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{{Infobox Azienda
|nome = Rizzoli-Corriere della Sera<br />Media Group S.p.A.
|nome = RCS MediaGroup
|logo = Logo_RCS_MediaGroup.png
|logo dimensione =
|tipo = Società per azioni
|immagine =
|data_fondazione = [[1997]]
|didascalia =
|luogo_fondazione = [[Milano]]
|forma societaria = Società per azioni
|borse = {{BorsaItaliana|IT0004931496|RCS}}
|data fondazione = [[1927]] come «A. Rizzoli & Co.»<br />[[1952]] come «Rizzoli Editore»<br />[[1986]] come «RCS Editori»<br />[[2002]] come «RCS MediaGroup»
|forza cat anno = 1927
|luogo fondazione =
|fondatori =
|data chiusura =
|causa chiusura =
|nazione = ITA
|nazioni =
|sede = Via San Marco, 21 - 20121 [[Milano]]
|sede = Via Angelo Rizzoli, 8 – [[Milano]]
|persone_chiave = *[[Piergaetano Marchetti]] (presidente)
|gruppo =
*[[Gabriele Galateri di Genola]] (Vice Presidente)
|controllate =
*[[Antonello Perricone]] (amministratore delegato)
|persone chiave = *[[Urbano Cairo]] ([[presidente]] e [[amministratore delegato]])<ref>{{cita web|url=http://www.lastampa.it/2016/08/03/economia/rcs-verso-luscita-lad-cioli-e-il-presidente-costa-ARDBGbbHesgqfZ6M2pAY3K/pagina.html|titolo=Rcs, inizia l’era di Urbano Cairo: presidente e AD.|accesso=3 agosto 2016}}</ref>
|industria = media
|settore = media
|prodotti = [[quotidiani]], [[libri]], [[periodico (stampa)|periodici]]
|borseprodotti =
*[[Quotidiani]]
*{{BorsaItaliana|IT0003039010|RCS}}
*[[Periodico|Periodici]]
*{{BorsaItaliana|IT0003039028|RCSR}}
*[[Pubblicità]]
|fatturato = 2,38 mld [[euro]]
|fatturato = 828,00 milioni di €
|anno_fatturato =2006
|anno fatturato = 2023
|risultato operativo = 213 mil [[euro]]
|utile netto = 57,00 milioni di €
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|anno utile netto = 219 mil [[euro]]2023
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|anno_dipendenti = 2006
|note =
|sito = www.rcsmediagroup.it
}}
 
'''RcsRCS MediaGroup''' (per esteso, '''Rizzoli-Corriere della Sera Media Group S.p.A.''') è iluno primodei principali [[gruppo editoriale|gruppi editoriali]] italianoitaliani, èattualmente impegnatoattivo neia [[quotidiani]],livello nazionale e internazionale nei seguenti mercati: [[libriquotidiani]], nei periodici, nelle [[Radio (mass media)periodico|radioperiodici]], sul [[webtelevisione]], nella [[televisione web]] e nella [[pubblicità|raccolta pubblicitaria]].
 
La [[società (diritto)|società]] è quotata presso la [[Borsa valori]] di Milano nell'indice [[FTSE Italia Small Cap]].
È quotato alla [[Borsa di Milano]].
 
== Storia ==
=== La fondazione ===
Nel [[1909]]<ref>{{cita web|url=http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/protagonisti/scheda-protagonista?p_p_id=56_INSTANCE_6uZ0&articleId=35770&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal|titolo=Angelo Rizzoli|accesso=2/11/2015}}</ref> il ventenne [[Angelo Rizzoli (1889-1970)|Angelo Rizzoli]] (1889-1970), appreso il mestiere di tipografo nell'[[orfanotrofio dei Martinitt]], acquista una piccola [[tipografia]] con sede a Milano in via Cerva. Nei primi quindici anni l'azienda (registrata nel 1911 con il nome «A. Rizzoli & C.») svolge le funzioni di una normale tipografia, lavorando per conto terzi. La crescita del giro d'affari porta nel [[1924]] la tipografia a cambiare nuovamente sede occupando un intero caseggiato in via Broggi. Rizzoli acquista in Germania un impianto per la [[rotocalcografia|stampa in rotocalco]] (uno dei primi funzionanti in Italia); lavorano per lui più di cento dipendenti<ref>{{cita web|url=http://www.leiweb.it/speciali/leielealtre/ilprogetto04.shtml|titolo=Angelo Rizzoli|accesso=2/11/2015}}</ref>.
===L'attività editoriale===
Nel [[1927]] la «A. Rizzoli & C.» inizia l'[[editoria|attività editoriale]] con la pubblicazione in proprio di [[rivista|riviste]]. Seguendo il consiglio di [[Calogero Tumminelli]], editore di origine siciliana conosciuto nei primi anni del dopoguerra, Rizzoli acquista dalla [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] cinque periodici: il settimanale ''Il Secolo Illustrato'', i quindicinali ''[[La Donna (rivista 1905)|La Donna]]'' e ''[[Novella 2000|Novella]]'' (rivista letteraria che aveva pubblicato, tra gli altri, racconti di [[Gabriele D'Annunzio]] e [[Luigi Pirandello]]) e due mensili: ''Il Secolo XX'' e ''Comoedia'' (seguiti, l'anno dopo, dalla fondazione di ''Piccola''). La scelta si rivelerà felice. In pochi anni ''Novella'' cambia volto diventando un periodico femminile raggiungendo la tiratura di 130.000 copie. Nel [[1929]] l'azienda viene trasformata in [[società di capitali]] assumendo la denominazione «Rizzoli & C. Anonima per l'arte della stampa». Nello stesso anno avviene un nuovo trasferimento della sede, in piazza Carlo Erba (dove resterà fino al 1960). Nei primi mesi del [[1930]] Rizzoli chiama alla direzione editoriale il giornalista [[Tomaso Monicelli]] (in sostituzione di Enrico Cavacchioli) e gli affida il compito di sviluppare ex novo il settore dei libri<ref name="Reverdito">{{cita web|url=http://paduaresearch.cab.unipd.it/6150/1/Guido_Reverdito_tesi.pdf|titolo=''“Giorgio Scerbanenco e il cuore nero del giallo di casa nostra. Viaggio al termine dell’ossessione di una vita”'' (tesi di dottorato)|accesso=24 maggio 2017}}</ref>. La prima opera pubblicata è ''[[Il Memoriale di Sant'Elena]]'' (di [[Emmanuel de Las Cases]], 1766-1842), in due volumi<ref>Il primo volume pubblicato con il marchio Rizzoli è di fatto ''L'eternale mole littoria'' dell'architetto [[Mario Palanti]], uscito nel [[1926]].</ref>. Grazie ai buoni uffici di Calogero Tumminelli, Angelo Rizzoli riceve da [[Giovanni Treccani]] la commessa per la stampa dell'[[Enciclopedia Italiana]]<ref name="Reverdito"/>.
 
Il successo di ''Novella'' è un fattore trainante per Rizzoli. Attorno alla rivista costruisce la sua prima [[collana editoriale]]: “I romanzi di Novella”. Nata nel [[1932]], conterà 72 pubblicazioni fino al 1942. Nel [[1934]] fonda la «Novella Film» con la quale entra nel mercato del [[cinema]]. ll primo film prodotto è ''[[La signora di tutti]]'', diretto dal maestro tedesco [[Max Ophüls]]. L'idea è quella di sfruttare commercialmente, su più medium, la stessa opera: su ''Novella'' appare il romanzo, da cui viene tratto il film, che viene lanciato attraverso cartoline, manifesti e settimanali popolari<ref>Gian Carlo Ferretti, ''Storia dell'editoria letteraria in Italia. 1945-2003'', Einaudi, Torino 2004, pag. 17.</ref>. L'esito è deludente. La seconda prova, invece, ''[[Darò un milione]]'' (1935), affidato a [[Mario Camerini]], riscontra un grande successo di pubblico e di critica<ref name="Reverdito"/>.
===Dalla fondazione agli anni settanta===
[[Angelo Rizzoli]], figlio di un ciabattino analfabeta, imparò il mestiere di tipografo in orfanotrofio.
Nel [[1927]] si mise in proprio aprendo la tipografia “A. Rizzoli & C.” in piazza [[Carlo Erba]]. La sua carriera di imprenditore nel campo dell'editoria iniziò con l'acquisto, dalla [[Mondadori]], del quindicinale ''[[Novella (rivista)|Novella]]'', sul quale, al tempo, venivano pubblicati racconti di [[Gabriele D'Annunzio]] e [[Luigi Pirandello]]. Nel [[1930]] Novella divenne un periodico femminile, raggiungendo ben presto la tiratura di 130.000 copie.<br/>
A Novella seguirono ''[[Annabella (rivista)|Annabella]]'', ''[[Bertoldo (rivista)|Bertoldo]]'', ''[[Candido (rivista)|Candido]]'', ''[[Omnibus (rivista)|Omnibus]]'', ''[[Oggi (rivista)|Oggi]]'' e ''[[L'Europeo]]''.
Dopo i periodici, Rizzoli iniziò nel [[1949]] a pubblicare anche libri.
 
Nel [[1933]] Rizzoli pubblica due nuovi settimanali femminili: ''Lei'' (che nel novembre del 1938 diventerà ''[[Annabella (periodico)|Annabella]]'' in seguito alla campagna fascista per la sostituzione del "Lei" col "Voi") e ''Bella''. Dietro consiglio di [[Ugo Ojetti]], l'anno seguente Rizzoli dà vita a una collana di classici edita in raffinati volumi da collezione. Si tratta dei “[[Classici Rizzoli]]”, curati dallo stesso Ojetti<ref>Nel dopoguerra il successore di Ojetti come curatore della collana fu [[Maurizio Vitale]].</ref>. Sempre negli anni trenta nascono altre collane: “I breviari dell'amore” (venti titoli dal 1932 al 1936), “I grandi narratori” (ventotto titoli dal 1933 al 1939), “I giovani” (apparsa nel 1934 e diretta da [[Cesare Zavattini]])<ref name="Reverdito"/><ref>Nel 1936 Rizzoli incaricò Zavattini di creare il settimanale umoristico ''[[Bertoldo (rivista)|Bertoldo]]''; appena un anno dopo lo scrittore lasciò la Rizzoli per contrasti con l'editore.</ref>. L'iniziativa più importante di questo periodo è senza dubbio la ''Storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia'' in quattro volumi. È una delle prime opere uscite a dispense in Italia<ref>{{cita web|url=https://dilettieriletti.wordpress.com/2014/03/17/vita-da-editore-angelo-rizzoli/|titolo=Vita da editore: Angelo Rizzoli|accesso=12 giugno 2018}}</ref>. Curata dallo storico Cesare Spellanzon, il primo volume esce nel 1933; l'ultimo nel 1950.
Nel [[1952]] l'azienda assunse il nome di '''Rizzoli Editore'''.
 
Nel luglio [[1936]] esce il settimanale umoristico ''[[Bertoldo (rivista)|Bertoldo]]'', diretto da Zavattini. Nel [[1937]] vede la luce il settimanale ''[[Omnibus (1937)|Omnibus]]'' di [[Leo Longanesi]], stampato a rotocalco, poi sostituito da ''[[Oggi (periodico)|Oggi]]'' (1939-42) e quindi da ''Settegiorni'' (1942-43). Nel [[1938]] Rizzoli rileva la casa editrice romana «Novissima» ed apre un nuovo stabilimento tipografico nella capitale. Un'ulteriore acquisizione è l'Istituto grafico Bertieri di Milano (1940). Nel [[1940]] vede la luce “Il sofà delle Muse”, collana diretta da Longanesi. Escono in questa collana: ''[[Il deserto dei Tartari]]'' di [[Dino Buzzati]] ([[1940]]), ''[[Don Giovanni in Sicilia (romanzo)|Don Giovanni in Sicilia]]'' di [[Vitaliano Brancati]] (1941) e ''[[La verità sul caso Motta]]'' di [[Mario Soldati]] (1941). Fuori collana esce la ''Storia del teatro drammatico'' di [[Silvio D'Amico]] (1939-1940). Gli stabilimenti Rizzoli crollano sotto le bombe scaricate su Milano il 12-13 agosto [[1943]]. La produzione viene completamente interrotta.
Nel [[1960]] si trasferì nella sede di [[Cimiano]] in via Civitavecchia (oggi via Rizzoli), alla periferia nordest di [[Milano]].
=== Dal dopoguerra al 1970 ===
Nel dopoguerra, dopo la ricostruzione degli impianti, la società inizia una nuova fase di espansione che la porta a diventare una delle maggiori [[casa editrice|case editrici]] d'Italia. Entra nel mercato dei [[cinegiornale|cinegiornali]] fondando la «Compagnia Italiana Attualità Cinematografiche» (C.I.A.C.). I primi cinegiornali sono realizzati dalla "Cinesport" (1948)<ref>{{cita web|url=http://www.archivioluce.com/cinesport-ciac/|titolo=Cinesport Ciac (1948-1957)|accesso=17 aprile 2018}}</ref>. Seguiranno altre tre testate: "L'Europeo" (1956, da non confondere con la rivista); "Settimanale Ciac" (1957) e "Caleidoscopio" (1958). Nel [[1951]] nasce «Distribuzione Edizione Amato Rizzoli» (D.E.A.R.), la società di produzione cinematografica della Rizzoli. Oltre a rilevare la casa di produzione CIAC, produrrà e distribuirà centinaia di film, tra cui quelli di [[Federico Fellini]]. Nel [[1965]] prenderà il nome di Rizzoli Film S.p.A.
 
Nel [[1948]] esce ''[[Don Camillo (romanzo)|Mondo Piccolo. Don Camillo]]'', primo romanzo della fortunata saga di [[Giovannino Guareschi]]. Le 300.000 copie vendute in pochi mesi, unite alle 500.000 del settimanale ''[[Candido (rivista)|Candido]]'', diretto da Guareschi, fanno del giornalista emiliano l'autore principale della casa editrice<ref>Gian Carlo Ferretti, ''op.cit.'', pag. 141.</ref>. Nel [[1949]] nasce la ''[[Biblioteca Universale Rizzoli]]'' (Bur), che pubblica a prezzi popolari (il costo è di 50 lire ogni 100 pagine) opere letterarie antiche e moderne. Ideata da [[Luigi Rusca (letterato)|Luigi Rusca]] e [[Paolo Lecaldano]]<ref>Lecaldano la diresse fino alla chiusura della prima serie, nel 1972. Il catalogo raggiunse 909 titoli.</ref>, la collana ottiene un enorme successo e verrà seguita da altre collane.
===Dai Rizzoli alla P2===
Il [[12 luglio]] [[1974]] il gruppo [[Rizzoli]], primo gruppo editoriale italiano, acquisì la proprietà della società editrice del [[Corriere della Sera]], il primo quotidiano italiano. L'Editoriale Corriere della Sera, vera e propria corazzata editoriale, pubblicava anche un quotidiano del pomeriggio, il ''[[Corriere d'Informazione]]'' e i settimanali [[Amica]], [[La Domenica del Corriere]], [[Corriere dei Piccoli]] ed altri. La società venne rinominata '''Rizzoli-Corriere della Sera (RCS)'''. [[Angelone Rizzoli]], nipote del fondatore [[Angelo Rizzoli]] e guida dell'omonimo gruppo editoriale, commise l'errore di non accontentarsi del pacchetto di controllo, ma di volere per sé il 100% della società editrice e comprò anche le quote di [[Angelo Moratti]] e [[Gianni Agnelli]]. Acquisendo il Corriere Rizzoli junior realizzò il suo sogno di imprenditore, ma dovette presto fare i conti con un enorme indebitamento.
 
Nel [[1952]] la casa editrice assume la denominazione «Rizzoli Editore S.p.A.» ed apre librerie a Roma, Milano («Rizzoli Galleria»), New York. L'anno seguente acquista, da [[Gianni Mazzocchi]], ''[[L'Europeo]]'', settimanale d'informazione leader di mercato. Nel corso degli anni cinquanta passano alla Rizzoli [[Riccardo Bacchelli]], [[Michele Prisco]] e [[Indro Montanelli]]; quest'ultimo pubblica con l'editore milanese la sua fortunata ''[[Storia d'Italia (Montanelli)|Storia d'Italia]]''<ref>Gian Carlo Ferretti, ''op.cit.'', pag. 140.</ref>. Nel [[1956]] la Rizzoli fonda la società di produzione cinematografica [[Cineriz]]. Per tutti gli anni cinquanta e sessanta gestirà solo noleggio e distribuzione dei film. Dagli anni settanta sostituirà progressivamente la Rizzoli Film come casa di produzione<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/rizzoli-film_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/|titolo=Rizzoli Film |lingua= |data= |accesso= }}</ref>. Altre società vengono fondate nel settore alberghiero: Ischia alberghi e Lacco Ameno Terme. Nel [[1960]] viene inaugurata la nuova sede di via Civitavecchia (oggi via Rizzoli), alla periferia nordest di [[Milano]] (quartiere [[Cimiano]]). Nel corso degli anni sessanta gli impianti tipografici vengono potenziati e in parte rinnovati, garantendo la richiesta di tirature più elevate. Ogni giorni si stampa un giornale diverso, così gli impianti lavorano a pieno regime ed i costi vengono ammortizzati: lunedì «[[Annabella (periodico)|Annabella]]» e «[[Il Calcio Illustrato]]»; martedì «Candido» di Guareschi e «Bella» (rivista femminile diretta e scritta quasi interamente di persona da [[Giorgio Scerbanenco]]); l'intero mercoledì è invece dedicato a «[[Oggi (periodico)|Oggi]]», il periodico di punta della Rizzoli; giovedì «L'Europeo» e «[[Sogno (periodico)|Sogno]]»); venerdì i settimanali «[[Novella 2000|Novella]]» e «[[La Settimana Incom illustrata]]» ed il mensile «[[La Donna (rivista 1905)|La Donna]]». Di sabato e di domenica la tipografia Rizzoli non si ferma: è impegnata a stampare riviste per conto terzi<ref>[[Alberto Mazzuca]], ''La erre verde. Ascesa e declino dell’impero Rizzoli. Storia di una dinastia italiana e della guerra per il «Corriere»'', Milano, Longanesi, 1991.</ref>. In dieci anni i dipendenti aumentano da 1.000 a 3.600.
Il [[10 ottobre]] [[1975]] Angelone Rizzoli comunicò ai sindacati che il deficit patrimoniale era di 20 miliardi di lire. Sui 3.500 dipendenti, 500 erano in esubero. L'editore però rassicurò i sindacati: il gruppo intendeva espandersi e consolidarsi. Infatti nel [[1976]] la RCS mise a segno due colpi: l'acquisto della rete tv [[Telemalta]] e del maggiore quotidiano del sud, ''[[Il Mattino]]''. Nel [[1977]] altre tappe dell'espansione furono l'acquisizione della ''[[Gazzetta dello Sport]]'', il primo quotidiano sportivo italiano, e il controllo azionario di due giornali locali, ''[[Alto Adige (quotidiano)|Alto Adige]]'' e ''[[Il Piccolo]]'' di [[Trieste]].
 
Nel [[1962]] Angelo Rizzoli istituisce la carica di [[direttore generale]], già esistente nelle società per azioni ma non ancora apparsa nelle imprese editoriali. Per la nuova posizione decide di nominare un manager di carriera, Gianni Ferrauto (rimarrà in carica fino al 1970). Il figlio [[Andrea Rizzoli|Andrea]] diventa [[amministratore delegato]], mentre Paolo Lecaldano è il nuovo responsabile del settore libri<ref>Gian Carlo Ferretti, ''op.cit.'', pag. 159.</ref>. In questo periodo nascono nuove [[collana editoriale|collane editoriali]]: ''La Scala'', ''Sidera'', ''Narratori moderni'' e ''I classici dell'arte''. La collana di maggiore fortuna è ''La Scala'' (nata nel 1961 e tuttora esistente), che comprende narratori sia italiani che stranieri. Porta al successo autori come [[Luciano Bianciardi]] (''[[La vita agra (romanzo)|La vita agra]]'') e [[Giuseppe Berto]] (''[[Il male oscuro (romanzo)|Il male oscuro]]''). Altri autori italiani pubblicati: [[Michele Prisco]], [[Giovanni Arpino]], [[Alberto Bevilacqua]]<ref>Arpino e Bevilacqua lasceranno la Rizzoli nei primi anni ottanta.</ref>, [[Giorgio Saviane]] e [[Carlo Castellaneta]]. Tra gli stranieri: [[Angela Carter]], [[Ronald Firbank]], [[Jorge Luis Borges]], [[Alfred Döblin]], [[John Fowles]], [[Jurij Osipovič Dombrovskij|Jurij Dombrovskij]], [[James Baldwin]], [[R. K. Narayan]] e [[Miguel Ángel Asturias]]<ref>Gian Carlo Ferretti, ''op.cit.'', pagg. 184-185.</ref>. Tra gli scrittori italiani si registrano le acquisizioni di [[Orio Vergani]], [[Marcello Marchesi]], [[Nantas Salvalaggio]], [[Luce d'Eramo]] e [[Alberto Ongaro]]<ref>Gian Carlo Ferretti, ''op.cit.'', pag. 183.</ref>.
In pochi anni, però, il peso dei debiti divenne un macigno da cui la casa editrice non riuscì più a risollevarsi. Cercando finanziamenti in tutte le direzioni, finì per accettare l'offerta di [[Roberto Calvi]] (presidente del [[Banco Ambrosiano]]) e [[Licio Gelli]], che diventarono i veri padroni della casa editrice. Nel luglio [[1977]] il Banco procedette ad una prima iniezione di denaro fresco: 20 miliardi. Rizzoli coprì il nome dei suoi occulti finanziatori. Con il nuovo assetto finanziario salì alla cabina di comando [[Bruno Tassan Din]], che diventò il braccio destro di Angelo Rizzoli nella gestione del gruppo.
Nella collana "Saggi" (nata nel 1967) confluiscono le opere di [[Michel Foucault]], [[Algirdas Greimas]], [[Northrop Frye]], [[Giovanni Getto]], [[Franco Fornari]], [[Elias Canetti]] e [[Georges Bataille]]<ref>Gian Carlo Ferretti, ''op.cit.'', pag. 261.</ref>. Nel [[1967]] inizia a lavorare per il gruppo [[Enzo Biagi]]. Il noto giornalista è direttore editoriale dei periodici Rizzoli. Scrive sul settimanale ''[[L'Europeo]]'' ed ha la felice intuizione di trasformare il settimanale letterario ''Novella'' in una rivista di [[cronaca rosa]].
La solidità della RCS dipese ora dalle buone relazioni con i partiti politici, "intrecci" che il padre di Angelo aveva sempre accuratamente evitato.
 
Nel [[1970]] scompare Angelo Rizzoli. La guida della casa editrice passa al figlio Andrea; il nipote [[Angelo Rizzoli (1943-2013)|Angelo]] entra nel consiglio di amministrazione. La Rizzoli è il maggiore editore di periodici in Italia.
Nel [[1979]] Rizzoli e Tassan Din lanciarono una nuova iniziativa che doveva portare buoni frutti: il quotidiano popolare ''[[L'Occhio]]''. Diretto da [[Maurizio Costanzo]], noto giornalista televisivo, e venduto a 200 lire (cento in meno degli altri quotidiani), il nuovo giornale si rivelò in poco tempo un fiasco. La RCS perse così altri miliardi.
Nel 1980 il deficit del gruppo raggiunse l'enorme cifra di 150 miliardi. Rizzoli si salvò dal crac solo cedendo l'intera casa editrice alla banca presieduta da Roberto Calvi.
 
=== L'impero mediatico ===
Quando una nuova ricapitalizzazione divenne inevitabile, [[Roberto Calvi]] decise di annunciare pubblicamente il suo soccorso alla casa editrice. Calvi però disse soltanto metà della verità: oltre all'intervento del Banco c'era anche un conferimento, nascosto, dello [[IOR]], la banca della [[Città del Vaticano]].
{{Approfondimento
|titolo = L'impero multimediale Rizzoli (1976-1982)
|testo =
;Quotidiani (10)
{{Lista|''[[Corriere della Sera]]''|''[[Corriere d'Informazione]]''|''[[La Gazzetta dello Sport]]''|''[[Il Mattino (quotidiano)|Il Mattino]]''|''[[Il Piccolo]]'' ([[Trieste]])|''[[l'Adige]]''|''[[Alto Adige (quotidiano)|Alto Adige]]''|''[[L'Occhio]]''|''[[Il Lavoro (quotidiano)|Il Lavoro]]'' ([[Genova]])|''[[L'Eco di Padova]]''|tipo=inherit}}
 
; Settimanali (14)
Il regno di Rizzoli terminò bruscamente nel [[1981]], quando sia Angelo junior sia l'[[amministratore delegato]] del gruppo, Bruno Tassan Din, furono coinvolti nello scandalo del dissesto del [[Banco Ambrosiano]] e della [[P2]].
{{Lista|''[[La Domenica del Corriere]]''|''[[Corriere dei Piccoli]]''|''[[L'Europeo]]''|''[[Il Mondo (rivista)|Il Mondo]]''|''[[Novella 2000]]''|''[[Oggi (periodico)|Oggi]]''|''[[TV Sorrisi e Canzoni]]''|''[[Abitare]]''|''[[Amica (periodico)|Amica]]''|''[[Annabella (rivista)|Annabella]]''|''[[Astra (rivista)|Astra]]''
|''Bella''|''Corriere Boy Music''|''Domenica Quiz''|tipo=inherit}}
 
;Mensili (12)
===Salvataggio e ripresa===
{{Lista|''[[Astra (periodico)|Astra]]''|''[[Linus (periodico)|Linus]]''|''[[alterlinus]]''|''Brava''|''La Buona tavola''|''La lettura''<ref>Tra il 1979 e il 1980 ne esistettero due con lo stesso nome. La rivista della Rizzoli era diretta da [[Oreste Del Buono]].</ref> |''Mare 2002''
Nell'ottobre [[1982]], dopo la morte di Roberto Calvi, la RCS riesce ad evitare il fallimento ottenendo dal Tribunale di Milano l'amministrazione controllata. Si procede ad un drastico ridimensionamento: vengono chiusi ''[[L'Occhio]]'', il ''[[Corriere d'Informazione]]'', i supplementi settimanali e la rete televisiva. Vengono venduti ''[[Il Piccolo]]'' (al gruppo Monti), l'''[[Alto Adige]]'' e ''[[Il Lavoro]]''. L'amministrazione controllata dura due anni e porta ad una sensibile riduzione del deficit.
|''Maxi''|''Milleidee''|''Playboy''|''Salve''|''Qui Touring''|tipo=hinerit}}
 
;Emittenti televisive (2)
Nel [[1984]] il gruppo, risanato, è pronto per cercarsi un nuovo acquirente: vince la gara una cordata in cui entrano nomi importanti dell'industria e della finanza nazionali. La notizia viene diffusa il [[4 ottobre]]: la finanziaria [[Gemina]] ([[holding]] posseduta dalla [[Agnelli (famiglia)|famiglia Agnelli]] insieme a [[Mediobanca]]) ha fatto l'offerta vincente (la cui entità non viene resa nota). Fra i soci di Gemina vi sono anche il gigante della chimica [[Montedison]] e la finanziaria bresciana [[Mittel]] di [[Giovanni Bazoli]]<ref>''La stampa italiana nell'età della tv'',a cura di [[Valerio Castronovo]] e [[Nicola Tranfaglia]], Laterza, Roma-Bari, 1994, pag. 32.</ref>.
{{Lista|''[[Telealtomilanese]]''|''[[Prima Rete Indipendente]]''|tipo=hinerit}}
 
;Cinema
Nel [[1986]] il gruppo prende il nome di '''Rcs Editori''', capogruppo di tutte le altre società (Rcs Quotidiani, Rcs Periodici, Rcs Pubblicità ed altre). Sotto il controllo del nuovo gruppo entrano anche i marchi [[Bompiani]], [[Fabbri Editori]], [[Sonzogno (editore)|Sonzogno]] e [[Sansoni]]. I giornali del gruppo vendono bene ed anche la pubblicità è aumentata, così la RCS alla fine dell'anno vede passare gli utili da 29 a 55 miliardi di lire<ref>''La stampa italiana nell'età della tv'',a cura di [[Valerio Castronovo]] e [[Nicola Tranfaglia]], Laterza, Roma-Bari, 1994, pag. 35.</ref>.
{{Lista|''[[Cineriz]]''|tipo=hinerit}}
 
}}
Nel [[1997]] nasce ''HdP - Holding di Partecipazioni Industriali'' dalla scissione di [[Gemina]] delle attività industriali: il 100% del gruppo editoriale RCS, la maggioranza del gruppo di moda abbigliamento [[GFT NET]], e dell'azienda di abbigliamento e calzature sportive [[Fila (abbigliamento)|Fila]]. Dopo una prima fase di gestione come holding diversificata, ''HdP'' ha concentrato le proprie risorse nei soli settori dell'editoria e della comunicazione. Dismesse le società GFT NET e Fila, HdP ha posto in essere, con effetto dal [[1 gennaio]] [[2003]], un piano di integrazione delle proprie attività con quelle di RCS.
 
Nella nuova organizzazione manageriale del gruppo si registrò l'arrivo di [[Mario Spagnol]] come nuovo responsabile della Divisione libri (1972-1979). Spagnol si mise all'opera potenziando la "Biblioteca Universale Rizzoli", la collana più prestigiosa della casa editrice. Insieme ad Evaldo Violo, la ristrutturò in sottocollane ampliando la scelta dei generi ed attingendo all'intero catalogo della Casa; la "storica" copertina grigia venne sostituita da una nuova veste vivace e moderna<ref>Gian Carlo Ferretti, ''op.cit.'', pag. 258.</ref>. Nuovi autori italiani: [[Anna Maria Ortese]], [[Tommaso Landolfi]], [[Romano Bilenchi]], [[Giovanni Testori]], [[Luigi Meneghello]], [[Giorgio Manganelli]], [[Fulvio Tomizza]] (arrivato dalla Mondadori), [[Carlo Cassola]] (dall'Einaudi) e [[Carlo Cristiano Delforno]]. Passaggio importante è quello del poeta [[Mario Luzi]], inserito nella collana più prestigiosa della casa editrice, La Scala"<ref>Gian Carlo Ferretti, ''op.cit.'', pag. 259.</ref>. Nel [[1971]] apparvero in volume le storie del [[Ugo Fantozzi|ragionier Fantozzi]] scritte da [[Paolo Villaggio]]. La saga di Ugo Fantozzi raggiunse un larghissimo pubblico. Dai romanzi, poi, fu tratta una serie di film (prodotti dalla [[Cineriz]]) che incontrò un vasto successo.
===Da HdP a RCS MediaGroup===
Il [[1 maggio]] [[2003]] ''HdP'' cambia il nome in '''RCS MediaGroup'''. <br/>
Nell'estate del [[2005]] l'immobiliarista [[Stefano Ricucci]] si è reso protagonista di un tentativo di scalata alla maggioranza del gruppo arrivando a possedere circa il 20 per cento delle azioni. La scalata è fallita in seguito alle indagini giudiziarie dell'inchiesta soprannominata ''[[bancopoli]]''.
 
Nel secondo semestre del [[1973]] il presidente [[Andrea Rizzoli]] avviò l'acquisizione della società editrice del «[[Corriere della Sera]]», il primo quotidiano italiano. L'«Editoriale Corriere della Sera», vera e propria corazzata editoriale, pubblica anche un quotidiano del pomeriggio, il ''[[Corriere d'Informazione]]'' e i settimanali ''[[Amica (periodico)|Amica]]'', ''[[La Domenica del Corriere]]'', ''[[Corriere dei Piccoli]]''. Il pacchetto azionario dell'Editoriale Corriere della Sera era ripartito fra tre soggetti: famiglia Crespi (nella persona di [[Giulia Maria Crespi|Giulia Maria]]), [[Angelo Moratti]] e [[famiglia Agnelli]].
Oggi Rcs è il primo gruppo editoriale per fatturato se si calcolano tutti i suoi interessi (quotidiani, periodici, libri, TV, radio, pubblicità, Internet etc) ma il confronto con i concorrenti è reso complesso dal fatto che questi ultimi non coprono la totalità dei settori a cui è interessata Rcs ([[Mondadori]] ad esempio non ha quotidiani e il [[Gruppo editoriale L'Espresso]] non edita libri).
Era sufficiente quindi acquisirne due per diventare i nuovi proprietari. L'operazione si concluse il 12 luglio [[1974]]. Andrea Rizzoli non si accontentò del pacchetto di controllo, ma volle per sé il 100% della società editrice. L'investimento superò i 40 miliardi di lire<ref>Giampaolo Pansa, ''Comprati e venduti'', Bompiani, 1977.</ref>. Le tre quote furono pagate rispettivamente: 15 miliardi e 445 milioni, in contanti, a Giulia Maria Crespi; 13 miliardi, parte in contanti e parte differiti, a Moratti; 13,5 miliardi, somma da devolvere entro 3 anni, agli Agnelli. La società acquirente assorbì la società acquisita: dalla fusione nacque la «Rizzoli-Corriere della Sera» (RCS). I Rizzoli acquistando il Corriere esaurirono la loro liquidità. Per concludere l'acquisizione, dovettero chiedere un finanziamento bancario di 25 miliardi di lire<ref>{{cita news|autore=Marco Ventura|titolo=La parabola dell'editore ingenuo, una vita di battaglie difficili|pubblicazione=[[Il Messaggero]]|data=13 dicembre 2013}}</ref>. I Rizzoli accettarono il sostegno finanziario della [[Montedison]], che coprì una parte dell'investimento volto all'acquisto del Corriere<ref>. In cambio [[Eugenio Cefis]], presidente della Montedison, chiese la sostituzione del direttore [[Piero Ottone]], vicino al PCI, con un giornalista vicino alla maggioranza. Rizzoli però respinse questa ingerenza. Vedi [[Paolo Panerai]], [https://www.italiaoggi.it/archivio/orsi-tori-1855907 Orsi & Tori], 14/12/2013.</ref>.
 
L'unica a manifestare dissenso sulla complessa operazione fu la sorella di Andrea, [[Giuseppina Rizzoli Carraro|Giuseppina]], che deteneva il 29% del pacchetto azionario. Anche [[Alberto Rizzoli|Alberto]], figlio secondogenito di Andrea, fu contrario. Ma il suo parere contava poco poiché non aveva ancora 30 anni. [[Nicola Carraro]], figlio di Giuseppina e direttore amministrativo del gruppo, cercò di mediare per evitare una spaccatura in famiglia. Un anno dopo l'acquisto, in agosto Carraro (promosso [[amministratore delegato]] della «Rizzoli-Corriere della Sera») presentò la verifica finanziaria ed economica delle due società riunite. I conti erano in rosso per 15 miliardi. Ne seguì una furibonda lite con il ''patron'' Andrea. Alla fine dell'anno (1975) i Carraro uscirono definitivamente dal gruppo Rizzoli. Andrea rilevò la loro quota al prezzo di 24 miliardi di lire. In conseguenza i Rizzoli affidarono l'amministrazione del gruppo a professionisti: la gestione, da familiare, divenne manageriale<ref name="lombardiabeniculturali">{{cita web|url=https://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB001411/|titolo=Rizzoli (1929 -)|accesso=8 agosto 2022}}</ref>. Il 10 ottobre la società comunicò ai sindacati che il deficit patrimoniale ammontava a 20 miliardi di lire. Sui 3.500 dipendenti, 500 erano in esubero. L'editore però rassicurò i sindacati: il gruppo intendeva espandersi e consolidarsi.
Dal [[2006]] l'amministratore delegato è [[Antonello Perricone]], succeduto al dimissionario [[Vittorio Colao]].
Infatti nel [[1976]] la RCS acquistò il maggiore quotidiano del sud, ''[[Il Mattino (quotidiano)|Il Mattino]]''. Furono effettuate poi nuove nomine ai vertici del gruppo: Lorenzo Jorio responsabile del settore quotidiani e Giorgio Trombetta Panigadi ai periodici (fino al 1978, poi sostituito da Giacomo Casarotto). Nel [[1977]] altre tappe dell'espansione furono l'acquisizione della ''[[Gazzetta dello Sport]]'', il primo quotidiano sportivo italiano, e il controllo azionario di due giornali locali, ''[[Alto Adige (quotidiano)|Alto Adige]]'' e ''[[Il Piccolo]]'' di [[Trieste]], ceduti dalla famiglia Agnelli in un pacchetto unico<ref name="Mastellarini">Gabriele Mastellarini, ''Assalto alla stampa: controllare i media per governare l'opinione pubblica'', edizioni Dedalo, 2004, pp. 77-78.</ref>. Nello stesso anno la Rizzoli acquisì [[Telealtomilanese]], entrando per la prima volta nel mercato televisivo. Si trattava di un mercato molto promettente, soprattutto per quanto riguarda la pubblicità su scala nazionale<ref>Il primo tentativo di entrare nel mercato televisivo era stato effettuato l'anno prima, nel 1976. Rizzoli progettò di realizzare un'emittente con sede a [[Malta]]. L'operazione però non andò a buon fine. Vedi {{cita web|url=http://www.newslinet.it/notizie/storia-della-radiotelevisione-italiana-il-progetto-della-prima-tv-nazionale-privata-italiana|titolo=Storia della radiotelevisione italiana. Il progetto della prima tv nazionale privata italiana: Telemalta di Rizzoli|editore=Newslinet.it |data=18 settembre 2007 |accesso=26 ottobre 2015}}</ref>.
 
In quello stesso anno giunse a scadenza il pagamento della quota acquisita dalla famiglia Agnelli per rilevare il ''Corriere''. Il suo valore, a causa dell'indicizzazione dei tassi d'interesse, era lievitato da 13,5 a 22,475 miliardi, una somma che la Rizzoli non disponeva.
Nel Gennaio 2008 la RCS ha affrettatamente terminato le edizioni di [[Newton (rivista)|Newton]] senza fornire spiegazioni ai lettori, aggiungendo agli abbonati una nota in cui si ventila lo spostamento delle quote di abbonamento residuo ad altra rivista del gruppo.
Cercando finanziamenti a medio termine in tutte le direzioni, finì per accettare l'offerta di [[Roberto Calvi]] (presidente del [[Banco Ambrosiano]]), pervenutagli tramite la mediazione della loggia massonica [[P2]] di [[Licio Gelli]]. In luglio la Rizzoli, finanziata dal Banco, estinse il debito con la Fiat. Cinque giorni dopo il Banco procedette ad un'iniezione di denaro fresco: 20,4 miliardi sotto forma di un aumento di capitale (che passò da 5,1 a 25,5 miliardi)<ref>Gabriele Mastellarini, ''op.cit.'', pp. 8-9.</ref>. Roberto Calvi ottenne in pegno da Rizzoli l'80 per cento delle quote del gruppo. L'editore avrebbe potuto riscattare interamente il suo 80% dopo tre anni, ma al valore, maggiorato, di 35 miliardi. Calvi era diventato il vero padrone della Rizzoli. In seguito alla modifica dell'assetto finanziario fu nominato un nuovo [[direttore generale]] nella persona di [[Bruno Tassan Din]] (febbraio 1978)<ref>Entrato in azienda nell'ottobre [[1973]] su segnalazione di Mino Spadacini, presidente del collegio sindacale della casa editrice, si era iscritto alla P2 per fare carriera. In pochi anni passò da direttore finanziario amministrativo (il dirigente che fa da intermediario tra l'azienda e le banche) a direttore generale. Nel 1979 sostituì [[Alberto Rizzoli]] come consigliere delegato del gruppo.</ref>
<ref>Secondo Stefano Lorenzetto e [[Paolo Panerai]], Bruno Tassan Din era appoggiato dal [[Partito Comunista Italiano|PCI]]. {{cita web
|autore= Stefano Lorenzetto
|url= http://www.ilgiornale.it/interni/pecorella_nello_scippo_corriere_angelo_rizzoli_fu_vittima_sacrificale/gaetano_pecorella-angelo_rizzoli/15-05-2010/articolo-id=445690-page=0-comments=1
|titolo= Pecorella: "Nello scippo del Corriere Angelo Rizzoli fu vittima sacrificale"
|data= 15 maggio 2010
|accesso= 7 agosto 2010
}}; {{cita web|autore= Paolo Panerai|url=https://www.italiaoggi.it/archivio/orsi-tori-1855907|titolo=”Orsi e Tori” |data= 14 dicembre 2013|accesso=8 agosto 2022}}</ref>. La solidità della RCS dipese ora dalle buone relazioni con la P2 e i partiti politici, commistioni che Angelo Rizzoli aveva sempre accuratamente evitato<ref>Stefano Lorenzetto scrive: «Le banche statali (l'[[Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità|Icipu]] di Franco Piga, l'[[Istituto Mobiliare Italiano|Imi]] di Giorgio Cappon e l'[[Istituto di Credito delle Casse di Risparmio Italiane|Italcasse]] di Giuseppe Arcaini) gli avevano chiuso i rubinetti per ordine della [[Democrazia Cristiana]]». ''Il Giornale'', 15 maggio 2010.</ref>.
 
Nel [[1978]] Calvi e Gelli scaricarono Andrea Rizzoli dal vertice della casa editrice. Il nuovo consiglio d'amministrazione elesse il figlio [[Angelo Rizzoli (1943-2013)|Angelo]] (chiamato da tutti Angelone) come nuovo presidente (16 settembre 1978)<ref name="Mastellarini"/>. Nel nuovo consiglio d'amministrazione entrarono [[Umberto Ortolani]], avvocato, braccio destro di [[Licio Gelli]], e Bruno Tassan Din. Nel [[1979]] il gruppo RCS era saldamente il maggiore gruppo editoriale italiano con una quota di mercato del 25% (e un fatturato di 1.000 miliardi di lire) e si posizionava al secondo posto in Europa. Ogni giorno pubblicava 1.380.000 copie di quotidiani e quasi due milioni di copie di periodici. Il fatturato pubblicitario si aggirava sui 60 miliardi di lire annuali, a fronte di 3.500 dipendenti, 700 dei quali giornalisti<ref>{{cita web
==Sedi e divisioni operative==
|autore= Stefano Lorenzetti
La Rizzoli era presente, fino a pochi anni fa, sul territorio nazionale con varie librerie, oggi acquisite dal gruppo [[Feltrinelli]]. Resta aperta solamente la [[storica libreria]] Rizzoli nella [[Galleria Vittorio Emanuele II]] a due passi dal Duomo di Milano; libreria che resta ancora oggi uno storico punto di ritrovo dell'ambiente culturale meneghino. Oggi le sedi principali del gruppo sono quelle di via Rizzoli 2 (periodici), di via Solferino 28 (quotidiani) e di via Mecenate 91 (libri e pubblicità), tutte a Milano. Tuttavia la sede storica di via Rizzoli (fatta costruire sulle rive del Lambro da Angelo Rizzoli) verrà presto demolita dopo la realizzazione del nuovo complesso, ubicato sul lato nord del precedente, corredato da una torre.
|url= http://www.ilgiornale.it/interni/lo_scippo_corriere_rizzoli_volevano_che_morissi_vivo_accusarli/ottone-angelo_rizzoli-crespi-corrier_sera-montanelli-editoria-giustizia-calvi-marcinkus/21-02-2010/articolo-id=423945-page=0-comments=1
|titolo= Lo scippo del "Corriere" Rizzoli: volevano che morissi, vivo per accusarli
|editore= Il Giornale
|data= 21 febbraio 2010
|accesso=14 giugno 2010
}}</ref><ref>Paolo Morando, ''Dancing Days'', Laterza, 2009, pagg. 33-36.</ref>.
 
In quell'anno Rizzoli e Tassan Din acquisirono i quotidiani ''[[Il Lavoro (quotidiano)|Il Lavoro]]'' di Genova, [[l'Adige]] di Trento<ref name="Mastellarini"/> e lanciarono una nuova iniziativa che avrebbe dovuto portare buoni frutti: il quotidiano popolare ''[[L'Occhio]]''. Diretto da [[Maurizio Costanzo]], noto giornalista televisivo, e venduto a 200 lire (cento in meno degli altri quotidiani), il nuovo giornale, lanciato con una costosa campagna pubblicitaria e con un'elevata tiratura, doveva trovare spazio nel panorama editoriale italiano come "quotidiano popolare". In poco tempo si rivelò un fiasco, facendo perdere alla RCS altri miliardi. Si rese necessaria una nuova ricapitalizzazione. Questa volta Calvi fece pervenire i finanziamenti attraverso l'[[Istituto per le Opere di Religione]] (IOR), banca privata con sede nella [[Città del Vaticano]]<ref>I rapporti tra i due istituti bancari risalivano al [[1946]]. Fino al [[1971]] lo IOR era stato il maggior azionista del Banco Ambrosiano.</ref>. Nel [[1980]] Telealtomilanese venne fatta confluire in un gruppo di emittenti locali diffuse in tutta la penisola. I Rizzoli ebbero finalmente la loro emittente nazionale. Entro l'anno iniziarono i programmi di [[Primarete Indipendente]]. Tra essi spiccò ''Contatto'', il primo [[telegiornale]] nazionale prodotto da un'emittente privata.
*'''''RCS Quotidiani''''' pubblica:
**''[[Corriere della Sera]]'' (con i suoi prodotti allegati [[Corriere della Sera Magazine]], [[Io Donna]], [[CorrierEconomia]], [[ViviMilano]], [[TrovoCasa]], [[Il Mondo (rivista)|Il Mondo]] e il mensile [[Casamica]]);
**''[[Gazzetta dello Sport]]'' (con il suo magazine settimanale [[Sportweek]]);
*'''''RCS Periodici''''' pubblica i periodici: [[Oggi (rivista)|Oggi]], Visto, [[OK La salute prima di tutto]], [[Novella 2000]], [[Astra]], [[Domenica Quiz]], [[Domenica Quiz Mese]], [[Max (rivista)|Max]], [[L'Europeo]], [[Amica (rivista)|Amica]], [[Anna (rivista)|Anna]], [[Brava Casa]], [[Donna e Mamma]], [[Dolce Attesa]], [[Insieme (rivista)|Insieme]], [[Io e il mio bambino]], La guida di Io e il mio bambino, [[Cipria (rivista)|Cipria]] e Imagine.
**''RCS Publishing'' pubblica: Dove e [[Style Magazine]].
**''Sfera Editore''
**''Editrice Abitare Segesta'' pubblica: Abitare, Costruire, Case da Abitare
**''Pubblibaby''
*'''''RCS Libri''''' pubblica: [[Rizzoli Editore]], [[Bompiani]], [[Fabbri Editori]], [[Bur]], [[Sonzogno (editore)|Sonzogno]], [[Sansoni]], [[La Nuova Italia]], [[Marsilio Editore]], [[Archinto]] e [[La Coccinella]]. Rcs possiede inoltre il 48% di [[Adelphi]], il 48% di [[Skira]] e il 50% di [[Rizzoli-Longanesi]], la joint venture che pubblica la collezione ''Superpocket''.
*'''''RCS Pubblicità''''' che controlla il 100% di [[Blei]] e il 48% di [[IGPDecaux]].
*'''''[[Agenzia Giornalistica RCS|AGR]]''''' - Agenzia Giornalistica RCS, che fornisce notiziari e contenuti editoriali a radio, televisioni locali e regionali e a siti internet di primaria importanza nello scenario italiano.
*'''''RCS Broadcast''''' controlla il circuito di radio locali [[CNR Radio FM]] e con partecipazioni:
** del 34,6% nel [[Gruppo Finelco]] (dal [[novembre]] [[2006]]), che controlla [[Radio 105]], [[Radio Monte Carlo]] e [[Virgin Radio Italia]] e le web radio del sito UnitedRadio.it
** del 5% in [[Rai Sat]]
*'''''[[Digicast]]''''' editore di canali tematici digitali è controllata al 100%. Produce i canali satellitari [[Caccia e Pesca]], [[Jimmy (Tv)]], [[Moto TV]], [[Yacht & Sail]] e [[Lei_(rete_televisiva)|Lei]] (in passato anche [[Planet]]), distribuiti in Italia attraverso la piattaforma [[Sky]].
*'''''RCS Digital''''' dedicata allo sviluppo delle attività editoriali di RCS sui media digitali: gestisce Corriere.it, Gazzetta.it, TrovoLavoro.it, TrovoCasa.it, Automobili.com e Fueps.com.
*'''''[[Gruppo Dada]]''''' che opera nei servizi di community ed entertainment via web e mobile nella fornitura di servizi di domini, hosting e adv online ed è controllata al 49,5% dal [[novembre]] [[2005]].
 
Nello stesso anno (1980) giunsero a scadenza per Angelone i tre anni che Roberto Calvi gli aveva concesso per riacquistare l'80% delle azioni RCS. Rizzoli però non disponeva delle risorse per rilevare la quota: il deficit del gruppo aveva raggiunto i 150 miliardi. Il Banco Ambrosiano, la banca presieduta da Calvi, predispose un piano di salvataggio del gruppo. L'operazione divenne in seguito nota come «il pattone». Il piano prevedeva un secondo aumento di capitale per ripianare l'intero deficit. Angelone Rizzoli, che possedeva il 90,2% delle azioni (l'80% delle quali era da tre anni in pegno al Banco Ambrosiano), sarebbe rientrato in possesso del 50,2% di azioni; il restante 40% sarebbe passato definitivamente in mano alla banca di Calvi al prezzo di 150 miliardi. Incassato il denaro, la Rizzoli Editore avrebbe potuto pagare i 35 miliardi necessari al riscatto del vecchio 80%, mentre il resto sarebbe servito per sottoscrivere l'aumento di capitale ''pro quota''. Il «pattone» venne siglato a Roma all'Hotel Excelsior il 18 settembre [[1980]]<ref name="S.Noto">Sergio Noto, Elisa Dalla Rosa, Simone Zardi, ''La strana avventura del capitalismo italiano'', libreriauniversitaria.it edizioni, Limena (PD), 2017.</ref> da Angelone Rizzoli, Bruno Tassan Din, Roberto Calvi, Licio Gelli e Umberto Ortolani<ref>{{cita web |autore = Sergio Bocconi |url = http://archiviostorico.corriere.it/2010/maggio/28/Sulla_vendita_Rizzoli_degli_anni_co_9_100528054.shtml |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20100602064843/http://archiviostorico.corriere.it/2010/maggio/28/Sulla_vendita_Rizzoli_degli_anni_co_9_100528054.shtml |titolo = Sulla vendita Rizzoli degli anni '80 scontro alla Camera |editore = Corriere della Sera |data = 28 maggio 2010 |accesso = 7 agosto 2010 |urlmorto = sì |dataarchivio = 2 giugno 2010}}</ref>.
===Attività all'estero===
All'estero Rcs controlla tra l'altro il quotidiano spagnolo [[El Mundo]] e il gruppo editoriale francese [[Flammarion]]. Negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] controlla la [[Rizzoli Publications]] e la [[Universe Publishing]]. Ad inizio [[2007]] RCS acquisisce il controllo di [[Recoletos]] per 1,1 miliardi di euro, uno dei più importanti editori [[Spagna|spagnoli]].
 
L'operazione venne perfezionata il 29 aprile 1981. Quel giorno una società dell'Ambrosiano (quindi di Calvi), la «[[La Centrale (società finanziaria)|Centrale Finanziaria S.p.A.]]», effettuò l'acquisto del 40% di azioni Rizzoli. L'investimento invece si rivelò un falso. Calvi ingannò Rizzoli. L'operazione fu comunicata al pubblico e annotata nei conti dell'azienda; in realtà i soldi finirono in conti esteri intestati a Bruno Tassan Din, Licio Gelli e Umberto Ortolani. Calvi, inoltre, nascose alla Rizzoli che oltre all'intervento del Banco c'era anche un conferimento, nascosto, dello [[Istituto per le Opere di Religione|IOR]], presso il quale erano state depositate le azioni che erano state in possesso di Rizzoli (il suo 80%).
==Azionariato: il patto di sindacato==
La maggioranza assoluta del capitale ordinario di Rcs MediaGroup è controllata da un [[patto di sindacato]] di blocco e consultazione siglato tra 13 dei maggiori azionisti.
 
=== La P2, il crollo e il salvataggio (1981-1984) ===
Nel [[2004]], in occasione del rinnovo triennale del patto, [[Mediobanca]] ha rilevato il pacchetto di Gemina, pari al 2,25%, salendo all'11,61% come partecipazione complessiva.
Nello stesso [[1981]] scoppiò lo scandalo della [[P2]], cui si aggiunse il crac del [[Banco Ambrosiano]]. Le ripercussioni sulla RCS furono enormi: vennero chiusi ''[[L'Occhio]]'' (che era sempre stato in perdita), il ''[[Corriere d'Informazione]]'', i supplementi settimanali e la rete televisiva. Furono ceduti ''[[Il Piccolo]]'' (al gruppo Monti), ''[[l'Adige]]'', ''[[Alto Adige (quotidiano)|Alto Adige]]'' e ''[[Il Lavoro (quotidiano)|Il Lavoro]]''.
 
Nel [[1982]] il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera rende noto il nuovo assetto azionario. Il [[Capitale sociale (economia)|capitale sociale]] della società ammonta a 24.436.200.000 [[lira italiana|lire]], suddivise in 8.790.000 azioni da 2.780 lire cadauna.
Mediobanca è diventata così il primo azionista, ma a livello di [[governance|regole di governo]] non è cambiato nulla. Il patto parasociale prevede infatti che delibere vadano prese «con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei membri in carica», qualunque sia la percentuale di azioni dagli stessi rappresentata<ref>Gianni Dragoni e Giorgio Meletti, ''La paga dei padroni'', Chiarelettere, 2008, pag. 91.</ref>. Ciò significa che i partecipanti al sindacato devono mettersi d'accordo ogniqualvolta si prende una decisione. All'interno del patto non deve emergere un dominatore.
;Gruppo
Ripartizione delle azioni<ref>«[[Prima Comunicazione]]», ''1973-2013: 40 anni'', novembre 2013, pag. 100.</ref>:
 
{| class=wikitable
Il 18 gennaio 2008 il gruppo [[Unicredit]] è uscito dal patto cedendo all'interno del patto stesso il 2,02% posseduto da [[Capitalia]] Partecipazioni Spa.
! '''Persone fisiche o equiparate'''
! Quote (%)
|-
|[[Angelo Rizzoli (1943-2013)|Angelo Rizzoli]] ||32,18%
|-
| [[La Centrale (società finanziaria)|La Centrale Finanziaria]] spa<ref>Società quotata in borsa ed equiparata a persona fisica.</ref>||40,00%
|-
|'''Totale'''
|'''72,18%'''
|-
!'''Società di capitali'''
!Quote (%)
|-
| Italtrust spa, società fiduciaria della Fincoriz sas<ref>L'intero capitale sociale della Fincoriz è di proprietà di Angelo Rizzoli, unico [[socio accomandante]]; [[socio accomandatario]] è Bruno Tassan Din.</ref>||11,30%
|-
| Finriz spa<ref>Angelo Rizzoli 99,58%; Giandomenico Sarti 0,40%; Giuseppe Davola 0,02%.</ref>||9,05%
|-
|Rothschild Bank AG Zurigo della famiglia [[Rothschild]] ||7,47%
|-
|'''Totale'''
|'''27,82%'''
|}
 
Sommando le azioni possedute come persona fisica e quelle possedute tramite società di capitali (Italtrust e Finriz), Angelo Rizzoli è proprietario del 52,53% del pacchetto azionario.
Al [[26 gennaio]] [[2008]], patto di sindacato controlla il 63,527% del capitale ordinario di Rcs MediaGroup<ref>Fonte: annuncio pubblicato il 26-01-2008 su [[Il Corriere della Sera]] a cura di Rcs Mediagroup</ref>.
Il presidente del gruppo conserva quindi la maggioranza assoluta.
;Società controllate
La Rizzoli è proprietaria al 100% dell'Editoriale Corriere della Sera, società editrice dell'omonimo quotidiano. Il capitale sociale è costituito da 4.500.000 azioni del valore di mille lire ciascuna.
 
Infine, la Rizzoli è comproprietaria delle quote azionarie di:
Al [[22 aprile]] [[2008]], l'azionariato di RCS MediaGroup S.p.A., aggiornato secondo le comunicazioni pervenute alla [http://www.consob.it/main/documenti/assetti_proprietari/semestre1-2009/150061_Az.html?hkeywords=&docid=29&page=4&hits=285&nav=false&filedate=22/04/2009&sem=/documenti/assetti_proprietari/semestre1-2009/150061_Az.html&link=Pie-chart+Capitale+ordinario=/documenti/assetti/semestre1-2009/150061_TOrdDich.html%3b+Pie-chart+Capitale+votante=/documenti/assetti/semestre1-2009/150061_TVotDich.html Consob], è così composto :
* Nuove Edizioni sportive spa (Milano), società editrice della ''Gazzetta dello Sport'', che controlla al 51%<ref>Il capitale sociale è costituito da 300.000 azioni del valore di mille lire cadauna.</ref>;
*[[Mediobanca]] S.p.A. - 14,209%
* Edizioni Meridionali spa (Napoli), società editrice del ''Mattino'', che controlla al 51%<ref>Il capitale sociale è costituito da 500.000 azioni da mille lire ciascuna.</ref>.
*Giovanni Agnelli & C. S.A.p.A., tramite [[Fiat]] - 10,497%
*[[Giuseppe Rotelli]] - 7,546%, tramite Pandette Finanziaria S.r.l.
*Efiparind BV della [[famiglia Pesenti]] - 7,748%, di cui:
**tramite [[Franco Tosi]] S.r.l. - 5,133%
**tramite [[Italcementi]] S.p.A. - 2,332%
**tramite Societè de Participation Financiere Italmobiliare S.A. - 0.283%
*[[Dorint]] Holding S.A. della famiglia [[Diego Della Valle|Della Valle]] - 5,499%
*Premafin Finanziaria S.p.A. della famiglia [[Salvatore Ligresti|Ligresti]] - 5,461%, di cui:
**tramite [[Fondiaria Sai]] S.p.A. - 2,242%
**tramite [[Milano Assicurazioni]] - 1,712%
**tramite Sainternational S.A. - 1,406%
**tramite Saifin S.p.A. - 0,094%
**tramite Siat S.p.A. - 0,007%
*[[Pirelli]] & C S.p.A rappresentata da [[Marco Tronchetti Provera]] - 5,166%
*Si.To. Financiere S.A. - 5,140%; tramite Partecipazioni Editoriali S.r.l.
*[[Benetton (famiglia)|Gruppo Benetton]] - 5,100%; tramite Edizione S.r.l.
*[[Intesa Sanpaolo]] rappresentata da [[Corrado Passera]] - 5,065%, di cui:
**direttamente - 5,051%
**tramite [[Banco di Napoli]] S.p.A - 0,009%
**tramite [[Banca IMI]] S.p.A. - 0,005%
*[[Assicurazioni Generali]] - 3,762%, di cui:
**tramite Generali Vie S.A. - 3,700%
**tramite [[INA Assitalia]] S.p.A. - 0,042%
**tramite [[Toro Assicurazioni]] - 0,019%
**tramite BSI S.A. - 0,001%
*[[Banco Popolare]] - 3,634%
*Gruppo [[UBS]] - 3,522%; tramite Ubs Fiduciaria S.p.A.
*[[Sinpar]] ''Società di Investimenti e Partecipazioni S.p.A.'', finanziaria della Famiglia [[Luigi Lucchini|Lucchini]] - 2,060%
*Gruppo [[Merloni]] rappresentato da [[Francesco Merloni]] - 2,090 tramite Merloni Invest S.p.A.
 
Il 6 agosto [[1982]], a pochi mesi di distanza dalla morte di Roberto Calvi, il [[ministero del Tesoro]] e la [[Banca d'Italia]] mettono in liquidazione il vecchio Banco Ambrosiano. La nuova banca eredita, attraverso la «Centrale Finanziaria», anche il pacchetto del 40% di azioni di Angelone Rizzoli. Questa posta va in attivo. Tra i passivi, figura il debito di 150 miliardi verso la casa editrice e lo stesso Rizzoli (l'aumento di capitale dell'anno prima, mai versato). Angelone Rizzoli decide di chiedere al Tribunale di Milano di porre la propria impresa sotto [[amministrazione controllata]]. La procedura gli permetterebbe di ottenere la sospensione generalizzata dei pagamenti per un anno, e di utilizzare quei 12 mesi ai fini del risanamento dell'azienda. Il Tribunale di Milano acconsente e pone la RCS in amministrazione controllata il 21 ottobre [[1982]].
==Consiglio di amministrazione==
*Presidente onorario: [[Cesare Romiti]]
*Presidente: [[Piergaetano Marchetti]]
*Vicepresidente: [[Gabriele Galatieri di Genola]]
*Amministratore delegato: [[Antonio Perricone]]
*Amministratore:[[Claudio De Conto]]
*Amministratore:[[Giorgio Fantoni]]
*Amministratore:[[Franzo Grande Stevens]]
*Amministratore:[[Alessandro Pedersoli]]
*Amministratore:[[Carlo Pesenti]]
*Amministratore:[[Renato Pagliaro]]
*Amministratore:[[Corrado Passera]]
*Amministratore:[[Raffaele Augusti]]
*Amministratore:[[Roberto Bertazzoni]]
*Amministratore:[[Virginio Rognoni]]
*Amministratore:[[Paolo Merloni]]
*Amministratore:[[John Philip Elkann]]
*Amministratore:[[Diego Della Valle]]
*Amministratore:[[Jonella Ligresti]]
*Amministratore:[[Andrea Moltrasio]]
*Amministratore:[[Berardino Libonati]]
 
La società ha un anno di tempo per ripianare tutti i debiti.
==Principali partecipazioni==
Ma il nuovo presidente del Banco, [[Giovanni Bazoli]], chiede al gruppo l'immediato rientro dei fidi. La Rizzoli passa dalla posizione di creditrice a quella di debitrice insolvente. Nel febbraio seguente Angelone Rizzoli e Bruno Tassan Din sono tratti agli arresti con l'accusa di [[bancarotta]] patrimoniale societaria in amministrazione controllata<ref name="S.Noto"/>. Angelone Rizzoli venne ritenuto penalmente responsabile del dissesto, al pari di Tassan Din. Finisce in carcere anche Alberto Rizzoli, fratello di Angelone. Il 18 febbraio [[1983]], giorno dell'arresto, finisce definitivamente l'epopea della dinastia Rizzoli nel mondo dell'editoria. Il successivo 18 agosto il giudice istruttore del tribunale di Milano ordina il sequestro conservativo di tutte le azioni degli imputati Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din.
*RCS Libri S.p.A. - [[Milano]] - 99,99%
*RCS Pubblicità S.p.A. - Milano - 100%
**RCS International Advertising BV - [[Amsterdam]] ([[Paesi Bassi]])- 51%
***IGP Decaux S.p.A. - Milano - 67,65%
*RCS Quotidiani S.p.A. - Milano - 100%
*RCS Periodici S.p.A. - Milano - 100%
*RCS Broadcast
**Gruppo Finelco - 34,6%
*Dada S.p.A. - [[Firenze]] - 49,51%
 
Dopo l'arresto di Rizzoli, ricopre la carica di presidente del gruppo [[Carlo Scognamiglio Pasini]], 38 anni, docente all'[[Università Bocconi]]. Scognamiglio, nominato su proposta di [[Luigi Guatri]], il commissario giudiziale, nonché docente nella stessa università, chiede ed ottiene la proroga di un anno del regime di amministrazione controllata. In maggio viene approvato il bilancio d'esercizio 1982. A fine anno Scognamiglio lascia la presidenza del gruppo al suo vice, Roberto Poli.
==Bilancio 2008==
Il gruppo RCS Mediagroup S.p.A. ha avuto nel 2008 ricavi per 2.67 miliardi, Ebit di 137.4 milioni, utili per 38.3 milioni. Patrimonio netto di 1.21 miliardi, indebitamento finanziario netto di 1.14 miliardi, 7027 dipendenti, 733.3 milioni di [[capitalizzazione]].
 
=== Il primo patto parasociale (1984-1997) ===
La sola RCS Mediagroup ha avuto 8.9 milioni di ricavi, un Ebit negativo per 18.2 milioni, utili per 79.3 milioni. Patrimonio netto di 1.26 miliardi, indebitamento finanziario netto di 374.5 milioni. Detiene partecipazioni per 1.52 miliardi di euro.
L'amministrazione controllata risolleva i conti del gruppo. Le perdite vengono via via ridotte fino ad essere azzerate. Si contano 1200 licenziamenti. Nel [[1984]] scade il termine dell'amministrazione controllata. Il bilancio è in utile di 7 miliardi.<ref>Massimo Mucchetti, ''Il baco del Corriere'', Milano, 2006, pag. 131.</ref> Il gruppo, risanato, può trovare un nuovo acquirente. Il Nuovo Banco Ambrosiano offre inizialmente la Rizzoli alla [[Fiat]]; la trattativa prosegue con la regia di [[Mediobanca]].<ref>Secondo Massimo Mucchetti, Gianni Agnelli si rivolse allora ad [[Enrico Cuccia]] per un consiglio. Il "re" di Mediobanca divenne il regista dell'intera operazione: "Cuccia consigliò di frazionare il rischio mettendo in campo Gemina, dove la Fiat era egemone ma non sola e dove Mediobanca avrebbe garantito per tutti". Poi inserì nella cordata la Montedison, "che aveva in Gemina il socio principale", e infine aggiunse l'industriale cremonese Giovanni Arvedi. Cfr. Massimo Mucchetti, ''Il baco del Corriere'', 2006, pagg. 57-58.</ref> La Fiat si impegna indirettamente attraverso la società finanziaria [[Gemina]], che forma una cordata di cui è il vertice. L'alleanza di Gemina prevale sulla seconda offerta, presentata da una cordata guidata dal fiscalista [[Victor Uckmar]].<br />
Le quote sono così suddivise:
 
{| class=wikitable
Fonte: Bilancio RCS Mediagroup al 31.12.08 reperibile su [http://www.rcsmediagroup.it/wps/portal/mg/investorrelations/bilancierelazioni?language=it www.rcsmediagroup.it]
! Nuovi Soci
! Quote (%)
|-
| [[Gemina]]<ref>[[Holding]] creata nel [[1961]] dalla [[Fiat]]; dal [[1981]] è quotata in Borsa. Al momento dell'acquisizione delle quote Rizzoli, in Gemina era in corso un aumento di capitale. In novembre, alla conclusione dell'aumento, le azioni ordinarie di Gemina sono di proprietà: il 26,09% alla Sadip ([[Gruppo Fiat]]) che, assieme a Invest, SMI, Pirelli e Lucchini controlla il 58,89 per cento; il 12,54% a [[Mediobanca]] (più un altro 17,62% controllato in maniera indiretta); il restante 10,95% al mercato.</ref> || 46,28
|-
| [[Iniziativa Meta]]<ref>Abbreviazione di «Montedison Terziario Avanzato». Società controllata dalla [[Montedison]], che ne possiede il 72,27%. </ref>|| 23,14
|-
| [[Mittel]]<ref>Società finanziaria bresciana presieduta da [[Giovanni Bazoli]].</ref> || 11,57
|-
| [[Giovanni Arvedi]]<ref>Imprenditore siderurgico, aveva ideato una nuova tecnologia per produrre in automatico tubi senza saldatura.</ref> || 11,57
|-
! Vecchi soci
! Quote (%)
|-
| [[Angelo Rizzoli (1943-2013)|Angelone Rizzoli]] e Centrale F. || 3,73
|-
| Centrale Finanziaria || 2,99
|-
| Finriz spa || 0,72
|}
 
Il capitale sociale del gruppo ammonta a lire 66.812.790.000, suddiviso in 96.690.000 azioni.
==Fonti==
La notizia viene diffusa il 5 ottobre; l'entità dell'offerta non viene resa nota. Anni dopo si verrà a sapere che l'intero gruppo RCS è passato di mano al prezzo di una ventina di miliardi diluiti in poco più di un anno:<ref>Alberto Mazzuca, ''op.cit.'', pp. 496-497.</ref> 9 miliardi di lire per la quota di Angelo Rizzoli,<ref>{{cita web|autore= Nicola Porro|url= https://sottoosservazione.wordpress.com/2010/02/07/lo-scippo-del-corriere-ecco-perche-rizzoli-rivuole-il-suo-giornale/|titolo= Lo scippo del “Corriere”, ecco perché Rizzoli rivuole il suo giornale|editore= Il Giornale|data= 7 febbraio 2010|accesso=15 giugno 2010}}</ref> 8 miliardi per il 40% della Centrale, meno di un miliardo per il 10,2% di Tassan Din, al di sotto del miliardo una quota depositata all'estero presso la Rotschild Bank.<ref>Alberto Mazzuca, op. cit., p. 497</ref> [[Gianni Agnelli]] sostiene nell'ottobre 1984 di essere entrato "malvolentieri" nell'operazione e solo "per un dovere di disinfestazione",<ref name="Mazzuca497">Alberto Mazzuca, ''op. cit.'', p. 497.</ref> in realtà i nuovi soci, che nominano [[amministratore delegato]] [[Carlo Callieri]], manager Fiat, fanno un ottimo affare: con un investimento complessivo di 110 miliardi ottengono nell'arco di un anno il controllo di un gruppo che nello stesso periodo di tempo produce utili per 37 miliardi.<ref>Alberto Mazzuca, ''op.cit.'', p. 497.</ref>
Alberto Mazzuca, ''La erre verde: ascesa e declino dell'impero Rizzoli'', Milano, Longanesi, 1991.
 
I nuovi azionisti fanno confluire in un [[patto parasociale]] (denominato «sindacato di blocco azioni Rizzoli editore») il 60% dei loro possessi azionari nella casa editrice.<ref>Il patto durerà fino al 1997, anno in cui verrà sostituito da un nuovo accordo che rimarrà in essere fino all'ottobre 2013.</ref> Il patto prevede che le decisioni del sindacato di blocco vengano prese con il voto favorevole di quattro quinti dei membri della direzione. Successivamente si procede ad un aumento di capitale. Dall'acquisizione nasce un gigante editoriale capace di esercitare una posizione dominante nel mercato dei quotidiani in Italia: la Fiat aveva già ''La Stampa'' e la Montedison possedeva ''Il Messaggero''. A questi due grandi quotidiani si aggiungono il ''Corriere della Sera'' e ''La Gazzetta dello Sport'' della Rizzoli. La Fiat supera il tetto del 20% del mercato dei quotidiani e quindi viola la norma sull'editoria (legge 416/81). In novembre un gruppo di privati impugna il passaggio delle azioni di fronte al Tribunale di Milano.
==Voci correlate==
*[[Rizzoli]]
*[[Corriere della Sera]]
 
La Corte d'appello dà loro torto: rileva infatti che non è la Fiat a possedere delle quote di Gemina, bensì la partecipata Sadip. La questione è anche oggetto di un'interrogazione parlamentare. Nella risposta, resa il 21 gennaio 1985, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (all'epoca [[Giuliano Amato]]) afferma che la Rizzoli, dopo l'entrata dei nuovi soci, controlla il 19,92% del mercato dei quotidiani e quindi rimane all'interno del tetto del 20% fissato dalla legge. Per fugare ogni dubbio, Carlo Callieri decide di cedere il quotidiano ''[[Il Mattino (quotidiano)|Il Mattino]]''. Nel [[1985]] la partecipazione di Gemina sale dal 46,28% al 62,5%, raggiungendo la maggioranza assoluta.<ref>«[[Prima Comunicazione]]», ''1973-2013-40 anni'', novembre 2013, pag. 116.</ref> L'assetto proprietario del gruppo Rizzoli "mutò radicalmente in quanto la società Gemina assunse la fisionomia di azionista di maggioranza con relativo controllo assoluto della politica editoriale del gruppo, mentre la quota intestata a Meta e Montedison venne praticamente neutralizzata".<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/02/05/ecco-perche-illegale-intesa-fiat.html|titolo=«Ecco perché è illegale l'intesa Fiat-Rizzoli»|accesso=20 dicembre 2013}}</ref>
==Collegamenti esterni==
*[http://www.rcsmediagroup.it Sito ufficiale]
*[http://www.borsaitaliana.it/bitApp/scheda.bit?target=StrumentoMTA&isin=IT0003039010&lang=it RCS]
 
Nel [[1986]] il gruppo viene ristrutturato con [[Giorgio Fattori]], giornalista vicino alla famiglia Agnelli, nel ruolo di amministratore delegato.<ref name="Mazzuca497" /> La nuova struttura societaria è costituita dalla capogruppo, '''RCS Editori''', e da cinque società operative: RCS Libri, RCS Quotidiani, RCS Periodici, RCS Pubblicità e dalla cartiera<ref>Bruno Cobianchi, ''Mille appunti di una vita in Rizzoli 1967-1990'', pp. 151-152.</ref>. I giornali del gruppo vendono bene ed anche la pubblicità è aumentata, così la RCS alla fine dell'anno vede passare gli utili da 29 a 55 miliardi di lire<ref>''La stampa italiana nell'età della tv'', a cura di [[Valerio Castronovo]] e [[Nicola Tranfaglia]], Laterza, Roma-Bari, 1994, pag. 35.</ref>. Quell'anno una quota di azioni RCS è ceduta al prezzo di 2.274 lire cadauna (contro le 708 lire della precedente gestione); nel 1987 un'altra parte passa di mano al prezzo di 5.227 lire cadauna. Il valore delle azioni RCS è aumentato di sette volte nel giro di due anni. Di lì a quattro anni il valore aumenta di dieci volte, tant'è vero che il 10% venduto ai francesi di [[Hachette Filipacchi Médias|Hachette]] viene pagato 100 miliardi. Nel [[1987]] RCS vale 893 miliardi.
==Bibliografia==
 
* ''La Erre verde'', Alberto Mazzuca. Milano: Longanesi, 1991.
Nel [[1990]] RCS Editori acquisisce i marchi editoriali dell'IFI ([[gruppo Fiat]]): [[Bompiani]], [[Fabbri Editori]], [[Sonzogno (editore)|Sonzogno]], [[Sansoni]] ed [[Etas (editore)|ETAS]].
* ''La stampa italiana nell'età della tv'', Valerio Castronovo e Nicola Tranfaglia. Roma-Bari: Laterza, 1994.
Nel [[1992]], dopo alcuni aumenti di capitale, sfiora i 2700 miliardi. L'azienda è in netta crescita<ref>Massimo Mucchetti, ''op.cit.'', pag. 62.</ref>.
 
=== Il secondo patto di sindacato (1997-2013) ===
{{approfondimento|titolo=Azionisti del patto di sindacato di H.d.P. (2001)|contenuto=
*Fiat (Sicind)<ref>Società finanziaria che detiene le partecipazioni Fiat in RCS Editori e in H.d.P.</ref> con il 10,2 %,
*Mediobanca con il 9,37 %,
*Gemina con il 9,2 %,
*Italmobiliare con il 4,08 %,
*Generali con il 2,54 %,
*Pirelli & C. e Intesa Bci con l'1,9 %,
*(altri)
*Totale patto di sindacato: 46 %
----
Fonte: [http://www.repubblica.it/online/lf_titoli_in_primo_piano/010703romiti/romiti/romiti.html ''L'impero di Romiti''].
}}
 
Il 28 aprile [[1997]] Gemina, che attraversa un momento difficile, scorpora le partecipazioni industriali (tra cui la RCS Editori) e le conferisce in una nuova società, denominata «H.d.P.» (Holding di Partecipazioni Industriali). H.d.P. detiene il 100% delle azioni di RCS nonché la maggioranza di [[GFT NET]] (moda e abbigliamento) e dell'azienda di abbigliamento e calzature sportive [[Fila (abbigliamento)|Fila]]. Viene stipulato un nuovo [[Patti parasociali|patto di sindacato]] di blocco e consultazione, che sostituisce quello in essere dal 1984. Siglato tra 13 dei maggiori azionisti, il patto di sindacato è regolato da norme molto complesse. Per esempio, si dispone che eventuali nuovi azionisti debbano fare richiesta al patto ed essere accettati; dopo 2-3 anni di "anticamera" se la risposta è positiva si viene invitati ad entrare nel patto di sindacato. Il patto parasociale prevede inoltre che le delibere vadano prese «con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei membri in carica», qualunque sia la percentuale di azioni dagli stessi rappresentata<ref>Gianni Dragoni e Giorgio Meletti, ''La paga dei padroni'', Chiarelettere, 2008, pag. 91.</ref>. Ciò significa che i partecipanti al sindacato devono mettersi d'accordo ogniqualvolta si prende una decisione. All'interno del patto non deve emergere un dominatore. <br/>
Nel [[1998]] sale alla guida della casa editrice [[Cesare Romiti]] (maggiore azionista di Gemina), proveniente dalla Fiat<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/06/03/gemina-fiat-vende-tutto-romiti.html|titolo=Gemina, Fiat vende tutto a Romiti|accesso=31 marzo 2018}}</ref>.
 
==== Da H.d.P. a RCS MediaGroup ====
Dopo una prima fase di gestione come ''holding'' diversificata, H.d.P. ha concentrato le proprie risorse nei soli settori dell'editoria e della comunicazione. Dismesse le società GFT NET e Fila, H.d.P. ha posto in essere, con effetto dal 20 maggio [[2002]], un piano di integrazione delle proprie attività con quelle di RCS. Il nuovo marchio '''RCS MediaGroup''' nasce il 10 giugno [[2002]]. Il gruppo ottiene la quotazione in Borsa<ref>Massimo Mucchetti, ''op.cit'', pagg. 60-61.</ref>.
 
Nel [[2004]], in occasione del rinnovo triennale del patto, la [[Fiat]] scende nell'azionariato diventando il secondo azionista dopo [[Mediobanca]]. L'istituto bancario rileva il pacchetto di Gemina, pari al 2,25%, salendo all'11,61% come partecipazione complessiva e superando così il 10,3 della Fiat. Cesare Romiti lascia la presidenza a [[Piergaetano Marchetti]]; viene nominato [[amministratore delegato]] [[Vittorio Colao]]. Nell'estate del [[2005]] l'immobiliarista [[Stefano Ricucci]] si rende protagonista di un tentativo di scalata alla maggioranza del gruppo, arrivando a possedere circa il 20 per cento delle azioni. La scalata fallisce quando Ricucci viene coinvolto nell'inchiesta giudiziaria soprannominata ''[[Bancopoli]]''.
 
Nell'estate del [[2006]] l'AD Vittorio Colao rassegna le dimissioni, fortemente contrario al piano di acquisizione del gruppo spagnolo Recoletos. Il 12 settembre [[2006]] viene sostituito da [[Antonello Perricone]]. L'acquisto di Recoletos viene perfezionato nell'aprile [[2007]] attraverso la controllata Unedisa. L'operazione comporta un investimento complessivo di 1,1 miliardi di euro. L'anno seguente la [[Consob]] punisce RCS con una sanzione da 200.000 euro per la mancata trasparenza nella conduzione dell'affare<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/economia/13_marzo_05/crisi-rcs-acquisizione-recoletos-comunicato-cdr_36d224d8-85d1-11e2-b184-b7baa60c47c5.shtml|titolo=La crisi Rcs e l'acquisizione di Recoletos. Quando la Consob ebbe dubbi sulla trasparenza|accesso=4/4/2015}}</ref><ref name="comunicato2">{{cita web|url=http://www.corriere.it/economia/13_marzo_06/crisi-rcs-operazione-recoletos-accuse-consob_f9bc189c-86b1-11e2-8496-c29011622c49.shtml|titolo=La crisi Rcs e l'acquisizione di Recoletos - seconda parte|accesso=4/4/2015}}</ref>.
 
Il 18 gennaio [[2008]] il gruppo [[UniCredit]] esce dal patto cedendo - all'interno del patto stesso - il 2,02% posseduto da [[Capitalia]] Partecipazioni S.p.a. Alla data del 26 gennaio 2008, il patto di sindacato controlla il 63,527% del capitale ordinario di RCS MediaGroup<ref>Fonte: annuncio pubblicato il 26/01/2008 su il ''[[Corriere della Sera]]'' a cura di Rcs Mediagroup</ref>. In quell'anno si decide la chiusura della rivista ''[[Newton (rivista)|Newton]]''. È la prima di una serie di chiusure che riguarderanno altre riviste del gruppo. Nel [[2010]] chiude il canale satellitare [[RaiSat]], di cui RCS possiede il 5% del capitale. La Rai, che detiene l'altro 95%, liquida la sua quota pari a tre milioni di [[€]]<ref>{{Cita web|url=http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=712719&lang=it|titolo=Notizie Economia Finanza Mercati - Borsa Italiana|accesso=6 febbraio 2018}}</ref>.
 
Nel [[2012]] [[Diego Della Valle]] esce dal patto dopo 10 anni di permanenza, mantenendo comunque le proprie quote. Viene scelto un nuovo amministratore delegato, [[Pietro Scott Jovane]]<ref>[http://www.corriere.it/economia/12_maggio_25/scott-jovane-nuovo-ad-rcs_ef51a7d6-a69d-11e1-adca-f1e67e46c97e.shtml ''Rcs, Scott Jovane nominato nuovo AD. Elkann: scelto per l'esperienza, non per l'età''], in «Corriere della Sera», 25 maggio 2012 (modifica il 27 maggio 2012)</ref>. In carica dal 2 luglio, deve predisporre un nuovo piano industriale per ridurre i debiti del gruppo. A tale data RCS era ancora il primo gruppo editoriale italiano per fatturato, se si calcolano tutti i rami d'azienda (quotidiani, periodici, libri, TV, radio, pubblicità, Internet, ecc.). Ma il confronto con i concorrenti era reso complesso dal fatto che questi ultimi non coprivano la totalità dei settori a cui era interessata RCS ([[Arnoldo Mondadori Editore]] ad esempio non aveva quotidiani e il [[Gruppo editoriale L'Espresso]] non editava libri).
 
==== La fine del patto parasociale ====
Nel [[2013]] la società si trova costretta a varare un aumento di capitale per fare fronte ai debiti; si decide per un aumento di capitale fino a 600 milioni di euro. Viene varato un piano di esuberi che coinvolge anche il principale quotidiano del gruppo, il ''[[Corriere della Sera]]''. I redattori del giornale pubblicano una contro-inchiesta dalla quale emerge che la causa principale dell'indebitamento è stata l'acquisto, effettuato nel [[2007]], dell'editrice spagnola Recoletos. La società fu rilevata al 100%, quando bastava il 51% per acquisirne il controllo. A parere del Comitato di redazione del Corriere, il debito di 880 milioni che pesa sul bilancio RCS deriva soprattutto dal miliardo speso per acquisire la società spagnola.<ref name="comunicato2"/><ref>{{cita web|url=http://ifg.uniurb.it/2013/03/18/ducato-online/crisi-rcs-lacquisto-sbagliato-del-gruppo-recoletos/38896/|titolo=Crisi Rcs, l’acquisto (sbagliato) del gruppo Recoletos|accesso=4/4/2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150410214052/http://ifg.uniurb.it/2013/03/18/ducato-online/crisi-rcs-lacquisto-sbagliato-del-gruppo-recoletos/38896/|dataarchivio=10 aprile 2015|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=https://diariopernondimenticare.blogspot.it/2013/03/la-crisi-rcs-e-l-di-recoletos-come.html|titolo=La crisi Rcs e l'acquisto di Recoletos Come abbattere un bilancio in utile|accesso=4/4/2015|dataarchivio=10 aprile 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150410160958/http://diariopernondimenticare.blogspot.it/2013/03/la-crisi-rcs-e-l-di-recoletos-come.html|urlmorto=sì}}</ref>
 
Alla data dell'11 luglio 2013, dopo la chiusura dell'asta dell'inoptato<ref>Asta sui diritti relativi all'aumento di capitale di RCS rimasti inoptati.</ref>, il capitale di RCS era suddiviso presuntivamente nelle seguenti quote:<ref>{{cita news|autore=r.dim.|titolo=Diritti Rcs, assalto della speculazione|pubblicazione=''[[Il Messaggero]]''|data=12 luglio 2013}}</ref>
{|
|
{| class="wikitable"
! Nel Patto
! Quote (%)
|-
|[[Fiat S.p.A.]]|| 20,552
|-
|[[Mediobanca]] S.p.A. || 9,93
|-
|[[Unipol]] ([[Finsoe]]) || 5,651
|-
|[[Pirelli (azienda)|Pirelli & C S.p.A]]|| 5,445
|-
|[[Intesa Sanpaolo]]||6,54
|-
| Efiparind BV della famiglia [[Pesenti (famiglia)|Pesenti]] ||3,824
|-
|[[Lucchini RS|Lucchini]]<ref>Tramite ''Sinpar''.</ref>|| 1,27
|-
|[[Edison (azienda)|Edison]]||1,08
|-
|[[Mittel]]|| 1,042
|-
|[[Assicurazioni Generali|Generali]]||0,989
|-
| Bertazzoni<ref>Tramite ''Erfin''.</ref>|| 0,77
|-
|[[Francesco Merloni]]|| 0,52
|-
! Totale "Nel Patto"!! 60,544
|}
|
{| class="wikitable"
! Fuori Patto
! Quote (%)
|-
|[[Diego Della Valle]]|| 8,995
|-
| Eredi di [[Giuseppe Rotelli]]|| 3,37
|-
|[[Banco Popolare]]
|3,6
|-
|[[Benetton Group|Benetton]]<ref>Tramite ''Edizione''.</ref>|| 1,045
|-
!Totale "Fuori Patto"
!17,585
|}
{| class="wikitable"
|-
!'''Altre Quote'''!! Quote (%)
|-
| Unico acquirente dell'inoptato||11,0
|-
| Soci minori
|10,8
|-
!Totale "Altre Quote"
!21,8
|}
|}
A quella data il patto di sindacato controlla il 60,544% del capitale ordinario. Con una comunicazione pubblicata il 31 ottobre 2013 i componenti del patto di sindacato hanno convenuto che il Patto non venisse ulteriormente rinnovato e che esso cessasse anticipatamente a far data dal 30 ottobre 2013.
 
===Dal 2014: il passaggio a Cairo===
{{Approfondimento
|allineamento = destra
|titolo = La vicenda del palazzo di via Solferino
|contenuto =
[[File:IMG 4261 - Milano - Sede del Corriere della Sera in via Solferino - Foto Giovanni Dall'Orto 20-jan 2007.jpg|thumb|La storica sede del ''Corriere della Sera'' in via Solferino]]
Nel novembre '''2018''' RCS decide di ricorrere ad un arbitrato a Milano per chiedere l'annullamento della vendita a Kryalos, società partecipata dal fondo americano [[Blackstone Group]], avvenuta alla fine del 2013 per 120 milioni di euro, del complesso immobiliare di cui fa parte il palazzo di via Solferino, storica sede del Corriere. La tesi è che la vendita degli immobili di via Solferino, via san Marco e via Balzan (considerata da molti una svendita tenendo anche conto che il canone d'affitto applicato da Blackstone è di circa 10,3 milioni) sia avvenuta in un periodo di difficoltà finanziarie di Rcs<ref>{{cita web|url=https://it.reuters.com/article/businessNews/idITKCN1NQ29A-OITBS|titolo=Rcs, primi rilievi a Blackstone sugli immobili già in marzo|data=21 novembre 2018|accesso=22 novembre 2018|dataarchivio=22 novembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181122001124/https://it.reuters.com/article/businessNews/idITKCN1NQ29A-OITBS|urlmorto=sì}}</ref> e quindi è da considerarsi nulla in base alla normativa italiana sull'usura.<ref>{{cita web|url=https://www.aifi.it/private_capital_today/481852-cairo-vuole-la-nullita-della-vendita-degli-immobili|titolo=Cairo vuole la nullità della vendita degli immobili a Blackstone|data=22 novembre 2018|accesso=22 novembre 2018|dataarchivio=22 novembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181122172106/https://www.aifi.it/private_capital_today/481852-cairo-vuole-la-nullita-della-vendita-degli-immobili|urlmorto=sì}}</ref> L'iniziativa congela di fatto la vendita degli immobili da parte di Blackstone al gruppo assicurativo [[Allianz]], disposto ad acquistarli per 250 milioni. E dal momento che Allianz si rifiuta di perfezionare la trattativa fino a quando la vertenza non sarà risolta, a sua volta Blackstone cita Rcs davanti a una Corte di [[New York]] chiedendo i danni.<ref>{{cita web|url=https://www.lastampa.it/2018/11/20/economia/financial-times-blackstone-fa-causa-a-rcs-per-la-propriet-della-sede-di-milano-Ida7YpSBcoSz5y3IXMtiRM/pagina.html|titolo=Financial Times: Blackstone fa causa a Rcs per la proprietà della sede di Milano|data=20 novembre 2018|accesso=22 novembre 2018}}</ref>
 
Nel maggio '''2021''' la Camera Arbitrale di Milano emette il lodo definitivo sul contenzioso. Secondo il perito d'ufficio l'immobile valeva 153 milioni, invece dei 120 ai quali fu ceduto e senza cui la continuità aziendale sarebbe stata fortemente a rischio<ref>{{cita web|url=https://www.primaonline.it/2021/05/15/325044/|titolo=Rcs-Blackstone. Chiuso il lodo su via Solferino: il palazzo valeva 33 milioni in più|accesso=16 maggio 2021}}</ref>. Il lodo però non ritiene che tale sproporzione fosse rilevante ai fini dell'annullamento della vendita. Con una maggioranza di 2/3 gli arbitri considerano corretta l'operazione e non riconoscono alcun risarcimento a RCS<ref>{{cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/economia/solferino-vince-blackstone-ora-rcs-rischia-grosso-usa-1946727.html|titolo=Via Solferino, vince Blackstone. Ora Rcs rischia grosso in Usa|accesso=16 luglio 2021}}</ref>. Il 16 dicembre 2021 il Tribunale di Milano archivia l'inchiesta per usura partita nell'estate del 2019 dall'esposto di un piccolo azionista RCS: il Gip accoglie la richiesta della Procura.<ref>{{cita web|https://www.repubblica.it/economia/2021/12/17/news/rcs_gip_archivia_l_inchiesta_sulla_vendita_di_via_solferino_non_ci_fu_usura_-330558046/|titolo=Rcs, gip archivia l'inchiesta sulla vendita di Via Solferino: "Non ci fu usura"|data=17 dicembre 2021}}</ref>
 
Il 7 giugno '''2022''' viene infine bocciato il ricorso di RCS in Corte di Appello contro l'esito negativo del lodo arbitrale<ref>{{cita web|https://www.ilsole24ore.com/radiocor/nRC_08.06.2022_11.06_28010280/|titolo=Rcs: Corte Appello boccia ricorso contro lodo Blackstone, ora palla a Ny|data=8 giugno 2022}}</ref>. Rimane aperto un contenzioso negli Stati Uniti, con la richiesta di 600 milioni di dollari, di cui 300 milioni a RCS e 300 milioni ad Urbano Cairo.
Il 15 luglio si conclude la vicenda con l'acquisto da parte di Cairo dell'immobile di via Solferino al prezzo di circa 70 milioni di euro, comprensivi anche delle spese processuali al fondo Blackstone<ref>{{cita web|https://www.primaonline.it/2022/07/15/357395/rcs-ricompra-la-sede-di-via-solferino-da-blackstone/|titolo=Rcs (ri)compra la sede di via Solferino da Blackstone|data=15 luglio 2022}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.primaonline.it/2022/10/20/363900/|titolo=Rcs, Via Solferino torna ufficialmente al Corriere|accesso=23 ottobre 2022}}</ref>.
}}
A partire dal [[2015]] il gruppo avvia un piano di dismissioni volto a riequilibrare il bilancio. Vengono ceduti i marchi [[Rizzoli Libri|Rizzoli]] e [[Fabbri Editori|Fabbri]] al [[gruppo Mondadori]], [[Bompiani]] al [[Giunti Editore|gruppo Giunti]] (dopo un breve passaggio in Mondadori). [[Marsilio Editori|Marsilio]] e [[Sonzogno (editore)|Sonzogno]] ritornano di proprietà di Marsilio Editori S.p.A. (e poi dal 2020 controllate dal [[gruppo Feltrinelli]]), [[Adelphi]] e [[Fazi Editore|Fazi]] ritornano alla proprietà originaria<ref>{{cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/20/rcs-vendita-rizzoli-bompiani-fabbri-si-rafforza-posizione-fiat/1442313/|titolo=Rcs, con la vendita di Rizzoli, Bompiani e Fabbri si rafforza la posizione di Fiat|accesso=24 giugno 2018}}</ref>.
Successivamente vengono dismesse attività non direttamente collegate alla pubblicistica. In settembre viene ceduta la quota di partecipazione del 44,45%, acquisita nel 2007, del Gruppo [[Finelco]], proprietario delle [[Emittente radiofonica|emittenti radiofoniche]] «[[Radio 105]]», «[[Radio Monte Carlo (Italia)|Radio Monte Carlo]]», «[[Virgin Radio Italia]]» e «[[Virgin Radio TV]]»<ref>{{cita web|url=http://www.primaonline.it/2015/09/15/213467/|titolo=Rcs Mediagroup esce dal business (non core) radiofonico.|accesso=16 settembre 2015}}</ref>. In ottobre Pietro Scott Jovane lascia<ref>{{cita web|url=https://www.corriere.it/economia/15_ottobre_08/rcs-ad-scott-jovane-dimissioni-909c535a-6de9-11e5-8aec-36d78f2dc604.shtml|titolo=Rcs, si dimette l’ad Pietro Scott Jovane|accesso=26 dicembre 2018}}</ref> la carica di amministratore delegato a Laura Cioli<ref>{{cita web|url=http://www.rcsmediagroup.it/comunicati/consiglio-di-amministrazione-rcs-mediagroup-laura-cioli-nominata-amministratore-delegato/|titolo=Consiglio di Amministrazione RCS MediaGroup – Laura Cioli nominata Amministratore Delegato|accesso=26 dicembre 2018}}</ref>.
 
Nel mese di aprile [[2016]], intervenute le necessarie autorizzazioni delle competenti autorità regolatorie, è stata perfezionata la cessione alla [[Mondadori Editore]] dell'intera partecipazione detenuta in Rcs Libri (la transazione era stata stipulata il 5 ottobre 2015) per 127,5 milioni di euro. Rcs MediaGroup mantiene la titolarità del marchio Rizzoli per tutti gli utilizzi esclusa l'attività libraria<ref>{{cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2015/10/04/rcs-vende-la-libri-a-mondadori-per-1275-milioni_3d3e5d62-fd23-4e6d-9170-0287275bba36.html|titolo=Rcs vende la Libri a Mondadori per 127,5 milioni|accesso=5 ottobre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151006211349/http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2015/10/04/rcs-vende-la-libri-a-mondadori-per-1275-milioni_3d3e5d62-fd23-4e6d-9170-0287275bba36.html|dataarchivio=6 ottobre 2015|urlmorto=no}}</ref>.
 
Sempre nel [[2016]] il gruppo Fiat Chrysler Automobiles (FCA) decide il disimpegno da RCS. Il 15 aprile l'assemblea dei soci di FCA approva la scissione finalizzata alla distribuzione ai propri azionisti delle azioni di Rcs detenute dal gruppo<ref>{{cita web|url=http://finanza.lastampa.it/Notizie/0,803518/FCA_annuncia_i_passi_per_il_perfezionamento_della.aspx|titolo=FCA annuncia i passi per il perfezionamento della distribuzione della propria partecipazione in RCS |accesso=21 aprile 2016}}</ref>. La scissione diventa efficace il primo maggio<ref>{{cita web|url=http://www.primaonline.it/2016/05/02/234803/|titolo=Fca dice addio a Rcs e avvia la distribuzione delle quote|accesso=5 maggio 2016}}</ref>, l'azzeramento delle azioni è terminato il 9 giugno<ref>{{cita web|url=http://www.primaonline.it/2016/06/09/238235/|titolo=Exor: conclusa la vendita delle azioni Rcs|accesso=13 giugno 2016}}</ref>.
 
L'8 aprile [[2016]], [[Cairo Communication]], [[società per azioni]] presieduta da [[Urbano Cairo]] attiva nel settore editoriale, lancia un'offerta pubblica di scambio (OPS) delle azioni RCS<ref>{{Cita web|lingua=it|autore=MF Milano Finanza|url=https://www.milanofinanza.it/news/cairo-lancia-ops-su-rcs-201604082129511546#google_vignette|titolo=Cairo lancia ops su Rcs {{!}} MilanoFinanza News|sito=MF Milano Finanza|data=2016-08-04|accesso=2024-12-20}}</ref>. Il 16 maggio 2016, una cordata concorrente, ''International Media Holding'', guidata da [[Andrea Giuseppe Campanini Bonomi|Andrea Bonomi]] e che raggruppa Mediobanca, Pirelli, Unipol e Diego Della Valle (che già detenevano il 25% delle azioni di RCS),<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.ilpost.it/2016/07/12/offerte-rcs/|titolo=Manca poco per sapere il futuro di RCS|sito=Il Post|data=2016-07-12|accesso=2024-12-21}}</ref> promuove a sua volta un'offerta pubblica di acquisto (OPA) sulle azioni RCS. Seguono una serie di rilanci, a esito dei quali, il 15 luglio 2016, l'offerta promossa da Cairo Communication vince raccogliendo il 48,8% del capitale, contro la cordata concorrente<ref>{{Cita web|lingua=it|autore=Pa.Pic|url=https://www.corriere.it/economia/16_luglio_16/offerta-rcs-cairo-vince-sfiora-50percento-10a8d95c-4aca-11e6-8c21-6254c90f07ee.shtml|titolo=Offerta Rcs, Cairo vince e sfiora il 50%|sito=Corriere della Sera|data=2016-07-15|accesso=2024-12-20}}</ref> che si ferma al 37,7%<ref>{{cita web|url=http://www.primaonline.it/2016/07/18/241013/|titolo=Nessuna posizione dominante per Cairo Communication con l’acquisizione del controllo di Rcs, dice l’Antitrus|accesso=22 luglio 2016}}</ref>. Il 3 agosto 2016 Cairo assume le cariche di presidente e amministratore delegato di RCS MediaGroup<ref>{{cita web|url=http://www.primaonline.it/2016/08/03/242196|titolo=Cairo nominato ad e presidente di Rcs|accesso=7 agosto 2016}}</ref>.
 
Alla fine del 2017, primo esercizio interamente oggetto della nuova gestione, il Gruppo RCS registra un utile di netto di Euro 71,1 milioni, laddove nel periodo 2011-2015 aveva accumulato perdite per 1,3 miliardi. Anche l’indebitamento finanziario netto scende dai 430 milioni dell’agosto 2016 a 287 milioni a fine 2017<ref>{{Cita web|lingua=it|autore=Francesca Basso|url=https://www.corriere.it/economia/18_aprile_26/rcs-miglior-bilancio-dieci-anni-l-obiettivo-dividendo-2019-35832e7c-498c-11e8-91c2-712f6a8efc34.shtml|titolo=«Rcs, il miglior bilancio da 10 anni. L’obiettivo? Il dividendo nel 2019»|sito=Corriere della Sera|data=2018-04-26|accesso=2024-12-18}}</ref>.
 
Nel [[2018]] il gruppo RCS ritorna sul mercato dei [[libri]] attraverso la [[casa editrice]] «Solferino», che pubblica opere di narrativa, saggistica, poesia e libri per ragazzi<ref>[https://www.oggi.it/famiglia/arte-e-cultura/2018/04/19/nasce-la-casa-editrice-solferino/ Nasce la casa editrice Solferino]</ref>.
 
L’esercizio 2018 si chiude con un utile netto in crescita a 85,2 milioni: a marzo 2019 il Consiglio di Amministrazione propone quindi ai soci la distribuzione di un dividendo di 0,06 euro per azione: è prima volta in dieci anni<ref>{{Cita web|url=https://www.primaonline.it/2019/03/18/286486/conti-rcs-2018-dopo-10-anni-torna-dividendo/|titolo=Conti 2018 Rcs: utile netto sale a 85,2 milioni|sito=Prima Comunicazione|data=18 marzo 2019|accesso=19 marzo 2019}}</ref>.
 
Il 2019 vede, tra l’altro, il lancio della business school del Gruppo, RCS Academy<ref>{{Cita web|lingua=it-IT|autore=Redazione|url=https://brand-news.it/media/editoria/rcs-punta-sulla-formazione-lanciando-la-rcs-academy/|titolo=Rcs punta sulla formazione lanciando la Rcs Academy|sito=Brand News|data=2019-01-16|accesso=2024-12-18}}</ref>.
 
Nel 2020, nonostante i positivi risultati dell’esercizio 2019, con un utile netto di 68,5 milioni e un’ulteriore riduzione del debito, sceso a 131,8 milioni<ref>{{Cita web|lingua=it-IT|autore=root|url=https://www.calcioefinanza.it/2020/03/27/utile-a-685-milioni-per-il-gruppo-rcs-nel-2019/?refresh_ce|titolo=Utile a 68,5 milioni per il gruppo Rcs nel 2019|sito=Calcio e Finanza|data=2020-03-27|accesso=2024-12-18}}</ref>, ), il socio [[Cairo Communication]] respinge la proposta di distribuzione del dividendo formulata dal Consiglio di Amministrazione, in considerazione degli sforzi da porre in essere per contrastare la [[Pandemia di COVID-19|pandemia da Covid-19]] <ref>{{Cita web|lingua=it|autore=Paola Pica|url=https://www.corriere.it/economia/aziende/20_aprile_29/rcs-no-soci-dividendo-cairo-rinuncia-retribuzione-7f42e46c-8a1c-11ea-94d3-9879860c12b6.shtml|titolo=Rcs e l’emergenza, no al dividendo. Cairo rinuncia alla retribuzione: in beneficenza 4 mesi di stipendio|sito=Corriere della Sera|data=2020-04-29|accesso=2024-12-18}}</ref>.
 
Nel 2021, con la progressiva uscita dalla pandemia Covid-19, il Gruppo RCS registra una forte crescita dell’utile rispetto all’anno precedente, che si attesta a 72,4 milioni. La posizione finanziaria netta, dopo la lunga serie negativa, torna positiva per 16,7 milioni, con un miglioramento di 76,3 milioni dalla fine del 2020<ref>{{Cita web|lingua=it|autore=Paola Pica|url=https://www.corriere.it/economia/finanza/22_marzo_21/rcs-balzo-utili-corriere-quota-384-mila-abbonamenti-digitali-24percento-primo-edicola-5ef2f7a2-a91d-11ec-8325-fd7a7d1851e8.shtml|titolo=Rcs, raddoppia l’utile. «Corriere» a quota 384 mila abbonati digitali (e primo in edicola)|sito=Corriere della Sera|data=2022-03-21|accesso=2024-12-18}}</ref>.
 
Nel [[2023]], RCS dà vita ad una nuova casa editrice, «Fuoriscena», dedicata alla [[saggistica]] [[Giornalismo d'inchiesta|d'inchiesta]] e alle narrazioni civili.<ref name=":0">{{cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/approfondimenti/2023/09/21/fuoriscena-nasce-casa-editrice-di-inchieste-e-narrazioni_e157a8a4-73fa-4aac-b427-353517a0f8c3.html/|titolo=Fuoriscena, nasce casa editrice di inchieste e narrazioni|accesso=12 gennaio 2024}}</ref>
 
== Presidenti ==
''Dalla fondazione''
* 1927-1970: [[Angelo Rizzoli (1889-1970)|Angelo Rizzoli]]
* 1970-1977: [[Andrea Rizzoli]]
* 1977-1983: [[Angelo Rizzoli (1943-2013)|Angelo Rizzoli]]
''Dopo i Rizzoli''
* 1983: [[Carlo Scognamiglio]]
* 1984: [[Roberto Poli]]
* 1984-1988: [[Antonio Coppi (politico)|Antonio Coppi]]
* 1988-1994: [[Giorgio Fattori]]
* 1994-1998: [[Alberto Ronchey]]
* 1998-2004<ref>{{Treccani|cesare-romiti|Romiti, Cesare}}</ref>: [[Cesare Romiti]]
''RCS MediaGroup''
* 2004-2012: [[Piergaetano Marchetti]]
* 2012-2015: [[Angelo Provasoli]]
* 2015-2016: [[Maurizio Costa]]
* 2016-''in carica:'' [[Urbano Cairo]]
''Onorari''
 
* 2004-2020: [[Cesare Romiti]]
 
== Sedi e divisioni operative ==
Oggi la sede del gruppo è in via Angelo Rizzoli 8 (''corporate'', periodici, pubblicità, digitale), a cui si aggiunge la sede di via Solferino 28/via San Marco 21 (quotidiani). La Rizzoli fu presente sul territorio nazionale con varie librerie distribuite nelle maggiori città; negli anni novanta furono cedute al gruppo [[Feltrinelli]] perché considerate non più strategiche<ref>Gian Carlo Ferretti, ''op.cit.'', pag. 342.</ref>.
 
RCS Libri, con tutti i marchi posseduti, è stata ceduta al [[Gruppo Mondadori]] il 5 ottobre 2015 (tranne il marchio [[Adelphi]]). La vendita si è perfezionata nel mese di aprile 2016<ref>{{cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2015/10/04/rcs-vende-la-libri-a-mondadori-per-1275-milioni_3d3e5d62-fd23-4e6d-9170-0287275bba36.html/|titolo=Rcs vende la Libri a Mondadori per 127,5 milioni|accesso=5 ottobre 2015}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.primaonline.it/2016/04/14/233438/|titolo=Perfezionata la vendita di Rcs Libri a Mondadori per 127,1 milioni di euro|accesso=20 aprile 2016}}</ref>.
La "storica" libreria Rizzoli in [[Galleria Vittorio Emanuele II]], a due passi dal [[Duomo di Milano]], che resta ancora oggi un punto di ritrovo dell'ambiente culturale meneghino, è stata ceduta nel 2016 al [[Gruppo Mondadori]] insieme al settore libri.
Anche la libreria Rizzoli a [[New York]], che era stata riaperta il 27 luglio [[2015]],<ref>{{cita web|url=http://www.primaonline.it/2015/07/22/209783/|titolo=Il 27 luglio rinasce a Mahattan la libreria Rizzoli Bookstore. Nell’elegante St. James Building|accesso=23 luglio 2015}}</ref> è stata ceduta nel 2016 al [[Gruppo Mondadori]].
 
=== Divisione Quotidiani ===
{{div col}}
* ''[[Corriere della Sera]]''
* ''[[Sette (rivista)|Sette]]''
* ''[[Io Donna]]''
* ''L'Economia''
* ''[[Corriere del Veneto]]''
* ''[[Corriere di Verona]]''
* ''[[Corriere del Mezzogiorno]]''
* ''ViviMilano''
* ''TrovoCasa''
* ''Style''
* ''Living''
* ''[[La Gazzetta dello Sport]]''
* ''[[SportWeek]]''
* Corriere.it
* Gazzetta.it
* TrovoLavoro.it
* TrovoCasa.it
{{div col end}}
 
=== Divisione Periodici ===
Aggiornato al gennaio 2014:
{{Colonne}}
;Testate in portafoglio
* ''[[Abitare]]''
* ''[[Amica (periodico)|Amica]]''
* ''Dolce Attesa'' (chiusa nel 2011)
* ''Dove''
* ''Imagine''
* ''Insieme'' (chiusa nel 2020)
* ''Io e il mio bambino''
* ''Living''
* ''[[Oggi (periodico)|Oggi]]''
* ''Oggi Cucino''
* ''Style Magazine'' (nato nel 2006)
* ''Style Golf''
* ''Style Country life''
* ''Style Piccoli''
{{Colonne spezza}}
;Testate cedute nel 2013<ref>{{cita web|url=http://www.pubblicitaitalia.it/2013062010714/media/prs-si-aggiudica-i-periodici-di-rcs|titolo=PRS si aggiudica i periodici di RCS|accesso=19 settembre 2017}}</ref>
* ''Astra''
* ''OK Salute''
* ''[[Novella 2000]]''
* ''Visto''
 
;Testate cessate nel 2013
* ''A'' (dal 2007 nuovo nome di ''Anna'', a sua volta proseguimento di ''Annabella'' dal 1983)
* ''Bravacasa''
* ''[[L'Europeo]]''
* ''[[Max (periodico)|Max]]'' (versione cartacea)
* ''Yacht & Sails''
* ''[[Il Mondo (rivista)|Il Mondo]]''
{{Colonne fine}}
 
=== RCS Pubblicità ===
* [[IGPDecaux]] (34,5%)
 
=== Stazioni radio ===
* '''[[Unidad Editorial]]'''
** Radio Marca
** [[Play Radio]] (chiuso il 30 giugno 2007)
 
=== Video ===
* [[Corriere della Sera|Corriere della Sera Video]]
* [[La Gazzetta dello Sport|La Gazzetta dello Sport Video]]
 
=== Reti televisive ===
* '''''[[Digicast]]''''' (incorporata da RCS MediaGroup)
**[[Lei (rete televisiva)|Lei]] <small>(chiuso il 1º luglio 2020)</small>
** [[Dove TV]] <small>(chiuso il 1º luglio 2020)</small>
** [[Gazzetta TV]] <small>(chiuso il 6 gennaio 2016)</small>
* '''''[[Unidad Editorial]]'''''
** Veo Televisión
** Marca TV
 
=== Divisione libri ===
* [[Solferino Libri]];<ref>{{cita web|url=https://www.illibraio.it/solferino-cairo-711467/|titolo=Editoria, da maggio i libri di Solferino: pronta la squadra di Cairo|accesso=24 maggio 2018}}</ref>
* Fuoriscena;<ref name=":0" />
 
=== Attività all'estero ===
RCS MediaGroup è significativamente presente in particolare in Spagna, dove controlla il gruppo spagnolo [[Unidad Editorial]] (editore dei quotidiani ''[[El Mundo]]'', ''[[Marca (quotidiano)|Marca]]'' ed ''[[Expansión]]'' e di numerosi periodici, tra cui ''[[Telva]]'' e ''[[Actualidad Económica]]'', e ha controllato il gruppo editoriale francese [[Groupe Flammarion|Flammarion]], poi ceduto a [[Gallimard]]<ref>Vedi {{collegamento interrotto|1=[http://www.rcsmediagroup.it/wps/portal/mg/pressarea/detail?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/RCSMG_Content_IT/home/leftmenu/press+area/press+release/2012/rcs+mediagroup+perfezionata+la+cessione+di+flammarion nota stampa] |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>). Negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] ha controllato [[Rizzoli Publications]] e [[Universe Publishing]].
Ad inizio [[2007]] RCS ha acquisito - tramite Unidad Editorial - il controllo di [[Grupo Recoletos|Recoletos]], uno dei più importanti editori [[Spagna|spagnoli]] per 1,1 miliardi di euro.
 
== Azionariato ==
L'azionariato comunicato alla [[Consob]] (a giugno 2023) è il seguente<ref>{{Cita web|url=https://www.consob.it/web/area-pubblica|titolo=Società quotate - AREA PUBBLICA - CONSOB|sito=AREA PUBBLICA|lingua=it-IT|accesso=2023-06-13}}</ref>:
* [[Urbano Cairo]]: 59,831%
** [[Cairo Communication]]: 59,693%
** [[U.T. Communication]]: 0,138%
* [[Mediobanca]]: 9,930%
* [[Diego Della Valle]]: 7,624%
** [[Diego Della Valle & C.|Diego Della Valle & C. Srl]]: 7,624%
* Altri azionisti: 22,615%
 
=== L'OPAS di Urbano Cairo nel 2016 ===
Nel maggio [[2016]] l'imprenditore ed editore [[Urbano Cairo]], presidente di [[Cairo Communication]], ha lanciato un'[[offerta pubblica di acquisto#Differenze tra OPA, OPS, OPAS|OPAS]] sulle azioni RCS MediaGroup. Poco tempo dopo il finanziere [[Andrea Giuseppe Campanini Bonomi|Andrea Bonomi]] ha promosso un'[[Offerta pubblica di acquisto|OPA]] concorrente attraverso la cordata ''International Media Holding'', formata da quattro soci storici del gruppo (Diego Della Valle, Pirelli, UnipolSai e MedioBanca). Il 15 luglio è risultata vincente l'offerta di Cairo, che ha raccolto il 48,8%, mentre la cordata concorrente IMH si è fermata al 37,7%<ref>{{cita web|url=http://www.primaonline.it/2016/07/15/240964/|titolo=Sfida Rcs: Cairo arriva a un passo dal 50% (48,8%), la cordata Bonomi si ferma al 37,7%|accesso=22 luglio 2016}}</ref>. Sono stati portati in adesione all'offerta 254.785.320 titoli, rappresentativi del 48,82% del capitale sociale e delle azioni ordinarie RCS oggetto dell'Offerta. Il controvalore complessivo è stato pari a 45.861.357 azioni Cairo Communication e 63.696.330 euro da versarsi in contanti<ref>{{cita web|url=http://www.primaonline.it/2016/07/21/241243|titolo=Resi noti da Cairo Communication i risultati definitivi riferiti all’Opas|accesso=25 luglio 2016}}</ref>. Dopo oltre 30 anni la casa editrice è tornata sotto il controllo di un unico azionista di riferimento. Pochi giorni dopo Cairo Communication ha raggiunto la soglia del 59,69% del capitale sociale tramite la consegna delle azioni precedentemente date all'OPA perdente<ref>{{cita web|url=http://finanza.lastampa.it/Notizie/0,853751/RCS_Cairo_al_59_69_del_capitale_sociale.aspx?refresh_ce|titolo=RCS: Cairo al 59,69% del capitale sociale|accesso=3 agosto 2016}}</ref>.
 
== Consiglio di amministrazione ==
* Presidente e amministratore delegato: [[Urbano Cairo]]<ref>{{Cita news|autore=|url=https://www.primaonline.it/2022/05/03/351227/|titolo=Rcs, nominato il nuovo Cda. Cairo confermato presidente e ad|pubblicazione=Primaonline|data=3 maggio 2022|accesso=13 maggio 2022}}</ref>
*Consiglieri eletti dalla lista di maggioranza (59,69% del capitale):
:Uberto Fornara
:Marco Pompignoli
:Stefano Simontacchi
:Stefania Petruccioli
:Alessandra Dal Monte
:Federica Calmi
:Benedetta Corazza
*Consiglieri eletti dalla lista di minoranza (23,79% del capitale):
: [[Diego Della Valle]]
: [[Marco Tronchetti Provera]]
: Carlo Cimbri
: Veronica Gava
 
== Collegio Sindacale ==
Composizione<ref>{{Cita news|autore=|url=http://www.rcsmediagroup.it/pagine/governance/organi-societari/collegio-sindacale/|titolo=Collegio sindacale|pubblicazione=RCS MediaGroup|data=3 maggio 2021|accesso=18 novembre 2022}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.primaonline.it/2017/03/07/254285/|titolo=Nel Cda Rcs si dimettono i sindaci supplenti Barbara Negri e Ugo Rock|accesso=16 marzo 2017}}</ref>:
* Presidente: Enrico Maria Colombo
* Sindaco effettivo: Marco Moroni
* Sindaco effettivo: Maria Pia Maspes
* Sindaco supplente: Emilio Fano
* Sindaco supplente: Maria Stefania Sala
* Sindaco supplente: Piera Tula
 
== Principali partecipazioni ==
* [[Unidad Editorial]] - 96,48%
* RCS Sport - 100%
* RCS International Advertising BV - [[Amsterdam]] ([[Paesi Bassi]]) - 51%
* [[Digicast]] - 100%
* m-dis Distribuzione Media S.p.A. - 100%
 
== Dati economico-finanziari ==
=== Bilanci ===
Il gruppo RCS MediaGroup S.p.A. ha registrato nel [[2016]] ricavi consolidati per 968,3 milioni di euro, EBITDA pre oneri e proventi non ricorrenti pari a 100,5 milioni, EBITDA post oneri e proventi non ricorrenti pari a 89,9 milioni, EBIT di 35 milioni di euro, risultato netto positivo per 3,5 milioni di euro e indebitamento finanziario netto di 366,1 milioni di euro.
 
Nel [[2017]] i ricavi sono diminuiti a 895,8 milioni di euro mentre l'utile netto è stato di 71,1 milioni (il miglior risultato netto dal 2007),<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/economia/18_aprile_26/rcs-miglior-bilancio-dieci-anni-l-obiettivo-dividendo-2019-35832e7c-498c-11e8-91c2-712f6a8efc34.shtml|titolo=RCS il miglior bilancio da dieci anni, l'obiettivo il dividendo 2019|data=26 aprile 2018|accesso=30 agosto 2018}}</ref>. Gli altri dati finanziari: Ebitda di 138,2 milioni ed Ebit di 95,6 milioni.<ref>{{cita web|url=https://www.primaonline.it/2019/03/18/286486/conti-rcs-2018-dopo-10-anni-torna-dividendo/|titolo=Dati finanziari 2018|data=|accesso=19 marzo 2019}}</ref>
 
=== Valore delle azioni ===
A inizio maggio 2016 l'azione quotava 59 centesimi, circa la metà rispetto a un anno prima. Il minimo storico (0,448 euro per azione) è stato segnato il 24 luglio 2012. Il 2 agosto 2005 (durante il tentativo di scalata di Ricucci) le azioni raggiunsero il massimo storico di 6,68 euro per azione. Al 14 ottobre 2020 l'azione quota 51,2 centesimi.
 
==Note==
<references />
 
== Bibliografia ==
*{{Cita libro|autore1=Valerio Castronovo|autore2=Nicola Tranfaglia|titolo=La stampa italiana nell'età della tv|annooriginale=1994|editore=La Terza|città=Roma-Bari|cid=La stampa italiana nell'età della tv}}
* {{Cita libro|autore=Bruno Cobianchi|titolo=Mille appunti di una vita in Rizzoli 1967-1990|annooriginale=1998|editore=La Vita Felice|città=Milano|p=|cid=Mille appunti di una vita in Rizzoli 1967-1990}}
*{{Cita libro|autore=Gian Carlo Ferretti|titolo=Storia dell'editoria letteraria in Italia. 1945-2003|annooriginale=2004|editore=Einaudi|città=Torino|cid=Storia dell'editoria italiana in Italia. 1945-2003}}
*{{Cita libro|autore=Gabriele Mastellarini|titolo=Assalto alla stampa: controllare i media per governare l'opinione pubblica|ed=Dedalo|dataoriginale=2004|cid=Assalto alla stampa: controllare i media per governare l'opinione pubblica}}
*{{Cita libro|autore=Alberto Mazzuca|titolo=La erre verde: ascesa e declino dell'impero Rizzoli|annooriginale=1991|editore=Longanesi|città=Milano|}}
*{{Cita libro|autore=Paolo Morando|titolo=Dancing days. 1978-1979. I due anni che hanno cambiato l'Italia|annooriginale=2009|editore=La Terza|cid=Dancing days.1978-1979. I due anni che hanno cambiato l'Italia}}
*{{Cita libro|autore=Massimo Mucchetti|titolo=Il baco del Corriere|annooriginale=2006|città=Milano|cid=Il baco del Corriere}}
*{{Cita libro|autore=Giampaolo Pansa|titolo=Comprati e venduti|annooriginale=1977|editore=Bompiani|cid=comprati e venduti}}
 
== Voci correlate ==
{{Midex}}
* [[Corriere della Sera]]
{{Portale|Economia}}
* [[La Gazzetta dello Sport]]
* [[Angelo Rizzoli (1889-1970)]]
* [[Urbano Cairo]]
* [[LA7]]
* [[GEDI Gruppo Editoriale]]
* [[Caltagirone Editore]]
* [[Poligrafici Editoriale]]
 
==Altri progetti==
[[Categoria:Case editrici italiane]]
{{Interprogetto/notizia|RCS: OPAS di Cairo supera l'OPA di Bonomi}}
[[Categoria:Aziende della provincia di Milano]]
[[Categoria:Aziende italiane per nome]]
 
== Collegamenti esterni ==
[[de:RCS MediaGroup]]
* {{Collegamenti esterni}}
[[en:RCS MediaGroup]]
* {{cita web|http://www.unidadeditorial.com/|Unidad Editorial}}
[[es:RCS MediaGroup]]
*{{cita web | 1 = http://www.borsaitaliana.it/companyprofile/pdf/it/145.pdf | 2 = Profilo della RCS | accesso = 23 gennaio 2020 | dataarchivio = 5 marzo 2016 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160305143303/http://www.borsaitaliana.it/companyprofile/pdf/it/145.pdf | urlmorto = sì }}
[[fr:RCS MediaGroup]]
* Camera dei Deputati, [https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:CyBREhi6qAUJ:legislature.camera.it/_dati/leg09/lavori/stenografici/sed0247/sed0247.pdf+SADIP+Arvedi+Mittel+1984&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESjxhuWZZKuAdm3V0mt8KvLLJoAvcnjMKZl8Qh7Ly0-VkqYyjAg2hmD1b_iMJfY94kS8r1e47kjXrm15CTS58Nivb0iq8UjJNI8LcUTmluhYEGAq1XEL_bci6LYEdmVU4Xl33wG-&sig=AHIEtbQaOkYrALncd79bxxxCbgxx7R9tlg Seduta del 21 gennaio 1985]
[[pt:RCS Mediagroup]]
 
{{FTSE Italia All-Share}}
{{FTSE Italia Small Cap}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|aziende|editoria|Milano}}
 
[[Categoria:RCS MediaGroup| ]]
[[Categoria:Case editrici italiane]]