Muse (divinità): differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
mNessun oggetto della modifica Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile Modifica da mobile avanzata |
||
(781 versioni intermedie di oltre 100 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{Nota disambigua|il dipinto di Maurice Denis|Le muse (Maurice Denis)|Le muse}}
[[File:Mengs Parnasus.jpg|thumb|upright=1.8|[[Anton Raphael Mengs]], ''Parnaso'', [[Museo dell'Ermitage]]]]
Le '''Muse''' ({{lang-grc|Μοῦσαι, -ῶν}}; {{latino|Mūsae, -ārum}}) sono divinità femminili della [[religione greca]]<ref>{{citazione|Muse: Dee greche della letteratura, della poesia, della musica e della danza; in seguito anche dell'astronomia, della filosofia, e di tutte le occupazioni intellettuali.|[[George M. A. Hanfmann]]. ''Oxford Classical Dictionary''. Oxford, Oxford University Press, 1970; in italiano ''Dizionario delle antichità classiche'', Cinisello Balsamo, Paoline, 1995, pag.1422}}</ref>.
Erano nove sorelle, tutte figlie di [[Zeus]] e di [[Mnemosine]] (la "Memoria") e la loro guida era [[Apollo]]<ref>{{citazione|Le Muse naturalmente sono per i greci le figlie di Zeus e Mnemosýne, "la Memoria", ma è Apollo la loro guida, ''Mousegétes''.|[[Walter Burkert]]. ''Griechische Religion der archaischen und klassischen Epoche'', Stuttgart 1977 in italiano ''La religione greca di epoca arcaica e classica'', Milano, Jaca Book, 2003, pag.295}}</ref>. L'importanza delle muse nella religione greca era elevata: esse rappresentavano l'ideale supremo dell'[[Arte]], intesa come verità del "Tutto" ovvero l'«eterna magnificenza del divino»<ref>{{cita libro | wkautore=Walter Friedrich Otto | nome=Walter Friedrich | cognome=Otto | titolo=Theophania | città=Genova | editore=Il Melangolo | anno=1996 | pagina=49}}</ref>.
In questo modo [[Walter Friedrich Otto]] ne elenca le caratteristiche:
{{citazione|Le Muse hanno un posto altissimo, anzi unico, nella gerarchia divina. Son dette figlie di Zeus, nate da Mnemosyne, la Dea della memoria; ma ciò non è tutto, ché ad esse, e ad esse soltanto, è riservato portare, come il padre stesso degli Dei, l'appellativo di olimpiche, appellativo col quale si solevano onorare sì gli Dei in genere, ma - almeno originariamente - nessun Dio in particolare, fatta appunto eccezione per Zeus e le Muse.|[[Walter Friedrich Otto]]. ''Theophania''. Genova, Il Melangolo, 1996, pag.48}}
== Nomi ==
[[File:Muses MKL Bd. 11 1890 (128503897).jpg|thumb|upright=1.8|Clio, Talia, Erato, Euterpe, Polimnia, Calliope, Tersicore, Urania e Melpomene, [[sarcofago]] di [[marmo]] ([[Parigi]], [[Louvre]]).]]
Erano dette anche "Eliconie"<ref>[[Esiodo]], ''[[Teogonia (Esiodo)|Teogonia]]''.</ref>, poiché la loro sede era il monte [[Elicona]], e dato che questo monte si trova in [[Beozia]], regione abitata dagli Aoni ([[Aonia]]), venivano anche chiamate "Aonie".
A volte erano definite anche [[Aganippe (Naiade)|Aganippidi]] a causa del nome associato alla fonte [[Ippocrene]], che si trova ad oggi in prossimità del monte [[Elicona]], o "Pimplee", da una fonte a esse dedicata sul monte Pimpla, situato in [[Tessaglia]]<ref>[[Ugo Foscolo]] nei [[Dei Sepolcri|Sepolcri]] le rievoca appunto come Pimplee, simbolo dell'armonia della poesia, che ''siedon custodi dei sepolcri'' e vincono ''di mille secoli il silenzio''.</ref>. <br />
In Teocrito sono definite "Pieridi", poiché una tradizione collocava la loro nascita nella [[Pieria (regione)|Pieria]], in Macedonia.
=== Etimologia ===
L'etimologia del nome trova discordanze negli studiosi, alcuni dei quali preferiscono non pronunciarsi.<ref>W. Pötscher chiede se fossero coloro che ricordano o coloro che meditano. Si veda {{cita libro | nome=Maria Teresa | cognome=Camilloni | titolo=Le Muse | pagina=8 | anno=1998 | editore=Editori riuniti | isbn=978-88-359-4534-5}}</ref> Se [[Crisippo di Soli|Crisippo]] fu uno dei primi a proporre un'origine lessicale del nome,<ref>{{cita libro | nome=Ilaria | cognome=Ramelli | nome2=Giulio A. | cognome2=Lucchetta | titolo=Allegoria: L'età classica | pagina=122 | anno=2004 | editore=Vita e Pensiero | isbn=978-88-343-5007-2}}</ref> la teoria più diffusa propende per la seguente interpretazione: «ninfe dei monti».<ref>{{cita libro | nome=Pietro | cognome=Citati | nome2=Marcel | cognome2=Detienne | titolo=La mente colorata: Ulisse e l'Odissea | pagina=45 | anno=2004 | editore=Mondadori | isbn=978-88-04-52936-1}}</ref>
Il nome di ''Μοῦσαι'' (in [[Dialetto eolico|eolico]], ''Μοῖσαι'', per compenso da ''Μόνσαι'') potrebbe risalire, come "Mnen-" da cui deriva [[Mnemosine]], alla radice ''μεν-μαν'', con il significato di "coloro che meditano, che creano con la fantasia"<ref name="T34">{{Treccani|muse_(Enciclopedia-Italiana)||anno=1934|accesso=2020-05-27}}</ref>.
=== I nomi delle Muse ===
Il tratto tipico delle Muse è quello di divinità del canto e delle danze gioconde, e in tale veste sono spesso rappresentate in poesia mentre mettono in musica e versi storie quali l'origine del mondo, la nascita degli dei e degli uomini, le imprese di Zeus. Nelle rappresentazioni più antiche, legate alla pittura vascolare, appaiono accompagnate dai vari strumenti<ref name=T34/>.
Solo in secondo momento, oltre alla gioia della danza, del canto e della musica, vennero loro associate tutte le espressioni canore e musicali, comprese quelle tristi e funebri. A partire dall'epoca ellenistica si assiste dunque alla specializzazione di ciascuna musa nei vari generi, in modo che potessero essere invocate singolarmente per esercitare la loro ispirazione e protezione<ref name=T34/>.
Secondo l'ordine reso canonico da Esiodo nel passo dalla ''[[Teogonia (Esiodo)|Teogonia]]'', incipit, 76-79, i loro nomi erano:
{| border="1" align="center" cellspacing="0" cellpadding="5" style="text-align:center;border-collapse:collapse;margin-top:0.5em;" class="wikitable sortable"
|-----
! style="background:#efefef;" | Posizione
! style="background:#efefef;" | Immagine
! style="background:#efefef;" | Nome, con significato letterale
! style="background:#efefef;" | Arte
! style="background:#efefef;" | Attributi tradizionali
|-
|1||[[File:Musa Clio from the Virgil Mosaic Bardo Museum Tunis-cropped 1.jpg|100px]]|| [[Clio]] ({{Greco antico|Κλειώ|Kleiṑ}}), ''colei che rende celebre'' || [[Storia]], ovvero canto epico || [[Pergamena]], spesso srotolata, libri, [[Cornetto (strumento musicale)|cornetto]], [[Corona trionfale|corona d'alloro]]
|-
|2 || [[File:Tarragona - Euterpe.JPG|100px]] || [[Euterpe]] ({{Greco antico|Εὐτέρπη|Eutèrpē}}), ''colei che rallegra''|| [[Poesia lirica]] e [[musica]]||[[Flauto]] o [[Tibia (strumento musicale)|tibie]]
|-
|3 || [[File:Palazzo dei gran maestri di rodi, sala delle muse, mosaico delle nove muse da kos 03 talia.JPG|100px]] || [[Talia (musa)|Talia]] ({{Greco antico|Θάλεια|Tháleia}}), ''colei che è festiva''||[[Commedia]] || Maschera comica, ghirlanda d'[[edera]] e bastone da pastore, lira
|-
|4 || [[File:Virgil Mosaic Bardo Museum Tunis-cropped 2.jpg|100px]] || [[Melpomene]] ({{Greco antico|Μελπομένη|Melpomènē}}), ''colei che canta'' || [[Tragedia]] || [[Maschera tragica]], [[spada]] o lama, bastone di [[Eracle]], [[Coturno|coturni]]
|-
|5 || [[File:Raffael 077.jpg|100px]] || [[Tersicore]] ({{Greco antico|Τερψιχόρη|Terpsichórē}}), ''colei che si diletta nella danza''|| [[Musica corale|Lirica corale]] e [[danza]] || Lira
|-
|6 || [[File:Vichtenerato.jpg|100px]] || [[Erato]] ({{Greco antico|Ἐρατώ|Ĕrătō}}), ''colei che provoca desiderio''||[[Letteratura greca|Poesia amorosa]] e [[Musica corale|canto corale]] (poi anche [[geometria]] e [[Mimo|mimica]])|| Rotolo o [[Cetra (strumento musicale antico)|cetra]]
|-
|7 || [[File:Palazzo dei gran maestri di rodi, sala delle muse, mosaico delle nove muse da kos 09 polimnia.JPG|100px]] || [[Polimnia]] ({{Greco antico|Πολυμνία|Polymnía}}), ''colei che ha molti [[inni]]''||Danza rituale e canto sacro, ovvero il [[mimo]]|| Velo, uva
|-
|8 || [[File:Urania LACMA M.88.91.271i.jpg|100px]] || [[Urania (musa)|Urania]] ({{Greco antico|Οὐρανία|Ouranía}}), ''colei che è celeste''||[[Astronomia]], [[poema didascalico|epica didascalica]] e [[geometria]]||Globo celeste, bussola, indice puntato al cielo
|-
|9 || [[File:The Muse Calliope by Leonhard Kern, Schwabisch Hall, 1625-1650 AD, ivory - Landesmuseum Württemberg - Stuttgart, Germany - DSC03224.jpg|100px]]|| [[Calliope]] ({{Greco antico|Καλλιόπη|Kalliópē}}), ''colei che ha una bella voce''||[[Poema epico|Poesia epica]] ed [[elegia]]|| [[Tavoletta cerata|Tavoletta]] con [[Stilo (scrittura)|stilo]], rotolo di pergamena, [[Lira (strumento musicale)|lira]]
|}
Nel tempo le attribuzioni non furono mai fisse: a capriccio dei vari poeti si allargarono, includendo, oltre alla poesia, i campi della prosa e delle scienze: Clio dalla poesia epica divenne protettrice della Storia, Urania all'epica astronomica (legata cioè alla descrizione delle origini delle costellazioni) divenne sacra per l'Astronomia, e Talia all'agricoltura<ref name=T34/>. Le Muse si avviarono così a proteggere ogni campo della sapienza umana e, in epoca più tarda, vegliavano sull'educazione fisica e spirituale degli esseri umani assieme ad alcuni dei, in particolare [[Ermete]], [[Eracle]] e [[Atena]]<ref name=T34/>.
== Origini ==
[[File:Moreau, Gustave - Hésiode et la Muse - 1891.jpg|thumb|''Esiodo e la Musa'' (1891) di [[Gustave Moreau]] (1826–1898), al [[Museo d'Orsay]].]]
Esistono diverse tradizioni riguardo all'origine delle Muse.
Nell<nowiki>'</nowiki>''Inno a Zeus'' di [[Pindaro]], andato perduto ma ricostruibile per mezzo di una preghiera alle stesse redatta da [[Publio Elio Aristide]]<ref>‘’Aristides ex recensione Guilielmi Dindorfii’’, Lipsiae, G. Reimer 1829, II, 142 Dind. ([[Karl Wilhelm Dindorf]]); citato anche in [[Walter Friedrich Otto]], ''Le Muse e l'origine divina della parola e del canto'', Roma, Fazi, 2005, p. 31; nonché da [[David Bouvier]] in ''"Meme". Le peripezie della memoria greca'' in ''Storia Einaudi dei Greci e dei Romani'' vol. 6 ''La cultura dei Greci'' (a cura di [[Salvatore Settis]]). Torino, Einaudi, 2008, pp. 1131 e sgg., il quale ricorda anche un passaggio nella ''Piantagione di Noè'' (''De plantatione'') di [[Filone di Alessandria]] ai versi 172 e sgg. (Cfr. nella traduzione di [[Roberto Radice]] in [[Filone di Alessandria]]. ''Tutti i trattati del commentario allegorico alla Bibbia''. Bompiani, Milano, 2005, pp. 871 e sgg.).</ref>, si racconta che in occasione del suo matrimonio Zeus domandò agli altri dèi di esprimere un loro desiderio non ancora esaudito. Questi gli risposero chiedendo di generare delle divinità «capaci di celebrare, attraverso la parola e la musica, le sue grandi imprese e tutto ciò che egli aveva stabilito.»<ref>{{Cita testo|autore=[[David Bouvier]]|curatore=[[Salvatore Settis]]|titolo=Storia Einaudi dei Greci e dei Romani|capitolo=Meme. Le peripezie della memoria greca|volume=6|p=1132|collana=La cultura dei Greci}}</ref>.
Secondo [[Pausania il Periegeta|Pausania]], Zeus generò in [[Mnemosine]] tre muse<ref>Pausania, ''Periegesi della Grecia'', Libro IX, 29, 2</ref> giacendo con lei per nove notti<ref>vedi anche Esiodo, ''Teogonia'', incipit, 53-56</ref>: [[Melete (mitologia)|Melete]] (la pratica), [[Mneme (mitologia)|Mneme]] (il ricordo) e [[Aede (mitologia)|Aede]] (il canto), indicate con il nome di Mneiai.<ref name="Ferrari481">{{cita libro | nome=Anna | cognome=Ferrari | titolo=Dizionario di mitologia | pagina=481 | anno=2006 | editore=UTET | città=Milano | isbn=88-02-07481-X}}</ref>. Altri autori affermavano che fossero figlie di [[Urano (mitologia)|Urano]] e [[Gea]]<ref>[[Diodoro Siculo]], IV, 7</ref>, altri ancora vedevano [[Armonia]], figlia di [[Afrodite]] quale loro progenitrice e [[Atene]] quale loro luogo natio.<ref>Euripide, Medea, versi 834. Si veda anche {{cita libro | nome=Luisa | cognome=Biondetti | titolo=Dizionario di mitologia classica | pagina=474 | anno=1997 | editore=Baldini & Castoldi | città=Milano | isbn=978-88-8089-300-4}}</ref>. [[Eumelo di Corinto]] cita altre tre muse, Cefiso, Apollonide e Boristenide,<ref>{{cita libro|Andrea |Debiasi |L'epica perduta: Eumelo, il Ciclo, l'occidente | pagina=59 | anno=2004 | L'erma di Bretschneider|isbn=978-88-8265-312-5}}</ref> affermando che il loro padre fosse il divino Apollo.<ref>Eumelo di Corinto, fr 17. Si veda {{cita libro||Esiodo|Pietro Pucci |Inno alle muse: Esiodo, Teogonia, 1-115, pag 12|2007 |F. Serra|isbn=978-88-6227-025-0}}. Secondo quanto affermava l'autore erano 12 le muse, si veda {{cita libro|Andrea |Debiasi |L'epica perduta: Eumelo, il Ciclo, l'occidente, pag 60|2004 |L'erma di Bretschneider|isbn=978-88-8265-312-5}}</ref>
[[Mimnermo]] fa riferimento a due generazioni di muse, figlie rispettivamente di Urano e Zeus.<ref>Mimnermo Colofoni, citato in Martin Litchfield West, fr 13, si veda fra gli altri: {{cita libro|Marisa |Tortorelli Ghidini, Alfredina Storchi Marino, Amedeo Visconti|Tra Orfeo e Pitagora, pag 181 |2000|Bibliopolis|isbn=978-88-7088-395-4}}</ref>
Le tradizioni sono discordi anche riguardo al numero delle Muse. Tre muse venivano venerate anche a [[Sicione|Sikyon]]<ref>Una di esse si chiamava Polymatehia Plutarco, Simposio IX, 14,7</ref> e Delfi, con i nomi di [[Mese (mitologia)|Mese]], [[Nete]] e [[Ipate|Ìpate]]. [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] narra di quattro muse: ([[Telsinoe (mitologia)|Telsinoe]], Melete, Aede, [[Arche (mitologia)|Arche]]),<ref>Marco Tullio Cicerone, De natura deorum, III, 54. Arche sera la musa dell'origine e Telsinoe (Thelxinoe) della seduzione. Si veda anche {{cita libro|Antonio |Prete |Il demone dell'analogia: da Leopardi a Valéry: studi di poetica | pagina=145 | anno=1986 | editore=Feltrinelli | isbn=978-88-07-10061-1 }}</ref> sette (le sette muse erano venerate a [[Lesbo]]),<ref>C. Mirtilo storico del III secolo a.C. narra del mito locale, dove le sette muse erano in origine sette schiave. Altri dettagli in {{cita libro|Cratete |di Mallo |I frammenti, pag 276|2006|Ed. di Storia e Letteratura|isbn=978-88-8498-348-0}}</ref> otto secondo [[Cratete di Mallo]]<ref>Fr. 128, tramandato da [[Arnobio]] in ''Adversus Nationes''</ref> o infine nove. Il numero di nove finì per prevalere in quanto citato da [[Omero]]<ref>Omero, Odissea, XXIV, 60</ref> ed [[Esiodo]]<ref>Esiodo, ''Teogonia'', incipit, 76-79</ref>. Quest'ultimo le enumera nella sua ''[[Teogonia (Esiodo)|Teogonia]]'', ma senza specificare di quale arte siano le protettrici:
{{Citazione|le nove figlie dal grande Zeus generate,<br />
Clio e Euterpe e Talia e Melpomene,<br />
Tersicore e Erato e Polimnia e Urania,<br />
e Calliope, che è la più illustre di tutte.|Esiodo, ''Teogonia'', incipit, 76-79}}
Le Muse sono spesso collegate al personaggio mitologico di [[Pierio (mitologia)|Pierio]], eponimo della Pieria.<ref>Chiamato anche Piero. Egli introdusse il mito delle nove muse nel suo paese. Si veda {{cita|Grimal|p. 508}}.</ref> Pierio e la ninfa Antiope sono presentati come genitori alternativamente delle sette muse o di nove fanciulle che, sconfitte dalle Muse in una gara, vennero trasformate in uccelli. Da Pierio prende il nome la Pieria, regione macedone ai piedi del monte Olimpo in cui Esiodo colloca l'unione tra Zeus e Mnemosyne. Alcuni poeti (di cui possediamo le fonti) collocano nella Pieria anche la dimora delle Muse,<ref>Fu uno dei luoghi dove si diffuse il loro culto e secondo diversi autori la loro dimora, in quanto pieridi era un epiteto delle muse si veda: {{cita libro|Anna |Ferrari |Dizionario di mitologia, pag 563|2006|UTET |Milano |isbn=88-02-07481-X}}, citazione originale Pindaro, Olimpiche X,96 testo anche in {{cita libro||Pindaro|Olimpiche,(terza ristampa) pag 178-179|2001|BUR|isbn=978-88-17-17226-4}}</ref> mentre Esiodo le pone sul monte Elicona, in Beozia, dove erano particolarmente venerate. Secondo [[Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff|Wilamowitz]] si tratta di due tradizioni distinte<ref>{{cita libro | nome=Ulrich | cognome=von Wilamowitz-Moellendorff | titolo=Der Glaube der Hellenen | url=https://archive.org/details/MN40017ucmf_0 | pagine=245-246 | edizione=3 | altri=Fotomechanischer Nachdruck | città=Darmstadt | anno=1931 | lingua=de}}</ref>.
== Mitografia ==
=== Il canto delle Muse ===
[[File:Eustache Le Sueur - The Muses - Clio, Euterpe and Thalia - WGA12611.jpg|thumb|left|''[[Clio]], [[Euterpe]] e [[Talia (musa)|Talia]]'', olio su tela di [[Eustache Le Sueur]] (1616–1655).]]
[[Apollo]] era il loro protettore, quindi venivano invitate alle feste degli dèi e degli eroi perché allietassero i convitati con canti e danze, spesso cantando insieme.<ref>Omero, Iliade, Libro I versi 603-604. Si ipotizza che dopo ogni canto di Apollo rispondano le muse con un ritornello, {{cita libro | cognome= Omero| nome= | titolo= Iliade, quinta edizione, pag 165| editore= BUR| città= Bergamo| anno=2005| isbn= 88-17-17273-1}} Traduzione di Giovanni Cerri. Per specifiche si veda Alfred Heubeck, ad Od. 24,60.</ref> Spesso omaggiavano Zeus, loro padre, cantandone le imprese. Le Muse erano considerate anche le depositarie della memoria (''Mnemosine'' era la dea della memoria e secondo altre fonti anche quella del canto e della danza) e del sapere in quanto figlie di Zeus. Il loro culto fu assai diffuso fra i [[Pitagorici]].
Nel canto, inteso come racconto storico musicato, le Muse erano superiori a qualsiasi umano poiché conoscevano alla perfezione non solo il passato e il presente, ma anche il futuro. Il loro canto più antico fu quello rivolto alla vittoria degli dei contro la rivolta dei titani<ref name=Grimal431>{{cita|Grimal|p. 431}}.</ref> Allietavano ogni festa con il loro canto, si ricordano di loro nel caso delle nozze di [[Cadmo]] e Armonia e [[Teti (Nereo)|Teti]] e [[Peleo]].<ref name=Grimal432>{{cita|Grimal|p. 432}}.</ref> e si lamentarono per la perdita del prode Achille per diciassette giorni e diciassette notti.<ref>{{cita|Graves|p. 631}}.</ref>
=== Pireneo ===
La loro magnificenza incantò [[Pireneo]], che, dopo aver conquistato la Daulide e parte della Focide, morì al loro inseguimento<ref>Le inseguì fino a precipitare in un dirupo. Ovidio, Le Metamorfosi, V, 271-294.</ref> Fu Apollo a convincerle ad abbandonare la loro antica dimora, il monte Elicona portandole a [[Delfi (città antica)|Delfi]],<ref>{{cita |Graves|p. 69}}. Si veda anche Plutarco, Dell'oracolo pitico 17</ref> da tale affinità l'epiteto del dio Musagete. Altre divinità a loro collegate erano [[Ermes]]<ref>A [[Megalopoli (Grecia)|Megalopoli]] vi è un santuario dedicato alle Muse ad Apollo e a Ermes. Pausania, VIII, 32-2.</ref> e [[Dioniso]].<ref>Talvolta definito anch'esso Musagete, si veda {{cita libro|Walter |Friedrich Otto|Le muse e l'origine divina della parola e del canto | pagina=65 | anno=2005 | editore=Fazi Editore | città=Milano | isbn=978-88-8112-602-6}}</ref>
=== Le sfide alle Muse: le sirene, le Pieridi, Tamiri ===
Le Muse sono "preposte all'Arte in ogni campo" e chiunque osasse sfidarle veniva punito in maniera severa: Le [[sirene (religione greca)|sirene]] furono private delle proprie ali, utilizzate poi dalle stesse Muse per farsene delle corone. Le [[Pieridi]], nove come le muse, le sfidarono al canto, chiedendo in caso di vittoria le fonti sacre alle avversarie<ref>Colei che chiese del racconto alle Muse era Atena, incuriosita alla vista di strani uccelli. Ovidio, Le Metamorfosi, V, 295-314.</ref> ; dopo la prova delle Pieridi fu Calliope a partecipare per le Muse e dopo un lungo canto vinse e le donne vennero tramutate in uccelli.<ref>Ovidio, Le Metamorfosi, V, 337 e seguenti.</ref>
[[File:Everdingen, Caesar van - Four Muses and Pegasus on Parnassus - c. 1650.jpg|thumb|''Quattro Muse e [[Pegaso (mitologia)|Pegaso]] sul [[Parnaso]]'' di [[Caesar van Everdingen]] (1616/1617–1678), [[L'Aia]], olio su tela, circa 1650.]] L'aedo [[Tamiri]], proveniente da Ecalia, si vantava della sua abilità nel canto e le sfidò a Dorio<ref>secondo Esiodo la sfida avvenne nella pianura di Dotia in Tessaglia. Frammento 65, Merkelbach-West</ref> ponendo la condizione che in caso di sua vittoria avrebbe fatto l'amore con tutte loro, mentre se avesse perso loro avrebbero potuto disporre del suo corpo come meglio credevano.<ref>PseudoApollodoro, Biblioteca, I,3-3.</ref> La gara si concluse con la sconfitta di Tamiri, che fu privato della vista, della memoria e dell'abilità del canto<ref>Per specifiche su Tamiri e le muse si veda {{cita libro | cognome= Omero| nome= | titolo= Iliade, quinta edizione, pag 211-213| editore= BUR| città= Bergamo| anno=2005| isbn= 88-17-17273-1}} Traduzione di Giovanni Cerri. Il resoconto originale in Omero, Iliade, II versi 594-600.</ref>. Di differente avviso Euripide che narra di gravi ingiurie alle Muse fatte da Tamiri e per questo punito con la cecità<ref>Euripide [[Reso (Euripide)|Rh]], 924-925, si veda anche {{cita libro|Apollodoro ||I miti greci (VI edizione), pag 631|2004|Arnoldo Mondadori |Milano |isbn=88-04-41027-2}} Traduzione di Maria Grazia Ciani.</ref>.
=== La Sfinge ===
Le Muse erano coloro che avevano insegnato alla [[Sfinge]],<ref>{{cita |Graves|p. 339}}.</ref> il mostro generato da Echidna avuto da [[Tifone (mitologia)|Tifone]], il famoso indovinello che proponeva ai Tebani che passavano per il monte [[Fichio]].<ref>Pseudo Apollodoro, Biblioteca, III, 5,8.</ref>[[File:Frans Floris 001.jpg|thumb|left|''Atena dialoga con le Muse'', c. 1560 [[Frans Floris]] (1519/1520–1570), olio su tela.]]
=== Le Muse e Aristeo ===
[[Aristeo]], figlio di Apollo e della ninfa [[Cirene (figlia di Ipseo)|Cirene]], venne accudito dalle Muse che gli offrirono in sposa [[Autonoe (figlia di Cadmo)|Autonoe]], da cui ebbe due figli, [[Atteone]] e [[Macride]]. Le Muse furono benevole con lui, gli insegnarono i principi delle arti mediche, della guarigione e la capacità di fare [[profezie]], in cambio Aristeo badava alle loro greggi che faceva pascolare nella pianura atamanzia di [[Ftia]].<ref>{{cita|Graves|pp. 250-251}}.</ref> Egli si innamorò di [[Euridice (ninfa)|Euridice]], poi sposa di [[Orfeo]], che era figlio di una delle Muse.
=== I semidei figli delle Muse ===
Quando il prode Orfeo, figlio di [[Calliope]] e del sovrano tracio [[Eagro]], venne fatto a pezzi e gettato in mare, furono le Muse a raccogliere le membra sparse: esse decisero di seppellirlo a [[Libetra]], luogo vicino alle pendici del monte Olimpo.<ref>{{cita|Graves|p. 100}}.</ref>
Era figlio di una delle Muse anche [[Reso]], il giovane e bellissimo re di Tracia che andò in difesa di Troia assediata dagli Achei: le fonti non concordano su quale delle nove fosse la madre.
=== La sfida tra Apollo e Marsia ===
Le Muse appaiono in occasione della sfida fatta ad Apollo lanciata dal satiro [[Marsia]].<ref>Igino, ''Fabulae'', 165.</ref> che possedeva un aulos (strumento ad ancia a doppia canna creato da Atena) trovato per caso, con cui poteva suonare melodie al pari dell'abilità della lira della divinità. Sicuro della vittoria volle sfidare il dio e si decise che fossero le Muse i loro giudici.
Dopo aver assistito a entrambe le esibizioni le Muse non seppero assegnare la vittoria a nessuno dei contendenti, allora Apollo, per continuare la gara, decise di girare lo strumento, per poi suonarlo mentre si esibiva anche nel canto; tale impresa era impossibile a chi deteneva come strumento il flauto e quindi le Muse decisero che la vittoria fosse del Dio.<ref>{{cita|Graves|pp. 66-67}}.</ref>
== Culto ==
[[File:Parnaso 01.jpg|thumb|upright=1.5|Il [[Parnaso (Raffaello)|Parnaso]], affresco datato 1510-1511, situato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro Stanze Vaticane. [[Raffaello Sanzio]] (1483–1520).]]
Le Muse, inizialmente, erano venerate come [[Ninfa (mitologia)|ninfe]] delle sorgenti, come personificazioni cioè delle acque che sgorgano da sottoterra o dalle pendici montane<ref name=T34/>.
La venerazione per le muse era originaria della Tracia e della Pieria, successivamente si diffuse in [[Beozia]], dove si trova il [[monte Elicona]], luogo a loro consacrato, assieme al [[Monte Olimpo]]. Sulle pendici orientali di quest'ultimo, in Pieria appunto, si indicavano presso la città di [[Dio (Grecia)|Dio]] le località di [[Libetra]] e [[Pimplea]] come patria delle Muse (e parimenti di [[Orfeo]], che assieme a [[Dioniso]] ebbe sempre uno speciale legame con le Muse), luoghi che avevano ricevuto il loro nome tradizionalmente proprio da fonti sorgive. In queste zone i sovrani macedoni, con speciale solennità da [[Alessandro Magno]] in poi, celebravano in onore di Zeus e delle Muse le [[feste Olimpie]], che duravano nove giorni<ref name=T34/>.
Molti erano i luoghi sacri alle Muse: la sorgente di Aganippe e la fonte di Ippocrene, creata per loro dal cavallo [[Pegaso (mitologia)|Pegaso]] battendo gli zoccoli a terra (da cui il nome), entrambe nel [[bosco sacro]] dell'[[Elicona]].<ref>Ippocrene, la sorgente del cavallo, {{cita libro|Publio Ovidio| Nasone|Traduzione di Giovanna Faranda Villa| Ovidio Le metamorfosi dodicesima edizione | pagina=297 | anno=2007 | editore=BUR | città=Bergamo | isbn=978-88-17-12976-3}}</ref>
Altri luoghi erano il monte [[Parnaso]], la fonte Castalia posta a [[Delfi (città antica)|Delfi]] e lo stesso Olimpo.<ref name=Ferrari481/> Luoghi in cui si espanse il loro culto erano [[Ascra]] (Beozia), [[Sicione]] e [[Lesbo]], in seguito il loro culto si diffuse in tutto il mondo greco, giunse anche nell'[[Antica Roma]]. Benché non fossero oggetto di vera e propria devozione, erano comunque considerate come protettrici delle arti; qui vennero considerate parallelamente alle [[Camene]].
I sacrifici a loro dedicati prevedevano l'uso di acqua, [[latte]] e [[miele]]. Si racconta che i primi a onorare le muse dell'Elicona fossero i gemelli [[Efialte (gigante Aloade)|Efialte]] e [[Oto (gigante Aloade)|Oto]].<ref>{{cita|Graves|p. 122}}.</ref> A [[Trezene]] venne fondato un [[santuario]] da [[Ardalo]], figlio di [[Efesto]], qui svolse la sua attività [[Pitteo]].<ref>{{cita|Graves|p. 294}}.</ref> Il culto delle Muse nell'Elicona fiorì specialmente in epoca ellenistica e romana, con la costruzione di monumenti di vario genere in onore di vari gruppi di Muse, che presero il nome di "musei" (''Μουσεία'') e che col tempo si diffusero in tutto il mondo greco-romano<ref name=T34/>.
Si conoscono diversi luoghi dove sorgevano altari a loro dedicati come l'[[Ilisso (fiume)|Ilisso]]<ref>Secondo i racconti degli ateniesi, come riporta Pausania, Periegesi della Grecia libro I, 19-5.</ref> e fuori all'Accademia<ref>L'accademia si trovava a nord ovest del [[Dipylon]]. In Pausania, Periegesi della Grecia libro I, 30-2.</</ref>
Spesso le Muse erano venerate in combinazione col dio [[Dioniso]], oltre che con Apollo. Il legame col dio del vino appare per la prima volta nel mito di Orcomeno, dove il dio ferito trova rifugio e protezione presso le fonti delle Muse. Esse inoltre, attraverso gli spettacoli e la contemplazione delle bellezze della natura, donavano [[entusiasmo]], proprio come quello al centro dei culti mistici dionisiaci. Per questo compaiono talvolta invocazioni a un Dioniso "Musagete"<ref name=T34/>. Tale epiteto, solo successivamente, lo si trova associato anche ad [[Apollo]], quale dio che guida il coro delle Muse e che canta, suona e danza con loro per allietare i banchetti degli dei dell'Olimpo<ref name=T34/>.
Come accennato, i Romani non ebbero un vero e proprio culto delle Muse, intese come divinità. Furono tuttavia conosciute e invocate dai poeti, che le identificarono con le [[Camene]]<ref name=T34/>.
== Iconografia ==
[[
Le Muse sono oggetto di grande devozione in tutti i campi dell'arte, ma dal punto di vista iconografico se ne conoscono esempi dal mondo greco arcaico fino
=== Grecia arcaica e classica ===
La loro rappresentazione più antica che ci sia pervenuta è il cratere di Clizia e Ergotimo, detto [[vaso François]], del 550 a.C. circa, dove sono allineate, in uno schema ancora primitivo, coi rispettivi nomi mentre seguono, in gruppi di tre, il corteggio degli dei che si reca ad assistere alle nozze di [[Peleo]] e [[Teti (Nereide)|Teti]]<ref name=T34/>. A parte questo illustre caso, nella [[ceramica a figure nere]] non si conoscono altri esempi, anche perché talvolta possono essere state rappresentate con attributi così generici da non permettere una chiara distinzione dalle ninfe o da altri personaggi mitici<ref name=T34/>.
Ben più frequente è la loro rappresentazione nella [[ceramica a figure rosse]], dove appaiono - spesso accompagnate dal nome - in vari episodi mitologici, vicine ad [[Apollo]], a [[Marsia]], a [[Tamiri]] e a [[Museo (mitologia)|Museo]]. In queste rappresentazioni variano spesso sia nel numero che negli attributi, ora con strumenti musicali, ora con rotoli, ora accennanti un passo di danza<ref name=T34/>.
In scultura le Muse fanno la loro comparsa su scala monumentale entro il VI secolo a.C., sebbene gli esempi più antichi ci siano noti solo attraverso citazioni letterarie. Bisogna attendere il IV secolo a.C. perché gli scavi archeologici ci restituiscano qualche rappresentazioni, in particolare la base di [[Mantinea]] attribuita a [[Prassitele]], e oggi conservata al [[Museo Archeologico Nazionale di Atene]]<ref name=T34/>. Citata forse da Pausania<ref>VIII, 9.</ref> come possibile base di un gruppo statuario con [[Latona]], Apollo e Artemide, mostra su tre lati sono rappresentate la contesa tra Apollo e Marsia e due gruppi di tre figure vestite con [[chitone]] e in piedi, identificabili con le Muse. La prima, a sinistra, tiene un rotolo spiegato nelle mani, in atto di leggere, la seconda un rotolo chiuso, la terza solleva ostentatamente la [[cetra (antichità classica)|cetra]], la quarta (prima a destra) con le tibie, la quinta senza attributi visibili mentre si chiude strettamente il manto, la sesta, unica seduta, regge in grembo, con uno strumento a corde<ref name=T34/>.
=== Ellenismo ===
Durante l'[[ellenismo]] i monumenti dedicati alle Muse si fanno, dal punto di vista archeologico, più numerosi e completi. Il rilievo votivo di [[Archelao di Priene]] (al [[British Museum]]) mostra l'apoteosi di [[Omero]] ed è riferibile circa al 150 a.C. Su due fasce intermedie sono riprodotte le nove Muse al completo sotto Zeus e [[Mnemosine]], e assieme ad Apollo. Meglio definiti sono gli attributi delle singole figure, che oltretutto assumono ormai degli atteggiamenti caratteristici, per meglio contraddistinguerle. Per la prima volta compare il globo associato a Urania, e la musa tutta avvolta nel manto, col gomito appoggiato a un pilastro, sembra già essere l'iconografia tipica di Polimnia<ref name=T34/>.
Dalla fine del II secolo a.C. la rappresentazione delle muse diventa frequente in tutti i campi della produzione artistica, dal rilievo alla statuaria, dalla pittura murale al mosaico, dalla glittica alla numismatica e alla produzione ceramica<ref name=T34/>.
Per quanto riguarda la statuaria si conoscono numerosi esempi sparsi in molti musei, sebbene non siano sempre di facile riconoscimento a causa della perdita degli attributi o di restauri malintesi<ref name=T34/>. La serie "eliconia" è dovuta allo scultore [[Cefisodoto il Vecchio|Cefisodoto]], alla quale seguì quella "Tespiade" di [[Prassitele]] e quella di [[Megara Nisea|Megara]] di [[Lisippo]]. Siamo a conoscenza tramite le fonti letterarie anche di una serie statuaria di [[Ambracia]], che nel 187 a.C. [[Marco Fulvio Nobiliore|Fulvio Nobiliore]] fece trasferire a Roma e collocare nel [[Tempio di Ercole delle Muse|tempio di Ercole]], mentre nel [[Tempio di Apollo Sosiano|tempio di Apollo]] presso il [[portico di Ottavia]] era presente un gruppo delle Muse scolpite da [[Filisco di Rodi]]<ref name=T34/>.
=== Mondo romano ===
[[File:Muses and Poets.jpg|thumb|Sarcofago delle Muse, [[Museo Pio-Clementino]]]]
Le Muse divennero un soggetto estremamente frequente, in particolare, su rilievi e sarcofagi nel mondo romano.
Il sarcofago più antico conosciuto con tale rappresentazione è forse quello [[Chigi]] conservato nella [[villa di Cetinale]] nei dintorni di [[Siena]], opera forse importata dalla Grecia, riferibile al IV secolo. Altamente noto e rappresentativo è poi il [[sarcofago delle Muse|sarcofago Mattei]] al [[Museo nazionale romano di palazzo Massimo]], pure del IV secolo, dove le Muse, accuratamente definite nei singoli attributi, sono raffigurate sotto nicchie<ref name=T34/>.
Si trovano le Muse su affreschi (tra gli altri a [[Pompei (città antica)|Pompei]], da [[Moregine]]), e su mosaici (ai [[Musei Vaticani]], al [[Museo nazionale del Bardo]] di Tunisi, al [[Palazzo dei Gran Maestri dei cavalieri di Rodi|palazzo dei Cavalieri]] di [[Rodi]], ecc.).
A partire dagli illustri precedente greci presenti in alcuni templi di Roma, gli scultori dell'età imperiale realizzarono interi gruppi statuari per abbellire teatri, edifici pubblici in genere, e ville. Alcuni di questi gruppi ci sono pervenuti in maniera più o meno frammentaria, tra i quali quello nella Sala delle Muse dei [[Musei Vaticani]] (otto Muse e apollo Musagete), un secondo gruppo di otto muse senza Apollo, un terzo a [[Madrid]] (otto figure), un quarto al [[Museo archeologico nazionale di Napoli]], dal [[teatro di Ercolano]]<ref name=T34/>.
Tra le pitture spicca quella al [[Louvre]] proveniente da [[scavi di Ercolano|Ercolano]], in cui le figure sono isolate e collocate su mensole dipinte, in evidente ispirazione alla statuaria<ref name=T34/>. Anche a [[scavi di Pompei|Pompei]] le Muse fanno parte del repertorio decorativo degli affreschi nelle case private, in una notevole varietà di pose e atteggiamenti, a confermare come la loro rappresentazione non fosse qualcosa di rigidamente schematico<ref name=T34/>.
=== Arte post-classica ===
[[File:La Parnasse, by Andrea Mantegna, from C2RMF retouched.jpg|thumb|''[[Parnaso (Mantegna)|Parnaso]]'', [[Andrea Mantegna]], 1497, [[Museo del Louvre]]]]
Il tema ebbe un revival a partire dal [[Rinascimento]]: famosi sono il ''[[Parnaso (Mantegna)|Parnaso]]'' che [[Andrea Mantegna]] realizzò nel 1497 per lo [[studiolo di Isabella d'Este]] e [[Parnaso (Raffaello)|quello]] di [[Raffaello]] nella [[Stanza della Segnatura]]. Molto copiata fu anche la ''Danza delle Muse'' di [[Baldassarre Peruzzi]], oggi nella [[Galleria Palatina]] a Firenze.
Tema aulico per eccellenza, quello delle Muse fu rappresentato dai [[classicismo (arte)|classicisti]] emiliani e romani nel Seicento, e, frequentemente, nel periodo [[neoclassico]]. In tempi più moderni [[Giorgio De Chirico]] dipinse ''[[Le muse inquietanti|Le Muse inquietanti]]'' (1918)<ref>Lo dipinse due volte, dettagli dell'opera in {{cita libro |autore = Maria Carla Prette |autore2 = Alfonso De Giorgis |titolo = La storia dell'arte. Dalle origini ai nostri giorni |pagina = 235|anno=2001|editore=Giunti Editore|isbn=978-88-09-01984-3}}</ref>.
== Nella letteratura ==
[[File:Pompeo Batoni (workshop replica) - Apollo and two Muses - Google Art Project.jpg|thumb|left|[[Pompeo Batoni]], Apollo istruisce le Muse [[Euterpe]] e [[Urania (musa)|Urania]], ca. 1741, Varsavia, Museo Nazionale]]
Il concetto di musa può essere visto al pari della memoria, sono delle nozioni che conferiscono al poeta dell'antica Grecia potenza nelle parole, donando ad esse una maggiore efficacia, diventando così depositario della verità.<ref>{{cita libro |autore = Apollodoro |traduttore = Maria Grazia Ciani |titolo = I miti greci |edizione = 6 |pagina = 631 |anno = 2004 |editore = Arnoldo Mondadori |città = Milano |isbn = 88-04-41027-2}} Si veda per approfondimenti Marcel Detienne, ''I maestri di verità nella Grecia arcaica'', Roma-Bari 1977, pp. 1-16 e Eric Alfred Havelock, ''Cultura orale e civiltà della scrittura. Da Omero a Platone'', Roma-Bari. 1973, pp. 81-94.</ref> La loro invocazione serve all'autore per evocare eventi del passato.<ref>{{cita libro | nome=Ansgar | cognome=Lenz | titolo=Das Proöm des frühen griechischen Epos: ein Beitrag zum poetischen Selbstverständnis | pagina=149 | città=Bonn | anno=1980 | lingua=de}}</ref>
Molti autori celebri, ispirandosi ad [[Omero]], le citano nei proemi delle loro opere come [[Dante Alighieri]]<ref>«O muse, o alto ingegno, or m'aiutate;
o mente che scrivesti ciò ch'io vidi, qui si parrà la tua nobilitate.» Dante Alighieri, Inferno, canto II, versi 7-9</ref> e [[William Shakespeare]]<ref>«O for a Muse of fire, that would ascend The brightest heaven of invention, A kingdom for a stage, princes to act And monarchs to behold the swelling scene!» In lingua italiana: «Oh, aver qui una Musa di fuoco che sapesse salire al più luminoso cielo dell'invenzione; un regno che servisse da palcoscenico, principi che facessero da attori e monarchi da spettatori di questa scena grandiosa!»[[William Shakespeare]], Atto 1, Prologo di [[Enrico V (Shakespeare)|Enrico V]]</ref>, come già fu nei celebri proemi dell<nowiki>'</nowiki>''[[Iliade]]'' e dell<nowiki>'</nowiki>''[[Odissea]]''.
Nella narrativa contemporanea sono le protagoniste di ''[[Muses]]'', romanzo di genere fantastico di [[Francesco Falconi]], ambientato ai giorni nostri, dove le nove muse si sono evolute nel corso dei secoli adattando le loro arti alla società.
== Nella cultura di massa ==
* Il coreografo [[George Balanchine]] nel [[1928]] creò il balletto [[Apollon musagète]] su musiche di [[Igor' Fëdorovič Stravinskij]], dove [[Apollo]] istruisce e conduce le Muse Calliope, Polimnia e Tersicore fino al [[Monte Parnasso]].
* Nel numero 17 della serie ''[[Vertigo (DC Comics)|Vertigo]]'' [[Sandman]] di [[Neil Gaiman]], lo scrittore Richard Madoc imprigiona Calliope per avere l'ispirazione continua per nuove storie.
* Le muse appaiono anche nel film d’animazione [[Disney]] ''[[Hercules (film 1997)|Hercules]]''.
* Le muse sono protagoniste di ''The Author'', opera scritta e disegnata dal fumettista italiano [[Luigi Cecchi]] (in arte ''Bigio'').
{{clear}}
== Note ==
<references
== Bibliografia ==
=== Fonti ===
* [[Esiodo]], ''[[Teogonia (Esiodo)|Teogonia]]''.
* [[Omero]], ''[[Iliade]]''.
* [[Pausania il Periegeta]], ''Periegesi della Grecia''.
* Pseudo-Apollodoro, ''[[Biblioteca (Apollodoro)|Biblioteca]]''.
=== Moderna ===
* {{cita libro|autore=Anna Ferrari|titolo=Dizionario di mitologia|anno=2006|editore=UTET|città=Milano|cid=Ferrari|isbn=88-02-07481-X}}
* {{cita libro|autore=Robert Graves|titolo=I miti greci|edizione=6|anno=1990|editore=Longanesi |città=Milano |cid=Graves|isbn=88-304-0923-5}}
* {{cita libro|autore=Pierre Grimal|titolo=Enciclopedia della mitologia|edizione=2|anno=2005|editore=Garzanti|città=Brescia|ISBN= 88-11-50482-1|cid=Grimal|traduttore=Pier Antonio Borgheggiani}}
== Voci correlate ==
* [[Divinità della conoscenza]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Mitologia greca}}
{{Muse dell'Arte}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|letteratura|mitologia greca}}
[[Categoria:Muse| ]]
[[Categoria:Personaggi citati nella Divina Commedia (Inferno)]]
[[Categoria:Memoria]]
|