Elisabetta I d'Inghilterra: differenze tra le versioni
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{{Monarca
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|immagine = Elizabeth1England.jpg
|legenda = ''Elisabetta I con l'ermellino'', olio su tela attribuito a [[William Segar]], [[1585]]
|titolo = [[Re d'Inghilterra|Regina d'Inghilterra]] e [[Sovrani d'Irlanda|d'Irlanda]]
|stemma = Coat of Arms of England (1558-1603).svg
|inizio regno = 17 novembre [[1558]]
|fine regno
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|nome
|trattamento = [[Sua Maestà|Maestà]]
|data
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|data di morte = 24 marzo [[1603]]<ref name =giuliano>La data di morte riportata segue il [[calendario giuliano]] allora in uso in Inghilterra. Secondo il [[calendario gregoriano]], introdotto nei paesi cattolici dal 1582, Elisabetta morì il 3 aprile.</ref>
|
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|casa reale = [[Casato dei Tudor|Tudor]]
|padre = [[Enrico VIII d'Inghilterra]]
|madre = [[Anna Bolena]]
|religione = [[Anglicanesimo]] (in precedenza cattolica romana).
|firma = Autograph of Elizabeth I of England.svg
}}
{{Bio
|Nome = Elisabetta I
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|GiornoMeseNascita = 7 settembre
|AnnoNascita = 1533
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 1603
|NoteMorte = <ref name=giuliano />
|Epoca = 1500
|Epoca2 = 1600
|Attività = regina
|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit =
}}{{Casato dei Tudor}}
Figlia di [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VIII]] e di [[Anna Bolena]], e talvolta chiamata "regina vergine" o "la buona Regina Bess", fu l'ultima monarca della [[dinastia Tudor]]; liberata dalla prigionia alla quale era sottoposta nel 1558 per evitare che prendesse il potere, succedette nello stesso anno alla [[Parentela#Altri gradi di parentela|sorellastra]] [[Maria I d'Inghilterra]], morta a causa di un tumore ovarico senza lasciare eredi. Il suo regno fu lungo e segnato da molti avvenimenti importanti. La sua politica di pieno sostegno alla [[Anglicanesimo|Chiesa d'Inghilterra]], dopo i tentativi di restaurazione cattolica da parte di Maria Tudor, provocò forti tensioni religiose nel regno e vi furono parecchi tentativi di congiure contro di lei, in cui rimase implicata anche la cugina [[Maria Stuarda|Mary Stuart]], regina cattolica di [[Scozia]], che Elisabetta fece giustiziare nel 1587 dopo averla imprigionata per diciannove anni.
Coinvolta a più riprese nei conflitti religiosi della sua epoca, uscì vittoriosa dalla [[Guerra anglo-spagnola (1585-1604)|guerra contro la Spagna]]; sempre durante il suo regno furono poste le basi della futura potenza commerciale e marittima della nazione ed ebbe inizio la colonizzazione dell'America settentrionale.<ref>Erickson, p.41</ref> La sua epoca, denominata ''[[età elisabettiana]]'', fu anche un periodo di straordinaria fioritura artistica e culturale: [[William Shakespeare]], [[Christopher Marlowe]], [[Ben Jonson]], [[Edmund Spenser]], [[Francesco Bacone|Francis Bacon]] sono solo alcuni degli scrittori e pensatori che vissero durante il suo regno.
Il nome della prima [[colonia inglese]] in [[America britannica|America]], la [[Virginia]], fu scelto in onore della "regina vergine".<ref>[[Adriano Prosperi]] e [[Paolo Viola]], ''Dalla Rivoluzione inglese alla Rivoluzione francese'', Einaudi, Torino, 2000, ISBN 978-88-06-15509-4, p. 5.</ref>
==Biografia==
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Elisabetta fu l'unica figlia sopravvissuta di [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VIII]] e della regina consorte e sua seconda moglie, [[Anna Bolena]], con la quale il sovrano si era segretamente sposato tra la fine del 1532 e l'inizio del 1533.
Nacque nel [[palazzo di Placentia]] a [[Greenwich]], il 7 settembre 1533 e venne battezzata tre giorni dopo con il nome delle nonne [[Elisabetta di York]] ed [[Elisabetta Howard]]. Enrico VIII avrebbe desiderato un maschio per assicurare la successione, ma, dato che [[Maria I d'Inghilterra|Maria]] era stata dichiarata illegittima con l'annullamento del matrimonio dei genitori, Elisabetta era, all'epoca, l'erede presunta. Dopo la nascita di Elisabetta, Anna Bolena rimase incinta almeno un'altra volta ma, dopo l'aborto del gennaio 1536, cadde definitivamente in disgrazia. Accusata di [[stregoneria]], [[alto tradimento]], [[incesto]] con il proprio fratello [[George Boleyn|George Bolena]] e [[adulterio]] con numerosi cortigiani, il 2 maggio venne rinchiusa nella [[torre di Londra]] e il 19 maggio fu decapitata. Il giorno successivo Enrico si fidanzò con [[Jane Seymour]], che era stata dama di compagnia di Anna Bolena e di [[Caterina d'Aragona]].<ref>Erickson, p.14</ref>
[[File:El bieta I lat 13.jpg|min|sinistra|Elisabetta a tredici anni.]]
Elisabetta, che allora aveva tre anni, fu dichiarata illegittima, perse il titolo di principessa e fu cresciuta in esilio nel palazzo di [[Hatfield (Hertfordshire)|Hatfield]] con la sorellastra [[Maria I d'Inghilterra|Maria]], fino a che [[Jane Seymour]] non diede alla luce un figlio maschio, [[Edoardo VI d'Inghilterra|Edoardo]]. In seguito alle poco fortunate nozze del re con [[Anna di Clèves]], nobildonna tedesca, avvenute nel 1540, Elisabetta fu ammessa a corte e allacciò con la matrigna un'amicizia che durò fino alla morte di questa nel luglio 1557. In seguito, la sesta moglie di Enrico, [[Caterina Parr|Catherine Parr]], riconciliò il re con la figlia che, assieme alla sorellastra Maria, fu reinserita nella linea di successione dopo il principe [[Edoardo VI d'Inghilterra|Edoardo]], con l'[[Dichiarazione di successione|atto di successione]] del 1544.
Grazie a Caterine Parr, Elisabetta ricevette un'educazione in un ambiente rigidamente protestante, sotto la guida dell'insegnante umanista [[Roger Ascham]], apprese [[Lingua latina|Latino]], [[Lingua greca|Greco]], [[Lingua francese antica|Francese]] e [[Lingua italiana|Italiano]]<ref>«''Se testimonianze della sua perfetta padronanza del latino, greco e francese non mancano, sino ad ora erano però pochissime le testimonianze di una conoscenza realmente approfondita dell’italiano, in particolare a livello scritto''». Trenta lettere dell'epistolario di Elisabetta, alcune olografe, «''Ci restituiscono una Elisabetta che usava la nostra lingua con straordinaria abilità, oltre che con gusto per il gioco retorico e per le citazioni erudite da Petrarca e Tasso''». I destinatari sono importanti personaggi dell'epoca quali [[Ferdinando I de' Medici]], [[Antonio, priore di Crato]], pretendente al trono del Portogallo, [[Wanli]], imperatore della Cina, il [[Doge (Venezia)|Doge di Venezia]] per i reciproci interessi commerciali e lettere scritte di sua mano ad [[Alessandro Farnese]], Principe e Duca di Parma (capo delle truppe spagnole nei Paesi Bassi).(In Carlo Maria Bajetta, docente di letteratura inglese dell’Università della Valle d’Aosta, autore del libro ''Elizabeth I’s Italian Letters'', per i tipi di Palgrave Macmillan, New York, 2017)</ref>. Elisabetta era eccezionalmente intelligente e oltre a essere molto colta aveva una memoria prodigiosa.
La prima governante di Elisabetta fu lady Bryan, che poco dopo fu sostituita da Katherine Champernowne, la quale strinse un profondo legame con Elisabetta e rimase per tutta la vita sua intima confidente. Un altro personaggio importante nei primi anni di Elisabetta fu [[Matthew Parker]], il religioso protestante prediletto di Anna Bolena, che, prima di morire, gli aveva raccomandato di vegliare sulla salute spirituale della figlia. Dopo l'ascesa di Elisabetta al trono, Parker divenne il primo [[arcivescovo di Canterbury]] fuori dalla [[Chiesa cattolica]].<ref>Fraser, p.55</ref> Enrico VIII morì nel 1547 e gli succedette [[Edoardo VI d'Inghilterra|Edoardo VI]]. Catherine Parr sposò [[Thomas Seymour, I barone Seymour di Sudeley|Thomas Seymour]], zio di Edoardo, tenne Elisabetta con sé e, finché Edoardo VI visse, la situazione di Elisabetta rimase sicura.
Tale preferenza, da parte del cattolicissimo Filippo, nasceva da motivi strettamente politici: sebbene
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[[File:Elizabeth I in coronation robes.jpg|min|La regina Elisabetta nel giorno della sua incoronazione. Il ritratto è del primo decennio del XVII secolo ed è una copia dell'originale del 1559, andato perduto.]]
[[File:Elizabeth I Halfgroat.jpg|min|Mezzo groat con l'effigie della regina]]
Il 17 novembre 1558, alla morte di Maria per un tumore, Elisabetta ne prese il posto. Fu incoronata il 15 gennaio 1559, all'età di 26 anni. Dal momento che l'[[arcivescovo di Canterbury]], il cardinale cattolico [[Reginald Pole]]<ref>{{cita news |autore=Eamon Duffy |titolo=The Queen and the Cardinal: Mary I and Reginald Pole |pubblicazione=History Today |url=https://www.historytoday.com/eamon-duffy/queen-and-cardinal-mary-i-and-reginald-pole |p=24 |volume=59 | data=maggio 2009 |lingua=en}} articolo estratto da: {{cita libro |autore=Eamon Duffy |titolo=Fires of Faith: Catholic England under Mary Tudor |url=http://books.google.com/books?id=AtCz-CrPvJkC |pp=24-29 |anno=2009 |editore=Yale University Press |isbn=978-0-300-16045-1 |lingua=en}}</ref>, era morto lo stesso giorno della regina Maria, e che i vescovi più anziani si rifiutarono di partecipare alla cerimonia (perché Elisabetta era giudicata illegittima secondo il [[Diritto canonico (Chiesa cattolica)|diritto canonico]], e perché protestante) fu il [[Antica diocesi di Carlisle|vescovo di Carlisle]], una figura di secondo piano, a incoronarla, mentre la comunione fu celebrata non dal vescovo, ma dal cappellano personale della regina, per evitare il rito cattolico. L'incoronazione di Elisabetta fu l'ultima ad avvenire con il rituale latino: [[Incoronazione del sovrano britannico|le successive incoronazioni]] si svolgeranno secondo il rito di lingua inglese. Più tardi Elisabetta persuase il cappellano della madre, [[Matthew Parker]], a diventare il primo arcivescovo anglicano di Canterbury. Egli accettò solo per lealtà alla memoria di [[Anna Bolena]], dato che trovava spesso difficile trattare con Elisabetta.
Una delle più importanti preoccupazioni dei primi anni di regno di Elisabetta fu la religione: la giovane sovrana si appoggiò a [[William Cecil, I barone Burghley|William Cecil]] per consigli in materia. L'[[Atto di uniformità del 1559]] rese obbligatorio l'uso del "''[[Book of Common Prayer]]''" per i servizi religiosi, ovvero una sintesi fra tradizione cattolica e innovazioni protestanti pensata per garantire da una parte l'uniformità religiosa e dall'altra un'ampia tolleranza di fedi. Il controllo papale sulla Chiesa d'Inghilterra, ripristinato da Maria, fu definitivamente abolito da Elisabetta. La regina assunse il titolo di "Supremo Governatore della Chiesa d'Inghilterra", piuttosto che di "Capo Supremo", prevalentemente perché diversi vescovi e molti membri della comunità ritenevano che una donna non potesse essere il capo della Chiesa.
L'[[Atto di Supremazia]] del 1559, il secondo dopo quello del padre, prescrisse inoltre che i pubblici ufficiali prestassero giuramento riconoscendo il controllo del sovrano sopra la Chiesa, pena severe punizioni.<ref>Erikson, p.40</ref> Molti vescovi opposero resistenza alla politica religiosa elisabettiana e furono rimossi dai loro uffici e rimpiazzati da nuovi incaricati che si sarebbero sottomessi alla supremazia della regina. Ella nominò inoltre un [[Consiglio privato]] interamente nuovo, rimuovendone molti cattolici. Sotto Elisabetta le lotte di fazioni nel Consiglio e i conflitti a corte diminuirono grandemente.
I più importanti consiglieri di Elisabetta furono [[William Cecil, I barone Burghley|William Cecil]], Segretario di Stato, e [[Nicholas Bacon]], il [[Lord del sigillo privato|Lord Guardasigilli]]. Elisabetta ridusse anche l'influenza spagnola sull'Inghilterra. Sebbene Filippo II l'avesse aiutata ponendo fine alle [[Guerre Italiane]] con la [[pace di Cateau Cambrésis]], Elisabetta rimase indipendente nella sua [[diplomazia]] e respinse la proposta di matrimonio del cognato. Adottò il principio dell'Inghilterra per l'Inghilterra, principio di cui il suo altro regno, l'[[Irlanda]], non beneficiò mai. L'imposizione dei costumi inglesi e le politiche religiose della regina furono ampiamente impopolari tra gli irlandesi.
=== La guerra con la Francia e la Scozia ===
{{Vedi anche|Guerre anglo-scozzesi}}
La regina trovò una pericolosa rivale nella cugina, la cattolica [[Maria Stuart]], regina di Scozia e moglie del re di Francia [[Francesco II di Francia|Francesco II]], la quale aveva un carattere impulsivo in antitesi con la prudenza tipica della cugina Elisabetta. Nel 1559 Maria si era proclamata regina d'Inghilterra avvalendosi della controversa legittimità di Elisabetta (che era illegittima per le norme cattoliche, in quanto il matrimonio di Enrico VIII con [[Caterina d'Aragona]] non aveva mai ottenuto l'annullamento papale, ma non lo era per le leggi della Chiesa d'Inghilterra, che invece lo aveva annullato), con il supporto dei francesi, come previsto dagli accordi nuziali tra Maria e Francesco II.
In Scozia la madre di Maria, [[Maria di Guisa]], che aveva governato la Scozia come reggente, tentò di aumentare l'influenza francese in Gran Bretagna concedendo all'esercito francese fortificazioni in Scozia. Un gruppo di lord scozzesi (protestanti) alleati di Elisabetta deposero Maria di Guisa e, posti sotto pressione dagli Inglesi, i rappresentanti di Maria firmarono il [[trattato di Edimburgo]], in base a cui le truppe francesi dovevano essere ritirate dalla Scozia. Sebbene Maria rifiutasse di ratificare il trattato, esso ottenne l'effetto desiderato e la minaccia francese fu allontanata dall'Inghilterra.<ref>Fraser>p. 77</ref>
Dopo la morte del marito Francesco II, Maria Stuart ritornò in Scozia, mentre per la Francia cominciava il periodo delle [[Guerre di Religione|guerre di religione]]: temendo ulteriori possibili minacce da parte francese, Elisabetta diede segretamente appoggio agli [[Ugonotti]], aiutando e appoggiando le rivolte del [[Luigi I di Borbone-Condé|Principe Luigi I di Borbone-Condé]]<ref>{{Cita libro|titolo="Blair's Chronological and Historical Tables from the Creation to the Present Time" John Blair - anno 1844 - TAVOLA N°52 (A.D. 1531-1600)|url=https://www.google.it/books/edition/Blair_s_Chronological_and_Historical_Tab/qomZScYrcZIC?hl=it&gbpv=1&dq=Elizabeth+Louis+Cond%C3%A9&pg=RA9-PP7&printsec=frontcover|anno=1844|lingua=en|citazione=Testo originale in inglese: "Queen Elizabeth declines the sovereignty of the Dutch provinces.- Hugenots receive supplies from Elizabeth , through the Prince of Conde."
Traduzione in italiano: "La regina Elisabetta declina la sovranità delle province olandesi. - Gli ugonotti ricevono rifornimenti da Elisabetta, tramite il principe di Condé."}}</ref>. Questo aiuto aveva il fine di trovare sostegno tra i protestanti francesi per poi rivendicare il trono di Francia. Fece pace con la Francia nel 1564, rinunciando all'ultimo possedimento inglese in territorio francese, [[Calais]], ma non abbandonò la rivendicazione formale al trono di Francia che i monarchi inglesi mantenevano dal regno di [[Edoardo III d'Inghilterra|Edoardo III]], durante la [[Guerra dei Cent'Anni|guerra dei cent'anni]], e che fu abbandonata solo da [[Giorgio III del Regno Unito|Giorgio III]], nel 1802 con il [[Trattato di Amiens (1802)|trattato di Amiens]].
=== I complotti e le ribellioni ===
{{Vedi anche|Rivolta dei papisti|Complotto di Ridolfi}}
[[File:Queen Elizabeth I (1533-1603) by Steven van der Meulen (FL.1543-1568).jpg|min|sinistra|La regina Elisabetta in un ritratto di Steven van der Meulen, 1563. Si tratta della prima raffigurazione ufficiale della sovrana a figura intera.]]
Alla fine del 1562 Elisabetta aveva contratto il [[vaiolo]], ma ne era guarita, anche se la malattia le lasciò il volto in parte deturpato. Nel 1563, allarmato per la malattia quasi fatale della regina, il [[Parlamento d'Inghilterra|Parlamento]] chiese che si sposasse o che nominasse un [[erede]] per evitare una guerra civile alla sua morte. Ella rifiutò di fare entrambe le cose e il [[Parlamento inglese|Parlamento]] non fu riunito fino a quando Elisabetta non ebbe bisogno della sua approvazione per alzare le tasse nel 1566. La [[Camera dei Comuni]] minacciò di trattenere i fondi fino a quando la regina non avesse preso provvedimenti per la successione, ma Elisabetta rifiutò ancora.
Durante il regno di Elisabetta furono prese in considerazione diverse linee di successione. Una possibile era quella di [[Margherita Tudor]], la sorella maggiore di Enrico VIII: erede in quel caso sarebbe stata [[Maria Stuarda|Mary Stuart]] ([[Regina regnante|regina]] di [[Scozia]], [[regina consorte]] di [[Francia]] [<nowiki/>[[1559]]-[[1560]]], [[Duca|duchessa consorte]] d'[[Alba (Scozia)|Albany]] [<nowiki/>[[1565]]-[[1567]]], [[Conte|contessa consorte]] di [[Ross-shire|Ross]] [<nowiki/>[[1565]]-[[1567]]], [[Signore (titolo nobiliare)|lady consorte]] Darnley [<nowiki/>[[1565]]-[[1567]]], [[Duca|duchessa consorte]] d'[[Isole Orcadi|Orkney]] [<nowiki/>[[1567]]-[[1578]]], [[Marchese|marchesa consorte]] di [[Fife]] [<nowiki/>[[1567]]-[[1578]]], [[Conte|contessa consorte]] di [[Bothwell|Bothewell]] [<nowiki/>[[1567]]-[[1578]]] e [[Matrimonio|consorte]] del [[Lord grand'ammiraglio di Scozia]] [<nowiki/>[[1567]]-[[1578]]]); una linea alternativa era quella di [[Maria Tudor (regina di Francia)|Maria Tudor]], la sorella minore di Enrico VIII: l'erede in tal caso sarebbe stata lady [[Catherine Grey]] ([[Conte|contessa consorte]] di [[Pembrokeshire|Pembroke]] [<nowiki/>[[1553]]-[[1554]]], [[Barone|baronessa Herbert consorte]] di [[Cardiff]] [<nowiki/>[[1553]]-[[1554]]] e [[Conte|contessa consorte]] di [[Hertford]] [<nowiki/>[[1560]]-[[1568]]]); un altro possibile successore era [[Henry Hastings]] ([[conte di Huntingdon]] e [[barone Hastings]]), che poteva invocare la sua discendenza da [[Edoardo III d'Inghilterra|Edoardo III]]. Tutti e tre i possibili eredi presentavano problemi: Maria era cattolica, Catherine Grey si era sposata senza il consenso della regina e il puritano Huntingdon non voleva la corona.<ref>Orieux, p.53</ref>
Mary Stuart, nel frattempo, aveva i suoi problemi in Scozia. Elisabetta aveva suggerito che, se avesse sposato il protestante [[Robert Dudley, I conte di Leicester|Robert Dudley, conte di Leicester]], un favorito della stessa Elisabetta, lei avrebbe "proceduto a considerare il suo diritto e titolo a essere la sua cugina più prossima ed erede". Maria rifiutò e sposò il cattolico [[Enrico Stuart, Lord Darnley|Henry Steward]] o Stuart, conte di Darnley, suo cugino e, in quanto nipote di Margherita Tudor, anch'egli possibile pretendente al trono inglese. Il matrimonio però non fu felice: lui era iroso e violento. Il 9 febbraio 1567 la residenza del conte andò a fuoco e lui fu strangolato mentre tentava la fuga. Non è chiaro se dietro l'assassinio ci fosse la stessa Maria oppure la nobiltà scozzese. In seguito Maria sposò il presunto assassino dell'ex marito, James Hepburn, conte di Bothwell, causando la sollevazione dei nobili protestanti scozzesi che esiliarono James e costrinsero lei ad abdicare in favore del figlio ancor bambino.
Nel 1568 l'ultima possibile erede inglese al trono, Catherine Grey, morì: lasciava un figlio, che era però stato dichiarato illegittimo, e una sorella, nana e gobba. Elisabetta fu di nuovo costretta a prendere in considerazione un successore scozzese, nonostante la situazione confusa del paese. Maria Stuarda, che era stata imprigionata dopo la sua abdicazione, riuscì a scappare e fuggì in Inghilterra, dove fu catturata da forze inglesi. A quel punto, Elisabetta si trovò di fronte a un grave dilemma. Riconsegnarla agli scozzesi era ritenuto un gesto troppo crudele, mandarla in Francia avrebbe significato mettere nelle mani del re francese una potente arma; reinsediarla con la forza sul trono di [[Scozia]] poteva essere un gesto eroico, ma avrebbe causato un conflitto troppo aspro con gli Scozzesi; imprigionarla in Inghilterra le avrebbe permesso di partecipare a complotti contro lei stessa. Elisabetta optò per l'ultima soluzione: Maria fu tenuta confinata per 19 anni (1568-1587), per lo più nel castello di [[Sheffield]], in custodia di [[George Talbot, VI conte di Shrewsbury|George Talbot]] ([[conte]] di [[Shrewsbury]], [[conte]] di [[Waterford]], [[barone di Talbot]] e [[barone]] [[Furnivall]]) e della moglie.
[[File:Darnley stage 3.jpg|min|Elisabetta I d'Inghilterra in un ritratto anonimo, attribuito a [[Federico Zuccari]] (c. 1575).]]
Nel 1569 Elisabetta fronteggiò una grande ribellione conosciuta come la ''[[Rivolta dei papisti|ribellione settentrionale]]'', istigata dal [[Thomas Howard, IV duca di Norfolk|duca di Norfolk]], dal conte di Westmorland e dal conte di Northumberland. [[Papa Pio V|Pio V]] aiutò la ribellione cattolica scomunicando la regina e dichiarandola deposta con una [[bolla papale]] del 1570, la ''[[Regnans in Excelsis]]'' che però fu promulgata solo dopo che la ribellione era stata domata. Dopo la bolla però Elisabetta poteva difficilmente continuare la sua politica di tolleranza religiosa e cominciò a perseguitare i suoi nemici religiosi, provocando così per reazione varie cospirazioni cattoliche volte a rimuoverla dal trono.<ref>Kotnik, p.88</ref>
Elisabetta trovò un nuovo nemico nel cognato, Filippo II di Spagna. Dopo che Filippo aveva lanciato un attacco a sorpresa contro i corsari inglesi [[Francis Drake]] e [[John Hawkins (ammiraglio)|John Hawkins]] nel 1568, Elisabetta ordinò di attaccare le navi spagnole nel 1569. Filippo, già impegnato nella ribellione delle province olandesi, non poteva sostenere lo sforzo di una guerra contro l'Inghilterra. Filippo II prese parte, sebbene con riluttanza, ad alcune cospirazioni per deporre Elisabetta. Il [[Thomas Howard, IV duca di Norfolk|duca di Norfolk]] fu coinvolto nel primo di questi complotti, il [[complotto Ridolfi]], nel 1571. Dopo che la cospirazione fu scoperta e sventata, con grande spavento di Elisabetta, il duca di Norfolk fu giustiziato e Mary Stuart perse la poca libertà di cui ancora godeva. La Spagna, che era rimasta in termini amichevoli con l'Inghilterra dall'epoca del matrimonio di Filippo con Maria I, cessò di essere una potenza amica.
Nel 1572 William Cecil fu innalzato alla potente posizione di [[Lord Gran Tesoriere]]; il suo posto alla Segreteria di Stato fu preso dal capo della rete di spionaggio di Elisabetta, [[Francis Walsingham]]. Sempre nel 1572 Elisabetta strinse un'alleanza con la [[Francia]]. Il [[massacro di San Bartolomeo]], in cui migliaia di protestanti francesi furono uccisi, incrinò l'alleanza ma non la spezzò, ed Elisabetta cominciò negoziazioni matrimoniali prima con [[Enrico III di Francia|Enrico III]], allora [[Conti e duchi d'Angiò|duca di Anjou]], e più tardi con il fratello minore, [[Francesco Ercole di Valois|Francesco, duca di Alençon]] e le trattative parevano essere giunte a conclusione, ma dopo la sua visita nel 1581 Francesco ritornò in Francia e morì tre anni più tardi, senza che il matrimonio fosse celebrato.
=== La riconquista dell'Irlanda e il conflitto con la Spagna ===
{{Vedi anche|Riconquista Tudor dell'Irlanda|Guerra anglo-spagnola (1585-1604)}}
[[File:Elizabeth I (Armada Portrait).jpg|verticale=1.6|min|Il cosiddetto ''[[Ritratto dell'Armada]]'', dipinto dopo il 1588 per commemorare la disfatta dell'[[Invincibile Armata]]. Elisabetta appoggia la mano sul globo, simbolo di autorità, mentre sullo sfondo è raffigurato l'evento.|alt=]]
Nel 1580 [[papa Gregorio XIII|Gregorio XIII]] inviò un contingente di truppe in aiuto delle [[Rivolte dei Desmond]] in Irlanda ma il suo tentativo fallì e la ribellione stessa fu domata nel 1583. Nel frattempo Filippo II annetté il [[Portogallo]] e con il trono portoghese ottenne il controllo dei mari. Dopo l'assassinio dello [[Statolder]] [[Guglielmo I d'Orange]], l'Inghilterra cominciò a parteggiare apertamente per le [[Province Unite]] d'Olanda, che si erano ribellate alla dominazione spagnola. Questo, assieme al conflitto economico con la Spagna e la pirateria inglese contro le [[Impero spagnolo|colonie spagnole]], condusse allo scoppio della [[Guerra anglo-spagnola (1585-1604)|guerra anglo-spagnola]] nel 1585 e all'espulsione dell'ambasciatore spagnolo nel 1586 per la sua partecipazione ai complotti contro Elisabetta.
Temendo tali cospirazioni il Parlamento aveva approvato l'"Atto di Associazione" del 1584, in base al quale chiunque fosse stato coinvolto in un complotto per uccidere il sovrano sarebbe stato escluso dalla linea di successione. Nonostante l'Atto un nuovo complotto, il [[Complotto Babington]], fu ordito contro di lei, ma sventato da [[Francis Walsingham]], che controllava la rete di spie di Elisabetta. Maria Stuarda fu accusata di complicità nel complotto e giustiziata nel [[castello di Fotheringhay]], l'8 febbraio 1587.<ref>Erikson, p.120</ref> Nel suo testamento Maria lasciò in eredità a Filippo la sua rivendicazione del trono inglese e Filippo cominciò a progettare un'invasione.
[[File:Queen Elizabeth I ('The Ditchley portrait') by Marcus Gheeraerts the Younger.jpg|min|sinistra|Ritratto di Elisabetta, detto ''The Ditchley Portrait''<br />(c. 1592)]]
Nell'aprile 1587 [[Francis Drake]] bruciò la flotta spagnola alla fonda nel porto di [[Cadice]], ritardando i piani del re, ma nel 1588 l'[[Invincibile Armata]], una grande flotta di 130 navi e 24.000 uomini (20.000 soldati e 4.000 marinai) salpò nella speranza di aiutare l'esercito spagnolo, allora in Olanda sotto il comando di [[Alessandro Farnese, duca di Parma e Piacenza|Alessandro Farnese]], ad attraversare la Manica e invadere l'Inghilterra. Elisabetta, nel grande pericolo del momento, tenne un famoso discorso alle truppe inglesi radunate a [[Tilbury]], noto come il [[discorso alle truppe a Tilbury]]. La flotta spagnola fu sconfitta da quella inglese, comandata da [[Charles Howard, I conte di Nottingham]] e da [[Francis Drake]] nella [[battaglia di Gravelinga]], con il favore del maltempo. L'"Armada" fu costretta a ritornare in Spagna e la vittoria aumentò molto la popolarità ed il prestigio di Elisabetta, anche se lo scontro non fu però decisivo e la guerra con la Spagna continuò, come pure quella con l'Olanda, che combatteva per l'indipendenza, e quella in Francia, dove un protestante, [[Enrico IV di Francia|Enrico di Borbone]], aveva rivendicato il trono. Elisabetta appoggiò con 20.000 uomini e 300.000 sterline Enrico e con 8.000 uomini e aiuti per oltre un milione di sterline gli olandesi.<ref>Fraser, p.200</ref>
Nel 1594 [[Robert Devereux, II conte d'Essex|Robert Devereux, secondo conte di Essex]], si recò a corte per comunicare alla regina una clamorosa notizia: il giovane conte riferì in pubblico una cospirazione sulla stessa monarca ad opera del medico di corte, il dottor [[Rodrigo Lopez (medico)|Rodrigo Lopez]], accusato di favoreggiamento verso il governo spagnolo. Lopez dichiarò fin da subito di non aver niente a che vedere con tali accuse, ma Essex presentò alla regina alcuni documenti firmati da presunti complici del medico, documenti che riportavano chiaramente una confessione legata a un malore che la regina aveva avuto poco tempo prima e nella quale veniva denunciato un tentativo di avvelenamento. Lopez venne arrestato e condannato a morte per alto tradimento; poco più avanti si scoprì che Lopez era innocente e che in realtà i fatti riferiti da Essex erano false accuse, rettificate poi come denunce infondate. Per via di questo terribile errore, la regina tentò in qualche modo di risarcire la vedova di Lopez, partendo dalla restituzione dei beni confiscati al marito.
=== La ribellione di Tyrone, gli ultimi anni e la morte ===
{{Vedi anche|Assedio di Kinsale}}
[[File:Elizabeth-I-Allegorical-Po.jpg|min|Ritratto allegorico di Elisabetta anziana. Il Tempo la scruta, la Morte ghigna alle sue spalle e due cherubini sostengono la corona ormai troppo pesante.]]
Nel 1598 morì Cecil, il principale consigliere di Elisabetta. Il suo ruolo politico fu ereditato dal figlio, [[Robert Cecil, I conte di Salisbury|Robert Cecil]], che era divenuto Segretario di Stato nel 1590. Elisabetta si era guadagnata una certa impopolarità per l'abitudine di garantire [[monopolio|monopoli]] reali. Il Parlamento continuò a richiedere l'abolizione dei monopoli. Elisabetta, nel suo famoso "Discorso d'Oro" promise riforme e poco dopo dodici monopoli reali furono aboliti, e ulteriori sanzioni rese possibili attraverso le corti di ''[[common law]]''. Queste riforme, tuttavia, erano superficiali e la pratica di ricavare fondi dalla concessione di monopoli continuò.
Contemporaneamente alla guerra in corso con la [[Impero Spagnolo|Spagna]], Elisabetta dovette far fronte
Uno dei più importanti capi della marina, [[Robert Devereux
Nel novembre del 1602 cadde in un profondo [[Disturbo depressivo|stato depressivo]]. Non sopportava più i discorsi di governo, sentiva la morte vicina e si lasciava andare. Morì il 24 marzo nel [[Richmond upon Thames|Palazzo di Richmond]], prossima ai settant'anni, poco dopo aver pronunciato la frase "Chiamatemi un prete: ho deciso che devo morire".
[[File:Elizabeth I of England grave (left) 2013 crop2.jpg|min|Dettaglio del volto del ''[[gisant]]'' della regina|217x217px]]
== Il dibattito sulla figura ==
Secondo alcuni storici la morte della regina sarebbe stata causata dall'uso quotidiano del "ceruso veneziano", un cosmetico a base di [[carbonato di piombo]] molto diffuso all'epoca e utilizzato per sbiancare il volto<ref>Cfr. per esempio [https://books.google.it/books?id=9wpdAgAAQBAJ&pg Alessandro Pedrazzi, ''Qualcosa da leggere'', p. 63.]</ref>. Il piombo, fissato con una glassa di [[Albume|bianco d'uovo]], era usato dalla regina per coprire le cicatrici causate dal vaiolo, che l'aveva lasciata quasi calva, ma è tossico, deteriorando la pelle e causando la perdita dei capelli. Elisabetta ricorse a una quantità maggiore di glassa per coprire anche le cicatrici causate dal piombo, e nell'ultima parte della sua vita, il suo trucco era molto spesso, di ben due millimetri e inoltre, all'epoca, le donne non si struccavano la sera, ma i cosmetici rimanevano attaccati per una settimana, con la regina che ogni tanto apportava qualche aggiunta di piombo. Quando lo strato di trucco doveva essere rimosso, era così spesso e compatto che era necessario ricorrere a un materiale tossico, il [[mercurio (elemento chimico)|mercurio]], per eliminarlo, e quando tornava in superficie, la pelle aveva un aspetto piagoso. Anche il rossetto a base di mercurio, che dava alle sue labbra un colore rosso acceso, era un cosmetico tossico che usava spesso, e l'intossicazione da mercurio provocava perdite di memoria, irritabilità e depressione, tutte notate nell'ultima parte della vita della regina secondo le sue biografie ufficiali. Elisabetta fu sepolta nell'[[Westminster Abbey|abbazia di Westminster]], di fianco alla sorella Maria I. L'iscrizione sulla loro tomba recita: "Compagne nel trono e nella tomba, qui noi due sorelle, Elisabetta e Maria, riposiamo, nella speranza di un'unica resurrezione".
[[File:Funeral Elisabeth.jpg|min|Raffigurazione del corteo funebre di Elisabetta]]
=== Le vicende testamentarie ===
Il testamento di [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VIII]] stabiliva che a lui sarebbe succeduto il figlio [[Edoardo VI d'Inghilterra|Edoardo]]; se quest'ultimo fosse morto senza eredi avrebbero fatto seguito la sorella [[Maria I d'Inghilterra|Maria]] e se anche questa fosse rimasta a sua volta senza eredi, anche la figlia Elisabetta sarebbe salita al trono. Solo dopo la morte di Elisabetta, nel caso che anche questa non avesse avuto figli, dovevano succedere i discendenti della propria sorella minore, [[Maria Tudor (regina di Francia)|Maria Tudor]], avuti con [[Charles Brandon, I duca di Suffolk|Charles Brandon]]. Erano invece esclusi dalla successione i discendenti stranieri, quindi quelli scozzesi della sorella maggiore [[Margherita Tudor]], dei quali, oltre a [[Giacomo I d'Inghilterra|Giacomo Stuart]], all'epoca della morte della regina Elisabetta I, ve ne erano altri in vita. Alcuni storici riferiscono che Elisabetta I, sul letto di morte, dichiarò Giacomo suo erede; altri, invece sostengono che fino alla fine della sua vita ella mantenne il silenzio su questa decisione presa insieme alla cugina [[Maria Stuarda|Maria Stuart]]. In ogni caso nessun pretendente era abbastanza forte da poter seriamente contrastare la rivendicazione al trono di Giacomo Stuart che, poco dopo la morte di Elisabetta, fu proclamato re [[Giacomo I d'Inghilterra]]. Tale proclamazione ruppe la consuetudine, perché non fu fatta dal nuovo sovrano stesso, ma dal Consiglio di Accessione, come sarebbe poi divenuta consuetudine nella pratica moderna della successione monarchica.<ref>Erickson, p.233</ref>
=== Una regina senza consorte ===
[[File:Metsys Elizabeth I
Poco dopo la sua ascesa al trono, molti si chiedevano chi Elisabetta avrebbe sposato; i motivi per cui la regina non si unì mai in matrimonio restano oscuri anche se molte ipotesi in proposito sono state avanzate.
Forse ebbe il timore di subire la stessa sorte della madre [[Anna Bolena]] (giustiziata dopo un processo farsa perché [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VIII]] si era stancato di lei e temeva che non avrebbe potuto dargli più figli) e della matrigna [[Catherine Howard]], cugina della madre (decapitata appena ventenne con l'accusa di [[adulterio]]). Rimanendo nubile, inoltre, Elisabetta avrebbe evitato i rischi legati al [[parto]], che certo non le erano ignoti: due delle sue matrigne, [[Jane Seymour]] e [[Catherine Parr]] erano morte di quella che all'epoca era chiamata [[febbre puerperale]] (la Parr dopo essersi risposata con il suo antico pretendente [[Thomas Seymour, I barone Seymour di Sudeley|Lord Seymour]]).
Si può inoltre supporre che Elisabetta fosse psicologicamente segnata dalle molestie sessuali dello stesso Lord Seymour che abusò di lei quando aveva 13 anni. Sarebbero imputabili a questi fatti, inoltre, alcuni malesseri e traumi che segnarono la vita della sovrana.<ref>{{Cita web|url=https://www.historyextra.com/period/tudor/did-thomas-seymour-sexually-abuse-the-teenage-princess-elizabeth/|titolo=Did Thomas Seymour sexually abuse the teenage Princess Elizabeth?|sito=HistoryExtra|lingua=en|accesso=2020-12-15}}</ref>
== L'eredità storica e culturale ==
Elisabetta è uno dei sovrani più popolari dell'intera storia inglese. Tuttavia molti storici valutano il suo regno in modo non eccezionalmente positivo. Nel complesso, Elisabetta I si dimostrò una regina eccezionale: aiutò a stabilizzare la situazione economica del paese dopo aver ereditato da sua sorella [[Maria I d'Inghilterra|Maria]] un enorme [[debito pubblico]], oltre le numerose vittorie militari. Sotto di lei l'Inghilterra riuscì a respingere una pericolosa invasione da parte della Spagna e a evitare lo scoppio di guerre civili o religiose. Ma i suoi successi furono molto sopravvalutati dopo la sua morte.
[[File:Elizabeth I Rainbow Portrait.jpg|min|''The rainbow portrait'', olio su tela 1600-1602]]
Negli anni successivi fu spesso descritta come grande sostenitrice del [[protestantesimo]] in [[Europa]], mentre, in realtà, i suoi interventi a favore degli alleati protestanti furono spesso colmi di esitazioni.
== Nell'arte ==
Molti artisti glorificarono Elisabetta e nascosero la sua età avanzata nei ritratti che le fecero, in cui è spesso dipinta in abiti sfarzosi e alla moda. Tra i musicisti, si ispirarono a lei [[Gioachino Rossini]] per la prima opera del suo periodo napoletano, ''[[Elisabetta, regina d'Inghilterra]]'' (1815), [[Gaetano Donizetti]] (la regina appare in ben tre opere composte e rappresentate tra il 1829 e il 1838: ''[[Elisabetta al castello di Kenilworth|Il castello di Kenilworth]]'', ''[[Maria Stuarda (opera)|Maria Stuarda]]'' e ''[[Roberto Devereux]]'') e [[Benjamin Britten]], con l'opera ''[[Gloriana (opera)|Gloriana]]'', sulla relazione tra Elisabetta ed Essex, composta in occasione dell'incoronazione di [[Elisabetta II del Regno Unito|Elisabetta II]] nel 1953.
La figura carismatica della regina ha influenzato anche il [[folclore]], facendo sorgere miti e [[Leggenda|leggende]] anche a notevoli distanze dal suo stesso regno. In [[Sicilia]], in particolare tra [[Maletto]] e [[Bronte]], si racconta infatti della presenza di una sua pantofola stregata, capace di muoversi da sola e di volare<ref>Salvatore Spoto, ''[https://books.google.it/books?id=MmuEDAAAQBAJ&pg=PT147&dq=una+misteriosa+scarpa+sull%27Etna&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj41p34s4rdAhUM16QKHWx6CqAQ6AEIJzAA#v=onepage&q&f=false Una misteriosa scarpa sull'Etna]'', in Idem, ''Sicilia segreta e misteriosa'', Newton compton editori, 2016</ref>. Non è da dimenticare che a Elisabetta I venivano attribuiti poteri magici, perché la nonna paterna era [[Elisabetta di York]], che a sua volta come nonna aveva [[Giacometta di Lussemburgo]]. Quest'ultima, secondo miti e leggende, era discendente dai duchi di Borgogna, stirpe alla quale si attribuivano doni soprannaturali avuti in eredità dalla capostipite [[Melusina]], divinità acquatica<ref>La signora dei fiumi (The Lady of the Rivers, 2011), Sperling & Kupfer</ref>.
Va anche ricordata l'istituzione, il 3 marzo 1592, del [[Trinity College (Dublino)|Trinity College]] di Dublino, la più antica università dell'Irlanda.
===
Tra i romanzi ispirati a Elisabetta si possono citare: ''Legacy'' di [[Susan Kay]], ''I, Elizabeth'' di [[Rosalind Miles]], ''The Virgin's Lover'' e ''The Queen's Fool'' di [[Philippa Gregory]], ''Queen of This Realm'' di [[Eleanor Burford|Jean Plaidy]], e ''Virgin: Prelude to the Throne'' di [[Robin Maxwell]]. La storia di Elisabetta è abbinata a quella di sua madre nel libro di Maxwell ''The Secret Diary of Anne Boleyn''. ''The Queen's Bastard'', anch'esso di Maxwell, è la storia immaginaria del figlio di Elisabetta e Dudley. [[Margaret Irwin]] scrisse una trilogia basata sulla giovinezza di Elisabetta: ''Young Bess'', ''Elizabeth, Captive Princess ''e ''Elizabeth and the Prince of Spain''.
Infine ''Lady Elizabeth'', il romanzo di Alison Weir. Gli scritti di Elisabetta sono stati raccolti e pubblicati dalla University of Chicago Press con il titolo di ''Elizabeth I: Collected Works''. Inoltre Elisabetta compare nel romanzo di [[Ken Follett]] ''[[La colonna di fuoco|La Colonna di Fuoco]]'', del 2017.
===Teatro===
* {{Cita libro|autore=[[Ferdinand Bruckner]]|traduttore=Grazia e Fernaldo Di Giammatteo|titolo=Elizabeth von England (Elisabetta d'Inghilterra)|edizione=[[Collezione di teatro]]|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1952}}
===Cinema===
Diverse le pellicole che parlano di lei: da ricordare ''[[Elizabeth (film 1998)|Elizabeth]]'' e il sequel ''[[Elizabeth: The Golden Age]]''.
==Onorificenze==
{{Onorificenze
|immagine = Order of the Garter UK ribbon.svg
|nome_onorificenza = Sovrana del Nobilissimo Ordine della Giarrettiera
|collegamento_onorificenza = Ordine della Giarrettiera
|motivazione =
|data = 17 novembre 1558
}}
==Ascendenza==
{{Ascendenza
|1 = Elisabetta I d'Inghilterra
|2 = [[Enrico VIII d'Inghilterra]]
|4 = [[Enrico VII d'Inghilterra]]
|8 = [[Edmondo Tudor]]
|16 = [[Owen Tudor]]
|17 = [[Caterina di Valois]]
|9 = [[Margaret Beaufort]]
|18 = [[John Beaufort, I duca di Somerset|John Beaufort, duca di Somerset]]
|19 = [[Margaret Beauchamp di Bletso]]
|5 = [[Elisabetta di York]]
|10 = [[Edoardo IV d'Inghilterra]]
|20 = [[Riccardo Plantageneto, III duca di York|Riccardo Plantageneto, duca di York]]
|21 = [[Cecily Neville]]
|11 = [[Elisabetta Woodville]]
|22 = [[Richard Woodville]]
|23 = [[Giacometta di Lussemburgo]]
|3 = [[Anna Bolena]]
|6 = [[Thomas Boleyn, I conte del Wiltshire|Thomas Boleyn, conte del Wiltshire]]
|12 = Sir William Boleyn
|24 = Sir Geoffrey Boleyn
|25 = Anne Hoo
|13 = Margaret Butler
|26 = Thomas Butler, conte di Ormonde
|27 = Anne Hankford
|7 = [[Elizabeth Howard]]
|14 = [[Thomas Howard, II duca di Norfolk|Thomas Howard, duca di Norfolk]]
|28 = [[John Howard, I duca di Norfolk|John Howard, duca di Norfolk]]
|29 = Catherine Moleyns
|15 = [[Elizabeth Tilney]]
|30 = Sir Daniele Tittarelli
|31 = Elizabeth Cheney
}}
==
==
* {{Cita libro|lingua=en|autore=John Ernest Neale|titolo=Queen Elisabeth I: A Biography|url=https://archive.org/details/dli.ministry.05464|editore=Jonathan Cape|città=Londra|anno=1934}}
* {{Cita libro|autore=[[Jacques Chastenet]]|traduttore=Antonio Cettuzzi|titolo=Elisabetta I d'Inghilterra|edizione=Collana Storica|editore=Dall'Oglio|città=Milano|anno=1959-1983}}
* {{
* {{Cita libro|autore=[[Lawrence Stone]]|titolo=La crisi dell'aristocrazia. L'Inghilterra da Elisabetta a Cromwell|edizione=Collana [[Biblioteca di cultura storica]]|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1972}}
* {{cita libro|autore=[[Ivan Cloulas]]|titolo=Caterina de' Medici|editore=Sansoni Editore|città=Firenze|anno=1980}}
* {{Cita libro|autore=[[Dara Kotnik]]|titolo=Elisabetta d'Inghilterra|editore=Rusconi|città=Milano|anno=1984}}
* {{Cita libro|autore=Lorenzo Visconti|titolo=La vita di Elisabetta I d'Inghilterra. La più grande regina d'ogni tempo|editore=Alberto Peruzzo Editore|anno=1985|città=Milano}}
* {{
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Jasper Godwin Ridley|titolo=Elisabeth I|editore=Constable|città=Londra|anno=1987}}
* {{Cita libro|autore=Janine Garrisson|titolo=Enrico IV e la nascita della Francia moderna|editore=Mursia|città=Milano|anno=1987}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Christopher Haigh|titolo=Elisabeth I|url=https://archive.org/details/elizabethi0000haig|editore=Longman|città=Londra|anno=1988}}
* {{Cita libro|lingua=en
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Anne Somerset|titolo=Elisabeth I|editore=Knopf|città=Londra|anno=1991|isbn=0-385-72157-9}}
* {{en}}
* {{Cita libro|autore=[[Carolly Erickson]]|traduttore=Cristina Saracchi|titolo=Elisabetta I. La Vergine Regina|edizione=Collezione Le Scie|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1999|isbn=88-04-47749-0}}
* {{cita libro|Antonia|Fraser|Maria Stuart. La tragedia di una regina|1996|Mondadori|Milano|isbn=88-04-41332-8}}
* {{en}}
* {{cita libro|Orsola Nemi|& Henry Furst|Caterina de' Medici|2000|Bompiani|Milano|isbn=88-452-9077-8}}
* {{cita libro|Jean|Orieux|Caterina de' Medici. Un'italiana sul trono di Francia|1988|Arnoldo Mondadori Editore|Milano|isbn=88-04-30464-2}}
* {{cita libro|Elisabetta|Sala|Elisabetta la sanguinaria. La creazione di un mito. La persecuzione di un popolo|2010|Ares|Milano|isbn=88-8155-506-9}}
* {{en}} David Starkey, ''Elizabeth: The Struggle for the Throne'', New York, HarperCollins Publishers, 2000.
* {{en}} Heather Thomas, ''[https://web.archive.org/web/20060827073748/http://www.elizabethi.org/uk/ Elizabeth I.]'' 2004.
* {{en}} Alison Weir, ''The Life of Elizabeth I'', (1st American edition) New York, Ballantine Books, 1998.
* {{Cita libro|autore=[[Richard Newbury]]|titolo=Elisabetta I. Una donna alle origini del mondo moderno|edizione=Piccola Collana moderna|editore=Claudiana|anno=2006|città=Torino|isbn=88-7016-623-6}}
* {{Cita libro|autore=Simon Adams|titolo=Elisabetta I. La reietta che divenne Regina d'Inghilterra|edizione=Collana Biografie|editore=IdeeeAli|anno=2010|isbn=978-88-6023-373-8}}
* {{Cita libro|autore=Elisabetta I d'Inghilterra|altri=a cura di Nicoletta Gruppi|titolo=Lettere ai fidi e agli infidi|editore=Archinto|città=Milano|anno=1988|isbn=978-88-7768-027-3}}
* {{Cita libro|autore=Hilaire Belloc|titolo=Elisabetta regina delle circostanze. Un mito creato dalla riforma protestante|città=Verona|editore=Fede & Cultura|anno=2015|isbn=88-6409-423-7}}
==
* [[Dinastia Tudor]]
* [[Età elisabettiana]]
* [[Guerra anglo-spagnola (1585-1604)]]
* [[Teatro elisabettiano]]
* [[Storia dell'Inghilterra]]
* [[On Monsieur's Departure]]
* [[Giovanni Battista Castiglione]]
==
{{interprogetto|q
==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Box successione
|tipologia = regnante
|carica = [[
|periodo = 1558 – 1603
|precedente = [[Maria I d'Inghilterra|Maria I]] |successivo = [[Giacomo I d'Inghilterra|Giacomo I]]
|immagine = Royal Standard of England (1406-1603).svg
}}
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|periodo = 1558 – 1603
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{{Box successione
|tipologia = precedenza titoli nobiliari
|carica = [[Linea di successione al trono britannico|Erede al trono inglese e irlandese]]
|immagine = Tudor Rose.svg
|periodo = ''Erede presuntiva (de iure)''<br />1534 – 1536
|precedente = [[Maria I d'Inghilterra|Lady Maria Tudor]]
|successivo = [[Edoardo VI d'Inghilterra|Edoardo, principe di Galles]]
|periodo2 = ''Erede presuntiva''<br />1553 – 1558
|precedente2 = [[Maria I d'Inghilterra|Lady Maria Tudor]]<br />Poi sovrana con il nome di Maria I
|successivo2 = ''[[Maria Stuarda|Maria I di Scozia]]''<br /><small>(''[[De facto]]'' potenziale erede di Elisabetta I)</small>
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{{Re d'Inghilterra}}
{{Re d'Irlanda}}
{{Anglicanesimo}}
{{Governatori supremi della Chiesa d'Inghilterra}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|rinascimento}}
[[Categoria:Elisabetta I d'Inghilterra| ]]
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[[Categoria:Re d'Inghilterra]]
[[Categoria:Regine regnanti]]
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