Mino Martinazzoli: differenze tra le versioni

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{{Carica pubblica
{{Membro delle istituzioni italiane
|nome = Fermo Mino Martinazzoli
|immagine = Martinazzoli_VI.jpg
|istituzione=Senato
|didascalia = Mino Martinazzoli nel 1972
|immagine =
|carica = [[Sindaci di Brescia|Sindaco di Brescia]]
|luogo_nascita = [[Orzinuovi]]
|data_nascitamandatoinizio = [[305 novembre]]dicembre [[19311994]]
|mandatofine = 14 dicembre [[1998]]
|luogo_morte =
|predecessore = Romano Fusco<br><small>(''commissario prefettizio'')</small>
|data_morte =
|successore = [[Paolo Corsini]]
|titolo = Laurea in giurisprudenza
|carica2 = [[Presidenti della Provincia di Brescia#Eletti dal Consiglio provinciale (1951-1995)|Presidente della Provincia di Brescia]]
|mandatoinizio2 = 10 maggio [[1970]]
|mandatofine2 = 22 giugno [[1972]]
|predecessore2 = [[Ercoliano Bazoli]]
|successore2 = [[Tarcisio Gitti]]
|carica3 = [[Popolari UDEUR#Presidenti|Presidente dei Popolari UDEUR]]
|mandatoinizio3 = maggio [[2004]]
|mandatofine3 = giugno [[2005]]
|predecessore3 = [[Ida Maria Dentamaro]]
|successore3 = [[Lorenzo Acquarone]]
|carica4 = [[Partito Popolare Italiano (1994)#Segretari|Segretario del Partito Popolare Italiano]]
|mandatoinizio4 = 18 gennaio [[1994]]
|mandatofine4 = 30 marzo [[1994]]
|presidente4 = [[Rosa Russo Iervolino]]
|predecessore4 = ''Carica creata''
|successore4 = [[Rocco Buttiglione]]
|carica5 = [[Segretario della Democrazia Cristiana]]
|mandatoinizio5 = 12 ottobre [[1992]]
|mandatofine5 = 18 gennaio [[1994]]
|presidente5 = [[Rosa Russo Iervolino]]
|predecessore5 = [[Arnaldo Forlani]]
|successore5 = ''Carica abolita''
|carica6 = [[Ministri per le riforme istituzionali della Repubblica Italiana|Ministro per le riforme istituzionali]] [[Ministri per gli affari regionali della Repubblica Italiana|e per gli affari regionali]]
|predecessore6 = [[Antonio Maccanico]]
|mandatoinizio6 = 12 aprile [[1991]]
|mandatofine6 = 28 giugno [[1992]]
|primoministro6 = [[Giulio Andreotti]]
|successore6 = [[Raffaele Costa]]<ref>Ministro per gli Affari regionali</ref><br/>[[Leopoldo Elia]]<ref>Ministro per le Riforme istituzionali</ref>
|carica7 = [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|Ministro della difesa]]
|mandatoinizio7 = 23 luglio [[1989]]
|mandatofine7 = 27 luglio [[1990]]
|primoministro7 = [[Giulio Andreotti]]
|predecessore7 = [[Valerio Zanone]]
|successore7 = [[Virginio Rognoni]]
|carica8 = [[Ministri di grazia e giustizia della Repubblica Italiana|Ministro di grazia e giustizia]]
|mandatoinizio8 = 4 agosto [[1983]]
|mandatofine8 = 1º agosto [[1986]]
|primoministro8 = [[Bettino Craxi]]
|predecessore8 = [[Clelio Darida]]
|successore8 = [[Virginio Rognoni]]
|carica9 = [[Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa#Presidenti|Presidente della Commissione inquirente per i procedimenti di accusa]]
|mandatoinizio9 = 11 agosto [[1976]]
|mandatofine9 = 19 giugno [[1979]]
|predecessore9 = [[Angelo Castelli]]
|successore9 = [[Alessandro Reggiani]]
|carica10 = [[Senato della Repubblica|Senatore della Repubblica Italiana]]
|legislatura10 = {{NumLegRepubblica|S|VI|VII|VIII|XI}}
|mandatoinizio10 = 25 maggio [[1972]]-11 luglio [[1983]]
|mandatofine10 = 23 aprile [[1992]]- 14 aprile [[1994]]
|gruppo parlamentare10 = [[Democrazia Cristiana|Democratico Cristiano]]
|circoscrizione10 = [[Circoscrizione Lombardia (Senato della Repubblica)|Lombardia]]
|collegio10 = [[Collegio elettorale di Brescia (Senato della Repubblica)|Brescia]]
|sito10 = http://www.senato.it/leg/11/BGT/Schede/Attsen/00001487.htm
|incarichi11 = *[[Capogruppo (parlamento)|Capogruppo]] della [[Democrazia Cristiana]] alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]] <small>(dal 08/10/1986 al 31/07/1989)</small>
*Membro della [[Commissione Giustizia della Camera dei deputati|2ª Commissione Giustizia]]
*Membro della [[Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei deputati|3ª Commissione Esteri]]
*Membro della [[Giunta parlamentare#Giunta per il Regolamento|Giunta per il Regolamento]]
|sito11 = http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=X%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/Leg10/framedeputato.asp?Deputato=d23840
|partito = [[Democrazia Cristiana|DC]] <small>(1972-1994)</small><br />[[Partito Popolare Italiano (1994)|PPI]] <small>(1994-2002)</small><br />[[UDEUR]] <small>(2004-2011)</small>
|professione = Avvocato
|titolo di studio = Laurea in giurisprudenza
|partito = Democrazia Cristiana
|alma mater = [[Università degli Studi di Pavia]]
|legislatura = [[Senatori VI Legislatura|VI]], [[Senatori VII Legislatura|VII]], [[Senatori VIII Legislatura|VIII]] e [[Senatori XI Legislatura|XI]]
|sito9 =
|gruppo_parlamentare = Democratico Cristiano
|coalizioneincarichi10 =
|carica11 = [[Deputato della Repubblica Italiana]]
|circoscrizione = Lombardia
|mandatoinizio11 = 12 luglio [[1983]]
|nomina_senatore_a_vita =
|mandatofine11 = 22 aprile [[1992]]
|data_nomina_senatore_a_vita =
|legislatura11 = {{NumLegRepubblica|D|IX|X}}
|incarichi =
|gruppo parlamentare11 = [[Democrazia Cristiana]]
|sito =
|circoscrizione11 = [[Circoscrizione Brescia-Bergamo|Brescia]]
}}
 
{{Membro delle istituzioni italiane
|nome = Fermo Mino Martinazzoli
|istituzione=Camera
|immagine =
|luogo_nascita =
|data_nascita =
|luogo_morte =
|data_morte =
|titolo =
|professione =
|partito = Democrazia Cristiana
|legislatura = [[Deputati IX Legislatura|IX]] e [[Deputati X Legislatura|X]]
|gruppo_parlamentare = Democratico Cristiano
|coalizione =
|circoscrizione =
|collegio = [[Brescia]]
|incarichi = * Componente della Giunta per il Regolamento - IX e X Legislatura
* Componente della III Commissione (Esteri) - IX e X Legislatura
* Componente della IV Commissione (Giustizia) - IX e X Legislatura
|sito =
}}
 
{{Bio
|Nome = Fermo Mino
|Cognome = MartinazzoliMartinazzòli
|PostCognomeVirgola = detto '''Mino'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Orzinuovi
|GiornoMeseNascita = 30 novembre
|AnnoNascita = 1931
|LuogoMorte = Brescia
|GiornoMeseMorte = 4 settembre
|AnnoMorte = 2011
|NoteMorte = <ref name="ASCA 4 set 01">{{cita web|url=http://www.asca.it/news-E__MORTO_MINO_MARTINAZZOLI-1046673-ORA-.html|titolo=È morto Mino Martinazzoli|data=4 settembre 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111007211321/http://www.asca.it/news-E__MORTO_MINO_MARTINAZZOLI-1046673-ORA-.html|dataarchivio=7 ottobre 2011|accesso=14 marzo 2022|urlmorto=si|pubblicazione=[[ASCA]]}}</ref>
|Attività = politico
|Epoca = 1900
|Epoca2 = 2000
|Attività = politico
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , tre volte [[Ministro della Repubblica Italiana|ministro della Repubblica]] ([[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|difesa]], [[Ministri di grazia e giustizia della Repubblica Italiana|grazia e giustizia]], [[Ministri per le riforme istituzionali della Repubblica Italiana|riforme istituzionali]] e [[Ministri per gli affari regionali della Repubblica Italiana|affari regionali]]) nelle file della [[Democrazia Cristiana]], della quale fu l’ultimo [[Segretari della Democrazia Cristiana|segretario]] dal 12 ottobre 1992 al 18 gennaio 1994
|PostNazionalità = , più volte Ministro della Repubblica nelle file della [[Democrazia Cristiana]]
}}
 
È stato anche [[Presidenti della Provincia di Brescia#Eletti dal Consiglio provinciale (1951-1995)|presidente della Provincia di Brescia]] dal 10 maggio 1970 al 22 giugno 1972, [[Senato della Repubblica|senatore della Repubblica]] per quattro [[Legislatura|legislature]] ({{NumLegRepubblica|S|VI|VII|VIII|XI}}), [[Camera dei deputati (Italia)|deputato alla Camera]] per due legislature ({{NumLegRepubblica|D|IX|X}}) e infine [[Sindaci di Brescia|sindaco di Brescia]] dal 5 dicembre 1994 al 14 dicembre 1998.
È stato senatore dal [[1972]] al [[1983]] e dal [[1992]] al [[1994]] e deputato dal 1983 al 1992.
 
== Biografia ==
==Da Brescia a Roma nella DC==
 
=== Da Brescia a Roma nella DC ===
Martinazzoli inizia la sua attività politica nel suo paese natale, [[Orzinuovi]] nella bassa [[brescia]]na, come assessore alla Cultura. [[Laurea]]to in [[giurisprudenza]] come alunno dell' [[Almo Collegio Borromeo]] di [[Pavia]], esercita inoltre la professione di avvocato. A partire dagli [[anni 1960|anni Sessanta]]-[[anni 1970|Settanta]] si afferma nelle file della [[Democrazia Cristiana]] di Brescia. Entra a far parte del consiglio provinciale e diviene presidente dell'amministrazione provinciale dal [[1970]] al 1972.
Martinazzoli, dopo aver frequentato il [[liceo classico Arnaldo]] a [[Brescia]], e dopo una iniziale permanenza all'[[Almo Collegio Borromeo]] di [[Pavia]], si [[laurea]] in [[giurisprudenza]] in tale città, ed esercita la professione di [[avvocato]]. Comincia poi la sua attività politica nel suo paese natale, [[Orzinuovi]], nella [[Bassa Bresciana|bassa bresciana]], come [[Assessore (ordinamento italiano)|assessore]] alla [[Cultura]] del [[Comune (Italia)|comune]].
 
A partire dagli [[anni 1960]] e [[anni 1970|1970]] si afferma nelle file della [[Democrazia Cristiana]] (DC) di [[Brescia]] come [[dirigente]]. Successivamente entra a far parte del [[consiglio provinciale]] di [[Provincia di Brescia|Brescia]] e ne diviene [[Presidenti della Provincia di Brescia#Eletti dal Consiglio provinciale (1951-1995)|presidente dell'amministrazione provinciale]] dal 10 maggio 1970 al 22 giugno 1972.
Viene eletto senatore e contemporaneamente è consigliere comunale e capogruppo dello Scudo Crociato al comune di [[Brescia]]. Dopo vari anni al Senato il salto di qualità avviene nel 1983 quando diventa ministro della Giustizia, incarico che ricopre per 3 anni fino al [[1986]]. Dal 1986 al 1989 si conferma uno tra i più importanti dirigenti democristiani essendo eletto presidente dei deputati DC. Nel [[1989]]-[[1990]] torna a fare il ministro, stavolta alla Difesa, ma si dimette (insieme ad altri ministri democristiani: [[Sergio Mattarella]], [[Riccardo Misasi]], [[Calogero Mannino]], [[Carlo Fracanzani]]) in seguito all'approvazione della [[legge Mammì]] che regolamentava il sistema televisivo italiano e che riteneva inadeguata.
 
Nel 1972 viene eletto [[Senato della Repubblica|senatore]] alle [[Elezioni politiche in Italia del 1972|elezioni politiche di quell'anno]], e contemporaneamente [[consigliere comunale]] e [[Capogruppo (parlamento)|capogruppo]] della [[Democrazia Cristiana|DC]] al [[Comune (Italia)|comune]] di [[Brescia]]. Dopo vari anni al Senato, arrivando a ricoprire l'incarico di [[Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa#Presidenti|presidente della Commissione inquirente per i procedimenti di accusa]] nella [[VII legislatura della Repubblica Italiana|VII legislatura della Repubblica]] (quella del ''[[compromesso storico]]''), il salto di qualità avviene nel 1983, quando diventa [[Ministri di grazia e giustizia della Repubblica Italiana|Ministro di grazia e giustizia]] nel [[Governo Craxi I|primo governo]] guidato dal [[Leader di partito|leader]] [[Partito Socialista Italiano#Segretari politici|socialista]] [[Bettino Craxi]], incarico che ricopre per quasi tre anni fino al 1º agosto 1986.[[File:De Mita Martinazzoli Mancino.jpg|thumb|sinistra|upright=1.2|Mino Martinazzoli tra [[Nicola Mancino]] e [[Ciriaco De Mita]] durante le [[Consultazioni del presidente della Repubblica Italiana|consultazioni al Quirinale]] del 1987]]Nella seconda metà degli [[anni 1980]] si conferma come uno tra i più importanti dirigenti [[democristiani]], venendo eletto [[Capogruppo (parlamento)|capogruppo]] a [[Montecitorio]] della DC nel 1986, incarico che mantenne fino al 1989 a cavallo della [[IX legislatura della Repubblica Italiana|IX]] e [[X legislatura della Repubblica Italiana|X legislatura della Repubblica]].
Nel [[1991]]-[[1992]] è invece ministro delle Riforme Istituzionali e degli Affari Regionali nel [[Governo Andreotti VII|settimo governo Andreotti]].
 
Il 20 febbraio 1989, durante un intervento (seguito da lunghi applausi) nel [[XVIII Congresso della Democrazia Cristiana]], annuncia il proprio sostegno alla candidatura unitaria di [[Arnaldo Forlani]] alla segreteria della DC, nonostante avrebbe potuto essere il candidato alla segreteria della cosiddetta "''[[Sinistra (politica)|sinistra]] [[democristiana]]''".<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=«C’è la crisi della politica. Ma noi siamo la politica…»|lingua=en|accesso=2022-07-01|url=https://vimeo.com/36381614}}</ref>
==1992: segretario della DC in crisi==
Il 12 ottobre 1992, con la [[Democrazia Cristiana]] travolta da [[Tangentopoli]], viene eletto dal Consiglio Nazionale della Dc per acclamazione segretario del partito, con il compito non facile di salvare il partito dalla disaffezione degli elettori e condurlo fuori da una crisi di fiducia grave. Martinazzoli viene scelto col consenso di tutti per la sua reputazione di uomo onesto e anche in quanto "uomo del [[nord]]", proveniente da una terra (il bresciano) in cui avanzava poderosamente il fenomeno delle "leghe" e la protesta contro i partiti di potere.
 
=== Ministro nei governi Andreotti ===
Con inevitabili difficoltà ha dovuto fare i conti con il terremoto politico degli anni 1992-1994: la crisi profonda del [[Pentapartito]], i problemi gravi del risanamento finanziario del paese, l'avanzata delle "leghe", l'approvazione per [[referendum]] del nuovo [[sistema elettorale maggioritario]], l'avanzata delle [[sinistra (politica)|sinistre]] alle [[elezioni amministrative del 1993]] (con la conquista di città come [[Roma]], [[Napoli]], [[Trieste]], [[Venezia]], [[Genova]]), la discesa in campo di [[Silvio Berlusconi]] e lo "sdoganamento" della [[destra (politica)|destra]] [[Movimento Sociale Italiano|missina]].
{{Vedi anche|Governo Andreotti VI|Governo Andreotti VII}}
Con la nascita del [[Governo Andreotti VI|sesto governo]] presieduto da [[Giulio Andreotti]] tra le forze politiche che costituivano il [[pentapartito]], torna a fare il ministro, che il 23 luglio 1989 giura nelle mani del [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Francesco Cossiga]] come [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|Ministro della difesa]]. Durante il suo mandato alla Difesa si ricorda la storica decisione di equiparare in termini di durata il [[servizio militare]] a quello [[Servizio civile|civile]]. Successivamente si dimetterà però nel 1990 (insieme ad altri ministri della "''sinistra democristiana''" [[Sergio Mattarella]], [[Riccardo Misasi]], [[Calogero Mannino]] e [[Carlo Fracanzani]]), in seguito all'approvazione della [[legge Mammì]], che regolamentava il sistema televisivo italiano e riteneva inadeguata, giudicata troppo in linea con gli interessi dell'[[imprenditore]] [[Silvio Berlusconi]].
 
Tra il 1991 e il 1992 è stato invece [[Ministro senza portafoglio della Repubblica Italiana|Ministro senza portafoglio]] per le [[Ministri per le riforme istituzionali della Repubblica Italiana|riforme istituzionali]] e per gli [[Ministri per gli affari regionali della Repubblica Italiana|Affari Regionali]] nel [[Governo Andreotti VII|settimo governo Andreotti]].
==Lo scioglimento della DC e il nuovo PPI==
 
=== Segretario della Democrazia Cristiana ===
Alle prese con un partito in crisi e sempre più diviso sulle scelte da compiere, Martinazzoli sceglie la via dello scioglimento della [[Democrazia Cristiana]] ( in realtà senza mai alcuna delibera del Consiglio Nazionale del partito) , considerando esaurita, dopo gli scandali di Tangentopoli, la forza trainante del partito nato da [[Alcide De Gasperi]]. Nel 1993 così assume i pieni poteri, lanciando la proposta di costituire sulle ceneri della DC e in continuità ideale con essa, ma in discontinuità di classe dirigente, il nuovo [[Partito Popolare Italiano]], riprendendo tale nome dal partito che fu di [[Luigi Sturzo]].
A seguito delle dimissioni di [[Arnaldo Forlani]] dalla Segreteria del partito anche a causa dell'insuccesso nelle [[Elezioni amministrative in Italia del 1992#Provincia di Mantova|elezioni provinciali del 1992]] a [[Provincia di Mantova|Mantova]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/settembre/29/Mantova_trionfo_della_Lega_bufera_co_0_920929032.shtml Mantova, il trionfo della Lega. bufera democristiana. Forlani e De Mita lasciano]</ref>, il 12 ottobre 1992 Martinazzoli viene eletto per acclamazione dal Consiglio Nazionale nuovo [[Segretari della Democrazia Cristiana|segretario della Democrazia Cristiana]] con il compito di dirimere la crisi in corso cagionata dalle inchieste di [[Mani Pulite]] che hanno raggiunto anche diversi esponenti democristiani; fin da subito Martinazzoli si orientò per un rinnovo profondo della struttura-partito che doveva dirigere<ref>{{Cita web|url=http://www.radioradicale.it/scheda/49344/consiglio-nazionale-della-dc-lelezione-di-mino-martinazzoli-a-segretario-della-dc|titolo=Consiglio Nazionale della DC: l'elezione di Mino Martinazzoli a Segretario della DC|autore=Radio Radicale|sito=Radio Radicale|data=1992-10-12|lingua=it|accesso=2022-06-28}}</ref>. Martinazzoli venne scelto col consenso di tutti per la sua reputazione di uomo onesto e anche per la sua provenienza dall'[[Italia settentrionale]], in cui cresceva nei consensi la [[Lega Nord]] di [[Umberto Bossi]], che aveva adottato una linea apertamente anti-[[Sistema politico|sistema]], schierata contro quella che ritenevano fosse "''[[Roma]] [[ladro]]na''".<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Giulio ANDREOTTI: l'ombra della Prima Repubblica|lingua=it-IT|accesso=2022-06-28|url=https://www.youtube.com/watch?v=gTpkWIB-wPU}}</ref>
 
Nel corso della sua segreteria deve fronteggiare, con inevitabili difficoltà, il terremoto politico degli anni 1992-94: la crisi profonda del [[Pentapartito]] causata da Tangentopoli, la difficoltosa congiuntura economica e la conseguente svalutazione della [[Lira italiana|lira]], l'abbandono del partito da parte dell'ex [[Sottosegretario di Stato (ordinamento italiano)|sottosegretario]] all'[[Ministero dell'agricoltura e delle foreste|agricoltura]] [[Mariotto Segni|Mario Segni]], figlio dello storico esponente [[democristiano]] e [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Antonio Segni]], scettico sulla reale efficacia dell'operato di Martinazzoli, i [[Referendum abrogativi in Italia del 1993|referendum abrogativi]] sul [[finanziamento pubblico ai partiti]] e la [[Legge elettorale italiana del 1946|legge elettorale]] in senso [[maggioritario]] che appoggiò tardivamente, la grave sconfitta della DC e l'avanzata delle [[sinistra (politica)|sinistre]] alle [[elezioni amministrative in Italia del 1993|elezioni amministrative del 1993]] (con la conquista di città come [[Roma]], [[Napoli]], [[Palermo]], [[Venezia]] e [[Genova]]), e soprattutto la [[Ingresso in politica di Silvio Berlusconi|discesa in campo nella politica di Silvio Berlusconi]] e lo "''sdoganamento''" della [[destra (politica)|destra]] [[Movimento Sociale Italiano|missina]].<ref name=":0">{{Cita web|url=https://www.ilpost.it/2018/07/26/fine-dc/|titolo=Il giorno in cui finì la DC|sito=Il Post|data=2018-07-26|lingua=it-IT|accesso=2022-06-28}}</ref>
Nel nuovo sistema maggioritario Martinazzoli ha collocato il nuovo PPI in una posizione rigorosamente di [[centro (politica)|centro]], alternativo alla sinistra dei [[Progressisti]], ma in netta distinzione dalla destra missina e dalla [[Lega Nord]]. Dopo la discesa in campo di [[Silvio Berlusconi]] nel [[gennaio]] del 1994 Martinazzoli ha manifestato distanza e freddezza nei confronti del Cavaliere, rifiutandosi di stringervi alleanze,aveva invece proposto a Berlusconi di candidarsi al Senato nelle file del PPI( prospettiva poi rifiutata dall'interessato ormai lanciato verso la leadership di un suo partito - Forza Italia / Polo delle Libertà). Questa linea di centro, assolutamente equidistante dai [[Progressisti]] come dall'alleanza di [[centrodestra]] che andava profilandosi tra Berlusconi, [[Gianfranco Fini|Fini]] e [[Umberto Bossi|Bossi]], lo ha portato a scontrarsi nel partito con anime più favorevoli ad un'alleanza di centrodestra.
 
=== Scioglimento della DC e rinascita del PPI ===
Nel gennaio 1994, all'atto di nascita del nuovo [[Partito Popolare Italiano]], non aderivano così alcuni esponenti della vecchia DC guidati da [[Pierferdinando Casini]], [[Clemente Mastella]], [[Francesco D'Onofrio]], [[Ombretta Fumagalli Carulli]] che fondavano un movimento politico autonomo che prendeva il nome di [[Centro Cristiano Democratico]] e sceglievano l'alleanza con il [[Polo delle Libertà]].
Alle prese con un partito in crisi e diviso sulle scelte da compiere, nonché in un clima di continui attacchi politici causati dalle indagini del [[Pool (magistratura italiana)|''pool'']] di [[Tangentopoli]], diversi esponenti dello Scudo Crociato iniziarono a pensare che denominazione e simbolo fossero ormai disallineati rispetto alle esigenze dell'elettorato cattolico e moderato; l'idea di uno scioglimento della [[Democrazia Cristiana]] iniziò quindi rapidamente a concretizzarsi.
 
Nel nuovo sistema maggioritario Martinazzoli collocò il [[Partito Popolare Italiano (1994)|Partito Popolare Italiano]] in una posizione inequivocabilmente [[centro (politica)|centrista]], alternativa sia alla sinistra dei [[progressisti]] sia alla destra missina e alla [[Lega Nord|Lega]]. Dopo la discesa in campo di [[Silvio Berlusconi]] nel gennaio del 1994, Martinazzoli manifesta distanza e freddezza nei confronti del Cavaliere, rifiutando la convergenza invocata da Berlusconi con [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]]. Questa linea, equidistante dai [[progressisti]] e dall'alleanza del [[centrodestra|Polo delle Libertà e del Buon Governo]] che si andava profilando tra Berlusconi, [[Gianfranco Fini]], [[Pier Ferdinando Casini]] (fondatore nel gennaio 1994 del [[Centro Cristiano Democratico|CCD,]] alleatosi con il centro-destra) e [[Umberto Bossi]] lo porta a scontrarsi, nel partito, coi fautori di una convergenza programmatica con una delle due coalizioni.
==Le elezioni del 1994==
 
Nel 1993 inizia anche lo storico processo per [[Mafia in Italia|concorso esterno in associazione mafiosa]] intentato dalla [[Procura della Repubblica|Procura]] di [[Palermo]] nei confronti del leader della DC [[Giulio Andreotti]] (uomo simbolo del partito)<ref name=":0" />, che si sarebbe concluso solo nel [[2004]] con l'assoluzione di Andreotti per il periodo successivo al 1980, mentre per gli anni precedenti fu dichiarata la prescrizione; Martinazzoli fu chiamato come testimone in quel processo (come pure altri esponenti politici illustri, quali [[Cossiga|Francesco Cossiga]] e [[Nicola Mancino]]). Dopo l'assoluzione dell'ex Presidente del Consiglio, Martinazzoli rimproverò severamente coloro che avevano accusato Andreotti e con lui tutta la DC, pronunciando parole che ricordavano nei toni il discorso di [[Aldo Moro]] nell'ambito dello [[Scandalo Lockheed in Italia|scandalo Lockheed]]. Mino Martinazzoli elogiò Andreotti indicandolo quale esempio di rettitudine e invitando chi l'aveva imputato a chiedergli scusa.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1999/ottobre/24/Martinazzoli_non_deve_andarsene_basta_co_0_991024546.shtml Martinazzoli: chi ha processato Andreotti e la DC chieda scusa]</ref>
Alle [[elezioni politiche del 1994]] si impegna nella costruzione di un polo autonomo di centro con le culture [[riformismo|riformiste]], [[liberalismo|liberali]], [[repubblicanesimo|repubblicane]]. Trova un alleato in [[Mario Segni]] con il quale fonda la coalizione del [[Patto per l'Italia]] che si presenta in tutti i collegi di Camera e Senato in modo autonomo contro i candidati della sinistra ([[Progressisti]]) e della destra ([[Polo delle libertà]] o [[Polo del Buon Governo]]). Aderiscono all'elleanza di centro anche i repubblicani di [[Giorgio La Malfa]], i liberali di [[Valerio Zanone]] ed un gruppo di ex [[socialismo|socialisti]] e [[socialdemocrazia|socialdemocratici]] guidati da [[Giuliano Amato]]. Martinazzoli non si candida alle elezioni e chiede a molti notabili democristiani di fare lo stesso per favorire il rinnovamento della cultura democratico-cristiana nel nuovo [[Partito Popolare]].
 
=== Elezioni politiche del 1994 ===
I risultati delle elezioni sono tuttavia deludenti: il "Patto per l'Italia" ottiene pochissimi collegi maggioritari (solo 4 alla Camera: 3 nell'avellinese con [[Gianfranco Rotondi]], [[Antonio Valiante]] e [[Mario Pepe]] e uno in Sardegna con [[Giampiero Scanu]]) e le liste del PPI nella parte proporzionale raccolgono un modesto 11%, un terzo dei voti della vecchia DC. I seggi ottenuti non consentono nemmeno di essere ago della bilancia in Parlamento, dove si afferma l'alleanza di centrodestra guidata da Berlusconi. Dopo le elezioni si dimette da segretario e annuncia l'intenzione di abbandonare la politica attiva.
{{Vedi anche|Elezioni politiche in Italia del 1994}}
Alle [[Elezioni politiche in Italia del 1994|elezioni politiche del 1994]] Martinazzoli si prodiga nella costruzione di un polo autonomo di centro con le culture [[riformismo|riformiste]], [[liberalismo|liberali]] e [[repubblicanesimo|repubblicane]], trovando in [[Mario Segni]] un alleato, col quale fonda la coalizione del [[Patto per l'Italia]], che si presenta in tutti i collegi di Camera e Senato contro i candidati della "macchina da guerra" della sinistra ([[Alleanza dei Progressisti]]) e la triplice alleanza della destra (il [[Polo delle Libertà]] o [[Polo del Buon Governo]]). Aderiscono all'alleanza di centro anche il [[Partito Repubblicano Italiano]] di [[Giorgio La Malfa]], i liberali di [[Valerio Zanone]] e un gruppo di ex [[Partito Socialista Italiano|socialisti]] e [[Partito Socialista Democratico Italiano|socialdemocratici]] guidati da [[Giuliano Amato]].
 
Martinazzoli non si candida alle [[Elezioni politiche in Italia del 1994|elezioni politiche]] e chiede ai notabili democristiani di fare lo stesso, per favorire il rinnovamento e lanciare efficacemente il nuovo [[Partito Popolare Italiano (1994)|Partito Popolare]]. I risultati delle elezioni sono tuttavia deludenti: il Patto per l'Italia ottiene pochissimi collegi maggioritari (solo quattro alla Camera: tre nell'Avellinese con [[Gianfranco Rotondi]], [[Antonio Valiante]] e [[Mario Pepe (politico 1941)|Mario Pepe]] e uno in Sardegna con [[Giampiero Scanu]]), e le liste del PPI nella parte proporzionale raccolgono un modesto 11%, un terzo dei voti della vecchia DC.
A distanza di anni Martinazzoli in un'intervista a "Sette" del Corriere della Sera giudicava in questo modo la sua azione politica nella fase controversa in cui ha guidato la Dc allo scioglimento e alla nascita del nuovo PPI:
 
I seggi ottenuti non consentono neanche di essere ago della bilancia in [[Parlamento italiano|Parlamento]], dove si afferma l'alleanza di [[centro-destra]] guidata da [[Silvio Berlusconi]]. Dopo le elezioni Martinazzoli si dimette da segretario e annuncia l'intenzione di abbandonare la politica attiva. A distanza di anni lo stesso Martinazzoli, in un'intervista a ''[[Sette (rivista)|Sette]]'', rivista del [[Corriere della Sera]], giudicava in questo modo la sua azione politica nella fase controversa in cui aveva guidato la DC allo scioglimento e alla fondazione del nuovo PPI:
{{quote| ''"Non fummo tempestivi nel considerare che la fine del comunismo in Europa chiudeva, in Italia, una fase storica, quella della Dc condannata a governare. Molti, apprendendo che non si trattava di una condanna all’ergastolo, diventarono malinconici e pretesero di replicare, artificialmente, un passato che non c’era più. Per me, io pensavo che se ci avessero assistito generosità e coraggio, avremmo potuto essere, nella nuova stagione politica, di più noi stessi, meno il nostro potere e di più il nostro progetto. Anche la scelta di evocare la sigla del Partito popolare di Sturzo, all’inizio del ‘94, si ispirava a quel proposito. Ma era ormai troppo tardi. Non fummo capaci, in un contesto sempre più reattivo, di convincere gli italiani che le nostre ragioni erano di più dei nostri torti".'' }}
 
{{Citazione| ''Non fummo tempestivi nel considerare che la fine del comunismo in Europa chiudeva, in Italia, una fase storica, quella della DC condannata a governare. Molti, apprendendo che non si trattava di una condanna all'ergastolo, diventarono malinconici e pretesero di replicare, artificialmente, un passato che non c'era più. Per me, io pensavo che se ci avessero assistito generosità e coraggio, avremmo potuto essere, nella nuova stagione politica, di più noi stessi, meno il nostro potere e di più il nostro progetto. Anche la scelta di evocare la sigla del Partito popolare di Sturzo, all'inizio del ‘94, si ispirava a quel proposito. Ma era ormai troppo tardi. Non fummo capaci, in un contesto sempre più reattivo, di convincere gli italiani che le nostre ragioni erano di più dei nostri torti.'' }}
==Il ritorno: sindaco di Brescia per il [[centrosinistra]]==
 
=== Sindaco di Brescia ===
Nell'autunno successivo, 1994, tuttavia, pressato dalle richieste di molti e preoccupato dalla nuova alleanza di centrodestra al potere, accetta di candidarsi a sindaco di [[Brescia]] in una coalizione di [[centrosinistra]] (con il sostegno forte del PPI e del PDS) prefigurando quell'alleanza che, con il nome di [[L'Ulivo|Ulivo]], qualche mese dopo [[Romano Prodi]] estenderà a tutta Italia.
{{Vedi anche|Elezioni amministrative in Italia del 1994#Brescia}}
[[File:Matteo Perrini con Mino Martinazzoli (1997).jpg|miniatura|Mino Martinazzoli, allora [[Sindaci di Brescia|sindaco di Brescia]], con [[Matteo Perrini]] nel 1997]]
Nell'[[autunno]] del 1994, tuttavia, pressato dalle richieste di collaboratori ed elettori, accetta di candidarsi a [[Sindaci di Brescia|sindaco di Brescia]] alle [[Elezioni amministrative in Italia del 1994#Elezioni comunali del novembre 1994|elezioni amministrative di novembre]], guidando una coalizione di [[Centro-sinistra in Italia|centro-sinistra]] col sostegno del PPI, [[Partito Democratico della Sinistra|PDS]] e i [[Federazione dei Verdi|Verdi]], prefigurando quell'alleanza che, col nome di [[L'Ulivo|Ulivo]], qualche mese dopo [[Romano Prodi]] estenderà a tutta l'Italia. Vincerà al [[ballottaggio]], venendo eletto con il 56,5% dei voti contro il 43,53 di [[Vito Gnutti]], [[Ministri dell'industria, del commercio e dell'artigianato della Repubblica Italiana|Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato]] in carica del [[Governo Berlusconi I|governo Berlusconi]] sostenuto dalla [[Lega Nord]] e [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]]. Guida il comune per l'intera consiliatura, fino al novembre del 1998, quando decide di non ripresentare la propria candidatura.
 
VinceNello alscontro [[ballottaggio]]che lavede sfidanel a1995 sindacoil controPPI [[Vitodiviso Gnutti]]tra ele diventadue primocomponenti cittadinoriconducibili di Brescia. Guida la città per l'intera legislatura fino ala [[novembreGerardo Bianco]] dele [[1998Rocco Buttiglione]], quandorispettivamente decide di non ricandidarsi. Nella querelle che vede nel 1995 il PPI diviso tra un'alaquella favorevole allaad coalizioneallearsi dicon [[centrosinistraL'Ulivo]] (guidata dadi [[GerardoRomano BiancoProdi]]), e un'alaquella favorevole all'alleanzaad allearsi con il [[SilvioPolo Berlusconidelle Libertà]] (guidata dadi [[RoccoSilvio ButtiglioneBerlusconi]]), Martinazzoli si schiera con quella di Bianco.
 
==La= candidaturaCorsa inalla Presidenza della Regione Lombardia ===
{{Vedi anche|Elezioni regionali in Lombardia del 2000}}
In vista della convocazione delle [[elezioni regionali in Lombardia del 2000]], accetta di candidarsi alla [[Presidenti della Lombardia|presidenza della Regione Lombardia]], in una sfida difficile contro il [[Presidenti della Lombardia|presidente uscente]] [[Forza Italia (1994)|''forzista'']] [[Roberto Formigoni]] sostenuto anche dalla [[Lega Nord]], venendo appoggiato da una coalizione di [[Centro-sinistra in Italia|centro-sinistra]] composta dalle liste: "[[L'Ulivo|''Centro-sinistra per Martinazzoli'']]", [[Partito della Rifondazione Comunista]] e [[Socialisti Democratici Italiani]] - [[Federazione dei Liberali|Liberali]] - Altri (ma non i [[Comunisti Italiani]] che candidarono [[Nerio Nesi]]).
 
NelAlla [[2000]]tornata accettaelettorale diil candidarsirisultato allaè presidenzadeludente: dellasostenuto regioneda [[Lombardia]]quasi intutto unail sfidacentro-sinistra difficileottiene controsolo il presidente32% uscentedei [[Roberto Formigoni]]consensi, sostenutoil anchepeggior dallarisultato [[Legaper Nord]].un Ilcandidato suodi risultatocentro-sinistra èfino peròalle deludente:[[Elezioni sostenutoregionali dain tuttoLombardia ildel 2018|regionali [[centrosinistralombarde del 2018]] (inclusada [[RifondazioneGiorgio ComunistaGori]],. maViene noncomunque ieletto in [[Comunisticonsiglio Italianiregionale della Lombardia]]) ottienein soloqualità ildi 32%candidato deialla consensi.presidenza Sisecondo impegnaclassificato, comunquedove come consigliere regionales'impegna fino alla scadenza naturale del mandato ([[nel 2005]]) nel gruppo "Centro-Sinistrasinistra, PPI, Lala Margherita".
 
=== Per la difesa della cultura del [[popolarismo]] ===
In occasione delle [[Elezioni politiche in Italia del 2001|elezioni politiche del 2001]], concede il proprio sostegno alla [[lista elettorale]] [[Centrismo|centrista]] [[La Margherita]] (con il candidato [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio]] [[Francesco Rutelli]] a [[Leader di partito|capo]]), pur non condividendo lo scioglimento del [[Partito Popolare Italiano (1994)|Partito Popolare Italiano]] e la sua confluenza nella lista [[Francesco Rutelli|''rutelliana'']] con [[Rinnovamento Italiano]] di [[Lamberto Dini]] e [[I Democratici]] di [[Arturo Parisi]].
 
Nel 2004 si schiera a fianco dei [[Popolari UDEUR]] di [[Clemente Mastella]], di cui viene nominato presidente del partito, sempre con l'obiettivo di rinvigorire la presenza autonoma del [[cristianesimo democratico]] e [[Cristianesimo sociale|sociale]] nella [[politica italiana]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2003/novembre/23/Mastella_con_Martinazzoli_simpatia_Pezzotta_co_0_031123050.shtml Mastella con Martinazzoli, la «simpatia» di Pezzotta]</ref>. Successivamente si dimette dall'incarico, preferendo una posizione più lontana dai riflettori.
In occasione delle [[elezioni politiche del 2001]] dà il suo sostegno alle liste della [[La Margherita|Margherita]] ma nel [[2002]] non condivide lo scioglimento del [[Partito Popolare Italiano]] nella lista [[Francesco Rutelli|rutelliana]].
 
Successivamente si impegna attivamente nel comitato per il "No" nel [[referendum costituzionale in Italia del 2006|referendum costituzionale del 25-26 giugno]], manifestando forti critiche verso la riforma costituzionale approvata dalla coalizione di [[Centro-destra in Italia|centro-destra]].
Nel [[2004]] si schiera al fianco di [[Clemente Mastella]] e viene nominato presidente di "Alleanza Popolare - [[UDEUR]]" sempre con l'obiettivo di mantenere viva una presenza autonoma del [[cristianesimo sociale]] e democratico nella politica italiana. Successivamente si dimette dall'incarico, preferendo una posizione più lontana dai riflettori.
 
Nel 2009, in occasione dei [[Referendum abrogativi in Italia del 2009|referendum abrogativi sulla legge elettorale]], si schiera per l'[[astensione]], insieme ad altri esponenti del [[centro-sinistra]] bresciano.<ref>[http://www.bresciaoggi.it/stories/Cronaca/62713__referendum_tanti_big_nel_comitato_del_non_voto/ Referendum, tanti big nel comitato del non voto] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120118114742/http://www.bresciaoggi.it/stories/Cronaca/62713__referendum_tanti_big_nel_comitato_del_non_voto/ |date=18 gennaio 2012 }}, [[Brescia Oggi]]</ref>
Nel [[2006]] si impegna attivamente nel comitato per il NO al referedum costituzionale, manifestando forti critiche verso la riforma costituzionale approvata dal [[centrodestra]].
 
Il 24 luglio 2010, intervistato da ''Liberal'' poco più di un anno prima della sua morte, aveva detto fra le altre cose: «''Una volta nel 1994 incontrai [[Silvio Berlusconi]] e cercai di spiegargli che fare [[politica]] significava fare gli interessi degli altri e non i propri. Non ebbi successo''».<ref>{{Cita web|url=https://www.ilpost.it/2011/09/04/cosa-diceva-martinazzoli-di-berlusconi/|titolo=Cosa diceva Martinazzoli di Berlusconi|sito=Il Post|data=2011-09-04|lingua=it-IT|accesso=2022-06-28}}</ref>
Nel [[2009]] in occasione del referendum sulla legge elettorale si schiera per l'astensione con altri esponenti del centrosinistra bresciano[http://www.bresciaoggi.it/stories/Cronaca/62713__referendum_tanti_big_nel_comitato_del_non_voto/].
 
== Cariche ricoperte ==
*[[Assessore]] alla [[Cultura]] del [[Comune (Italia)|Comune]] di [[Orzinuovi]]
*Presidente[[Presidenti dell'Amministrazionedella Provincia di Brescia#Eletti dal Consiglio provinciale (1951-1995)|Presidente della Provincia di [[Brescia]] (1970-1972)
*[[Consiglio regionale (Italia)|Consigliere comunale]] e capogruppo[[Capogruppo DC(parlamento)|Capogruppo]] della [[Democrazia Cristiana]] al [[Comune (Italia)|Comune]] di [[Brescia]] (1975-198080)
*[[Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa#Presidenti|Presidente della Commissione inquirente per i procedimenti d'di accusa]] (1976-197979)
*[[Ministri di grazia e giustizia della Repubblica Italiana|Ministro di grazia e giustizia]] nel [[Governo Craxi I]] 1983-86)
*[[Ministro della Giustizia]] (1983-1986)
*[[Capogruppo (parlamento)|Capogruppo]] della [[Democrazia Cristiana]] alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]] (1986-89)
*[[Elenco dei Ministri della Difesa della Repubblica Italiana|Ministro della Difesa]] (1989-1990)
*[[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|Ministro della difesa]] nel [[Governo Andreotti VI]] (1989-90)
*Ministro della Riforme istituzionali e Affari regionali (1991-1992)
*[[Ministri per le riforme istituzionali della Repubblica Italiana|Ministro delle Riforme istituzionali]] e [[Ministri per gli affari regionali della Repubblica Italiana|degli Affari regionali]] nel [[Governo Andreotti VII]] (1991-92)
*Presidente dei deputati democristiani (1986-1989)
*[[Segretari della Democrazia Cristiana|Segretario della [[Democrazia Cristiana]] (1992-199494)
*Fondatore e primo segretarioSegretario del [[Partito Popolare Italiano]] (1994)]]
*Sindaco di [[Brescia]] (1994-1998)
*Consigliere[[Consiglio regionale della [[RegioneLombardia|Consigliere regionale della Lombardia]] (2000-2005)
*Componente della Commissionecommissione consiliare Affari Istituzionaliistituzionali e della Commissione Specialespeciale per lo Statutostatuto
*Presidente didei [[UnioneUDEUR Democratici per l'EuropaPopolari|AlleanzaPopolari Popolare-UDEUR]] (2004-2005)
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine = Cavaliere BAR.svg
|nome_onorificenza = Cancelliere e Tesoriere dell'Ordine militare d'Italia
|collegamento_onorificenza = Ordine militare d'Italia
|motivazione =
|luogo = Dal 22 luglio 1989 al 27 luglio 1990
}}{{Onorificenze
|nome_onorificenza = Cavaliere di gran croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana
|data = [[Roma]], 4 luglio 2008.<ref>[https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/297652]</ref>
|collegamento_onorificenza = Ordine al merito della Repubblica italiana
|immagine = ITA OMRI 2001 GC BAR.svg
|motivazione = Di iniziativa del [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]]
}}
 
== Intitolazioni ==
Il [[Dipartimento universitario|Dipartimento]] di [[Giurisprudenza]] dell'[[Università degli Studi di Brescia]] ha deliberato il 6 novembre 2012 di intitolare l'Aula Magna della sua sede di Palazzo Calini ai Fiumi (via delle Battaglie, 58) a Mino Martinazzoli.
 
Il 4 settembre 2023 il Comune di Montirone ha intitolato una via allo storico segretario della Democrazia Cristiana.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
*Mino Martinazzoli - [[Annachiara Valle]], ''Uno strano democristiano'', Rizzoli, Milano 2009, 180 pp.
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
*{{cita web|url=http://www.communitas.bs.it/index.php?option=com_content&view=article&id=890:e-viva-la-nostra-costituzione-intervento-dellavvocato-mino-martinazzoli&catid=101:speciale-costituzione&Itemid=398|titolo=Intervento di Martinazzoli sulla Costituzione italiana - 12 giugno 2008|urlmorto=sì}}
*{{cita web|https://manentscripta.wordpress.com/2011/09/06/mino-martinazzoli-1931-2011/|Mino Martinazzoli (1931-2011)}}
*{{cita web|url=http://www.deputatipd.it/Select.asp?Section=Discussion&Table=Documents&LeftBar=DocumentType&Date=&Period=&Argument=&DocumentType=8&DocumentSubType=&Search=&ID=3|titolo=La commemorazione di Mino Martinazzoli alla Camera dei deputati, il 7 settembre 2011, da parte di Pierluigi Castagnetti (il terzo collegamento dall'alto)|urlmorto=sì}}
*[https://www.youtube.com/watch?v=Ee3vZeGHKY8 Ricordo di Mino Martinazzoli alla Camera dei deputati], 13 ottobre 2011
 
==Uffici di governo==
{{Box successione
|carica = [[Sindaci di Brescia|Sindaco di Brescia]]
|carica = [[Elenco dei Ministri di Grazia e Giustizia della Repubblica Italiana|Ministro di Grazia e Giustizia della Repubblica Italiana]]
|immagine = ItalyBrescia-EmblemStemma.svg
|periodo = dal5 [[4dicembre agosto]]1994 [[1983]] al14 [[1°dicembre agosto]] [[1986]]1998
|precedente = [[ClelioRomano Darida]]Fusco (''commissario prefettizio'')
|successivo = [[VirginioPaolo RognoniCorsini]]
}}
{{Box successione
{{Box successione|carica=[[Elenco dei Ministri della Difesa della Repubblica Italiana|Ministro della Difesa della Repubblica Italiana]]|immagine=Italy-Emblem.svg|
|carica = Presidente della [[Provincia di Brescia]]
periodo = [[1989]] - [[1990]]
|immagine = Provincia di Brescia-Stemma.svg
|periodo = 10 maggio 1970 – 22 giugno 1972
|precedente = [[Ercoliano Bazoli]]
|successivo = [[Angelo Zanotti (politico)|Angelo Zanotti]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico governativo
|carica = [[Ministri per le riforme istituzionali della Repubblica Italiana|Ministro per le riforme istituzionali]] e per gli [[Ministri per gli affari regionali della Repubblica Italiana|affari regionali della Repubblica Italiana]]
|immagine = Emblem of Italy.svg
|periodo = 12 aprile 1991 – 28 giugno 1992
|precedente = [[Antonio Maccanico]]<br />(Affari regionali e problemi istituzionali)
|successivo = [[Raffaele Costa]]<br />(Affari regionali)<br />''Incarico non delegato''<br />(Riforme);<br /><small>''poi:'' [[Leopoldo Elia]]<br />(Riforme elettorali e istituzionali)</small>
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico governativo
|carica = [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|Ministro della difesa della Repubblica Italiana]]
|immagine = Emblem of Italy.svg
|periodo = 22 luglio [[1989]] – 27 luglio [[1990]]
|precedente = [[Valerio Zanone]]
|successivo = [[Virginio Rognoni]]
}}
{{Box successione
 
|tipologia = incarico governativo
==Uffici politici==
|carica = [[Ministri di grazia e giustizia della Repubblica Italiana|Ministro di grazia e giustizia della Repubblica Italiana]]
{{Segretari della DC}}{{Segretari del PPI}}
|immagine = Emblem of Italy.svg
 
|periodo = 4 agosto [[1983]] – 1º agosto [[1986]]
==Collegamenti esterni==
|precedente = [[Clelio Darida]]
[http://www.communitas.bs.it/index.php?option=com_content&view=article&id=890:e-viva-la-nostra-costituzione-intervento-dellavvocato-mino-martinazzoli&catid=101:speciale-costituzione&Itemid=398 Intervento di Martinazzoli sulla Costituzione italiana - 12 giugno 2008]
|successivo = [[Virginio Rognoni]]
{{Portale|biografie}}
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico parlamentare
|carica = [[Capogruppo (parlamento)|Capogruppo]] della [[Democrazia Cristiana]]<br/>alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]]
|immagine =
|periodo = 16 febbraio [[1986]] – 24 settembre [[1989]]
|precedente = [[Virginio Rognoni]]
|successivo = [[Vincenzo Scotti]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico di partito
|carica = [[Popolari UDEUR#Presidenti|Presidente dei Popolari UDEUR]]
|periodo = maggio 2004 – giugno 2005
|precedente = [[Ida Maria Dentamaro]]
|successivo = [[Lorenzo Acquarone]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico di partito
|carica = [[Partito Popolare Italiano (1994)#Segretari|Segretario del Partito Popolare Italiano]]
|immagine = Partito Popolare Italiano.svg
|precedente = ''non istituito''
|periodo = gennaio 1994 – marzo 1994
|successivo = [[Rocco Buttiglione]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico di partito
|carica = [[Segretario della Democrazia Cristiana]]
|immagine = DC Party Logo (1968-1992).svg
|periodo = ottobre 1992 – 29 gennaio 1994
|precedente = [[Arnaldo Forlani]]
|successivo = [[Giovanni Angelo Fontana|Gianni Fontana]]
}}
{{Segretari della DC}}
{{Segretari del PPI}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|politica}}
 
[[Categoria:Consiglieri regionali della Lombardia]]
[[Categoria:DeputatiPolitici della Democrazia Cristiana]]
[[Categoria:Politici del Partito Popolare Italiano (1994)]]
[[Categoria:Politici dei Popolari- UDEUR]]
[[Categoria:Ministri per gli affari regionali della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Ministri dellaper Difesale riforme istituzionali della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Ministri didella Grazia e Giustiziadifesa della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:DeputatiMinistri italianidi grazia e giustizia della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:SenatoriStudenti italianidell'Università degli Studi di Pavia|Martinazzoli]]
[[Categoria:PersonalitàPresidenti legatedella aProvincia di Brescia]]
[[Categoria:Presidenti della provincia di Brescia]]
[[Categoria:Sindaci italiani]]
[[Categoria:Sindaci di Brescia]]
[[Categoria:Deputati della IX legislatura della Repubblica Italiana]]
 
[[Categoria:Deputati della X legislatura della Repubblica Italiana]]
[[de:Mino Martinazzoli]]
[[Categoria:Senatori della VI legislatura della Repubblica Italiana]]
[[en:Fermo Mino Martinazzoli]]
[[Categoria:Senatori della VII legislatura della Repubblica Italiana]]
[[es:Mino Martinazzoli]]
[[Categoria:Senatori dell'VIII legislatura della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Senatori dell'XI legislatura della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Governo Craxi I]]
[[Categoria:Governo Andreotti VI]]
[[Categoria:Governo Andreotti VII]]