Desiderio (re): differenze tra le versioni

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{{NN|storiasovrani|giugno 2009}}
{{Monarca
|nome = Desiderio
|titolo = [[Re dei Longobardi]]<br />[[Sovrani d'Italia#Re dei Longobardi (568–774)|Re d'Italia]]
|stemma = Corona ferrea monza (heraldry).svg
|immagine =
|immagine = Tremisse di Re Desiderio, Dominio Longobardo.jpg
|legenda =
|regnolegenda = [[756]]-[[774Tremisse]] di Desiderio
|incoronazioneinizio regno = marzo [[757]]
|fine regno = giugno [[774]]
|incoronazione =
|investitura =
|nome completo = ''Desiderius'' (in [[lingua latina|latino]])
|altrititoli = ''Rex Langobardaorum''<br />''Rex totius Italiae''
|data di nascita =
|luogo di nascita = [[Brescia]]
|data di morte = dopo il [[774]]
|luogo di morte = [[LiegiCorbie]] (?)
|sepoltura =
|predecessore = [[Astolfo (re)|AstolfoRachis]]
|erede = [[Adelchi (principe)|Adelchi]]<ref>Adelchi fu associato al trono nell'agosto [[759]].</ref>
|erede =
|successore = [[Carlo Magno]]
|titolo1 = [[Duchi di Spoleto|Duca di Spoleto]]
|inizio regno1 = [[758]]
|fine regno1 = [[759]]
|predecessore1 = [[Alboino di Spoleto|Alboino]]
|successore1 = [[Gisulfo di Spoleto|Gisulfo]]
|consorte = [[Ansa (regina)|Ansa]]
|figli = [[Adelchi (principe)|Adelchi]]<br />[[Adelperga]]<br />[[Liutperga]]<br />[[Anselperga]]<br/>[[Desiderata (moglie di Carlo Magno)|Desiderata]]
|consortedi =
|coniuge 1 =
|coniuge 2 =
|coniuge 3 =
|coniuge 4 =
|coniuge 5 =
|figli = [[Adelchi (principe)|Adelchi]], "[[Ermengarda (Carlo Magno)|Ermengarda]]", [[Gerberga]], [[Adelperga]], [[Liutperga]], [[Anselperga]]
|casa reale =
|dinastia =
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}}
{{Bio
|Nome = Desiderio
|Cognome = Desiderio
|PreData = dal [[lingua latina|latino]] ''Desiderius'', noto anche come ''Daufer'', ''Dauferius'', nelle [[lingue germaniche]]
|PostCognomeVirgola = noto anche come '''Daufer''', '''Dauferius''', '''Didier''', in [[Lingua francese|francese]], e '''Desiderius''', in [[lingua latina|latino]]
|Sesso = M
|LuogoNascita = Brescia
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita =
|LuogoMorte = Liegi?Corbie
|LuogoMorteLink = Liegi
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = post [[774]]
|Epoca = 700
|Attività = re
|Nazionalità = longobardo
|Categorie = no
|FineIncipit = fuè stato [[re dei Longobardi]] e [[Sovrani d'Italia#Re dei Longobardi (568–774)|re d'Italia]] dal [[756757]] al [[774]]
}}
 
== L'ascesa al trono ==
[[File:Re Desiderio arengario piazza vittoria Brescia.jpg|miniatura|270x270px|Desiderio raffigurato sull'[[arengario]] di [[Piazza della Vittoria (Brescia)|piazza della Vittoria]] a [[Brescia]]]]
Originario di [[Brescia]], fu creato da [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]] [[Ducato di Tuscia|duca di Tuscia]]. Alla morte di Astolfo aspirò al trono longobardo in opposizione al fratello e predecessore del defunto, [[Rachis]], che aveva abbandonato il monastero di [[Abbazia di Monte Cassino|Montecassino]] dove si era ritirato ed era ritornato a [[Pavia]], occupando il palazzo regio. Rachis raccolse inizialmente vasti consensi nell'[[Italia]] settentrionale, mentre tutti gli oppositori del casato [[Ducato del Friuli|friulano]] di Rachis e Astolfo sostennero Desiderio, che si guadagnò anche l'appoggio di [[papa Stefano II]] e del re dei [[Franchi]], [[Pipino il Breve]], grazie alla promessa di rispettare le condizioni di pace accettate da Astolfo dopo la sua sconfitta e di ritirarsi dai territori [[Impero bizantino|bizantini]] occupati da [[Liutprando]] (alcune città dell'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]] e della [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]]). Il papa esercitò pressioni dirette sul "re monaco", che si mostrava esitante ed era ulteriormente indebolito dalla defezione di quanti, tra i suoi sostenitori, temevano un nuovo intervento franco. Nel marzo del [[757]] Rachis rientrò in monastero, spianando la strada all'incoronazione di Desiderio.
 
Non è certa la sua provenienza dal [[Ducato di Brescia|territorio di Brescia]], sebbene alcuni documenti privati e diplomi da lui emanati relativi alla stessa città di Brescia e al territorio circostante permettano di immaginare che fosse proveniente da quella zona del regno. Lo storico quattrocentesco Giacomo Malvezzi, ad esempio, è certo nel suo ''Chronicon'' ''Brixianum'' che il luogo di provenienza di Desiderio sia il paese di [[Leno]], situato nella bassa pianura bresciana. Allo stesso modo, non è certo abbia ricoperto la carica ducale a Brescia - cosa invece indicata nei documenti per il figlio [[Adelchi (principe)|Adelchi]] - anche se ciò è molto probabile.
Fin dall'inizio cercò di consolidare il potere del [[Regno longobardo|regno]], in opposizione ai duchi di [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e di [[Ducato di Benevento|Benevento]], e di arginare l'influenza dei [[Franchi]] sul papato. I due ducati si appoggiarono allora, per riconquistare la propria autonomia, al papato. Spoleto, da Astolfo amministrata direttamente, nominò un nuovo duca, [[Alboino di Spoleto|Alboino]], sostenuto dal papa e dai Franchi; a Benevento il nuovo reggente Giovanni si schierò, in nome dell'ancora minorenne duca [[Liutprando di Benevento|Liutprando]], dalla parte di Stefano e Pipino.
 
Appartenente all'aristocrazia, fu un membro dela corte di [[Astolfo (re longobardo)|re Astolfo]] e venne inviato nei territori del [[ducato di Tuscia]] probabilmente con la funzione di [[comes stabuli]]. Alla fine del 756, alla morte improvvisa dello stesso Astolfo durante una battuta di caccia, aspirò al trono longobardo in opposizione al fratello e predecessore del defunto, [[Rachis|Ratchis]], che aveva abbandonato il [[Abbazia di Montecassino|monastero di Montecassino]] dove si era ritirato ed era ritornato a [[Pavia]], occupando il palazzo regio. Ratchis raccolse inizialmente vasti consensi nell'[[Italia settentrionale]], specialmente dalla frangia della nobiltà friulana, mentre pare che Desiderio si guadagnò l'appoggio di [[papa Stefano II]] e del re dei [[Franchi]] [[Pipino il Breve|Pipino III]], grazie alla promessa di rispettare le condizioni di pace accettate da Astolfo dopo la sua sconfitta e di ritirarsi dai territori [[Impero bizantino|bizantini]] occupati da [[Liutprando]] (alcune città dell'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]] e della [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]]). Il papa esercitò pressioni dirette sul "re monaco", che si mostrava esitante ed era ulteriormente indebolito dalla defezione di quanti, tra i suoi sostenitori, temevano un nuovo intervento franco. Nel marzo del [[757]] Rachis rientrò in monastero, spianando la strada all'incoronazione di Desiderio.
==Il regno==
===La politica espansionistica===
Alla morte di [[papa Stefano II]] (aprile [[757]]), Desiderio non mantenne le promesse fatte, sfruttando un momento turbolento nella vita della [[Chiesa cattolica|Chiesa]] (la successione al soglio del fratello di Stefano, [[papa Paolo I]], fu aspramente constrastata). Non soltanto non consegnò a [[Roma]] i territori conquistati da [[Liutprando]], ma nel [[758]] si assicurò l'appoggio diplomatico dell'[[Impero bizantino]] per estendere nuovamente i suoi domini.
 
Fin dall'inizio cercò di consolidare il potere del [[Regno longobardo|regno]], in opposizione ai duchi di [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e di [[Ducato di Benevento|Benevento]], e di arginare l'influenza dei [[Franchi]] sul papato. I due ducati si appoggiarono allora, per riconquistare la propria autonomia, al papato. Spoleto, nominò un nuovo duca, [[Alboino di Spoleto|Alboino]], sostenuto dal papa e dai Franchi; a Benevento il nuovo reggente Giovanni si schierò, in nome dell'ancora minorenne duca [[Liutprando di Benevento|Liutprando]], anch'egli appoggiato dal papato e dai Franchi.
Attraverso la [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]] penetrò nel [[Ducato di Spoleto]] e imprigionò il duca [[Alboino di Spoleto|Alboino]]; poi proseguì verso [[Benevento]], da dove cacciò [[Liutprando di Benevento|Liutprando]] e il reggente Giovanni, insediando come duca il proprio genero [[Arechi II|Arechi]]. Nel [[759]] nominò un nuovo duca di Spoleto, che fino a quell'anno aveva amministrato direttamente (come già [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]]): [[Gisulfo di Spoleto|Gisulfo]]. In questo modo ripristinò il controllo regio, gravemente compromesso durante gli ultimi anni del regno di Astolfo, sull'intera [[Italia]] longobarda. L'opera di rafforzamento del potere regio di Desiderio culminò, nel [[759]], con l'associazione al trono del figlio [[Adelchi (principe)|Adelchi]].
 
== Il regno ==
Anche la rete dei monasteri italiani divenne strumento di dominio. Nel [[753]] con sua moglie [[Ansa (regina)|Ansa]] fondò a [[Brescia]], la sua città natale, il [[Monastero di Santa Giulia|monastero di San Salvatore]], dotato di un'eccezionale ricchezza e affidato come badessa alla figlia Anselperga. Alla giurisdizione di San Salvatore sottomise un'intera rete di complessi monastici tra [[Lombardia]], [[Emilia]] e [[Toscana]], creando una federazione da lui direttamente controllata. Un altro monastero da lui fondato in terra bresciana fu la [[Badia Leonense]], terminata di costruire nel [[758]] e guidata da monaci [[Benedettini]] giunti alla Badia situata a [[Leno]] direttamente dal [[monastero di Montecassino]] creato da [[Benedetto da Norcia]] nel [[529]].
=== La politica espansionistica ===
Alla morte di [[papa Stefano II]] (aprile [[757]]), Desiderio non mantenne le promesse fatte, sfruttando un momento turbolento nella vita della [[Chiesa cattolica|Chiesa]] (la successione al soglio del fratello di Stefano, [[papa Paolo I]], fu aspramente contrastata). Non soltanto non consegnò a [[Roma]] i territori conquistati da [[Liutprando]], ma nel [[758]] si assicurò l'appoggio diplomatico dell'[[Impero bizantino]] per estendere nuovamente i suoi domini.
 
Attraverso la [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]] penetrò nel [[Ducato di Spoleto]] e imprigionò il duca [[Alboino di Spoleto|Alboino]]; proseguì verso [[Benevento]], da dove cacciò [[Liutprando di Benevento|Liutprando]] e il reggente Giovanni, insediando come duca il proprio genero [[Arechi II|Arechi]]. Nel [[759]] nominò un nuovo duca di Spoleto, che fino a quell'anno aveva amministrato direttamente (come già [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]]): [[Gisulfo di Spoleto|Gisulfo]]. In questo modo ripristinò il controllo regio, gravemente compromesso durante gli ultimi anni del regno di Astolfo, sull'intera [[Italia]] longobarda. L'opera di rafforzamento del potere regio di Desiderio culminò, nel [[759]], con l'associazione al trono del figlio [[Adelchi (principe)|Adelchi]].
Gli attriti con la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] furono appianati solo nel [[763]] grazie ad appositi accordi. Memore del precedente di [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]], ritenne di poter evitare nuovi interventi dei [[Franchi]] a sostegno del papato attraverso una politica di piccole concessioni al pontefice. Nel [[757]] consegnò al papa [[Ferrara]], [[Faenza]] e alcuni possedimenti nella [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]], ma conservò la maggior parte dei territori a suo tempo promessi a [[papa Stefano II]]. In quel momento, tuttavia, [[Pipino il Breve]] era costretto da problemi interni al suo regno a non impegnarsi nuovamente in [[Italia]], così [[papa Paolo I]] sottoscrisse un accordo che accettava la situazione che si era venuta a creare. A sugello dell'intesa, Desiderio si recò a [[Roma]], pregò sulla [[Tomba di Pietro]] e garantì i diritti del papa; Paolo, in cambio, avvertì Pipino che Desiderio era il suo difensore contro gli intrighi dei [[Impero bizantino|bizantini]].
 
Anche la rete dei monasteri italiani divenne strumento di dominio. Nel [[753]] con sua moglie [[Ansa (regina)|Ansa]] fondò a [[Brescia]], la sua città natale, il [[Monastero di Santa Giulia|monastero di San Salvatore]], dotato di un'eccezionale ricchezza e affidato come badessa alla figlia Anselperga. Alla giurisdizione di San Salvatore sottomise un'intera rete di complessi monastici tra [[Lombardia]], [[Emilia]] e [[Toscana]], creando una federazione da lui direttamente controllata. Un altro monastero da lui fondato in terra bresciana fu la [[Badia leonense]], terminata di costruire nel [[758]] e guidata da monaci [[Benedettini]] giunti alla Badia situata a [[Leno]] direttamente dal [[monastero di Montecassino]] creato da [[Benedetto da Norcia]] nel [[529]].
Desiderio intervenne attivamente negli scontri per la successione di [[papa Paolo I]], morto nel giugno del [[767]]. Dal [[Ducato di Spoleto]] inviò un esercito a [[Roma]], guidato dal prete Valdiperto, che il [[31 luglio]] riuscì a far elevare al soglio il cappellano [[Antipapa Filippo|Filippo]] che tuttavia rinunciò il giorno stesso. Divenne così papa, contro la volontà di Desiderio, [[papa Stefano III|Stefano III]], il candidato della curia romana guidata dal [[primicerio]] Cristoforo.
 
Gli attriti con la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] furono appianati solo nel [[763]], grazie ad appositi accordi. Memore del precedente di [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]], ritenne di poter evitare nuovi interventi dei [[Franchi]] a sostegno del papato attraverso una politica di piccole concessioni al pontefice. Nel [[757]] consegnò al Papa [[Ferrara]], [[Faenza]] e alcuni possedimenti nella [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]], ma conservò la maggior parte dei territori a suo tempo promessi a [[papa Stefano II]]. In quel momento, tuttavia, [[Pipino il Breve]] era costretto da problemi interni al suo regno a non impegnarsi nuovamente in [[Italia]], così [[papa Paolo I]] sottoscrisse un accordo che accettava la situazione che si era venuta a creare. A suggello dell'intesa, Desiderio si recò a [[Roma]], pregò sulla [[Tomba di Pietro]] e garantì i diritti del papa; Paolo, in cambio, avvertì Pipino che Desiderio era il suo difensore contro le pressioni dei [[Impero bizantino|bizantini]].
===La politica dinastica===
Dopo la morte di [[Pipino il Breve]] nel [[768]] riuscì ad imparentarsi con entrambi i suoi figli, [[Carlo Magno]] e [[Carlomanno (Pipino III)|Carlomanno]], dando loro in spose le sue figlie, rispettivamente [[Ermengarda (Carlo Magno)|Ermengarda]] (in realtà non conosciamo il nome di questa figlia, ma il libro di Manzoni "Adelchi" le diede questo nome germanico) e [[Gerberga]]. In questo modo riuscì a interferire con la politica interna del regno [[Franchi|franco]], in crisi per una contrapposizione tra i due fratelli che si sarebbe conclusa soltanto nel [[771]], con la morte di Carlomanno. Un'altra figlia, Adelgerga, di cui era stato precettore [[Paolo Diacono]], si unì in matrimonio con il duca di Benevento, [[Arechi II]], e infine un'altra figlia, Liutperga, sposò [[Tassilone III di Baviera|Tassilone]], [[duca di Baviera]].
 
Desiderio intervenne attivamente negli scontri per la successione di [[papa Paolo I]], morto nel giugno del [[767]]. Dal [[Ducato di Spoleto]] inviò un esercito a [[Roma]], guidato dal prete Valdiperto, che il 31 luglio riuscì a far elevare al soglio il cappellano [[Antipapa Filippo|Filippo]] che tuttavia rinunciò il giorno stesso. Divenne così papa, contro la volontà di Desiderio, [[papa Stefano III|Stefano III]], il candidato della curia romana guidata dal [[primicerio]] Cristoforo.<ref>{{Cita libro |autore=Claudio Rendina |titolo=I papi |città=Roma |editore=Newton & Compton |anno=1990 |pagine=231-232}}</ref>
Questa politica di alleanze matrimoniali, destinata a fallire, trovava fin dall'inizio l'opposizione del papa [[Papa Stefano III| Stefano III]], che si opponeva al matrimonio della così detta "Ermengarda" con Carlo Magno. Il primo duro colpo alla sua politica di alleanze dinastiche fu sferrato dalla morte di Carlomanno, la cui vedova Gerberga tornò presso il padre a [[Storia di Pavia | Pavia]]. Desiderio riconobbe i figli di Gerberga come legittimi eredi.
 
=== La politica dinastica ===
Nel [[771]] Desiderio attaccò i territori della Chiesa e invase la [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]], perché il papato si era rifiutato di incoronare i nipoti, figli di Gerberga. Accampatosi nei pressi di [[Basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]], appoggiò il partito longobardo capeggiato da [[Paolo Afiarta]], e condannò a morte il capo del partito opposto, il primicerio Cristoforo, pare con la tacita approvazione di [[papa Stefano III]] che si era visto abbandonato dal suo antico sostenitore. Grazie anche alle divisioni interne del regno dei [[Franchi]], Desiderio riuscì così ad assurgere a un ruolo di primo piano nella politica europea del tempo ma, in reazione alla sua politica aggressiva di Desiderio, Carlo Magno, rimasto unico re dei Franchi, ripudiò Ermengarda; e questo fu il colpo definitivo che mandò a monte la sua politica di alleanze dinastiche.
Desiderio dopo la morte di [[Pipino il Breve]] nel [[768]] riuscì ad imparentarsi con uno dei figli, [[Carlo Magno]], dandogli in sposa la figlia, di cui non conosciamo il nome; il patronimico Desiderata che le è stato attribuito in passato è il frutto di un errore di lettura di un manoscritto, mentre Manzoni inventò per lei il nome [[Ermengarda (moglie di Carlo Magno)|Ermengarda]].<ref>Nel [[769]] [[Carlomanno I|Carlomanno]], fratello di [[Carlo Magno]], sposò [[Gerberga (Carlomanno I)|Gerberga]], una nobile franca, che alcuni storici accreditano come figlia di Desiderio per il fatto che, nel [[772]], dopo che i figli avuti da Carlomanno erano stati spodestati da Carlo Magno, trovò rifugio alla corte del re Desiderio e poi, dopo la vittoria dei Franchi, nel [[773]], si rifugiò nella fortezza di Verona assieme ad [[Adelchi (principe)|Adelchi]], che pare che messo sotto assedio dai Franchi, avesse consegnato Gerberga e i due figli a Carlo, che chiuse i due bimbi in convento, mentre di Gerberga non si hanno più notizie.</ref> In questo modo riuscì a interferire con la politica interna del regno [[Franchi|franco]], in crisi per una contrapposizione tra i due fratelli che si sarebbe conclusa soltanto nel [[771]], con la morte di Carlomanno. Questa politica di alleanze matrimoniali, destinata a fallire, trovava fin dall'inizio l'opposizione del [[papa Stefano III]], che si opponeva al matrimonio della cosiddetta Desiderata con Carlo Magno<ref>{{Cita libro |autore=John N.D. Kelly |titolo=Gran Dizionario Illustrato dei Papi |città=Casale Monferrato (AL) |editore=Edizioni Piemme S.p.A. |anno=1989 |ISBN=88-384-1326-6 |pagina=261}}</ref> in quanto l'alleanza tra franchi e longobardi gli avrebbe impedito di utilizzare gli uni o gli altri a seconda del suo vantaggio.<br />
Nel [[769]] Desiderio, con la scusa di un pellegrinaggio a Roma, entrò nei territori della Chiesa accompagnato da un esercito. Accampatosi nei pressi di [[Basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]], appoggiò il partito longobardo capeggiato da [[Paolo Afiarta]] e condannò a morte il capo del partito opposto (pro-Franchi), il primicerio Cristoforo, pare con la tacita approvazione di [[papa Stefano III]] che si era visto abbandonato dal suo antico sostenitore.<ref>{{Cita libro |autore=Claudio Rendina |titolo=I papi |città=Roma |editore=Newton & Compton |anno=1990 |pagine=232-233}}</ref> Grazie anche alle divisioni interne del regno dei [[Franchi]], Desiderio riuscì così ad assurgere a un ruolo di primo piano nella politica europea del tempo ma, in reazione alla sua politica aggressiva, Carlo Magno, rimasto unico re dei Franchi, ripudiò Desiderata; e questo fu il colpo definitivo che mandò a monte la sua politica di alleanze dinastiche.
 
=== La guerra contro i Franchi ===
Nel gennaio del [[772]] morì [[papa Stefano III]], cui succedette [[Papa Adriano I|Adriano I]], che si sbarazzò del capo del partito filo-longobardo, [[Paolo Afiarta]], e appoggiò quello di Cristoforo, cui doveva la sua elezione. Desiderio colse il pericolo di una nuova alleanza tra il papa e i [[Franchi]] e tentò di sventarla per via diplomatica. Adriano rimase però irremovibile nella sua richiesta di completa esecuzione degli accordi precedenti, con la cessione al papato di tutti i territori che reclamava; Desiderio passò quindi all'offensiva, tornando a invadere l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]], riconquistando [[Faenza]], [[Ferrara]] e [[Comacchio]] e minacciando [[Ravenna]]. La pressione militare mirava a convincere il papa a conferire l'unzione regale ai figli di [[Carlomanno (Pipino III)|Carlomanno]], che avrebbe spezzato il legame tra Adriano e [[Carlo Magno]] e creato disordini nel regno franco. Adriano non solo non si piegò, ma procedette all'eliminazione dei capi del partito longobardo a [[Roma]].
 
Alla fine del [[772]], Desiderio intensificò la pressione militare occupando [[Senigallia]], [[Jesi]] e [[Gubbio]], entrando nel [[Ducato romano]] e minacciando la stessa [[Roma]]. Adriano scomunicò il re longobardo e chiese l'aiuto di Carlo Magno. Il re franco era all'epoca impegnato nelle guerre contro i [[Sassoni]], ma si risolse comunque a rispondere all'appello perché non poteva permettere che fosse appannato il suo prestigio come protettore del papato. Nella primavera del [[773]] Carlo radunò il proprio esercito presso [[Ginevra]] e lo ripartì in due tronconi: uno avrebbe disceso la [[Valle d'Aosta]], difesa da [[Adelchi (principe)|Adelchi]], l'altro, condotto dallo stesso Carlo, avrebbe seguito la tradizionale via attraverso il [[Moncenisio]]. Là, alle ''chiuse''[[Chiuse longobarde|Chiuse]] presso [[Susa (Italia)|Susa]], Desiderio riuscì a frenare i [[Franchi]], ma il fronte presidiato da Adelchi cedette sotto l'urto dell'esercito guidato dallo zio di Carlo, [[Bernardo (figlio di Carlo MagnoMartello)|Bernardo]]. Come recentemente osservato, il rapido successo franco fu facilitato anche dalle divisioni che erano sorte tra i Longobardi, tanto che l'esercito schierato da Desiderio era formato solo da contingenti giunti dall'[[Italia nord-occidentale]], dall'[[Emilia]] e dai [[Ducato di Tuscia|ducati di Tuscia]] e di [[Ducato di Spoleto|Spoleto]], mentre i ducati di [[Ducato di Benevento|Benevento]], [[Ducato di Vicenza|Vicenza]], [[Ducato di Treviso|Treviso]] e quello del [[Ducato del Friuli|Friuli]] non inviarono armati al sovrano<ref>{{Cita libro|autore=Stefano Gasparri|curatore=Simone Caldano|curatore2=Gianmarco De Angelis|curatore3=Cristina La Rocca|titolo=La composizione dell'esercito longobardo: un modello orizzontale?|anno=2023|editore=SAGEP|città=Genova|lingua=it|pp=117-120|opera=«Castrum paene in mundo singulare». Scritti per Aldo Settia in occasione del novantesimo compleanno|ISBN=9791255900153}}</ref>.
 
Colte dal panico, le schiere longobarde si ritirarono disordinatamente in [[Val Padana]]. Adelchi con i figli di [[Carlomanno (Pipino III)|Carlomanno]] si rinserrò a [[Verona]], Desiderio e la moglie si chiusero invece nella capitale, [[Pavia]], mentre i contingenti provenienti dai vari ducati fecero ritorno alle proprie sedi. I Longobardi non erano stati compatti nell'opporsi all'attacco franco; già prima della battaglia diversi non avevano appoggiato Desiderio, alcuni spingendosi fino al tradimento e alla fuga nel regno franco, e dopo la sconfitta del re le spinte centrifughe si intensificarono. I notabili spoletini scesero a [[Roma]], si fecero rasare secondo l'uso romano e chiesero al [[papa Adriano I]] la nomina di un nuovo duca; il pontefice scelse [[Ildebrando di Spoleto|Ildebrando]], che riprese il controllo del [[Ducato di Spoleto|Ducato]] e lo consegnò a [[Ducato romano|San Pietro]]. Analogamente, si sottomisero a [[Roma]] anche i Longobardi di [[Fermo (Italia)|Fermo]], [[Osimo]] e [[Ancona]].
 
[[Carlo Magno]] continuò la sua campagna in [[Italia]], conquistando altre città e riuscendo a far prigionieri i figli di [[Carlomanno I|Carlomanno]], ma [[Assedio di Pavia (773-774)|Pavia]] continuava a resistere. Soltanto all'inizio del [[774]] la città, stremata, [[Assedio di Pavia (773-774)|cadde]]. Desiderio fu mandato assieme alla moglie Ansa in [[Francia]], e imprigionati in un monastero, a [[Liegi]] o forse a [[Corbie]]; Adelchi riparò a [[Bisanzio]], mentre Carlo Magno si proclamò ''rex Francorum et Langobardorum''.
 
== Matrimonio e discendenza ==
==Desiderio in letteratura==
Desiderio sposò [[Ansa (regina)|Ansa]] (o Ansia), dalla quale ebbe un figlio e cinque figlie:
Desiderio appare nei romanzi del [[Ciclo carolingio]], personaggio delle canzoni che narrano le imprese del re [[Franchi|franco]] nella campagna contro i Longobardi.
* [[Desiderata (moglie di Carlo Magno)|Desiderata]], andata sposa nel [[768]] a [[Carlo Magno]] e da questi ripudiata tre anni dopo;
* [[Adelchi (principe)|Adalgiso (o Adelchi)]], associato al [[re d'Italia|trono]] dal [[759]] al [[774]] dal padre Desiderio, fu sconfitto da Carlo Magno nel [[774]] e si rifugiò a [[Costantinopoli]];
* [[Liutperga]], andata sposa a [[Tassilone III di Baviera]];
* [[Anselperga]], badessa del [[Monastero di Santa Giulia|monastero di San Salvatore]];
* [[Adelperga]], che andò sposa ad [[Arechi II]], [[duca di Benevento]];
 
== Influenze nella cultura ==
Appare come personaggio anche nella tragedia ''[[Adelchi]]'' di [[Alessandro Manzoni]]; in essa il re viene caratterizzato da ardore vendicativo, in contrapposizione con la superiore sensibilità del figlio [[Adelchi (principe)|Adelchi]].
* Desiderio appare nei romanzi del [[Ciclo carolingio]], personaggio delle canzoni che narrano le imprese del re [[Franchi|franco]] nella campagna contro i Longobardi.
* Appare come personaggio anche nella tragedia ''[[Adelchi (Manzoni)|Adelchi]]'' di [[Alessandro Manzoni]]; in essa il re viene caratterizzato da ardore vendicativo, in contrapposizione con la superiore sensibilità del figlio [[Adelchi (principe)|Adelchi]].
 
== Note ==
{{Box successione|carica=[[Elenco dei re longobardi|Re dei Longobardi]]|immagine=Corona ferrea.png|periodo = [[756]] - [[774]]|precedente = [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]]|successivo = [[Carlo Magno]]}}
<references/>
{{Box successione|immagine=Crown of Italy.svg|carica=[[Elenco di monarchi italiani|Re d'Italia]]|periodo = [[756]] - [[774]]|precedente = [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]]|successivo = [[Carlo Magno]]}}
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=[[Jörg Jarnut]], ''|titolo=Storia dei Longobardi'', |anno=2002|editore=Einaudi|città=Torino, Einaudi, [[2002]]. |ISBN 8846440854=88-06-16182-2}}
* {{Cita libro|autore=Sergio Rovagnati, ''|titolo=I Longobardi'', |anno=2003|editore=Xenia|città=Milano, Xenia, [[2003]]. |ISBN 8872734843=88-7273-484-3}}
* {{Cita libro|autore=Franca d' Amico Sinatti, ''|titolo=Il mistero del silenzio, il ritorno di un re longobardo'', |anno=2005|editore=Raffaelli|città=Rimini, Rafaelli Editore, [[2005]]. |ISBN 8889642025=88-89642-02-5}}
* {{cita testo |curatore=Antonio Fappani|voce=DESIDERIO, re|enciclopedia=[[Enciclopedia bresciana]]|editore=[[La Voce del Popolo (settimanale di Brescia)|La Voce del Popolo]]|volume=3|cid=Enciclopedia Bresciana-3|oclc=163181930|sbn=MIL0272987|città=Brescia|anno=1978|url=http://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php?title=DESIDERIO,_re}}
* {{DBI|nome=DESIDERIO, re dei Longobardi|nomeurl=re-dei-longobardi-desiderio|autore=Paolo Delogu|anno=1991|volume=39|accesso=2021-11-13}}
 
== Altri progetti ==
{{Re longobardi}}
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Box successione|tipologia=regnante|carica=[[Sovrani longobardi|Re dei Longobardi]]|immagine=Corona ferrea.png|periodo=[[756]]-[[774]]|precedente=[[Rachis]]|successivo=[[Carlo Magno]]}}
{{Re longobardi}}{{Re d'Italia}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|Longobardi}}
 
[[Categoria:Personalità legate a Brescia]]
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