Carmelo Bene: differenze tra le versioni
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{{P|tutta la parte dopo la biografia (su opera, stile, influenze, ecc) appare una [[WP:RO|ricerca originale]], in buona parte agiografica e scritta con stile scarsamente didascalico; molte poche anche le fonti, vi sono in prevalenza note, anch'esse carenti di fonti. In vari tratti questo stile diventa agiografico.|attori|gennaio 2015}}
{{W|registi|arg2=attori italiani|febbraio 2020|Voce fortemente fuori standard soprattutto negli elenchi delle opere, fuori standard e da ripulire poiché ridondanti di informazioni che non vanno elencati negli elenchi opere.}}
{{Bio
|Nome = Carmelo Pompilio Realino Antonio
|Cognome = Bene
|ForzaOrdinamento = Bene, Carmelo
|Sesso = M
|LuogoNascita = Campi Salentina
|GiornoMeseNascita = 1
|AnnoNascita = 1937
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 16 marzo
|AnnoMorte = 2002
|Epoca = 1900
|Attività = attore
|Attività2 =
|Attività3 =
|
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Carmelo_bene.jpg
|Didascalia = Carmelo Bene
}}
È stato uno dei protagonisti della "[[neoavanguardia]]" teatrale italiana e tra i fondatori del "nuovo teatro italiano"<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/carmelo-bene_%28Dizionario-Biografico%29/ "BENE, Carmelo", di Piergiorgio Giacchè - Dizionario Biografico degli Italiani (2012)]</ref>. Autore prolifico, si impegnò in diverse forme d'arte quali la [[poesia]], il [[concerto]], il [[cinema]].
== Biografia ==
{{Citazione|Teniamoci lontani dal nostro tempo, lontani da questo sociale che ci frana addosso come una montagna di nulla. Non ne posso più del sociale, della politica gestita dai partiti, delle masse, ovvero delle plebi che sono al potere sotto forma di opposizione, ma non sono più minoritarie<ref>''Carmelo Bene l'ultimo pornografo'', di [[Antonio Gnoli]], in ''La Repubblica'', 19 novembre 1995.</ref>}}
Nasce a [[Campi Salentina]], in [[provincia di Lecce]]<ref>Carmelo Bene fa riferimento alla regione Puglia al plurale chiamandola "le Puglie". Il [[dialetto salentino]] appartiene al [[gruppo siciliano]] (così come il [[lingua siciliana|siciliano]]), a differenza dei vicini idiomi pugliesi. {{Citazione|Non esiste la Puglia, ci sono le Puglie. Nasco in terra d'Otranto, nel sud del sud dei santi. Mettere insieme Bari e Otranto sarebbe come dire che Milano e Roma siano la stessa cosa. Tutta la terra d'Otranto è fuori di sé|{{Cita|Bene e Dotto|p. 12}}}}</ref>, il 1º settembre 1937, da genitori originari di [[Vitigliano]], frazione di [[Santa Cesarea Terme]]. I suoi genitori, Umberto Bene (1900-1973) e Amelia Secolo (1905-1992), gestivano una fabbrica di [[tabacco]] dove lavoravano diverse centinaia di giovani operaie. Bene era un bambino gracile, timido, introverso e taciturno. Sua madre era fervente [[Cattolicesimo|cattolica]] e praticante, così il piccolo Carmelo si trova a servire «un'infinità di messe», sia a Campi Salentina sia a [[Lecce]], dove abitava la zia Raffaella, anche tre o quattro al giorno<ref>{{Cita|Bene e Dotto|pag. 22}}.</ref>. Una vocazione, questa, che abbandona man mano, sino a diventare allergico a qualsiasi tipo di ritualizzazione religiosa.
Frequenta la scuola degli [[Scolopi]] di Campi Salentina, mostrandosi critico verso i propri insegnanti, definiti successivamente nella sua autobiografia<ref>{{Cita|Bene e Dotto|pp. 23-24}}.</ref> come incompetenti in teologia, bestemmiatori e pedofili. Trascorre così l'infanzia perlopiù fra i vezzi di questa moltitudine di ragazze, la scuola degli Scolopi e le gite domenicali a Lecce. Dopo gli studi presso l'Istituto Calasanzio dei Padri Scolopi di Campi Salentina, ove frequenta le scuole medie e il [[liceo classico]] sino al secondo anno, conclude gli studi classici nel Collegio Argento dei Padri [[Gesuiti]] di Lecce.
[[File:Carmelo-bene-by-origa.jpg|thumb|upright|Bene, disegno di [[Graziano Origa]]]]
In seguito si iscrive, diciassettenne, alla Facoltà di Giurisprudenza all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", senza frequentarla troppo. Si iscrive anche al primo anno dell{{'}}''[[Accademia Sharoff]]''. Da Lecce gli arriva la cartolina [[precetto]] e parte per la [[servizio di leva|visita di leva]], ma, contrario a utilizzare 18 mesi delle sue «numerose vite» svolgendo mansioni ritenute inutili, riesce a evitare il servizio militare fingendosi [[Omosessualità|omosessuale]]. Anche all'esame psichiatrico risulta la sua [[ambivalenza]], guadagnandosi l'attestato di RAM (ridotta attitudine militare)<ref>{{Cita|Bene e Dotto|pp. 47-48}}.</ref>.
Nel 1957 si iscrive all'[[Accademia nazionale d'arte drammatica|Accademia nazionale d'arte drammatica «Silvio D'Amico»]] e ne frequenta i corsi per un anno, ritenendoli inutili<ref>Difficile stabilire se Bene si sia volontariamente allontanato dall'accademia o sia stato cacciato. [[Tonino Conte]], in ''L'amato bene'' (op. cit., pag. 15), tra gli altri, testimonia questa seconda possibilità, dicendo che Bene "era stato cacciato dopo uno spettacolo-saggio (un ''Caligola'' di Camus) considerato sgangherato e scandaloso dai docenti ma elogiato in un articolo di [[Nicola Chiaromonte]]".</ref>: esisteva un certo attrito fra lui e gli insegnanti, e lo stesso Carmelo Bene sintetizza i divergenti punti di vista affermando che «il metodo per risvegliare i sentimenti era l'[[accademia Sharoff]], quello per addormentarli la Silvio D'Amico». Aggiungendo: «Per fortuna, dopo un anno passai a ''non'' frequentare la Silvio D'Amico». Diventò presto famigerata la battuta: «Come va? Non c'è Bene, grazie»<ref>Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, op. cit., pagg. 44 e 47. [[Giuliana Rossi]] nel suo libro ''I miei anni con Carmelo Bene'', pag. 18, riferisce che all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico il giovane Carmelo Bene fosse stato inizialmente rifiutato. Gli riuscì in seguito di iscriversi, grazie alla sua testardaggine, combinandone di tutti i colori per il suo carattere "irriverente e inopportuno", da qui la fatidica battuta «Non c'è Bene grazie».</ref>. Bene ricorda che alla ''Silvio D'Amico'', solo due insegnanti credevano in lui: l'insegnante di metrica e la signora Morino<ref>«Non s'accorgono, qui ce n'è uno solo di vero attore». (''Vita di Carmelo Bene'', op. cit., pag. 45</ref>, trent'anni prima attrice con [[Ruggero Ruggeri]].
[[File:P p pasolini.jpg|thumb|[[Pier Paolo Pasolini]], colui che lanciò definitivamente nel cinema Carmelo Bene con il film ''[[Edipo re (film)|Edipo re]]'' (1967)]]
A Roma i genitori gli pagano l'affitto e un minimo di vitto, perciò in questi primi anni romani Carmelo, per sostenere la propria vita sregolata, deve lavorare di astuzia e praticare sotterfugi. In questi anni si ubriaca frequentemente e fuma molto. Finisce spesso per essere arrestato: «Bastava girare con la barba non rasa di un giorno» per essere fermato, interrogato o addirittura arrestato. Nel solo anno 1958 Carmelo Bene trascorse «trecentoventicinque notti nei vari commissariati di zona»<ref>{{Cita|Bene e Dotto|p. 50}}.</ref>.
Esordisce ventiduenne in teatro con ''[[Caligola (Carmelo Bene)|Caligola]]'' di [[Albert Camus]] nel 1959, per la regia di Alberto Ruggiero<ref>Conosciuto alla Silvio D'Amico. ({{cita libro|autore=G. Rossi|titolo=I miei anni con Carmelo Bene, op. cit, pag. 18}})</ref>. Dopo le prime esibizioni romane torna a [[Campi Salentina]] con l'intento di sposare [[Giuliana Rossi]], attrice fiorentina di quattro anni più grande, mal vista dalla famiglia di lui<ref>{{Citazione|La presento ai miei con molta semplicità. "Questa è mia moglie". "Non avrai mica fatto, figlio mio, questa follia?", esalò mia madre. "No, ma la faremo quanto prima", non la rassicurai io. "Per il momento sono venuta a presentarvela" [...] Girava anche mia sorella Maria per casa. Siamo in piena ''traviata''. Sentivo nell'aria uno strano modo di pazientare. Un'ambigua tolleranza. Una quiete imbarazzante. Ci guardavano in tralice [...]|C. Bene e G. Dotto, ''Vita di Carmelo Bene'', op. cit., pagg. 102-103}}
Giuliana Rossi, riferisce di una radicata ostilità, motivata da pregiudizi, della famiglia Bene nei suoi confronti. {{Citazione|Tutti [della famiglia Bene] erano convinti che avessi corrotto Carmelo per sistemarmi in una famiglia ricca, come si consideravano [...] Mi accusarono di averlo drogato, di avergli dato cocaina, di essere un'avventuriera alla ricerca di soldi.|G. Rossi, ''I miei anni con Carmelo Bene'', op. cit. pagg. 21-22}}</ref>.
Il padre, in combutta con il primario, arriva a farlo internare al manicomio per un paio di settimane, con l'intenzione di scemare l'attrazione e l'intenzione a realizzare il matrimonio; Giuliana poi subisce esplicite minacce. Si sposano comunque a Firenze il 23 aprile 1960, «più per accontentare la suocera che per effettiva vocazione»<ref>Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, ''op. cit.'', pag. 119. - Nella biografia di ''[[Sono apparso alla Madonna]]'' il matrimonio fiorentino viene definito "grottesco". (''[[Opere (Carmelo Bene)|Opere, con l'Aut.]]'' op. cit., pag. 1061)</ref> e dalla loro unione nasce un figlio, Alessandro, che viene allevato prevalentemente dai nonni materni e muore di tumore in giovane età<ref>«Appresi la notizia solo quindici giorni dopo. Un telegramma molto secco. "Tanto non te ne fotte nulla", fu la spiegazione. Avevo chiesto due milioni ai miei per tentare un intervento disperato in Svizzera. Mi negarono questi soldi. Per loro Alessandro era "il figlio della colpa". Questo figliolo fu alla fine vanamente operato in Svizzera. Sei mesi dopo morì. Non aveva ancora sette anni. Stramaledissi i miei». Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, ''op. cit.'', pag. 188. Nell'autobiografia di ''[[Sono apparso alla Madonna]]'' risulta che il figlio Alessandro «morì a cinque anni» (''[[Opere (Carmelo Bene)|Opere, con l'Aut.]]'' op. cit., pag. 1062).</ref> il 3 ottobre 1965 all'ospedale Meyer di Firenze.
[[File:Un amleto di meno-02.jpg|thumb|Carmelo Bene in una scena del film ''[[Un Amleto di meno]]'']]
In questo periodo fiorentino avviene l'incontro letterario fondamentale della sua vita; legge l{{'}}''[[Ulisse (Joyce)|Ulisse]]''<ref>[https://it.youtube.com/watch?v=831235Pe3PE&NR=1 Carmelo Bene su James Joyce] intervista di Antonio Debenedetti, tratta dal programma televisivo RAI "Una sera, un libro" (''YouTube'')</ref> di [[James Joyce]]<ref>Sebbene pubblicato nel [[1922]], in Italia la prima traduzione integrale si ebbe soltanto nel [[1960]], per opera di [[Giulio De Angelis (letterato)|Giulio De Angelis]] per la casa editrice [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]]</ref> che lo affascina talmente da sconvolgerne il modo di pensare, sottraendogli gli ultimi residui di ''[[esistenzialismo]]''<ref>{{Cita|Bene e Dotto|p. 113}}.</ref>. Dopo questo primo impatto letterario Carmelo Bene lascia [[Firenze]], vivendo un periodo di «pura erranza»<ref>{{Cita|Bene e Dotto|p. 115}}.</ref>, «scombussolato», senza una meta, prima di approdare a [[Genova]]. Nel 1960 conosce e si lega in amicizia con [[Aldo Braibanti]] e [[Sylvano Bussotti]] il quale cura le musiche dello ''[[Spettacolo-concerto Majakovskij]]'' che si tiene a Bologna nello stesso anno. Con la seconda serie di repliche del ''[[Caligola (Carmelo Bene)|Caligola]]'' del 1961 Bene diventa «regista di se stesso», e da Genova in poi, non delegherà più a nessun altro la regia del suo teatro<ref>{{Cita|Bene e Dotto|p. 118}}.</ref>. Tra il 1961 e il 1962 realizza il primo ''[[Amleto]]'', «tutto [[William Shakespeare|shakespeariano]], non ancora pervertito in [[Jules Laforgue|Laforgue]]»<ref>{{Cita|Bene e Dotto|p. 124}}.</ref>, e il primo ''[[Pinocchio (Carmelo Bene)|Pinocchio]]''. Dalla [[Compagnia D'Origlia-Palmi]], in auge a Roma tra gli anni trenta e settanta, Carmelo Bene ha modo di prelevare attori come [[Manlio Nevastri]] (in arte Nistri), [[Luigi Mezzanotte]] e [[Alfiero Vincenti]]:
{{Citazione|Giovanissimo capocomico, senza un soldo, circondato finalmente da guitti straordinari reperiti nel [[Borgo Santo Spirito]] dalla signora D'Origlia e dal cavalier Palmi, miei ottimi amici<ref>Carmelo Bene, ''Opere con l'Aut.'', op. cit., pag. 1071</ref>.}}
Dal 1961 fino al 1963 costituisce il cosiddetto "[[Teatro Laboratorio]]" (con gli attori prelevati dall'anzidetta compagnia), realizzato in un locale di [[Trastevere]], nel cortile al numero 23 di San Cosimato. Viene in seguito chiuso definitivamente a causa del fattaccio del «piscio» sulla platea e sull'ambasciatore argentino attribuito a Carmelo Bene, ma probabilmente perpetrato dal pittore argentino [[Alberto Greco]]. Al Teatro Laboratorio si allestiscono gli spettacoli cabaret con titoli significativi come ''[[Addio porco]]'', una specie di [[happening]], goliardata o presa in giro, che serviva a raggranellare denaro attirando gente snob e ricca a caccia di emozioni forti. Lo spettacolo ''[[Cristo '63]]'' (registrato da [[Alberto Grifi]] ma che viene censurato<ref>[http://www.lasinovola.it/archivio/letture/0601/GiulianaRossi.pdf lasinovola.it]</ref>) scatena più d'uno scandalo, fino ai tafferugli con la polizia. Bene racconta:
{{Citazione|La sera della prima successe un parapiglia infernale. Questo [[Alberto Greco|Greco]], poco assuefatto al bere, si briaca di brutto [...] L'apostolo Giovanni (il Greco) cominciò a dare in escandescenze [...] In ribalta si alza la veste, mette il lembo fra i denti e comincia a orinare nella bocca dell'ambasciatore d'Argentina, della consorte in visone e dell'addetto culturale.<br />Nel frattempo, si faceva passare le torte destinate al dessert e le spappolava in faccia a quel diplomatico e signora [...] Fui condannato in contumacia [... e poi] assolto per essere estraneo ai fatti<ref>{{Cita|Bene e Dotto|pp. 131-132}}.</ref>.}}
Lo stesso evento si ripeté successivamente in una villa sulla Cassia Antica messa appositamente a disposizione da una gallerista col solo scopo di far rivivere quel fatidico [[happening]], comprensivo di tafferugli, e questa volta furono i [[Re Magi]] che si misero a orinare addosso alle signore impellicciate<ref>{{Cita|Bene e Dotto|p. 152}}.</ref>. In questi primissimi anni, dal ''[[Caligola (Carmelo Bene)|Caligola]]'' in poi, fino alla parentesi cinematografica, Carmelo Bene in definitiva non trae altro successo che dallo scandalo, come ricordano, fra gli altri, [[Franco Quadri]]<ref>Programma Rai. ''La voce che si spense'', prima puntata</ref>, [[Lydia Mancinelli]] e lo stesso Carmelo Bene nella sua autobiografia. D'altra parte [[Giuliana Rossi]] descrive Carmelo come un irresponsabile, cinico, sprezzante verso il prossimo, ma fascinoso e accattivante. Questo suo comportamento biasimevole, però, veniva compensato da una forza creativa e una cura straordinarie che dedicava ai suoi spettacoli.
Sempre nel 1963 e quasi subito dopo la chiusura del Teatro Laboratorio, Carmelo Bene si imbatte casualmente, per la prima volta, in un'edizione laforguiana, che gli farà in seguito concepire i suoi ''[[Amleto (da Shakespeare a Laforgue)|Amleti]]''. Già pensa alla sua ''[[Salomè (film 1972)|Salomè]]''; legge ''The Monk'' di [[Matthew Gregory Lewis]] che porterà poi in scena il 12 ottobre 1966 al Teatro delle Muse<ref>{{Cita|Bene e Dotto|p. 163}}.</ref>, con la rivisitazione<ref name="interprete">Bisogna valutare il fatto che Bene considera le sue versioni (teatrali, cartacee, radiofoniche, filmiche...) non ''rivisitazioni'' o ''reinterpretazioni'' di un testo, ma una restituzione del così definito da Klossowski "significato metafisico del teatro". ''Vita di Carmelo Bene'', op. cit., pag. 331</ref> dal titolo ''[[Il Rosa e il Nero]]''. Sempre nel 1963 viene allestito l{{'}}''[[Edoardo II (Carmelo Bene)|Edoardo II]]'' tratto da [[Christopher Marlowe|Marlowe]] che, in una delle sue repliche all'Arlecchino, vede fra gli spettatori la compagnia degli attori del [[Living Theatre]], di passaggio a Roma, con i quali Bene stringe amicizia. Lavora contemporaneamente all{{'}}''[[I polacchi (Ubu Roi)|Ubu roi]]'' da Alfred Jarry che porterà al Teatro dei Satiri e alla ''[[Salomè (Wilde)|Salomè]]'' da Oscar Wilde (con lo "straordinario" [[Franco Citti]] nei panni di Giovanni Battista) al Teatro delle Muse, davanti a un pubblico accanito e irriducibile composto da detrattori e da sostenitori ([[Ennio Flaiano]], [[Alberto Arbasino]], [[John Francis Lane]], [[Alberto Moravia]]).
Comincia in questo periodo il lungo sodalizio artistico-sentimentale con l'attrice [[Lydia Mancinelli]], la quale per la prima volta recita in ''[[La storia di Sawney Bean]]'' (su testo di [[Roberto Lerici (editore)|Roberto Lerici]]) del 1964. Negli anni sessanta-settanta [[Lydia Mancinelli]]<ref>«Ben al di là della stucchevole donna amante. Molto più dell{{'}}''infermiera per amor dell'arte''. Dopo il fallimento cinematografico fu l'amministratore delegato della società per otto anni. Partecipò anche a tutti i miei film, salvo ''Capricci'' [...]» Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, op. cit., pag. 202</ref> e [[Alfiero Vincenti]] sono per Carmelo Bene due figure fondamentali e insostituibili. Il 1964 segna anche l'anno dell'esordio al [[Teatro delle Muse]] della prima ''[[Salomè (Wilde)|Salomè]]'' tratta da [[Oscar Wilde]], con la partecipazione di [[Franco Citti]] nella parte di Jokanaan<ref>La compagnia teatrale di questa Salomè veniva detta "di Regina Coeli", poiché in un modo o nell'altro, tutti avevano avuto a che fare col carcere.</ref>. Lo spettacolo è osannato da [[Ennio Flaiano]] e da [[Alberto Arbasino]], oltre che dal critico [[John Francis Lane]] del ''[[Times]]''; fu criticato invece aspramente da [[Giuseppe Patroni Griffi]]. Dello stesso anno è la ''[[Manon (Carmelo Bene)|Manon]]'', spettacolo teatrale tratto dalla [[Manon Lescaut]] di Prevost, le cui recensioni dell'epoca (come per gli altri suoi spettacoli) imputano un certo gusto per lo scandalo e una tendenza a voler stupire fine a sé stessa, cosa che Bene smentisce, asserendo che questa "rappresentazione" già era il suo "teatro degli handicap" a venire pienamente affermatosi negli anni ottanta<ref>Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, op. cit., pag. 182</ref>.
[[File:Nostra signora dei turchi (scena 2).jpeg|thumb|Carmelo Bene in una foto di scena di ''Nostra Signora dei Turchi'']]
Dopo il sequestro e la chiusura definitiva del Teatro Laboratorio trascorrono sei mesi con l'allestimento del ''[[Teatro Carmelo Bene]]'' al ''Divino Amore'' (1967), esperienza breve come l'altra precedente del ''[[Beat '72]]'', la cui apertura avviene nel 1966<ref>[[Lydia Mancinelli]] ricorda: « [...] trovai questo locale al ''Beat 72'' dove pagai 150.000 lire al mese, un certo Ulisse [Benedetti], [...] lo affittai per tutta la stagione invernale; mi feci dare dal comune dei banchi di scuola, perché non avevamo i soldi per le poltrone, quindi facemmo una specie di anfiteatro, di gradoni degradanti, il palcoscenico era in basso e lì debuttammo con ''[[Nostra Signora dei Turchi (teatro)|Nostra Signora dei Turchi]]''». (Dal programma televisivo della RAI ''La voce che si spense'')</ref>. Inoltre, in questo stesso periodo, tra il 1965 e il 1966, Bene scrive i romanzi ''[[Nostra Signora dei Turchi]]'' e ''[[Credito italiano (romanzo)|Credito italiano]]'', portati poi a teatro. Ma, come tutta l'opera beniana di questo periodo, il successo ebbe più che altro un riscontro elitario. Viene portato in scena al Teatro delle Muse ''[[Il Rosa e il Nero]]'', rivisitazione<ref name="interprete" /> di ''The Monk'' di Matthew Gregory Lewis. Risale a questo periodo una testimonianza della trasmissione televisiva ''Avvenimenti 30''. La voce fuori campo del cronista commenta:
{{Citazione|Un giovanotto magro, nervoso, spiritato, venuto dalle Puglie per inventare a Roma un suo personalissimo teatro. Si chiama Carmelo Bene. Non ha ancora trent'anni. Ha già scritto un romanzo ''[[Nostra Signora dei Turchi (romanzo)|Nostra Signora dei Turchi]]''. Ha diretto come attore, autore, regista, una decina di spettacoli. Dieci spettacoli, dieci polemiche clamorose. È un istrione? Oppure: è un genio? È un mistificatore? Su questi giudizi il pubblico e la critica si danno battaglia...<ref>Dalla trasmissione ''Bene! Bravo!'' della RAI di [[Marco Giusti]]</ref>.}}
Carmelo Bene pensa ora di abbandonare il ''teatro'' per dedicarsi ad ''altro''. Nel 1967 [[Pier Paolo Pasolini]] lo invita a partecipare al suo film ''[[Edipo re (film)|Edipo re]]''. Intanto [[Nelo Risi]], avendo progettato un film su [[Pinocchio]], propone la parte della fatina a [[Brigitte Bardot]], quella di Pinocchio a Carmelo Bene e quella di [[Geppetto]] a [[Totò]]; ma questi morì proprio nel 1967, mandando in fumo il progetto. Nello stesso anno Bene inizia la sua esperienza da regista cinematografico, arrivando l'anno successivo a vincere il [[Leone d'Argento]] al [[Festival di Venezia]] con quello che viene considerato il suo capolavoro: ''[[Nostra Signora dei Turchi]]''. Fra i suoi principali amici e collaboratori di questo periodo vi furono il noto attore, autore e regista tarantino [[Cosimo Cinieri]], Mario Ricci, [[Leo de Berardinis]], [[Piero Panza]] e il noto pittore e scenografo leccese [[Tonino Caputo]]. Nel 1969 vediamo Bene partecipare come attore in ''[[Umano, non umano]]'', film di [[Mario Schifano]]. La ''parentesi cinematografica'' dura sino al 1973, costituita da una serie di lungometraggi come ''[[Capricci (film 1969)|Capricci]]'' (1969), [[Don Giovanni (film 1970)|Don Giovanni]] (1970), [[Salomè (film 1972)|Salomè]] (1972), oltre al già citato ''Nostra Signora dei Turchi'', che spesso producono in Italia reazioni sconsiderate, violenza gratuita e spaccatura di pubblico e critica, tra fautori e detrattori. ''[[Un Amleto di meno]]'' segna la fine di questa meteorica apparizione cinematografica di Carmelo Bene, esperienza mai più ritentata.
Il 1970 è l'anno in cui Carmelo Bene conosce [[Salvador Dalí]] ed [[Emilio Villa]]<ref>Emilio Villa dedicherà nei primi anni settanta all'artista salentino il libro "Letania per Carmelo Bene". (Vedi anche {{cita pubblicazione|autore=Marco Palladini |titolo=Carmelo Bene - Emilio Villa. La grande poesia? si rivolge solo ai poeti}})</ref>, che contribuiscono a segnare la sua esperienza artistica. In questo stesso anno un ''Don Chisciotte'' televisivo commissionato dalla RAI sfuma, poiché il progetto viene ritenuto "impopolare". Il cast d'eccezione contemplava, oltre a Carmelo Bene, artisti di fama come [[Eduardo De Filippo]], il clown sovietico Popov e [[Salvador Dalí]] (scenografo)<ref>{{Cita|Bene e Dotto|pp. 299-300}}.</ref>. Stessa sorte toccò a un altro progetto filmico fatto insieme con [[Eduardo De Filippo|Eduardo]], tratto da ''[[La serata a Colono]]'' di [[Elsa Morante]]. Scrive inoltre ''[[A boccaperta]]'', pensato inizialmente come una [[sceneggiatura]] dedicata a [[San Giuseppe da Copertino]]. Partecipa inoltre in qualità di attore a film come ''[[Necropolis (film 1970)|Necropolis]]'' di [[Franco Brocani]] e a ''[[Storie dell'anno mille]]'' di [[Franco Indovina]]. Nel 1972-1973, con il ritorno al teatro, dopo la parentesi cinematografica, Carmelo Bene ottiene un vero trionfo. Il primo spettacolo teatrale di ''[[Nostra Signora dei Turchi (teatro)|Nostra Signora dei Turchi]]'', riportata di nuovo in scena, con le sue venticinque repliche romane, vede in platea un'infinità di "nomi che contano", tra cui [[Ennio Flaiano]], [[Alberto Arbasino]], [[Vittorio Gassman]], [[Mariangela Melato]], [[Giuseppe Patroni Griffi]], [[Alberto Moravia]], [[Renzo Arbore]], [[Gianni Morandi]], [[Gigi Proietti]], [[Elsa De Giorgi]], [[Enzo Siciliano]], [[Franco Franchi]] e tanti altri<ref>''Vita di Carmelo Bene'', op. cit., pag. 319</ref>. Del 1973 sono le ''[[Le interviste impossibili|interviste impossibili]]'' radiofoniche con testi di Ceronetti, Sermonti e Manganelli, in cui Carmelo Bene e altri attori danno immaginificamente voce a vari personaggi storici e preistorici.
[[
Il 1974 segna l'anno della sua prima apparizione in televisione con "Quattro modi di morire in versi: Majakowski, Blok, Esenin, Pasternak" con la collaborazione di Roberto Lerici e [[Angelo Maria Ripellino]], che ottiene un grande successo di pubblico e critica e un indice d'ascolto elevatissimo. Con gli anni settanta iniziano le assidue frequentazioni della [[Versilia]] dove Bene incontra intellettuali e uomini di cultura come [[Eugenio Montale]], [[Vittorio Bodini]], lo scultore [[Henry Moore]]. Inizia anche il febbrile interessamento di Bene per la storia medicea e in particolare per [[Lorenzino de' Medici]], detto Lorenzaccio, la "sfinge medicea", che lo farà "impazzire" per un decennio. Nel 1975 Carmelo Bene partecipa come attore nel film di [[Glauber Rocha]] ''[[Claro (film)|Claro]]''. In questo stesso anno, durante la recita dell{{'}}''Amleto'' al Manzoni di Milano, venne a sapere della morte del suo amico Pier Paolo Pasolini<ref>{{Cita|Bene e Dotto|pag. 179}}.</ref>.
La stagione teatrale continua nel 1976 al Teatro Metastasio di Prato con ''[[Faust o Margherita|Faust-Marlowe-Burlesque]]'' e ''[[Romeo e Giulietta (Carmelo Bene)|Romeo e Giulietta]]'' da W. Shakespeare. Tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta Bene conoscerà grandi successi. Nel 1977 viene messo in onda il ''[[Riccardo III (film 1979)|Riccardo III televisivo]]''. Alla prima al Teatro Manzoni il suo S.A.D.E. viene fatto sospendere dal questore di Milano per oscenità, provvedimento motivato apparentemente dalla presenza di nudi femminili sul palcoscenico. In questo stesso anno Bene ottiene un successo strepitoso in Francia, portando a Parigi (''Opèra-Comique'', ''Festival d'Automne'') i suoi spettacoli teatrali (undici repliche di ''[[S.A.D.E.]]'', sei di ''[[Romeo e Giulietta (Carmelo Bene)|Romeo e Giulietta]]'') e dove conoscerà [[Jean-Paul Manganaro]] e altri intellettuali francesi con cui intesserà rapporti duraturi e molto proficui. Nella capitale francese frequenta [[Gilles Deleuze]], [[Pierre Klossowski]], [[Michel Foucault]], conosce [[Jacques Lacan]] e altri.
Il 1979 segna l'inizio del suo periodo cosiddetto ''concertistico'' e della [[#La macchina attoriale|macchina attoriale]], culminando nell'esibizione alla [[Scala di Milano]] con un memorabile ''[[Manfred (Carmelo Bene)|Manfred]]'' in forma di concerto accompagnato dalle musiche di [[Robert Schumann]]. Di questo anno è un ''[[Otello, o la deficienza della donna|Otello televisivo]]'', realizzato a [[Torino]] insieme a [[Cosimo Cinieri]], ma il restauro e il montaggio vennero iniziati soltanto nel 2001, sotto la vigile ''direzione'' di Bene<ref>L{{'}}''[[Otello (Carmelo Bene)|Otello televisivo]]'' fu proiettato per la prima volta, per commemorarne la recente scomparsa dell'artista, il 18 marzo [[2002]] al ''[[Teatro Argentina]]'' di Roma dalle ore 17:00 fino a mezzanotte; fu messo inoltre in onda su RaiTre su Rai Edu Cultura con varie e successive repliche.</ref>. Il 1980 vede la V edizione dello ''[[Spettacolo-concerto Majakovskij]]'' al Teatro Morlacchi di [[Perugia]] e l{{'}}''[[Hyperion (Carmelo Bene)|Hyperion]]''. In questo suo periodo di "approfondimento musicale", conosce e stringe amicizia con il tenore [[Giuseppe Di Stefano]], il quale amava appellarsi il "Carmelo Bene della musica", definito da questi a sua volta, in sintonia con Toscanini, "la più bella voce mai sentita"<ref>''Sono apparso alla madonna'', op. cit., pag. 1070</ref>.
Nel 1981, con la [[Lectura Dantis (Carmelo Bene)|Lectura Dantis]] dalla Torre degli Asinelli di Bologna, porta la lettura della [[Divina Commedia]] davanti ad un pubblico di oltre centomila persone, in occasione del primo anniversario della [[strage di Bologna|strage della stazione]]. Terza edizione del Pinocchio al Teatro Verdi di Pisa. Nell'estate del 1982 a Forte dei Marmi scrive ''[[Sono apparso alla Madonna]]'', titolo che gli viene suggerito dall'inconsapevole [[Ruggero Orlando]], noto giornalista televisivo, corrispondente della RAI da New York. Per quanto provato da vari malanni fisici e dagli abusi prosegue, anche se in modo discontinuo, a calcare le scene teatrali. Nel 1983 si svolge la rappresentazione del [[Macbeth (Carmelo Bene)|Macbeth]] al Teatro Lirico di Milano, L{{'}}''[[Egmont (Carmelo Bene)|Egmont]]'' in Piazza Campidoglio a Roma; l{{'}}''[[Adelchi (Carmelo Bene)|Adelchi]]'' nel 1984 al Teatro Lirico di [[Milano]]; la seconda edizione di [[Otello o la deficienza della donna|Otello]] nel 1985 al Teatro Verdi di Pisa; ''[[Lorenzaccio]]'' nel 1986 al Ridotto del Teatro Comunale di Firenze. Il 12 settembre 1987 Carmelo Bene è a Recanati per recitare i Canti di [[Giacomo Leopardi|Leopardi]] e il 10 novembre dello stesso anno al Teatro Piccinini di Bari con ''[[Hommelette for Hamlet]]''.
Nel 1988 Carmelo Bene viene nominato clamorosamente direttore artistico della sezione teatro della [[Esposizione internazionale d'arte di Venezia|Biennale di Venezia]], suscitando non poche polemiche. La vicenda finì poi per degenerare in querele e contro-querele, ricorsi, per un'intricata faccenda di competenze e responsabilità, e addirittura di appropriazione indebita di opere d'arte. Il 12 gennaio 1989 vede la seconda edizione della ''[[La cena delle beffe (Carmelo Bene)|Cena delle beffe]], in collaborazione con David Zed,'' al Teatro Carcano di Milano (con la partecipazione dell'attrice [[Raffaella Baracchi]], che sposerà nel 1992) e il 26 luglio dello stesso anno il ''[[Pentesilea (Carmelo Bene)|Pentesilea]]'' al Castello Sforzesco che l'anno dopo, il 19 maggio, verrà ripreso a Roma, al Teatro Olimpico. Nonostante gli acciacchi e i diversi interventi chirurgici subiti, e che subirà ancor più in seguito, non tradirà la sua fama di ''enfant terrible''. Memorabili furono le sue apparizioni televisive a ''[[Mixer (programma televisivo)|Mixer Cultura]]'' (1988) e al ''[[Maurizio Costanzo Show]]'' (1994 e 1995).
Alla fine del dicembre del 1990 Carmelo Bene è a Mosca per insistenza e intraprendenza di un suo grande ammiratore, [[Valerj Shadrin]]<ref>[[Valerij Šadrin]] era presidente dell{{'}}''Unione artisti sovietici'' ed ex ministro della cultura con [[Michail Gorbačëv|Gorbačëv]]. - [[Vita di Carmelo Bene|Vita di C.B.]]'', op. cit., sect. XIV, UNO ZAR A MOSCA, pag. 378''</ref>, realizzando un successo strepitoso. Al suo seguito troviamo, tra gli altri, [[Camille Dumoulié]], [[Jean-Paul Manganaro]], Gian Ruggero Manzoni ed Edoardo Fadini. Questa sua collaborazione e "ricerca teatrale" in terra russa durerà circa tre anni, suscitando, a dire di Bene, non pochi clamori e ostilità nell'ambito dell'[[Ente Teatrale Italiano|E.T.I.]]<ref>Nella sua ''[[Vita di Carmelo Bene|autobiografia]]'' leggiamo che la tournée di Bene in Russia venne mal tollerata dall'allora direttore dell'[[Ente Teatrale Italiano|E.T.I]], [[Bruno D'Alessandro]], e in seguito rinfacciata da [[Carmelo Rocca]] che gli avrebbe, secondo quanto dichiara Bene al [[Maurizio Costanzo Show|MCS]] del 1994, minacciato ritorsioni contro.</ref> Nel febbraio del 1992 Carmelo Bene spende 200 milioni di lire per far pubblicare<ref>Nella sua apparizione al [[Maurizio Costanzo Show|MCS]] del 1994, Bene però afferma, riguardo a queste inserzioni, che fu la sua Produzione e non lui a pubblicarle.</ref> e reiterare delle inserzioni pubblicitarie o propagandistiche sul "Messaggero" e la "Repubblica" che in definitiva si dimostreranno essere ''tout court'' potenti armi scagliate soprattutto contro il "Ministero dello spettacolo" e il ''Teatro Stabile''. Questo evento clamoroso fu infatti avvertito come una calunnia e un danno da parte degli interessati addetti ai lavori, tanto che seguiranno poi querele, con richiesta di risarcimento di due miliardi di lire, da parte del ''Teatro di Roma'', rivolte contro i quotidiani anzidetti e contro lo stesso Bene. Ecco l'incipit di uno stralcio estratto da quelle fatidiche inserzioni.
{{Citazione|Oggi lo Stato dello Spettacolo è in mutande: per sopravvivere ad ogni costo, minaccia contributi e sovvenzioni (a una marea indiscriminata di sfaccendati che - "quasi" nessuno escluso - può giovare al teatro in un solo modo: togliendosi di mezzo<nowiki>=</nowiki>disoccuppandosene) [...]<ref>Carmelo Bene e [[Giancarlo Dotto]]. ''[[Vita di Carmelo Bene|Vita di C.B.]]'' op. cit., sect. VI, IL DEBUTTO, pag. 63</ref>}}
Nel 1992 Bene sposa Raffaella Baracchi, incinta di sei mesi. Dopo due mesi la Baracchi lo denuncia per botte a mezzo di sedia. La bambina che porta in grembo, fortunatamente, non patisce conseguenze. In caserma, Bene insulta i carabinieri (che lo denunciano), controquerela la moglie per “truffa, estorsione, tentato omicidio e omissione di soccorso”; infine controquerela anche l’Arma dei Carabinieri<ref name="carmelobene.it">{{cita web| titolo=Morte di Carmelo Bene| url=http://www.carmelobene.it/MORTECarmeloBene.htm| accesso=9 ottobre 2010| urlmorto=sì| urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110609123056/http://www.carmelobene.it/MORTECarmeloBene.htm}}</ref>. Nel 1994 vediamo Bene con l{{'}}''[[Amleto (da Shakespeare a Laforgue)|Hamlet Suite]]'' al 46º Festival shakespeariano al Teatro Romano di Verona. Nel 2000 con la pubblicazione del poema [['l mal de' fiori]] viene acclamato "poeta dell'impossibile" dalla ''Fondazione Schlesinger'', istituita da [[Eugenio Montale]], la cui presidenza onoraria era tenuta allora da [[Rita Levi-Montalcini]].
[[File:Un amleto di meno-01.jpg|thumb|Carmelo Bene in una scena del film ''Un Amleto di meno'']]
Il 6 ottobre 2000 Carmelo Bene affida, tramite pubblico testamento, i diritti delle sue opere alla fondazione l{{'}}''[[Immemoriale di Carmelo Bene]]''. Il 16 marzo del 2002 Carmelo Bene muore a Roma. [[Giancarlo Dotto]], per molti anni assistente alla regia di Carmelo Bene, così lo ricorda.
{{Citazione|Non è solo l'amico che manca, ma quella voce, chissà dov'è andata, quella voce che ci dava calma e forza, quella voce che dà la nostalgia di tutto ciò che abbiamo perduto senza avere mai avuto.<ref>{{cita web|autore=Giancarlo Dotto|url=http://www.immemorialecarmelobene.it/images/giancarlodotto.pdf|titolo=L'ultimo spettacolo la cura maniacale dei dettagli. Il buio. Le urla. Le invocazioni. Il brusio delle donne. Ritratto di un genio che ha messo in scena la sua morte|formato=PDF|accesso=22 ottobre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120111130959/http://www.immemorialecarmelobene.it/images/giancarlodotto.pdf|urlmorto=sì}}</ref>}}
Per espressa sua volontà il suo corpo fu cremato e il suo funerale non reso pubblico. La lapide riporta solo il suo nome e cognome e le date di nascita e di morte. Anche dopo la morte, Bene non cessa di alimentare polemiche e contrasti<ref>{{Cita news |autore = |url = http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,page/id,0266_01_2002_0077_0035_2051589&s=ba9d6edde40a5fbb207fc7e7de024702 |titolo = Carmelo Bene, lotta per l'eredità |pubblicazione = [[La Stampa]] |giorno = 20 |mese = marzo |anno = 2002 |p=31 |accesso=19 novembre 2010}})</ref>. Raccontano alcuni testimoni, tra cui [[Roberto D'Agostino]], che proprio durante la veglia funebre ci fu un alterco verbale, che stava per degenerare in una violenta rissa, tra Luisa Viglietti (compagna di Bene negli ultimi suoi nove anni) e la Baracchi, la quale si era presentata con la figlia Salomè insieme al suo legale<ref name="carmelobene.it" />.
Come se non bastasse, alla successiva tumulazione ''ufficiale'' delle ceneri nel cimitero di Otranto è seguita una serie di contrasti sulla loro definitiva e giusta sistemazione, che vedono come protagonisti contrapposti la moglie [[Raffaella Baracchi]] e la sorella Maria Luisa insieme a Luisa Viglietti, entrambe assenti al funerale ''ufficiale'', data la loro esplicita disapprovazione. La sorella in particolare lo ha commemorato (senza la presenza dell'urna) nel camposanto di [[Vitigliano]] ([[Santa Cesarea Terme]]), laddove riposano le ceneri della madre Amelia<ref>{{cita news| titolo=Contrasti tra i familiari. Due cerimonie funebri per Carmelo Bene con una coda polemica| url=http://edicola.unionesarda.it/print.aspx?Id=653075&ty=a| data=25 marzo 2002| mese=marzo| anno=2002| accesso=9 ottobre 2010| pubblicazione=L'Unione Sarda.it| urlmorto=sì}}</ref>. Ad oggi la fondazione L{{'}}''[[Immemoriale di Carmelo Bene]]'' risulta impedita nel dare avvio alle attività prefissate, stagnazione dovuta più che altro alla battaglia legale non ancora conclusa fra le parti in causa: [[Raffaella Baracchi]], Luisa Viglietti e Maria Luisa Bene<ref name=Russo>{{Cita pubblicazione |autore = Paolo Russo |url = http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/01/14/carmelo-bene-giallo-sei-anni-dalla-morte.html |titolo = Carmelo Bene, giallo a sei anni dalla morte |pubblicazione = [[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]] |giorno = 14 |mese = gennaio |anno = 2009 |p=11 |accesso = 20 ottobre 2010}}</ref>.
Il 13 gennaio 2009 Maria Luisa Bene, sorella di Carmelo, annuncia ai media di non credere alla morte per cause naturali del fratello. "''Io, Maria Luisa Bene'' - dice la donna - ''avendo piena consapevolezza delle mie condizioni di salute, rendo noto di non intendere lasciare questa terra senza che il mondo sappia che mio fratello, Carmelo Bene, nominato '[[Ordine delle arti e delle lettere|chevalier des lettres et des arts]]' dal governo [[François Mitterrand|Mitterrand]], è morto per mano altrui''"<ref>{{Cita pubblicazione |autore = |url = http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/persone/carmelo-bene/carmelo-bene/carmelo-bene.html |titolo = Giallo sulla morte di Carmelo Bene |pubblicazione = la Repubblica |giorno = 13 |mese = gennaio |anno = 2009 |accesso = 20 ottobre 2010}}</ref>. Per un motivo o per l'altro, non ultima l'evidenza della malattia, l'ipotesi dell'omicidio è stata accolta dal generale scetticismo di collaboratori e persone vicine all'attore<ref name=Russo/>.
== Opera ==
{{vedi anche|Opere e poetica di Carmelo Bene}}
La sua discussa e controversa figura, spesso oggetto di clamorose polemiche, ha diviso critica e pubblico fin dagli esordi: considerato da alcuni un affabulante ingannatore e un presuntuoso "massacratore" di testi<ref>Il massacro dei “classici” e la loro manipolazione integrale: questo è un altro elemento da annoverare a favore di Carmelo Bene, come condizionamento di una scrittura drammaturgica ad una scrittura scenica. Il “massacro” avviene peraltro il meno gratuitamente possibile, quale eliminazione da un lato del reticolato ideologico immobile e dall'altro lato per inserimento del maggior numero di elementi di “contemporaneità”. (Giuseppe Bartolucci, da “La Scrittura scenica”, ''Lerici'', Milano 1969). In altri termini, quella che può sembrare apparentemente ''dissacrazione'' o ''massacro'' del "testo a monte", per Bene e per gli studiosi più avveduti non è altro che una rilettura o riscrittura dell'opera originaria a più livelli. Uno splendido saggio esplicativo a tal riguardo è ''[[Sovrapposizioni#Un manifesto di meno|Un manifesto di meno]]'' di Gilles Deleuze.</ref>, per altri Bene è stato uno dei più grandi attori del Novecento. Dalle dichiarazioni di Bene risulta evidente il suo disprezzo per certa critica teatrale, da lui ritenuta "piena di parvenus". Tra i primi a rendergli omaggio si ricordano alcuni tra i più illustri esponenti del mondo intellettuale dell'epoca, come, ad esempio, [[Eugenio Montale]], [[Alberto Moravia]], [[Ennio Flaiano]] e [[Pier Paolo Pasolini]]. Bene ebbe poi modo di collaborare, tra gli altri, con [[Pierre Klossowski]] e [[Gilles Deleuze]], i quali scrissero alcuni saggi sul modo di fare teatro dell'artista italiano. La lotta di Bene si rivolge contro il naturalismo e la drammaturgia borghese, contro le classiche visioni del teatro. Rivendica l'arte attoriale innalzando l'attore da mera maestranza (così definita da [[Silvio D'Amico]]) ad artista-personificazione assoluta del complesso teatrale. Il testo, poiché nato dalla penna di uno scrittore spesso avulso dal problema del linguaggio scenico, non può essere interpretato<ref name="interprete" />: esso deve necessariamente essere ricreato dall'attore.
Carmelo Bene è contro il teatro di testo, per un teatro da lui definito "scrittura di scena"<ref>La spiegazione di cosa sia la scrittura di scena è stata ampiamente spiegata in modo abbastanza esaustivo, sia da Carmelo Bene che da studiosi... Una fonte tra le altre è per esempio, la chiarissima spiegazione fornita da Carmelo Bene a ''Mixer Cultura''</ref>, un teatro del dire e non del detto. Fare "teatro del già detto" sarebbe un ripetere a memoria le parole di altri senza creatività, quello che [[Antonin Artaud|Artaud]] definiva un "teatro di invertiti, droghieri, imbecilli, finocchi: in una parola di Occidentali". È l'attore, con la scrittura di scena, a fare teatro ''hic et nunc''. Il testo viene considerato come "spazzatura", perché lo spettacolo va visto nella sua totalità. Il testo ha il medesimo valore di altri elementi come le luci, le musiche, le quinte. Il teatro di testo, di immedesimazione, viene definito da Bene come un teatro cabarettistico. Gli attori che si calano in dei ruoli, che interpretano, sono per lui degli intrattenitori, degli imbonitori, dei "trovarobe". Nel suo teatro, l'attore è l'Artefice. Il testo non viene più messo in risalto come nel teatro di testo, viene anzi martoriato, continuando un discorso iniziato da [[Antonin Artaud|Artaud]], che già aveva iniziato la distruzione del linguaggio, ma che per Bene fallì sulle scene, perché cadde nella interpretazione<ref name="interprete" />.
Bene distrugge l'Io sulla scena, l'immedesimazione in un ruolo<ref>Carmelo Bene realizzò una propria interpretazione di [[Amleto]] in cui recitava le parti più importanti privandole del rilievo meritato. Il monologo "Essere o non essere" era affidato ad un altro attore, che gli faceva da alter ego. Nelle diverse edizioni dei suoi ''Amleti'' (''[[Un Amleto di meno]]'', ''Hamlet Suite'', ''[[Hommelette for Hamlet]]'', ...), Carmelo Bene, non solo si priva del ''monologo'' dell'"essere o non essere", ma si discosta da tutte quelle parti significative (corroborate dalla tradizione recitativa teatrale) del ''testo a monte''; si svincola dal ''suo ruolo drammatico'', che viene supportato dallo sdegnato Orazio, costretto a leggervi (queste parti non ''sue''), in bigliettini fortuiti, stracciati dal copione, e consegnatigli da un [[Amleto]] che non ne vuol proprio sapere della sua ''parte'', che scantona, evita di intercalarsi nel ''ruolo'' che gli spetta, al quale non si sente affatto legato o partecipe, più che preparato. Nell'usuale "massacro" del ''testo a monte'', la figura di [[Amleto]] appare tutt'altro che enigmatica, turbata dallo spettro paterno, o dal suo dovere filiale di vendetta; il Principe danese diventa talmente scaltro e opportunista che finisce addirittura per accordarsi con lo zio Claudio, il quale gli sborsa una certa sommetta, rateata di tanto in tanto, che gli consente di pagare così il suo silenzio o meglio la sua esenzione dal ''ruolo'' che gli spetta, come da copione. Spesso, oltre a filo rosso laforguiano, Carmelo Bene inserisce, in modo mirabile, nei suoi Amleti, degli ''insert'' estranei (tratti da [[Guido Gozzano|Gozzano]], per esempio) complicando ancor più il ''testo a monte'', definito dallo stesso Bene "cartastraccia". Vedi [[Un Amleto di meno]]</ref>, a favore di un teatro del soggetto-attore. Bene è stato definito ''Attore Artifex'', cioè attore artefice di tutto, e lui stesso preferiva definirsi, con un neologismo, una "macchina attoriale": autore, regista, attore, scenografo, costumista.<ref>A causa di questa sua pluri-funzionalità nella ri-scrittura dell'opera svolta dall'artefice e controllore, Piergiorgio Giacché pensa che la definizione più pertinente sia quella di "uomo-teatro" (e non ''uomo di teatro''), attribuita a Bene per la prima volta da [[Ferdinando Taviani]], ma già riferita ad Antonin Artaud da Jean-Louis Barrault. (''Carmelo Bene. Antropologia di una macchina attoriale'', op. cit., pag. 57.)</ref> Buona parte delle opere letterarie di Carmelo Bene le possiamo trovare raccolte in un volume unico, dal titolo ''[[Opere (Carmelo Bene)|Opere, con l'Autografia di un ritratto]]'', nella collana dei Classici Bompiani. Inoltre ''[[Immemoriale di Carmelo Bene|La Fondazione Immemoriale di Carmelo Bene]]'' si preoccupa della "''conservazione, divulgazione e promozione nazionale ed estera dell'opera totale di Carmelo Bene, concertistica, cinematografica, televisiva, teatrale, letteraria, poetica, teorica, ...''"
=== Influenze sull'opera beniana ===
Sarebbe fuorviante parlare di "influenza" ''tout court'' sull'opera beniana, considerata l'impossibilità di trovare raffronti e/o filiazioni storico-geografiche, e come scrive [[Piergiorgio Giacchè]], "chi conosce Bene e il suo teatro, sa che la sua ''singolarità'' è assoluta".<ref>Piergiorgio Giacché, ''Carmelo Bene. Antropologia di una macchina attoriale'', op. cit., tav. XV.</ref> Bisogna considerare inoltre il fatto che già dagli esordi Bene si è dichiarato una volta per tutte "allievo di sé stesso".<ref>Gilles Deleuze scrive: «Si potrebbe dire che Bene non è il primo a fare un teatro della non-rappresentazione. Si possono citare a caso Artaud, Bob Wilson, Grotowski, il Living [...] Ma non crediamo alle utilità delle filiazioni. Le alleanze sono più importanti delle filiazioni e Bene ha alleanze estremamente diverse con essi tutti. Appartiene a un movimento che agita profondamente il teatro di oggi. Ma appartiene a un movimento solo per quanto egli stesso inventa, non inversamente». (da ''Un manifesto di meno'', in [[Sovrapposizioni]], op. cit. pag. 89).</ref>
Stabilita questa ''unicità'' e dando al termine "influenza" un valore puramente indicativo e convenzionale, possiamo allora dire che tra le non poche "influenze", più o meno decisive, riscontrabili nella sua opera, si possono citare: [[Dante Alighieri]], [[Giacomo Leopardi]], [[Marchese de Sade]], [[Gabriele D'Annunzio]], [[Dino Campana]], [[Tommaso Landolfi]], [[Antonio Pizzuto]], [[Elsa Morante]], [[Emilio Villa]], [[Oscar Wilde]], [[James Joyce]], [[Thomas Eliot]], [[Yukio Mishima]], [[Ezra Pound]], [[Franz Kafka]], [[Vladimir Majakovskij]], [[Sergej Aleksandrovič Esenin]], [[Aleksandr Aleksandrovič Blok]], [[Boris Pasternak]], [[Max Stirner]]<ref>[https://journals.openedition.org/mimesis/1195 Leonardo Mancini, ''Il rapporto fra teatro e letteratura in Carmelo Bene'']</ref>, [[Charles Baudelaire]], [[William Shakespeare]], [[Christopher Marlowe]], [[John Donne]], [[Jules Laforgue]], [[Edgar Allan Poe]], [[Giovanni della Croce|San Juan de la Cruz]], [[Pier Paolo Pasolini]], [[Buster Keaton]]<ref name="keaton">{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=NZSwDWYTepo| titolo= Carmelo Bene su Keaton |accesso=13 ottobre 2010}}</ref>, [[Totò]], [[Jean Genet]], [[João César Monteiro]], [[Ettore Petrolini]], [[Peppino De Filippo]], [[Eduardo De Filippo]], [[Antonin Artaud]], [[Living Theatre]], [[Bertolt Brecht]] (con qualche riserva)<ref>Di [[Bertolt Brecht|Brecht]] si può dire solo ciò che sarebbe stato, qualora non fosse finito nelle grinfie di certi registi [...] L'intenzione di [[Bertolt Brecht|Brecht]] è tentare un ''déplacement'' della rappresentazione, ma tutto quello a cui arriva, a partire dai suoi testi, lo straniamento, è una rappresentazione al quadrato [...] - Carmelo Bene e [[Giancarlo Dotto]], ''[[Vita di Carmelo Bene|Vita di C.B.]]'', op. cit., pag. 322</ref>, [[Samuel Beckett]], [[Friedrich Nietzsche]], [[Emil Cioran]], [[Jacques Lacan]], [[Michel Foucault]], [[Gilles Deleuze]], [[Sigmund Freud]], [[Jacques Derrida]], [[Thomas Hobbes]], [[Ferdinand de Saussure]], [[Pierre Klossowski]], [[Leopold von Sacher-Masoch]], [[Salvador Dalí]], [[Francis Bacon (pittore)|Francis Bacon]], [[Giorgio De Chirico]], [[Giuseppe Verdi]], [[Gioachino Rossini]], [[Wolfgang Amadeus Mozart]], [[Ludwig van Beethoven]], [[Maria Callas]], [[Beniamino Gigli]], [[Arthur Schopenhauer]], [[Filippo Tommaso Marinetti]], [[Giorgio Manganelli]], [[Carlo Collodi]], [[Edmondo de Amicis]], [[Friedrich Hölderlin]], [[Giorgio Colli]], [[Alessandro Manzoni]], [[Albert Camus]], [[Robert Louis Stevenson]], [[Alfred Jarry]], [[Antoine François Prévost]], [[Matthew Gregory Lewis]], [[Miguel de Cervantes]], [[Alfred de Musset]], [[Benedetto Varchi]], [[Heinrich von Kleist]], [[Eugenio Montale]], [[Alberto Moravia]] e tanti altri.
Fuori dal campo dell'arte e della filosofia, hanno contribuito alla sua formazione (oltre alla famiglia e all'ambiente nativo salentino naturalmente), le influenze sospese tra una probabile storia e l'immaginario come [[Giuseppe da Copertino|San Giuseppe da Copertino]], [[Lorenzaccio]], la non-storia dei Santi.<ref>Piergiorgio Giacché precisa che: « [...] troppo importanti sono, per la ''sua'' arte, i fondamenti e i riscontri che gli offrono via via le vite e le opere di santi, poeti, filosofi, scrittori, pittori, musicisti... Un elenco sarebbe troppo incompleto e una loro gerarchia risulterebbe inammissibile, giacché non si tratta di cogliere qua e là contributi o di saccheggiare citazioni: per Bene "la cultura deve essere l'aria (non un'aria o l'area)" [...] E se si sceglie di abitare nell'''aria'', non può che essere una necessaria e necessitante libertà d'associazione ciò che ci guida in una ricerca che è pur sempre alla fin fine di "poesia". Su tutto il ''resto'', che è appunto soltanto "teatro", Carmelo Bene si lascia andare piuttosto a un eccessivo ed eccedente libertinaggio». (''Carmelo Bene. Antropologia di una macchina attoriale'', op. cit., pagg. 59-60)</ref> Decisive furono inoltre le esperienze delle migliaia di messe servite, dove l'infante Carmelo incominciò quasi inconsapevole ad avere a che fare con "il teatro come incomprensibilità e come incomprensione tra officianti e spettatori"<ref>{{Cita|Bene e Dotto|p. 25}}.</ref>. Altra esperienza indimenticabile fu il mesetto, poi ridotto a due settimane, di permanenza in manicomio dove incominciò a rendersi conto del "linguaggio istituzionale normale" e quello "'scombinato o impeccabile" dei ''pazzi'', delle vere "macchine demolitrici"<ref>{{Cita|Bene e Dotto|pp. 102-111}}.</ref>.
== Il ''Grande Teatro'' o ''teatro senza spettacolo'' ==
Il linguaggio e la terminologia usati per spiegare il suo modo di concepire e "dis-fare" il teatro sono unici e inequivocabili, mai tentati prima, perciò Carmelo Bene si sente sempre necessitato a precisare, dicendo che<ref>Carmelo Bene parla di idiosincrasia assoluta fra "teatro e spettacolo. Dove c'è spettacolo non c'è teatro. Il teatro può dare osceno, proprio nell'etimo, ''porno'' nel senso proprio greco". (''Un dio assente'', op. cit., pag. 33)</ref>, è:
{{Citazione|... un non-luogo soprattutto; quindi è al riparo da qualsivoglia storia. È intestimoniabile. Cioè, lo spettatore per quanto Martire, testimone, nell'etimo [da ''martyr''], per quanti sforzi possa compiere lo spettatore, dovrebbe non poter mai raccontare ciò che ha udito, ciò da cui è stato posseduto nel suo abbandono a teatro.<ref>Video, ''[https://www.youtube.com/watch?v=Pkh6hd5vkm8 La macchina attoriale]'', a cura di Pietro Ruspoli & Tonino del Colle.</ref>}}
In questo Grande Teatro agisce, o meglio, viene agito il non-attore o la [[#La macchina attoriale|macchina attoriale]] (conseguenza del grande attore), non vi è rappresentazione<ref name="rappresentazione">Per Carmelo Bene la "rappresentazione" (di Stato) è un retaggio millenario, subentrata già con [[Eschilo]], [[Sofocle]], [[Euripide]] e [[Aristofane]].
L'artista salentino si considera invece come colui che ha riportato il teatro alla sua forma originaria barbarica.</ref> e rappresentanza, divisione dei ruoli, messaggio più o meno sociale, psicodrammaticità. In questa utopia o "non-luogo", viene a imporsi l{{'}}''[[#L'osceno, il porno, l'eros|osceno]]'' (fuori scena e fuori di sé) e l{{'}}''assenza'', il ''[[#L'osceno, il porno, l'eros|porno]]'' (l'aldilà del desiderio): tutti "concetti" di cui Bene ha dimostrato la sussistenza sperimentandoli in prima persona. Per questo sentiamo Bene sempre parlare di ''dis-fare'' e non di fare (teatro o altro), di ''di-scrivere'' e non di scrivere o descrivere, di ''non-attore'' e non di attore<ref name="operatore">Gilles Deleuze sottolinea il fatto che "l'uomo di teatro" non è più "autore, attore o regista", ma un "operatore", e che «l'orgoglio di Bene sta più nel far scattare un processo in cui egli è il controllore, il meccanico o l'operatore [...] piuttosto che l'attore». (''Un manifesto di meno'', in ''Sovrapposizioni'', op. cit., pag. 88)</ref>, di ''non-luogo'', di ''assenza'' e non di presenza, di irrappresentabile e non di rappresentabile o rappresentazione, di ''porno'' e non di eros, di assenza di ruoli, di ''togliere di scena'' e non di mettere in scena, di ''essere agiti'' e non di agire, di ''esser detti'' e non di dire, ecc. La maggior parte degli studiosi concordano sul fatto che questa revisione totale del teatro (riferita al suo linguaggio, al modo, alla forma e alla sua stessa essenza), consente a Bene di essere annoverato fra gli "attori" di ''genio'' e non di ''talento''.
=== La macchina attoriale ===
La macchina attoriale (o C.B.) è la conseguenza del ''grande attore''<ref name="operatore" /> che si è svestito delle umane capacità espressive corporee (vocalità, espressione del viso, gestualità, ecc.), per indossare una veste amplificata sia sonora che visiva, comunque sempre vincolata e soggiacente alla ''phoné''. Prima di tutto è importante l'amplificazione della voce, che permette all'attore di ricondurre l'emissione sonora al proprio interno. La voce della cosiddetta ''macchina attoriale'' non è una mera e semplice amplificazione ma è un'estensione del ventaglio [[timbro (musica)|timbrico]] e [[Tono (musica)|tonale]], che, in questo caso, diventa un sistema unico e inscindibile, che ingloba [[corde vocali]], cavità orale, contrazioni [[Diaframma (anatomia)|diaframmatiche]], [[equalizzazione]], amplificazione, ecc. La ''macchina attoriale'' è una fusione tra macchina e attore; l'amplificazione non è dunque una mera protesi ma un'estensione organica ulteriore dove la voce ormai non è più caratterizzata dalla sua ''fisicità'', ma prevalentemente, diciamo così, dal meccanismo sonoro. Così come non si possiede un corpo ma si è il corpo, allo stesso modo si è o si diventa amplificazione, equalizzazione, ecc.
Bene facendo un esempio dice che:
{{Citazione|L'amplificazione non è assolutamente un ''gonflage'', un ingrandimento, ma come guardare questa pagina: se io la guardo in questo modo, ecco, così, io vedo e così sento; ma se io avvicino questo [foglio], più l'avvicino, più i contorni vaniscono. I contorni vaniscono e non vedo più un bel niente.}}
E inoltre aggiunge che la macchina attoriale è:
{{Citazione|... lettura intanto, come nella poesia, nella concertistica,... (Io) ho bisogno sempre [...] di leggere, di essere detto, non di riferire la cosa... [...] non per ricordare, o nella presunzione che lo scritto corrisponda all'orale. [...] Lo faccio per dimenticare. La lettura come oblio. La lettura paradossalmente come non ricordo<ref>"È proprio per essere nell'oblio, che bisogna leggere! Perché se questo occupa anche un dieci per cento della memoria, della memoria d'attore, il gioco è finito". (''Un dio assente'', op. cit., pag. 87)</ref>.}}
Nel seminario del 1984 Carmelo Bene spiega molto chiaramente il perché di una "lettura come non ricordo": il grande attore o la macchina attoriale è obbligata a stornare l'attenzione dal ricordo onde controllare quella che in musica viene detta ''fascia'' (che comprende timbri e toni), laddove è racchiuso tutto il "delirio [della voce], della concentrazione", dal cui limite non si può uscire. "Questa è la ragione fondamentale perché", nonostante C.B. conosca "a memoria Leopardi come pochi", è costretto a leggere onde "controllare questa fascia e al tempo stesso verificare "l'idiosincrasia" tra quanto si sta leggendo e quanto sta divenendo di lui.<ref name="seminario 1984" /> Stornare completamente l'attenzione dalla "cadaverina mnemonica" è ''[[condicio sine qua non]]'' per far funzionare la macchina attoriale, dato che vi è una notevole mole di lavoro e concentrazione da dedicare altrove.
{{Citazione|I foniatri spiegherebbero benissimo l'immane fatica che bisogna fare a tirare una nota alta, mettiamo un SI, e poi scendere, scalare d'ottava, quindi andare due tonalità sotto, una sopra, senza uscire da questa ''fascia'' [...] Le corde vocali giocano nel palato... viene un gran mal di testa dopo un po'... e bisogna stare molto attenti perché si perde la voce con nulla.<ref name="seminario 1984" />}}
Per quanto riguarda la parte visiva della macchina attoriale, Carmelo Bene ricorda che, ''non solo l'orecchio'', ma anche.
{{Citazione|... l'occhio è ascolto. [...] Un'appoggiatura del capo, una frantumazione del gesto, uno due tre. ecc. e una disarticolazione del corpo...<ref>Video, ''[https://www.youtube.com/watch?v=Pkh6hd5vkm8 La macchina attoriale]'', a cura di Pietro Ruspoli & Tonino del Colle, op. cit.</ref>}}
=== Scrittura di scena, testo a monte e teatro di regia ===
La scrittura di scena, come il grande attore, precede l'ulteriore sviluppo rappresentato dalla macchina attoriale C.B.
{{Citazione|Io ho ripreso il discorso di [[Antonin Artaud|Artaud]], [...] la ''scrittura di scena'' è tutto quanto non è il ''testo a monte'', è il testo sulla scena.<ref>Video, Mixer Cultura, 1987, condotto da Arnaldo Bagnasco</ref>}}
Precisando poi che l'importanza del testo nella ''scrittura di scena'' è del tutto uguale a qualsiasi altro oggetto che si trova sulla [[Spazio scenico|scena]], che sia più o meno significativo poco importa, come per esempio il parco lampade, un tavolo, un pezzo di stoffa, ecc.<br />Il ''testo a monte'', invece, non è nient'altro che il testo originale, riproposto così in maniera più o meno fedele. Il ''teatro di regia'' rappresenta dunque un progetto, una direzione, contrariamente al ''campo minato'' e allo ''sprogettare'' della ''scrittura di scena''.<ref name="phoné">Gilles Deleuze precisa che «la scrittura e i gesti di Bene sono musicali... » (''Un manifesto di meno'', in ''Sovrapposizioni'', op. cit., pag. 102). Piergiorgio Giacché ricorda che il nome Carmelo è stato soggetto a una serie di suggestioni che lo farebbero per esempio derivare in modo senz'altro immaginifico da ''carme'' e ''melos'' (''Carmelo Bene. Antropologia di una macchina attoriale'', op. cit., tav. IX). È il caso per esempio del poeta Emilio Villa che parla di Carmelo e della sua voce come ''voix Charmehêlée''.</ref>
=== La phoné ===
Il fatto paradossale è che il suo teatro così ''incomprensibile'' abbia avuto infine, in modo prodigioso, un successo di vasta portata popolare. Questo equivoco lo spiega lo stesso Bene, dicendo che il linguaggio del Grande Teatro, ''incomprensibile'' per definizione, è comprensibile ''tout court'' su un piano d'ascolto diverso, essendo tutto affidato ai ''significanti'' e non al ''senso'' o al ''significato''. Quindi, come succede per la musica, il Grande Teatro è fruibile, comprensibile anche da persone che parlano lingue diverse, come per esempio [[Eschimese|eschimesi]], o cinesi, poiché la ''[[babele]] [[linguistica]]'' viene risolta tutta nella ''phoné'', e non nel ''senso''. La ''phoné'' viene espressamente definita da Bene come rumore, che comprende anche la musica e il dire.<ref name="phoné" />
La ''phoné'' è pur sempre un mezzo e non un fine, e a questo proposito Carmelo Bene fa una precisazione essenziale:
{{Citazione|Se qualcuno ha potuto definire la ''phoné'' una dialettica del pensiero, nego di aver qualcosa a che fare con la ''phoné''. Io cerco il vuoto, che è la fine di ogni arte, di ogni storia, di ogni mondo.<ref>''Un dio assente'', op. cit., pagg. 131-132</ref>}}
=== Atto e azione, kronos e aion ===
L'altro pilastro su cui si basa il tipico modo di ''dis-fare'' il teatro di Bene è quello dell'impossibilità di una qualunque azione di realizzare appieno uno scopo, se non si smarrisce nell'atto. L'atto è ciò che tenta di negare, di ostacolare, ovvero sgambetta l'azione, restando orfana del suo artefice<ref>"Nessun'azione può realizzare il suo scopo, se non si smarrisce nell'atto. L'atto, a sua volta, per compiersi in quanto evento immediato, deve dimenticare la finalità dell'azione. Non solo. Nell'oblio del gesto (in questo caso tirannicida) l'atto sgambetta l'azione, restando orfano del proprio artefice". (''Vita di Carmelo Bene'', op. cit., pag. 237). Altrove Bene afferma che oltre "a uscire fuori dalla frastica: bisogna paralizzare l'azione", giungendo a quel che lui ama definire "l{{'}}''atto''. Mentre l'azione è qualcosa di storico, legato al progetto, l{{'}}''atto'' è ''oblio'': per agire, occorre dimenticare, altrimenti non si può agire. In questo una parola come attore va decisamente riformulata.
Mentre con attore s'intende per solito colui che fa avanzare l'azione, porgendo la voce al personaggio, io mi muovo in senso contrario. Vado verso l{{'}}''atto'', e cioè l'instaurazione del vuoto. Questo è il senso della sovranità o super-umanità attoriale. Ma per far questo si deve decostruire il linguaggio, spostando l'accento dai significati ai significanti che, come dice Lacan, sono stupidi, sono il sorriso dell'angelo. Occorre arrivare all'inconscio, a quanto non si sa, all'oblio di sé". (''Un dio assente'', op. cit., pag. 124)</ref>. Anche in questo caso abbiamo a che fare con significanti e non con significati. Perciò Carmelo Bene scaglia anatemi ed improperi contro il teatro dell'azione o del moto a luogo, che viene a svolgersi nel tempo Kronos, contro gli «spazzini del proscenio» (così definisce gli attori) del teatro di regia a cui contrappone quello della scrittura di scena (e in seguito quello della [[#La macchina attoriale|macchina attoriale]]) che accade nel tempo [[Aion (filosofia)|Aion]]. Sulla dicotomia Kronos/Aion è forte l'influenza di [[Gilles Deleuze]] che in ''[[Logica del senso]]'' (1969) ne sviluppò la teorizzazione a partire dal pensiero degli [[Stoici]].
=== L'osceno, il porno, l'eros ===
Carmelo Bene dice che:
:"''...osceno vuol dire appunto, fuori dalla scena, cioè visibilmente invisibile di sé''"<ref>Dalla trasmissione del [[Maurizio Costanzo Show]] del 1990.</ref>
Mentre cercando di definire la differenza tra ''eros'' e ''porno'' afferma che.
{{Citazione|L'erotismo è quanto di romanticamente stupido ci possa [essere]... appartiene all'io... [...] ...il plagio reciproco nella irreciprocità assoluta. [...] Il porno invece ... non è più il soggetto in quanto oggetto squalificato ma [...] è starsi da oggetto a oggetto, non da soggetto a soggetto.<ref>Dalla trasmissione ''Il Laureato'', condotta da [[Piero Chiambretti]]</ref>}}
Inoltre, Carmelo Bene definisce il ''porno'' come ''l'eccesso del desiderio'', e più precisamente l'annullamento del soggetto nell'oggetto, quindi senza più la possibilità di un ''io desiderante''. Nel ''porno'' c'è ''incantamento'', smarrimento, dissolvimento, assenza; nell'Eros (''l'amor facchino''), c'è desiderio, e la conseguente ricerca febbrile del suo sempre frustrato e reiterato appagamento. Ancora Bene dà qualche ulteriore definizione dicendo che.
{{Citazione|... il porno si instaura dopo la morte del desiderio... - morto sacrificato eros - l'aldilà del desiderio.<ref>In realtà è una semplificazione estemporanea, poiché Bene preferisce parlare piuttosto di ''eccesso'' del desiderio che non di un ''aldilà'' del desiderio.</ref> Quando tu fai qualcosa al di là della voglia, la voglia della voglia, questo è il porno. È una svogliatezza.<ref>Definizione estemporanea fornita da Bene nel mentre dialoga con D'Agostino al ''[[Maurizio Costanzo Show]]'' del [[1994]]</ref> [...] il porno è il ''manque'', è quanto non è, è quanto ha superato se stesso, è quanto non ha voglia...<ref>Bene aggiunge infine un'analogia riferita all'erezione maschile e cioè che il porno ''è quanto non gli tira, pur tirando non tira. È stirato. Per sempre.''</ref>}}
Il teatro di Carmelo Bene è specificamente nel ''porno'' e nell{{'}}''osceno'', non vi è possibilità di ''comprensione'', poiché si è ''compresi'', come del resto non ci può essere ''rappresentazione'', poiché essa appartiene al ''teatro di regia'', e non alla ''scrittura di scena''. In questo caso la ''perdita del senso'' (non essendoci né rappresentazione né comprensione) è il presupposto fondamentale dell'osceno e dell'assenza. Si è nel ''porno'', da non confondersi con la [[pornografia]] nel senso usuale del termine. L{{'}}''osceno'', o meglio l{{'}}''o-sceno'', è l{{'}}''altrove'', ''non essere dove si è'', un superamento spazio-temporale, il ''non essere in scena''; e Bene dice paradossalmente, appunto, di ''togliere'' e togliersi ''di scena'', smarrire così anche e soprattutto l'identità, lo scopo per cui ''si è agiti'', il ''senso'' e la direzione. ''Smarrirsi per non più ritrovarsi''. C'è tutta questa ''passiva attività'', questo scacco all'arroganza dell'io e del suo ''teatrino occidentale''.
=== Sospensione del tragico ===
Carmelo Bene ne parla in questi termini.
{{Citazione|Un'azione fermata nell'atto è quanto m'è piaciuta definire ''sospensione del tragico''. È così che, grazie all'interferenza d'un accidentaccio, la surgelata lama del ''comico'' si torce lancinante nella piaga inventata tra le pieghe risibili-velate della rappresentazione nel teatro senza spettacolo.<ref>Carmelo Bene, Opere con l'Aut., op. cit., tav. X</ref>}}
Il ''teatro della rappresentazione'' cerca di rendere la ''tragedia'' attendibile, credibile, con mezzi modi e maniere; mentre per Bene si tratta di minarne il suo ''senso'' dalle fondamenta. Sono fondamentali perciò tutta una serie di ''handicap'' appositamente creati sulla scena che consentono di trasgredire quanto prescritto e consolidato dalla tradizione. Ecco allora, per esempio, [[Riccardo III (film 1979)|Riccardo III]] deformarsi con protesi, che scivola malamente, imprevedibilmente; [[Un Amleto di meno|Amleto]] che rifugge completamente (sebbene ne sia invischiato fino al collo) dal suo ruolo tragico con diversi e astuti sotterfugi. Anche sul piano dei ''[[Monologo|monologhi]]'' e ''dialoghi monologati'' c'è questo ''sgambettarsi'', questo ''cortocircuitarsi'' del linguaggio, tale da rendere inattendibile l'evento. La ''tragedia'' viene ecceduta dal ''comico'', o diversamente detto: esiste una continuità tra il ''tragico'' e il ''comico'' e non un'effettiva apparente dissonanza; più che due facce della stessa medaglia, si tratta di una gradazione di infiniti doppi. Non c'è un margine che possa arginare il ''comico'' dal ''tragico'' o viceversa: si è in balia della trasgressione. Perciò, nel teatro di Carmelo Bene, il ''soggetto'' soltanto può essere ''assoggettato'' a questa ''variabilità'', perturbabilità fondante e non l{{'}}''Io'' che è ''rappresentativo'', svolgendo un ''ruolo istituzionale'' e di ''controllo'', anche quando sembra voglia ''trasgredire''.
=== Il comico ===
Carmelo Bene descrive il ''comico'', o meglio, il così da lui definito ''ipercomico'', come "''quanto di più asociale e libertino si possa concepire, se mai fosse concepibile''", affermando che...
{{Citazione|Il comico è cianuro. Si libera nel corpo del tragico, lo cadaverizza e lo sfinisce in ghigno sospeso.<ref>Carmelo Bene e [[Giancarlo Dotto]], ''Vita di C.B.'', op. cit., pag. 31</ref>}}
Perciò Bene considera gli attori come [[Roberto Benigni|Benigni]], [[Dario Fo]], [[Charlie Chaplin]], lo stesso [[Antonio De Curtis|Totò]] e persino il tanto da lui apprezzato [[Peppino De Filippo]], ben lontani dalla gelida lama e dal freddo cadaverico del ''comico'', poiché essi sono, chi in un modo chi in un altro, invischiati nella socialità, nell'intrattenimento, nell'attendibilità. Sono dei ''buffi'', delle ''macchiette'', contrariamente a quanto avviene per esempio nella ''sprezzante ironia'' di un [[Ettore Petrolini]]. Il ''comico'', secondo Bene, permane nel ''porno'' ed è in definitiva nient'altro che la ''spalla'' o ''stampella'' del ''tragico''.
=== Il femminile e l'avvento della donna a teatro ===
In età elisabettiana i ruoli femminili venivano recitati da maschi, e Carmelo Bene depreca l'abbandono di questa consuetudine, a favore dell'avvento, fatale, della donna sulla scena; e qui ora uomini e donne sono relegati ai loro ruoli specifici, smarrendo entrambi il femminile. Non si è più nel porno; resta il rapporto duale maschio-femmina, la caratterizzazione del loro genere e sessualità. Non c'è più il gioco, la trasgressione. E così si fa sul serio o si scherza, ma non si gioca più (in inglese recitare si dice ''to play'' e in francese ''jouer''). Carmelo Bene inoltre considera la donna poco o nulla femminile<ref>Lo conferma anche la teoria [[Carl Gustav Jung|junghiana]] dell'anima e dell'animus, rispettivamente l'atteggiamento interiore dell'uomo e della donna</ref>, e si vede così costretto ad accollarsi il femminile che alla donna manca.
Spesso Carmelo Bene è stato accusato dalle femministe di maltrattare le donne a teatro<ref name="sessismo">Onde risolvere l'equivoco, Gilles Deleuze spiega: «È strano a tal proposito che alcune donne in collera, e anche alcuni critici, abbiano potuto rimproverare a Bene la sua messa in scena del corpo femminile, accusandolo di sessismo o di fallocrazia. La donna-oggetto di S.A.D.E., la ragazza nuda, passa attraverso tutte le metamorfosi che il padrone sadico le impone, trasformandola in una serie successiva di oggetti usuali; ma appunto, attraversa queste metamorfosi, senza mai assumere pose avvilenti». (''Un manifesto di meno'', in ''Sovrapposizioni'', op. cit., pag. 101)</ref>, alle quali ribatte fornendo l'esempio dell'[[Otello (Carmelo Bene)|Otello]] che è il suo più grande omaggio fatto alla donna, in quanto assente.
Il ''degenere'' ("destabilizzazione di ogni genere"<ref name="seminario 1984">Seminario del 1984</ref>) nel teatro beniano sta a significare, oltre all'impossibilità di un'identificazione precisa ed univoca del genere teatrale ([[farsa (genere teatrale)|farsa]], [[commedia]], [[tragedia]], ecc.), anche la mancata o impossibile identificazione dell'[[attore]] o dell'artefice intercalato nei ruoli che gli dovrebbero competere, e ciò implica una completa revisione e trasgressione del ''testo a monte'', attuate nella ''scrittura di scena''. In senso lato, il ''degenere'' è tutto ciò che contraddice e non rispetta i luoghi comuni del teatro convenzionale, e in questo caso le acquisizioni accademiche essenziali del bagaglio di formazione attoriale, possono servire, se ''minate'' e disattese, alla macchina attoriale, per crearsi handicap irrinunciabili.
=== Oltre i modi ===
[[Gilles Deleuze]] definisce Carmelo Bene come colui che ''ha vinto la sfida del modale'', e quindi il suo teatro viene di conseguenza ad essere considerato, e ormai accettato dagli studiosi più seri e preparati, non un'' modo di fare'' teatro, ma un ''superamento dei modi''. I suoi presupposti si possono rintracciare nel suo decennale lavoro [[Disturbo ossessivo-compulsivo|ossessivo]]-[[mania (disturbi psichici)|maniacale]] di attivo destrutturatore dei linguaggio teatrale, cinematografico, prosodico, ecc. È lo stesso Bene a fornire questo ''bilancio'':
* squartamento del linguaggio e del senso nella discrittura scenica…
* disarticolazione del discorso succube del significante
* togliere di scena (contro la confezione {{sic|cultuale}}<!--ATTENZIONE! - lett. "cultuale" e non "culturale" come riportato in ''Opere di Carmelo Bene'', Autografia di un ritratto, XIII --- ed. aprile del 2002 -- la differenza tra ''cultuale'' e ''culturale'' non è poi così notevole, ma in assenza d'altro conviene attenersi alla versone letterale e non interpretativa//--> della “messa in…”)
* demolizione della finzione scenica…
* sartoria e scenotecnica-linguaggio
* rinnovamento radicale del poema sinfonico (s)drammatizzato
* la ''lettura attoriale'' come non ricordo del ''morto orale pre-scritto''.
* superamento d'Artaud e della “lingua degli angeli” mistico-espressionista (Blumner)
* la sospensione del tragico
* il cinema come immagine acustica…
* neotecnica televisiva, discografica e radiofonia/determinante premessa alla strumentazione fonica amplificata
* campionatura dei suoni e ri-conversione della voce
* l'amplificazione a teatro (finalmente)
* la macchina attoriale (tritalinguaggio-rappresentazione-soggetto-oggetto-Storia)<ref>Carmelo, Opere, Con l'Aut. op. cit. tav. XIII-XIV</ref>
=== Il depensamento e il problema del linguaggio ===
Il ''depensamento'' è, semplificando, l'opposto del ''pensare'', non riconoscer-si (simile al ''neti neti'' dello yoga) né a questo né a quello. Il ''depensamento'' può essere considerato come forma di meditazione oppure come un ''lavorio interno'', che conduce ad una ''non scelta'' tra gli infiniti ''doppi''. Questo prodursi può paragonarsi al ''flusso di coscienza'' (''stream of consciousness''). Il ''depensamento'' comunque non appartiene categoricamente a un metodo colto e aristocratico di sperimentazione e conoscenza, ma fa parte anche e soprattutto della tipica ''indolenza'' del Sud, della classe per così dire ''ignorante'', dei santi come [[San Giuseppe da Copertino]], verso il quale Carmelo Bene nutre un'empatia e una profonda attrazione.
Qui subentra ovviamente anche il discorso dell'interferenza del potere del ''linguaggio'' e del ''linguaggio'' del potere costituito a cui si è ''assoggettati''. Così come non si è nati per propria volontà<ref name="volontà">Al posto del proposito volitivo o della ''volontà'', Bene cerca di percorrere il cammino della cosiddetta ''nolontà'' che Schopenhauer chiama "volontà senza oggettità", ovvero, "niente rappresentazione, niente mondo. Si è al di là del principio del piacere". (''Un dio assente'', op. cit., pag. 121)</ref>, similmente si è ''succubi del linguaggio'' che dispone di noi, e di cui ''non ne disponiamo attivamente''; infatti Carmelo Bene dice, facendo proprio quanto già ribadito da [[Jacques Lacan|Lacan]]<ref>Bene dice: "... a Lacan interessava aver articolato l'inconscio come linguaggio. Io parto articolando il linguaggio come un incosncio, ma affidandolo ai significanti e non ai significati, in balia dei significanti..." (''Un dio assente'', op. cit., pag. 97)</ref>: "quando crediamo di essere noi a dire, siamo detti". Contrariamente alla [[grammatica]] della lingua, nel ''[[linguaggio]]'' il ''soggetto'' è colui che subisce, che è assoggettato.
Il linguaggio così istituito e sedimentato, come un coacervo tirannico di ''luoghi comuni'', è visto come una costante ed implicita minaccia che va debellata a tutti i costi. Per tutta la sua vita, il ''lavorio'' di Carmelo Bene è stato quello di dedicarsi a una pratica certosina di ''destrutturazione del linguaggio'', alla ricerca dei suoi ''buchi neri'', scardinando così la sua istituzionalizzazione e normalizzazione. Per quanto riguarda il lato ''artistico'', lo scopo di tutto ciò è dare adito alla possibilità della realizzazione del ''Grande Teatro'', o, in altri termini, del ''teatro senza spettacolo''. Ciò rende chiara l'idea di come il ''depensamento'' e il lavorio intentato per la ''destrutturazione del linguaggio'' vadano di pari passo. Carmelo Bene non s'illude e, come per il linguaggio costituito ''a priori'', al di là della volontà<ref name="volontà" /> del soggetto, si rende perfettamente conto che non si può evitare l'arroganza del ''potere del teatro'', istituzionalizzato, il cui referente è sempre il ''teatro del potere'', quello da lui definito ''di Stato'', ''della rappresentazione''. Nella memorabile trasmissione del [[Maurizio Costanzo Show|MCS]] del [[1994]] Bene con veemenza proferisce parole significative riguardo al ''linguaggio'' e al suo potere che va ben al di là del soggetto e della volontà<ref name="volontà" />.
{{Citazione|È ora di cominciare a capire, a prendere confidenza con le parole. Non dico con la Parola, non col Verbo, ma con le parole; invece il linguaggio vi fotte. Vi trafora. Vi trapassa e voi non ve ne accorgete}}
=== Il senso; significante e significato ===
Anche le parti [[Dialogo|dialogate]] nel teatro di Carmelo Bene si svolgono in forma di [[La voce di Narciso#Il monologo|monologo]], con la conseguente perdita del ''senso del dialogo'' o del ''discorso''. Si perde altresì il ''senso della direzione''. Spesso notiamo nelle ''performance'' di C.B., per esempio, che un urlo lanciato con veemenza invece di spaventare si autospaventa, come se trovasse di fronte un muro di gomma che lo restituisse al mittente; uno dei tanti altri esempi può essere quando ''[[Riccardo III (film 1979)|Riccardo III]]'' si sputa allo specchio dove si sta mirando, pensando o facendo credere di essere sputato. C'è in più questa perdita del ''senso di identità'', ''senso di causa ed effetto'', di agente e agito, fino a sfociare alla perdita dell{{'}}''identità del ruolo'', come in [[Amleto]] che non gradisce proprio la sua parte così come scritta nel [[copione]]. In una scena del [[Macbeth (Carmelo Bene)|Macbeth]], C.B. lancia un urlo e poi dice quasi rassicurato: "No, chi di voi ha fatto questo?... Posso dire sono stato io?..." Nel teatro di C.B. è del tutto inutile e poco proficuo cercare il ''senso'', la direzione, il [[significato]] o ancor peggio il messaggio, poiché si è sempre ''in balia dei [[Significante|significanti]]''.
=== Essere e non-essere ===
Bene avverte nella coscienza dell'essere e dell'esserci una forma di strabismo che ci identifica in ciò che in effetti non siamo e non possiamo mai essere. Essere cosa? se tutto è in divenire? Carmelo Bene ripropone i tre assiomi di Gorgia:
* Nulla esiste
* E ammesso che qualcosa esista, non potremo mai conoscerlo
* E pur ammettendo che fossimo in grado di conoscerlo, non avremmo alcuna possibilità di poterlo comunicare.
In questi tre paradossi gorgiani è facile rintracciare i concetti di ''assenza'', ''irrappresentabile'', ''incomunicabilità'', che caratterizzano il teatro e la pragmatica filosofia di Bene.
Il motto di Bene a tale proposito potrebbe essere, parafrasando la massima cartesiana, "non esisto: dunque sono"<ref>''La voce di Narciso'', in ''Opere, con l'Autografia d'un ritratto'', op. cit., pag. 995</ref>. Oltre che sui giornali, riviste e opere letterarie, non è affatto raro che anche nelle sue apparizioni televisive l'artista salentino affronti il problema dell'essere, dell'esserci e del non-essere, trovando addirittura offensivo (più che fastidioso) questo rivolgersi a lui in modo ontologico<ref>Al MCS, ''Uno contro tutti'', puntata del 27 giugno del 1994, Bene, furibondo, prorompe violentemente contro una certa Sonia Cassiani che, secondo lui, stava abusando del verbo "essere" nei suoi confronti: "Non parlo a chi mi rompe i coglioni con l'essere e con l'esserci, non parlo con l'ontologia. Abbasso l'ontologia. Me ne strafotto. Parli con il professore Heidegger, non con me, e vada a fare in culo".</ref>.
La "coscienza" [non la coscienza in sé o il [[noumeno]] kantiano], o "conoscenza", è ciò che si è sedimentato culturalmente e socialmente, che Bene aggredisce senza ripensamenti, specialmente se la "coscienza"' stessa diventa o si identifica nel ''civile''. I suoi strali sono lanciati con rabbia anche contro la cultura (che per definizione è di Stato), il museo o il mausoleo, l{{'}}''imbellettamento dei classici'', le commemorazioni, la famiglia, ecc. L'elenco completo del resto sarebbe troppo esteso. Bene nella sua lettura [[Jacques Derrida|derridiana]], fa derivare etimologicamente "cultura" (nemica giurata dell'abbandono e della "divina stupidità") da ''colo'', colonizzare.
=== L'immagine ===
Il rapporto che Carmelo Bene ha con l'immagine non è espressamente di [[iconoclastia]], sebbene a volte possa sembrare il contrario<ref>La pellicola di ''Nostra Signora de' Turchi'' fu da lui e i suoi collaboratori calpestata, bruciacchiata con cicche e tagliuzzata, metodicamente, sotto gli occhi allibiti e sconcertati del nobile napoletano [[Franco Jasiello]] che ne aveva finanziato la realizzazione. Per quanto possa sembrare distruttivo, questo degrado della pellicola servì per creare degli effetti speciali particolari a delle intere sequenze consecutive in bianco e nero, che principalmente sembrano rieditare l'aspetto delle pellicole rovinate d'altri tempi.</ref>. Anzi, Bene afferma che l'immagine è volgare.
Questa ''destrutturazione'', più che distruzione, dell'immagine gli serve per portare l'ascolto su un diverso piano, talché anche l'immagine diventi funzionale e, comunque, sempre subordinata alla ''phoné'', accentuandone o caratterizzandone l'espressione, valorizzandola allo stesso modo della gestualità di un direttore d'orchestra. Carmelo Bene "crede molto nei volti", e nelle posture, più o meno cangianti, tanto che lo sfondo delle sue messe in scena è sovente, e quasi del tutto, monocolore, preferibilmente nero o a volte bianco. Lo spazio scenico, o dell'inquadratura, specialmente per quanto riguarda i volti in primo o primissimo piano e le figure, spesso è illuminato con un forte chiaroscuro.<ref>Nel seminario del 1984 Carmelo Bene chiarisce ancor più dicendo che
{{Citazione|...la scena non c'è più, non c'è più niente, anche le luci le tengo basse, voglio che non si veda niente, il meno possibile [...] io devo lavorare quando lavoro; voglio che il pubblico non si distragga a guardare il mio viso che si deforma per ottenere certi suoni, in un modo quasi mostruoso. [Si tratta] di chiudere, di lasciare veramente aperti i varchi al grande salto}}</ref>
== La ''parentesi cinematografica'' ==
[[File:Salome CB-01.jpg|upright=1.4|thumb|Carmelo Bene in ''[[Salomè (film 1972)|Salomè]]'']]
Seppur limitato ad un breve periodo temporale, l’approccio al cinema di Carmelo Bene riesce a farsi partecipe della sua poetica e del suo pensiero, che, nel corso dei decenni, ha abbracciato poliedricamente gran parte delle arti e dei mezzi di comunicazione; oltre al teatro e al cinema, la sua produzione scritta è vastissima, come anche le sue apparizioni televisive sono entrate a far parte della storia della retorica italiana. Iconoclasta, provocatore, sperimentatore, Bene è tra le figure del Novecento più discusse e studiate in Italia, avendo avuto la forza e l’ego di approcciarsi in maniera tanto ardita alle arti, e, per poco ma non in maniera minore, al cinema.<ref>{{Cita web|url=https://www.artinitaly.it/index.php/2019/03/13/bfm37-il-cinema-di-carmelo-bene/|titolo=Il cinema di Carmelo Bene|autore=Andrea Damiano|sito=Art in Italy|data=13 marzo 2019|lingua=it|accesso=10 ottobre 2019}}</ref>
La prima apparizione sul set [[cinema]]tografico di Carmelo Bene come attore è nell{{'}}''Edipo re'' di [[Pier Paolo Pasolini]] risalente al 1967. La ''parentesi'' cosiddetta ''cinematografica'' va dal 1967 al 1972 e sarà quella che gli darà notorietà e risonanza internazionale, e in Italia non senza scandali e attacchi feroci, non solo dalla critica dei detrattori ma anche dagli spettatori comuni, che causarono devastazioni selvagge e incendi nelle sale in cui avvenivano le proiezioni. ''[[Hermitage (film)|Hermitage]]'' è il suo primo [[cortometraggio]]. Viene creata così la produzione C.B. che alla fine del quinquennio cinematografico subirà un rovinoso tracollo finanziario.
Il successo inizia con ''[[Nostra Signora dei Turchi]]'', presentato alla [[Mostra Internazionale del Cinema di Venezia]], dove vinse il premio speciale della giuria, in concorso con i film presentati di [[Nelo Risi]], [[Liliana Cavani]] e [[Bernardo Bertolucci]]. Seguiranno poi altri lungometraggi: ''[[Capricci (film 1969)|Capricci]]'' (1969), rielaborazione personale dell{{'}}''[[Arden of Feversham]]'' di anonimo elisabettiano, ''[[Don Giovanni (film 1970)|Don Giovanni]]'' (1971), ''[[Salomè (film 1972)|Salomè]]'' (1972) e ''[[Un Amleto di meno]]'' (1973) con il quale termina l'interesse di Bene per il [[cinema]]. Tutte le produzioni della C.B. e della B.B.B.<ref>La B.B.B. ha prodotto ''Capricci'' e sta per Barcelloni, Bene, Brunet</ref> sono realizzate a bassissimo costo.
Le sue preferenze fin dagli esordi per [[Buster Keaton]]<ref name="keaton" />, e il totale disinteresse, se non disprezzo, per [[Charlie Chaplin]]<ref>Nella video-intervista fatta da Piero Panza, risalente alla "parentesi cinematografica, Bene parla di Keaton come "formula anti-chapliniana" e altrove più o meno nello stesso periodo, l'artista salentino definisce Chaplin un "guittetto ributtante" che insieme a tanti altri, tra cui [[Luis Buñuel]] (tacciato senza mezzi termini come "coglione"), sono "tutti fenomeni meschini e piccoloborghesi". (Intervista tratta da “Cinema & Film”, 11-12, estate-autunno 1970, pp. 276-279, Roma, maggio 1970. ({{cita web | coautori = Gianni Menon | autore = Adriano Aprà | url = http://www.agenziax.it/imgProdotti/19D.pdf | titolo = Conversazione con Carmelo Bene | accesso = 8 novembre 2010 | formato = PDF |pp=84-98 | anno = 1970 | urlmorto = sì | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120105133718/http://www.agenziax.it/imgProdotti/19D.pdf }})</ref>, sono significativi per capire la ''matrice'' da cui evolverà il suo personale ''stile'' e il suo ''modo'' (oltre i modi) di fare cinema. Questo quinquennio gli è servito per ''demolire'' il cinema, infatti ''[[Nostra Signora dei Turchi]]'' viene oltretutto definito dallo stesso Bene ''una parodia spietata e feroce del cinema''. E lo stesso ''immoderato trattamento'' è ravvisabile in altre produzioni di questo periodo.
=== Considerazioni sul mezzo cinematografico ===
[[File:Nst 148.jpeg|upright=1.4|thumb|Carmelo Bene in ''[[Nostra Signora dei Turchi]]''|right]]
Secondo Carmelo Bene il [[cinema]], ultimo arrivato, è la ''pattumiera di tutte le arti'' (tranne i rari casi in cui il ''film filma se stesso''). Apprezza così [[João César Monteiro]], oltre a [[Buster Keaton]]<ref name="keaton" /> e pochi altri<ref>Della filmografia del suo amico Pasolini Carmelo Bene apprezzerà solo alcune cose di [[Salò o le 120 giornate di Sodoma]] che secondo l'artista salentino "non sono cinema"</ref>, coloro cioè che hanno ''superato il cinema stesso'', "poiché non si può fare cinema col [[cinema]], [[poesia]] con la poesia, [[pittura]] con la pittura, bisogna sempre fare altro...".<ref>La frase è citata da [[Rien Va]] di [[Tommaso Landolfi]]. [[Adelphi]], Milano, 1998, pag. 108. ISBN 88-459-1345-7. Carmelo Bene la ribadirà spesso, come al Maurizio Costanzo Show, nell'uno contro tutti del 1994, aggiungendo che "non si può vivere con la vita".</ref> Ritroviamo nel cinema, comunque, lo stesso ''furore iconoclasta'' e le ''posizioni estreme'' che caratterizzano la sua produzione teatrale.
Per Carmelo Bene l{{'}}''opera'' d'arte (il ''capolavoro'') deve rappresentare l'arte ''ecceduta'' e non un semplice ''decorativismo'' o ''confezione infiocchettata'', ovvero l'arte come ''superamento di se stessa''; in altri termini, riprendendo quando già detto da [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]], fuori dell'opera d'arte "si è dei capolavori".<!-- Detto questo, se vogliamo fare una gradazione su ciò che Bene predilige, al primo posto c'è ovviamente il ''suono'' o la ''phoné'' che dir si voglia; al secondo posto l{{'}}''immagine fissa''; in ultimo abbiamo il cinema la ''settima arte'', ''pattumiera di tutte le altre arti''. Quindi Bene preferisce per esempio la [[Radio (mass media)|radio]] alla [[televisione]], la [[pittura]] oppure la [[fotografia]] all{{'}}''immagine in movimento''. Preferisce inoltre il teatro (senza spettacolo) al cinema, proprio per questa ''virtualità'' della pellicola che ha questo succedersi di tot fotogrammi al secondo.--> Bene era solito affermare che nei cosiddetti ''film d'azione'' non si "muove un bel niente", contrariamente a certi capolavori come le tele di [[Francis Bacon (pittore)|Francis Bacon]] o alcune opere del [[Gian Lorenzo Bernini|Bernini]] (come la ''[[Estasi della beata Ludovica Albertoni|Beata Ludovica Albertoni]]'') che possiedono una forma di "energia dinamica sospesa".
Carmelo Bene detesta gli ''effetti speciali'': per esempio, trova il [[rallentatore]] e lo [[zoom]] oltremodo volgari. Se un ''torero d'arte''<ref>C. Bene, G.Dotto, ''Vita di Carmelo Bene''</ref>, come tenta di definirsi lui stesso, "mette in gioco la pelle", "il cinema invece non rischia la pellicola", non si mette in gioco, non sente il bisogno contingente di "''essere di qua e di là dalla macchina da presa''", di essere nell'immediato. In ''[[Nostra Signora dei Turchi]]'' proprio la pellicola fu variamente calpestata, bruciacchiata, rovinata in modo metodico. Bene ricordando quell'esperienza dice:
{{Citazione|La mia frequentazione cinematografica è ossessionata dalla necessità continua di frantumare, maltrattare il visivo, fino talvolta a bruciare e calpestare la pellicola. M'è riuscito filmare una musicalità delle immagini che non si vedono, per di più seviziate da un montaggio frenetico.<ref>Dalla trasmissione della Rai ''[[Quattro momenti su tutto il nulla]]''.</ref>}}
== Interventi televisivi ==
Durante gli ultimi anni della sua vita, Bene prese parte a numerosi programmi televisivi, che lo resero noto anche al pubblico generalista che non conosceva la sua produzione teatrale e cinematografica. Tra queste le più note sono quelle al [[Maurizio Costanzo Show]] nel 1994 e 1995, quest'ultima motivata dalla pubblicazione delle sue opere nella collana [[Classici Bompiani]]. A tal proposito partecipò, sempre nel 1995, a una puntata di [[Tappeto volante (programma televisivo)|Tappeto Volante]], durante la quale, in linea con il suo tipico modo di fare, si prese gioco del giornalista [[Roberto Cotroneo]], per aver scritto un articolo in cui lo attaccava.
Celebri furono i suoi contributi per tutte e otto le puntate del programma Sushi, andato in onda su [[MTV (Italia)|MTV]] nel 1999, al termine di ciascuna delle quali veniva mandato in onda un suo breve monologo (3-5 minuti) sul tema che era stato trattato nel corso della trasmissione. In particolare i temi degli episodi furono: Cultura, Lavoro, Fede, Tempo, Identità, Morte, Sentimento. Questo programma contribuì a far conoscere Carmelo Bene tra i giovani dell'epoca, che lo apprezzavano soprattutto grazie alle sue idee controcorrente e al modo di esprimersi sopra le righe.<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Carmelo Bene a Tappeto volante (TMC 1995, integrale)|lingua=it-IT|accesso=2023-02-28|url=https://www.youtube.com/watch?v=_R1gy36aX_Q}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo=*Archivio CB* 2. La morte|lingua=it-IT|accesso=2023-02-28|url=https://www.youtube.com/watch?v=HQOL-R-hgkk&list=PLoVJaeRRX_WNi1vZP3RfyX5gWf4vlIPdd&index=6}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo=*Archivio CB* 3. Il lavoro|lingua=it-IT|accesso=2023-02-28|url=https://www.youtube.com/watch?v=uMj4B_q_Q-o&list=PLoVJaeRRX_WNi1vZP3RfyX5gWf4vlIPdd&index=5}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo=*Archivio CB* 4. Il tempo|lingua=it-IT|accesso=2023-02-28|url=https://www.youtube.com/watch?v=OlusNuXDcCs&list=PLoVJaeRRX_WNi1vZP3RfyX5gWf4vlIPdd&index=4}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo=*Archivio CB* 8. La fede|lingua=it-IT|accesso=2023-02-28|url=https://www.youtube.com/watch?v=hrbZY1eA8f8&list=PLoVJaeRRX_WNi1vZP3RfyX5gWf4vlIPdd}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo=*Archivio CB* 6. L'identita'|lingua=it-IT|accesso=2023-02-28|url=https://www.youtube.com/watch?v=kN1WtmWrJ6E&list=PLoVJaeRRX_WNi1vZP3RfyX5gWf4vlIPdd&index=2}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo=*Archivio CB* 5. La cultura|lingua=it-IT|accesso=2023-02-28|url=https://www.youtube.com/watch?v=_psHQ_nkcGM&list=PLoVJaeRRX_WNi1vZP3RfyX5gWf4vlIPdd&index=3}}</ref>
== Il rapporto con la critica ==
Bene ha sempre rifiutato "qualsiasi funzione di mediazione alla critica"<ref>{{cita web | coautori = Gianni Menon | autore = Adriano Aprà | url = http://www.agenziax.it/imgProdotti/19D.pdf | titolo = Conversazione con Carmelo Bene | accesso = 8 novembre 2010 | formato = PDF |p=85 | anno = 2007 | urlmorto = sì | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120105133718/http://www.agenziax.it/imgProdotti/19D.pdf }}</ref>, al di là del metodo usato, della sua obiettività, accondiscendenza o buona fede.<ref>Carmelo Bene a ''Mixer Cultura'', citando [[Léon Bloy]], afferma che "il critico è colui che cerca ostinatamente un letto in un domicilio altrui" e, citando Oscar Wilde, aggiunge che "non si dà critico fuori dall'artista", concludendo che "l'artista è il critico; il critico quindi è l'artista. I critici artisti non sono; io sono il critico dei miei spettacoli".</ref> Secondo Piergiorgio Giacché, «Carmelo Bene nega da sempre al critico-giornalista (e perfino al critico-studioso, che per lo più resta fastidiosamente esterno all'opera) una reale cittadinanza».<ref>''Carmelo Bene. Antropologia di una macchina attoriale'', op. cit., pag. 77</ref>
Il disprezzo da lui riservato alla critica [[Teatro|teatrale]] e al [[giornalismo]] dei "[[Gazzetta|gazzettieri]]", è proverbiale.<ref>« [...] Scrivono quello che la massa vuole sentirsi dire [...] I giornalisti sono impermeabili a tutto. Se ne fottono di tutto. Arrivano sul cadavere caldo, sulla partita, a teatro, sul villaggio terremotato, e hanno già il pezzo incorporato. Il mondo frana sotto i loro piedi, s'inabissa davanti ai loro taccuini, e tutto quanto è per loro intercambiabile letame da tradurre in un preconfezionato compulsare di cazzate sulla tastiera. Cinici? No, frigidi. E arroganti. L'arroganza delle scimmie. Fanno ginnastica da un cadavere all'altro. Se ne fottono di tutto. Dategli due noccioline, quattro lire, un cadeau miserabile, quanto basta». (Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, ''Vita di Carmelo Bene'', op. cit., pag.</ref> Fin dall'esordio e per diversi anni, Bene fu stroncato o ignorato dalla critica e dai mass-media italiani. <!--All'estero, come in [[Francia]] e in [[Gran Bretagna]], era invece più apprezzato.--> Del suo debutto a Roma con ''[[Caligola (Carmelo Bene)|Caligola]]'', il giornalista [[John Francis Lane]] scrisse una recensione elogiativa sul ''[[The Times|Times]]'', provocando reazioni concitate tra i critici italiani che interpellarono lo stesso Lane per chiederne ragione.
{{Citazione|Abbiamo capito subito che era un attore straordinario e che avrebbe fatto bene al teatro. [...] E io ho scritto subito un articolo sul Times di Londra, dicendo che questo era un nuovo uomo di teatro eccezionale. La cosa ha fatto un po' scandalo a Roma perché dicevano: "... ma come? il Times parla di questo cialtrone?..." Poi questo cialtrone sarebbe diventato una icona della cultura italiana.<ref>[[John Francis Lane]], ''La voce che si spense'', op. cit.</ref>}}
In un'intervista televisiva del 1968 Carmelo Bene esplica la sua opinione:
{{Citazione|Io non ho davvero... rapporti con la critica. Sono loro che sono pagati per averne con me. Quindi per loro è un mestiere... Io non sono pagato per avere rapporti con loro. [...] Per capire un poeta, un artista [...] ci vuole un altro poeta e ci vuole un altro artista [...] La critica vive dalle 22 alle 24, cioè due ore la sera. Non puoi due ore la sera capire quello che invece io continuo a vivere ora per ora [...]<ref>Tratto da ''Bravo! Bene!'', trasmissione Rai di [[Marco Giusti]] - Carmelo Bene è intervistato per il suo [[Don Chisciotte (Carmelo Bene)|Don Chisciotte]], di [[Miguel de Cervantes]], con [[Leo de Berardinis]] e [[Perla Peragallo]].</ref>}}
[[Giuliana Rossi]], all'epoca moglie di Carmelo Bene, descrive il rapporto conflittuale fra Bene e i critici italiani:
{{Citazione|...appena Carmelo apriva bocca, la maggior parte dei critici che venivano a fare le recensioni al Teatro Laboratorio gli davano del "cretino" come minimo. La stampa parlava male, malissimo di lui [...] L'ostracismo del mondo della cultura italiana si manifestava anche nei confronti di chi aveva lavorato con lui. Quando alcuni attori si presentavano in altre compagnie teatrali, dicendo che avevano recitato con mio marito, gli chiudevano ogni porta senza giustificare il motivo. Appena veniva nominato "Carmelo Bene" il diniego era immediato.<ref>Giuliana Rossi, ''[[I miei anni con Carmelo Bene]]'', op. cit., pag. 55</ref>}}
[[Carla Tatò]] conferma lo stesso boicottaggio nei suoi confronti per il fatto di aver lavorato come attrice nel teatro di Carmelo Bene<ref>''[[La voce che si spense]]'', op. cit.</ref>.
Secondo Bene, i primi anni della propria carriera furono i più difficili anche a causa della critica<ref>Nella ''[[Vita di Carmelo Bene]]'', Bene parla della sua compagna [[Lydia Mancinelli]] (la quale si era assunta l'onere delle pratiche burocratiche e legali) come di un punto di riferimento determinante, senza la quale, a suo dire, con molta probabilità, sarebbe stato costretto a rinunciare al teatro.</ref>, costretto a svolgere il ruolo dell'[[Poeti maledetti|artista maledetto]], a vivere avventurosamente, a praticare la sua attività [[Teatro|teatrale]] con sotterfugi.
Specialmente nel periodo iniziale della sua carriera, non è affatto raro che critici e giornalisti si accaniscano contro i presunti abusi perpetrati da Bene ai danni del [[buon costume]] e dei [[Stereotipo#Il luogo comune|luoghi comuni]]. La ''[[Salomè (film 1972)|Salomè]]'' del '64 aveva un cast di attori formato prevalentemente da carcerati o ex-galeotti, soprannominata ''compagnia di Regina Coeli''. In una recensione di quest'opera fatta sulle pagine del "''Borghese''", si legge:
{{Citazione|Dinanzi a personaggi come Carmelo Bene e come [[Franco Citti]] nulla può la critica teatrale. Debbono intervenire i carabinieri. E non bisogna aspettare che vilipendano la [[Religione]] o prendano a calci i lavoratori, per procedere al loro arresto; bisogna soltanto accertarsi della loro identità e metterli in galera, perché oltraggiano il buon gusto, nuocciono all'igiene pubblica, deturpano il paesaggio.<ref>''Vita di Carmelo Bene'', op. cit., pag. 155</ref>}}
C'è una frattura, almeno nella prima parte della carriera, tra fautori e detrattori. Secondo [[Alberto Arbasino]]:
{{Citazione|Questa geniale ''[[Salomè (film 1972)|Salomè]]'' [... spacca] ...il pubblico in due, ma con la precisione di quelle reazioni chimiche tipo tornasole capaci di separare con una botta sola le ''mezze calzette'' da quelli che cercano di capire.<ref>''Opere, con l'Autografia d'un ritratto'', op. cit., pag. 1402</ref>}}
Questa ''critica detrattiva'' condotta per diversi anni, caratterizzerà l'atteggiamento di Bene nei confronti dei ''critici'', dei ''parvenu'' e dei "gazzettieri". [[Lydia Mancinelli]] ricorda: "''La lotta di Carmelo Bene è stata una lotta contro i critici''".<ref>Io gli dicevo: "... ma lascia stare, fregatene" ma non poteva perché diceva "No, mi danneggiano... [...] almeno si limitassero a spiegare la storia, aiutare il pubblico". E invece erano delle stroncature. (testimonianza di [[Lydia Mancinelli]], dalla trasmissione televisiva della Rai ''La voce che si spense'', prima puntata)</ref>
Il successo cominciò con uno ''stratagemma'' scrivendo e inviando a sei giornali diversi la recensione di una sua esibizione teatrale, tutte portanti la firma di un certo "Dice".<ref>"Una volta, per uno spettacolo, scrivemmo ''noi'' la critica e la portammo a sei giornali diversi, firmata ''Dice''... Questo lo manda il ''Dice'', questo lo manda il ''Dice''. Fu uno sguinzagliamento dopo lo spettacolo. Il giorno dopo uscirono sei critiche uguali su tutti i giornali. Ovazioni, venti minuti, tutti in ginocchio..." (testimonianza di [[Lydia Mancinelli]], dalla trasmissione televisiva della Rai ''La voce che si spense'', prima puntata)</ref> Questo successo incominciò con la parentesi [[cinema]]tografica<ref>Anche se il successo per Bene inizia solo dopo la folgorante parentesi cinematografica, Piergiorgio Giacché pone l'accento sul fatto che fu forse soltanto "con la direzione della Biennale dell'87 [che] arriva quel riconoscimento magistrale che lo scioglie dal voto e dal vuoto di tante polemiche e provocazioni, necessarie fin lì a garantirgli non la visibilità del suo personaggio ma appena lo spazio vitale di un attore". (''Carmelo Bene, antropologia di una macchina attoriale'', op. cit., tav. VII)</ref> e precisamente con ''Nostra Signora de' Turchi'' che, tra il 1973 al 1974, iniziò ad essere trasposta di nuovo in [[Teatro]]<ref>La prima edizione teatrale di [[Nostra Signora dei Turchi (teatro)|Nostra Signora dei Turchi]] avviene il 1º dicembre [[1966]] a Roma, al Teatro ''[[Beat '72]]''.</ref>. Da qui ci fu sempre un crescendo di [[critica]] e successi.
Clamorosa fu la presa di posizione di Carmelo Bene al lido di Venezia, quando presentò ''[[Nostra Signora dei Turchi]]'', dichiarando con veemenza, e che non aveva alcuna intenzione di parlare con la stampa italiana. [[Carlo Mazzarella]], inviato della Rai, commenta:
{{Citazione|Carmelo Bene ha dichiarato che avrebbe abbandonato la conferenza stampa, se tutta la stampa italiana non avesse abbandonato la sala, perché ha detto di avere dei ''fatti personali'' contro tutta la stampa italiana...}}
Significativo fu il confronto a [[Mixer (programma televisivo)|Mixer Cultura]]<ref>La veemenza verso i critici e i giornalisti viene riconferma puntualmente nelle due puntate del [[Maurizio Costanzo Show]] (nel 1994 e nel 1995).</ref>, nella trasmissione del 15 febbraio 1988, condotta da [[Arnaldo Bagnasco]], nella quale apparvero in modo chiaro le posizioni dei critici e degli studiosi suoi fautori come [[Jean-Paul Manganaro]], di [[Maurizio Grande]]. Fra i ''critici'' invitati alla trasmissione [[Guido Davico Bonino]] assume posizioni estreme, rispetto a quelle più moderate di [[Giovanni Raboni]], [[Renzo Tian]] e [[Guido Almansi]], dicendo:
{{Citazione|Qui si sta parlando di Carmelo Bene come di uno scrittore di scena, si sta parlando di Carmelo Bene come un attore, ma mi pare che l'unica cosa di cui si possa parlare è la sua vera professione, cioè: l'antipatico. Come antipatico Carmelo Bene è assolutamente inarrivabile. [...] Questo è la cosa di te che io amo di più, perché davvero tu qui hai una vera creatività... Ma come scrittore scenico sei di una modestia sconfortante; le tue partiture, i tuoi ''collage'' sono una pacchianeria veramente giovanilistica [...]<ref>Aggiungendo:[...] ''[[Jules Laforgue|Laforgue]] scrive molto meglio della spazzatura che tu tiri fuori dalla porta... Poi mi permetto di dire anche... che come attore sei molto modesto. Hai la voce del Buce, quella che [[Carlo Emilio Gadda|Gadda]] nel ''[[Quer pasticciaccio brutto de via Merulana|Pasticciaccio]]'' chiamava la voce del Buce, hai un fisico che non sai assolutamente portare... Lo spettacolo da [[Jules Laforgue|Laforgue]] lo faceva vedere molto chiaramente. Sei anche truccato con una frangetta da parrucchiere di borgata, e insomma sant'Iddio, vuoi che ancora ci occupiamo di te seriamente...''</ref>}}
Altri eventi mediatici clamorosi e significativi simbolici del rapporto con la critica<ref>Come [[Luigi Lunari]], [[Guido Almansi]], nel 1994.</ref> e i giornalisti<ref>Come [[Marinella Venegoni]] de ''La Stampa'', [[Maria Latella]] del ''Corriere della Sera'', nell'edizione del 1994 del Maurizio Costanzo Show; [[Giordano Bruno Guerri]], nell'edizione del 1995</ref> sono le sue due apparizioni televisive al [[Maurizio Costanzo Show|MCS]] del 1994 e 1995.
=== Studiosi dell'opera beniana ===
Tra gli studiosi e i fautori in Italia dell'opera di Carmelo Bene ci furono [[Maurizio Grande]], [[Piergiorgio Giacchè]] e [[Goffredo Fofi]]. Ne sono stati strenui difensori, fra gli altri, agli inizi della sua carriera, [[Ennio Flaiano]] e [[Alberto Arbasino]]. Se ne sono interessati, tra gli altri, [[Giuseppe Bartolucci]], [[Oreste Del Buono]], [[Franco Quadri]], [[Umberto Artioli]], [[Edoardo Fadini]], [[Enrico Ghezzi]], [[Giancarlo Dotto]] e [[Ugo Volli]], Maurizio Boldrini. Fra gli intellettuali stranieri ci furono [[Gilles Deleuze]], [[Jean-Paul Manganaro]], [[André Scala]], [[Camille Dumoulié]] e [[Pierre Klossowski]].
== Vita privata ==
Era un grande tifoso del {{Calcio Milan|N}}. Della squadra rossonera disse: ''Il Milan è un fatto culturale, un fenomeno estetico. Il Milan eccede la Materia. È celeste''.
Carmelo Bene era un accanito fumatore di [[Gitanes]], al punto che non presenziava in televisione se non gli era consentito di fumare in diretta.
Era marito di [[Raffaella Baracchi]], Miss Italia 1983, dalla quale nel 1992 ha avuto la figlia Salomè.
== Teatro ==
Dove non altrimenti specificato, autore, regista e interprete<ref name="interprete" /> è Carmelo Bene.
=== Gli esordi: il rifiuto delle Accademie e il Teatro Laboratorio ===
* N/D, ''Il vento, la luce, il silenzio.'' Carmelo Bene.
* 1959, ''[[Caligola (Carmelo Bene)|Caligola]]'', di [[Albert Camus]]. Versione italiana di [[Alberto Ruggiero]] e Carmelo Bene. Regia di Alberto Ruggiero. Con Antonio Salines, Flavia Milanta (La Spezia 1934 - Perugia 2010). Scene e costumi di Titus Vossberg. Roma, Teatro delle Arti
* 1960, ''[[Spettacolo-concerto Majakovskij]]'', da [[Vladimir Vladimirovič Majakovskij|Majakovskij]], [[Alexander Blok|Blok]], [[Sergej Aleksandrovič Esenin|Esenin]] e [[Boris Leonidovič Pasternak|Pasternak]]. Musiche dal vivo: [[Sylvano Bussotti]]. Bologna, Teatro alla Ribalta
* 1961
** ''[[Caligola (Carmelo Bene)|Caligola]]'', di [[Albert Camus]] (II edizione). Scene di G. Bignardi. Genova, Teatro Politeama
** ''[[Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (Carmelo Bene)|Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde]]'', da [[Robert Louis Stevenson]]. Scene di G. Bignardi. Genova, [[La Borsa di Arlecchino]]
** ''[[Tre atti unici]]'' di [[Marcello Barlocco]]. Genova, Teatro Eleonora Duse
** ''[[Gregorio: cabaret dell'Ottocento]]''. Con R. B. Scerrino, N. Casale, M. Nevastri, P. Falaja. Scene di S. Vendittelli. Roma, Teatro Ridotto dell'Eliseo
** ''[[Pinocchio (Carmelo Bene)|Pinocchio]]'', da [[Carlo Collodi]]. Con R. B. Scerrino, G. Lavaggetto. Roma, Teatro Laboratorio
** ''[[Amleto (Carmelo Bene)|Amleto]]'', da [[William Shakespeare]]. Con R. B. Scerrino, C. Sonni, L. Mezzanotte. Roma, Teatro Laboratorio
* 1962
** ''[[Spettacolo-concerto Majakovskij]]'' (II edizione). Musiche dal vivo di A. Rosselli. Roma, Teatro Laboratorio
** ''[[Spettacolo-concerto Majakovskij]]'' (III edizione). Musiche dal vivo di G. Lenti. Roma, Teatro Laboratorio
* 1963
** ''[[Addio porco]]'' (II edizione di ''Gregorio: Cabaret dell'Ottocento''). Con R. B. Scerrino, L. Mezzanotte. Roma, Teatro Laboratorio
** ''[[Cristo '63]]''. Con [[Alberto Greco|A. Greco]]. Roma, Teatro Laboratorio
=== Dopo il Teatro Laboratorio e l'inizio del sodalizio con Lydia Mancinelli ===
* ''[[Edoardo II (Carmelo Bene)|Edoardo II]]'' da [[Christopher Marlowe]]. Regia, scene e costumi di Carmelo Bene. Interpreti: Carmelo Bene, Helen Cameron, Michele Francis, Luigi Mezzanotte, Giacomo Ricci. Roma, Teatro Arlecchino, 31 maggio [[1963]]
* ''[[I polacchi (Ubu Roi)]]'' da [[Alfred Jarry]]. Regia, scene e costumi di Carmelo Bene. Interpreti: Carmelo Bene, Helen Cameron, Edoardo Florio, Luigi Mezzanotte, Edoardo Torricella, [[Alfiero Vincenti]]. Roma, Teatro dei Satiri, 11 ottobre [[1963]]
* ''[[Salomè (Carmelo Bene)|Salomè]]'' da [[Oscar Wilde]]. Regia e costumi di Carmelo Bene. Scene di Salvatore Vendittelli. Interpreti: Carmelo Bene, [[Franco Citti]], Edoardo Florio, Alfredo Leggi, Rosa Bianca Scerrino, [[Alfiero Vincenti]]. Roma, Teatro delle Muse, 2 marzo [[1964]]
* ''[[Pinocchio (Carmelo Bene)|Pinocchio]]'' (II edizione) da [[Carlo Collodi]]. Regia, scene e costumi di Carmelo Bene. Maschere di Salvatore Vendittelli. Tecnico del suono: Elia Jezzi. Interpreti: Carmelo Bene, [[Lydia Mancinelli]], Gino Lavagetto, Luigi Mezzanotte, Edoardo Torricella, Alfiero Vincenti. Spoleto, "Festival dei Due Mondi", Teatro Tenda, 4 luglio [[1964]]
* ''[[Amleto (Carmelo Bene)|Amleto]]'' (II edizione) da [[William Shakespeare]]. Regia, scene, costumi e musiche di Carmelo Bene. Interpreti: Carmelo Bene, Manuela Kustermann, [[Lydia Mancinelli]], Luigi Mezzanotte, Manlio Nevastri. Spoleto, "Festival dei Due Mondi", Teatro Tenda, 9 luglio [[1964]]
* ''[[La storia di Sawney Bean]]'' di [[Roberto Lerici (editore)|Roberto Lerici]]. Regia, scene e costumi di Carmelo Bene. Interpreti: [[Lydia Mancinelli]], Luigi Mezzanotte. Roma, Teatro delle Arti, 6 ottobre [[1964]]
* ''[[Manon (Carmelo Bene)|Manon]]'' da romanzo dell'[[Antoine François Prévost|Abate Prévost]]. Regia, scene e costumi di Carmelo Bene. Interpreti: Carmelo Bene, Federico Boido, Emanuela Kustermann, [[Lydia Mancinelli]], Rosa Bianca Scerrino, Piero Vida, [[Alfiero Vincenti]]. Roma, Teatro Arlecchino, 2 gennaio [[1965]]
* ''Basta, con un “Vi amo” mi ero quasi promesso. Amleto o le conseguenze della pietà filiale'' da William Shakespeare e [[Jules Laforgue]]. Regia, scene, costumi e musiche di Carmelo Bene, con la collaborazione di Salvatore Siniscalchi. Interpreti: Carmelo Bene, Enrico Boido, Ornella Ferrari, Edoardo Florio, Michele Francis, Manuela Kustermann, Lydia Mancinelli, Manlio Nevastri, Alfiero Vincenti. Roma, Teatro Arlecchino, 6 aprile [[1965]]
* ''[[Faust o Margherita]]'' di Carmelo Bene e [[Franco Cuomo]]. Regia e costumi di Carmelo Bene. Scene di Salvatore Vendittelli. Interpreti: Carmelo Bene, Angela Angelucci, Manuela Kustermann, Lydia Mancinelli, Valeria Nardone, Mario Tempesta, Rosaria Vadacea, Piero Vida, Alfiero Vincenti. Roma, Teatro dei Satiri, 4 gennaio [[1966]]
* ''[[Pinocchio (Carmelo Bene)|Pinocchio '66]]'' da Carlo Collodi. Adattamento, regia, scene e costumi di Carmelo Bene. Maschere di Salvatore Vendittelli. Direttore tecnico: Elia Jezzi. Luci di S. e M. Feliciangeli. Interpreti: Carmelo Bene, Edoardo Florio, Lydia Mancinelli, Luigi Mezzanotte, Valeria Nardone, Manlio Nevastri, Piero Vida. Pisa, Teatro Verdi, 19 febbraio [[1966]]
* ''[[Pinocchio (Carmelo Bene)|Pinocchio]]'' (II edizione) da Carlo Collodi. Roma, Teatro Centrale, 18 marzo [[1966]]
* ''[[Il Rosa e il Nero]]'' da [[Il monaco (romanzo)|Il monaco]] di [[Matthew Gregory Lewis]]. Adattamento e regia di Carmelo Bene. Scene di Salvatore Vendittelli e Aldo Braibanti. Musiche di Sylvano Bussotti e Vittorio Gelmetti. Interpreti: Carmelo Bene, Ornella Ferrari, Lydia Mancinelli, Maria Monti, Rossana Rovere, Silvano Spadaccino. Roma, Teatro delle Muse, 10 ottobre [[1966]]
* ''[[Nostra Signora dei Turchi (teatro)|Nostra Signora dei Turchi]]'' (I edizione). Testo e regia di Carmelo Bene. Scene di Salvatore Vendittelli e Antonio Caputo. Locandina di Antonio Caputo. Interpreti: Carmelo Bene, Lydia Mancinelli e Margherita Puratich. Roma, [[Beat '72]], 1 dicembre [[1966]]
* ''[[Amleto (da Shakespeare a Laforgue)|Amleto o le conseguenze della pietà filiale]]'' da [[Jules Laforgue|Laforgue]] (II edizione). Regia, costumi e musiche di Carmelo Bene. Realizzazione di Osvaldo Testa. Interpreti: Carmelo Bene, Adriano Bocchetta, Edoardo Florio, Michele Francis, Lydia Mancinelli, Luigi Mezzanotte, Andrea Moroni, Pietro Napolitano, Manlio Nevastri, Pino Prete, Margherita Puratich, [[Carla Tatò]]. Roma, [[Beat '72]], 20 marzo [[1967]]
* ''[[Salvatore Giuliano, vita di una rosa rossa]]'' di [[Antonio Massari|Nino Massari]]. Regia di Carmelo Bene. Interpreti: Lydia Mancinelli, Luigi Mezzanotte, Carla Tatò. Roma, [[Beat '72]], 10 aprile [[1967]]
* ''[[Salomè (Carmelo Bene)|Salomè]]'' da [[Oscar Wilde]] (II edizione). Regia di Carmelo Bene. Interpreti: Lydia Mancinelli, Rosa Bianca Scerrino, Manlio Nevastri, [[Salvatore Siniscalchi]], Pino Prete. Roma, [[Beat '72]], [[1967]]
* ''[[Arden of Feversham (Carmelo Bene)|Arden of Feversham]]'' da Anonimo elisabettiano. Adattamento di Carmelo Bene e Salvatore Siniscalchi. Regia di Carmelo Bene. Interpreti: Carmelo Bene, Giovanni Davoli, Ninetto Davoli, Franco Gulà, Lydia Mancinelli, Manlio Nevastri, Alfiero Vincenti. Roma, [[Teatro Carmelo Bene]], 15 gennaio [[1968]]
* ''[[Spettacolo-concerto Majakovskij]]'' (IV edizione) da [[Vladimir Majakovskij]] di e con Carmelo Bene. Musiche dal vivo di Vittorio Gelmetti. Roma, [[Teatro Carmelo Bene]], 29 gennaio [[1968]]
* ''[[Don Chisciotte (Carmelo Bene)|Don Chisciotte]]'' da [[Miguel de Cervantes]]. Adattamento di Carmelo Bene e [[Leo de Berardinis]]. Interpreti: Carmelo Bene, [[Lydia Mancinelli]], [[Leo de Berardinis]], [[Perla Peragallo]], [[Clara Colosimo]], Gustavo D’Arpe, Claudio Orsi. Roma, [[Teatro Carmelo Bene]], 25 ottobre [[1968]]
=== Gli anni settanta ed ottanta: grandi trionfi in scena e successi televisivi ===
* ''[[Nostra Signora dei Turchi (teatro)|Nostra Signora dei Turchi]]'' (II edizione). Regia di Carmelo Bene. Scene di Gino Marotta. Interpreti: Carmelo Bene, Luciana Cante, [[Lydia Mancinelli]]. Bologna, Teatro Eleonora Duse, 7 aprile [[1972]]
* ''[[Nostra Signora dei Turchi (teatro)|Nostra Signora dei Turchi]]''. Regia di Carmelo Bene. Scena di Gino Marotta. Interpreti: Carmelo Bene, [[Lydia Mancinelli]], Imelde Marani, Isabella Russo, Alfiero Vincenti, Bruno Baratti, Franco Lombardo, Gerardo Scala, Roma, Teatro delle Arti, 10 ottobre [[1972|1973]]
* ''[[Nostra Signora dei Turchi (teatro)|Nostra Signora dei Turchi]]''. Regia di Carmelo Bene. Scena di Gino Marotta. Interpreti: Carmelo Bene, [[Lydia Mancinelli]], Simona Ranieri, Isabella Russo, Alfiero Vincenti, Bruno Baratti, Giuliana Salandra, Luca Temata, Macerata, Teatro Stabile dell'Aquila, Teatro Comunale L. Rossi, 28 Aprile [[1972|1974]]
* ''[[La cena delle beffe (Carmelo Bene)|La cena delle beffe]]'' da [[Sem Benelli]]. Adattamento, regia, scene e costumi di Carmelo Bene. Musiche di Vittorio Gelmetti. Interpreti: Carmelo Bene e [[Luigi Proietti|Gigi Proietti]], Aleiardo Barrera, Roberto Caporali, Carla Cassola, Carlo Colombo, Alessandro Haber, Roberto Lattanzio, Franco Leo, [[Lydia Mancinelli]], Fedele Massimo, Carlo Monni, Stefania Nelli, Simona Ranieri, Isabella Russo. Firenze, Teatro La Pergola, 11 gennaio [[1974]]
* ''[[S.A.D.E.|S.A.D.E. ovvero libertinaggio e decadenza del complesso bandistico della Gendarmeria salentina]]'' di Carmelo Bene. Regia di Carmelo Bene. Scene e costumi di Giancarlo Bignardi. Musiche di Sante Maria Romitelli. Direttore d’orchestra: Luigi Zito. Interpreti: Carmelo Bene, Luciana Cante, Giuseppe Castronuovo, [[Cosimo Cinieri]], Franco Cosolito, Francesco De Rosa, Massimo Fedele, Walter Francesconi, Vincenzo Iadicicco, [[Lydia Mancinelli]], Stefania Nelli, Isabella Russo, Giorgio Tieghi, [[Alfiero Vincenti]], Vladimiro Waiman. Milano, Teatro Manzoni, 3 ottobre [[1974]]
* ''[[Amleto (da Shakespeare a Laforgue)|Amleto di Carmelo Bene (da Shakespeare a Laforgue)]]'' da [[William Shakespeare]] e [[Jules Laforgue]] (III edizione). Regia, scene, costumi e musiche a cura di Carmelo Bene. Interpreti: Carmelo Bene, Paolo Baroni, Benedetta Buccellato, M. Novella De Cristofaro, Massimo Fedele, Franco Leo, Lydia Mancinelli, Luigi Mezzanotte, M. Agnes Nobecourt, Maria Luisa Serena, Marina Tagliaferri, Vera Venturini, Alfiero Vincenti. Prato, Teatro Metastasio, 8 ottobre [[1975]]
* ''[[Faust o Margherita|Faust-Marlowe-Burlesque]]'' di [[Aldo Trionfo]] e Lorenzo Salveti. Regia e colonna sonora di [[Aldo Trionfo]]. Scene di [[Emanuele Luzzati]]. Costumi di Giorgio Panni. Interpreti: Carmelo Bene e Franco Branciaroli. Prato, Teatro Metastasio, 22 marzo [[1976]]
* ''[[Romeo e Giulietta (Carmelo Bene)|Romeo e Giulietta (storia di Shakespeare) secondo Carmelo Bene]]''. Collaboratori al testo e alla traduzione italiana [[Franco Cuomo]] e [[Roberto Lerici (editore)|Roberto Lerici]]. Regia e colonna sonora di Carmelo Bene. Musiche originali di Luigi Zito. Interpreti: Carmelo Bene, Paolo Baroni, Mariano Brancaccio, Franco Branciaroli, Mauro Bronchi, Rosalina D’Angelo, Edoardo Florio, Barbara Lerici, Roberta Lerici, Lydia Mancinelli, Luigi Mezzanotte, Alfiero Vincenti. Maestro d’armi: E. Musumeci Greco. Prato, Teatro Metastasio, 17 dicembre [[1976]]
*''[[Riccardo III (Carmelo Bene)|Riccardo III (da Shakespeare) secondo Carmelo Bene]]'' da [[William Shakespeare]]. Adattamento e regia di Carmelo Bene. Realizzazione scene a cura di Walter Pace. Musiche originali di [[Luigi Zito]]. Interpreti: Carmelo Bene, Maria Boccuni, Maria Grazia Grassini, [[Susanna Javicoli]], [[Lydia Mancinelli]], Laura Morante, Daniela Silverio. Cesena, Teatro Bonci, 21 dicembre [[1977]]
* ''[[S.A.D.E.|S.A.D.E. ovvero libertinaggio e decadenza del complesso bandistico della Gendarmeria salentina]]'' (II edizione). In lingua francese. Parigi, "Festival d'Automne", Opèra-Comique, [[1977]]
* ''[[Otello, o la deficienza della donna]]'' da [[William Shakespeare]]. Adattamento di Carmelo Bene e Cosimo Cinieri. Regia, scene e costumi di Carmelo Bene. Musiche di Luigi Zito. Interpreti: Carmelo Bene, Luca Bosisio, Jan-Paul Boucher, Cosimo Cinieri, Cesare Dell’Aguzzo, Licia Dotti, [[Susanna Javicoli]], Michela Martini. Jesi (Ancona), Teatro Pergolesi, 13 gennaio [[1979]]
* ''[[Manfred (Carmelo Bene)|Manfred]]'' di [[George Gordon Byron]]. Traduzione italiana di Carmelo Bene. Musiche di Robert Alexander Schumann. Orchestra e coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Piero Bellugi. Interpreti: Carmelo Bene, Sabrina Bizzo, Mario Bolognesi, Patrizia Dordi, Giorgio Gatti, Lydia Mancinelli. Roma, Auditorium di Via della Conciliazione, 6 maggio [[1979]]
* ''[[Spettacolo-concerto Majakovskij]]'' (V edizione) da [[Vladimir Majakovskij]], [[Aleksandr Blok]], [[Sergej Esenin]], [[Boris Pasternak]]. Regia e interpretazione di Carmelo Bene. Musiche di Gaetano Giani Luporini. Percussioni dal vivo di A. Striano. Perugia, "XXXV Sagra musicale umbra", Teatro Morlacchi, 21 settembre [[1980]]
* ''[[Hyperion (Carmelo Bene)|Hyperion]]'' da [[Friedrich Hölderlin]] e [[Bruno Maderna]]. Traduzione italiana, adattamento e interpretazione di Carmelo Bene. Musiche di Bruno Maderna. Orchestra e coro dell’Accademia di S. Cecilia diretta da Marcello Panni. Roma, Auditorium di Via della Conciliazione, 23 novembre [[1980]]
* ''[[Lectura Dantis (Carmelo Bene)|Lectura Dantis]]'' da [[Dante Alighieri]] di e con Carmelo Bene. Musiche introduttive di Salvatore Sciarrino. Flauto solista: David Bellugi. Bologna, [[Torre degli Asinelli]], 31 luglio [[1981]]
* ''Recital di poesie'' da Dante Alighieri e [[Eduardo De Filippo]]. Interpreti: Carmelo Bene e Eduardo De Filippo. Roma, Palasport, 15 novembre [[1981]]
* ''[[Pinocchio (Carmelo Bene)|Pinocchio (Storia di un burattino)]]'' (III edizione) da [[Carlo Collodi]] di Carmelo Bene. Musiche di scena di Gaetano Giani Luporini. Maschere di Giovanni Gianese. Interpreti: Carmelo Bene, Lydia Mancinelli e con la partecipazione dei fratelli Mascherra. Pisa, Teatro Verdi, 5 dicembre [[1981]]
* ''[[Canti Orfici (Carmelo Bene)|Poesia e musica a sorpresa per i popoli della Polonia e del Salvador]]'' da [[Dino Campana]] con Carmelo Bene e Flavio Cucchi (chitarra classica). Milano, Palazzo dello Sport, 13 marzo [[1982]]
* ''Recital di poesie'' di Carmelo Bene e Eduardo De Filippo. Pisa, Teatro Verdi, 18 marzo [[1982]]
* ''[[Macbeth (Carmelo Bene)|Macbeth, due tempi di Carmelo Bene da Shakespeare]]'' da [[William Shakespeare]]. Regia, scene e costumi di Carmelo Bene. Musiche di [[Giuseppe Verdi]]. Interpreti: Carmelo Bene, [[Susanna Javicoli]]. Orchestrazione e direzione su base di Luigi Zito. Consulente per la strumentazione fonica: Salvatore Maenza. Milano, Teatro Lirico, 4 gennaio [[1983]]
* ''Poesia della voce - Voce della poesia (Dante, Manzoni, Campana, Leopardi, Pascoli)'' di e con Carmelo Bene. Milano, Teatro Lirico, 10 gennaio [[1983]]
* ''[[Egmont (Carmelo Bene)|Egmont (Un ritratto di Goethe)]]''. Versione italiana e elaborazione per concerto e voce solista di Carmelo Bene. Musiche di [[Ludwig van Beethoven]]. Direttore d'orchestra: Gerd Albrecht. Interpreti: Carmelo Bene, [[Barbara Lerici]], Edith Matis (soprano). Orchestra e coro dell'Accademia di Santa Cecilia. Coro diretto da Giulio Bertola. Roma, [[Piazza del Campidoglio]], 30 giugno [[1983]]
* ''... Mi presero gli occhi'' da [[Friedrich Hölderlin]] e [[Giacomo Leopardi]] di e con Carmelo Bene. Musiche di Gaetano Giani Luporini. Torino, Teatro Colosseo, 3 novembre [[1983]]
* ''[[Adelchi (Carmelo Bene)|L'Adelchi di Alessandro Manzoni (in forma di concerto)]]'' da [[Alessandro Manzoni]]. Uno studio di Carmelo Bene e [[Giuseppe Di Leva]]. Musiche di Gaetano Giani Luporini. Interpreti: Carmelo Bene, [[Anna Perino]], [[Antonio Striano]] (percussioni). Milano, "Manzoni: il suo e il nostro tempo", [[Teatro Lirico di Milano|Teatro Lirico]], 23 febbraio [[1984]]
* ''Concerto dal mare. Il mare dalla "Commedia" ai "Canti Orfici"'' di e con Carmelo Bene. La Spezia, "Grandestate La Spezia '84", 1º agosto [[1984]]
* ''[[Otello, o la deficienza della donna|Otello di William Shakespeare secondo Carmelo Bene]]''. Regia, scene e costumi di Carmelo Bene. Musiche di [[Luigi Zito]]. Interpreti: Carmelo Bene, Cristina Borgogni, Valerio de Margheriti, Benedetta Fazzini, Isaac George, Filippo Mascherra, Anna Perino, Marina Polla De Luca. Pisa, [[Teatro Verdi (Pisa)|Teatro Verdi]], 9 gennaio [[1985]]
* ''[[Lorenzaccio]] al di là di [[Alfred De Musset]] e [[Benedetto Varchi]]'' di Carmelo Bene. Regia di Carmelo Bene. Interpreti: Carmelo Bene, Mauro Contini, George Isaac. Firenze, Ridotto del Teatro Comunale, 4 novembre [[1986]]
* ''[[Canti (Carmelo Bene)|Canti]]'' di [[Giacomo Leopardi]]. Con Carmelo Bene. Recanati, Piazza Leopardi, 12 settembre [[1987]]
* '' [[Hommelette for Hamlet|Hommelette for Hamlet, "operetta inqualificabile" (d'à Jules Laforgue)]]'' da [[Jules Laforgue]] di Carmelo Bene. Scene e costumi di Gino Marotta. Musiche originali adattate e dirette da [[Luigi Zito]]. Protesi scultoree di Giovanni Gianese. Interpreti: Carmelo Bene, Ugo Trama, Marina Polla de Luca, Achille Brugnini, [[Stefania De Santis]], [[Osvaldo Cattaneo]], Walter Esposito, Franco Felici, Luciano Fiaschi, Davide Riboli, Andrea Zuccolo. Torino, [[Teatro Vittorio Alfieri (Torino)|Teatro Alfieri]], 1 dicembre [[1987]]
* ''[[La cena delle beffe (Carmelo Bene)|La cena delle beffe]]'' da Sem Benelli (II edizione). Adattamento e regia, scene e costumi di Carmelo Bene. Musiche di scena di Lorenzo Ferrero. Interpreti: Carmelo Bene, David Zed, [[Raffaella Baracchi]], Achille Brugnini, Stefania De Santis, Davide Riboli. Voce di Ginevra: [[Susanna Javicoli]]. Perugia, Teatro Morlacchi, 3 dicembre [[1988]]
* ''[[Pentesilea (Carmelo Bene)|Pentesilea la macchina attoriale - attorialità della macchina]] da Kleist, Omero e Post-Omerica nella versione di Carmelo Bene''. Momento nº 1 del progetto-ricerca "Achilleide". Interpreti: Carmelo Bene, Anna Perino. Elaborazioni musicali elettroniche di Carmelo Bene. Milano, Cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco, 26 luglio [[1989]]
* ''[[Pentesilea (Carmelo Bene)|Pentesilea - Achilleide momento n. 2]]'' di e con Carmelo Bene. Roma, Teatro Olimpico, 17 aprile [[1990]]
* ''[[Adelchi (Carmelo Bene)|Adelchi]]'' da [[Alessandro Manzoni]] di e con Carmelo Bene. In memoria di [[Aldo Moro]]. Roma, Teatro delle Arti, 21 febbraio [[1992]]
* ''[[Pinocchio (Carmelo Bene)|Pinocchio-0]]'' di e con Carmelo Bene. Roma, Teatro delle Arti, 26 febbraio [[1992]]
===
* ''[[Amleto (da Shakespeare a Laforgue)|Hamlet suite]]''. Spettacolo-concerto da [[Jules Laforgue]]. Testi, regia e musica di Carmelo Bene. Costumi di Luisa Viglietti. Luci di Davide Ronchieri. Interpreti: Carmelo Bene, Paula Boschi, Monica Chiarabelli. Verona, XXXXVI Festival Shakespeariano, Teatro Romano, 20 luglio [[1994]]
* ''[[Canti Orfici (Carmelo Bene)|Canti Orfici]] di [[Dino Campana]]''. Interprete unico: Carmelo Bene. Macerata, "Macerataopera", Arena Sferisterio, 8 agosto [[1994]]
* ''[[Canti Orfici (Carmelo Bene)|Canti Orfici. Poesia della voce e voce della poesia]]'' di e con Carmelo Bene da [[Dino Campana]]. Ostia Antica, Teatro Romano, agosto [[1994]]
* ''[[Canti (Carmelo Bene)|Canti]]'' di [[Giacomo Leopardi]]. Interprete unico: Carmelo Bene. Casertavecchia (Caserta), Piazza del Duomo, 6 settembre [[1994]]
* ''[[Macbeth (Carmelo Bene)|Macbeth Horror Suite]]'' da [[William Shakespeare]]. Adattamento, regia e drammaturgia musicale di Carmelo Bene. Musiche di [[Giuseppe Verdi]]. Costumi di Luisa Viglietti. Scene di Tiziano Fario. Luci di Davide Ronchieri Interpreti: Carmelo Bene, Silvia Pasello. Roma, Festival d’Autunno, Teatro Argentina, 30 settembre [[1996]]
* ''[[Adelchi (Carmelo Bene)|Adelchi]]'' di [[Alessandro Manzoni]]. Elaborazione in due tempi di Carmelo Bene. Musiche di Gaetano Giani Luporini. Interpreti: Carmelo Bene, [[Elisabetta Pozzi]]. Roma, Teatro Quirino, 8 ottobre [[1997]]
* ''[[Canti (Carmelo Bene)|Voce dei Canti]]'' da [[Giacomo Leopardi]]. Interpreti: Carmelo Bene, Sonia Bergamasco (pianoforte). Roma, Teatro Olimpico, 5 giugno [[1998]]
* ''[[Pinocchio (Carmelo Bene)|Pinocchio ovvero lo spettacolo della Provvidenza]]'' da Carlo Collodi. Riduzione, adattamento e regia di Carmelo Bene. Scene e maschere di Tiziano Fario. Costumi di Luisa Viglietti. Musiche di Gaetano Giani Luporini. Luci di Davide Ronchieri. Suoni live di Marcello Aiello. Interpreti: Carmelo Bene, Sonia Bergamasco. Voce in playback di [[Lydia Mancinelli]]. Roma, Festival d’Autunno, Teatro dell’Angelo, 10 novembre [[1998]]
* ''[[Gabriele D'Annunzio]]. Concerto d’autore''. Regia e interpretazione di Carmelo Bene. Musiche di Gaetano Giani Luporini. Scene di Tiziano Fario. Luci di Davide Ronchieri. Costumi di Luisa Viglietti. Roma, Teatro dell’Angelo, 26 novembre [[1999]]
* ''[[Pentesilea (Carmelo Bene)|In-vulnerabilità d'Achille, impossibile suite tra Ilio e Sciro]]'' da Omero, Cecilio Stazio, Heinrich von Kleist. Regia, interpretazione e arrangiamenti musicali di Carmelo Bene. Scene di Tiziano Fario. Costumi di Luisa Viglietti. Roma, Teatro Argentina, 24 novembre [[2000]]
* ''[[Lectura Dantis (Carmelo Bene)|Lectura Dantis]]'' da Dante Alighieri. Interpreti: Carmelo Bene, Fernando Grillo (contrabbasso). Otranto, Fossato del Castello, 5 settembre [[2001]]
== Opere letterarie ==
=== Libri ===
* ''[[Pinocchio Manon e proposte per il teatro]]'', Milano, Lerici, 1964.
* ''[[Nostra Signora dei Turchi (romanzo)|Nostra Signora dei Turchi]]'', Milano, Sugar, 1966 (riedizione, con introduzione di [[Ugo Volli]]: Milano, SugarCo, 1978).
* ''[[Credito italiano (romanzo)|Credito Italiano V.E.R.D.I.]]'', Milano, Sugar, 1967.
* ''
* ''[[A boccaperta]]'' (contiene: Giuseppe Desa da Copertino, A boccaperta; [[S.A.D.E.]] ovvero libertinaggio e decadenza del complesso bandistico della gendarmeria salentina. Spettacolo in due aberrazioni; [[Ritratto di signora del cavalier Masoch|Ritratto di signora del cavalier Masoch per intercessione della beata Maria Goretti]]. Spettacolo in due incubi), Torino, Einaudi, 1976.
* ''[[Il rosa e il nero]]'', in F. Quadri, L'avanguardia teatrale in Italia, Einaudi, Torino, 1977.
* ''[[Dramaturgie]]'' (contiene la traduzione in lingua francese di [[S.A.D.E.]] curata da [[Jean-Paul Manganaro|J. P. Manganaro]] e D. Dubroca, e scritti di J. Guinot e F. Quadri), Garnier, Sarcelles, 1977.
* ''[[Sovrapposizioni]]'' (Con [[Gilles Deleuze]]; contiene [[Riccardo III (Carmelo Bene)|Riccardo III]] di Carmelo Bene e ''Un manifesto di meno'' di [[Gilles Deleuze|G. Deleuze]]), Feltrinelli, Milano 1978 (ristampa ampliata: Quodlibet, Macerata, 2002).
* ''[[Pinocchio (Carmelo Bene)|Pinocchio]]'', Giusti, Firenze, 1978.
* ''[[Manfred (Carmelo Bene)|Manfred]]'', Giusti, Firenze 1980.
* ''[[Pinocchio (Carmelo Bene)|Pinocchio]]'' (con [[Giancarlo Dotto|G. Dotto]], ''Pinocchio o lo spettacolo della Provvidenza, distrazione a due voci tra scena e quinta''), La casa Usher, Firenze, 1981.
* ''[[Otello, o la deficienza della donna]]'' (Contiene saggi critici di [[Gilles Deleuze|G. Deleuze]], [[Maurizio Grande|M. Grande]], [[Pierre Klossowski|P. Klossowski]], [[Jean-Paul Manganaro|J-P. Manganaro]], [[Giancarlo Dotto|G. Dotto]]), Feltrinelli, Milano, 1981.
* ''[[La voce di Narciso]]'' (Contiene interventi di S. Colomba, [[Maurizio Grande|M. Grande]], A. Signorini), Il Saggiatore, Milano 1982.
* ''[[Sono apparso alla Madonna|Sono apparso alla Madonna. Vie d'(h)eros(es)]]'', Longanesi, Milano 1983.
* ''[[Adelchi (Carmelo Bene)|L'Adelchi o della volgarità del politico]]'' (Con [[Giuseppe Di Leva|G. Di Leva]]), Longanesi, Milano, 1984.
* ''[[Lorenzaccio]]'' (Contiene lo studio di [[Maurizio Grande|M. Grande]], La grandiosità del vano), [[Nostra Signora Editrice]], Roma 1986.
* ''La ricerca teatrale nella rappresentazione di Stato (o dello spettacolo fantasma prima e dopo C.B.)'', in AA. VV., La ricerca impossibile. Biennale Teatro '89 (Contiene saggi di [[Umberto Artioli|U. Artioli]], C. Dumoulié, E. Ladini, [[Maurizio Grande|M. Grande]], [[Jean-Paul Manganaro|J-P. Manganaro]], A. Scala), Marsilio, Venezia 1990.
* ''Il teatro senza spettacolo'' (Contiene saggi di [[Umberto Artioli|U. Artioli]], C. Dumoulié, E. Ladini, [[Maurizio Grande|M. Grande]], [[Pierre Klossowski|P. Klossowski]], [[Jean-Paul Manganaro|J-P. Manganaro]], A. Scala), Marsilio, Venezia 1990.
* ''[[A boccaperta]]'' (Ristampa del solo testo ''A boccaperta''), Linea d'ombra, Milano 1993.
* ''[[Pentesilea (Carmelo Bene)|Vulnerabile invulnerabilità e necrofilia in Achille. Poesia orale su scritto incidentato. Versioni da Stazio Omero Kleist]]'', Nostra Signora Editrice, Roma, 1993.
* ''Lorenzaccio e Il teatro di Bene e la pittura di Bacon'' (Edizione fuori commercio per gli abbonati di Linea d'ombra, allegato al n. 78 del gennaio 1993), Milano - Roma, Linea d'ombra - Nostra signora, 1993
* ''[[Opere (Carmelo Bene)|Opere, con l'Autografia d'un ritratto]]'', Bompiani, Milano 1995. (contiene l'opera omnia di Bene, selezionata e revisionata dall'autore, più un'antologia critica).
* ''Nulla patria in profeta'', in AA. VV., L'immemoriale (Con scritti di [[Gilles Deleuze|G. Deleuze]], [[Goffredo Fofi|G. Fofi]], P. Giacc<!--nobot-->hè, N. Savarese, F. Taviani, Argo, Lecco), 1995.
* ''[[Discorso su due piedi|Discorso su due piedi (il calcio)]]'' (Con [[Enrico Ghezzi|E. Ghezzi]]), Bompiani, Milano 1998.
* ''[[Vita di Carmelo Bene]]'' (Con [[Giancarlo Dotto|G. Dotto]]), Bompiani, Milano 1998.
* ''[['l mal de' fiori]]'' poema, Bompiani, Milano 2000.
* ''Opere, con l'Autografia d'un ritratto'', Classici Bompiani, Milano, 2002, ISBN 88-452-5166-7
* con [[Gilles Deleuze]], ''Sovrapposizioni'', Quodlibet, Macerata, 2002 (2ª ed. 2006), ISBN 88-86570-91-0
* ''[[Sovrapposizioni]]'' (Con [[Gilles Deleuze|G. Deleuze]]) (Ristampa con aggiunta di materiale fotografico inedito), Quodlibet, Macerata 2002.
* con [[Giancarlo Dotto]], ''Vita di Carmelo Bene'', Milano, [[Bompiani]]-[[Rcs MediaGroup|RCS]] 2005 (1ª ed. 1998). ISBN 88-452-3350-2
* ''[[Un dio assente]]'' (monologo a due voci sul teatro) (Con [[Umberto Artioli|U. Artioli]]), Edizioni Medusa, Milano, 2006.
==
<ref name="scritti">N.B. - Gli articoli, interventi, critiche, libri, monografie, ecc. qui riportati sono solo una parte della produzione cartacea ''di'' e ''su'' Carmelo Bene.</ref>
* ''Con Pinocchio sullo schermo (e fuori)'', Milano, Sipario N°244-245, 1966
* ''Arden of Feversham''; C.B. e S. Siniscalchi; Sipario N°259, Milano, 1967.
* ''A proposito di Kenneth Tynan'', Teatro, n3-4, Milano, 1968.
* ''Comunicativa e corruzione'', Teatro, n. 1 (seconda serie), pp. 64–67, Milano, 1969.
* ''Salomè'', cartella informativa a cura dell'Ufficio Stampa dell'Italnoleggio Cinematografica, Roma, 1972.
* ''S.A.D.E.'' (Extrait), Travail Theatral, n. 27, Lausanne, 1977.
* ''Fragments pour un auto-portrait'', «Les Nouvelles Littéraires», Paris, 22 settembre 1977.
* ''La Salomè di Oscar Wilde'', Edizioni della Rai per il XXIX Premio Italia, Roma, settembre 1977.
* ''Non fate il mio nome invano'', «Paese Sera», Roma, 28 maggio 1978.
* ''Discorso sull'attore – L'avvento della donna''; «Paese Sera», Roma, 7 luglio 1978.
* ''Discorso sull'attore'', «Paese Sera», Roma, 10 luglio 1978.
* ''Piccola storia dell'attore – Tra cerimonia e verità'', «Paese Sera» 20 luglio 1978
* ''Caro critico ma tu credi il mio teatro educativo?'', «La Stampa», Torino, 16 febbraio 1979.
* ''Niente scuole'' (a cura di S. Colomba), «Sipario degli attori», anno XXXV, n.405, pp. 54–55, II trimestre 1980,
* ''Macbeth. Libretto e versione da Shakespeare di Carmelo Bene'', in «Macbeth» (Programma di sala), 1983.
* ''Brutti matti'', «Dove sta Zazà, Rivista di cultura meridionale», nn.3-4, Pironti ed., Napoli, 1994.
* ''Carmelo Bene'', frammenti dal «Maurizio Costanzo Show» del 27 giugno 1994, selezionati e rielaborati da Sergio Fava, «Panta» – ''Conversazioni'', n. 15, pp. 57–63, 1997.
* ''Lezioni sull'arte'', «Lo Straniero», anno VI, n.22, aprile 2002.
== Filmografia ==
=== Regista ===
==== Lungometraggi ====
* ''[[Nostra Signora dei Turchi]]'' (1968)
* ''[[Capricci (film 1969)|Capricci]]'' (1969)
* ''[[Don Giovanni (film 1970)|Don Giovanni]]'' (1970)
* ''[[Salomè (film 1972)|Salomè]]'' (1972)
* ''[[Un Amleto di meno]]'' (1973)
==== Cortometraggi ====
*''[[Hermitage (film)|Hermitage]]'' (1968)
* ''[[Il barocco leccese]]'' (1968)
* ''[[A proposito di "Arden of Feversham"]]'' (1968)
* ''[[Ventriloquio (film)|Ventriloquio]]'' (1973) (perduto)
=== Attore ===
==== Cinema ====
* ''Un'ora prima di Amleto + Pinocchio,'' regia di [[Paolo Brunatto]] (1965)
* ''Bis,'' regia di Paolo Brunatto, (1965)
* ''[[Edipo re (film)|Edipo re]]'', regia di [[Pier Paolo Pasolini]], (1967)
* ''[[Lo scatenato]]'', regia di [[Franco Indovina]], (1967)
* ''[[Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock]]'', regia di [[Nico D'Alessandria]] (1967) (voce narrante)
* ''[[Umano, non umano]]'', regia di [[Mario Schifano]] (1969)
* ''[[Colpo rovente]],'' regia di Piero Zuffi, (1969-1970)
* ''[[Necropolis (film 1970)|Necropolis]]'', regia di [[Franco Brocani]] (1970)
* ''Tre nel mille'', regia di Franco Indovina, (1970) (ma mandato in onda in Rai con il titolo ''Storie dell'anno mille'' nel gennaio/febbraio 1973)
* ''[[Claro (film 1975)|Claro]],'' regia di [[Glauber Rocha]] (1975)
==== Televisione ====
* 1973 [[Storie dell'anno Mille (originale televisivo in 6 episodi)]]; con Franco Parenti, Giancarlo Dettori, Carmelo Bene; regia di Franco Indovina; soggetto e sceneggiatura di Tonino Guerra e Luigi Malerba.
* 1974
** ''[[Spettacolo-concerto Majakovskij|Bene! Quattro diversi modi di morire in versi. Blok-Majakovskij-Esènin-Pasternak]]''
** ''[[Amleto (da Shakespeare a Laforgue)|Amleto, di Carmelo Bene (da Shakespeare a Laforgue)]]''
* 1977 ''[[Riccardo III (film 1977)|Riccardo III (da Shakespeare) secondo Carmelo Bene]]''
* 1979 ''[[Manfred (Carmelo Bene)|Manfred versione per concerto in forma d'oratorio]]''
* 1984 ''[[Adelchi (Carmelo Bene)|L'Adelchi, di Alessandro Manzoni in forma di concerto]]''
* 1987
** ''Carmelo Bene e i canti di Giacomo Leopardi''; intervista introduttiva con M. Grande e Vanni Leopardi e lettura dei Canti di C.B.; riprese in diretta da Villa Leopardi e in piazza Leopardi a Recanati; regia televisiva F. Di Rosa; trasmesso il 12/9/1985, Rai 3.
** ''[[Hommelette for Hamlet|Hommelette for Hamlet, operetta inqualificabile (da J. Laforgue)]]''
* 1996
** ''[[Macbeth (Carmelo Bene)|Macbeth horror suite di Carmelo Bene da William Shakespeare]]''
** ''[[Lectura Dantis (Carmelo Bene)|Lectura Dantis]]''
** ''[[Canti Orfici (Carmelo Bene)|Canti orfici]]''
*
* 1998 ''[[Canti (Carmelo Bene)|Carmelo Bene e la voce dei Canti, dai Canti di G. Leopardi]]''
* 1999 ''[[Pinocchio (Carmelo Bene)|Pinocchio, ovvero lo spettacolo della Provvidenza]]''
* 2001 ''[[Quattro momenti su tutto il nulla|Carmelo Bene in Carmelo Bene – quattro momenti su tutto il nulla]]''
* 2002 ''[[Otello o la deficienza della donna|Otello o la deficienza della donna di William Shakespeare secondo Carmelo Bene]]''
* 2003 ''[[Lorenzaccio|Lorenzaccio, al di là di de Musset e Benedetto Varchi]]''
==
;Produzione RAI:
* 1973
** ''[[Le interviste impossibili]]''
*** Giorgio Manganelli incontra De Amicis
*** Giorgio Manganelli incontra Tutankhamon
*** Giorgio Manganelli incontra Nostradamus
*** Giorgio Manganelli incontra Casanova
*** Giorgio Manganelli incontra Dickens
*** Giorgio Manganelli incontra il califfo di Bagdad
*** Guido Ceronetti incontra Jack lo squartatore
*** Guido Ceronetti incontra Attila
*** Oreste Del Buono incontra Leopold von Sacher Masoch
*** Oreste Del Buono incontra Dostoevskij
*** Vittorio Sermonti incontra Marco Aurelio
*** Alberto Arbasino incontra Ludwig II di Baviera
*** Alberto Arbasino incontra Oscar Wilde
*** Nelo Risi incontra Jean-Paul Marat
*** Italo Calvino incontra Montezuma
** ''Cassio governa Cipro''; di G. Manganelli. Personaggi e Interpreti<ref name="interprete" />: Otello: Carmelo Bene; Jago: Cosimo Cinieri; Desdemona: Lidia Mancinelli; Cassio: Giacomo Ricci; Emilia: Rosa Bianca Scerrino; Bianca: Renata Biserri; Roderigo: [[Alessandro Haber]]; Brabanzio: Piero Baldini; Ludovico: Rodolfo Baldini.
** ''Nostra signora dei turchi''
* 1974
** ''In un luogo imprecisato''; di G. Manganelli.
** ''Amleto''; da Shakespeare e Laforgue
** ''Pinocchio'', due parti dal romanzo omonimo di Carlo Lorenzini Collodi. Personaggi e Interpreti<ref name="interprete" />: Pinocchio: Carmelo Bene; La Bambina dai Capelli Turchini: Lidia Mancinelli; Lucignolo: Luigi Mezzanotte; La Volpe: Bianca Doriglia, Mastro Ciliegia, Il Grillo Parlante, Il Pappagallo, L'Imbonitore: Cosimo Cinieri; Geppetto, Mangiafuoco, Il Gatto, Il Narratore: [[Alfiero Vincenti]]; Un Ragazzo, Rosa Bianca Scerrino; La Piccola Vedetta Lombarda: Irma Palazzo.
* 1975
** ''Salomè'' da O. Wilde
** ''Tamerlano il grande''; di C. Marlowe; protagonista C.B.; regia [[Carlo Quartucci|C. Quartucci]]
* 1976 ''Romeo e Giulietta''; da W. Shakespeare
* 1979
** ''Cuore''; di E. de Amicis
** ''Manfred''; da Byron – Schumann
** ''Otello''; da W. Shakespeare
* 1979 ''Hyperion''; da F. Hölderlin - Maderna
* 1983 ''[[Egmont (dramma)|Egmont]]''; da Goethe – Beethoven
* 1984 ''L'Adelchi''; da A. Manzoni
* 1997
** ''Canti orfici''; di D. Campana
** [[Lectura Dantis (Carmelo Bene)|Lectura Dantis]]; di [[Dante Alighieri]]
* 1998
** ''Carmelo Bene e la voce dei Canti di Giacomo Leopardi''
** ''Pinocchio, ovvero lo spettacolo della provvidenza''; di C. Collodi
* 1999
** ''Gabriele D'Annunzio – La figlia di Iorio''; da G. D'Annunzio
** ''Pinocchio, ovvero lo spettacolo della provvidenza''; riduzione e adattamento da Caro Collodi di Carmelo Bene; regia e interprete<ref name="interprete" /> principale C.B., musiche G. Giani Luporini; scene e maschere T. Fario; costumi L. Viglietti; direttore della fotografia G. Caporali; montaggio F. Lolli; altri interpreti: S. Bergamasco;
* 2000 ''In-vulnerabilità d'Achille'', da Stazio, Omero e Kleist
== Discografia ==
* 1962 – ''Il teatro laboratorio Majakovskij e Garcia Lorca''; attore-solista C.B.; musiche di G. Lenti; Roma, RCA Edizioni letterarie.
* 1976 – ''Una nottata di Carmelo Bene con Romeo, Giulietta e compagni''; a cura di R. Lerici - registrazioni al Teatro Valle di Roma durante le prove di Romeo e Giulietta 1976; Audiolibri Mondadori
* 1980
** ''Carmelo Bene - Manfred – Byron-Schumann''; poema drammatico di G. G. Byron; musiche da R. Schumann; traduzione italiana, regia e voce solista C.B.; e con: L. Mancinelli (voce recitante), S. Baleani (soprano), W. Borelli (mezzosoprano), E. Buoso (tenore), C. del Bosco (basso); orchestra e coro del Teatro alla Scala, direttore D. Renzetti; direttore del coro R. Gandolfi; produzione a cura di R. Maenza; direttore musicale della registrazione F. Miracle; regia del mixaggio C.B.; registrazione live effettuata al Teatro della Scala di Milano il 1/10/1980; doppio LP stereo, Fonit Cetra.
** ''Carmelo Bene - Majakovskij'', dedicato a [[Sandro Pertini]], nel cinquantenario della morte di Majakovskij e nel centenario della nascita di Blok, concerto per voce recitante e percussioni; testi di A. Blok, V. Majakovskij, S. Esenin, B. Pasternak; traduzioni di: R. Poggioli, A. M. Ripellino, B. Carnevali; riduzione, adattamento, regia e voce recitante C.B.; musiche di G. Giani Luporini; musicisti solisti: M. ilie, (violino), [[Sandro Verzari|S. Verzari]] (tromba), V. De Vita (pianoforte); direttore della registrazione P. Chiesa; fonico R. Citterio; produzione a cura di R. Maenza; registrazione live effettuata il 10/10/1980 – Roma – Teatro dell'Opera doppio LP Fonit Cetra.
* 1981
** ''Carmelo Bene - [[Lectura Dantis (Carmelo Bene)|Lectura Dantis]]''; voce recitante C.B.; musiche introduttive di S. Sciarrino; musicista solista D. Bellugi (flauto); produzione R. Maenza; registrazione live Bologna, Torre degli Asinelli, 31 luglio.- CGD.
** ''Carmelo Bene in Pinocchio'' (storia di un burattino da Collodi); nel centenario della nascita di Pinocchio; regia, elaborazione testi e voce principale C.B.; musiche di G. Giani Luporini; la Fatina L. Mancinelli; tecnici della registrazione: G. Burroni, M. Contini, B. Bucciarelli; Mixer L. Torani; produzione a cura di R. Maenza; registrazione effettuata a [[Forte dei Marmi]] - CGD.
* 1984 ''Carmelo Bene – “L'Adelchi di Alessandro Manzoni”''; uno studio di Carmelo Bene e Giuseppe Di Leva; musiche di G. Giani Luporini, orchestra sinfonica e coro di Milano della Rai; Direttore E: Collina, maestro del coro M. Balderi; voce principale C.B.; Ermengarda: A. Perino; percussioni A. Striano; registrato in occasione delle recite al Teatro lirico di Milano febbraio – marzo 1984; produzione a cura di A, Pischedda; regia del mixaggio C.B.; tecnici del suono L. Cavallarin, G. Jametti; Fonit-Cetra.
* 1994 ''Carmelo Bene in Hamlet suite – spettacolo-concerto''; collage di testi e musiche di C.B.; interprete<ref name="interprete" /> principale C.B.; Kate-Ofelia: M. Chiarabelli, P. Boschi; mixer P. Lovat; assistente L. Viglietti; produzione a cura di M. Bavera; registrato al Teatro Morlacchi di Perugia il 25 novembre 1994, Nostra Signora S.r.l.
* 1999 ''Dino Campana – Carmelo Bene - Canti Orfici – Variazioni per voce - stralci e varianti'', voce recitante C.B., in collaborazione con la RAI; Mastering Suoni S.r.l.; tecnico del suono A. Macchia; libro e compact disc - Bompiani, giugno
=== Registrazioni audiovisive di prove e seminari ===
* ''[[Il principe cestinato]]'', (colloquio satirico-filosofico con Carmelo Bene), realizzato da Carlo Refele e Maurizio Grande, durante le prove di ''[[Un Amleto di meno]]'', con Lydia Mancinelli e Alberto Arbasino, 1972.
* ''L'immagine della phoné'', Teatro Argentina, Roma, 18 e 20 novembre 1984. Archivio Storico delle Arti Contemporanee, La Biennale, Venezia.
* ''Seminario a porte chiuse sulla macchina attoriale'', per la Biennale Teatro 1989, Venezia, settembre 1989. Archivio Storico delle Arti Contemporanee, La Biennale, Venezia.
* ''Macbeth di William Shakespeare''. Videoregistrazione in tempo reale delle prove dell'edizione teatrale del 1983. Teatro Ateneo, Roma, 22 ottobre – 23 novembre 1982. Centro Teatro Ateneo, Archivio dello spettacolo, Roma.
* ''Macbeth di Carmelo Bene'', programma video in due parti: ''Concerto per attore solo'' e ''Le tecniche dell'assenza''. Progetto di F. Marotti e M. Grande. Centro Teatro Ateneo, Archivio dello spettacolo, Roma, 1985.
* ''Quattro seminari straordinari di Carmelo Bene'', Palazzo delle Esposizioni, Roma, 12-15 dicembre 1990.
== Riconoscimenti ==
*[[Festival di Cannes]]
**[[Festival di Cannes 1973|1973]] – Candidatura alla [[Palma d'oro]] per ''[[Un Amleto di meno]]''
*[[Mostra internazionale d'arte cinematografica]]
**[[29ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia|1968]] – [[Leone d'argento - Gran premio della giuria|Gran premio della giuria]] per ''[[Nostra Signora dei Turchi]]''
*[[Nastro d'argento]]
**[[Nastri d'argento 1970|1970]] – Candidatura al [[Nastro d'argento al migliore attore protagonista|miglior attore protagonista]] per ''[[Nostra Signora dei Turchi]]''
*[[Premio Ubu]]
**1977/1978 – Migliore attore protagonista, migliori costumi per ''Riccardo III''
**1978/1979 – Miglior spettacolo, migliore regia, migliore attore protagonista, migliore scenografia per ''Otello''
**1982/1983 – Miglior spettacolo, miglior attore protagonista per ''Macbeth''
**1994/1995 – Premio speciale
== Omaggi ==
* Il singolo dei [[Negramaro]] ''Io non lascio traccia'' è dedicato proprio a Carmelo Bene.
* Una parodia di Carmelo Bene è stata rappresentata da [[Emilio Solfrizzi]] durante la produzione televisiva Tele Durazzo e ''[[Il Polpo]]'' (1993), con lo pseudonimo di Carmelo Meglio.
* Una successiva parodia è stata portata in scena da [[Maurizio Crozza]] a [[Mai dire gol]] (1999-2000).
* A lui è dedicato un lungo viale a [[Roma]]. Si trova nel quartiere residenziale “[[Porta di Roma]]”, caratterizzato da comprensori e palazzi autonomi di [[lusso]], vicino al centro commerciale più grande d’Italia.
== Note ==
<references/>
==
* {{Cita libro|autore=Piergiorgio Giacchè|wkautore=Piergiorgio Giacchè|titolo=Carmelo Bene. Antropologia di una macchina attoriale|editore=Bompiani|città=Milano|anno=2007|isbn=8845258238}}. Prima edizione 1997.
* {{Cita libro|autore=Carmelo Bene|autore2=Giancarlo Dotto|titolo=[[Vita di Carmelo Bene]]|editore=Bompiani|anno=1998|isbn=9788845233500|cid=Bene e Dotto}}
* {{Cita libro|autore=Tonino Conte|titolo=L'amato bene|editore=Einaudi|città=Torino|anno=2002|isbn=8806161164}}
* {{Cita libro|autore-capitolo=[[Lietta Tornabuoni]]|autore-capitolo2=[[Oreste Del Buono]]|autore-capitolo3=[[Ennio Flaiano]]|capitolo=Carmelo Bene|autore=AA.VV.|titolo=Gli scandalosi. Santi, furfanti, geni, provocatori del nostro tempo|anno=2002|editore=RCS Periodici|città=Milano|sbn=RAV1532101}}
* {{Cita libro|autore=Antonio Attisani|autore2=Marco Dotti|titolo=Bene crudele. Cattivario di Carmelo Bene|editore=Nuovi equilibri|anno=2004|città=Roma|isbn=8872268265}}
* {{Cita libro|autore=Giuliana Rossi|wkautore=Giuliana Rossi|titolo=I miei anni con Carmelo Bene|editore=Meridiana|città=Firenze|anno=2005|isbn=8887478791}}
* {{Cita libro|autore=Cosetta G. Saba|titolo=Carmelo Bene|collana=[[Il Castoro Cinema]]|editore=Editrice Il Castoro|anno=2005|isbn=8880331337}}
* {{Cita libro|autore=Umberto Artioli|titolo=Carmelo Bene. Un dio assente. Monologo a due voci sul teatro|editore=Medusa|città=Milano|anno=2006|isbn=8876980512}}
* {{Cita libro|curatore=Bruno Di Marino|curatore2=Marco Meneguzzo|curatore3=Andrea La Porta|titolo=Lo sguardo espanso. Cinema d'artista italiano 1912-2012|editore=Silvana Editoriale|anno=2012|isbn=9788836625468}}
* {{Cita libro|curatore=Luca Buoncristiano|titolo=Panta. Carmelo Bene|editore=Bompiani|città=Milano|anno=2012|isbn=9788845233951}}
* {{Cita libro|autore=Cateno Tempio|titolo=Quel che viene a mancare. Il saggio critico e Carmelo Bene|editore=Villaggio Maori Edizioni|città=Catania|anno=2012|isbn=8898119097}}
* {{Cita libro|autore=Simone Giorgino|titolo=L'ultimo trovatore. Le opere letterarie di Carmelo Bene|editore=Edizioni Milella|città=Lecce|anno=2014|isbn=9788870485585}}
* {{Cita libro|autore=Marco Sciotto|titolo=Un Carmelo Bene di meno. Discritture di Nostra Signora dei Turchi|editore=Villaggio Maori Edizioni|città=Catania|anno=2014|isbn=8898119259}}
* {{Cita libro|autore=Maurizio Boldrini|titolo=Lezione su Carmelo Bene|editore=Minimo Teatro / Edizioni|città=Macerata|anno=2017}}
* {{Cita libro|autore=Carlo Alberto Petruzzi|titolo=Carmelo Bene. Una bibliografia (1959-2018)|editore=Damocle edizioni|anno=2018|isbn=9788894322354}}
* {{Cita libro|autore=Vincenza Di Vita|titolo=Un femminile per Bene. Carmelo Bene e le Ma-donne a cui è apparso|editore=Mimesis|città=Milano|anno=2019|isbn=9788857557250}}
* {{Cita libro|autore=Luisa Viglietti|titolo=Cominciò che era finita|editore=Edizioni dell'Asino|città=San Giuliano Milanese|anno=2020|isbn=9788863573855}}
* {{Cita libro|curatore=Stefano de Mattia|Ho sognato di vivere!|titolo=Poesie giovanili. Carmelo Bene|editore=Bompiani|anno=2021|isbn=9788830101319}}
* {{Cita libro|autore=Armando Petrini|titolo=Carmelo Bene|editore=Carocci|città=Roma|anno=2021|isbn=9788829011643}}
* {{Cita libro|autore=Piergiorgio Giacchè|titolo=Nota Bene|editore=Kurumuny|città=Calimera|anno=2022|isbn=9788898773268}}
* {{Cita libro|autore=Alessio Paiano|titolo=Dentro 'l mal de' fiori. Il poema impossibile di Carmelo Bene|editore=Kurumuny|città=Calimera|anno=2022|isbn=9788895161310}}
* {{Cita libro|autore=Jean-Paul Manganaro|titolo=Oratorio Carmelo Bene|editore=Il Saggiatore|città=Milano|anno=2022|isbn=9788842830856}}
* {{Cita libro|curatore=Luca Buoncristiano|curatore2=Federico Primosig|titolo=Si può solo dire nulla. Interviste|editore=Il Saggiatore|anno=2022|isbn=8842832812}}
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== Collegamenti esterni ==
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