Benedetto Croce: differenze tra le versioni

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{{Carica pubblica
{{Quote|... e su questo terreno, traballante a ogni passo, dobbiamo fare il meglio che possiamo per vivere degnamente, da uomini, pensando, operando, coltivando gli affetti gentili; e tenerci sempre pronti alle rinunzie senza per esse disanimarci|Benedetto Croce}}
{{Membro delle istituzioni italiane
|nome = Benedetto Croce
|immagine = Benedetto Croce 01.jpg
|istituzione=Senato del Regno
|didascalia = Benedetto Croce nel 1909 (fotografia di [[Mario Nunes Vais]])
|immagine = B.Croce.jpg
|carica = [[Ministri della pubblica istruzione del Regno d'Italia|Ministro della pubblica istruzione del Regno d'Italia]]
|luogo_nascita = [[Pescasseroli]]
|data_nascitamandatoinizio = [[2515 febbraio]]giugno [[18661920]]
|luogo_mortemandatofine = 4 luglio [[Napoli1921]]
|primoministro = [[Giovanni Giolitti]]
|data_morte = [[20 novembre]] [[1952]]
|predecessore = [[Andrea Torre]]
|titolo =
|successore = [[Orso Mario Corbino]]
|professione =
|carica2 = [[Ministro senza portafoglio]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] <br/><small>([[periodo costituzionale transitorio]])</small>
|partito =
|mandatoinizio2 = 22 aprile [[1944]]
|legislatura = [[Senatori del Regno XXIII Legislatura|XXIII]]
|mandatofine2 = 27 luglio [[1944]]
|gruppo_parlamentare =
|presidente2 = [[Pietro Badoglio]] <br/> [[Ivanoe Bonomi]]
|coalizione =
|carica3 = [[Senatore del Regno d'Italia]]
|circoscrizione =
|mandatoinizio3 = 26 gennaio [[1910]]
|nomina_senatore_a_vita =
|mandatofine3 = 25 giugno [[1946]]
|data_nomina_senatore_a_vita =
|legislatura3 = [[XXIII legislatura del Regno d'Italia|XXIII]], [[XXIV legislatura del Regno d'Italia|XXIV]], [[XXV legislatura del Regno d'Italia|XXV]], [[XXVI legislatura del Regno d'Italia|XXVI]], [[XXVII legislatura del Regno d'Italia|XXVII]], [[XXVIII legislatura del Regno d'Italia|XXVIII]], [[XXIX legislatura del Regno d'Italia|XXIX]], [[XXX legislatura del Regno d'Italia|XXX]]
|incarichi =
|gruppo parlamentare3 = [[Partito Liberale Italiano]]
}}
|coalizione3 =
{{Membro delle istituzioni italiane
|nomecircoscrizione3 =
|collegio3 =
|istituzione=Assemblea costituente
|tipo nomina3 = {{Categoria Senatori|21}}
|immagine =
|carica4 = [[Assemblea Costituente (Italia)|Deputato dell'Assemblea Costituente]]
|luogo_nascita =
|mandatoinizio4 = 18 giugno [[1946]]
|data_nascita =
|mandatofine4 = 31 gennaio [[1948]]
|luogo_morte =
|data_mortelegislatura4 =
|gruppo parlamentare4 = [[Unione Democratica Nazionale]], [[Partito Liberale Italiano]]
|titolo =
|coalizione4 =
|professione = scrittore
|partitocircoscrizione4 =
|gruppo_parlamentarecollegio4 = UnioneCollegio DemocraticaUnico Nazionale, Liberale
|carica5 = [[Senatore della Repubblica Italiana]]
|collegio = Collegio Unico Nazionale
|mandatoinizio5 = 18 aprile [[1948]]
|incarichi =
|mandatofine5 = 20 novembre [[1952]]
}}
|legislatura5 = [[Senatori della I legislatura della Repubblica Italiana|I]]
{{Membro delle istituzioni italiane
|gruppo parlamentare5 = [[Partito Liberale Italiano|PLI]]
|nome =
|coalizione5 =
|istituzione=Senato
|immaginecircoscrizione5 =
|luogo_nascitacollegio5 =
|partito = [[Partito Liberale Italiano]] <small>(1922-1952)</small>
|data_nascita =
|titolo di studio = [[Diploma]] di [[maturità classica]]
|luogo_morte =
|professione = [[Proprietario terriero|Possidente]], [[filosofo]], [[storico]], [[scrittore]]
|data_morte =
|firma = FirmaBCroce.png
|titolo =
|professioneincarichi3 =
|sito3 = {{Senatori Regno}}
|partito =
|tipo nomina4 =
|legislatura = [[Senatori I Legislatura|I]]
|incarichi4 =
|gruppo_parlamentare = Liberale
|sito4 = http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=Assemblea%20Costituente\I%20Costituenti&content=altre_sezioni/assemblea_costituente/composizione/costituenti/framedeputato.asp?Deputato=1d27710
|coalizione =
|circoscrizionetipo nomina5 =
|incarichi5 = Membro della sesta Commissione permanente (Istruzione pubblica e belle arti) (17 giugno 1948 – 20 novembre 1952)
|regione =
|sito5 = http://www.senato.it/leg/01/BGT/Schede/Attsen/00009254.htm
|nomina_senatore_a_vita =
|data_nomina_senatore_a_vita =
|incarichi =
|sito =
}}
{{Bio
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|GiornoMeseMorte = 20 novembre
|AnnoMorte = 1952
|Attività = filosofo
|Epoca = 1900
|Attività = filosofo
|Attività2 = storico
|Attività3 = scrittorepolitico
|AttivitàAltre = &nbsp;, [[critico letterario]] e [[politicoscrittore]]
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , principale [[ideologo]] del [[liberalismo]] [[XX secolo|novecentesco]] italiano e "rifondatore" del [[Partito Liberale Italiano|Partito Liberale]]. Con [[Giovanni Gentile]] - dal quale lo separava la posizione nei confronti del [[fascismo]] - è considerato un importante protagonista della cultura italiana ed europea della prima metàesponente del [[XX secoloneoidealismo]]}}
}}<ref>''Enciclopedia italiana Treccani'' alla voce "neoidealismo"</ref>
 
Presentò il suo [[idealismo]] come «[[storicismo]] assoluto», giacché «la filosofia non può essere altro che "filosofia dello [[spirito (filosofia)|spirito]]" [...] e la [[Spiritualismo|filosofia dello spirito]] non può essere altro che "[[filosofia della storia|pensiero storico]]"», ossia «pensiero che ha come contenuto la storia», che rifugge ogni [[metafisica]], la quale è «filosofia di una realtà immutabile trascendente lo spirito».<ref>{{cita libro|autore=Emanuele Severino|wkautore=Emanuele Severino|titolo=La filosofia dai Greci al nostro tempo. La filosofia contemporanea|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2013|p=203|annooriginale=1996|edizione=8|volume=3|isbn=978-88-17-00170-0}}</ref> In funzione anti-[[positivismo|positivistica]], nella filosofia crociana, la [[scienza]] diventa la misuratrice della realtà, sottomessa alla filosofia, che invece comprende e spiega il reale.
==Biografia==
Nacque a [[Pescasseroli]], in [[Abruzzo]], da un'agiata famiglia abruzzese trapiantatasi a [[Napoli]] e crebbe in un ambiente profondamente cattolico. Ancora adolescente, però, si distaccò dal [[cattolicesimo]] e per tutta la vita non si riaccostò più alla religiosità tradizionale. Perse i genitori, Pasquale e Luisa Sipari, e la sorella Maria durante il terremoto di [[Casamicciola Terme|Casamicciola]] del [[28 luglio]] [[1883]] mentre vi si trovava in vacanza con la famiglia, nell'isola di [[Ischia (isola)|Ischia]]. In seguito a questo episodio fu affidato alla tutela dello zio [[Silvio Spaventa]], fratello del filosofo [[Bertrando Spaventa]], nella cui casa romana visse fino alla maggiore età.
 
Con [[Giovanni Gentile]] – dal quale lo separarono la concezione [[filosofia|filosofica]] e la posizione [[politica]] nei confronti del [[fascismo]] dopo il [[delitto Matteotti]] – è considerato tra i maggiori protagonisti della [[cultura italiana]] ed europea della prima metà del [[XX secolo]], in particolare dell'[[idealismo]] e del [[neoidealismo italiano]] che assieme a Gentile contribuì a fondare, partendo dall'aspra critica fatta al materialismo storico e alla filosofia di [[Marx]] in ''Materialismo storico ed economia marxista'',<ref>Sulla questione dell'antimarxismo di Croce esiste una notevole letteratura che, partendo dal testo citato, potrà soddisfare tutte le curiosità dei lettori.</ref> per approdare alla [[dialettica dei distinti]] di impronta [[hegel]]iana.
Croce ebbe contatti con gli esponenti della ''Nuova Italia'', tra cui [[Antonio Labriola|Labriola]] che lo inizierà al [[marxismo]] e alla filosofia idealistica classica tedesca. Nel gennaio del [[1903]] esce il primo numero della sua rivista ''[[La critica]]'', stampata a sue spese fino al [[1906]], allorché subentra l'editore [[Giuseppe Laterza e figli|Laterza]].
 
La dottrina crociana improntata alla [[storiografia]] ebbe grande influenza politica sulla cultura italiana; Croce, in particolare, con la sua "religione della [[libertà]], è ricordato come guida morale dell'[[antifascismo]]",<ref name="archiviostorico.corriere.it"/> tanto che fu anche proposto come [[presidente della Repubblica italiana]].<ref>{{Cita web|url= http://www.senato.it/3182?newsletter_item=1465&newsletter_numero=137|titolo=senato.it - Senato della Repubblica|accesso=7 luglio 2022|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20210205140216/http://www.senato.it/3182?newsletter_item=1465&newsletter_numero=137|dataarchivio=5 febbraio 2021|urlmorto=no}}</ref> Fu tra i fondatori del ricostituito [[Partito Liberale Italiano]], insieme con [[Luigi Einaudi]].<ref>Partito Liberale Italiano «nato nel 1924, sciolto durante il [[fascismo]] e ricostituito nel 1943». In [http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/Partito%20Liberale%20Italiano/ ''Enciclopedia Treccani'' alla voce "Partito Liberale Italiano"]</ref>
Viene nominato [[senatore]] nel [[1910]] e dal [[1920]] al [[1921]] è [[ministro]] della [[Pubblica Istruzione]] nel 5° e ultimo governo [[Giovanni Giolitti|Giolitti]]. Rompe definitivamente col [[fascismo]], dopo il delitto [[Giacomo Matteotti|Matteotti]]. Nello stesso anno rompe anche con [[Giovanni Gentile]], il quale già dal [[1903]] collaborava con la sua rivista "La critica", per discrepanze filosofiche e politiche. Gentile, con la pubblicazione del [[Manifesto degli intellettuali fascisti]] nel [[1925]], si schiera definitivamente dalla parte del [[fascismo]] e Croce risponde, pubblicando a sua volta su Il Mondo, il [[Manifesto degli intellettuali antifascisti]] nel quale viene denunciata la violenza e la soppressione della [[libertà di stampa]] da parte del [[regime]].
 
Alcune riserve sulla sua [[estetica]], sulla critica letteraria (in particolare sulla sua definizione di «[[poesia]]») e sulla superiorità attribuita alla filosofia rispetto alle scienze nell'ambito della [[logica]], tuttavia, sono state espresse in tempi successivi.<ref name="archiviostorico.corriere.it">{{Cita web|url=http://archivio.corriere.it/Archivio/interface/landing.html|titolo=Archivio Corriere della Sera|sito=archivio.corriere.it|accesso=2021-03-31}}</ref>
Dopo un breve appoggio al movimento antifascista [[Alleanza Nazionale (movimento)|Alleanza Nazionale]] ([[1930]]), si allontana quindi dalla vita politica<ref> {{Quote|La più efficace difesa della civiltà e della cultura... si è avuta in Italia, per opera di Benedetto Croce. Se da noi solo una frazione della classe colta ha capitolato di fronte al nemico... a differenza di quel che è avvenuto in Germania, moltissimo è dovuto al Croce.|[[Guido De Ruggiero]]}} Osserva [[Nicola Abbagnano]] nella sua ''Storia della filosofia'': «Il regime fascista, certo per costituirsi un alibi di fronte agli ambienti internazionali della cultura, consentì tacitamente a Croce una certa libertà di critica politica; e Croce si avvalse di questa possibilità... per una difesa degli ideali di libertà... Negli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale la figura di Croce ha assunto perciò, agli occhi degli italiani, il valore di un simbolo della loro aspirazione alla libertà, e ad un mondo in cui lo spirito prevalga sulla violenza. E tale si mantiene a distanza di anni».</ref>, continuando peraltro ad esprimere liberamente le sue idee politiche, senza che il regime fascista lo censurasse.
 
D'altra parte, il pensiero di Croce, specialmente quello politico, ha goduto di apprezzamenti più recenti e di una "riscoperta" anche al di fuori dell'[[Italia]], in [[Europa]] e nel [[paesi anglosassoni|mondo anglosassone]] (specialmente gli [[Stati Uniti d'America]]), dov'è riconosciuto, al pari di pensatori come [[Karl Popper]], come uno dei più eminenti teorici del liberalismo europeo e un autorevole oppositore di ogni [[totalitarismo]].<ref name=Mosca>[https://4.bp.blogspot.com/-bwXvzcfOTLc/Tygzpgt4U0I/AAAAAAAAHKM/pkmHZhBLTnA/s1600/RIZZO+RUBETTINO_2224077_2.jpg Pagina jpg del Corriere del Mezzogiorno: Luigi Mosca, ''L'America innamorata di Croce. La prestigiosa rivista USA "Foreign Affairs" lo incorona tra i pensatori più attuali''], 31-01-2013.</ref>
In effetti il fascismo riteneva Croce un avversario poco temibile, sostenitore com'era di un fascismo inteso come "malattia morale" inevitabilmente superata dal progresso della [[storia]]. Inoltre la fama di Croce presso l'[[opinione pubblica]] europea lo proteggeva da interventi oppressivi da parte del regime.
[[Immagine:Benedetto Croce.jpg|thumb|left|200px|Benedetto Croce]]
Nel [[1938]] il regime vara la legislazione antisemita. Il governo invia a tutti i professori universitari un questionario da compilare ai fini della classificazione "razziale". Tutti gli interpellati rispondono. L'unico intellettuale non ebreo che rifiuta di compilare il questionario fu Croce. Il filosofo, invece di restituire compilata la scheda, inviò una lettera al presidente dell'Istituto Veneto di Scienze, in cui scrive sarcasticamente:
 
Il [[liberalismo]] politico crociano distinto dal [[liberismo]] economico fu causa di disaccordo con un altro importante esponente del liberalismo italiano come [[Luigi Einaudi]].<ref>Einaudi infatti sosteneva che «il liberismo non è né punto né poco "un principio economico", non è qualcosa che si contrapponga al liberalismo etico; è una "soluzione concreta" che talvolta e, diciamo pure, abbastanza sovente, gli economisti danno al problema, ad essi affidato, di cercare con l’osservazione e il ragionamento quale sia la via più adatta, lo strumento più perfetto per raggiungere quel fine o quei fini, materiali o spirituali che il politico o il filosofo, od il politico guidato da una certa filosofia della vita ha graduato per ordine di importanza subordinandoli tutti al raggiungimento della massima elevazione umana.» (in Luigi Einaudi, '' Il buongoverno. Saggi di economia politica, 1897-1954'', a cura di Ernesto Rossi, 1° vol., 1954, 1973, p. 202)</ref>
{{quote|Gentilissimo collega, ricevo oggi qui il questionario che avrei dovuto rimandare prima del 20. In ogni caso, io non l'avrei riempito, preferendo di farmi escludere come supposto ebreo. Ha senso domandare a un uomo che ha circa sessant'anni di attività letteraria e ha partecipato alla vita politica del suo paese, dove e quando esso sia nato e altre simili cose?}}
 
Fu autore del [[manifesto degli intellettuali antifascisti]].<ref>{{Cita web|url=https://www.liberopensiero.eu/07/09/2020/rubriche/lettere-in-soffitta/manifesto-degli-intellettuali-antifascisti-benedetto-croce-storia/|titolo=Il manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce, un simbolo di rinascita|autore=Marta Barbera|editore=''Libero pensiero''|data=7 settembre 2020|accesso=30 agosto 2022}}</ref>
Dopo la caduta del regime Croce rientra in politica, accettando la nomina a presidente del [[Partito Liberale Italiano|Partito Liberale]]. Durante la Resistenza cerca di [[mediazione|mediare]] tra i vari partiti antifascisti. Nel [[1944]] è Ministro senza portafoglio nel [[Governo Badoglio II|secondo governo Badoglio]]. Subito dopo la liberazione di [[Roma]] (giugno 1944) entra a far parte del [[Governo Bonomi I|secondo governo Bonomi]], sempre come ministro senza portafoglio, ma dà le dimissioni qualche mese dopo, il 27 luglio.
Al referendum sulla forma dello Stato (2 giugno 1946) vota per la Repubblica e abbandona il Partito Liberale, che invece è a favore della [[monarchia]]. Viene eletto all'[[Assemblea Costituente]].
 
== Biografia ==
Sempre nel [[1946]] fonda a [[Napoli]] l'[[Istituto Italiano per gli Studi Storici]] destinando per la sede un appartamento di sua proprietà, accanto alla propria abitazione e biblioteca, nel [[Palazzo Filomarino]].
{{Citazione|... e su questo terreno, traballante a ogni passo, dobbiamo fare il meglio che possiamo per vivere degnamente, da uomini, pensando, operando, coltivando gli affetti gentili; e tenerci sempre pronti alle rinunzie senza per esse disanimarci|Benedetto Croce dai ''Taccuini'' (marzo 1944) in ''Scritti e discorsi politici'', Vol. I, pp. 276-277 }}
Croce nacque a [[Pescasseroli]], in [[provincia dell'Aquila]], il 25 febbraio del [[1866]]. I genitori appartenevano a due abbienti e facoltose famiglie [[Abruzzo|abruzzesi]]: la famiglia [[Sipari (famiglia)|Sipari]], quella materna, originaria della stessa Pescasseroli ma radicatasi anche in [[Capitanata]] e [[Terra di Lavoro]], particolarmente legata agli ideali [[liberalismo|liberali]], e l'altra, quella paterna, originaria di [[Montenerodomo]] (in [[provincia di Chieti]]) ma trapiantata a [[Napoli]], legata invece ad una mentalità di stampo borbonico,<ref>Il filosofo, rispettivamente nel 1919 e nel 1922, dedicò ai paesi degli avi, sia paterni sia materni, due monografie: ''Montenerodomo: storia di un comune e due famiglie'' e ''Pescasseroli'', uscite per [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]] e in seguito collocate in appendice alla ''Storia del Regno di Napoli'' (Laterza, Bari 1925 e ss.).</ref> poiché il nonno «Benedetto "il Vecchio"» era «un alto magistrato del [[Regno delle Due Sicilie]]».<ref>{{Cita libro|autore=Domenico Romano|titolo=Storia d'Italia. Ovvero come nacque il neoidealismo dallo spirito del liberalismo.|annooriginale=2021|editore=Amazon Italia Logistica S. r. l.|città=Torino|p=64|ISBN=9798455838552}}</ref> Croce crebbe in un ambiente profondamente [[cattolico]], dal quale però, ancora adolescente, si distaccò, non riaccostandosi più per tutta la vita alla religiosità tradizionale.
 
=== Il terremoto di Casamicciola ===
===La sua opera===
<references group="Domenico Romano, Storia d'Italia. Ovvero come nacque il neoidealismo dal liberalismo, ed. Amazon, Torino, 2021, p. 64" responsive="0" />
L'opera di Croce può essere suddivisa in tre periodi: quello degli studi storici, letterari e il dialogo con il [[marxismo]], quello della maturità e delle opere [[Filosofia|filosofiche]] sistematiche e quello dell'approfondimento teorico e revisione della ''filosofia dello [[spirito]]'' in chiave [[storicismo|storicista]].
A diciassette anni perse i genitori, Pasquale Croce e Luisa Sipari, e la sorella Maria, periti il 28 luglio del [[1883]], durante il [[terremoto di Casamicciola]], nell'[[Ischia (isola)|isola d'Ischia]], dove Croce si trovava in vacanza con la famiglia. Un terremoto durato non più di 90 secondi ma dalla potenza devastatrice enorme - e per questo rimasto come esempio terribile di distruzione nel modo di dire delle popolazioni coinvolte - dove lo stesso Benedetto rimase «sepolto per parecchie ore sotto le macerie e fracassato in più parti del corpo».<ref>È noto, a tal proposito, l'[[aneddoto]] narrato in un testo coevo, secondo il quale il padre del filosofo, prima di morire tra le macerie, avrebbe detto al figlio «offri centomila lire a chi ti salva». Cfr. C. Del Balzo, ''Cronaca del tremuoto di Casamicciola'', Tip. De Blasio e C., Napoli 1883, pp. 14-15. Un'analisi di quella traumatica esperienza anche in relazione all'opera di Croce è in S. Cingari, ''Il giovane Croce. Una biografia etico-politica'', [[Rubbettino]], Soveria Mannelli 2000, pp. 31-40</ref>
 
Il "[[problema del male]]", in sottofondo alla sua filosofia [[ottimismo|ottimistica]] sul progresso, rimarrà insoluto, se non addirittura negato, e dietro le quinte del suo pensiero, influenzato da questi eventi giovanili come evidenziato dalle meditazioni private dei ''Taccuini personali''.<ref>[http://www.illaboratorio.net/index.php?option=com_zoo&task=item&item_id=906&Itemid=200 LIBRI: BENEDETTO CROCE E IL PROBLEMA DEL MALE NELL'INDAGINE DI CUCCI] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141124144353/http://illaboratorio.net/index.php?option=com_zoo&task=item&item_id=906&Itemid=200 |data=24 novembre 2014 }}</ref>
Parallelamente allo studio del marxismo, Croce approfondisce anche quello di [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]]; secondo entrambi la realtà si dà come spirito che continuamente si determina e, in un certo senso, si produce. Lo spirito è quindi la forza animatrice della realtà, che si auto-organizza dinamicamente divenendo storia secondo un processo razionale. Da Hegel egli recupera soprattutto il carattere razionalistico e [[dialettica|dialettico]] in sede [[gnoseologia|gnoseologica]]: la conoscenza si produrrebbe allora attraverso processi di mediazione dal particolare all'universale, dal concreto all'astratto, per cui Croce afferma che la conoscenza è data dal giudizio storico, nel quale universale e particolare si fondono recuperando la [[sintesi]] [[a priori]] di [[Kant]] e lo [[storicismo]] di [[Giambattista Vico]], suo altro filosofo di riferimento.
{{citazione|Quegli anni furono i miei più dolorosi e cupi: i soli nei quali assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al mattino, e mi siano sorti persino pensieri di suicidio.<ref>[http://digilander.libero.it/eramoderna.46/calamita/casamicciola.htm ''Testimonianza di Croce sul terremoto'']</ref>}}
 
Fra i primi ad accorrere in suo aiuto fu il cugino Paolo Petroni, la cui famiglia lo assisté affettuosamente nei mesi seguenti nella loro residenza di campagna a [[San Cipriano Picentino]],<ref>Benedetto Croce, ''Memorie della mia vita'', Istituto italiano per gli studi storici, Napoli 1966.</ref> paese non troppo distante da [[Salerno]]. In seguito a questo tragico episodio fu affidato, assieme al fratello superstite Alfonso ([[1867]]-[[1948]]), alla tutela del cugino [[Silvio Spaventa]], figlio della prozia Maria Anna Croce e fratello del filosofo [[Bertrando Spaventa]], che, mettendo da parte dei dissapori storici che aveva con la famiglia Croce, lo accolse nella propria casa a [[Roma]], dove il giovane Benedetto trascorse gli anni dell'adolescenza ed ebbe modo di formarsi culturalmente<ref>"Il superstite è accolto allora nella casa romana del politico Silvio Spaventa, cugino del padre e fratello del filosofo Bertrando. Il lutto, lo spaesamento, l’adolescenza: non stupisce che questa miscela abbia precipitato il giovane in una crisi d’ipocondria; e l’ostentato contegno olimpico dell’adulto deriva forse da questo periodo oscuro. «Quegli anni», confessa l’autore del ''Contributo'', furono «i soli nei quali assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al mattino». Nella Roma del trasformismo, Benedetto si chiude in biblioteca. Ma a scuoterlo è Antonio Labriola, che con le lezioni sull’etica di [[Herbart]] gli offre un appiglio cui aggrapparsi nel naufragio della fede. Croce ricorda di averne recitato più volte i capisaldi sotto le coperte, come una preghiera": v. [http://www.claudiogiunta.it/2015/05/a-cento-anni-dal-contributo-di-croce/ ''A cento anni dal “Contributo” di Croce'', di Matteo Marchesini, Sole 24 ore, 10 maggio 2015].</ref> fino all'età di vent'anni.<ref>{{DBI|benedetto-croce}}</ref>
Tuttavia egli critica Hegel, poiché secondo lui il filosofo ha concepito la dialettica in modo riduttivo, ovvero semplicemente come dialettica degli opposti, mentre secondo Croce sussiste anche una logica dei distinti, ovvero il fatto che certi atti ed eventi vadano sempre considerati appunto distinti rispetto ad altri ordini di atti ed eventi. Elabora, quindi, un vero e proprio [[sistema]], da lui denominato la ''filosofia dello spirito ''.
 
=== Primi contatti con gli intellettuali ===
Qui la realtà in quanto attività (ovvero produzione dello spirito o della storia) è articolata in quattro forme fondamentali, suddivise per modo ([[teoria|teoretico]] o [[Azione (filosofia)|pratico]]) e grado (particolare o universale): [[estetica]] (teoretica - particolare), [[logica]] (teoretica - universale), [[economia]] (pratica - particolare), [[etica]] (pratica - universale). La relazione tra queste quattro forme opera la suddetta logica dei distinti, mentre all'interno di ognuna di esse si ha la dialettica degli opposti.
Nel circolo [[cultura]]le nella casa dello zio Silvio, Croce ebbe modo di frequentare importanti uomini politici e [[intellettuale|intellettuali]] tra cui [[Antonio Labriola|Labriola]] che lo inizierà al [[marxismo]], da cui poi si distaccherà come si è detto, entrando in polemica con lo stesso Labriola. Pur essendo iscritto alla facoltà di [[giurisprudenza]] dell'[[Università di Napoli]], Croce frequentò le lezioni di [[filosofia morale]] a [[Roma]] tenute dal Labriola. Non terminò mai i suoi studi universitari, ma si appassionò a studi eruditi e filosofici, trascurando il pensiero [[hegel]]iano, di cui criticava la forma incomprensibile.
 
=== Il ritorno a Napoli ===
{{Vedi anche|Dialettica crociana}}
Lasciata la Roma troppo accesa di passioni politiche, Croce nel 1886 tornò a Napoli, dove acquistò, per abitarvi, la casa dove aveva trascorso la sua vita [[Giambattista Vico]], il filosofo napoletano amato da Croce per la concezione filosofica anticipatrice, per certi aspetti, della sua. Nel 1890 fu tra i fondatori della [[Società dei Nove Musi]], un cenacolo di intellettuali.
[[File:Croce giovane.jpg|min|Foto di gruppo con il giovane Benedetto Croce (terzo da sinistra, in piedi)]]
Compì numerosi viaggi in [[Restaurazione borbonica in Spagna|Spagna]], [[impero tedesco|Germania]], [[terza Repubblica francese|Francia]] e [[regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda|Regno Unito]] mentre nella sua formazione culturale cresceva l'interesse per gli studi storici e letterari, in particolare per la poesia di [[Giosuè Carducci]], e per le opere di [[Francesco De Sanctis]]. Nel 1895, attraverso [[Antonio Labriola]] con cui era rimasto in contatto, si interessò al [[marxismo]], di cui però criticava come astorica la visione che dava del [[capitalismo]]. Da [[Marx]] risalì alla filosofia [[hegel]]iana che cominciò ad apprezzare e ad approfondire. Pur apprezzando la poesia [[Laicismo|laica]] del massone Carducci, Croce ha polemizzato con la [[Massoneria in Italia|Massoneria]], ricevendo una secca risposta del Gran Maestro [[Ernesto Nathan]].<ref>Mauro Cascio, ''Lo schiaffo a Benedetto Croce'', Tipheret, Acireale, 2018.</ref>
 
Nel gennaio del 1903 uscì il primo numero della rivista ''[[La critica]]'', con la collaborazione di [[Giovanni Gentile]], e stampata a sue spese fino al 1906, allorché subentrò l'editore [[Editori Laterza|Laterza]]. Gentile vi collaborò fino al 1920, anno in cui fondò la propria rivista, il [[Giornale critico della filosofia italiana]].<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/cultura/2024/03/05/news/benedetto_croce_giovanni_gentile_carteggio_completo-422258798/|titolo=Benedetto Croce e Giovanni Gentile, quasi amici: il carteggio completo|sito=la Repubblica|data=2024-03-05|lingua=it|accesso=2024-03-06}}</ref>
== [[Estetica]] ==
La prima parte del sistema la ritroviamo in opere come ''Estetica come scienza dell'[[espressione]] e [[linguistica]] generale'' ([[1902]]), ''[[Breviario]] di estetica'' ([[1912]]) e ''Aesthetica in nuce'' ([[1928]])<ref>In opposizione al [[positivismo]] che voleva riportare la [[storia]] ad una forma della [[scienza]], Croce si era interessato dell'estetica nella quale avrebbe dovuto essere compresa la storia (cfr."La storia sotto il concetto generale dell'arte" , Bari 1919.) In seguito modificò questa iniziale teoria stabilendo per la storia un nesso con la [[filosofia]].</ref>. L'[[estetica]], dal significato originario del termine ''aisthesis'' ([[sensazione]]), si configura in primo luogo come attività teoretica relativa al sensibile, si riferisce alle rappresentazioni ed alle [[intuizione|intuizioni]] che noi abbiamo della realtà.
 
=== La vita politica ===
Come conoscenza del particolare l'intuizione estetica è la prima forma della vita dello [[Spirito]]. Prima [[logica|logicamente]] e non [[cronologia|cronologicamente]] poiché tutte le forme sono presenti insieme nello Spirito.
Venne nominato per censo [[senatore]] del Regno nel 1910.
==== Posizione nella prima guerra mondiale ====
{{Citazione|Ardenti e vivacissime furono in quei dieci mesi le polemiche tra «interventisti» e «neutralisti», come erano chiamati. [...] non si può dire che [gli interventisti] avessero torto, come non si può dire che l'avessero i loro oppositori, perché dissidî di questa sorta non sono materia, nonché di tribunali, neppure di critica scientifica, e hanno questo carattere entrambe le tesi, appassionatamente difese, sono necessarie per l'effetto politico e, come suona il motto, che, se una delle due opposizioni non ci fosse, converrebbe inventarla. Più di un cosiddetto «neutralista» si sentiva talvolta scosso dalla tesi avversaria e inclinava ad accoglierla, e il medesimo accadeva a più di un «interventista».|{{cita libro|Benedetto|Croce|Storia d'Italia dal 1871 al 1915|1943|[[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]]|Bari}}}}
 
Il filosofo, nella scelta tra le due posizioni, [[neutralità italiana (1914-1915)|neutralismo]] o interventismo alla [[prima guerra mondiale]], si rivolse alla prima; ma il suo era un neutralismo che contemperava le posizioni liberali con la possibilità dell'intervento (rimase comunque poco favorevole alla guerra, e, non obbligato ad arruolarsi, per limiti di età - 49 anni -, non andò mai al fronte a differenza di altri intellettuali come [[D'Annunzio]], volontario a 52 anni).<ref>A. Jannazzo, ''Croce e la corsa verso la guerra'', in Idem, ''Croce e il prepartito degli intellettuali'', Edizioni La Zisa, Palermo 1996, pp. 102-119.</ref> Scriveva a Henry Bigot nel 1914, che era:
L'[[arte]], come aspetto dell'Estetica, è una forma della vita spirituale che consiste nella conoscenza, intuizione del particolare che
{{Citazione|pronto ad accettare quella guerra che saremo costretti a fare, quale che sia, anche contro la Germania, ad accettarla come una dolorosa necessità, risoluto a non provocarla per ragioni antinazionali e settarie|B. Croce, ''Epistolario'', vol. I, Napoli 1967, p. 3.}}
*come forma dello Spirito, come [[creatività]] ''non'' è [[sensazione]], conoscenza sensibile che è un aspetto passivo dello Spirito rispetto ad una materia oscura e ad esso estranea;
*come conoscenza (prima forma dell'attività teoretica) non ha a che fare con la vita pratica. Bisogna quindi respingere tutte le estetiche che abbiano fini [[edonismo|edonistici]], [[sentimento|sentimentali]] e [[morale|moralistici]]; quale espressione di un valore autonomo dello spirito, l'arte non può né deve essere giudicata secondo criteri di [[verità]], [[moralità]] o godimento;
*come [[intuizione]] pura va distinta dal [[concetto]] che è conoscenza dell'universale: compito proprio della [[filosofia]].<ref>Per questo motivo Croce della Divina Commedia di [[Dante]] apprezza la prima cantica dell'Inferno in quanto risultato di una forte e sentita intuizione-espressione, mentre apprezza meno la cantica del Paradiso dove Dante mescolerebbe poesia e filosofia </ref>
 
Nel 1915 insieme ad altri intellettuali del tempo come [[Gabriele D'Annunzio]] e il cugino, il deputato [[Erminio Sipari]], richiamò l'attenzione dell'opinione pubblica verso la tragedia del [[terremoto di Avezzano]] che provocò oltre 30.000 morti e gravissimi danni nella [[Marsica]] e nelle province dell'Italia centrale.<ref>{{cita web|url=https://emergenze.protezionecivile.gov.it/it/sismiche/terremoto-di-avezzano-1915|titolo=Terremoto Avezzano 1915|editore=[[Dipartimento della protezione civile]]|accesso=28 novembre 2021|dataarchivio=28 novembre 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211128090659/https://emergenze.protezionecivile.gov.it/it/sismiche/terremoto-di-avezzano-1915/|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.terremarsicane.it/13-gennaio-1915-ore-7-52/|titolo=13 gennaio 1915, ore 7.52|autore=Roberta De Santi|editore=Terre Marsicane|data=10 gennaio 2018|accesso=28 novembre 2021}}</ref>
L'arte può essere definita quindi come intuizione-espressione, due termini inscindibili per cui non è possibile intuire senza esprimere ne è possibile espressione senza intuizione. Ciò che l'artista intuisce è la stessa [[immagine]] (pittorica, letteraria, musicale ecc.) che egli per [[ispirazione]] crea da una considerazione del reale, nel senso che l'opera artistica è ''l'unità indifferenziata della [[percezione]] del reale e della semplice immagine del possibile''.
==== Ministro ====
Dal 1920 al 1921 divenne [[Ministri della pubblica istruzione del Regno d'Italia|Ministro della pubblica istruzione]]<ref>{{cita web|url=http://storia.camera.it/governi/v-governo-giolitti/Ministero%20dell'istruzione%20pubblica|titolo=Ministri della pubblica istruzione}}</ref> nel [[Governo Giolitti V|quinto]] e ultimo governo [[Giolitti]].<ref>{{cita web|url=http://storia.camera.it/governi/v-governo-giolitti|titolo=Ultimo Governo Giolitti}}</ref> Con regio decreto del 21 maggio 1920 gli fu concesso il titolo di "Nobile". Elaborò una riforma della pubblica istruzione che fu poi ripresa in parte da [[Giovanni Gentile]].
 
=== Il rapporto con il fascismo ===
La distinzione tra arte e non arte risiede nel grado di intensità dell'intuizione-espressione.Tutti noi intuiamo ed esprimiamo: ma l'artista è tale perché ha un'intuizione più forte, ricca e profonda a cui sa far corrispondere un'espressione adeguata. Coloro che sostengono di essere artisti potenziali poiché hanno delle intense intuizioni ma che non sono capaci di tradurre in espressioni, non si rendono conto che in realtà non hanno alcuna intuizione poiché se la possedessero veramente essa si tradurrebbe in espressione.
==== L'iniziale fiducia al governo fascista ====
[[File:Benedetto Croce biblioteca.jpg|min|Benedetto Croce nella sua biblioteca]]
 
Inizialmente Croce fu vicino al fascismo.<ref>Giorgio Levi della Vida, ''Fantômes retrouvés'', Diogène 2003/4 (nº 204), p. 91.</ref> Ascoltò e applaudì il discorso di Mussolini al [[teatro San Carlo]] di Napoli del 24 ottobre 1922, durante l'adunata preparatoria per la [[marcia su Roma]].<ref>{{cita news|Antonio Gnoli|http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/06/09/benedetto-croce-il-suo-fantasma.html|Benedetto Croce e il suo fantasma|la Repubblica|9 giugno 1990}}</ref>
L'arte non è aggiunta di una [[forma]] ad un contenuto ma ''espressione'', che non vuol dire [[comunicazione|comunicare]], estrinsecare, ma è un fatto ''spirituale'', interiore come l'atto inscindibile da questa che è l<nowiki>'</nowiki>''intuizione''.
 
In occasione delle votazioni al Senato del 24 giugno 1924, successive all'uccisione del deputato socialista [[Giacomo Matteotti]] (10 giugno 1924), Croce fu tra i 225 senatori che votarono la fiducia al [[governo Mussolini]], insieme a [[Giovanni Gentile]] e [[Vincenzo Morello]].<ref>{{Cita web|url=https://storia.camera.it/cronologia/leg-regno-XXVII/elenco|titolo=XXVII Legislatura / Cronologia / Camera dei deputati - Portale storico|sito=storia.camera.it|accesso=2021-03-31}}</ref> In seguito Croce spiegò in un'intervista che il suo non era stato un voto fascista, aveva votato a favore del regime perché pensava che Mussolini, se sostenuto, poteva esser sottratto all'estremismo fascista a cui Croce faceva risalire la responsabilità del delitto Matteotti. In questa evidente confusione spirituale e morale il filosofo cercava nel fondatore dei fasci di combattimento un alleato che ostacolasse la deriva dittatoriale del fascismo al potere. Come mostra il passo seguente egli credeva ancora di poter ricattare Mussolini attraverso il voto del parlamento. Un parlamento che aveva contribuito a svuotare d'autorità grazie ai listoni tra fascisti e liberali che ne riempivano le aule.<ref>''Storia d'Italia. Come nacque il neoidealismo dallo spirito del liberalismo.'' Già cit.</ref>
Nell'estetica dobbiamo far rientrare anche quella forma dell'espressione che è il [[linguaggio]] che nella sua natura spirituale fa tutt'uno con la [[poesia]]. L'estetica quindi come una "''linguistica in generale''".
 
{{citazione|Abbiamo deciso di dare il voto di fiducia. Ma, intendiamoci, fiducia condizionata. Nell'ordine del giorno che abbiamo redatto è detto esplicitamente che il Senato si aspetta che il Governo restauri la legalità e la giustizia, come del resto Mussolini ha promesso nel suo discorso. A questo modo noi lo teniamo prigioniero, pronti a negargli la fiducia se non tiene fede alla parola data. Vedete: il fascismo è stato un bene; adesso è divenuto un male, e bisogna che se ne vada. Ma deve andarsene senza scosse, nel momento opportuno, e questo momento potremo sceglierlo noi, giacché la permanenza di Mussolini al potere è condizionata al nostro beneplacito.<ref>Giugno 1924; citato in G. Levi Della Vida, Fantasmi ritrovati, Venezia, 1966</ref>}}
== [[Logica]] ==
Della logica, Croce tratta essenzialmente in ''Logica come scienza del [[concetto]] puro'' del [[1905]]; essa corrisponde al momento in cui l'attività teoretica non è più affidata alla sola intuizione (all'ambito estetico), ma partecipa dell'elemento razionale, che attinge dalla sfera dell'universale. Il punto di arrivo di questa attività è l'elaborazione del concetto puro, universale e concreto.
 
Croce scrisse su ''[[Il Giornale d'Italia (1901-1976)|Il Giornale d'Italia]]'' del 9 luglio 1924 che il regime mussoliniano «non poteva e non doveva essere altro che un ponte di passaggio per la restaurazione di un più severo regime liberale».
Il concetto puro esprime la verità universale di una determinazione, mentre i concetti scientifici non sono veri e propri concetti puri ma degli pseudoconcetti, falsi concetti, degli strumenti pratici di costituzione fittizia.
La logica crociana è anche storica, nella misura in cui essa deve analizzare la [[genesi]] e lo sviluppo (storico) degli oggetti di cui si occupa.
 
==== La rottura e il ''Manifesto degli intellettuali antifascisti'' ====
Il termine logica in Benedetto Croce assume quindi un significato più vicino al termine ''dialettica'' ovvero ''ricerca storiografica''. In genere, la ''Logica'' di Croce è lontana da crieri scientifico-razionali, e si ispira ai metodi dell' ''immaginazione artistica'' e dell' ''eleganza estetico-letteraria'', nei quali il filosofo raggiunge risultati eccellenti.
Il filosofo abruzzese si allontanò definitivamente dal regime allorché, su sollecitazione di [[Giovanni Amendola]], scrisse il ''[[Manifesto degli intellettuali antifascisti]]'' in replica al ''[[Manifesto degli intellettuali fascisti]]'' di Giovanni Gentile.<ref>Salvatore Guglielmino, Hermann Grosser, ''Il sistema letterario / Guida alla storia letteraria e all'analisi testuale / Novecento'', cit. p. 347, Casa Editrice G. Principato S.p.A., 1989.</ref> Lo scritto, pubblicato sul quotidiano ''[[Il Mondo (quotidiano)|Il Mondo]]'' del 1º maggio 1925, tra l'altro sosteneva:
 
{{citazione|Contaminare politica e letteratura, politica e scienza è un errore, che, quando poi si faccia, come in questo caso, per patrocinare deplorevoli violenze e prepotenze e la soppressione della libertà di stampa, non può dirsi nemmeno un errore generoso. E non è nemmeno, quello degli intellettuali fascisti, un atto che risplende di molto delicato sentire verso la patria, i cui travagli non è lecito sottoporre al giudizio degli stranieri, incuranti (come, del resto, è naturale) di guardarli fuori dei diversi e particolari interessi politici delle proprie nazioni. [...]
== Filosofia della pratica ==
Economia ed etica vengono trattate in ''Filosofia della pratica'', ''Economica ed etica'' del [[1909]]. Croce dà molto rilievo alla volizione individuale che è poi l'[[economia]], avendo egli un forte senso della realtà e delle pulsioni che regolano la vita umana.
L'[[utile]], che è razionale, non sempre è identico a quello degli altri: nascono allora degli utili sociali che organizzano la vita degli individui.
 
In che mai consisterebbe il nuovo evangelo, la nuova religione, la nuova fede, non si riesce a intendere dalle parole del [[Manifesto degli intellettuali fascisti|verboso manifesto]]; e, d'altra parte, il fatto pratico, nella sua muta eloquenza, mostra allo spregiudicato osservatore un incoerente e bizzarro miscuglio di appelli all'autorità e di demagogismo, di proclamata riverenza alle leggi e di violazione delle leggi, di concetti ultramoderni e di vecchiumi muffiti, di atteggiamenti assolutistici e di tendenze bolsceviche, di miscredenza e di corteggiamenti alla Chiesa cattolica, di aborrimenti della cultura e di conati sterili verso una cultura priva delle sue premesse, di sdilinquimenti mistici e di cinismo. [...] Per questa caotica e inafferrabile "religione" noi non ci sentiamo, dunque, di abbandonare la nostra vecchia fede: la fede che da due secoli e mezzo è stata l'anima dell'Italia che risorgeva, dell'Italia moderna; quella fede che si compose di amore alla verità, di aspirazione alla giustizia, di generoso senso umano e civile, di zelo per l'educazione intellettuale e morale, di sollecitudine per la libertà, forza e garanzia di ogni avanzamento.}}
Il [[diritto]], nascendo in questo modo, è in un certo qual senso amorale, poiché i suoi obiettivi non coincidono con quelli della morale vera e propria. Egualmente autonoma è la sfera [[politica]], che è intesa come luogo di incontro / scontro tra interessi differenti, ovvero essenzialmente conflitto, quello stesso conflitto che caratterizza il vivere in generale.
 
Secondo [[Norberto Bobbio]], il ''Manifesto degli intellettuali antifascisti'' sancì l'assunzione da parte di Croce del ruolo di «coscienza morale dell'antifascismo italiano» e di «filosofo della libertà».<ref>Salvatore Guglielmino/Hermann Grosser, op. cit. p. 350.</ref> Lo scritto segnò inoltre la rottura dell'amicizia con Gentile, a causa delle ormai inconciliabili divergenze filosofiche e politiche. In seguito Croce fu l'unica voce fuori dal coro tollerata dal regime.<ref>Sambugar, Salà, ''Letteratura italiana'', Croce e il manifesto antifascista.</ref>
Croce critica anche l'idea di [[Stato]] elaborata da [[Hegel]]: lo stato non ha nessun valore filosofico e morale, è semplicemente l'aggregazione di [[individuo|individui]] in cui si organizzano relazioni [[Diritto|giuridiche]] e [[Politica|politiche]].
 
Il ruolo di Croce come coscienza dell'antifascismo è testimoniato, tra gli altri, da [[Primo Levi]], che nel 1975 ricordò che negli anni del fascismo e della guerra, segnati per gli antifascisti da smarrimento morale, isolamento e incertezze, solo «La Bibbia, Croce, la geometria, la fisica, ci apparivano fonti di certezza».<ref>Primo Levi, ''Potassio'', in ''[[Il sistema periodico]]'', poi in ''Opere'', Torino, Einaudi, 1987, vol. I, p. 475.</ref>
[[etica|L'etica]] è poi concepita come l'espressione della volizione universale, propria dello spirito; non vi è un'etica naturale o un'etica formale, e dunque non vi sono contenuti eterni propri dell'etica, ma semplicemente essa è l'attuazione dello spirito, che manifesta in modo razionale atti e comportamenti particolari. Questo avviene sempre in quell'orizzonte di continuo miglioramento umano.
[[Stefan Zweig]] che lo visitò a Napoli ammirò l'energia e freschezza spirituale in un uomo che pur apparendo già vecchio commentò: «Nulla è di danno all'intelletto quanto la mancanza di opposizione... Ora sono costretto a ringiovanire me stesso».<ref>Citato in Stefan Zweig, ''Il mondo di ieri'', traduzione di Lavinia Mazzuchetti, Mondadori, p. 292.</ref>
 
==== Il fascismo come "malattia morale" ====
== La storia e lo spirito: lo storicismo assoluto ==
[[File:Benedetto Croce.jpg|min|Benedetto Croce]]
La teoria di Croce, lo abbiamo visto, è fortemente storicista, come si evince anche da ''Teoria'' e ''Storia della storiografia'' ([[1917]]). Per ciò, se volessimo riassumere con una formula la filosofia di Croce, questa sarebbe '''storicismo assoluto''', ossia la convinzione che tutto è storia, affermando che tutta la realtà è '''spirito''' e che questo si dispiega nella sua interezza all'interno della storia. La storia non è dunque una sequela capricciosa di eventi, ma l'attuazione della Ragione.
 
{{citazione|Il mio liberalismo è cosa che porto nel sangue, come figlio morale degli uomini che fecero il [[Risorgimento]] italiano, figlio di [[Francesco De Sanctis]] e degli altri che ho salutato sempre miei maestri di vita. La storia mi metterà tra i vincitori o mi getterà tra i vinti. Ciò non mi riguarda. Io sento che ho quel posto da difendere, che pel bene dell'Italia quel posto dev'essere difeso da qualcuno, e che tra i qualcuni sono chiamato anch'io a quell'ufficio. Ecco tutto.|Lettera a [[Vittorio Enzo Alfieri]] del 10 ottobre 1925}}
La conoscenza storica ci illumina a proposito delle genesi dei fatti, è una comprensione dei fatti che li giustifica con il suo dispiegarsi. Si delinea in quest'ottica il compito dello storico: egli, partendo dalle fonti storiche (documenti), deve superare ogni forma di emotività nei confronti dell'oggetto studiato e presentarlo come in forma di conoscenza. In questo modo la storia perde la sua passionalità e diviene visione logica della realtà. Quanto appena affermato si può evincere dalla celebre frase "''la storia non è giustiziera, ma giustificatrice''". Con questo afferma che lo storico non giudica e non fa riferimento al bene o al male. Quest'ultimo delinea inoltre come la storia abbia anche un preciso orizzonte gnoseologico, poiché in primo luogo è [[conoscenza]], e conoscenza contemporanea, ovvero la storia non è passata, ma viva in quanto il suo studio è motivato da interessi del presente.
Rifiutò di entrare nell'[[Accademia d'Italia]], fondata nel 1929, e dopo un breve appoggio al movimento [[antifascismo|antifascista]] [[Alleanza Nazionale per la Libertà]] (1930), fondato dal poeta [[Lauro De Bosis]], si allontanò dalla vita politica,<ref>«La più efficace difesa della civiltà e della cultura [...] si è avuta in Italia, per opera di Benedetto Croce. Se da noi solo una frazione della classe colta ha capitolato di fronte al nemico [...] a differenza di quel che è avvenuto in Germania, moltissimo è dovuto al Croce.» ([[Guido De Ruggiero]])
 
Osserva [[Nicola Abbagnano]] nella sua ''Storia della filosofia'': «Il regime fascista, certo per costituirsi un alibi di fronte agli ambienti internazionali della cultura, consentì tacitamente a Croce una certa libertà di critica politica; e Croce si avvalse di questa possibilità [...] per una difesa degli ideali di libertà... Negli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale la figura di Croce ha assunto perciò, agli occhi degli italiani, il valore di un simbolo della loro aspirazione alla libertà, e a un mondo in cui lo spirito prevalga sulla violenza. E tale si mantiene a distanza di anni».</ref> continuando peraltro a esprimere liberamente le sue idee politiche, senza che il regime fascista lo censurasse, almeno esplicitamente.<ref>Il terzo volume del carteggio tra Benedetto Croce e [[Giovanni Laterza]] (l'editore delle opere crociane) offre una grande quantità di esempi delle difficoltà di mantenersi in equilibrio “tra l'opposizione concreta e organizzata al fascismo, e l'adesione o la cinica indifferenza”. Esempi “quasi tutti orientati però verso una precisa direzione: quella dell'autocensura, a volte praticata, altre volte orgogliosamente respinta... Tra i molti casi che potrebbero essere citati a illustrazione di questo atteggiamento, è notevole quello sorto attorno alla dedica apposta da [[Paolo Treves]], nel libro sulla filosofia di [[Tommaso Campanella]], al padre [[Claudio Treves|Claudio]], scrittore e parlamentare socialista, famigerato tra i fascisti soprattutto per il celebre [[duello]] ingaggiato nel 1915 con Mussolini.
 
La dedica recitava: “A mio padre, che mi additò con l'esempio la dignità della vita”. Il 16 aprile 1930 Laterza scrive a Croce accostando, con diplomatica sottigliezza, la lettura di un volgare trafiletto anticrociano e antilaterziano sul “Lavoro fascista” alla questione della dedica, che egli propone al Treves di limitare “alle prime tre parole essenziali, non essendo opportuno motivarla allo stato attuale delle cose”. Alla lettera Croce risponde il giorno dopo, tranquillizzando Laterza sulla “purezza” del lavoro storico del Treves e sull'assenza in esso di riferimenti al presente, e aggiungendo, con maliziosa e retorica ingenuità: “ma veramente non capisco perché vi abbia fatto senso quella dedica affettuosa di un figlio al padre. O che la dignità della vita (il corsivo è ovviamente di Croce) è un fatto politico del giorno?”. Comunque sia, la dedica uscì poi nella versione “purgata”. Maurizio Tarantino, recensione a Benedetto Croce-Giovanni Laterza, ''Carteggio 1921-1930'', a c. di Antonella Pompilio, Napoli, Roma-Bari, Istituto italiano per gli studi storici, Laterza, 2006, “[[L'indice]]”, aprile 2007</ref>
 
L'unico atto di ostilità violenta ed esplicita compiuto dal fascismo verso Croce fu la devastazione della sua casa napoletana avvenuta nel novembre del 1926.<ref>L'episodio è narrato con dovizia di particolari in una lettera di [[Fausto Nicolini]] a Giovanni Gentile riportata da [[Gennaro Sasso]] in ''Per invigilare me stesso'', Bologna, Il mulino, 1989, pp. 139-40</ref> Negli anni successivi, quelli della sua affermazione e del cosiddetto “consenso”, il fascismo ritenne Croce un avversario poco temibile, sostenitore com'era della tesi di un fascismo inteso come "malattia morale" inevitabilmente superata dal progresso della [[storia]]. Inoltre la fama di Croce presso l'[[opinione pubblica]] europea lo proteggeva da interventi oppressivi da parte del regime. Ebbe altresì blandi rapporti culturali con intellettuali in qualche modo vicini al regime, anche se marginali, come un carteggio epistolare con il [[tradizionalismo (filosofia)|tradizionalista]] [[Julius Evola]], a cui espresse l'apprezzamento formale per due opere, da pubblicare presso Laterza con il benestare dello stesso Croce, ''Saggi sull'idealismo magico'', ''Teoria dell'individuo assoluto'' e, successivamente, ''La tradizione ermetica''.<ref>Alessandro Barbera (a cura di), ''La biblioteca esoterica. Carteggi editoriali Evola-Croce-Laterza 1925-1959'', Roma, Fondazione Julius Evola, 1997, p. 40.</ref><ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/gennaio/11/Julius_Evola_manda_don_Benedetto_co_0_9601114492.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141221182236/http://archiviostorico.corriere.it/1996/gennaio/11/Julius_Evola_manda_don_Benedetto_co_0_9601114492.shtml|autore=Cesare Medail|titolo=Julius Evola: mi manda Don Benedetto|pubblicazione=Corriere della Sera|giorno=11|mese=1|anno=1996|urlmorto=sì|dataarchivio=21 dicembre 2014}}</ref><ref>Cfr. la prefazione del testo ''Lettere di Julius Evola a Benedetto Croce (1925-1933)'', pubblicato dalla Fondazione Evola nel 1995.</ref>
 
Nel 1931 il governo fascista richiese ai docenti delle università italiane un atto di formale adesione al regime in base all'articolo 18 del [[Regio decreto legge|regio decreto]] n. 1227 del 28 agosto 1931<ref>Regio Decreto Legge del 28/8/1931, n.1227, ''Disposizioni sull'istruzione superiore'' (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia dell'8/10/1931, n.233)</ref> (il cosiddetto [[giuramento di fedeltà al fascismo]]). A seguito di tale provvedimento, i docenti avrebbero dovuto giurare di essere fedeli non solo "alla patria", secondo quanto già imposto dal regolamento generale universitario del 1924, ma anche al regime fascista.<ref>Flavio Fiorani, Francesca Tacchi, ''Storia illustrata del fascismo'', Giunti Editore, 2000, p. 91</ref>
 
In quell'occasione, Croce incoraggiò professori come [[Guido Calogero]] e [[Luigi Einaudi]] a rimanere all'università, «per continuare il filo dell'insegnamento secondo l'idea di libertà».<ref>''La Repubblica'', 16 aprile 2000</ref>
 
Se la sua figura fu importante per l'area politica del liberalismo, la sua scuola ebbe durante tutto il ventennio fascista una platea assai più ampia di allievi:<ref>[[Giuseppe Giarrizzo]] rivendicò con una punta di orgoglio l'essere annoverato tra i “nipotini” di Croce (se, nel corso di uno sgradevole scontro, sono stato per [[Ernesto De Martino]] un «basco verde di [[Palazzo Filomarino]]»): Giarrizzo, Giuseppe, ''Di Benedetto Croce e del filosofare sine titulo'', Archivio di storia della cultura, XXVI, 2013, Napoli: Liguori, 2013.</ref> del resto, già prima dalle sue idee avevano tratto alcuni elementi di critica, che andavano in senso contrario a quello indicato fino ad ora, autori come [[Antonio Gramsci]]<ref>si veda: Antonio Gramsci, ''Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce''</ref> e il gruppo [[Partito Comunista d'Italia|comunista]] de ''[[L'Ordine Nuovo]]''. In questi scritti 'dal carcere' Gramsci analizza il sistema dottrinale e filosofico, che consentì l'ascesa del fascismo e la conseguente dittatura. La filosofia del Croce, che assieme a quella di Gentile, costituì il vertice del pensiero filosofico italiano fino al 1922, aveva, con la sua irresolutezza e ambiguità intellettuale definita 'dialettica dei contrari' nell'opera citata del Gramsci, dato man forte e sostentamento spirituale alle squadre fasciste che repressero i moti del 1920-21, non riuscendo a fare altro che giudicare lo stesso fenomeno come vuoto e transitorio all'indomani della presa del potere statale. Dimostrando con ciò la propria inettitudine<!-- parziale, sconclusionato -->e mancando di quell'azione pratica, che spinse poi il Gentile a distaccarsi definitivamente dalle posizioni moderate del Croce e diventare egli stesso uno dei più fanatici sostenitori del nuovo assetto istituzionale, coerentemente alla sua filosofia dell'[[Attualismo (filosofia)|attualismo]].<ref>D. Romano, ''Storia d'Italia. Ovvero come nacque il neoidealismo dallo spirito del liberalismo. G''ià cit., pp. 69-70.</ref>
 
====Polemica sulla ''Giornata della fede''====
La mancata adesione di Croce al fascismo parve messa in discussione dal gesto compiuto nel 1935 durante la [[Guerra d'Etiopia]], quando il filosofo, in occasione della "[[Oro alla Patria|Giornata della fede]]" (in cui gli italiani furono chiamati a offrire il proprio oro alla patria) donò la propria medaglietta da senatore accompagnandola con questa secca lettera al presidente del Senato: {{Citazione|Eccellenza, quantunque io non approvi la politica del Governo, ho accolto in omaggio al nome della Patria, l'invito dell'E.V., e ho rimesso alla questura del Senato la mia medaglia, che ha la data del 1910<ref>B. Croce, ''Epistolario'', I, Napoli, Istituto italiano per gli studi storici, 1967, p. 187</ref>}} Il gesto «suscitò negli ambienti dell'antifascismo italiano, in patria e all'estero, sorpresa, dolore e polemiche» che colpirono dolorosamente Croce. Al termine di un drammatico colloquio con [[Bianca Ceva]], inviata a sostenere il punto di vista degli antifascisti, dopo un iniziale tentativo di giustificazione, Croce affermò: «dica che io sono sempre lo stesso, che sono sempre con loro...».<ref>La vicenda è descritta e analizzata da Gennaro Sasso, ''La guerra d'Etiopia e la “patria”'', in ''Per invigilare me stesso'', Bologna, Il mulino, 1989, pp. 283-9</ref>
 
====Contro le leggi razziali====
Nel 1938 il regime varò [[leggi razziali fasciste|la legislazione]] [[antisemitismo|antisemita]] (Croce non era presente nell'aula del Senato, quale forma di protesta; egli fu uno dei pochi a esprimersi contro di esse a livello pubblico). Il governo inviò a tutti i professori universitari e i membri delle accademie un questionario da compilare ai fini della classificazione "razziale". Tutti gli interpellati risposero. L'unico intellettuale non ebreo che rifiutò di compilare il questionario fu Croce.
{{Citazione|L'unico effetto della richiesta dichiarazione sarebbe di farmi arrossire, costringendo me, che ho per cognome CROCE, all'atto odioso e ridicolo insieme di protestare che non sono ebreo, proprio quando questa gente è perseguitata.<ref>Pierluigi Battista, ''Corriere della Sera'', 17 dicembre 2008</ref>}}
Il filosofo, invece di restituire compilata la scheda, inviò una lettera al presidente dell'[[Istituto veneto di scienze, lettere ed arti]], in cui scrisse sarcasticamente:
{{Citazione|Gentilissimo collega, ricevo oggi qui il questionario che avrei dovuto rimandare prima del 20. In ogni caso, io non l'avrei riempito, preferendo di farmi escludere come supposto ebreo. Ha senso domandare a un uomo che ha circa sessant'anni di attività letteraria e ha partecipato alla vita politica del suo paese, dove e quando esso sia nato e altre simili cose?|Benedetto Croce a Luigi Messedaglia, Presidente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti di Venezia, 21 settembre 1938, in A. CAPRISTO, ''L’espulsione degli ebrei dalle accademie italiane'', Torino, Zamorani, 2003, p. 38.}}
Croce fu quindi espulso da quasi tutte le accademie di cui era membro, comprese l'[[Accademia Nazionale dei Lincei]] e la [[Società Napoletana di Storia Patria]].
 
All'[[Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti]], unica accademia che lo mantenne socio, alla fine della guerra Croce riconoscerà il merito di non averlo espulso durante il regime fascista.<ref>B. Croce, ''Taccuini di lavoro'', V, 1944-1945, Napoli 1987, pp 28.</ref>
 
Dopo aver denunciato la persecuzione degli ebrei, Croce però critica anche gli atteggiamenti degli ebrei stessi, sia quelli che avevano aderito al fascismo, sia quelli che vivevano "separati", ritenendo la specificità ebraica come pericolosa per gli ebrei stessi: {{citazione|Quando s'iniziò l'infame persecuzione contro gli ebrei, io ebbi, con un brivido di orrore, la piena rivelazione della sostanziale delinquenza che era nel fascismo, come chi fosse costretto ad assistere allo sgozzamento a freddo di un innocente e mi misi di lancio dalla loro parte con tutto l'esser mio per fare quello [...] che per loro si poteva a lenire o diminuire il loro strazio [...] Molti danni e molte iniquità compiute dal fascismo non si possono ora riparare per essi come per altri italiani che le soffersero, né essi vorranno chiedere privilegi o preferenze, e anzi il loro studio dovrebbe essere di fondersi sempre meglio con gli altri italiani; procurando di cancellare quella distinzione e divisione nella quale hanno persistito nei secoli e che, come ha dato occasione e pretesto in passato alle persecuzioni, è da temere ne dia ancora in avvenire... [l'idea di] popolo eletto, che è tanto poco saggia che la fece sua [[Hitler]], il quale, purtroppo, aveva a suo uso i mezzi che lo resero ardito a tentarne la folle attuazione... [essi] disconoscono le premesse storiche (Grecia, Roma, Cristianità) della civiltà di cui dovrebbero venire a fare parte.|Lettera a [[Cesare Merzagora]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2006/maggio/07/tentazione_antisemita_tre_antifascisti_liberali_co_9_060507227.shtml ''La tentazione antisemita di tre antifascisti liberali'']</ref><ref>[https://www.jstor.org/stable/41284359?seq=1#page_scan_tab_contents Dante Lattes, Ferruccio Pardo, ''Benedetto Croce e l'inutile martirio d'Israele. L'ebraismo secondo B. Croce e secondo la filosofia crociana'']</ref>}} Espresse quindi una posizione di perplessità per il [[sionismo]].<ref>Michele Sarfatti, ''Il ritorno alla vita: vicende e diritti degli ebrei in Italia dopo la seconda guerra mondiale'', pag. 111</ref>
[[File:Benedetto Croce Alessandro Casati.jpg|min|sinistra|Benedetto Croce e [[Alessandro Casati]] in occasione della cerimonia di insediamento di [[Luigi Einaudi]] alla Presidenza della Repubblica Italiana]]
 
=== Il rientro nella vita politica ===
Dopo la caduta del regime Croce rientrò in politica, accettando la nomina a presidente del [[Partito Liberale Italiano]]. Durante la [[Resistenza italiana|Resistenza]] cercò di [[mediazione|mediare]] tra i vari partiti antifascisti e nel 1944 fu Ministro senza portafoglio nel [[Governo Badoglio II|secondo governo Badoglio]], benché non stimasse né il Maresciallo né il re [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], a causa della loro compromissione col fascismo.<ref>Peter Tompkins, ''L'altra Resistenza. Servizi segreti, partigiani e guerra di liberazione nel racconto di un protagonista'', Il Saggiatore, 2009, pag. 61: «Croce rimase fermo sulle sue posizioni: l'unica condizione alla quale i partiti antifascisti dell'opposizione avrebbero accettato di entrare nel governo di Badoglio era l'abdicazione di Vittorio Emanuele III. Era stato il re, disse Croce, ad aprire le porte al fascismo, favorendolo, appoggiandolo e servendolo per vent'anni».</ref> Subito dopo la liberazione di [[Roma]] (giugno 1944) entrò a far parte del [[Governo Bonomi II|secondo governo Bonomi]], sempre come ministro senza portafoglio, ma diede le dimissioni qualche mese dopo, il 27 luglio. Egli avrebbe preferito l'[[abdicazione]] diretta del sovrano in favore del piccolo [[Vittorio Emanuele di Savoia (1937)|Vittorio Emanuele]] (con rinuncia di [[Umberto II di Savoia|Umberto]] al trono), la reggenza a Badoglio e l'incarico di capo del governo a [[Carlo Sforza]], ma i rappresentanti del Regno Unito si opposero.<ref>Tompkins, ''op. cit.''</ref> Al [[Nascita della Repubblica Italiana|referendum sulla forma dello Stato]] (2 giugno 1946) votò per la monarchia,<ref>Piero Operti, ''Lettera aperta a Benedetto Croce'', Torino, Lattes, 1946</ref> inducendo tuttavia il Partito Liberale (di cui rimane presidente fino al 30 novembre 1947) a non schierarsi, per far sì che prevalesse sulla questione piena ed effettiva libertà di scelta, e dichiarando in seguito: «il buon senso fece considerare a quei milioni di votanti favorevoli alla monarchia, che, se anche essi avessero riportato la maggioranza legale, una monarchia con debole maggioranza non avrebbe avuto il prestigio e l'autorità necessaria, e perciò meglio valeva accettare la forma nuova della Repubblica e procurar di farla vivere nel miglior modo, apportandovi lealmente il contributo delle proprie forze».<ref>''Giuseppe Mazzini'' (1948), poi in ''Scritti e discorsi politici'', II, Bari, Laterza, 1963, p. 451; sulle caratteristiche "affettive" del pronunciamento di Croce al referendum, vedi [[Fulvio Tessitore]], ''Il percorso psicologico dalla monarchia alla repubblica attraverso i ''Taccuini di lavoro'' di Benedetto Croce'', in ''Benedetto Croce e la nascita della Repubblica''. Atti del convegno tenutosi presso il Senato della Repubblica il 20 novembre 2002, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003, pp. 57-66</ref>
[[File:Enrico De Nicola e Benedetto Croce.jpg|min|verticale=1.4|Benedetto Croce con [[Enrico Altavilla]] e il Capo provvisorio dello Stato, [[Enrico De Nicola]]]]
Concetti che Croce aveva, nella loro sostanza, già espresso; ben prima che Umberto II, nel messaggio del 13 giugno 1946, ribadisse tale indicazione.<ref>"non sono veri liberali...coloro che si fregiano, come ora taluni hanno preso a fare, del nome di monarchici, perché il liberalismo non ha altro fine che quello di garantire la libertà" e se "la forma Repubblicana gli offre questa...garanzia quando non gliene offre sicura la monarchia, sarà anche eventualmente repubblicano" (''Taccuini di lavoro'', 18 dicembre 1943); "se il tentativo [la duplice abdicazione di Vittorio Emanuele III e di Umberto II] fallisse, noi sosterremo il partito della Repubblica, adoperandoci a farla sorgere temperata e non sfrenata, sennata e non dissennata" (''Taccuini di lavoro'', 25 ottobre 1945)</ref> Eletto all'[[Assemblea Costituente (Italia)|Assemblea Costituente]], non accettò la proposta di essere candidato a [[Capo provvisorio dello Stato]], così come in seguito rifiutò la proposta, avanzata da [[Luigi Einaudi]], di nomina a [[senatore a vita (ordinamento italiano)|senatore a vita]].<ref>«Benedetto Croce, mai nominato, formalmente rifiutò prima ancora che la sua ventilata nomina potesse concretizzarsi.» (In Davide Galliani, ''Il Capo dello Stato e le leggi'', Volume 1, Giuffrè Editore, 2011, p.366, nota 28</ref> Si oppose strenuamente alla firma del [[Trattati di Parigi (1947)|Trattato di pace]], con un accorato e famoso intervento all'Assemblea costituente, ritenendolo indecoroso per la nuova Repubblica.
 
Nel 1946 fondò a [[Napoli]] l'[[Istituto italiano per gli studi storici]] destinando per la sede un appartamento di sua proprietà, accanto alla propria abitazione e biblioteca nel [[Palazzo Filomarino]] dove oggi ha sede la [[Fondazione Biblioteca Benedetto Croce]]. Tra il 1949 e il 1952 fu Presidente dell'associazione [[PEN International]] e, negli stessi anni, entrò a far parte del [[Consiglio di amministrazione|Consiglio di Amministrazione]] dell'[[Istituto Suor Orsola Benincasa]] di Napoli.<ref>{{Cita web|url = https://www.unisob.na.it/ente/index.htm?vr=1|titolo = Ente Morale|sito = [[UniSOB]].na.it|accesso = 30 ottobre 2018}}</ref>
{{citazione|Divideste lo Spirito in quattro spicchi che altri rimpastò in uno:<br>donde ripicchi, faide nel gregge degli yesmen professionali.<br>Vivete in pace nell'eterno: foste<br>giusto senza saperlo, senza volerlo.|[[Eugenio Montale]], ''A un grande filosofo'' [1972], in Id., ''Diario del '71 e del '72'', vv. 5-8<ref>{{cita libro|autore=Eugenio Montale|wkautore=Eugenio Montale|titolo=Tutte le poesie|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1977|isbn=no|p=549}}</ref>}}
 
Per un [[ictus cerebrale]], sopravvenuto nel 1949, rimase semiparalizzato e si ritirò in casa continuando a studiare: morì seduto in poltrona nella sua biblioteca il 20 novembre 1952, all'età di 86 anni. I funerali solenni si tennero nella sua Napoli e le sue spoglie tumulate nella tomba di famiglia al [[Cimitero di Poggioreale]].<ref>{{Cita web|url=http://senato.archivioluce.it/senato-luce/scheda/video/IL5000038575/2/Il-filosofo-della-libertagrave.html|titolo=Il filosofo della libertà Napoli - il funerale di Benedetto Croce - Cinegiornali - Scheda video - Istituto Luce - Cinecittà - Senato della Repubblica|sito=senato.archivioluce.it|accesso=2021-03-31}}</ref>
 
=== Il rapporto con la cultura cattolica ===
{{citazione|Pure filosofo quale sono [...] io stimo che il più profondo rivolgimento spirituale compiuto dall'umanità sia stato il cristianesimo, e il cristianesimo ho ricevuto e serbo, lievito perpetuo, nella mia anima<ref>B. Croce, Maria Curtopassi, ''Dialogo su Dio: carteggio 1941-1952'', Archinto, 2007, p. 11. Il carteggio fra Croce e Maria Curtopassi è stato pubblicato presso la casa editrice Archinto da Giovanni Russo, autore anche della nota introduttiva (pp. 11-33).</ref>}}
Il rapporto di Croce con la cultura cattolica variò nel corso del tempo. Agli inizi del [[Novecento]] i filosofi idealisti, come Croce e [[Giovanni Gentile|Gentile]], avevano esercitato assieme alla cultura cattolica una comune critica al [[positivismo]] ottocentesco. Alla fine degli [[anni 1920|anni venti]] vi era stato un progressivo allontanamento della cultura laica e idealistica dalla cultura cattolica. Croce, pur non essendo un [[anticlericale]] militante, riteneva importante la [[Separazione tra Stato e Chiesa|separazione liberale tra Chiesa e Stato]], propugnata da [[Cavour]].<ref name="Griffo">{{Cita web|url=http://www.loccidentale.it/node/8259|titolo=Maurizio Griffo, ''Il pensiero di Benedetto Croce tra religione e laicità''. La citazione è tratta da: B. Croce, Taccuini di lavoro, vol. 6, Napoli 1987, p. 285 (3 luglio 1950).|accesso=27 febbraio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140303100706/http://www.loccidentale.it/node/8259|dataarchivio=3 marzo 2014|urlmorto=sì}}</ref>
 
L'11 febbraio 1929 la Chiesa con i [[Patti Lateranensi]] aveva ormai raggiunto un rapporto equilibrato con le istituzioni statali italiane distaccandosi quindi dalle posizioni politiche antifasciste dell'idealismo crociano. Croce fu contrario al [[Concordato]] e dichiarò apertamente in Senato che «accanto o di fronte ad uomini che stimano Parigi valer bene una messa, sono altri per i quali l'ascoltare o no una messa è cosa che vale infinitamente più di Parigi, perché è affare di coscienza.»<ref>Benedetto Croce, ''Perché non possiamo non dirci anticoncordatari. Discorso contro i patti lateranensi'', tratto da: Benedetto Croce, ''Discorsi parlamentari'', Bardi editore, Roma 1983, pp. 167-175</ref>
 
[[Mussolini]] gli rispose dichiarandolo «un imboscato della storia», e accusando il filosofo di [[passatismo]] e di viltà di fronte al progresso storico.<ref>Atti parlamentari della Camera: 1929, vol. 1, pag. 201-209</ref> Quando Croce scrisse la ''Storia d'[[Europa]] nel secolo decimonono'', il [[Vaticano]] criticò aspramente l'autore che difendeva le filosofie esaltanti una religione della libertà senza Dio. Il [[Sant'Uffizio]] pose all'[[Indice dei libri proibiti|Indice]] nel 1932 questo libro ma, non ottenendo negli anni successivi da Croce un qualsiasi ripensamento, nel 1934 inserì nell'elenco dei libri proibiti tutti i suoi scritti.<ref>Guido Verucci, ''Idealisti all'Indice. Croce, Gentile e la condanna del Sant'Uffizio'', Laterza, 2006</ref>
 
La polemica anti-concordataria crociana vide l'adesione del giovane filosofo [[nonviolenza|nonviolento]] e [[socialismo liberale|liberalsocialista]] [[Aldo Capitini]] che nell'autunno del 1936 a Firenze, a casa di [[Luigi Russo]], aveva avuto modo di conoscere Croce, a cui aveva consegnato un pacco di dattiloscritti che il filosofo napoletano aveva apprezzato e fatto pubblicare nel gennaio dell'anno seguente presso l'editore Laterza di Bari con il titolo ''Elementi di un'esperienza religiosa''. In poco tempo gli ''Elementi'' diventarono uno tra i principali riferimenti letterari della gioventù antifascista.<ref>Aldo Capitini, ''La compresenza dei morti e dei viventi'', Il Saggiatore, Milano, 1966, p. 131.</ref>
 
La posizione personale di Croce nei confronti della religione cattolica è ben espressa nel suo saggio ''[[Perché non possiamo non dirci "cristiani"]]'', scritto nel 1942. Il termine "cristiani" inserito nel titolo tra virgolette non voleva indicare l'adesione a un credo confessionale, bensì la consapevolezza di un'inevitabile appartenenza culturale rappresentata nella sua particolare prospettiva dal fenomeno del cristianesimo: non si trattava di una professione di fede cristiana dovuta a un rinnegamento dell'[[agnosticismo]]<ref>''La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da B. Croce'', 1, 1903 p.372</ref> come volle fare intendere la propaganda fascista,<ref>Il [[Ministero dell'educazione nazionale|ministro dell'educazione nazionale]], [[Giuseppe Bottai]] alluse ironicamente all'operetta crociana con un articolo intitolato ''Benedetto Croce rincristianito per dispetto'' (In Ruggiero Romano, ''Paese Italia: venti secoli di identità'', Donzelli Editore, 1997 p.3)</ref> ma di riconoscere il valore storico e di «rivolgimento spirituale»:
{{Citazione|Il cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai compiuta: così grande, così comprensiva e profonda, così feconda di conseguenze, così inaspettata e irresistibile nel suo attuarsi, che non maraviglia che sia apparso o possa ancora apparire un miracolo, una rivelazione dall'alto, un intervento di Dio nelle cose umane, che da lui hanno ricevuto legge e indirizzo affatto nuovo. Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate. Tutte, non escluse quelle che la Grecia fece della poesia, dell'arte, della filosofia, della libertà politica, e Roma del diritto: per la capacità dei princìpi cristiani di contrastare il [[neopaganesimo]] e l'[[ateismo]] propagandati dal [[nazismo]] e dal [[comunismo sovietico]]<ref>B. Croce, ''Perché non possiamo non dirci "cristiani'', in ''La Critica'', 20 novembre 1942; poi in ''Discorsi di varia filosofia'', Laterza, Bari 1945</ref>:}}
{{Citazione|...sono profondamente convinto e persuaso che il pensiero e la civiltà moderna sono cristiani, prosecuzione dell'impulso dato da Gesù e da Paolo. Su di ciò ho scritto una breve nota, di carattere storico, che pubblicherò appena ne avrò lo spazio disponibile. Del resto non sente Ella che in questa terribile guerra mondiale ciò che è in contrasto è una concezione ancora cristiana della vita con un'altra che potrebbe risalire all'età precristiana, e anzi pre-ellenica e pre-orientale, e riattaccare quella anteriore alla civiltà, la barbarica violenza dell'orda?<ref>B. Croce, M. Curtopassi, ''Dialogo su Dio. Carteggio 1941-1952'', op.cit. ''ibidem''.</ref>}}
 
Croce, in sintesi, vede nel cristianesimo il fondamento storico della civiltà occidentale ma non ripudia l'[[immanenza|immanentismo]] radicale del suo pensiero che vede nella religione un momento della realizzazione storica dello spirito che si avvia, superandolo, ad una più alta sintesi.<ref>F. Focher, Rc. a F. Capanna, ''La religione in Benedetto Croce. Il momento della fede nella vita dello spirito e la filosofia come religione'', Bari 1965, in ''Rivista di studi crociati'', a. II, f. II. aprile-giugno 1965, pp.212-215</ref>
 
All'Assemblea Costituente lotterà contro l'inserimento, voluto dalla [[Democrazia Cristiana|DC]], e dal comunista Togliatti,<ref>[[Sandro Magister]], ''Colloquio con Vittorio Foa'' (Da ''l'Espresso'', Documenti del 20 marzo 1997)</ref> dei Patti Lateranensi nel secondo comma dell'articolo 7 della [[Costituzione della Repubblica Italiana]], giudicandolo come "sfacciata prepotenza pretesca".<ref name=Griffo/> In vista delle elezioni politiche del 1948, tuttavia, si accordò con il segretario della [[Democrazia Cristiana]], [[Alcide De Gasperi]], per dare vita a un manifesto comune, ''Europa, cultura e libertà'', contro i totalitarismi passati e presenti. A seguito della vittoria della DC, replicò severamente ai laici benpensanti schierati col [[Fronte Popolare]] che sbeffeggiavano il ceto umile e contadino di cui era composto in prevalenza l'elettorato cattolico:
{{citazione|Beneditele quelle [[beghine]] di cui ridete, perché senza il loro voto e il loro impegno oggi non saremmo liberi.<ref>In [[Vittorio Messori]], ''Pensare la storia: una lettura cattolica dell'avventura umana'', Paoline, 1992, p. 500.</ref>}}
 
Nel 1950, lasciando disposizioni per la sua morte (che avverrà tre anni dopo) scriverà invece che la sensibilità religiosa della moglie cattolica le consentirà di evitare che un sacerdote tenti di "redimerlo" all'ultimo minuto, perché è "cosa orrenda profittare delle infermità per strappare a un uomo una parola che sano egli non avrebbe mai detta".<ref name=Griffo/>
 
===Vita privata===
Dal 1893 al 1913 Croce fu legato sentimentalmente e convisse con [[Angelina Zampanelli]], fino alla morte di lei.<ref>[[Nello Ajello]], [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/03/22/solo-per-amore.html ''Solo per amore'', "La Repubblica, 22 marzo 1994]; [[Gennaro Sasso]], ''Per invigliare me stesso'', Bologna, Il mulino, 1989, pp. 36-9</ref><ref>Nel registro mortuario di [[Raiano]], vicino a [[L'Aquila]], viene indicata erroneamente come "moglie del senatore Benedetto Croce"</ref><ref name=amore>[http://www.nuovomonitorenapoletano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=685:benedetto-croce-e-lamore&catid=38:storia&Itemid=28 ''Benedetto Croce e l'amore'']</ref> Nel 1911 la coppia prese alloggio a [[Palazzo Filomarino]], a [[Napoli]]. Il 25 settembre 1913 Angelina, sofferente di cuore, morì poco più che quarantenne a [[Raiano]], dove soggiornava spesso insieme a Croce, presso il Palazzo Rossi-Sagaria, ospite della cugina del filosofo, Maria Teresa Petroni, moglie del possidente Valentino Rossi.<ref>Ottaviano Giannangeli, ''Benedetto Croce a Raiano'', in "L'Osservatore politico letterario", Milano-Roma, n. 10, ottobre 1964; poi in ''Operatori letterari abruzzesi'', Lanciano, Itinerari, 1969</ref>
 
Nel 1914 Croce sposò a [[Torino]], con rito religioso e poi civile, [[Adele Rossi]], da cui ebbe cinque figli: Giulio (l'unico maschio, morto piccolo nel 1917) e le quattro figlie [[Elena Croce|Elena]], [[Alda Croce|Alda]], [[Lidia Herling Croce|Lidia]] (moglie dello scrittore e dissidente [[anticomunista]] [[Polonia|polacco]] [[Gustaw Herling-Grudziński]]) e [[Silvia Croce|Silvia]].<ref name=amore/><ref>[http://www.liberalsocialisti.org/articol.php?id_articol=1608 ''Morta Alda Croce, figlia di Benedetto Croce'']</ref><ref>{{Cita web|url=https://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/07/29/news/e_morta_silvia_l_ultima_figlia_di_benedetto_croce-19790053/|titolo=È morta Silvia Crocel'ultima figlia del filosofo|sito=la Repubblica|data=2011-07-29|lingua=it|accesso=2021-03-31}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/2015/04/07/morta-lidia-figlia-di-benedetto-croce_71577772-75c2-417f-8836-b46c718e6b00.html|titolo=Morta Lidia, figlia di Benedetto Croce - Cultura|sito=ANSA.it|data=2015-04-07|lingua=it|accesso=2021-03-31}}</ref>
 
== L'opera e il pensiero ==
{{Citazione|Il filosofo, oggi, deve non già fare il puro filosofo, ma esercitare un qualche mestiere, e in primo luogo, il mestiere dell'uomo. |Benedetto Croce, ''Lettere a [[Vittorio Enzo Alfieri]] (1925-1952)'', Sicilia Nuova Editrice, Milazzo 1976, pp. X-XI.}}
 
L'opera di Croce può essere suddivisa in tre periodi: quello degli studi storici, letterari e il dialogo con il [[marxismo]], quello della maturità e delle opere [[Filosofia|filosofiche]] sistematiche e quello dell'approfondimento teorico e revisione della ''[[Spirito (filosofia)|filosofia dello spirito]]'' in chiave [[storicismo|storicista]].<ref name="senato">{{Cita web|url=http://www.senato.it/3182?newsletter_item=1483&newsletter_numero=141|titolo=senato.it - Senato della Repubblica|accesso=2021-03-31}}</ref> Come [[idealismo|idealista]], ritiene che la realtà sia quella che viene concepita dal soggetto, in quanto riflesso della sua idea e interiorità, ed è convinto che la [[razionalità]] e la [[libertà]] emergano nella storia, pur tra immani difficoltà. La filosofia idealista riconduce totalmente l'[[essere]] al [[pensiero]], negando esistenza autonoma alla realtà [[fenomeni]]ca, ritenuta il riflesso di un'attività interna al soggetto; l'idealismo, come in [[Hegel]], implica una concezione etica fortemente rigorosa, come ad esempio nel pensiero di [[Fichte]] che è incentrato sul dovere morale dell'uomo di ricondurre il mondo al principio ideale da cui esso ha origine; in Croce questo ideale è la libertà umana.<ref name=sto/><ref>B. Croce, ''Saggio sullo Hegel''</ref>
 
Definito da [[Gramsci]] "papa laico della cultura italiana",<ref>[http://www.filosofico.net/crocefilosofo/crocepagee.html#LUnita2212000 ''Croce, da "papa laico" a grande dimenticato'']</ref> la sua filosofia ha goduto di enorme credito nella cultura italiana del [[XX secolo]], perlomeno fino agli [[anni 1970|anni settanta]] e [[anni 1980|ottanta]], in cui si sono levate molte critiche verso il suo approccio, ritenuto superato.<ref name=Mosca/> Croce fu un intellettuale rispettato anche al di fuori dell'Italia: la rivista ''[[Time]]'' gli dedicò la copertina negli anni '30,<ref name=Mosca/> e negli anni 2000, contestualmente alla rivalutazione del pensiero crociano, si è registrato l'interesse della [[collana editoriale]] dell'[[Università di Stanford]], mentre la rivista statunitense di politica internazionale ''[[Foreign Affairs (rivista)|Foreign Affairs]]'' lo inserì nel 2012 tra i pensatori più attuali tra quelli del '900, accanto a intellettuali come [[Isaiah Berlin]], [[Francis Fukuyama]] e [[Lev Trotsky]].<ref name=Mosca/>
 
===Hegel e la dialettica===
{{Vedi anche|Dialettica crociana|La storia come pensiero e come azione}}
Parallelamente allo studio del marxismo, Croce approfondisce anche il [[pensiero di Hegel]]; secondo entrambi la realtà si dà come spirito che continuamente si determina e, in un certo senso, si produce. Lo spirito è quindi la forza animatrice della realtà, che si auto-organizza dinamicamente divenendo storia secondo un processo razionale. Da Hegel egli recupera soprattutto il carattere razionalistico e [[dialettica|dialettico]] in sede [[gnoseologia|gnoseologica]]: la conoscenza si produrrebbe allora attraverso processi di mediazione dal particolare all'universale, dal concreto all'astratto, per cui Croce afferma che la conoscenza è data dal giudizio storico, nel quale universale e particolare si fondono recuperando la [[Analisi e sintesi|sintesi]] [[a priori]] di [[Kant]] e lo [[storicismo]] di [[Giambattista Vico]], suo altro filosofo di riferimento.<ref name=senato/>
[[File:StefanoJacini Benedetto Croce GiovanniLaterzainfotoanni20.jpg|min|Da sinistra, Luigi De Secly, Benedetto Croce, [[Stefano Jacini (1886-1952)|Stefano Jacini]] e [[Giovanni Laterza]].]]
 
Il [[divenire]] e la [[logica]] della dialettica, in Hegel e in [[Marx]], è esso stesso verità in movimento; anche per Croce la verità è dialettica, ma occorre esprimere un [[giudizio storico]] ed esistono delle regole che arginano la pretesa giustificativa di ogni fenomeno: in Croce lo Spirito - in quanto intelletto umano - si realizza nella storia ma nel rispetto della [[libertà]]. Per questo ogni fatto è quindi calato nella realtà storica, ma questo non può giustificare, con la scusa del divenire e del progresso, aspetti deplorevoli come, ad esempio, il [[totalitarismo]] [[fascista]] o [[comunista]], il primo come necessario (concezione di [[Giovanni Gentile]] e della sua idea di realtà come [[attualismo (filosofia)|atto puro di pensare e agire]]) e il secondo come fase storica obbligata (seguendo il concetto marxiano della [[dittatura del proletariato]], di cui il filosofo tedesco parla nella sua teoria "[[razionalismo|razionalista]]" del [[materialismo storico]]). Quindi il [[materialismo dialettico]] di Engels e quello storico di Marx sono da ritenersi errati. In questo, il suo storicismo si differenzia dal pensiero di un altro filosofo liberale, [[Karl Popper]], secondo cui dialettica e storicismo finiscono invece per generare quasi sempre totalitarismo (concezione assai diffusa nel pensiero del liberalismo novecentesco).<ref>[http://digilander.libero.it/moses/poppol1.html Renzo Grassano, ''La filosofia politica di Karl Popper: 1 - La critica della dialettica hegeliana e dello storicismo'']; commento a ''[[La società aperta e i suoi nemici]]'' e ''Miseria dello storicismo'' di Popper</ref> Al contrario di Popper e [[Hannah Arendt]], per Croce la radice totalitaria è proprio nell'antistoricismo, cioè nel rifiuto dello storicismo stesso.<ref>{{Cita web |url=http://www.ernestopaolozzi.it/dettaglio.php?id=753 |titolo=''Croce e il totalitarismo'' |accesso=14 novembre 2014 |dataarchivio=29 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141129014037/http://www.ernestopaolozzi.it/dettaglio.php?id=753 |urlmorto=sì }}</ref>
 
Verso gli [[anni 1940|anni '40]], il [[neoidealismo]] entrò in crisi, sostituito da nuove filosofie come l'[[esistenzialismo]] e la [[fenomenologia]]; sempre in nome del libertà e dell'[[Umanesimo (filosofia moderna)|umanesimo]], Croce critica l'[[esistenzialista]] [[Martin Heidegger]], divenuto poi anti-umanistico e colpevole di accondiscendenza verso il [[nazismo]], definendolo anche "un Gentile più dotto e più acuto, ma sostanzialmente della stessa pasta morale";<ref>Carteggio Croce-Omodeo</ref> esprime così nel 1939 un tagliente giudizio sul filosofo di ''[[Essere e tempo]]'':{{citazione|Scrittore di generiche sottigliezze, arieggiante a un [[Proust]] cattedratico, egli che, nei suoi libri non ha dato mai segno di prendere alcun interesse o di avere alcuna conoscenza della storia, dell'etica, della politica, della poesia, dell'arte, della concreta vita spirituale nelle sue varie forme - quale decadenza a fronte dei filosofi, veri filosofi tedeschi di un tempo, dei Kant, degli [[Schelling]], degli Hegel! -, oggi si sprofonda di colpo nel gorgo del più falso storicismo, in quello, che la storia nega, per il quale il moto della storia viene rozzamente e materialisticamente concepito come asserzione di etnicismi e di razzismi, come celebrazione delle gesta di lupi e volpi, leoni e sciacalli, assente l'unico e vero attore, l'umanità. [...] E così si appresta o si offre a rendere servigi filosofico-politici: che è certamente un modo di prostituire la filosofia.|''Conversazioni Critiche'', Serie Quinta, Bari, Laterza, 1939, p. 362}}
 
L'asserzione di Hegel che "la storia sia storia di libertà" viene da Croce inquadrata nella sua concezione dialettica della libertà vista nel suo iniziale nascere, nel successivo crescere e infine nel raggiungimento di uno stadio finale e definitivo di maturità.<ref name=sto>B. Croce, ''[[La storia come pensiero e come azione]]'', Laterza, Bari 1943, pp. 35-37; 46-50</ref>
 
Croce fa proprio questo detto hegeliano chiarendo però che non si vuole «assegnare alla storia il tema del formarsi di una libertà che prima non era e che un giorno sarà, ma per affermare la libertà come l'eterna formatrice della storia, soggetto stesso di ogni storia. Come tale essa è per un verso, il principio esplicativo del corso storico e, per l'altro, l'ideale morale dell'umanità». I popoli e gli individui anelano sempre alla libertà, e come dice Hegel «ciò che è razionale è reale» (cioè la ragione concepisce quello che può diventare reale) e «ciò che è reale è razionale» (cioè esiste un'intrinseca razionalità, anche minima, in ogni fenomeno storico, anche se non tutto il reale è ovviamente razionale).<ref name=sto/><ref>Georg Wilhelm Friedrich Hegel, ''Lineamenti di filosofia del diritto'', Bompiani, Milano 2006, p. 59.</ref>
[[File:Croce 1950.jpg|min|sinistra|Croce negli ultimi anni di vita (circa 1950)]]
Alcuni storici, senza ben rendersi conto di quello che scrivono, sostengono che ormai la libertà ha abbandonato la scena della storia. Ma affermare che la libertà è morta vorrebbe dire che è morta la vita. Non esiste nella storia un ideale che possa sostituire quello della libertà «che è l'unica che faccia battere il cuore dell'uomo, nella sua qualità di uomo». Ciò significa che la libertà non è una fase di presa di coscienza che conduce allo [[Stato etico]] o al [[socialismo]], venendo superata, ma è essa stessa la verità nel divenire, non una fase.<ref name=sto/>
 
Egli critica Hegel, poiché secondo lui il filosofo ha concepito la dialettica in modo riduttivo, ovvero semplicemente come dialettica degli [[opposizione (filosofia)|opposti]], mentre secondo Croce sussiste anche una [[dialettica dei distinti|logica dei distinti]]: non ogni negazione è infatti opposizione, ma può essere semplice distinzione. Ciò significa che certi atti ed eventi devono essere sempre considerati appunto distinti rispetto ad altri ordini di atti ed eventi, e non ad essi opposti. Elabora, quindi, un vero e proprio [[sistema]], da lui denominato la ''filosofia dello spirito''. Inoltre, la prima importante differenza con Hegel è che nel sistema crociano non vi rientra né la religione, né la natura. La religione sarebbe infatti un complesso miscuglio di elementi poetici, morali e filosofici che le impediscono di presentarsi come forma autonoma dello Spirito. La natura poi non è altro che l'oggetto "mascherato" dell'attività economica, è il frutto della considerazione economica diretta al mondo.<ref name=senato/>
 
Qui la realtà in quanto attività (ovvero produzione dello spirito o della storia) è articolata in quattro forme fondamentali, suddivise per modo ([[teoria|teoretico]] o [[Azione (filosofia)|pratico]]) e grado (particolare o universale): [[estetica]] (teoretica - particolare), [[logica]] (teoretica-universale), [[economia]] (pratica - particolare), [[etica]] (pratica - universale). La relazione tra queste quattro forme opera la suddetta logica dei distinti, mentre all'interno di ognuna di esse si ha la dialettica degli opposti.<ref name=senato/> All'interno dell'estetica infatti si ha opposizione dialettica tra bello e brutto, all'interno della logica, l'opposizione è tra vero e falso; nella economia tra utile e inutile e infine nell'etica tra bene e male.
 
=== Estetica ===
Croce scrisse anche importanti opere di critica letteraria (saggi su [[Goethe]] (1917), [[Ariosto]], [[Shakespeare]] e [[Corneille]] (1920), "[[La letteratura della nuova Italia]]" e "La poesia di [[Dante]]"). Egli si mosse nell'ambito della sua teoria estetica che mirava alla scoperta delle motivazioni profonde dell'ispirazione artistica. Quest'ultima era ritenuta tanto più valida quanto più coerente con le categorie di bello-brutto.<ref name=senato/>
[[File:G.W.F. Hegel (by Sichling, after Sebbers).jpg|min|verticale=0.8|[[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]] ritratto da [[Julius Ludwig Sebbers]] e [[Lazarus Sichling]]]]
La prima parte della teoria estetica la ritroviamo in opere come ''Estetica come scienza dell'espressione e [[linguistica]] generale'' (1902), ''Breviario di estetica'' (1913) e ''Aesthetica in nuce'' (1928).<ref>In opposizione al [[positivismo]] che voleva riportare la [[storia]] ad una forma della [[scienza]], Croce si era interessato dell'estetica nella quale avrebbe dovuto essere compresa la storia; cfr. ''[[La storia ridotta sotto il concetto generale dell'arte]]'', Napoli, 1893</ref> In seguito modificò questa iniziale teoria stabilendo per la storia un nesso con la [[filosofia]]. L'[[estetica]], dal significato originario del termine ''aisthesis'' ([[sensazione]]), si configura in primo luogo come attività teoretica relativa al sensibile, si riferisce alle rappresentazioni e alle [[intuizione|intuizioni]] che noi abbiamo della realtà.
 
Come conoscenza del particolare l'intuizione estetica è la prima forma della vita dello [[spirito (filosofia)|Spirito]]. Prima [[logica]]mente e non [[cronologia|cronologicamente]] poiché tutte le forme sono presenti insieme nello spirito. L'[[arte]], come aspetto dell'Estetica, è una forma della vita spirituale che consiste nella conoscenza, intuizione del particolare che:<ref name=senato/>
*come forma dello spirito, come [[creatività]] ''non'' è [[sensazione]], conoscenza sensibile che è un aspetto passivo dello spirito rispetto ad una materia oscura e ad esso estranea;
*come conoscenza (prima forma dell'attività [[filosofia teoretica|teoretica]]) non ha a che fare con la vita pratica. Bisogna quindi respingere tutte le estetiche che abbiano fini [[edonismo|edonistici]], [[sentimento|sentimentali]] e [[morale|moralistici]]; quale espressione di un valore autonomo dello spirito, l'arte non può né deve essere giudicata secondo criteri di [[verità]], [[moralità]] o godimento;
*come [[intuizione]] pura va distinta dal [[concetto]] che è conoscenza dell'universale: compito proprio della [[filosofia]].<ref>Per questo motivo Croce della Divina Commedia di [[Dante]] apprezza la prima cantica dell'Inferno in quanto risultato di una forte e sentita intuizione-espressione, mentre apprezza meno la cantica del Paradiso dove Dante mescolerebbe poesia e filosofia</ref>
 
L'arte può essere definita quindi come intuizione-espressione, due termini inscindibili per cui non è possibile intuire senza esprimere né è possibile espressione senza intuizione. Ciò che l'artista intuisce è la stessa [[immagine]] (pittorica, letteraria, musicale ecc.) che egli per [[ispirazione]] crea da una considerazione del reale, nel senso che l'opera artistica è ''l'unità indifferenziata della [[percezione]] del reale e della semplice immagine del possibile''.<ref name=senato/>
 
La distinzione tra arte e non arte risiede nel grado di intensità dell'intuizione-espressione. Tutti noi intuiamo ed esprimiamo: ma l'artista è tale perché ha un'intuizione più forte, ricca e profonda a cui sa far corrispondere un'espressione adeguata. Coloro che sostengono di essere artisti potenziali poiché hanno delle intense intuizioni ma che non sono capaci di tradurre in espressioni, non si rendono conto che in realtà non hanno alcuna intuizione poiché se la possedessero veramente essa si tradurrebbe in espressione.<ref name=senato/>
 
L'arte non è aggiunta di una [[forma (filosofia)|forma]] ad un contenuto ma ''espressione'', che non vuol dire [[comunicazione|comunicare]], estrinsecare, ma è un fatto ''spirituale'', interiore come l'atto inscindibile da questa che è l{{'}}''intuizione''. Nell'estetica dobbiamo far rientrare anche quella forma dell'espressione che è il [[linguaggio]] che nella sua natura spirituale fa tutt'uno con la [[poesia]]. L'estetica quindi come una «linguistica in generale». Dall'estetica deriva la critica letteraria crociana, espressa in molti saggi.<ref name=senato/>
 
=== Logica ===
Della [[logica]], Croce tratta essenzialmente nella ''Logica come scienza del concetto puro'');<ref>Nella premessa datata «novembre 1908» Croce scrive di aver trattato l'argomento nello scritto intitolato ''Lineamenti di una logica come scienza del concetto puro'' pubblicato negli ''Atti dell’Accademia pontaniana'' nel 1905. In effetti però avverte Croce che il volume del 1909 «È una seconda edizione del mio pensiero, piuttosto che del mio libro» (B. Croce, ''Logica'', 1996, p. 7</ref> essa corrisponde al momento in cui l'attività teoretica non è più affidata alla sola intuizione (all'ambito estetico), ma partecipa dell'elemento razionale, che attinge dalla sfera dell'universale. Il punto di arrivo di questa attività è l'elaborazione del concetto puro, universale e concreto che esprime la verità universale di una determinazione. La logica crociana è anche storica, nella misura in cui essa deve analizzare la [[genesi]] e lo sviluppo (storico) degli oggetti di cui si occupa.<ref name=senato/>
 
Il termine logica in Benedetto Croce assume quindi un significato più vicino al termine ''dialettica'' ovvero ''ricerca storiografica''. In genere, la ''Logica'' di Croce è lontana da criteri scientifico-razionali, e si ispira ai metodi dell{{'}}''immaginazione artistica'' e dell{{'}}''eleganza estetico-letteraria'', nei quali il filosofo raggiunge risultati eccellenti. Di carattere decisamente diverso è invece la filosofia delle scienze fisiche, matematiche e naturali delle quali Croce non si occupa affatto nei suoi studi. Del resto, come segnala [[Ludovico Geymonat]] nel suo ''Corso di filosofia - immagini dell'uomo'', «la vera indubbia grandezza di Croce va cercata assai più nella sua opera di storiografo, di critico letterario, ecc., che non nella sua opera di filosofo».<ref name=senato/>
[[File:Giovanni Gentile sgr.jpg|verticale|sinistra|min|[[Giovanni Gentile]] ai tempi del direttorato alla [[Scuola normale superiore|Scuola normale]] di Pisa (1928-36 e 1937-43).]]
In ogni caso la ''logica'' e la ''filosofia della scienza'' è stata sviluppata in Italia da altre correnti di pensiero contemporaneo a quello crociano, con studiosi fra quali [[Giuseppe Peano]] (1858-1932) e lo stesso Geymonat (1908-1991). Un orientamento parzialmente diverso ebbe invece [[Giovanni Gentile]] che, pur criticando gli eccessi del positivismo, intrattenne anche rapporti con matematici e fisici italiani e cercò di instaurare un rapporto costruttivo con la cultura scientifica. Invece Croce ebbe con la logica e la scienza un rapporto difficile. La sua posizione portò in Italia nella prima metà del Novecento ad uno scontro dialettico fra due culture contrapposte: quella ''artistico-letteraria'' e quella ''tecnico-scientifica''.<ref name=senato/>
 
==== Il rapporto conflittuale con le scienze matematiche e sperimentali ====
Un caso emblematico del giudizio di Benedetto Croce nei confronti della matematica e delle scienze sperimentali è la sua nota diatriba con il matematico e filosofo della scienza [[Federigo Enriques]], avvenuta il 6 aprile 1911 in seno al congresso della [[Società Filosofica Italiana]], fondata e presieduta dallo stesso Enriques. Questi sosteneva che una filosofia degna di una nazione progredita non potesse ignorare gli apporti delle più recenti scoperte scientifiche. La visione di Enriques mal si confaceva a quella idealistica di Croce e Gentile, come pure a gran parte degli esponenti della filosofia italiana di allora, per lo più formata da idealisti crociani.
 
Croce, in particolare, rispose ad Enriques,<ref>[http://www.centrostudienriques.it/testiconferenze/conferenza_prof.C.Bernardini_Livorno_15set2004.pdf ''Cent'anni di ricerca in Italia. Un passato da salvare'', conferenza del prof. Carlo Bernardini, dal sito Centro Studi Enriques (PDF)]</ref> liquidando in modo deciso - "antifilosofico" secondo Enriques - la proposta di considerare la scienza come un valido apporto alle problematiche filosofiche e sostenendo, anzi, che matematica e scienza non sono vere forme di conoscenza, adatte solo agli «ingegni minuti» degli scienziati e dei tecnici, contrapponendovi le «menti universali», vale a dire quelle dei filosofi idealisti, come Croce medesimo. I concetti scientifici non sono veri e propri concetti puri ma degli [[pseudoconcetto|pseudoconcetti]], falsi concetti, degli strumenti pratici di costituzione fittizia.
 
«La realtà è storia e solo storicamente la si conosce, e le scienze la misurano bensì e la classificano come è pur necessario, ma non propriamente la conoscono né loro ufficio è di conoscerla nell'intrinseco».<ref>B. Croce, ''La storia come pensiero e come azione'', Laterza, Bari 1938, p. 314.</ref> Sul tema Benedetto Croce sostenne, tra l'altro, che:
{{Citazione|Gli uomini di scienza [...] sono l'incarnazione della barbarie mentale, proveniente dalla sostituzione degli schemi ai concetti, dei mucchietti di notizie all'organismo filosofico-storico.|Benedetto Croce da ''Il risveglio filosofico e la cultura italiana'', n. 6, 1908, pp. 161-168}}
 
A proposito dello sviluppo novecentesco della [[logica matematica]] e dell'introduzione dei formalismi simbolici, ad opera di matematici e filosofi quali [[Gottlob Frege]], [[Giuseppe Peano]], [[Bertrand Russell]], Benedetto Croce dichiarerà:
{{Citazione|I nuovi congegni [della logica matematica] sono stati offerti sul mercato: e tutti, sempre, li hanno stimati troppo costosi e complicati, cosicché non sono finora entrati né punto né poco nell'uso. Vi entreranno nell'avvenire? La cosa non sembra probabile e, ad ogni modo, è fuori della competenza della filosofia e appartiene a quella della pratica riuscita: da raccomandarsi, se mai, ai commessi viaggiatori che persuadano dell'utilità della nuova merce e le acquistino clienti e mercati. Se molti o alcuni adotteranno i nuovi congegni logici, questi avranno provato la loro grande o piccola utilità. Ma la loro nullità filosofica rimane, sin da ora, pienamente provata.|Benedetto Croce da ''Logica come scienza del concetto puro'',(1909)}}
Anni dopo, ancora scriveva che:
{{Citazione|Le scienze naturali e le discipline matematiche, di buona grazia, hanno ceduto alla filosofia il privilegio della verità, ed esse rassegnatamente, o addirittura sorridendo, confessano che i loro concetti sono concetti di comodo e di pratica utilità, che non hanno niente da vedere con la meditazione del vero.|Benedetto Croce da ''Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici'' (1952)}}
e ribadiva come:
{{Citazione|Le finzioni delle scienze naturali e matematiche postulano di necessità l'idea di un'idea che non sia finta. La logica, come scienza del conoscere, non può essere, nel suo oggetto proprio, scienza di finzioni e di nomi, ma scienza della scienza vera e perciò del concetto filosofico e quindi filosofia della filosofia.|Benedetto Croce da ''Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici'' (1952)}}
Tuttavia ebbe altresì un cordiale e rispettoso scambio epistolare con [[Albert Einstein]].<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/08/04/quel-che-si-scrivevano-einstein-croce.html ''Quel che si scrivevano Einstein e Croce'']</ref>
 
Secondo diversi storici e filosofi (es. [[Giulio Giorello]] nel 1992,<ref name="archiviostorico.corriere.it" /> [[Enrico Bellone]],<ref>''La scienza negata. Il caso italiano'', Codice Edizioni, p. 6 e seguenti)</ref> [[Armando Massarenti]]),<ref>{{Cita web|url=http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-04-16/cosi-italia-azzoppo-scienza-164249.shtml?uuid=AaJFoZPD|titolo=1911-2011: l'Italia della scienza negata|sito=Il Sole 24 ORE|lingua=it|accesso=2021-03-31}}</ref> l'influenza antiscientifica di Croce e di Gentile<ref>Ministro dell'Istruzione del governo Mussolini, promotore della riforma scolastica varata in Italia nel 1923</ref> sarebbe stata fortemente deleteria sia sul piano dell'istituzione scolastica per gli orientamenti pedagogici della scuola italiana, che si sarebbe indirizzata prevalentemente agli studi umanistici considerando quelli scientifici di secondo piano, sia per la formazione di una classe politica e dirigente che attribuisse importanza alla scienza e alla tecnica e portando, per conseguenza, ad un ritardo dello sviluppo [[tecnologia|tecnologico]] e scientifico nazionale.
{{Citazione|[La scuola] sarà caratterizzata dal primato dell'umanesimo letterario e in particolare dell'umanesimo classico. Tutte le istituzioni culturali saranno improntate al primato delle lettere, della filosofia e della storia.<ref>[[Lucio Lombardo Radice]] in O. Pompeo Faracovi (a cura di), ''Federico Enriques, Approssimazione e verità'', Belforte, Livorno 1982</ref>}}
 
Giorello nel quarantennale della morte di Croce ha scritto che "predicò la religione della libertà e per questo gli siamo riconoscenti. Ma la sua condanna della scienza e la sua estetica hanno causato danni gravissimi alla nostra cultura. Che ora esige riparazione".<ref>{{cita pubblicazione|autore=Giulio Giorello|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/novembre/21/dimenticare_Croce_co_0_92112113798.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151126180720/http://archiviostorico.corriere.it/1992/novembre/21/dimenticare_Croce_co_0_92112113798.shtml|titolo=Dimenticare Croce?|pubblicazione=Il Corriere della Sera|data=21 novembre 1992|urlmorto=sì|dataarchivio=26 novembre 2015}}</ref> Lo stesso Giorello però ha in parte ritrattato l'affermazione nel 2012, negando che sia da attribuire a Croce il mancato sviluppo scientifico italiano, adducendo che quelle che lui considerava una "colpa" sarebbero da accreditare maggiormente alla Chiesa, agli scienziati stessi e alla classe politica, più che all'idealismo, che trascura le scienze ma nemmeno le ostacola, definendo la filosofia di Croce «interessante sotto altri profili, ma poco interessante, quando si parla di scienza».<ref>«L'arretratezza dell'Italia in campo scientifico è il risultato di cattive scelte dei politici da una parte e di resistenze culturali e di incapacità degli scienziati stessi a comunicare dall'altra e che quindi risultano indipendenti dall'idealismo crociano. A livello culturale, casomai, esistono altre forze che potrebbero essere imputate del ritardo scientifico, si veda per esempio la nefasta influenza della Chiesa in merito ad alcuni aspetti delle ricerche bioetiche. La mia perplessità nei confronti di Croce non riguarda le pretese conseguenze della sua filosofia sullo sviluppo tecnico-scientifico del nostro Paese. Mi sembra che sia una polemica datata e ormai superata. Non credo che dalle posizioni antiscientifiche di Croce derivi un ritardo della società italiana nei confronti della scienza. [...] Quella di Croce è una filosofia interessante sotto altri profili, ma poco interessante, quando si parla di scienza e quindi è deficitaria sotto il profilo di una seria trattazione del problema della conoscenza.» (Giulio Giorello), in [http://www.reset.it/articolo/e-vero-che-croce-odiava-la-scienza ''È vero che Croce odiava la scienza? - Dialogo tra Giulio Giorello e Corrado Ocone''], 19 novembre 2012</ref>
 
==== Il rapporto con le scienze umane e sociali ====
Croce fu spesso accusato di aver sbarrato la strada allo sviluppo, in Italia, delle [[Scienze sociali|scienze umane e sociali]],<ref>[[Claudio Cesa]], ''[https://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-croce_%28altro%29/ Benedetto Croce]'', in ''Il Contributo italiano alla storia del Pensiero. Storia e Politica'', Roma, Treccani, 2013</ref> ritenendole utili per lo studio dei fenomeni umani solo come raccolta di dati empirici, negandogli fondatezza sotto il profilo logico e gnoseologico. Scriveva ad esempio nel 1938 in ''La storia come pensiero e come azione'' "Così nell'età che succedette a quella dei generosi ardimenti filosofici, dei grandi sogni poetici e delle lotte per la libertà e per l'indipendenza dei popoli, nell'età in cui prevalsero il positivismo e l'industrialismo, soverchiatori entrambi della vita intima e religiosa, incontrarono favore le biografie e le storie psicologiche, e con esse le fisiologiche, patologiche, psichiatriche, etnologiche, antropogeografiche, cioè sempre, in ultima analisi, associazionistiche e deterministiche e psicologiche" (ed. 1966, p.&nbsp;198); o più tardi in ''Filosofia e storiografia'' (Bari, Laterza, 1949, p.&nbsp;198): "la natura o la realtà si mostra tutta vivente nelle forme pure del conoscere, nella poesia e nella filosofia, ma meccanica е morta nella forma delle scienze, che classificano, fissano leggi e misure, e sono deterministiche e matematiche".<ref>Sul tema si veda Antonino Bruno, ''Croce e le scienze politico sociali'', Firenze, La Nuova Italia, 1975, Marina Cedronio, ''[https://www.persee.fr/doc/mefr_0223-5110_1981_num_93_1_2597 Croce, Gentile, la storia e le scienze sociali]'', "Mélanges de l'école française de Rome" (1981), pp.361-400, o il più recente libro di Salvatore Cingari, ''Benedetto Croce e la crisi della civiltà europea'', 2 voll., Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003. Esemplare, sotto questo profilo, il controverso rapporto del filosofo con [[Ernesto De Martino]] su cui si vedano l'introduzione di [[Cesare Cases]] e i testi (con la recensione di Croce) in appendice a E. De Martino, ''Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo'', Milano, Boringhieri, 1973. Più recenti i contributi di [[Gennaro Sasso]], ''Ernesto De Martino. Fra religione e filosofia'', Napoli, Bibliopolis, 2001 (e anche la [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/06/16/de-martino.html recensione] di [[Antonio Gnoli]] su "Repubblica", 16 giugno 2002), [[Carlo Ginzburg]], ''De Martino, Gentile, Croce. Su una pagina de Il mondo magico'', "La Ricerca Folklorica" (2013), pp. 13-20; Roberto Gronda, ''[https://www.treccani.it/enciclopedia/civilta-e-mondo-magico-croce-e-de-martino_%28Croce-e-Gentile%29/ Civiltà e mondo magico: Croce e De Martino]'', Roma, Treccani, 2016</ref>
 
=== Filosofia della pratica ===
{{Citazione|La legge morale [...] è la suprema forza della vita e la realtà della Realtà.|''Filosofia della pratica. Etica ed economica'' [1908], Laterza, Bari 1963, II, 1, p. 219}}
Economia ed etica vengono trattate in ''Filosofia della pratica. Economica ed etica'' del 1909. Croce dà molto rilievo alla volizione individuale che è poi l'[[economia]], avendo egli un forte senso della realtà e delle pulsioni che regolano la vita umana. L'[[utile]], che è razionale, non sempre è identico a quello degli altri: nascono allora degli utili sociali che organizzano la vita degli individui. Il [[diritto]], nascendo in questo modo, è in un certo qual senso amorale, poiché i suoi obiettivi non coincidono con quelli della morale vera e propria. Egualmente autonoma è la sfera [[politica]], che è intesa come luogo di incontro-scontro tra interessi differenti, ovvero essenzialmente conflitto, quello stesso conflitto che caratterizza il vivere in generale.<ref name=senato/>
 
Croce critica anche l'idea di [[Stato etico]] elaborata da [[Hegel]] ed estremizzata da Gentile: lo Stato non ha nessun valore filosofico e morale, è semplicemente l'aggregazione di [[individuo|individui]] in cui si organizzano relazioni [[Diritto|giuridiche]] e [[Politica|politiche]]. [[etica|L'etica]] è poi concepita come l'espressione della volizione universale, propria dello spirito; non vi è un'etica naturale o un'etica formale, e dunque non vi sono contenuti eterni propri dell'etica, ma semplicemente essa è l'attuazione dello spirito, che manifesta in modo razionale atti e comportamenti particolari. Questo avviene sempre in quell'orizzonte di continuo miglioramento umano.<ref name=senato/>
 
=== ''Teoria e storia della storiografia'' ===
{{Citazione|La storia non è [[giustizia|giustiziera]], ma [[giudizio storico|giustificatrice]]|Benedetto Croce, ''[[Teoria e storia della storiografia]]''}}
 
==== La storia e lo spirito: lo storicismo assoluto ====
[[File:Giovan Battista Vico.jpg|min|verticale=0.8|[[Giambattista Vico]]]]
Come si evince anche da ''[[Teoria e storia della storiografia]]'' (1917) la filosofia di Croce, ispirata soprattutto a [[Giambattista Vico]], è fortemente storicista. Per ciò, se volessimo riassumere con una formula la filosofia di Croce, questa sarebbe ''storicismo assoluto'', ossia la convinzione che tutto è storia, affermando che tutta la realtà è ''spirito'' e che questo si dispiega nella sua interezza all'interno della storia. La storia non è dunque una sequela capricciosa di eventi, ma l'attuazione della Ragione. La conoscenza storica ci illumina a proposito delle genesi dei fatti, è una comprensione dei fatti che li giustifica con il suo dispiegarsi.<ref name=senato/>
 
Si delinea in quest'ottica il compito dello storico: egli, partendo dalle fonti storiche, deve superare ogni forma di emotività nei confronti dell'oggetto studiato e presentarlo in forma di conoscenza. In questo modo la storia perde la sua passionalità e diviene visione logica della realtà. Quanto appena affermato si può evincere dalla celebre frase «la storia non è giustiziera, ma giustificatrice». Con questo afferma che lo storico non giudica e non fa riferimento al bene o al male. Quest'ultimo delinea, inoltre, come la storia abbia anche un preciso orizzonte gnoseologico, poiché in primo luogo è [[conoscenza]], e conoscenza contemporanea, ovvero la storia non è passata, ma viva in quanto il suo studio è motivato da interessi del presente.<ref name=senato/>
{{citazione|Il bisogno pratico, che è nel fondo di ogni giudizio storico, conferisce a ogni storia il carattere di "storia contemporanea", perché, per remoti e remotissimi che sembrino cronologicamente i fatti che vi entrano, essa è, in realtà, storia sempre riferita al bisogno e alla situazione presente, nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni.<ref>Benedetto Croce, ''[[La storia come pensiero e come azione]]'', Laterza, Bari 1938, p.5</ref>}}
{{Vedi anche|Giudizio storico}}
La [[storiografia]] è in seconda istanza utile per comprendere l'intima razionalità del processo dello spirito, e in terzo luogo essa è conoscenza non astratta, ma basata su fatti ed esperienze ben precise. Anche se subisce l'influsso dello storicismo di [[Voltaire]], Croce critica gli [[illuminismo|illuministi]] e in generale tutti coloro che pretendono di individuare degli ''assoluti'' che regolino la storia o la [[trascendenza|trascendano]]: invece la realtà è storia nella sua totalità, e la storia è la vita stessa che si svolge autonomamente, secondo i propri ritmi e le proprie ragioni.
 
La storia è un cammino [[progresso (filosofia)|progressivo]] per cui «Nulla c'è al di fuori dello spirito che diviene e progredisce incessantemente: nulla c'è al di fuori della storia che è per l'appunto questo progresso e questo divenire».<ref>Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, vol. 5, p. 527</ref> Ma il positivo destinato a superare storicamente la negatività dei periodi bui della storia non è una certezza su cui adagiarsi: questa consapevolezza del progresso storico deve essere confermata da un impegno costante degli uomini in azioni i cui risultati non sono mai scontati né prevedibili.<ref name=senato/>
La [[storiografia]] è in seconda istanza utile per comprendere l'intima razionalità del processo dello spirito, e in terzo luogo essa è conoscenza non astratta ma di fatti ed esperienze ben precise.
 
La storia diviene, allora, anche storia di libertà, dei modi in cui l'uomo promuove e realizza al meglio la propria esistenza. La libertà si traduce, sul piano politico, in [[liberalismo]]: una sorta di ''[[religione]] della libertà'' o di metodo interpretativo della storia e di orientamento dell'azione, che è imprescindibile nel processo del progresso storico-politico, come si evince dal volume del 1938 ''[[La storia come pensiero e come azione]]''.<ref name=senato/> Per Croce la libertà può essere apprezzata solo difendendola costantemente in maniera dialettica, poiché la storia è necessariamente contrasto:
Croce critica gli [[illuminismo|illuministi]] e in generale chiunque vorrebbe individuare degli ''assoluti'' che regolano la storia o la [[trascendenza|trascendono]]: la realtà è storia, nella sua totalità, la storia è la vita stessa, che si svolge autonomamente secondo i propri ritmi e le proprie ragioni. Essa è un cammino [[progresso|progressivo]], ma questa non deve essere una certezza su cui adagiarsi: questa consapevolezza deve essere confermata da un impegno costante degli uomini, ed i risultati non sono mai scontati né prevedibili. La storia diviene allora anche storia di libertà, dei modi in cui l'uomo promuove e realizza al meglio la propria esistenza.
{{citazione|Chi desideri in breve persuadersi che la libertà non può vivere diversamente da come è vissuta e vivrà sempre nella storia, di vita pericolosa e combattente, pensi per un istante a un mondo di libertà senza contrasti, senza minacce e senza oppressioni di nessuna sorta; e subito se ne ritrarrà inorridito come dall'immagine, peggio che della morte, della noia infinita.|''La storia come pensiero e come azione'', pp. 50-51}}
La libertà si traduce, sul piano politico, in [[liberalismo]]: una sorta di ''[[religione]] della libertà'' o di metodo interpretativo della storia e di orientamento dell'azione, che è imprescindibile nel processo del progresso storico-politico, come si evince dal volume del 1938 ''La storia come pensiero e come azione''.
Ciò però non vuol dire che Croce giustifichi la violenza come necessaria; nello stesso saggio ammonisce infatti che ''«la violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna, ma soltanto distruggerla»''.
 
La concezione storica crociana ebbe grande seguito in Italia per molto tempo ed ebbe notevole influenza anche all'estero, ad esempio per quanto riguarda la formazione del maggior storico americano del nazismo, [[George Mosse]].<ref>Lorenzo Benadusi, Giorgio Caravale, ''George L. Mosse's Italy: Interpretation, Reception, and Intellectual Heritage'', Palgrave Macmillan, 2014, p. 17</ref>
== Il disaccordo con la cultura cattolica ==
Il rapporto di Croce con la cultura cattolica è variato nel corso del tempo. Agli inizi del [[XX secolo|'900]] i filosofi idealistici, come Croce e [[Giovanni Gentile|Gentile]], avevano esercitato assieme alla cultura cattolica una comune critica al [[positivismo]] ottocentesco.
 
===Critica letteraria===
Alla fine degli [[anni 1920|anni '20]] si ha un progressivo allontanamento della cultura laica e idealistica rispetto alla cultura cattolica. Nel [[1929]] la Chiesa con i [[Patti Lateranensi]] aveva ormai raggiunto un rapporto equilibrato con le istituzioni statali italiane distaccandosi quindi dalle posizioni politiche antifasciste dell'idealismo crociano.
[[File:Croce PLI.jpg|min|verticale=1.4|Croce interviene al congresso liberale del 1946]]
Il Croce critico letterario, specie quello di ''Poesia e non poesia'', esercitò molta influenza successiva, quasi una "dittatura intellettuale"<ref>Sambugar, Salà, ''Letteratura italiana''</ref> sulla cultura italiana, ma ricevette anche critiche: ad esempio furono ritenute scorrette, "pseudoconcetti" (riprendendo una parola usata da Croce),<ref name="archiviostorico.corriere.it"/> poiché non presentate come opinione personale ma come veri canoni estetici, varie tesi, come la sua opposizione alle novità letterarie europee, esemplificate dalle stroncature verso gran parte dell'opera di [[Gabriele D'Annunzio]], [[Giovanni Pascoli]] (di cui apprezzò solo alcune parti di ''[[Myricae]]'' e dei ''[[Canti di Castelvecchio]]'' criticando i saggi e le poesie civili), del [[crepuscolarismo]] e di [[Giacomo Leopardi]]: di quest'ultimo salvò, nei ''[[Canti (Giacomo Leopardi)|Canti]]'', gli idilli e i canti pisano-recanatesi, ma criticò le poesie "dottrinali" e polemiche (in particolare i ''[[Paralipomeni della Batracomiomachia]]'' e la ''[[Palinodia al marchese Gino Capponi]]'') e le opere filosofiche (apprezzò solo una minima parte delle ''[[Operette morali]]''), affermando che quella leopardiana non era vera filosofia, ma solo uno sfogo poetico in prosa, inferiore comunque alle liriche, dovuto esclusivamente alle condizioni fisiche e psicologiche del poeta recanatese.<ref>Paolo Ruffilli, ''Introduzione alle [[Operette morali]] di Leopardi'', ed. Garzanti</ref><ref>[[Sebastiano Timpanaro]], ''Classicismo e illuminismo nell'Ottocento italiano''</ref>
Quando Croce scriverà la "''Storia d'[[Europa]] nel secolo decimonono''", il [[Vaticano]] criticherà aspramente Croce che difendeva le filosofie esaltanti una religione della libertà senza Dio.
 
Croce non considera Leopardi un vero filosofo, come [[Schopenhauer]], a cui invece riconosce dignità filosofica ma che non apprezza come individuo poiché ritenuto cinico e indifferente, ma solo un pensatore, il cui pensiero è essenzialmente al servizio della sua poesia. Sulla scorta di [[Francesco de Sanctis]], esprime simpatia umana al poeta recanatese per lo spirito civile, l'impegno e la lotta eroica contro le sofferenze fisiche, come espresso nella poesia ''[[La Ginestra]]''.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/09/13/croce-schopenhauer-il-nome-del-male.html ''Croce, Schopenhauer e il nome del male'']</ref>
Dapprima il [[Sant'Uffizio]] pose all'indice nel [[1932]] questo libro, e non raggiungendo negli anni successivi una qualche riconciliazione con Croce, giunse nel [[1934]] alla messa all'[[Index librorum prohibitorum|indice]] di tutta l'opera omnia.
 
Egli fu grande ammiratore soprattutto del Carducci, in quanto [[classicismo (letteratura)|classicista]], [[razionalità|razionale]] e [[sentimento|sentimentale]] al tempo stesso, ma senza scadere nel [[sentimentalismo]] [[irrazionalismo|irrazionale]], e, a proposito del [[decadentismo]] e degli autori di questo movimento, scrisse, in ''Del carattere della più recente letteratura italiana'': «Nel passare da [[Giosuè Carducci]] a questi tre,<ref>Si riferisce a [[d'Annunzio]], [[Antonio Fogazzaro|Fogazzaro]] e [[Pascoli]]</ref> sembra, a volte, come di passare da un uomo sano a tre malati di nervi».<ref>Riportato in Mario Pazzaglia, ''Letteratura italiana III''</ref> La polemica contro il decadentismo è figlia di quella contro il positivismo: Croce sostiene che il [[misticismo]] decadente, che egli disapprova come sintomo di vuoto spirituale e filosofico (Croce è [[razionalismo|razionalista]] e [[idealismo|idealista]] al tempo stesso), è figlio dello [[scientismo]] positivistico e delle [[pseudoscienze]] da esso generate (come lo [[spiritismo]]): «Di qua il positivismo, di fronte il misticismo; perché questo è figlio di quello: un positivista dopo la gelatina dei gabinetti, non credo abbia altro di più caro che l'inconoscibile, cioè la gelatina dove si coltiva il microbio del misticismo».<ref>Benedetto Croce, ''Del carattere della più recente letteratura italiana'' (1907), in ''Letteratura della nuova Italia'', vol IV (1915), Bari, 1954, pagg. 203-204</ref>
==Note==
<references/>
 
Noti i suoi scontri (e quelli dei suoi allievi) con l'[[anglista]] [[Mario Praz]]. Questi sosteneva la povertà della cultura letteraria italiana nel periodo del [[Risorgimento]], mentre Croce lo accusava di confondere [[romanticismo]] e [[decadentismo]] e non amava il suo stile estetico e critico, improntato alla [[metafora]] e all'evocazioni di immagini e dettagli, più che al tecnicismo e alla descrizione.<ref>Praz, Mario, "MAIN TRENDS IN ITALIAN LITERATURE AND THE ARTS DURING THE NINETEENTH CENTURY", in ''Cahiers d'Histoire Mondiale'', 4, no. 2 (January 1958): 359-380.</ref>
== Opere ==
Le opere di Benedetto Croce spaziano dalla filosofia, alla storia, all'aneddotica, alla critica letteraria e all'erudizione storica. Qui si indicano le più importanti. Per un elenco completo vedi [http://rivista.ssef.it/site.php?page=20040730085009681].
 
==Onorificenze==
''Filosofia dello Spirito''
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere di Gran Croce OCI Kingdom BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia
|collegamento_onorificenza=Ordine della Corona d'Italia
|motivazione=
|data= 24 marzo 1921
}}
{{Onorificenze
|immagine=Commendatore SSML Regno BAR.svg
|nome_onorificenza=Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|collegamento_onorificenza=Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|motivazione=
|data= 5 giugno 1921
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ordine Civile di Savoia BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia
|collegamento_onorificenza=Ordine Civile di Savoia
|motivazione=
|data= 4 gennaio 1924
}}
{{Onorificenze
|immagine = 1020px ribbon bar of Italian tricolour.svg
|nome_onorificenza = Medaglia Commemorativa della Consulta Nazionale
|collegamento_onorificenza = Medaglia Commemorativa della Consulta Nazionale
|motivazione =
|data = [[Roma]], 17 luglio [[1946]]
}}
 
== Opere ==
*I. Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale
Le opere di Benedetto Croce spaziano dalla filosofia, alla storiografia, all'aneddotica, alla critica letteraria e all'erudizione storica. Qui si indicano le più importanti.
*II. [[Logica come scienza del concetto puro]]
*III. Filosofia della pratica. Economica ed Etica
*IV. Teoria e storia della storiografia
 
Per un elenco completo si veda {{cita libro|titolo=L'opera di Benedetto Croce|altri=bibliografia a cura di S. Borsari|editore=Istituto italiano per gli studi storici|città=Napoli|anno=1964|url=http://www.polodigitalenapoli.it/it/viewer/#/main/viewer?idMetadato=IEI0070743&type=sbn}} I principi dell'estetica crociana, oltre ad essere formulati in opere organiche, trovarono anche applicazione critica in prefazioni e curatele di opere altrui. Tale è, ad esempio, la prefazione all'opera di [[Tommaso Parodi]], ''Poesia e letteratura: conquista di anime e studi di critica'', pubblicata postuma nel 1916 da Laterza, a cura del Croce. Dal 1º gennaio 2023 le opere di Benedetto Croce sono diventate di [[pubblico dominio]].<ref>{{Cita web|url=https://www.dirittoegiustizia.it/#/documentDetail/10235005|titolo=Dal 1º gennaio le opere di Benedetto Croce diventano di pubblico dominio; insieme a migliaia di altre}}</ref>
''Saggi filosofici''
 
[[Cultura e vita morale]] fu dedicata a [[Giustino Fortunato]] in segno di profonda stima, l'[[iscrizione]] recita per intero «A [[Giustino Fortunato]] in ricordo di antica e salda amicizia».
*I. Problemi di estetica e contributi alla storia dell'estetica italiana
*II. La filosofia di Giambattista Vico
*III. Saggio sullo Hegel seguìto da altri scritti di storia della filosofia
*IV. Materialismo storico ed economia marxistica
*V. Nuovi saggi di estetica
*VI. Etica e politica
*VII. Ultimi saggi
*VIII. La poesia. Introduzione alla critica e storia della poesia e della letteratura
*IX. La storia come pensiero e come azione
*X. Il carattere della filosofia moderna
*XI. Discorsi di varia filosofia (2 voll.)
*XII. Filosofia e storiografia
*XIII. Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici
 
Il filosofo napoletano collaborò inoltre con numerosi articoli su vari argomenti pubblicati su molti giornali e riviste stranieri e italiani ([https://archive.is/20130219083621/http://mariapanetta.wordpress.com/2012/06/17/settantanni-di-militanza-benedetto-croce-tra-riviste-e-quotidiani-2/ Cfr. Maria Panetta, ''Settant'anni di militanza: Benedetto Croce, tra riviste e quotidiani'']) Ad esempio la sua collaborazione con il quotidiano ''Il Resto del Carlino'' durò per più di 40 anni, dal 1910 al 1951.<ref>Dino Biondi, ''Il Resto del Carlino, 1885-1985'', 1985 p.&nbsp;106</ref>
''Scritti di Storia letteraria e politica''
{{Colonne}}
 
===Filosofia dello spirito===
*I. Saggi sulla letteratura italiana del Seicento
*''Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale. Teoria e storia'', Milano-Palermo, Sandron, 1902; 1904; Bari, Laterza, 1908; 1912; 1922; 1928; 1941; 1945; 1950
*II. La rivoluzione napoletana del 1799
*''[[Logica come scienza del concetto puro]]'', Bari, Laterza, 1909; 1917; 1920; 1928; 1942; 1947.
*III. [[La letteratura della nuova Italia]] (6 voll.)
*''Filosofia della pratica. Economica ed Etica'', Bari, Laterza, 1909; 1915; 1923; 1932; 1945; 1950; 1957.
*IV. I teatri di Napoli dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo
*''[[Teoria e storia della storiografia]]'', Bari, Laterza, 1917; 1920; 1927; 1941; 1943; 1948; 1954.
*V. La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza
=== Saggi filosofici ===
*VI. Conversazioni critiche
*''[[La storia ridotta sotto il concetto generale dell'arte]]. Memoria letta all'Accademia pontaniana nella tornata del 5 marzo 1893 dal socio Benedetto Croce'', Napoli, Tip. della R. Università, 1893.
*VII. [[Storie e leggende napoletane]]
*''Problemi di estetica e contributi alla storia dell'estetica italiana'', Bari, Laterza, 1910; 1923; 1940.
*VIII. Goethe
*''La filosofia di Giambattista Vico'', Bari, Laterza, 1911; 1922; 1933; 1947.
*IX. Una famiglia di patrioti ed altri saggi storici e critici
*''Saggio sullo Hegel, seguito da altri scritti di storia della filosofia'', Bari, Laterza, 1913; 1927; 1948.
*X. Ariosto, Shakespeare e Corneille
*''Materialismo storico ed economia marxistica. Saggi critici'', Milano-Palermo, Sandron, 1900; 1907; Bari, Laterza, 1918; 1921; 1927; 1941; 1944; 1946; 1951.
*XI. Storia della storiografia italiana nel secolo decimonono (2 voll.)
*''Nuovi saggi di estetica'', Bari, Laterza, 1920; 1926; 1948.
*XII. La poesia di Dante
*''Etica e politica. Aggiuntovi il "Contributo alla critica di me stesso"'', Bari, Laterza, 1931; 1945.
*XIII. Poesia e non poesia
*''Ultimi saggi'', Bari, Laterza, 1935; 1948.
*XIV. Storia del Regno di Napoli
*''La poesia. Introduzione alla critica e storia della poesia e della letteratura'', Bari, Laterza, 1936; 1937; 1943; 1946.
*XV. [[Uomini e cose della vecchia Italia]]
*''[[La storia come pensiero e come azione]]'', Bari, Laterza, 1938; 1939; 1943; 1945; 1952.
*XVI. Storia d'Italia dal 1871 al 1915
*''Il carattere della filosofia moderna'', Bari, Laterza, 1941; 1945.
*XVII. Storia dell'età barocca in Italia
*''[[Perché non possiamo non dirci "cristiani"]]'', Bari, Laterza, 1943.
*XVIII. Nuovi saggi sulla letteratura italiana del Seicento
*''Discorsi di varia filosofia'', 2 voll., Bari, Laterza, 1945.
*XIX. Storia d'Europa nel secolo decimonono
*''Filosofia e storiografia'', Bari, Laterza, 1949.
*XX. Poesia popolare e poesia d'arte
*''Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici'', Bari, Laterza, 1952.
*XXI. Varietà di storia letteraria e civile
=== Scritti vari ===
*XXII. Vite di avventure, di fede e di passione
*''Il caso Gentile e la disonestà nella vita universitaria italiana'', Bari, Laterza, 1909.
*XXIII. Poesia antica e moderna
*''Primi saggi'', Bari, Laterza, 1918.
*XXIV. Poeti e scrittori del pieno e del tardo Rinascimento
*''[[Cultura e vita morale]]. Intermezzi polemici'', Bari, Laterza, 1914; 1926.
*XXV. La letteratura italiana del Settecento
*''Pagine sparse''
*XXVI. Letture di poeti e riflessioni sulla teoria e la critica della poesia
:I, ''Pagine di letteratura e di cultura'', Napoli, Ricciardi, 1919; 1940.
*XXVII. Aneddoti di varia letteratura
:II, ''Pagine sulla guerra'', Napoli, Ricciardi, 1919.
:III, ''Memorie, schizzi biografici e appunti storici'', Napoli, Ricciardi, 1920.
*''Nuove pagine sparse''
:I, ''Vita, pensiero, letteratura'', Napoli, Ricciardi, 1948.
:II, ''Metodologia storiografica, osservazioni su libri nuovi, varietà'', Napoli, Ricciardi, 1949.
*''L'Italia dal 1914 al 1918. Pagine sulla guerra'', Bari, Laterza, 1949.
*''Carteggio Croce-Vossler, 1899-1949'', Bari, Laterza, 1951.
*''Terze pagine sparse'', 2 voll., Bari, Laterza, 1955.
*''Scritti e discorsi politici, 1943-1947'', 2 voll., Bari, Laterza, 1963.
*''Carteggio. 1902-1953'', con [[Luigi Einaudi]], Torino, Fondazione Luigi Einaudi, 1988.
*''Carteggio 1902-1914'', con [[Giovanni Papini]], Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2012.
{{Colonne spezza}}
 
=== Scritti di storia letteraria e politica ===
''Scritti vari''
*''I teatri di Napoli. Secolo XV-XVIII'', 2 voll., Napoli, Pierro, 1891; ''I teatri di Napoli. Dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo'', Bari, Laterza, 1916; 1926; 1947.
*''Studi storici sulla rivoluzione napoletana del 1799'', Roma, Loescher, 1897.
*''Saggi sulla letteratura italiana del Seicento'', Bari, Laterza, 1911; 1924; 1948.
*''[[La letteratura della nuova Italia]]'', 6 voll., Bari, Laterza, 1914-1940.
*''Poesia e non poesia. Note sulla letteratura europea del secolo decimonono'', Bari, Laterza, 1916; 1935; 1942; 1946; 1950.
*''La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza'', Bari, Laterza, 1917; 1922; 1941; 1949.
*''Conversazioni critiche'', 2 voll., Bari, Laterza, 1918; 1924; 1942; 1950.
*''[[Storie e leggende napoletane]]'', Bari, Laterza, 1919; 1923; 1941; 1948
*''Goethe'', Bari, Laterza, 1919; 1921; 1939; 1946.
*''Una famiglia di patrioti ed altri saggi storici e critici'', Bari, Laterza, 1919; 1927; 1949;
*''Ariosto, Shakespeare e Corneille'', Bari, Laterza, 1920; 1929; 1944; 1950.
*''Storia della storiografia italiana nel secolo decimonono'', 2 voll., Bari, Laterza, 1921; 1930; 1947.
*''La poesia di Dante'', Bari, Laterza, 1921; 1922; 1940; 1943; 1948; 1952.
*''[[Manifesto degli intellettuali antifascisti]]'', in "Il Mondo", 1º maggio 1925.
*''[[Storia del Regno di Napoli]]'', Bari, Laterza, 1925; 1931; 1944.
*''[[Uomini e cose della vecchia Italia]]. Serie prima'', Bari, Laterza, 1927; 1943.
*''[[Uomini e cose della vecchia Italia]]. Serie seconda'', Bari, Laterza, 1927; 1943.
*''Storia d'Italia dal 1871 al 1915'', Bari, Laterza, 1928; 1929; 1934; 1939; 1942; 1943; 1947.
*''Storia dell'età barocca in Italia. Pensiero, poesia e letteratura, vita morale'', Bari, Laterza, 1928.
*''Isabella di Morra e Diego Sandoval de Castro'', Bari, Laterza, 1929.
*''Nuovi saggi sulla letteratura italiana del Seicento'', Bari, Laterza, 1931; 1949.
*''Storia d'Europa nel secolo decimonono'', Bari, Laterza, 1931; 1932; 1938; 1942; 1943; 1948.
*''Conversazioni critiche. Serie terza'', Bari, Laterza, 1932; 1951.
*''Conversazioni critiche. Serie quarta'', Bari, Laterza, 1932; 1951.
*''Poesia popolare e poesia d'arte. Studi sulla poesia italiana dal Tre al Cinquecento'', Bari, Laterza, 1933; 1946.
*''Varietà di storia letteraria e civile. Serie prima'', Bari, Laterza, 1935; 1949.
*''Vite di avventure, di fede e di passione. Filippo di Fiandra, il conte di Campobasso, il marchese di Vico, Isabella di Morra, Diego duque de Estrada, Carlo Lauberg'', Bari, Laterza, 1936; 1947.
*''Conversazioni critiche. Serie quinta'', Bari, Laterza, 1939; 1951.
*''Poesia antica e moderna. Interpretazioni'', Bari, Laterza, 1941; 1943; 1950.
*''Aneddoti di varia letteratura'', 4 voll., Napoli, Ricciardi, 1942; Bari, Laterza, 1953-1954.
*''Poeti e scrittori del pieno e del tardo Rinascimento'', Bari, Laterza, 1945.
*''La letteratura italiana del Settecento. Note critiche'', Bari, Laterza, 1949.
*''Varietà di storia letteraria e civile. Serie seconda'', Bari, Laterza, 1949.
*''Letture di poeti e riflessioni sulla teoria e la critica della poesia'', Bari, Laterza, 1950.
 
=== Opere postume ===
*I. Primi saggi
* {{cita libro |titolo=[[Un paradiso abitato da diavoli]] |anno=2006 |editore=Adelphi Edizioni S.p.A. |città=Milano |isbn=978-88-459-2036-3 |cid=Croce |url=}}
*II. [[Cultura e vita morale]]
{{Colonne fine}}
*III. L'Italia dal 1914 al 1918. Pagine sulla guerra
*IV. Pagine sparse (3 voll.)
*V. Nuove pagine sparse (2 voll.)
*VI. Terze pagine sparse (2 voll.)
*VII. Scritti e discorsi politici (2 voll.)
*VIII. Carteggio Croce-Vossler (1899-1949)
 
=== Edizione nazionale ===
La casa editrice [[Bibliopolis]] ha in corso di pubblicazione l'[[edizione nazionale]] delle opere di Benedetto Croce, promossa con [[Decreto del Presidente della Repubblica]] del 14 agosto 1981.<ref>{{cita web|url=http://www.librari.beniculturali.it/it/edizioni-nazionali/edizioni-nazionali-istituite-anteriormente-alla-legge-420-1997/|accesso=1º agosto 2019|titolo=Edizioni Nazionali istituite anteriormente alla legge 420/1997|sito=Ministero per i Beni e le Attività Culturali|posizione=n.15|dataarchivio=1 agosto 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190801074050/http://www.librari.beniculturali.it/it/edizioni-nazionali/edizioni-nazionali-istituite-anteriormente-alla-legge-420-1997/|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/feed/pdf/D.M.%2025%20SETTEMBRE%202018%20%20REP.%20411-imported-83894.pdf|titolo=D.M. n. 411/2018, concernente l'«Edizione Nazionale delle opere di Benedetto Croce. Integrazione della composizione della Commissione»|p=2|citazione=VISTO il D.P.R. 14 agosto 1981 istitutivo dell'Edizione Nazionale delle opere di Benedetto Croce|accesso=1º agosto 2019|sito=Ministero per i Beni e le Attività Culturali}}</ref>
La casa editrice [[Bibliopolis]] ha in corso di pubblicazione l'[[edizione nazionale]] delle opere di Benedetto Croce, promossa con [[Decreto del Presidente della Repubblica]] del [[14 agosto]] [[1989]].
 
==Bibliografia Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
La bibliografia su Benedetto Croce è amplissima. Di seguito un elenco delle monografie più importanti in ordine cronologico.
 
*[[GennaroGiuseppe SassoPrezzolini]], ''Benedetto Croce: lacon ricercabibliografia, ritratto dellae dialetticaautografo'', Napoli, MoranoRicciardi, 19751909
*Giovanni Castellano, ''Benedetto Croce: il filosofo, il critico, lo storico''; con appendice bibliografica, Napoli, Ricciardi, 1924
* [[Nicola Badaloni]], [[Carlo Muscetta]], ''Labriola, Croce, Gentile'', LIL, Roma-Bari, Laterza, 1978 (in part. di Muscetta: ''La versatile precocità giovanile di Benedetto Croce. Profilo della sua lunga operosità'', ''Critica e metodologia letteraria di Croce'', ''Croce scrittore: multiforme unità della sua prosa'').
*[[Francesco Flora]], ''Croce'', Milano, Athena, 1927
*Gennaro Sasso, ''Per invigilare me stesso : i taccuini di lavoro di Benedetto Croce'', Bologna, Il Mulino, 1989
*[[Guido Calogero]], [[Domenico Petrini]], ''Studi crociani'', Rieti, Bibliotheca editrice, 1930
* [[Marcello Mustè]], ''Benedetto Croce'', Napoli, Morano, [[1990]].
*Alfredo Parente, ''Il pensiero politico di Benedetto Croce e il nuovo liberalismo'', Napoli, tipografia Artigianelli, 1944
*[[Giuseppe Galasso]], ''Croce e lo spirito del suo tempo'', Milano, Il saggiatore, 1990
*[[Antonio Gramsci]], ''Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce'', Torino, Einaudi, 1948
* Toni Iermano, "Lo scrittoio di Croce con scritti inediti e rari", Napoli. Fiorentino, [[1992]].
*GennaroCecil SassoSprigge, ''Benedetto Croce: l'uomo e il pensatore'', Milano-Napoli, BibliopolisRicciardi, 19941956
*{{cita libro|autore=Carlo Antoni|wkautore=Carlo Antoni|titolo=Commento a Croce|editore=Neri Pozza|città=Venezia|annooriginale=1955|anno=1964|ed=2|isbn=no}}
*[[Giovanni Sartori]], ''Studi crociani'', Bologna, Il mulino, 1997
*{{cita libro|autore=Guido Fassò|wkautore=Guido Fassò|capitolo=Croce, Benedetto|titolo=Novissimo Digesto Italiano|altri=20 voll., diretto da [[Antonio Azara|A. Azara]] e E. Eula|vol=5 (CRI-DIS)|città=Torino|editore=Utet|anno=1960|pp=16-18|isbn=no}}
* [[Pier Vincenzo Mengaldo]], ''Benedetto Croce'' in ''Profili critici del Novecento'', Torino, Bollati Boringhieri, 1998.
*[[Fausto Nicolini]], ''Benedetto Croce'', Torino, Utet, 1962
* Karl Egon Lönne, ''Benedetto Croce: Vermittler zwischen deutschem und italienischem Geistesleben'', Tübingen: Francke, [[2002]].
*[[Elena Croce]], ''Ricordi familiari'', Firenze, Vallecchi, 1962
* Ernesto Paolozzi, ''L'estetica di Benedetto Croce'', Napoli: Guida, [[2002]].
*[[Emilio Cecchi]], ''Ricordi Crociani'', Milano-Napoli, Ricciardi, 1965
* A.A.V.V., ''Croce filosofo. Atti del convegno internazionale di studi in occasione del 50° anniversario della morte: Napoli-Messina 26-30 novembre 2002'', Soveria Mannelli, Rubettino, 2003.
*Karl FabioEgon Fernando RiziLönne, ''Benedetto Croce andals ItalianKritiker fascismseiner Zeit'', TorontoTübingen, University of Toronto PressNiemeier, [[2003]].1967
*[[Nicola Manfred ThielMatteucci]], ''Benedetto Croce: Italiene amla Vorabendcrisi des Faschismus ; eine analytische Darstellungdell'Europa'', Heidelberg:Bologna, Elpis-Verlagil Mulino, [[2003]].1967
*[[Gianfranco Folena]], ''Benedetto Croce e gli "Scrittori d'Italia"'', Padova, Liviana, 1970
* Carmelo Tramontana, ''La religione del confine. Benedeto Croce e Giovanni Gentile lettori di Dante'', Napoli, Liguori, 2004
*[[Gianfranco Sarah Dessi SchmidContini]], ''ErnstLa Cassirerparte unddi Benedetto Croce nella cultura italiana'', Tübingen:Torino, FranckeEinaudi, [[2005]].1972
*[[Gennaro Giuseppe GembilloSasso]], ''Benedetto Croce. filosofoLa ricerca della complessitàdialettica'', Soveria Mannelli:Napoli, RubbettinoMorano, [[2006]].1975
* MariaGennaro PanettaSasso, ''CroceLa "Storia editored'', Edizione Nazionale delle OpereItalia" di Benedetto Croce,. 2Cinquant'anni voll.dopo'', Napoli, Bibliopolis, [[2006]].1979
*Charles Andrea ManganaroBoulay, ''La storia e le storie. Benedetto Croce narratorejusqu'',en in1911. ''Trente Significatians dellade letteraturavie intellectuelle'', Caltanissetta-RomaGinevra, Sciascia editoreDroz, 2007.1981
* {{cita libro|cognome=Bonetti|nome=Paolo|titolo=Introduzione a Croce|editore=Editori Laterza|anno=1984|isbn=88-420-2417-1|cid=IntrCroc}}
* Verucci Guido, ''Idealisti all'indice. Croce, Gentile e la condanna del Sant'Uffizio'', Laterza 2006
* [[MarcelloEmma MustèGiammattei]], ''LaRetorica filosofiae dell'idealismo italiano'', CarocciIl Mulino, RomaBologna, 20081987
*David D. Roberts, ''Benedetto Croce and the uses of historicism'', Berkeley, University of California press, 1987
*Gennaro Sasso, ''Per invigilare me stesso. I taccuini di lavoro di Benedetto Croce'', Bologna, Il Mulino, 1989
*[[Giuseppe Galasso]], ''Croce e lo spirito del suo tempo'', Milano, Il Saggiatore, 1990 [2a. ed., Roma-Bari, Laterza, 2002]
*Gennaro Sasso, ''Filosofia e idealismo. I - Benedetto Croce'', Napoli, Bibliopolis, 1994
*[[Giovanni Sartori]], ''Studi crociani'', Bologna, [[Il Mulino]], 1997
*[[Pier Vincenzo Mengaldo]], "Benedetto Croce", in: ''Profili critici del Novecento'', Torino, [[Bollati Boringhieri]], 1998
*Michele Maggi, ''La filosofia di Benedetto Croce'', Napoli, Bibliopolis, 1998
*{{de}} Karl Egon Lönne, ''Benedetto Croce: Vermittler zwischen deutschem und italienischem Geistesleben'', Francke, Tübingen, 2002
*''Croce filosofo. Atti del convegno internazionale di studi in occasione del 50º anniversario della morte: Napoli-Messina 26-30 novembre 2002'', Soveria Mannelli (CZ), [[Rubbettino]], 2003
*Ernesto Paolozzi, ''L'estetica di Benedetto Croce'', Napoli, Guida, 2002
*Fabio Fernando Rizi, ''Benedetto Croce and Italian fascism'', University of Toronto Press, Toronto, 2003
*{{de}} Manfred Thiel, ''Benedetto Croce: Italien am Vorabend des Faschismus. Eine analytische Darstellung'', Elpis-Verlag, Heidelberg, 2003
*{{de}} Sarah Dessi Schmid, ''Ernst Cassirer und Benedetto Croce'', Francke, Tübingen, 2005.
*Mauro Visentin, ''Il neoparmenidismo italiano, I. Le premesse storiche e filosofiche: Croce e Gentile'', Napoli, Bibliopolis, 2005.
*Maria Panetta, ''Croce editore'', 2 voll., Napoli, [[Bibliopolis]], 2006.
*Guido Verucci, ''Idealisti all'indice. Croce, Gentile e la condanna del Sant'Uffizio'', Roma-Bari, Laterza, 2006.
*Giuseppe Gembillo, ''Benedetto Croce, filosofo della complessità'', Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 2006.
*Antonio di Mauro, ''Il problema religioso nel pensiero di Benedetto Croce'', Milano, [[FrancoAngeli]], 2007.
*[[Marcello Mustè]], ''Croce'', Roma, Carocci, 2009.
*Emma Giammattei, ''I dintorni di Croce. Tra figure e corrispondenze'', Napoli, Guida, 2009.
*{{Cita libro|autore=Fulvio Tessitore|titolo=La ricerca dello storicismo. Studi su Benedetto Croce|anno=2012|editore=Il Mulino|città=Bologna|ISBN=978-88-15-23792-7}}
*[[Giancristiano Desiderio]], ''Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce'', Macerata, Liberilibri, 2014.
*Giuseppe Galasso, ''La memoria, la vita, i valori. Itinerari crociani'', a cura di E. Giammattei, Napoli, Istituto italiano per gli studi storici - il Mulino, 2015
*{{cita libro|autore=Girolamo Cotroneo|wkautore=Girolamo Cotroneo|titolo=Croce filosofo italiano|editore=Le Lettere|città=Firenze|anno=2015|isbn=978-88-6087-887-8}}
*''Filosofia civile e crisi della ragione: Croce filosofo europeo'', a cura di Alfonso Musci e Raffaele Russo, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2016.
*Gennaro Sasso, ''Croce. Storia d'Italia e Storia d'Europa'', Napoli, Bibliopolis, 2017.
*Gennaro Sasso, ''Croce e le letterature e altri saggi'', Napoli, Bibliopolis, 2019.
*Emanuele Cutinelli-Rendina, ''Benedetto Croce. Una vita per la nuova Italia''. I, ''Genesi di una vocazione civile (1866-1918)'', Torino, Aragno, 2022.
**Paolo D'Angelo, ''Benedetto Croce: la biografia'', Bologna, Il Mulino, 2023
 
== Voci correlate ==
* [[Istituto Italianoitaliano per gli Studistudi Storicistorici]]
* [[Fondazione Biblioteca Benedetto Croce]]
* [[Liberalismo]]
* [http://it.wikiquote.org/wiki/Andrea_Lo_Forte_Randi Lettera aperta a Benedetto Croce], ed. G. Pedone Lauriel, Palermo 1915
* [[Manifesto degli intellettuali antifascisti]]
* [[Premio nazionale di cultura Benedetto Croce]]
* [[Un paradiso abitato da diavoli]]
* [[Storia politica]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Treccani|benedetto-croce_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Filosofia)/ |Benedetto Croce| |v =|accesso =|autore =|data =|citazione =}}
* {{cita web | 1 = http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/1574bd814f1ff77dc12571140059a42d/45b162f23980c5a64125646f005a8fe6?OpenDocument | 2 = Scheda sul sito del Senato | accesso = 17 giugno 2015 | dataarchivio = 4 agosto 2008 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20080804165807/http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/1574bd814f1ff77dc12571140059a42d/45b162f23980c5a64125646f005a8fe6?OpenDocument | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.iiss.it/|L'Istituto italiano per gli studi storici fondato da Benedetto Croce}}
* {{cita web|http://www.fondazionebenedettocroce.it/|La Fondazione Biblioteca Benedetto Croce}}
* {{cita web|url=http://rivista.ssef.it/site.php?page=20040730085009681|titolo=Una bibliografia di Benedetto Croce|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20050513151504/http://rivista.ssef.it/site.php?page=20040730085009681|dataarchivio=13 maggio 2005}}
* {{cita web |1=http://www.nuovorealismo.it/croce_default.asp |2=Una bibliografia di Benedetto Croce con corredo di riassunti delle opere e piccoli s aggi |accesso=28 novembre 2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080528144535/http://www.nuovorealismo.it/Croce_default.asp |dataarchivio=28 maggio 2008 |urlmorto=sì }}
* {{cita web|url=http://www.giornaledifilosofia.net/public/scheda_fil.php?id=2|titolo=Biografia di Benedetto Croce con elenco opere}}
* {{cita web|url=http://www.giornaledifilosofia.net/public/filosofiaitaliana/scheda_fi.php?id=16|titolo=Il problema dell'impressione nella ricerca filosofica del giovane Croce}}
* {{cita web | 1 = http://www.bibliopolis.it/BC.htm | 2 = L'elenco dei volumi dell'Edizione Nazionale | accesso = 7 novembre 2007 | dataarchivio = 26 ottobre 2007 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20071026095045/http://www.bibliopolis.it/BC.htm | urlmorto = sì }}
* {{Camera.it|27710|costituente}}
* {{cita web|http://bibliotecafilosofia.uniroma1.it/B-Croce/riv_croce.htm|Le riviste di Benedetto Croce on line. Accesso full text a «La Critica. Rivista di letteratura, storia e filosofia» 1, 1903 - 42, 1944 e ai «Quaderni della “Critica”» 1945 – 1951}}
* {{cita web|http://www.filosofia.rai.it/articoli/benedetto-croce-il-filosofo-liberale/11287/default.aspx|Benedetto Croce, il filosofo liberale, sul RAI Filosofia}}
* [[Alessandra Tarquini]], ''[http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/popupaudio.html?t=WIKIRADIO%20del%2025%2F02%2F2014%20-%20BENEDETTO%20CROCE%20raccontato%20da%20Alessandra%20Tarquini&p=WIKIRADIO%20del%2025%2F02%2F2014%20-%20BENEDETTO%20CROCE%20raccontato%20da%20Alessandra%20Tarquini&d=&u=http%3A%2F%2Fwww.radio.rai.it%2Fpodcast%2FA45595788.mp3 Benedetto Croce, il filosofo liberale]'' (da [[Wikiradio]] di [[Radio3]], in onda il 25/02/2014)
* {{cita web|url=https://www.senato.it/3182?newsletter_item=1483&newsletter_numero=141|titolo=Il pensiero filosofico di Benedetto Croce|accesso=24 settembre 2022}}
 
{{Box successione
*[http://www.iiss.it/ L'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Benedetto Croce e la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce]
|carica=[[Ministri della pubblica istruzione del Regno d'Italia|Ministro della pubblica istruzione]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
*[http://rivista.ssef.it/site.php?page=20040730085009681 Una bibliografia di Benedetto Croce]
|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
*[http://www.nuovorealismo.it/croce_default.asp Una bibliografia di Benedetto Croce con corredo di riassunti delle opere e piccoli saggi]
|periodo = 15 giugno 1920 – 4 luglio 1921<br />[[governo Giolitti V]]
*[http://www.giornaledifilosofia.net/public/scheda_fil.php?id=2 Biografia di Benedetto Croce con elenco opere]
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*[http://www.giornaledifilosofia.net/public/filosofiaitaliana/scheda_fi.php?id=16 Il problema dell'impressione nella ricerca filosofica del giovane Croce]
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* [http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=Assemblea%20Costituente\I%20Costituenti&content=altre_sezioni/assemblea_costituente/composizione/costituenti/framedeputato.asp?Deputato=1d27710 Scheda sul sito della Camera]
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