso la Magnifica Comunità a Pieve di Cadore, e mutati poi, nella versione stampata in:« e Lorenzago aprica tra i campi declivi che d'alto / la valle in mezzo domina.</ref>|[[Giosuè Carducci]], Ode ''Cadore''}}
'''Lorenzago di Cadore''' ([[Alfabeto fonetico internazionale|IPA]]: {{IPA|/lorenˈtsaɡo di kaˈdore/}}, ''Lorenžàgo'' in [[lingua ladina|ladino]]<ref>{{cita web|titolo=Dizionario della gente di Lozzo - La parlata ladina di Lozzo di Cadore|url=http://www.ladinia.org/progetti/dizionario-della-gente-di-lozzo/dizionario-della-gente-di-lozzo-lettera-k.html|accesso=25 novembre 2011|editore=Comune di Lozzo di Cadore}}</ref><ref>{{Cita libro| AA. | VV. | Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani. | 1996 | Garzanti | Milano | isbn=88-11-30500-4 | p=361 | url=https://archive.org/details/dizionarioditopo00unse/page/361 }}</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia di Belluno]] in [[Veneto]]. È uno dei ventidue comuni che costituiscono la [[Magnifica Comunità di Cadore]], posto alla sinistra del [[Piave]], su un verde altopiano ben esposto a 883 [[Livello del mare|m s.l.m.]], lungo la strada [[Statale 52]] che collega il [[Cadore]] alla [[Carnia]] attraverso il [[Passo della Mauria]], costituendo allo stesso tempo un'area di confine di provincia e di regione.
== Il paese ==
[[File:Lorenzago campanile&nebbie.JPG|thumb|sinistra|L'inconfondibile campanile tra le suggestive nuvole che mostran la via agli «spirti ed alle fate»]]
[[File:Lorenzago di Cadore 1950.jpg|thumb|sinistra|Lorenzago d'inverno negli anni '50]]
Lorenzago non è diviso in frazioni, ma presenta due distinti assetti urbanistici: uno denso e compatto composto da due borgate storiche; uno più contemporaneo che si estende in località Monteona, Dera, Piate, Rivadó. Le due borgate storiche sono collegate da un tratto della strada [[Statale 52]] che attraversa tutto il paese: da Piazza Calvi (la principale del paese), sale fino a Cima Faureana; percorre poi il piano viale Città di Genova<ref>Così denominato per riconoscenza verso la Superba, che per prima inviò soccorsi alla popolazione, non appena nel novembre del 1918 il paese rimase libero dall'occupazione straniera.</ref> e passa dalla borgata di Villagrande (Gortina) a quella di Villapiccola (Vila) ove la strada riprende a salire sino al ponte di Ramaió per continuare, con un tratto di otto chilometri, sino al Passo della Mauria, dal quale discende verso la [[Carnia]] ed il [[Friuli]]. Il Passo della Mauria ed il Monte omonimo con le sue doline imbutiformi scavate dalle acque si trova interamente entro il territorio di Lorenzago<ref>O. Marinelli, ''Fenomeni di erosione dei gessi nei dintorni del Mauria e di Lorenzago'', Boll. della Soc. Geogr. Ital., 1900.</ref>.
==
=== Territorio ===
Il territorio comunale che ha una superficie di 27,95 km², degrada dolcemente (da sud-est a nord-ovest), ma non uniformemente e con vari falsipiani, sino a raggiungere il corso del Piave ove comincia il [[lago di Centro Cadore]] formato dallo sbarramento della diga di [[Sottocastello]].
Il territorio è inoltre rotto in molte vallette minori, che sono percorse da piccoli rii, quali il Romotoi, il rio dei Tofi, il Rin de la Cros tributari del [[Torrente Piova|Piova]], il rio dell'Acquafredda col subaffluente rio Borbe ed il Ramaió tributari del [[Cridola (torrente)|Cridola]]. Tutte queste acque appartengono al bacino del [[Piave]]; solo il torrente Tora, che ha origine dal Monte Toro a nord della forcella del Cridola, appartiene al [[Tagliamento]] (che nasce in territorio comunale<ref>''« Lungo la strada che dal Passo della Màuria scende verso Forni di Sopra, dopo i primi due tornanti incontriamo sulla destra un cartello indicante l'ubicazione della sorgente del Tagliamento. La polla d'acqua non si vede: rimane nascosta sotto una coltre di umido fogliame. Il Tagliamento zampilla in una culla dall'aspetto modesto, ma vi nasce con cuore di re »'' tratto da Il Tagliamento, Immagini e appunti sul re dei fiumi alpini di [[Benito Mion]], Grafiche Risma Editore, 2005 / oppure: Un futuro per il [[Tagliamento]]: Riserva della [[Biosfera]] [[UNESCO]] - a cura di [[Nicoletta Toniutti]] e [[Andrea Agapito Ludovici]], [[WWF Italia]].</ref> alle pendici orientali del Monte [[Miaron]] a 1195 [[m s.l.m.]]), della cui riva destra è affluente, come pure il rio di Stabie, che è affluente di sinistra.
[[File:Lorenzago di Cadore Rin della Pissa.jpeg|thumb|destra|upright=0.7|Rin della Pissa a Borbe]]
[[File:Sorgente Tagliamento.JPG|thumb|sinistra|Sorgente del Tagliamento]]
[[File:Lorenzago di Cadore - Val della Tora.jpeg|thumb|sinistra|Val della Tora]]
[[File:Cridola Lorenzago.JPG|thumb|destra|Valle del Cridola]]
Il confine del territorio comunale è segnato come estrema linea meridionale dalla Cresta del [[Cridola]], i punti estremi orientale ed occidentale sono rispettivamente la confluenza rio di Stabie-Tagliamento e la confluenza Cridola-Piave; il punto più settentrionale si trova pressappoco alla confluenza Piave-Piova. Dalla forcella o più precisamente dalla tacca del Cridola il territorio confina con quello di [[Forni di Sopra]] sino a Stabie; da Stabie sino alla confluenza Piave-Cridola con quello di [[Domegge di Cadore]].
Le elevazioni principali sono, oltre il [[Cridola]] (2.581 m), la Cresta del Miaron (con le quattro punte di 2.373 m, 2.290 m, 2.215 m e 2.156 m) il colle Audoi (1.560 m), quello di Mezzarazzo (1.544 m), il Sasso Croera (1.538 m), lo Stizzinoi (1.518 m), il colle Magnente (1.526 m) e il colle Famazzo (1.361 m). A tutte queste cime si arriva comodamente per vari sentieri.
I principali monti del comune di Lorenzago, Cridola e Miaron, che dividono il Cadore dalla Carnia<ref>Comune di [[Forni di Sopra]]</ref> appartengono dal 26 giugno 2009 al gruppo [[Dolomiti friulane|Dolomiti d'Oltre Piave e Friulane]] inserito nella lista del [[Patrimonio dell'umanità]] dell'[[UNESCO]].
Il territorio del Comune risulta compreso tra i 683
==== Le montagne ====
[[File:Lorenzago di Cadore Viilla Piccola 1950.jpg|thumb|sinistra|Villa Piccola e Gruppo del [[Gruppo dei Brentoni|Tudaio-Brentoni]] negli anni '50]]
Lorenzago è circondato a 360° da suggestivi [[Dolomiti|massicci dolomitici]]; volgendo lo sguardo alla destra del [[Cridola]], si vede il [[Montanello]] (2.441 m) col sottostante Agudo o Col della Croce (1.829 m). Girando sempre verso destra spunta più lontano, oltre le valli del torrente [[Talagona]] e [[Anfela]], il [[Picco di Roda]] (2.227 m) nel gruppo del [[Duranno]], e poi, oltre l'avvallamento in cui scorre profondo il Piave, si vede d'infilata una parte della lunga muraglia rocciosa del [[Gruppo del Bosconero|Bosconero]], che sale col [[Monte Dubiea]] (1.660 m) e la [[Croda Cuz]] (2.201 m) alla parete verticale nord del [[Sassolungo di Cibiana|Sassolungo]] (2.413 m) ed agli [[Sfornioi]] (2.409 m), sino alla larga ed erbosa depressione della [[forcella Cibiana]] (1.528 m), sopra la quale s'innalza a destra il [[Monte Rite]] (2.181 m), mentre nello sfondo oltre la forcella appaiono lontani i monti dell'[[Agordino]] ([[Gardesana]] e [[Tamer]]).
[[File:Marmarole da Lorenzago.JPG|thumb|destra|Le [[Marmarole]] viste da Lorenzago]]
[[File:Antelao visto da Lorenzago.JPG|thumb|sinistra|L'[[Antelao]], la vetta più alta del Cadore (3.263 m), visto dal paese]]
[[File:Lorenzago Miaron.JPG|thumb|destra|Il Monte Miaron]]
Continuando, sorge il verdeggiante [[Monte Trànego]] (1.847 m) e quindi s'innalza la piramide dell'[[Antelao]] (3.263 m), la vetta più alta del [[Cadore]], che la [[val d'Oten]] e la Forcella Piccola (2.121 m) separano dal gruppo delle [[Marmarole]]; di questo gruppo è visibile soltanto la parte orientale con la cresta d'[[Aieron]] e quella degli Invalidi (separate dal Vallone del [[Froppa]]), il gran pilastro della [[Croda Bianca]] (2.828 m), il [[Monte Ciastelin]] (2.601 m), caratteristico per la forma di dorso di dromedario, il campanile Ciastelin (2.572 m), la piccola Torre di [[Lozzo di Cadore|Lozzo]] detta comunemente il « Pupo », che divide in due la forcella S. Pietro (2.319 m), e infine la Croda di San Lorenzo o [[Monte Ciarido]] (2.502 m), la cui estrema propaggine settentrionale con la Torre Artù (2.040 m) è nascosta dall'antistante [[Col Cervera]] (1.919 m).
Tra le [[Marmarole]] e il [[Monte Tudaio|Tudaio]] lo sguardo spazia lontano, e in quella larga apertura appaiono, da sinistra a destra, la [[Croda da Campo]] (2.718 m) e la fosca [[Aiarnola]] (2468 m), separate dalla forcella Valadrin; quindi il lungo sperone boscoso, poi pascolivo e più in alto ghiaioso che da [[Casamazzagno]] sopra [[Candide (Comelico Superiore)|Candide]] sale dolcemente ondulato col [[Monte Spina (Veneto)|monte Spina]] (1.966 m) e il [[Col Rosson]] (2.304 m) e culmina col caratteristico cocuzzolo conico del [[Col Quaternà]] (2.503 m). Segue più lontano il roccioso [[monte Cavallino|Cavallino]] (2.689 m), la cima più alta della catena displuviale tra le valli della [[Drava]] e del Piave.
Continuando a destra, più vicina si alza la lunga catena rocciosa [[Gruppo dei Brentoni|Tudaio-Brentoni]] che separa l'[[Oltrepiave]] dal [[Comelico]] e di cui appare solo la prima parte, con gli strapiombi del [[Monte Tudaio|Tudaio]] (2.279 m), la [[Bragagnina]], la cima di [[Landre]] (2.332 m), lo [[monte Schiavon|Schiavon]] (2.337 m) e dietro ad esso il [[Crissin]] (2.495 m), i cosiddetti [[Cadini]] con le due forcelle Ciadin Alto Ovest (2.295 m) ed est (2.221 m), il [[Popera Val Grande]] (2.512 m), la Cresta Castellati (2.486 m), oltre la quale, poiché la catena si incurva verso nord-est, non è visibile la vetta più alta de gruppo, il [[Monte Brentoni]] (2.548 m). Oltre la depressione della valle del Piova, sulla quale è larga ed erbosa forcella Losco (1.781 m), appare la lunga costa pure erbosa del Pra' della Monte (“Monte”, nell'uso locale, è di genere femminile), sotto la quale è il Col Torondo (1.570 m). Spunta appena, lontano, rossastro, il [[Colròsolo]] (2.138 m); segue una cresta boscosa che culmina, sempre da sinistra a destra, coi colli Audoi (1.560 m) e Mezzarazzo (1.544 m) e col Sasso Croera (1.538 m). Oltre la depressione del Mauria appare infine la cresta del [[Miaron]], che si congiunge col Cridola. È compiuto così il giro dell'orizzonte di Lorenzago.
=== Clima ===
Il clima rientra tra i climi di montagna e più precisamente è un [[clima alpino]], come tale
è caratterizzato dalla diminuzione della temperatura con l'altitudine (0,6 °C ogni 100 m).
Le estati sono fresche e caratterizzate da abbondanti e frequenti piogge, gli inverni sono rigidi e nevosi. Le stagioni intermedie invece, si presentano solitamente ventilate, fresche e abbastanza piovose.
== Origini del nome ==
Il toponimo sarebbe un prediale, deriverebbe cioè dal nome proprio di un colono romano, un ''Laurentus'' o un ''Laurentius''<ref>Giuseppe Ciani (Domegge 1793 – Vittorio Veneto 1867) ''Storia del popolo cadorino'', edizione postuma a cura di E. De Candido, Treviso, 1940</ref>. La desinenza -''ago'', di origine celtica, è unica in tutto il Cadore, ma è comunque frequente in Veneto, e non fa altro che confermare l'etimo proposto: ''fundus Laurentiacus'' doveva dunque chiamarsi l'insieme dei possedimenti di questo ''Laurentus''.
== Storia ==
=== Preistoria ed antichità ===
Delle vicende più antiche poco si può dire sebbene si possa pensare che Lorenzago sia stato abitato fin dall'età della pietra come dimostrerebbe il martello di pietra rinvenuto in Mauria e più precisamente nella cava di Chiole nel 1885 dal lorenzaghese Mario De Marco. Il martello, che è stato acquistato successivamente da don Pietro Da Ronco e ceduto al museo di [[Pieve di Cadore]], appare « del numero e della foggia di quelli che i sacerdoti adoperavano per dare il colpo alla vittima nei sacrifici »<ref>A. RONZON, Dal Pelmo al Peralba, almanacco per l'anno1894, pag. 49.</ref>.
Nell'[[età del ferro]], si può supporre, e con forti ragioni, che i [[Reti]] non penetrarono esclusivamente nell'ampia [[valle dell'Adige]], ma anche nella più stretta [[valle del Piave]]<ref>Antonio Ronzon, Da Pelmo a Peralba, Almanacco Cadorino, Anno quinto, Tipografia dell'Alpigiano, Belluno 1894.</ref>. Ciò sarebbe confermato non soltanto da [[Gaio Plinio Secondo|Plinio]]<ref>[[Gaio Plinio Secondo|Plinio]], Storia del Mondo Libro III, c.24, enumerazione dei popoli alpini.</ref> ma provato (per l'autorevole giudizio dell'[[Graziadio Isaia Ascoli|Ascoli]]<ref name="Ascoli Graziadio Isaia 1873">Ascoli Graziadio Isaia, Saggi ladini, "Archivio Glottologico Italiano", I, 1873.</ref>) dal dialetto [[cadorino]], nel quale sarebbero riscontrabili dei copiosi avanzi [[ladini]]<ref name="Giovanni Battista Pellegrini 1979, pp. 245-265">Giovanni Battista Pellegrini, I dialetti ladino-cadorini, Miscellanea di studi alla memoria di Carlo Battisti, Firenze, Istituto di studi per l'Alto Adige, 1979, pp. 245-265</ref>, cioè reto-latini.
Attraverso il passo della Mauria sarebbero giunti anche gli [[illirici]], cui appartiene la stirpe [[Veneti|veneta]]<ref name="Fabbiani, Breve Storia del Cadore">Fabbiani, Breve Storia del Cadore</ref>. I [[celti]] giunsero certamente in [[Carnia]]<ref name="Fabbiani, Breve Storia del Cadore"/> e quindi sicuramente a Lorenzago se il nome del paese, della regione e d'altri toponimi è d'origine celtica. Successivamente, forse dal 115 a.C. da quando il console [[Marco Emilio Scauro (console 115 a.C.)|Marco Emilio Scauro]] trionfò dei [[Carni]], i [[Galli]] della Carnia (de Galleis Karneis), Lorenzago come il resto del Cadore passò sotto il dominio di Roma che divenne a partire dal 27 a.C. con [[Cesare Augusto]] parte della decima regione « Venetia et Istria »<ref name="Fabbiani, Breve Storia del Cadore"/>. Nel I secolo a.C., come tutto il resto della regione cadorina, Lorenzago fu probabilmente ascritto alla Tribus [[gens Claudia|Claudia]]<ref>Giovanni Battista PELLEGRINI, Il museo Archeologico cadorino e il Cadore preromano e romano, pag. 140, Magnifica Comunità di Cadore – Regione Veneto, 1991</ref>, e nel contempo aggregato come tutta l'area cadorina al municipio romano di Julium Carnicum (l'attuale [[Zuglio]])<ref name="Fabbiani, Breve Storia del Cadore"/>. Un ulteriore indizio dell'esistenza del paese nell'età romana e propriamente imperiale proverrebbe da una moneta d'argento trovata nel territorio con l'effigie dell'imperatore Flavio Vespasiano (69-79 d.C.)<ref>Giuseppe CIANI, Storia del popolo cadorino, edizione postuma a cura di E. De Candido, Treviso 1940 - La moneta d'argento con l'effigie dell'imperatore Flavio Vespasiano fu scoperta poco prima che il Ciani scrivesse la sua Storia del popolo cadorino</ref>. È comunque certo che Lorenzago fosse un antico predio romano<ref>Giovanni Battista Pellegrini, Il museo Archeologico cadorino e il Cadore preromano e romano, pag. 139, Magnifica Comunità di Cadore – Regione Veneto, 1991</ref>!
=== Avvento del Cristianesimo ===
Dopo un passato pagano, Lorenzago, tra il II e III secolo d.C. fu probabilmente uno dei primi villaggi del Cadore ad essere evangelizzato. La tradizione vuole che in Mauria, come lo dimostrerebbe ancor oggi il nome "Pra' del Santo", fosse passato Sant'Ermagora discepolo di San Marco, inviato ad [[Aquileia]] da San Pietro per predicare il [[Cristianesimo]]. Sant'Ermagora è il patrono del paese e la [[Chiesa dei Santi Ermacora e Fortunato (Lorenzago di Cadore)|chiesa parrocchiale di Lorenzago]] è a lui dedicata.
=== Medioevo ===
Poco sappiamo di questo periodo, sebbene si possa certamente dire che le impervie e malagevoli valli cadorine siano state una via d'invasione poco attraente, in particolare se confrontate alle comode valli friulane. Ciononostante, Lorenzago, più d'altri villaggi cadorini avrebbe avuto la possibilità di vedersi giungere, dal Mauria, qualche incursione barbarica ([[Visigoti]], [[Unni]] ecc.).
Dal 476 al 568, Lorenzago come tutto il Cadore fu successivamente sotto il dominio degli [[Eruli]], degli [[Ostrogoti]], dei [[Franchi]] e dei [[Bizantini]]. A partire dall'[[Alto Medioevo]] Lorenzago passò sotto [[Regno longobardo|dominio longobardo]].
Dal 568, con i Longobardi, il Cadore deve aver formato una sculdascia ovvero un reparto militare che divenne poi una ripartizione territoriale e che era formata da un gruppo di cento o centoventi famiglie dello stesso ceppo « fare » (per questo motivo il territorio così suddiviso viene chiamato anche « Centenario »), che oltre alla custodia della cosa pubblica presiedeva anche all'applicazione delle leggi longobarde. Ogni sculdascia era suddivisa in dieci o dodici decanie per centurie. Lorenzago formava con [[Vigo di Cadore|Vigo]], [[Laggio di Cadore|Laggio]], [[Pelós di Cadore|Pelós]] e [[Pinié di Cadore|Pinié]] una delle dieci decanie del Cadore, denominata « Oltrepiave »<ref>DA RONCO, Il dominio dei longobardi in Cadore e Giovanni FABBIANI Breve Storia del Cadore.</ref>. In seguito ogni decania venne chiamata « Centenaro ».
Successivamente alla sconfitta, nel [[774]], dei Longobardi, tornarono i Franchi. [[Carlo Magno]] passò ad un marchese la marca del Friuli alle cui dipendenze erano i conti di [[Ceneda]], [[Belluno]] e Cadore. Tolto quindi il governo della regione al gastaldo longobardo e passato ad un conte, ogni villaggio ebbe a capo un marico o marigo, con una denominazione rimasta poi per secoli finché non fu sostituita con quella moderna di sindaco. Il marico, scelto tra i capifamiglia, era assistito da due « laudatori » gli odierni assessori: tutti e tre insieme formavano la cosiddetta « Banca », gratificata col titolo di « Magnifica », e duravano in carica un anno. Essi amministravano il patrimonio del Comune, costituito da pascoli montani e boschi, alla cui sorveglianza erano addetti due « saltarii » ovvero due guardaboschi. Il reddito dei boschi comunali era tale da limitare al minimo le imposte.
[[File:Da Camino-Stemma.svg|thumb|destra|upright=0.7|Dominio caminense in Cadore 1138 -1335]]
Carlo Magno fissò inoltre fin dal 14 giugno 811, ad [[Aquisgrana]], i confini del [[Patriarcato di Aquileia]]. È quindi certo che Lorenzago appartenesse, religiosamente, già dall'anno 811 al patriarcato aquileiense. Nell'875, quando [[Berengario del Friuli]] divenne marchese, Lorenzago apparteneva già al marchesato del Friuli. Divennero successivamente marchesi del Friuli Gualfredo e Grimoaldo. Ma dal 951, con [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]], al 1077, Lorenzago, come tutto il Cadore, passò sotto il dominio dei duchi d'oltralpe: i [[duchi di Carinzia]]. Nel 1077 [[Enrico IV di Franconia]] costituì il principato ecclesiastico di Aquileia di cui fece parte anche il Cadore fino al 1138. Il patriarcato subinfeudò in seguito il Cadore ad altri suoi vassalli e i Signori [[da Camino]], illustre famiglia di origine longobarda, divennero i padroni del Cadore, dal 1138 al 1335. Durante questo lungo periodo, tra i paesi cadorini, non mancarono le contese, specialmente per motivo di confini, ed anche Lorenzago fu spesso implicato in controversie con i comuni limitrofi, alcune delle quali sono ancora ben documentate. È quindi evidente che con il crescente aumento della popolazione ogni villaggio ampliasse i propri confini per ottenere in particolare nuovi pascoli il più vicino possibile al proprio abitato generando così frequenti contese. Prezioso fu lo [[statuti cadorini|Statuto]] che i Caminensi diedero al Cadore nel 1235, scritto a Pieve di Cadore dal notaio Vacelo<ref>Lo Statuto fu scritto in Cadore a casa del fu Mainardo di Pieve dal notaio Vacelo (Guecello?), Antonio Ronzon, Statuti e Laudi del Cadore, Archivio storico cadorino Anno IV N.7 luglio 1901</ref> alla presenza di una rappresentanza cadorina, tra i quali un Ambrogio di Lorenzago<ref>''Ambrosii de laurenzago''</ref>. Lo Statuto dato al Cadore da [[Da Camino|Biaquino III da Camino]] è verosimilmente il più antico codice di leggi e di norme che i Cadore abbia avuto, ed il periodo caminense durato quasi duecento anni fu certamente un periodo positivo per l'intero Cadore, che vide proprio in questo periodo la nascita della Magnifica Comunità di Cadore.
Nel 1347 il Cadore passò sotto il dominio diretto dei patriarchi d'Aquileia. Nell'atto di dedizione al patriarca Bertrando, rogato a Pieve il 31 maggio 1347, tra i rappresentanti dei centenari cadorini figura un Antonio da Lorenzago, che insieme con un Ducius da Vigo, Petrus de Pelusio (Pelos), Zanetus de Vigo ed un Odorico de Pelusio rappresentava il centenaro e l'università dell'Oltrepiave<ref>L'atto di dedizione è pubblicato in « Archivio Storico Cadorino » IV (1901) pag. 62-64.</ref>
Come tutti i Comuni cadorini, anche Lorenzago ebbe i suoi statuti o « laudi». Il primo fu compilato nel 1365<ref>Il laudo del 1365 era conservato in una pergamena arrotolata e composta di più pezzi cuciti insieme. Secondo L. FONTANA, Bibliografia degli statuti dei comuni dell'Italia superiore (II, Torino 1907 pag.125), il laudo stesso era dato come esistente in un codice membranaceo dell'Archivio Comunale di Lorenzago.</ref> con l'intervento degli uomini delle ville di Chiasate e di Miandre (Melandris), scomparse al principio del secolo XVI, ed è, come tutti gli altri, un vero e proprio codice rurale, avente lo scopo precipuo di garantire la proprietà privata ed il libero uso dei beni comunali, per cui sono indicati con precisione i confini della propria Regola.
Data probabilmente di questa fine del XIV secolo, benché il primo riscontro storico sia successivo<ref>Infatti, il 2 gennaio 1513 l'arcidiacono Vendramino Soldano pronunciava una sentenza arbitrale in una lite tra la chiesa dei santi Ermagora e Fortunato e la Scuola dei Battuti da una parte e Nicolò quoniam Tommaso del Moliner da Vallesella dall'altra per l'eredità di Nicolò di Auliana di Lorenzago. Questi aveva deciso che, morendo senza eredi necessari, i suoi beni passassero alla suddetta chiesa e alla suddetta Scuola, mentre Niccolò de Moliner come più prossimo parente del testatore, impugnava la validità della disposizione, ed altri ancora pretendevano qualche parte dell'eredità. L'arcidiacono accontentò tutti, assegnando a ciascuno una parte.</ref>, l'inizio del movimento dei « [[Flagellanti]] » o « Scuola dei Battuti » a Lorenzago<ref>Mons. [[Giovanni De Donà]], copiò dai registri dei Battuti di Lorenzago notizie sui dipinti di Francesco, [[Cesare Vecellio|Cesare]] e Tommaso Vecellio, che vanno dal 1547 al 1645, queste notizie sono riportate nel libro di Marcello Rosina, Il Laudario dei Verberati - Pieve di Cadore XIV secolo - Magnifica Comunità di Cadore, 1992.</ref>. Le confraternite dei flagellanti « Fradès », il cui nome deriva dalla pratica dell'autoflagellazione pubblica erano diffuse in tutta Italia.
[[File:Cadore Venezia.JPG|thumb|sinistra|upright=0.7|Dominio veneziano in Cadore 1420-1797]]
=== Dominio veneziano ===
Crollato il potere temporale dei patriarchi aquileiesi, il [[Doge (Venezia)|doge]] [[Tommaso Mocenigo]], invitò i cadorini, nel 1420, ad accettare il dominio di [[Venezia]]. Rappresentanti lorenzaghesi parteciparono certamente nella cappella di [[Valle di Cadore]] alla Messa dello Spirito Santo ed alla solenne deliberazione del popolo cadorino, deliberazione compendiata nella famosa formula ''« Eamus ad bonos Venetos »''. Lorenzago faceva parte, come si è detto, del centenaro d'Oltrepiave, che era rappresentato con tre membri nel Consiglio generale del Cadore, ed aveva un « commendatore » con i poteri degli odierni ufficiali giudiziari. Lorenzago inoltre, come ogni altro Comune, aveva un « giurato » o ufficiale di polizia, che vigilava sulle misure e sull'osservanza delle norme annoarie. Questa forma di governo locale rimase fino alla caduta della [[Repubblica di Venezia]] nel 1797.
Dal 1508 al 1511 durante l'agitatissimo periodo della guerra contro la [[Lega di Cambrai]] anche Lorenzago, insieme con tutto il Cadore, soffri del frequente passaggio di truppe, di saccheggi e devastazioni. Nel 1508, [[Girolamo Savorgnan]] ed altri condottieri al servizio della Serenissima entrarono dalla Carnia in Cadore superando il Passo della Mauria, e passando per Lorenzago scesero nella valle del Piave per unirsi all'esercito del capitano generale [[Bartolomeo d'Alviano]]. L'anno successivo, gli Imperiali, vinta la resistenza dei cadorini a [[Cibiana]] e penetrati di là anch'essi nella valle del Piave, tentarono con il principe Rodolfo d'[[Anhalt]] dopo avere incendiato [[Domegge di Cadore|Domegge]] ed esser passati a Lozzo di penetrare nell'Oltrepiave, ma giunti al Ponte di Pelos per l'improvviso panico tornarono sui loro passi<ref>la leggenda narra che fossero diventati subitamente ciechi e che solo tornando indietro poterono riacquistare la vista</ref>. Nell'ottobre del 1511, agli ordini del capitano francese Regendorf<ref>Regendorf o Roggendorf era stato inviato dall'imperatore Massimiliano con la finalità d'invadere il Cadore</ref>, il nemico invase dalla [[Val Pusteria|Pusteria]] il Cadore e costrinse il presidio di Pieve alla resa, ma i Veneziani fecero avanzare truppe dal Friuli al comando di [[Camillo di Colloredo]], che rapidamente per la Mauria si portò a Lorenzago il 12 ottobre. [[File:Stemma parentesi napoleonica in Cadore.JPG|thumb|upright=0.7|destra|Parentesi napoleonica in Cadore 1797 - 1813]]Ma gli invasori avevano già tutto saccheggiato o incendiato, e gli abitanti, scesi dai monti, dai boschi, dalle baite, dalle malghe ove s'erano rifugiati, dovettero provvedere a costruirsi ricoveri provvisori per fronteggiare l'inverno. Purtroppo, con il frequente passaggio di soldati, una terribile epidemia di [[peste]] infierì a Lorenzago tra il 1511 e 1512 causando la morte ad un terzo della popolazione del paese.
[[File:Jean-Baptiste de Nompère de Champagny.jpg|thumb|sinistra|upright=0.5|de Champagny fu creato ''Duca di Cadore'', da Napoleone, nel 1808]]
Da allora fino al XVIII secolo Lorenzago non fu più tormentato da eserciti stranieri, ciononostante, fu danneggiato da non rari incendi tra i quali si possono ricordare i più devastanti avvenuti nel 1616, nel 1716 e nel 1792. Durante tutto questo periodo non cessarono le questioni con i comuni confinanti, se ne conserva ricordo in numerosi documenti nell'Archivio antico della Comunità Cadorina, custodito nell'[[Archivio di Stato di Venezia]]<ref>Archivo antico della Comunità Cadorina – Inventario a cura di L. Ferro e G. Giomo, Venezia 1912.</ref>.
=== La parentesi napoleonica ===
Dopo quasi tre secoli di relativa tranquillità sotto la protezione della [[Serenissima]], la pace di Lorenzago fu nuovamente turbata con l'invasione francese nel 1797. A Lorenzago era stanziato un appostamento austriaco e sulla Mauria si collocarono alcune compagnie tirolesi atte a fronteggiare il passaggio dei francesi che erano ormai giunti a Tolmezzo. Presto però gli austriaci si ritirarono per concentrare la loro difesa in [[Cima Gogna|Gogna]]. Il 13 maggio 1797 un reparto di soldati francesi giunse fino a Pieve istituendo il codice napoleonico in Cadore. La regione cadorina con un nuovo ordinamento civile e penale, venne suddivisa in sei cantoni uno dei quali comprendeva [[Lozzo di Cadore|Lozzo]] (il capoluogo), Lorenzago, [[Vigo di Cadore|Vigo]], ed [[Auronzo di Cadore|Auronzo]]. I frequenti passaggi dei soldati francesi lasciarono illeso il paese sebbene pretesero la consegna di tutta l'argenteria della chiesa oltre che alla contribuzione di viveri.
=== Lorenzago durante la Prima Guerra Mondiale ===
Con l’entrata dell’Italia nel conflitto, Lorenzago fu incluso nella zona d’operazione della '''Fortezza Cadore-Maé''', rimanendo relativamente tranquillo fino alla disfatta di [[Caporetto]] (ottobre 1917). Durante l'estate del 1917, la '''villa Facheris (Mirabello)''' ospitò per oltre un mese il '''Comando Supremo Italiano''' guidato dal generale [[Luigi Cadorna]]. Dopo la rotta di Caporetto, il paese fu il primo del Cadore a essere occupato dalle truppe austro-tedesche, che attraversarono il [[Passo della Mauria]].
L'occupazione, durata fino ai primi giorni di novembre 1918, portò requisizioni di beni e lavori forzati per la popolazione. Alcuni cittadini furono deportati nei campi di concentramento austroungarici, tra cui '''Antonio e Leopoldo De Michiel''', internati a [[Mauthausen]], e il maestro '''Lodovico Alfonso Fabbro''', imprigionato a [[Katzenau]] insieme all’avvocato '''Ettore Barnabò''', '''Giuseppe Valmassoni''' di Domegge e '''Teresa Costantini''' di Borca. Il medico '''Giuseppe Fabbro''' fu uno dei pochi a rimanere per garantire assistenza sanitaria. Il sindaco '''Giovanni Piazza Varè''' si rifugiò a [[Marina di Pisa]], coordinando l’assistenza ai profughi cadorini.
Le condizioni di vita furono difficili a causa della carenza di viveri e delle requisizioni di metalli e bestiame. Nel maggio 1918, gli occupanti rimossero le '''campane del campanile di Villagrande''' e il piombo del tetto. Il parroco '''don Quinto Comuzzi''' fu costretto a riscuotere le imposte per conto degli occupanti.
Dopo la vittoria italiana a '''Vittorio Veneto''', il '''5 novembre 1918''' Lorenzago fu liberato dai [[bersaglieri]] tra il giubilo della popolazione. Il Comune commemorò i caduti con la costruzione di una scuola, inaugurata nel 1929 dall’architetto '''Riccardo Alfaré''', e dell’'''Asilo Infantile Facheris''', finanziato da lasciti privati.
===Simboli===
Lo stemma è stato riconosciuto con decreto del Capo del Governo del 16 dicembre 1940.<ref>{{Cita web|url=http://dati.acs.beniculturali.it/comuni/comuni.printDetail.html?1838|titolo=Lorenzago di Cadore|accesso=17 febbraio 2025|sito=Archivio Centrale dello Stato}}</ref>
Lo stemma è partito: nel primo, d'azzurro, a due torri quadrate, merlate alla guelfa, unite da una catena, attraversata, nel mezzo, da un abete, nodrito nella campagna di verde, sullo sfondo spiccano alcune montagne innevate; nel secondo, di rosso, al [[leone di San Marco]], tenente con una branca uno scudetto, il tutto posto su un basamento recante la scritta: {{maiuscoletto|iustitia et fide conservabitur}}.
Il gonfalone è un drappo rettangolare di giallo. Lo stemma riprodotto sul gonfalone reca il capo di porpora, a due rami di quercia e d'alloro, annodati da un nastro dai colori nazionali.<ref>[https://www.unioneistriani.it/wp-content/uploads/2019/07/Schiavi_Lorenzago2-768x1024.jpg Immagine del gonfalone].</ref>
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
* [[Chiesa dei Santi Ermacora e Fortunato (Lorenzago di Cadore)|Chiesa parrocchiale dei Santi Ermagora e Fortunato]]
== Società ==
=== Evoluzione demografica ===
{{Demografia/Lorenzago di Cadore}}
=== Profilo linguistico ===
La lingua ufficiale, amministrativa e scolastica, è la [[lingua italiana]]. Tuttavia la maggioranza della popolazione comunale parla il lorenzaghese, un [[dialetto]] [[cadorino]] che è riuscito a conservare attraverso le varie influenze dei secoli il respiro alpino aspro e fresco del passato. Riconosciuto grazie alla normativa sulle minoranze linguistiche storiche è tutelato ai sensi della legge nazionale 482/99.
==== Dialetto ====
Il lorenzaghese (e [[cadorino]] in genere) è un dialetto [[ladino]], infatti, conserva a pieno i parametri fissati dall'[[Graziadio Isaia Ascoli|Ascoli]]<ref name="Ascoli Graziadio Isaia 1873"/> per la definizione di « '''ladino''' »; e va aggiunto, come lo attesta [[Giovan Battista Pellegrini]], che il lessico (che comprende quasi tutte le voci comuni dell'area dolomitica) conferma ancor più tale affermazione poiché anche in fase sincronica è ancora ben conservato e rivela le caratteristiche della Cisalpina arcaica, spesso in opposizione al [[Lingua veneta|veneto]]<ref name="Giovanni Battista Pellegrini 1979, pp. 245-265"/>. Le principali caratteristiche del lorenzaghese sono:
* La palatalizzazione di '''''CA, GA'''''<ref>p. es. ''ciasa'' 'casa', ''vace'' 'vacche', ''forcia'' 'forca', ''ciàneva'' 'cantina', ''gianbe'' 'gambe', ciantà 'cantare', ciadena 'catena' ecc.</ref> con esito: '''cia,''' '''gia'''
* Il mantenimento della -'''''S''''' finale di antica uscita nelle forme verbali della seconda persona singolare<ref>del presente: tu te fas, tu te das, tu te as, tu te vós, tu te pós, tu te dis, tu te sas, tu te stas ecc. e in tutte le forme verbali della seconda persona singolare del futuro: te scrivaras, te sautaras, te bearas, te diras, te contaras, te searas, te mondaras, te ascoltaras, te sentiras, te dormiras ecc.</ref> e nei plurali sigmatici<ref>ad esempio: ''òn / òmis'' ma più frequente nei vicini paesi cadorini, anche d'Oltrepiave.</ref>
* La velarizzazione di '''''/l/ (> /u/)''''' anteconsonantica<ref>numerosi gli esempi: àuto 'alto', àutro 'altro', ciaudo 'caldo', fauth 'falce', sauto 'salto' ecc.</ref>
* La dittongazione di '' « '''è''' » '' neolatino in posizione<ref>la dittongazione di è neolatino in posizione (chiuso), compare come: liéto 'letto', spiéta 'aspetta', siénte 'senti', liéde 'leggere' (ió liédo 'io leggo') ecc.</ref>
* La desinenza in « '''''òu''''' », dei participi passati dei verbi della prima coniugazione<ref>comune anche agli altri paesi d'Oltrepiave: Vigo, Laggio, Pelos, Pinié come pure a [[Lozzo di Cadore]] ad esempio: magnou 'mangiato', dormíu 'dormito, lavou 'lavato', sbreou 'strappato' ecc.</ref>
* La distinzione fra nominativo ed accusativo nella forma dei pronomi soggetto di prima e seconda persona singolare (ió e tū al nominativo in contrapposizione al veneto mi e ti<ref>Dal latino mihi e tibi</ref>, sia nominativo che accusativo)<ref>Ciò conferisce al lorenzaghese (ed in generale a tutto l'idioma cadorino) un'ulteriore conferma dell'identità ladina come lo dimostra Giovanni Battista Pellegrini nel saggio: I dialetti ladino-cadorini, Miscellanea di studi alla memoria di Carlo Battisti, Firenze, Istituto di studi per l'Alto Adige, 1979</ref>.
Questi fenomeni fonetici sono caratterizzanti dei dialetti [[ladini]].<ref name="ReferenceA">Loredana Corrà, docente di linguistica all'Università di Padova, 'Una breve nota linguistica'</ref>.
Anche a Lorenzago (come in tutto il Cadore) si va diffondendo un movimento che tende a rivalutare le tradizioni ed il linguaggio locale, ma ciò non deve essere ritenuto come un tentativo di differenziazione o di ribellione all'italianità<ref>Come chi si occupa di ladino con finalità ed intendimenti politici, definendo per convenienza le altre parlate ladine:« venete » ovvero « ''venedisch'' » o « ''venezianisch'' ». E come scrisse [[Giovan Battista Pellegrini]]: " Spesso non si è capito – in particolare da parte di linguisti stranieri (studiosi che dovrebbero saperne di più) – che i registri dialettali della nostra regione sono fondamentalmente due, e cioè quello veneto (o di una koinè veneta) considerato di maggior prestigio e di pratica utilità, e quello strettamente locale che si equivale a “ladino-cadorino”.</ref> ma piuttosto come scrisse il professor [[Antonio Ronzon]]<ref>ispirato dall'Ascoli</ref> nel [[1874]] a proposito del dialetto cadorino: « ''È perciò che noi dobbiamo porre sempre maggior impegno per non lasciarci scappare quel poco che ancora ne resta. Il Cadore, non avendo avuto un poeta popolare, non può vantare canti popolari e vernacoli; adunque al povero almanacchista, che pur vorrebbe, altro non resta che di andar raspando gl'indecifrabili e quasi irreperibili avanzi e d'eccitare i viventi a scriverne qualche cosa''<ref>Antonio Ronzon, Ancora del dialetto Cadorino, Da Pelmo a Peralba, Almanacco Cadorino, Anno Secondo, Tipografia Antonelli, Venezia 1874</ref> ».
Il nome del paese, nella parlata locale viene pronunciato «''Lorenthago''» cioè con l'interdentale '''th'''. Queste consonanti interdentali, frequenti nel cadorino<ref name="ReferenceA"/>, sono d'influsso bellunese<ref>Le interdentali nel dialetto cadorino sono d'influsso bellunese e posteriori al '500 come lo attesta [[Giovan Battista Pellegrini]] nel suo saggio ''I dialetti ladino-cadorini''</ref>. Assenti in altre parlate ladine testimoniano dell'influenza veneta.
== Economia ==
=== Turismo ===
Lorenzago, dagli ultimi decenni del XIX secolo, è un apprezzato centro di villeggiatura. Vi diede la prima spinta l'avvocato Giovanni Facheris che contribuì notevolmente allo sviluppo del paese.
Qui era solito venire in vacanza Giovanni Paolo II, alla cui memoria rimane il Museo Papa Wojtyla.
== Amministrazione ==
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1866]]
|[[1869]]
|Fortunato De Donà
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1869]]
|[[1872]]
|Angelo Gerardini
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1872]]
|[[1875]]
|Francesco De Donà
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1875]]
|[[1878]]
|Giovanni Battista Piazza
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1879]]
|[[1879]]
|Giovanni Talamini
|
|Delegato
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1879]]
|[[1881]]
|Angelo Felice Tremonti
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1881]]
|[[1885]]
|Osvaldo De Donà
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1885]]
|[[1892]]
|Giovanni Piazza Varè
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1892]]
|[[1895]]
|Nicolò Benetta
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1895]]
|[[1899]]
|Martino De Marco
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1899]]
|[[1906]]
|Daniele De Lorenzo
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1906]]
|[[1908]]
|Luca Emilio Piazza
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1908]]
|[[1915]]
|Giuseppe Fabbro
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1915]]
|[[1920]]
|Giovanni Piazza Varè
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1920]]
|[[1922]]
|Apollonio Piazza Tesaura
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1922]]
|[[1926]]
|Silvio De Michiel
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1926]]
|[[1926]]
|Antonio Gregori
|
|[[Podestà (fascismo)|Podestà]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1926]]
|[[1931]]
|Giacomo Cattaruzza
|
|[[Podestà (fascismo)|Podestà]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1931]]
|[[1945]]
|Corrado Fabbro
|
|[[Podestà (fascismo)|Podestà]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1945]]
|[[1945]]
|Giovanni Piazza Varè
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1946]]
|[[1946]]
|Vincenzo De Donà Cesarol
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1947]]
|[[1951]]
|Cornelio De Marco
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1951]]
|[[1956]]
|Corrado Fabbro
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1956]]
|[[1960]]
|Lucillo Tremonti
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1960]]
|[[1960]]
|Socrate De Donà
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1960]]
|[[1962]]
|Manlio Celso Fabbro
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1962]]
|[[1970]]
|Renzo De Mas
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1970]]
|[[1973]]
|Antonio Benetta
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1973]]
|[[1975]]
|Graziano Tremonti
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1975]]
|[[1985]]
|[[Bortolo Mainardi]]
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1985]]
|[[1995]]
|Mario Tremonti
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1995]]
|[[2004]]
|Nizzardo Tremonti
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[2004]]
|[[2019]]
|Mario Tremonti
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|<ref>Deceduto il 26 aprile 2019</ref>
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[2019]]
|''in carica''
|Marco D'Ambros
|
|[[Sindaco (ordinamento italiano)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrecFine}}
=== Altre informazioni amministrative ===
La denominazione del comune fino al 1940 era Lorenzago.<ref>Fonte: ISTAT - Unità amministrative, variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000 - ISBN 88-458-0574-3</ref>
==Galleria d'immagini==
<gallery>
File:Lorenzago di Cadore 01.JPG|Lorenzago di Cadore lungo il Viale Città di Genova
File:Lorenzago_Cadore_belfry.jpg|Campanile della Parrocchiale
File:Lorenzago di Gruppo - del Cridola 1937.jpg|Gruppo del [[Monte Cridola|Cridola]] 1937
File:Lorenzago di Cadore - Umberto di Savoia.jpg|[[Umberto II di Savoia|Umberto di Savoia]] al [[Passo della Mauria]] il 23 agosto 1926
</gallery>
== Note ==
<references
==
* Antonio Ronzon, Archivio storico cadorino, periodico mensile dal 1898 al 1903, Lodi 1898-1903.
* Antonio Ronzon, Da Pelmo a Peralba, Almanacco cadorino, dal 1873 al 1896.
* {{cita libro|Giovanni|Fabbiani|Breve storia del Cadore|1957|Banca del Friuli|Udine}}
* {{cita libro|Giulio Cesare|Zimolo|Lorenzago di Cadore nel secondo centenario della Chiesa Parrocchiale (1758-1958)|1958||}}
* Giuseppe Ciani, Storia del popolo cadorino, edizione postuma a cura di E. De Candido.
* T.C.I. Guida d'Italia - Venezia Tridentina e Cadore, Milano 1939.
* Giovan Battista Pellegrini, Il museo Archeologico cadorino e il Cadore preromano e romano, [[Magnifica Comunità di Cadore]] – Regione Veneto, 1991.
* Ottone Brentari, Guida del Cadore, G.B. PARAVIA, 1902.
* Lorenzago - Quaderno di Architettura, [[Comunità montana Centro Cadore]], 1998.
* Marcello Rosina, Il Laudario dei Verberati - Pieve di Cadore XIV secolo - Magnifica Comunità di Cadore, 1992.
* Walter Musizza e Giovanni De Donà, Carducci e il Cadore 1882 -1992 - Centenario dell'ode Cadore, Magnifica Comunità di Cadore – Regione Veneto, 1992.
* Walter Musizza e Giovanni De Donà, Personaggi e storie del Cadore e di Ampezzo, La cooperativa di Cortina, 2007.
* Giovan Battista Pellegrini, I dialetti ladino-cadorini, Miscellanea di studi alla memoria di Carlo Battisti, Firenze, Istituto di studi per l'Alto Adige, 1979.
* Loredana Corrà, Una breve nota linguistica, Università di Padova.
* [[Giampiero Castellotti]] e Fabio Scacciavillani, [[Tremonti, il timoniere del Titanic]], Roma, Editori Riuniti, 2011. ISBN 978-88-359-9063-5 (c'è un intero capitolo su Lorenzago).
== Voci correlate ==
* [[Statuti cadorini|Statuti e Laudi del Cadore]]
* [[Passo della Mauria]]
==
{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{comuni del Cadore}}
{{Comuni della provincia di Belluno}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Veneto}}
[[
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