Publio Cornelio Tacito: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Àncilu (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
 
(510 versioni intermedie di oltre 100 utenti non mostrate)
Riga 1:
{{nota disambigua||Tacito (disambigua)|Tacito}}
{{Avvisounicode}}
{{Magistrato romano
{{nota disambigua|altre voci col nome ''Tacito''|[[Tacito (disambigua)]]}}
|nome = Publio Cornelio Tacito
{{Bio
|titolo = [[Console (storia romana)|Console]] dell'[[Impero romano]]
|Nome= Publio (o Gaio) Cornelio
|immagine = Tacitus, Cornelius (50 - 116).jpg
|Cognome= Tacito
|legenda = Ritratto settecentesco di Tacito
|PreData= in [[lingua latina|latino]] ''Publius'' (o ''Gaius'') ''Cornelius Tacitus''
|nome completo =
|Sesso= M
|tribunicia potestas =
|LuogoNascita=
|cognomina ex virtute =
|GiornoMeseNascita=
|altrititoli =
|AnnoNascita= 55
|salutatio imperatoria =
|LuogoMorte=
|data di nascita = [[55]] circa<ref name="PCT">{{Treccani||Tàcito, Publio Cornelio|accesso=23 maggio 2018}}</ref><ref name="PCTacito">{{Treccani|publio-cornelio-tacito_(Dizionario-di-Storia)|Tacito, Publio Cornelio|accesso=23 maggio 2018}}</ref><ref name="TACITO">{{Treccani|cornelio-tacito_(Enciclopedia-dei-ragazzi)|Tacito, Cornelio|autore=Antonella Bruzzone|accesso=23 maggio 2018}}</ref>
|GiornoMeseMorte=
|luogo di nascita = forse nella [[Gallia Narbonese]]<ref name="PCT"/><ref name="PCTacito"/>, nella città di Terni o nella [[Gallia Cisalpina]]<ref name="PCT"/><ref name="PCTacito"/>
|AnnoMorte= 117
|data di morte = tra il [[117]]<ref name="TACITO"/> e il [[120]]<ref name="PCT"/><ref name="PCTacito"/> circa
|Secolo= I
|luogo di morte =
|Secolo2= II
|sepoltura =
|Attività= storico
|consorte = [[Giulia Agricola]], figlia di [[Gneo Giulio Agricola]]<ref name="PCT"/><ref name="PCTacito"/><ref name="TACITO"/>
|Attività2= oratore
|figli =
|Attività3= senatore
|Gens =
|Nazionalità= romano
|padre =
|Immagine= Gaius Cornelius Tacitus.jpg
|madre =
|Dimensione= 500
|tribunato della plebe =
|pretura = [[88]]<ref name="PCT"/><ref name="PCTacito"/><ref name="TACITO"/>
|consolato = [[97]]<ref name="PCT"/><ref name="PCTacito"/><ref name="TACITO"/> (''[[Console suffetto|consul suffectus]]''<ref name="PCT"/><ref name="PCTacito"/><ref name="TACITO"/>)
|proconsolato = [[112]]-[[113]]<ref name="PCT"/><ref name="PCTacito"/> in [[Asia (provincia romana)|Asia]]<ref name="PCT"/><ref name="PCTacito"/>
}}
{{Bio
|Nome = Publio<ref name="TACITO"/>
|Cognome = Cornelio Tacito
|PostCognomeVirgola = talvolta indicato come '''Gaio<ref name="TACITO"/> Cornelio Tacito'''<ref name="PCT"/>
|PreData = {{latino|Publius/Gaius Cornelius Tacitus}}<ref name="PCT"/>, [[Scrittura e pronuncia del latino|pronuncia classica o ''restituta'']]: {{IPA|[ˈpuːblɪ.ʊs/ˈɡaː.ɪ.ʊs kɔrˈneːli.ʊs ˈta.kɪ.tʊsˈ}}
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[55]] circa
|NoteNascita = <ref name="ReferenceA"/>
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = [[117]]-[[120]] circa
|NoteMorte = <ref name="ReferenceA"/>
|Epoca = 0
|Epoca2 = 100
|Attività = storico
|Attività2 = oratore
|Attività3 = senatore
|Nazionalità = romano
|PostNazionalità =, considerato tra i più grandi e influenti esponenti del [[Storiografia romana|genere storiografico]] nella [[letteratura latina]]
}}<ref>{{Cita libro|autore=G. B. Conte|autore2=E. Pianezzola|titolo=Letteratura latina|edizione=|annooriginale=2015|anno=2021|editore=Le Monnier|ISBN=978-88-00-22753-7}}</ref>
 
Fu autore di varie e numerose opere: l{{'}}''[[De vita et moribus Iulii Agricolae|Agricola]]''<ref name="PCT" /><ref name="PCTacito" /><ref name="TACITO" /> (''De vita Iulii Agricolae''<ref name="PCT" /><ref name="PCTacito" />), sulla vita del suocero [[Gneo Giulio Agricola]] e in particolare sulle sue imprese militari in [[Britannia (provincia romana)|Britannia]]<ref name="TACITO" />; la ''[[De origine et situ Germanorum|Germania]]''<ref name="PCT" /><ref name="PCTacito" /><ref name="TACITO" /> (''De origine et situ Germanorum''<ref name="PCT" /><ref name="PCTacito" />), [[monografia]] [[etnografia|etnografica]] sull'origine, i costumi, le istituzioni, le pratiche religiose e il territorio delle [[Germani|popolazioni germaniche]] fra il [[Reno]] e il [[Danubio]]<ref name="TACITO" />; le ''[[Historiae (Tacito)|Storie]]''<ref name="PCT" /><ref name="PCTacito" /><ref name="TACITO" /> (''Historiae''<ref name="PCT" /><ref name="PCTacito" />), prima grande opera [[storiografia|storiografica]] che tratta la storia di [[Roma]] dall'[[anno dei quattro imperatori]] ([[69]]) all'assassinio di [[Domiziano]] ([[96]])<ref name="TACITO" />; gli ''[[Annales (Tacito)|Annali]]''<ref name="PCT" /><ref name="PCTacito" /><ref name="TACITO" /> (''Ab excessu Divi Augusti libri''<ref name="PCT" /><ref name="PCTacito" />), seconda grande opera storiografica che tratta la storia di Roma dalla morte di [[Augusto]] ([[14]]) alla morte di [[Nerone]] ([[68]])<ref name="TACITO" />.
È considerato uno degli storici più importanti dell'antichità.
Le sue opere maggiori, gli [[Annales (Tacito)|''Annales'']] e le [[Historiae (Tacito)|''Historiae'']], illustrano la storia dell'impero romano del [[I secolo]], dalla morte dell'imperatore [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]], avvenuta nel [[14]], fino alla morte dell'imperatore [[Domiziano]], avvenuta nel [[96]].
 
A Tacito è anche attribuito, con qualche dubbio<ref name="TACITO" />, il ''[[Dialogus de oratoribus|Dialogo sugli oratori]]''<ref name="PCT" /><ref name="PCTacito" /><ref name="TACITO" /> (''Dialogus de oratoribus''<ref name="PCT" /><ref name="PCTacito" />), opera di datazione incerta sulle cause della decadenza dell'[[arte oratoria]] (''[[Oratoria latina|ars oratoria]]''), che sono individuate di volta in volta nel diverso tipo di educazione rispetto al passato, nel mutato insegnamento retorico e principalmente nelle condizioni politiche proprie del regime imperiale, che impediva ormai la libertà di parola.<ref name="PCT" /><ref name="PCTacito" />
== Biografia ==
{{citazione|La rivoluzione a Roma si realizzò in due tempi: nel primo fu repentina, nell’altro lenta. Il primo atto distrusse la repubblica nel corso della guerra civile, il secondo la libertà e l’aristocrazia negli anni di pace. Sallustio è il prodotto della prima epoca, Tacito dell’altra.|[[Ronald Syme]], ''Tacito'', vol. II, Brescia, Paideia, 1971, p. 718}}
[[File:REmpire-04 Gallia Narbonensis.png|340px|right|thumb|[[Gallia Narbonese]], [[provincia romana]] riconosciuta come luogo origine di Publio Cornelio Tacito]]
 
== Biografia ==
<!--- La sistemazione del precedentemente scritto paragrafo è stata particolarmente difficoltosa: confusione complessiva, nessuna fonte e informazioni miei personali scarse. Se, nell'interpretazione mi fossi sbagliato, invito chi fosse competente ad apportare le giuste modifiche. --->
=== Le fonti ===
Le poche informazioni sulla vita e sull'ambiente in cui visse Tacito sono offerte, principalmente, dagli indizi sparsi nel ''corpus'' delle sue opere, dalle lettere del suo amico e ammiratore [[Plinio il Giovane]] e da un'iscrizione trovata a [[Milas|Mylasa]], in [[Caria]] (nell'attuale [[Turchia]]), e da altre deduzioni di storici<ref>''[[Orientis Graeci Inscriptionis Selectae]]'' 487, precedentemente pubblicato in ''Bulletin de correspondance hellénique'', 1890, pp. 621–623</ref>. Molti particolari della sua vita restano sconosciuti.
Le informazioni sull'ambiente in cui visse Tacito sono offerte, principalmente, dalle sue stesse opere.
Quel poco che conosciamo deriva dagli indizi sparsi nel ''corpus'' del suo lavoro<!--gli annales o tutte le sue opere?-->, dalle lettere del suo amico e ammiratore [[Gaio Plinio Cecilio Secondo|Plinio il Giovane]], da un'iscrizione trovata a [[Milas (Muğla)|Mylasa]], in [[Caria]] (attuale [[Turchia]]), e da altre deduzioni di storici.
Tutte queste, tuttavia, non contengono molti altri particolari della sua vita, che restano, quindi, piuttosto sconosciuti.
 
=== Il prenome ===
Ciò interessa anche il suo stesso [[praenomenonomastica romana#Praenomen|prenome]], tuttora incerto: in alcune lettere di [[Gaio Sollio Sidonio Apollinare|Sidonio Apollinare]] ede in alcuni vecchi e scritti di poca rilevanza letteraria lo storico è nominato con '''''Gaius''''', ma nel manoscritto principale <!--gli annales?--> della tradizione, con ''Publius''. Questi finora sono riconosciuti come i due 'Publius'praenomina'' più avvalorati. Alcuni avevano avanzato anche l'ipotesi di un prenome ''Sextus'', che tuttavia non ha trovato seguito.
Questi, finora, sono riconosciuti come i due praenomina più avvalorati.
Alcuni avevano avanzato anche l'ipotesi di un prenome ''Sextus'', che, tuttavia, non ha trovato seguito.
 
=== La nascita ===
==== L'anno e il luogo ====
L'insufficienza di informazioni ci impedisce, allo stesso modo, di individuare inequivocabilmente l'anno e il luogo di nascita dello scrittore. Si suppone che Tacito sia nato attorno al [[55]]. Il luogo d'origine si può stabilire nella provincia della [[Gallia Narbonense]],<ref name="ReferenceA">{{Cita|Roncoroni 2002|p. 209}}.</ref> deducendolo dal suo matrimonio con Giulia Agricola e dalla simpatia occasionale per i barbari che fecero resistenza contro la ''lex'' romana (come nell'episodio degli ''Annales'' II, 9)<ref>{{Cita|Gordon, 1936|pp. 150-151|Gordon}}.</ref><ref>{{Cita|Syme 1958|pp. 621-624}}.</ref>, oppure nell'Italia del nord ([[Gallia Cisalpina]]) sulla base della sua amicizia con [[Plinio il Giovane]].<ref>{{Cita|Syme 1958|pp. 616-619}}.</ref> La possibile origine spagnola del Fabius Iustus al quale Tacito dedica il ''Dialogus'' suggerisce poi un legame con la [[Spagna]].<ref>{{Cita|Syme 1958|pp. 614-616}}.</ref> Una tradizione tarda, rifacendosi a un passo dell{{'}}''[[Historia Augusta]]'' relativo alla vita dell'imperatore romano [[Marco Claudio Tacito]] ([[275]] - [[276]]), attribuisce i natali dello storico alla città di [[Terni]].<ref name="cita-Grant-p-XVII">{{Cita|Grant|p. XVII}}.</ref><ref name="cita-Benario-p1">{{Cita|Benario|p. 1}}.</ref> Secondo l'illustre studioso Theodor Mommsen l'antichità della gens Cornelia si desume dal fatto che essa diede il nome ad una delle più antiche Tribù rustiche, che comprendeva Arpino, Nomento, Eclano, Erdonia, Teano Apulo, Crotone, Petelia, Camerino Fulginio in Umbria e Matelica.
L'insufficienza di informazioni ci impedisce, allo stesso modo, di individuare inequivocabilmente l'anno e il luogo di nascita dello scrittore.
Si suppone che Tacito sia nato '''tra il [[56]] e il [[58|58 e.v.]] nella [[Gallia Narbonense]]'''.<ref>{{cita libro|cognome=Roncoroni|nome=Angelo||coautori=Roberto Gazich, Elio Marinoni, Elena Sada|titolo=Documenta Humanitatis - Autori, generi e temi della letteratura latina|ede=4|editore=Signorelli Scuola |città=Varese|id=ISBN 978-88-434-1159-7}}</ref>
Il luogo d'origine è deducibile anche dalla simpatia occasionale per i barbari che fecero resistenza contro la ''lex'' romana (come nell'episodio degli ''Annales'' II, 9), nonostante la possibile origine spagnola del Fabius Iustus al quale Tacito dedica il ''Dialogus'' suggerisce un legame con la [[Spagna]] e la sua amicizia con Plinio indica l'Italia del Nord come terra natale.
Allo stesso modo, testimonianza contraria all'ipotesi della [[Gallia Narbonense]] come luogo di nascita è una tradizione tarda che, rifacendosi ad un passo dell'''[[Historia Augusta]]'' relativo alla vita dell'imperatore romano [[Marco Claudio Tacito]] ([[275]] - [[276]]), attribuisce i natali dello storico alla città di [[Terni]].
 
I Cornelii avevano propri culti e tradizioni, e si distinguevano da tutte le altre famiglie per la pratica dell'inumazione dei defunti, in alternativa alla più diffusa cremazione. Famoso è il monumentale Sepolcro degli Scipioni ancora conservato sulla Via Appia.
==== La discendenza ====
 
Si ritiene, però, rintracciabile una discendenza nobile, al ramo sconosciuto della ''[[Gens|gens romana]]'' [[Patrizio (storia romana)|patrizia]] [[gens Cornelia|Cornelia]].
==== Ascendenza familiare ====
Non v'è, però, alcun documento storico che attesti l'esistenza di un ''Cornelius'' chiamato Tacito.
ContrariamenteSi ritiene rintracciabile una discendenza nobile da un ramo sconosciuto della ''[[gens|gens romana]]'' [[Patrizio (storia romana)|patrizia]] [[gens Cornelia|Cornelia]], ma non v'è alcun documento storico che attesti l'esistenza di un ''Cornelius'' chiamato Tacito. Tacito stesso dichiaròaffermò che molti senatori e cavalieri discendevano da liberti, tuttavia,ma l'ipotesi che anch'egli discendesse da un liberto non ha trovato nessun supporto oltre alla sua dichiarazioneaffermazione, in un discorso inventatogenerico, che molti notabili discendanodiscendevano da liberti:<ref>{{Cita|Syme 1958|pp. 612-613}}.</ref><ref>{{Cita|Gordon, 1936|pp. 145-146|Gordon}}.</ref><ref>{{cita libro|cognomeautore=Cornelio Tacito|nome=Publio|titolo=Ab excessu divi Augusti (Annales)|anno=1815|capitolourl=https://archive.org/details/bub_gb_9ZoWXsa9XncC|posizione=XIII, 27|citazione=...late fusum id corpus. hincHinc plerumque tribus, decurias, ministeria magistratibus et sacerdotibus, cohortes etiam in urbe conscriptas; et plurimis equitum, plerisque senatoribus non aliunde originem trahi: si separarentur libertini, manifestam fore penuriam ingenuorum.}}</ref>: tale ipotesi è stata prontamente abbandonata.
 
Suo padre si ritiene possa essere il Cornelio Tacito [[procuratore]] della [[Gallia Belgica]] e della [[Germania]].
Suo padre si ritiene possa essere il Cornelio Tacito [[Procurator Augusti|procuratore]] della [[Gallia Belgica]] e della [[Germania]]. Un figlio di questo Cornelio Tacito è citato, tuttavia, da [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il vecchioVecchio]] come esempio, da lui stesso veduto, di sviluppo e di invecchiamento anormalmente veloci precocissimi,<ref>{{cita libro|nome=Gaio|cognomeautore=Plinio il Vecchio|wkautore=Gaio Plinio Secondo|titolo=Naturalis historia|citazione=Invenimus in monumentis Salamine Euthymenis filium in tria cubita triennio adcrevisse, incessu tardum, sensu hebetem, puberem etiam factum, voce robusta, absumptum contractione membrorum subita triennio circumacto. ipsiIpsi non pridem vidimus eadem ferme omnia praeter pubertatem in filio Corneli Taciti, equitis Romani Belgicae Galliae rationes procurantis. ἐκτραπέλουςἘκτραπέλους Graeci vocant eos; in Latio non habent nomen.|capitoloposizione=VII, 16}}</ref>, 76al pari del figlio di un certo Eutimene, che provocòper luitale unacausa morì di morte prematura a soli 6 anni. Ciò impedirebbe di identificare questi con il Tacito più famoso, bensì con un possibile ma non altrimenti attestato fratello<ref>{{Cita|Syme 1958|pp. 60-61}}.</ref><ref>{{Cita|Gordon, 1936|p. 149|Gordon}}.</ref><ref>{{Cita|Martin, 1981|p. 26|Martin}}.</ref>.
Ciò impedirebbe di identificare questi col nostro Tacito, bensì col fratello o cugino: Cornelio Tacito maggiore potrebbe esser stato uno zio, piuttosto che il padre.
 
==== La posizione sociale ====
Per quanto riguarda l'agiata famiglia, è il forte legame d'amicizia largamente testimoniato tra Plinio ilIl giovaneGiovane e Tacito ad averavere fatto supporre agli storici un'uguale estrazione sociale dei due: ceto equestre, ricchezza significativa e provenienza provinciale<ref>{{Cita|Syme 1958|p. 63}}.</ref>. L'ipotesi, provincialitàlargamente accettata, per la quale lo scrittore latino sarebbe nato da una famiglia di rango [[cavalleria (storia romana)|equestre]] oppure [[senato romano|senatorio]] può essere comprovata anche dal disprezzo per gli arrampicatori sociali su cui insiste Tacito. Si suppone che la posizione sociale di rilievo di Tacito sia stata ottenuta grazie alla benevolenza degli [[dinastia flavia|imperatori Flavii]], poiché con la conclusione dell'età repubblicana l'impostazione gentilizia della società s'era ormai dissolta e, con questa, anche i privilegi riservati alle ''gentes'' più influenti in Roma.
L'ipotesi, largamente accettata, per la quale lo scrittore latino sarebbe '''nato da una famiglia di rango [[equites|equestre]] oppure [[Senato romano|senatorio]]'''<ref>{{cita libro|cognome=Roncoroni|nome=Angelo||coautori=Roberto Gazich, Elio Marinoni, Elena Sada|titolo=Documenta Humanitatis - Autori, generi e temi della letteratura latina|ede=4|editore=Signorelli Scuola |città=Varese|id=ISBN 978-88-434-1159-7}}</ref> è suffragata anche dal disprezzo per gli arrampicatori sociali su cui insiste Tacito.
Si suppone che la posizione sociale di rilievo di Tacito sia stata ottenuta grazie alla benevolenza degli [[Dinastia flavia|imperatori Flavii]], poiché con la conclusione dell'età repubblicana l'impostazione gentile della società s'era ormai dissolta e, con questa, anche i privilegi riservati alle ''gens'' più influenti in Roma.
 
=== Vita pubblica, matrimonio e carriera letteraria ===
Da giovane studiò [[retorica]] a Roma, come preparazione alla carriera nella magistratura e nella politica;<ref>{{Cita|Martin, 1981|pp. 26-27|Martin}}.</ref><ref>{{Cita|Syme 1958|pp. 114-115}}.</ref> e, come Plinio, potrebbe averavere studiato sotto [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]]. Nel [[77]] o nel [[78]] sposò [[Giulia Agricola]], figlia tredicennequattordicenne del generale [[Gneo Giulio Agricola]], il quale era al comando di una legione operante in [[Bitinia]]. Tacito partecipò con l'incarico di tribuno militare, incarico concessogli da Vespasiano attorno al 77; nientenulla si sa della loro unione o della loro vita domestica, a parte il fatto che Tacito amava cacciare<ref>{{Cita|Plinio|1.6 e 9.10}}.</ref><ref>{{Cita|Benario, 1975|pp. 15-17|Benario}}.</ref><ref>{{Cita|Syme 1958|pp. 541-542}}.</ref>.
 
All'inizio dellaAlla sua carriera (probabilmente è questo il significato di ''latus clavus'', contrassegno del senatore)iniziale diede grande impulso [[Tito Flavio Vespasiano|Vespasiano]], come dice nelle ''Historiae'' (1, 1), ma fu sotto [[Tito (storia romanaimperatore)|Tito]] che entrò realmente nella vita politica con la carica di ''[[Questore (storia romana)|quaestor]]'', nell'anno [[81]] o nell'anno [[82]]. Proseguì costantemente nel suo ''[[cursus honorum]]'', divenendo ''[[pretore (storia romana)|praetor]]'' nell'[[88]] e facendo parte dei ''[[decemviri#Decemviri Sacris Faciundis|quindecemviri sacris faciundis]]'', un collegio sacerdotale che custodiva i [[Libri sibillini|Libri Sibillini]] e i [[Ludi Saeculares|Giochi Secolari]].<ref Tacitoname="cita-Benario-p1"/><ref>{{Cita|Syme afferma1958|p. che nel 63 a65}}.E.V. Gerusalemme fu presa e Gneo Pompeo entrò nel santuario del tempio</ref><ref>{{Cita|Martin, lo trovò vuoto1981|p. All'interno non c'era l'arca del patto. (Tacito, ''[[Storie (Tacito)27|Storie]]'', VMartin}}.</ref>.9)
 
Si distinse come avvocato e oratore, a dispetto del fatto che il cognomen, Tacitus, abbia in latino il significato di "taciturno"; ricoprì funzioni pubbliche nelle province all'incirca dall'[[89]] al [[93]], forse a capo di una legione, forse in ambito civile, come si può intuire dal fatto che non fu presente alla morte del suocero, Agricola<ref>{{Cita|Syme 1958|p. 68}}.</ref><ref>{{Cita|Benario, 1975|p. 13|Benario}}.</ref><ref>{{Cita|Dudley 1968|pp. 15-16|Dudley}}.</ref><ref>{{Cita|Martin, 1981|p. 28|Martin}}.</ref><ref>{{Cita|Mellor, 1993|p. 8|Mellor}}.</ref>.
Fu elogiato come avvocato e oratore; la sua abilità nel parlare in pubblico si contrappone ironicamente al suo ''cognomen'' Tacito ('silenzioso').
 
Ricoprì funzioni pubbliche nelle province all'incirca dall'[[89]] al [[93]], forse a capo di una legione, forse in ambito civile. Sopravvisse con le sue proprietà al regno del terrore di Domiziano ([[93]]-[[96]]), ma l'esperienza lasciò in lui cupa amarezza, forse per la vergogna della propria complicità, contribuendo allo sviluppo di quell'odio verso la tirannia così evidente nelle sue opere<ref>{{Cita|Dudley, 1968|p. 14|Dudley}}.</ref><ref>{{Cita|Mellor, 1993|pp. 8-9|Mellor}}.</ref>. I paragrafi 44 - 45 dell'Agricola sono paradigmatici:
 
{{Citazione|...la sua morte prematura [di Agricola] gli regalò il grande conforto di sfuggire a quel tempo estremo in cui Domiziano distrusse la repubblica, non più con qualche intervallo e pausa, ma senza soluzione di continuità e quasi con un unico colpo. [...] poi successe che con le nostre mani cacciassimo in carcere Elvidio, e successe anche che dovessimo provare vergogna alla vista di Maurico e di Rustico e davanti al sangue innocente di Senecione. Nerone aveva almeno distolto gli occhi e i delitti li aveva comandati, senza poi godere dello spettacolo: sotto Domiziano, invece, la maggior sofferenza consisteva nel vedere e nell'essere veduti [...]|Publio Cornelio Tacito, ''De vita et moribus Iulii Agricolae (Agricola)'', XLIV - XLV|evasisse postremum illud tempus, quo Domitianus non iam per intervalla ac spiramenta temporum, sed continuo et velut uno ictu rem publicam exhausit. [...] Mox nostrae duxere Helvidium in carcerem manus; nos Maurici Rusticique visus [foedavit]; nos innocenti sanguine Senecio perfudit. Nero tamen subtraxit oculos suos iussitque scelera, non spectavit: praecipua sub Domitiano miseriarum pars erat videre et aspicere.|lingua=la}}
{{quote
 
|[Agricola] scampò a quest'ultimo periodo in cui Domiziano, non più a intervalli o attimi di respiro, ma di continuo e come d'un sol colpo annientò lo stato. [...] Subito dopo le nostre stesse mani mandarono in carcere Elvidio; noi ha fatto arrossire di vergogna la vista di Maurico e di Rustico, noi ha bagnato con il suo innocente sangue Senecione. Nerone almeno distolse lo sguardo dai suoi delitti: li ordinò, ma non rimase a godersi lo spettacolo. Sotto Domiziano, invece, la parte peggiore delle nostre miserie era vedere ed essere visti...
[[File:Tacitus, Sepulchral Inscription.jpg|thumb|Frammento della probabile iscrizione sepolcrale di Tacito<ref>{{CIL|6|1574}}; rinvenuta a [[Villa Patrizi (Roma)|Villa Patrizi]] all'inizio di [[via Nomentana]] a [[Roma]] e oggi al [[Museo nazionale romano delle Terme di Diocleziano]].</ref>]]
|Publio Cornelio Tacito, ''De vita et moribus Iulii Agricolae (Agricola)'', XLIV - XLV
Divenne ''[[Console (storia romana)|consul suffectus]]'' nel [[97]] durante il principato di [[Nerva]], diventando il primo della sua famiglia a ricoprire tale carica. Durante tale periodo raggiunse i vertici della sua fama di oratore nel pronunciare il discorso funebre per il famoso senatore e comandante militare [[Lucio Verginio Rufo|Virginio Rufo]]<ref>{{Cita|Plinio|2.1}}.</ref><ref>{{Cita|Benario|pp. 1-2}}.</ref>. Durante l'anno seguente scrisse e pubblicò sia l{{'}}''Agricola'' sia la ''Germania'', primi esempi dell'attività letteraria che lo occuperà fino alla sua morte.
|evasisse postremum illud tempus, quo Domitianus non iam per intervalla ac spiramenta temporum, sed continuo et velut uno ictu rem publicam exhausit. [...] Mox nostrae duxere Helvidium in carcerem manus; nos Maurici Rusticique visus [foedavit]; nos innocenti sanguine Senecio perfudit. Nero tamen subtraxit oculos suos iussitque scelera, non spectavit: praecipua sub Domitiano miseriarum pars erat videre et aspic
 
|lingua=la
In seguito sparì dalla scena pubblica, a cui tornò durante il regno di [[Traiano]]. Nel [[100]], con il suo amico Plinio il giovane, perseguì [[Mario Prisco]] ([[proconsole|governatore]] dell'[[Africa (provincia romana)|Africa]]) per corruzione. Prisco fu riconosciuto colpevole e fu esiliato; Plinio scrisse alcuni giorni dopo che Tacito aveva parlato "con tutta la maestosità che caratterizza il suo usuale stile oratorio"<ref>{{Cita|Plinio|2.11}}.</ref>.
}}
 
Seguì una lunga assenza dalla politica e dalla magistratura. Nel frattempo scrisse le sue due opere più importanti<ref>{{Cita|Dudley, 1968|p. 16|Dudley}}.</ref>: le ''Historiae'' e, quindi, gli ''Annales''. Ricoprì la più alta carica di governatorato, quello della provincia romana dell'[[Asia]] in [[Anatolia]] occidentale, nel [[112]] o nel [[113]], come provato dall'iscrizione trovata a Milasa.
 
Un passaggio negli annali indica il [[116]] come il ''[[terminus post quem]]'' della sua morte, che può essere posto più tardi nel [[125]]<ref name="cita-Grant-p-XVII"/><ref>{{Cita|Benario|p. 2}}.</ref> e non sono pochi gli storici che pongono la data della morte durante il regno di [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]]<ref>{{Cita|Dudley, 1968|p. 17|Dudley}}.</ref><ref>{{Cita|Mellor, 1993|p. 9|mellor}}.</ref><ref>{{Cita|Mendell, 1957|p. 7|Mendell}}.</ref><ref>{{Cita|Syme 1958|p. 473}}.</ref>.
Divenne [[Console (storia romana)|''consul suffectus'']] nel [[97]] durante il principato di [[Marco Cocceio Nerva|Nerva]], diventando il primo della sua famiglia a ricoprire tale carica. Durante tale periodo raggiunse i vertici della sua fama di oratore nel pronunciare il discorso funebre per il famoso soldato Virginio Rufo. Durante l'anno seguente scrisse e pubblicò sia l'''Agricola'' sia la ''Germania'', primi esempi dell'attività letteraria che lo occuperà fino alla sua morte.
 
Non si sa se abbia avuto figli, ma la ''[[Historia Augusta]]'' riporta che l'imperatore [[Marco Claudio Tacito]] lo abbia indicato come antenato. Questo fatto è, comunque, probabilmente falso.<ref>{{Cita|Mendell, 1957|p. 4|Mendell}}.</ref><ref>{{Cita|Syme 1958|p. 796}}.</ref>
In seguito sparì dalla scena pubblica, a cui tornò durante il regno di [[Traiano]]. Nel [[100]], con il suo amico Plinio il giovane, perseguì [[Mario Prisco]] ([[proconsole|governatore]] dell'[[Africa]]) per corruzione. Prisco fu riconosciuto colpevole e fu esiliato; Plinio scrisse alcuni giorni dopo che Tacito aveva parlato "con tutto la maestosità che caratterizza il suo usuale stile oratorio".
Seguì una lunga assenza dalla politica e dalla magistratura. Nel frattempo scrisse le sue due opere più importanti: la ''Historiae'' e, quindi, gli ''Annales''. Ha ricoperto la più alta carica di governatorato, quello della provincia romana dell'[[Asia]] in [[Anatolia]] occidentale, nel [[112]] o nel [[113]], come provato dall'iscrizione trovata a Milas. Un passaggio negli annali indica il [[116]] come il ''[[terminus post quem]]'' della sua morte, che può essere posto più tardi nel [[125]]. Non si sa se ha avuto figli, ma la ''[[Historia Augusta]]'' riporta che l'imperatore [[Marco Claudio Tacito]] lo ha indicato come antenato, ma questo fatto è probabilmente falso.
 
== Opere ==
[[File:Opera - Upper cover (IB19592).jpg|thumb|Un esemplare dell'[[editio princeps]] di Tacito (Venezia, [[Giovanni e Vindelino da Spira|Vindelino da Spira]], 1470 circa), con sontuosa legatura alle armi settecentesca di [[Nicolas-Denis Derome]].]]
Cinque sono le opere attribuite a Tacito che sono sopravvissute, almeno in una parte sostanziale di esse. Le date sono approssimative e le ultime due (le sue opere "maggiori"), hanno comunque richiesto alcuni anni per essere completate:
 
Cinque sono le opere attribuite a Tacito che sono sopravvissute, almeno in una parte sostanziale di esse. Le date di composizione sono approssimative e le ultime due (le sue opere "maggiori"), hanno comunque richiesto alcuni anni per essere completate:
* [[98]]: ''De vita et moribus Iulii Agricolae'' ("La vita e le usanze di Giulio Agricola")
* 98: ''De origine et situ Germanorum'' ("L'origine e la posizione dei Germanici")
* [[102]]: ''Dialogus de oratoribus'' ("Dialogo sull'oratoria")
* [[105]]: ''Historiae'' ("Le storie")
* [[115]]: ''Annales'' o ''Ab excessu divi Augusti'' ("Annali")
 
* [[98]]: ''[[De vita et moribus Iulii Agricolae]]'' ("La vita e i costumi di Giulio Agricola")
=== Opere principali ===
* 98: ''[[De origine et situ Germanorum]]'' ("L'origine e la posizione dei Germani")
Le due opere principali, originariamente pubblicate separatamente, sono state indicate come parti integranti di una singola opera in trenta libri (gli ''Annales'' prima delle ''Historiae''). Esse offrono una descrizione dell'era che va dalla morte di Augusto ([[14]]) alla morte di Domiziano ([[96]]). Benché alcune parti siano andate perdute, quel che rimane è un affresco di inestimabile valore di quel tempo.
* [[101]]/[[102]]: ''[[Dialogus de oratoribus]]'' ("Dialogo sull'oratoria")
* [[110]] circa: ''[[Historiae (Tacito)|Historiae]]'' ("Le storie")
* [[117]]-[[120]]?: ''[[Annales (Tacito)|Annales]]'' o ''Ab excessu divi Augusti'' ("Annali").
 
Le due opere principali, originariamente pubblicate separatamente, sono state indicate come parti integranti di una singola opera in trenta libri (le "Historiae" composte entro il 110 e gli "Annales" composti successivamente, nonostante raccontino un tratto della storia cronologicamente più antica delle Historiae). Esse offrono una narrazione della storia di Roma dalla morte di [[Augusto]] ([[14]] d.C.) alla morte di [[Domiziano]] ([[96]]). Benché alcune parti siano andate perdute, essa è una delle maggiori opere storiche dell'antichità.
==== ''Historiae'' ====
 
=== ''Historiae'' ===
{{vedi anche|Historiae (Tacito)}}
[[File:Lipsius manuscript.jpg|thumb|left|upright=0.8|Frontespizio dell'opera omnia di Tacito in un'edizione del 1598.]]
In uno dei primi capitoli dell'Agricola, Tacito dichiara il suo desiderio di parlare degli anni di Domiziano, di Nerva e di Traiano. Nelle ''Historiae'' il progetto è stato però modificato: nell'introduzione Tacito afferma che si occuperà dell'età di Nerva e di Traiano solo successivamente, mentre si occuperà prima del periodo compreso tra le guerre civili del [[68]]-[[69]] e il regno dei [[Dinastia Flavia|Flavii]]. Sono sopravvissuti soltanto i primi quattro libri e ventisei capitoli del quinto libro, concernenti gli anni 69 e la prima parte del 70. Il lavoro avrebbe dovuto proseguire fino alla morte di Domiziano, avvenuta il [[18 settembre]] [[96]]. Il quinto libro contiene, come preludio alla narrazione della repressione della rivolta [[ebrei|ebrea]] da parte di [[Tito (imperatore romano)|Tito]], un ''excursus'' etnografico sugli ebrei, importante testimonianza dell'atteggiamento dei Romani verso quel popolo.
 
Nel terzo capitolo dell{{'}}''[[De vita et moribus Iulii Agricolae|Agricola]]'' (una delle opere minori pubblicate precedentemente), Tacito aveva dichiarato il suo desiderio di comporre una "memoria della precedente servitù" (ossia il regno di Domiziano) e una "testimonianza dei beni presenti" (i regni di Nerva e Traiano); nelle ''Historiae'' il progetto è però differente: nell'introduzione, Tacito rimanda la sua opera su Nerva e Traiano e decide di occuparsi prima del periodo compreso tra le guerre civili del [[68]]-[[69]] d.C. e il regno dei [[dinastia flavia|Flavii]].
==== Gli ''Annales'' ====
 
Del testo originale sono rimasti conservati soltanto i primi quattro libri, insieme con ventisei capitoli del quinto libro, concernenti gli anni 69 (inizio del regno di Galba) e la prima parte del 70 (rivolta giudaica). Secondo le ricostruzioni, il lavoro avrebbe dovuto proseguire fino alla morte di Domiziano, avvenuta il 18 settembre [[96]]. Il quinto libro contiene, come preludio alla narrazione della repressione della rivolta [[ebrei|ebrea]] durante il principato di [[Tito (imperatore)|Tito]], un ''excursus'' etnografico sugli Ebrei, importante testimonianza dell'atteggiamento dei Romani verso quel popolo.
 
Tacito coglie nell'anno 69 un nodo fondamentale nella storia dell'impero: quello della successione alla dinastia giulio-claudia, con il seguito di guerre civili e intrighi politici, il succedersi rapido dei tre imperatori [[Galba]], [[Otone]], [[Vitellio]], e, infine, l'insediamento della dinastia Flavia con Vespasiano. Galba prende atto, nel suo celebre discorso per la scelta del successore,<ref>Tacito, ''Historiae'', I 15-16.</ref> dell'impossibilità di fare ritorno alla repubblica, afferma la necessità del principato e presenta il principio dell'adozione come scelta del migliore: argomenti che dovevano essere tornati d'attualità nel 97, quando Nerva, con l'adozione di Traiano, aveva trovato un rimedio alla sua debolezza scongiurando una nuova guerra civile.
 
Nella designazione di [[Lucio Calpurnio Pisone Liciniano|Pisone]] come successore di Galba, così come quella di Traiano successore di Nerva, solo apparentemente la scelta del principe dipendeva dal senato: il potere supremo era di fatto succube della volontà degli eserciti, di fronte alla quale il rispetto del ''mos maiorum'' professato da Galba risultava incapace di controllare gli avvenimenti. Tacito prova simpatia per questo vecchio senatore ''capax imperii nisi imperasset'' ("capace di governare, se non avesse governato", I 49) travolto da milizie strapotenti e da una plebe che assisteva alla guerra civile come a uno spettacolo, di fronte a un contesto di violenza generalizzata che fa dettare allo storico cupi quadri di ingiustizia e ritratti di personaggi introspettivamente indagati nei loro momenti meno generosi. L'attenzione allo scandaglio psicologico trova riscontro nello stile franto e sallustianamente disarticolato, ma capace di profonda suggestione artistica.
 
=== Gli ''Annales'' ===
{{vedi anche|Annales (Tacito)}}
[[File:MII.png|thumb|upright=0.9|Una pagina del ''Codex Mediceus II'' dell'XI secolo (c. 38 ''r''), contenente ''Annales'', XV, 44.|alt=]]
Gli ''Annales'' furono l'ultima opera storiografica di Tacito, che copre il periodo che va dalla morte di [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]] (il funerale dell'imperatore è il brano di apertura degli ''Annales'' e chiarisce subito il ruolo dell'autore nell'opera) avvenuta nel [[14]], fino al [[68]].
 
Gli ''Annales'' furono l'ultima opera storiografica di Tacito e per sua esplicita ammissione seguono cronologicamente la composizione delle ''Historiae''<ref>Tacito, ''Annales'' XI, 11.1.</ref> e risalgono con verosimiglianza agli anni seguenti il suo proconsolato d'Asia (112-113). L'opera copre il periodo che va dalla morte di [[Augusto]] (il funerale dell'imperatore è il brano di apertura degli ''Annales'' e chiarisce subito il ruolo dell'autore nell'opera) avvenuta nel [[14]], fino a quella dell'imperatore Nerone, nel [[68]].
 
L'opera era composta di almeno sedici libri, possibilmente diciotto, ma ci sono pervenuti soltanto i primi quattro, l'inizio del quinto e il sesto privo dei capitoli iniziali (questo primo nucleo comprende gli avvenimenti dalla morte di [[Augusto]] a quella di [[Tiberio]] nel 37 d.C.), oltre ai libri XI-XVI con alcune lacune nella prima parte dell'XI e nella seconda parte del sedicesimo libro (regni di Claudio e Nerone), che avrebbe dovuto terminare con l'intero resoconto degli eventi dell'anno [[66]], mentre si interrompe al suicidio di [[Publio Clodio Trasea Peto|Trasea Peto]]. Si presume che i libri dal settimo al dodicesimo parlassero dei regni di [[Caligola]] e [[Claudio]]. I restanti libri dovrebbero trattare del regno di [[Nerone]], forse fino alla sua morte nel giugno del 68. Non è noto se Tacito abbia completato l'opera o se si sia dedicato alle opere che aveva pianificato di fare: è morto prima che potesse finire le biografie di [[Nerva]] e [[Traiano]] e non esistono prove che il lavoro su Augusto e sui primi anni dell'[[impero romano|Impero]] (con cui Tacito intendeva concludere il suo lavoro da storiografo) sia stato effettivamente espletato.
 
In confronto alle ''Historiae'', che favorivano il movimento di eserciti e masse, gli ''Annales'' si focalizzano sui meccanismi dell'Impero e sulla sua corruzione: i protagonisti sono dunque i singoli imperatori, opposti al senato, erede della ''libertas'' repubblicana, ormai solo mero nome senza peso politico. Le figure dei principi sono indagate con introspezione psicologica: Tiberio è descritto come un esempio di falsità e dissimulazione nel presentare il proprio potere come rassicurante continuazione della legalità repubblicana; Claudio invece appare come un inetto privo di volontà, manovrato dai liberti e dalle donne di corte, mentre Nerone è il tiranno privo di scrupoli, la cui follia sanguinaria non risparmia né la madre [[Agrippina minore]] né il suo antico consigliere [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]].
 
Nonostante ciò Tacito rimane convinto della necessità storica del principato, ma coglie l'ambiguità sulla quale è stato fondato da Augusto, che svuotando le magistrature repubblicane da ogni potere ha lasciato terreno fertile per la corruzione, l'intrigo e la decadenza morale; complice di una politica di degrado, dove l'avidità di potere regna sovrana, è anche il senato, diviso fra succube servilismo e sterili atteggiamenti di opposizione. Concordemente all'incupirsi della visione storica di Tacito lo stile degli ''Annales'' accentua le disarmonie, riflettendo l'ambiguità degli avvenimenti e un moralismo sempre più pessimistico in un periodo nervoso e spezzato.
Scrisse almeno sedici libri, ma mancano tutti i libri dal settimo al decimo e parti del quinto, sesto, undicesimo e sedicesimo libro. Il sesto libro termina con la morte di [[Tiberio (imperatore romano)|Tiberio]] e si presume che i libri dal settimo al dodicesimo parlassero dei regni di [[Caligola]] e [[Claudio (imperatore romano)|Claudio]]. I restanti libri dovrebbero trattare del regno di [[Nerone]], forse fino alla sua morte nel giugno del 68, in modo da ricollegarsi con le ''Historiae''. La seconda parte del sedicesimo libro, che avrebbe dovuto terminare con il resoconto degli eventi dell'anno [[66]], è andata perduta. Non è noto se Tacito abbia completato l'opera o se si sia dedicato alle opere che aveva pianificato di fare: è morto prima che potesse finire le biografie di [[Marco Cocceio Nerva|Nerva]] e [[Traiano]] e non esistono prove che il lavoro su Augusto e sui primi anni dell'[[Impero romano|Impero]] (con cui Tacito intendeva concludere il suo lavoro da storiografo) sia stato effettivamente espletato.
 
=== Opere minori ===
Tacito inoltre scrisse tre opere secondarie su vari soggetti: l'Agricola, una biografia del suocero Gneo Giulio Agricola; la Germania, è una monografia sulle terre e le tribù di barbari della Germania; il ''Dialogus de oratoribus'', un dialogo sull'arte dell'oratoria.
 
==== Germania''De Origine et situ Germanorum'' ====
{{vedi anche|De origine et situ Germanorum}}
[[File:Ancient Germania - New York, Harper and Brothers 1849.jpg|thumb|left|upright=1.4|Mappa ricostruttiva della [[Germania Magna]] descritta da Tacito.]]
La Germania (''De origine et situ Germanorum'') è un'opera etnografica su diversi aspetti delle tribù [[germani]]che residenti al di là dell'Impero Romano. La ''Germania'' si inserisce perfettamente all'interno della tradizione etnografica che va da [[Erodoto]] a [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]]. Ciò non toglie che quest'opera si riveli anche come una creazione originale nell'ambito dei generi tradizionali delle letterature classiche, comprendendo anche parti storiche ma soprattutto "ideologiche", quasi "da pamphlet": intenzione neanche troppo nascosta dell'autore, infatti, è descrivere i puri e incorrotti costumi dei Germani per criticare indirettamente i corrotti e degenerati costumi romani. Non solo: anche per istituire una sorta di parallelo tra quello che erano i Germani allora (un popolo rude e semplice e per ciò stesso valoroso in guerra) con quello che i Romani erano stati e ora non erano più, sempre a causa della loro decadenza morale. Questo porta Tacito a "profetizzare" un futuro scontro tra i Germani e Roma in cui i popoli del Nord Europa potrebbero anche risultare vincitori ("''urgentibus imperii fatis''"). L'opera inizia con una descrizione delle terre, delle leggi e dei costumi dei germani (capitoli 1-27); continua quindi con le descrizioni delle singole tribù, iniziando da quelle più vicine ai territori romani e terminando con quelle ai più estremi confini sul [[mar Baltico]], con una descrizione dei primitivi e selvaggi [[Fenni]] e di sconosciute tribù al di là di essi.
 
La ''Germania'' (''De origine et situ Germanorum'') è un'opera etnografica su diversi aspetti delle tribù [[germani]]che residenti al di là dell'Impero Romano. La ''Germania'' si inserisce perfettamente all'interno della tradizione etnografica che va da [[Erodoto]] a [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]]. Ciò non toglie che quest'opera si riveli anche come una creazione originale nell'ambito dei generi tradizionali delle letterature classiche, comprendendo anche parti storiche ma soprattutto "ideologiche", quasi "da pamphlet": intenzione neanche troppo nascosta dell'autore, infatti, è descrivere i puri e incorrotti costumi dei Germani per criticare indirettamente i corrotti e degenerati costumi romani. Non solo: anche per istituire una sorta di parallelo tra quello che erano i Germani allora (un popolo rude e semplice e per ciò stesso valoroso in guerra) con quello che i Romani erano stati e ora non erano più, sempre a causa della loro decadenza morale.
==== Agricola (De vita et moribus Iulii Agricolae) ====
{{vedi anche|Agricola (Tacito)}}
L'''Agricola'' (scritto circa nel 98) racconta la vita di Gneo Giulio Agricola, un eminente generale romano e suocero di Tacito; brevemente l'opera esamina anche la geografia e l'etnografia dell'antica Britannia, come nella Germania, Tacito oppone la libertà dei Bretoni indigeni alla corruzione e alla tirannia dell'Impero; l'opera contiene anche un'eloquente e dura polemica contro l'avidità di Roma contenuta nel discorso messo in bocca al capo dei [[Caledoni]], [[Calgaco]] prima della famosa [[battaglia del monte Graupio]] (cap. XXX):
 
Tacito sostiene che i veri barbari siano i Romani poiché i Barbari rispetto ai Romani avevano un forte senso religioso e amavano la libertà, quest'ultima era quasi negata in questo periodo. Questo porta Tacito a "profetizzare" un futuro scontro tra i Germani e Roma in cui i popoli del Nord Europa potrebbero anche risultare vincitori («''urgentibus imperii fatis''»). L'opera incomincia con una descrizione delle terre, delle leggi e dei costumi dei Germani (capitoli 1-27); continua quindi con le descrizioni delle singole tribù, cominciando da quelle più vicine ai territori romani e terminando con quelle ai più estremi confini sul [[mar Baltico]], con una descrizione dei primitivi e selvaggi [[Fenni]] e di sconosciute tribù al di là di essi.
{{quote
 
|Predatori del mondo intero, i Romani, dopo aver devastato tutto, non avendo più terre da saccheggiare, vanno a frugare anche il mare; avidi se il nemico è ricco, smaniosi di dominio se è povero, tali da non essere saziati né dall'Oriente né dall'Occidente, gli unici che bramano con pari veemenza ricchezza e miseria. Distruggere, trucidare, rubare, questo, con falso nome, chiamano impero e là dove hanno fatto il deserto, lo hanno chiamato pace.
==== ''De vita et moribus Iulii Agricolae'' ====
|Publio Cornelio Tacito, ''[[La vita di Agricola]]'', BUR, Milano, trad.: B. Ceva
{{vedi anche|De vita et moribus Iulii Agricolae}}
|Raptores orbis, postquam cuncta vastantibus defuere terrae, mare scrutantur; si locuples hostis est, avari, si pauper, ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens satiaverit; soli omnium opes atque inopiam pari adfectu concupiscunt. Auferre, tradere, rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant.
[[File:Agricola.Campaigns.78.84.jpg|thumb|upright=0.9|Le [[campagne in Britannia di Agricola]] descritte da Tacito e comprovate da dati archeologici.]]
 
L'''Agricola'' (scritto circa nel 98) è una [[monografia]] dedicata alla vita di Gneo Giulio Agricola, suocero di Tacito, uomo politico ed eminente generale romano, noto per avere conquistato la Britannia. Corpo dell'opera è dunque costituito dalle imprese di Agricola in Britannia (capp.18–38), incorniciato da due parti simmetriche, rispettivamente il racconto della gioventù (capp. 4–9) e degli ultimi anni del protagonista (capp.39–46). È la prima opera scritta da Tacito, con la quale l'autore rompe il suo silenzio in seguito alla morte di Domiziano (che aveva mantenuto una politica di repressione del dissenso intellettuale); la biografia di Agricola anticipa dunque molti dei temi tipici della successiva produzione tacitiana: la questione della legittimità del principato (che Traiano vede come istituzione portatrice di pace) e della sua corruzione (dovuta al degrado delle virtù nell'epoca contemporanea), del silenzio fino ad allora tenuto da parte dell'autore, il problema dei confini dell'impero, le trattazioni etnografiche (anticipando alcuni dei caratteri della ''Germania'', l'opera esamina anche la geografia e l'etnografia dell'antica Britannia), le digressioni di carattere storico (in cui già Tacito ricorre alla storiografia drammatica).
 
L'identificazione del genere letterario di appartenenza dell{{'}}''Agricola'' è forse il suo aspetto più dibattuto negli studi, dai quali emergono una varietà di posizioni che varrebbero da sé a dimostrare la natura composita dell'opera. Saggio storico ed etnografico, biografia elogiativa, encomio, ''[[laudatio funebris]]'' e ''[[consolatio]]'' scritta in ritardo (a causa dell'assenza di Tacito da Roma nel 93, all'epoca della morte del suocero), ''[[pamphlet]]'' politico, ''laudatio'' composta per lettura pubblica: queste sono alcune delle chiavi di lettura che sono state proposte. Sembrerebbe che l{{'}}''Agricola'' sia in realtà un incrocio di vari generi: si può dire che l'intento base della ''laudatio funebris'' prenda spessore nella dimensione della biografia, allargandosi a comprendere spezzoni di storia contemporanea. Per Tacito storico dunque, l'Agricola costituisce un passaggio fondamentale della sua formazione.
 
Infatti, quando fu composta l{{'}}''Agricola'', erano troppi gli interessi in campo perché l'opera potesse avere una chiave di lettura unitaria. Si ricordi infatti che era appena finito il quindicennio di silenzio coatto di Domiziano (81-96 d.C.), e Tacito avvertiva l'esigenza di lasciare una memoria storica che, benché si incardinasse sulla figura del suocero, lo coinvolgesse da vicino: molte delle esperienze vissute dal suocero durante la tirannide venivano infatti ritrovate da Tacito nelle sue stesse esperienze, permettondogli di riflettere nei suoi comportamenti. L'esempio di Agricola non riguarda quindi un astratto modello di virtù, ma coinvolge il modo di vivere e comportarsi in momenti di tirannide, definendo un esempio per le generazioni future.
 
Degni di nota sono l'introduzione (nella quale l'autore lancia una dura invettiva contro l'abbandono delle virtù nella Roma imperiale) e il celebre passo del discorso pronunciato da [[Calgaco]] (capo dei [[Caledoni]]), mentre incita i suoi soldati prima della [[battaglia del monte Graupio]] (cap. XXX). Seguendo i canoni della storiografia drammatica antica, Tacito costruisce un discorso in cui mette in bocca a Calgaco una dura accusa verso l'avidità e l'imperialismo romano:
{{Citazione
|Predatori del mondo intero: quando alle loro ruberie vennero meno le terre, si misero a frugare il mare. Se il nemico è ricco, eccoli avidi; se è povero, diventano arroganti. Né Oriente né Occidente potranno mai saziarli: soli fra tutti gli uomini riescono a essere ugualmente avidi della ricchezza e della povertà. Depredare, trucidare, rubare essi chiamano con il nome bugiardo di impero. Dove passano, creano deserto e lo chiamano pace.|Publio Cornelio Tacito, ''[[De vita et moribus Iulii Agricolae|La vita di Agricola]]'', Newton Compton editori, trad. Gian Domenico Mazzocato
|Raptores orbis, postquam cuncta vastantibus defuere terrae, mare scrutantur; si locuples hostis est, avari, si pauper, ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens satiaverit; soli omnium opes atque inopiam pari adfectu concupiscunt. Auferre, trucidare, rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant.
|lingua=la}}
Tanto famoso è questo brano da rendere proverbiale la locuzione: ''[[Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant]]''. In realtà però Tacito non era a priori contro l'espansione dei confini dell'impero (negli ''Annales'' rimprovera a Tiberio la politica di non espansione); piuttosto era critico verso l'atteggiamento di sfruttamento delle popolazioni conquistate.
 
==== ''Dialogus de oratoribus'' ====
Tanto famoso è questo brano da rendere proverbiale la locuzione: ''[[Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant]]''.
{{vedi anche|Dialogus de oratoribus}}
La data di composizione del ''Dialogus'' è incerta, ma fu probabilmente scritto dopo l{{'}}''Agricola'' e la ''Germania'' (dopo il 100 d.C.), ma alcuni ne datano la composizione tra il 75 e l'80 e la pubblicazione dopo la morte di Domiziano. Molte caratteristiche lo distinguono dagli altri scritti di Tacito, tanto che l'autenticità fu a lungo messa in discussione, nonostante esso, nella tradizione manoscritta, compaia sempre con l{{'}}''Agricola'' e la ''Germania''.
 
Lo stile (oltre alla scelta del genere letterario) entra nella tradizione del dialogo [[Marco Tullio Cicerone|ciceroniano]], modello di riferimento per le opere che, come questa, trattavano di retorica; esso si presenta elaborato ma non prolisso, secondo il canone che esortava l'insegnamento di Quintiliano; esso manca delle incongruenze che sono tipiche delle maggiori opere storiche di Tacito. Potrebbe risalire alla giovinezza di Tacito; la dedica a ''Fabiu Iustus'' potrebbe così indicare soltanto la data di pubblicazione dell'opera e non della sua stesura. Lo scritto riferisce una discussione, che si immagina sia avvenuta nel 75 o 77, e a cui dice di avere assistito, fra quattro oratori dell'epoca, [[Curiazio Materno]], Marco Apro, [[Vipstano Messalla]]<ref>{{Treccani|vipstano-messalla|Vipstano Massalla|accesso=21 settembre 2013}}</ref><ref>Vipstano Messalla (lat. Vipstanus Messalla). - Partigiano di Vitellio (sec. 1º d. C.), si segnalò nella guerra contro Vespasiano (69). Valente oratore, scrisse una storia della sua epoca, della quale restano alcuni frammenti. È uno degli interlocutori del Dialogus de oratoribus di Tacito.</ref> e Giulio Secondo. All'inizio Marco Apro rimprovera a Curiazio Materno di accantonare l'eloquenza per dedicarsi alla poesia drammatica: se ne ricava una discussione in cui Materno sostiene il primato della poesia e Apro dell'eloquenza; segue un dibattito sulla decadenza dell'oratoria, che viene attribuito da Messalla all'educazione moderna e da Curiazio Materno alla fine della repubblica e di quella anarchia che offriva libero campo ai conflitti, non solo verbali.
==== Dialogus de oratoribus ====
La data di composizione del ''Dialogus'' è incerta, ma fu probabilmente scritto dopo l<nowiki>'</nowiki>''Agricola'' e la ''Germania''. Molte caratteristiche lo distinguono dagli altri scritti di Tacito, tanto che l'autenticità può essere messa in discussione, nonostante esso, nella tradizione manoscritta, compaia sempre con l'''Agricola'' e la ''Germania''.
 
LoTacito stilenon -oltreesprime allaun sceltaparere deldiretto genere letterario-ma sembra piùidentificarsi vicinoperlopiù acon [[Marcole Tullioopinioni Cicerone|Cicerone]],espresse cheda nonCuriazio a Tacito. Lo stile si presenta elaborato ma non prolissoMaterno, secondo il canone esortava l'insegnamento di Quintiliano; esso manca delle incongruenze che sonoindica tipichenel delleregime maggioriliberticida operee storiche di Tacito. Potrebbe risalire alla giovinezza di Tacito; la dedica aassolutista dell''Fabiu Iustus'' potrebbe così indicareetà soltantoFlavia la datacausa di pubblicazione dell'opera e nonprincipale della suadecadenza stesura.oratoria Più(pur probabilmente,non l'inusualeidentificandosi stilecompletamente classicoin puòesse: essereil spiegatoriconoscimento dalla volontà di riprendere lo stile ciceroniano, modello di riferimento per le opere che, come questa, trattavano di retorica. Ildella portavocenecessità del pensieroprincipato dinon Tacitoesclude inespressioni questoamaramente dialogorassegnate èe Curiaziola Materno che indicasfiducia nel regimerecupero liberticidadella egrande assolutistaeloquenza dell'età flaviana la causa principale della decadenza oratoriarepubblicana) contrariamente a quanto sosteneva [[Plinio( il giovane)Giovane]], il quale individua la causa della decadenza dell'arte oratoria nella cattiva istruzione della scuola, a quanto sosteneva [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]], che attribuiva a tale causa il degrado della società o a quanto sosteneva [[Petronio Arbitro|Petronio]] all'interno del [[Satyricon]].
 
=== Le fonti ===
Complessivamente Tacito fu uno storico scrupoloso, attento e preciso, ove il pragmatismo e l'obiettività erano per lui elementi di ricerca storica non meno che per gli storici moderni. Questi criteri coesistono però con altre tendenze (moralismo, punto di vista senatorio, storia intesa come spazio drammatico e [[pessimismo (storiografia)|pessimismo]]), che a volte si interpongono, facendo velo alla 'storicità formale', creando cioè l'impressione che lo storico si dimentichi per un istante della ricostruzione oggettiva degli eventi e insegua effetti diversi: retorici, narrativi o politici<ref name= ProgettoOvidio >{{cita web|url=http://www.progettovidio.it/tacito.asp|titolo=Progetto Ovidio-letteratura latina- Tacito|accesso=20 settembre 2013}}</ref>.
Complessivamente, Tacito fu uno storico scrupoloso, attento e preciso. Le piccole inesattezze che si riscontrano negli ''Annales'' potrebbero derivare dal fatto che Tacito morì prima di terminare la sua opera e di farne una rilettura completa.
 
In qualità di senatore, aveva facile accesso ai documenti ufficiali degli ''[[Acta Diurna populi Romani]]'' (atti di governo e notizie su quanto avveniva nell'Urbe) e degli ''Acta senatus'' (i verbali delle sedute del senato) tra cui le raccolte dei discorsi di alcuni imperatori, come Tiberio e Claudio. Utilizzò anche una grande varietà di fonti storiche e letterarie di diversa provenienza. Egli stesso cita tra le sue fonti dirette anche [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il vecchio]], autore dei ''Bella Germaniae'' ("Le guerre in Germania") e un'opera storica che era la continuazione di quella di [[Aufidio Basso]]. Tacito inoltre poté utilizzare alcuni epistolari e varie note. Altre informazioni furono tratte da quegli scritti che rientravano nel genere degli ''exitus illustrium virorum''. Si trattava di una serie di libri su coloro che si erano opposti all'imperatore e da essi stessi redatti; raccontavano il sacrificio dei martiri per la libertà, soprattutto di coloro che si erano suicidati seguendo la morale [[Stoicismo|stoica]]. Tacito si servì di tale materiale soltanto per dare un tono drammatico alla sua storia, senza appoggiare la teoria del suicidio, a suo dire gesto ostentato e politicamente inutile.
Merito di [[Domenico Musti|Musti]] è, nel suo studio sul pensiero romano, l'avere distinto la ''storicità formale'' (di chi scrive storie continuate, formate sugli avvenimenti) dalla ''storicità reale'', misurabile su due fattori inscindibili: 'la ricerca di notizie attendibili e/o documentate, e la loro proiezione su un piano più generale, che sia di valido fondamento per una ricostruzione e valutazione complessiva di una situazione o di un personaggio; insomma, il particolare sicuro e attendibile, da un lato, e il quadro generale, reso verosimile dalla giusta disposizione e ponderazione dei singoli dati, dall'altro'<ref>''art. cit.'' pag. 225-226 di D. Musti, ''Il pensiero storico romano'', in ''Lo spazio letterario di Roma antica'', vol I, Salerno, Roma, 1989, pp. 177-240: in particolare su Tacito le pp. 217-227, con un'importante messa a punto dei caratteri che regolano la storicità nella biografia</ref>. In questo ambito si possono recuperare gli elementi di tipo psicologico, narrativo o di altro genere, nella storiografia, nella loro funzionalità e inquadrandoli nella delineazione di un complesso, che nell'''Agricola'' è unitario e consapevole, non di meno che nelle ''Historiae'' e negli ''Annales''.
 
Infatti, sebbene paradossalmente fosse uno storico "politicamente impegnato" e, talvolta, tendenzioso, ciò non esclude l'attendibilità generale né l'incidenza sulle biografie personali elimina l'attenzione, per quanto sommaria, agli eventi militari, amministrativi e soprattutto alla situazione etico-politica<ref name= ProgettoOvidio />.
 
Le piccole inesattezze che si riscontrano negli ''Annales'' potrebbero derivare dal fatto che Tacito morì prima di terminare la sua opera e di farne una rilettura completa. In qualità di senatore, aveva facile accesso ai documenti ufficiali degli ''[[Acta Diurna|Acta Diurna populi Romani]]'' (atti di governo e notizie su quanto avveniva nell'Urbe) e degli ''Acta senatus'' (i verbali delle sedute del senato) tra cui le raccolte dei discorsi di alcuni imperatori, come Tiberio e Claudio<ref name= ProgettoOvidio />.
 
Utilizzò anche una grande varietà di fonti storiche e letterarie di diversa provenienza, come opere di autori del I secolo, come [[Aufidio Basso]] e [[Marco Servilio Noniano|Servilio Noniano]], per l'epoca di Tiberio, [[Cluvio Rufo]]<ref>{{Treccani|cluvio-rufo|Cluvio Rufo|citazione=Clùvio Rufo (lat. Cluvius Rufus). - Storico latino (I secolo d. C.); fu console prima del 65, poi governatore della Spagna Tarraconese (68-69). Le sue storie, che comprendevano parte dell'impero di Caligola, l'impero di Claudio e di Nerone, e forse anche alcuni avvenimenti del 69, furono con ogni probabilità fonte degli Annali di Tacito}}</ref>, Fabio Rustico e [[Plinio il Vecchio]], autore dei ''Bella Germaniae'' ("Le guerre in Germania"), per l'età neroniana.
 
Inoltre, accanto a questi, fece sovente uso di epistolari, memoriali (negli Annales sono citati quelli di [[Giulia Agrippina Augusta|Agrippina]] e probabilmente [[Gneo Domizio Corbulone|Domizio Corbulone]]) e libelli come gli ''exitus illustrium virorum''<ref name= ProgettoOvidio />: una serie di scritti riguardo a coloro che si erano opposti all'imperatore e da essi stessi redatti, in altri termini raccontavano il sacrificio dei martiri per la libertà, soprattutto di coloro che si erano suicidati seguendo la morale [[Stoicismo|stoica]]. Al riguardo, tuttavia, occorre sottolineare quanto Tacito si sia servito di tale materiale per dare un tono drammatico alla sua storia, senza appoggiare la teoria del suicidio, a suo dire gesto ostentato e politicamente inutile.
 
In conclusione, se in passato si riteneva che Tacito usasse una sola fonte, almeno per ciascuna sezione delle opere maggiori, attualmente, è predominante la teoria per cui lo storico si sia servito di una molteplicità di fonti, talune anche di opposta tendenza e manipolate con una certa libertà<ref name= ProgettoOvidio />.
 
== Stile letterario ==
Tacito fu estremamente attento e competente nell'esposizione, nel lessico e nell'uso di diversi registri linguistici che riflettono i suoi modelli<ref name= Tacitus >{{cita web|url=https://www.britannica.com/EBchecked/topic/579997/Tacitus/7071/Sources#toc7072|titolo=Tacitus (Roman Historian)|accesso= 19 settembre 2013}}</ref>.
Gli scritti di Tacito sono famosi per la loro prosa densa e qualche volta pesante, in contrasto allo stile più leggero dei suoi contemporanei, come [[Plutarco]]. Quando descrive lo scontro dell'esercito romano negli Annales, I, 63, riesce ad essere abbastanza chiaro e preciso, ma ciò è attribuibile soprattutto alla brevità del passo, piuttosto che a frasi decorative.
 
Infatti dalla storiografia greca aveva tratto la capacità di sviscerare eventi complessi in un'esposizione chiara e lineare e l'attenzione ai caratteri, ai soggetti del "dramma storico", di cui fu capace di analizzare, con pochi tratti, le emozioni e la mentalità, in modo da fornire al lettore un quadro completo delle loro personalità, spesso contrastate e contraddittorie<ref name= Tacitus />.
 
Dalla storiografia romana, invece, in modo particolare da [[Gaio Sallustio Crispo]], si riprende la forma annalistica: una cornice per racchiudere le interpretazioni politiche degli eventi e il dramma delle azioni umane<ref name= Tacitus />.
 
Tuttavia ciò che maggiormente impressiona il lettore è l'uso magistrale della parola cui riesce a conferire forza, ritmo e colore: lo stile è elevato, solenne, poetico, tipico della tradizione romana e, come il pensiero, rifugge dalla morbidezza artificiosa<ref name= Tacitus />. Il periodo è secco, conciso, dettato da una forte "inconcinnitas" o asimmetria che rompe ogni facile equilibrio delle frasi in modo tale da enfatizzare, talvolta assai rudemente, determinate parole o determinati concetti creando un impatto formidabile<ref name= Tacitus />. Sono esempio di tale stile i primi libri degli Annales, incentrati sulla figura sfumata, ambigua, di [[Tiberio]] ma in ogni caso l'inconcinnitas permea tutte le opere dello storico.
 
L'opera di Tacito, se certamente non forniva per l'epoca una fonte semplice della storia imperiale, tuttavia, riscosse una forte simpatia presso l'aristocrazia per il pensiero politico dello storico, fu letta e copiata fino a quando, nel IV secolo, [[Ammiano Marcellino]] proseguì il lavoro, riprendendone lo stile. Ancor oggi gli studiosi considerano gli scritti di Tacito come una fonte autorevole, anche se spesso critica, per ricostruire la storia del [[Principato (storia romana)|Principato]] mentre continuano a essere apprezzate come capolavori stilistici<ref name= Tacitus /><ref>Donald R. Dudley. Introduction to: ''The Annals of Tacitus''. NY: Mentor Book, 1966. p. xiv: "No other writer of Latin prose — not even Cicero — deploys so effectively the full resources of the language"</ref>.
Nella maggior parte delle opere Tacito si attiene alla sequenza cronologica dei fatti nella narrazione, e solo raramente delinea l'intero quadro, compito che lascia di solito al lettore. Nonostante ciò, quando abbozza tale quadro, come ad esempio nei paragrafi iniziali degli ''Annales'', gli servono solo poche frasi dense, riguardanti la situazione dell'impero alla morte di [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]] per portare il lettore al centro della storia.
 
=== Approccio alla storia ===
Il metodo storiografico di Tacito deriva esplicitamente dagli esempi della tradizione storiografica precedente (in particolare [[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]]).
 
Celebre è l'affermazione dello stesso Tacito sul proprio metodo storiografico:
 
{{Citazione
{{quote
|Il mioche propositoio èmi riferiresono proposto di narrare [...], senza ostilitàastio e parzialità, dallepoiché l'uno e cuil'altra causemi sono lontanoestranei.
|Publio Cornelio Tacito, ''[[Annales (Tacito)|Annales]]'', I, 1
|Consilium mihi [...] tradere, [...] sine ira et studio, quorum causas procul habeo.
|lingua=la
}}
Riga 150 ⟶ 209:
Sebbene questo sia quanto di più possibile vicino a un punto di vista neutrale nell'antichità, si è discusso molto accademicamente sulla pretesa "neutralità" di Tacito (o "parzialità" per altri, cosa che renderebbe la citazione precedente nulla più che una figura retorica).
 
Attraverso''In incerto iudicium est, fatone res mortalium et necessitate immutabili an forte volvantur''<ref>Sono in dubbio se credere che le vicende umane siano mosse dal destino e da una necessità immutabile o dal caso, ''Annales'' VI 22</ref>. Questa la frase da cui si rivela tutta l'incertezza dell'analisi storiografica tacitiana: egli non si appoggia a un generale disegno filosofico, ma analizza e indaga in modo autonomo il comportamento umano, ''sine ira et studio'', in una prospettiva squisitamente politica. Nonostante nei suoi racconti accadano segni e prodigi (non mancano inoltre accenni alla religione romana), Tacito tende a escludere, quasi in senso [[epicureismo|epicureo]], come regola per gli avvenimenti l'intervento divino. Gli accadimenti umani sono responsabilità solo degli uomini, vittime talvolta dei loro stessi crimini, contro i quali spicca la serenità degli dei. Difatti attraverso i suoi scritti, Tacito sembra primariamente interessarsi alla distribuzione del potere tra il Senato Romano e gli imperatori. Tutti i suoi scritti sono pieni di aneddoti di corruzione e di tirannia fra le classi di governo a Roma, dal momento che esse avevano fallito nel riassesto del nuovo regime imperiale. Gettarono via le loro tanto amate tradizioni culturali di libertà di parola e di rispetto reciproco quando iniziaronoincominciarono a cedere a loro stessi purpure di farfare piacere all'imperatore, spesso inetto (e quasi mai benevolo). Un altro tema ricorrente è l'importanza, per un imperatore, di avere simpatie nell'esercito per salire al comando (e rimanerci). Si noti comunque come la posizione di Tacito non sia ben definita in questo problema: il suo scetticismo coinvolge non solo il soprannaturale ma anche la natura degli uomini, nonostante riconosca nella storia un certo margine di casualità che rende ancora più cupa la visione degli eventi.
Un altro importante tema ricorrente è l'importanza, per un imperatore, di avere simpatie nell'esercito per salire al comando (e rimanerci).
 
Su queste basi Tacito rivolse l'occhio alle vicende storiche vicine. Lo scrittore trascorse la maggior parte della sua carriera politica sotto l'imperatore Domiziano;, cioè sotto un regime di persecuzione degli oppositori e dei dissidenti, e non poteva quindi, da senatore quale era, non considerare la fine della repubblica un'iniqua cessione della libertà in cambio di una misera pace. La sua amara ede ironica riflessione politica può essere spiegata dalla sua esperienza della tirannia, della corruzione e della decadenza tipica del suo periodo ([[81]]-[[96]]). Tacito misetentò di mettere in guardia la società romana dai pericoli derivanti da un potere poco comprensibile ai più, da un amore per il potere non temprato da principi etici validi e dalla generale apatia e corruzione del popolo, problemi sorti a causa della ricchezza dell'impero che ha permessopermise la nascita di questitali aspetti negativi. L'esperienza della tirannia di Domiziano può inoltre essere vista come la causaragione di un ritratto per nulla gentile della gens Giulio-Claudia, aresoci volteda presentataTacito innegli manieraAnnales. amaraTuttavia edTacito ironicaè convinto della necessità dell'impero e non sembra avere rimpianti per ''l'ultima'' repubblica, dove la vita dei cittadini era messa regolarmente a repentaglio a causa delle turbolenze politiche.
Nonostante questo l'immagine di Tiberio presentata nei primi sei libri degli Annali non è ne tragica ne positiva: molti studiosi ritengono che l'immagine di Tiberio descritta nei primi libri sia prevalentemente positiva, mentre nei libri seguenti, a causa della descrizione degli intrighi di Seiano, diventa prevalentemente negativa. Nonostante questo, l'arrivo dell'imperatore Tiberio presentato nei primi capitoli del primo libro è una storia di crimini, dominata dall'ipocrisia sia del nuovo imperatore che stava salendo al potere, sia di chi gli stava attorno; e nei libri seguenti si può trovare una qualche forma di rispetto nei confronti della saggezza ed intelligenza del vecchio imperatore, che ha preferito allontanarsi da Roma per rendere saldo il suo ruolo.
In generale dunque, Tacito non si fa problemi nel dare, nei confronti di una stessa persona, a volte un giudizio di rispetto e altre volte un giudizio di disprezzo, spiegando spesso in maniera aperta quali sono le qualità che lui giudica lodevoli e quali quelle che giudica spregevoli. Una caratteristica di Tacito è quindi il non schierarsi in maniera definitiva a favore o contro le persone che descrive, permettendo ai posteri la possibilità di interpretare le sue opere come una difesa del sistema imperiale o come un suo rifiuto. Una migliore descrizione dell'opera di Tacito "sine ira et studio" è difficilmente spiegabile.
 
D'altronde Tacito sembra convinto, risentendo forse dell'anonimo ''[[Trattato del Sublime|Del Sublime]]'', che non sia possibile l'esistenza di una forma politica o sociale che sia capace di resistere di fronte alla corruzione dei costumi: mentre presso i Germani ''plusque ibi boni mores valent quam alibi bonae leges''<ref>''Germania'' 19,2 Sentenza epigrammatica tipica dell stile di Tacito, chiude il capitolo comparando i 'buoni' costumi dei Germani (''ibi'') alle 'buone leggi' vigenti a Roma (''alibi''), riferendosi alle tre ''leges Iuliae'' promulgate da Augusto nel 18 a.C. e alla ''lex Papia Poppaea'' del 9 a.C., che avevano cercando invano di regolare una materia colpita dalla scomparsa dei valori del ''mos maiorum''.</ref>, a Roma non sembrava bastare la ''felicitas temporum'' inaugurata da [[Nerva]] e [[Traiano]], per il recupero dei ''boni mores'', difatti: 'per la natura della debolezza umana, i rimedi sono più lenti dei mali e, come i nostri corpi crescono lentamente ma si estinguono di colpo, così si potrebbero più facilmente soffocare che richiamare in vita le attività dell'ingegno: infatti si insinua proprio il piacere dell'inerzia stessa, e l'inattività, dapprima odiosa, alla fine è amata'<ref>''Agricola'' 3, 1</ref>. Fu forse proprio questo pessimismo radicale a impedire a Tacito di narrare il principato di Traiano come epoca felice, come si era proposto di compiere nel terzo capitolo dell{{'}}''Agricola''. Nonostante questo l'immagine di Tiberio presentata nei primi sei libri degli Annali non è né tragica né positiva: molti studiosi ritengono che l'immagine di Tiberio descritta nei primi libri sia prevalentemente positiva, mentre nei libri seguenti, a causa della descrizione degli intrighi di Seiano, diventa prevalentemente negativa. Nonostante questo, l'arrivo dell'imperatore Tiberio presentato nei primi capitoli del primo libro è una storia di crimini, dominata dall'ipocrisia sia del nuovo imperatore che stava salendo al potere, sia di chi gli stava attorno; e nei libri seguenti si può trovare una qualche forma di rispetto nei confronti della saggezza e intelligenza del vecchio imperatore che ha preferito allontanarsi da Roma per rendere saldo il suo ruolo. In generale dunque, Tacito non si fa problemi nel dare, nei confronti di una stessa persona, a volte un giudizio di rispetto e altre volte un giudizio di disprezzo, spiegando spesso in maniera aperta quali sono le qualità che lui giudica lodevoli e quali quelle che giudica spregevoli. Una caratteristica di Tacito è quindi il non schierarsi in maniera definitiva a favore o contro le persone che descrive, permettendo ai posteri la possibilità di interpretare le sue opere come una difesa del sistema imperiale o come un suo rifiuto. Una migliore descrizione dell'opera di Tacito "sine ira et studio" è difficilmente spiegabile.
== Lo stile della prosa ==
 
L'abilità di Tacito nello scrivere in latino fu insuperabile: nessun autore gli è considerato pari eccetto forse per [[Cicerone]]. Il suo stile differisce sia da quello caratterizzante l'[[Età dell'Oro]] sia da quello caratterizzante l'Età dell'Argento. Soprattutto grazie alla grande istruzione retorica che lo caratterizza, lo stile presenta una calcolata magnificenza ed eloquenza e appare estremamente conciso; verrà sia deriso e classificato come "duro, sgradevole e scabroso" sia lodato come "severo, conciso, e vigorosamente eloquente".
== Fortuna e tacitismo ==
Lo stile pieno di vigore, tensione e gravità vede l'uso di abbondanti arcaismi e un intento poetico ricercato soprattutto sull'emulazione di Virgilio e nell'uso di costrutti complessi (''Vesperascende die'' per ''vesperi''). La capacità di utilizzo del lessico latino richiama nella mente del letterato, come per simmetria, la capacità di utilizzo del lessico italiano di [[D'Annunzio]], come dimostra l'utilizzo da parte di Tacito di tutta la gamma di termini latini per indicare "la morte" e "la paura" e la sistematica rinuncia a termini tecnici e grecismi in favore di un linguaggio alto.
{{vedi anche|Tacitismo}}
Tacito è spesso ricordato per l'utilizzo di forti discorsi diretti, si ricordi ad esempio il discorso di Calgaco nell'Agricola, i quali danno l'impressione di una solida complicità fra i vertici dello stato (in questo caso militari) e il resto della popolazione.
 
Questo fatto può essere collegato al risentimento dell'autore per la situazione tirannica presente a Roma.
{{Citazione
I lavori storici di Tacito pongono l'accento sulla psiche e sulle intime motivazioni dei personaggi protagonisti e sono spesso conditi da una penetrante perspicacia, sebbene le informazioni non si rivelino sempre veritiere e convincenti. Da il suo meglio quando scrive circa l'ipocrisia e la dissimulazione e deve moltissimo, sia in termini di linguaggio che di metodo a [[Sallustio]]; [[Ammiano Marcellino]] vice-versa sarà lo storico che maggiormente in tempi futuri si rifarà a Tacito.
|Prevedo, e possano le mie previsioni non tradirmi, che le tue storie saranno immortali.
|Plinio il Giovane, epistola 33
|Auguror nec me fallit augurium, historias tuas immortales futuras.
|lingua=la
}}
 
Tacito non fu particolarmente apprezzato nella tarda antichità e ancora meno nel [[Medioevo]]. Delle sue opere meno di un terzo è conosciuto e sopravvissuto: dipendiamo da un unico manoscritto per i libri I-VI degli ''[[Annales (Tacito)|Annales]]'' e da un altro per i libri XI-XVI oltre che per i cinque libri delle ''[[Historiae (Tacito)|Historiae]]''<ref>{{Cita|Grant, 1978|p. 378 f|Grant}}.</ref> anche perché l'antipatia mostrata nei confronti di ebrei e cristiani dell'epoca, lo rendevano assai impopolare presso i dotti medievali, quasi sempre ecclesiastici.
 
Nel [[Rinascimento]], tuttavia, le sue sorti si capovolsero e la sua presentazione drammatica della prima età imperiale ben presto gli fece guadagnare il rispetto dei letterati dell'epoca, fino a quando, secoli più tardi, l'undicesima edizione dell'[[Encyclopædia Britannica Eleventh Edition|Encyclopædia Britannica]] lo ricordò come il più grande storico Romano non solo per lo stile ma anche per l'insegnamento morale e la narrativa drammatica.
 
Tuttavia, oltre che come storico, Tacito divenne importante anche come teorico politico<ref>{{Cita|Mellor, 1995|p. XVII|Mellor}}.</ref> tanto che [[Giuseppe Toffanin]] individuò due schieramenti di commentatori del testo classico: «i tacitisti neri» ([[Scipione Ammirato]], [[Virgilio Malvezzi]]), coloro che leggono Tacito come contestatore del potere assoluto dei monarchi, e «i tacitisti rossi», [[Traiano Boccalini]] l’unico in Italia, che vedono nello storico il demistificatore dei principi.<ref>{{cita pubblicazione|titolo="Canzone sulla Ragion di Stato" di Tommaso Stigliani a Raffaello della Torre|autore=Assunta Tirri|anno=2001|volume=9|rivista=Aprosiana. Rivista annuale di studi barocchi|curatore=Girolamo de Miranda|p=140|ISSN=1590-993X}}</ref><ref>{{Cita|Burke, 1969|pp. 162-163|Burke}}.</ref>
 
== Nella cultura di massa ==
{{Sezione vuota|storia|biografie}}
Tacito è stato tra gli storici [[Civiltà romana|Romani]] più apprezzati nella [[cultura di massa]] e nella [[Epoca contemporanea|contemporaneità]].
 
* Nell'atto IV, scena I dell'[[Enrico V (Shakespeare)|Enrico V]] di [[William Shakespeare]], il sovrano riporta fedelmente alcuni passi tratti dal ''[[Germania (Tacito)|Germania]]'' di Tacito.
* La serie TV ''[[L'Impero romano (serie televisiva)|L'impero Romano]]'' ricalca più volte passi tratti dalle [[Historiae (Tacito)|''Historiae'']] di Tacito.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|cognomeautore=[[Francesco Michel|nome= AlainArnaldi]]|titolo=Tacito e il destino dell'impero|annoedizione= 1973|editore=G. Giulio EinaudiMacchiaroli|città= TorinoNapoli|idanno=ISBN 978-88-06-03800-71973}}
* {{cita libro|autore=Claudio Buongiovanni|titolo=Sei studi su Tacito|edizione=|editore=Loffredo|città=Napoli|anno=2005|isbn=88-7564-095-5}}
* {{cita libro|cognome=Ramorino|nome=Felice|titolo=
* {{cita libro|autore=[[Emanuele Ciaceri]]|titolo=Tacito|edizione=|editore=Unione tipografico-editrice torinese|città=Torino|anno=1941}}
Cornelio Tacito nella storia della coltura‎|editore=Hoepli|città=|anno=1898|id=ISBN 1-120-42996-X <!-- è un libro che AbeBooks stampa su richiesta -->}}
* {{cita libro|autore=[[Pierre Grimal]]|titolo=Tacito. Lo scrittore e il moralista, lo storico e il politico tra la decadenza dei Cesari e il secolo d'oro degli Antonini|edizione=|editore=Garzanti|città= Milano|anno=1991|isbn=88-11-69301-2}}
* {{cita libro|autore=[[Concetto Marchesi]]|titolo=Tacito|edizione=4|editore=G. Principato|città= Messina|anno=1955|isbn=}}
* {{Cita libro|autore=[[Alain Michel]]|altri=Traduzione di [[Alfredo Salsano]], prefazione di Pierre Grimal|titolo=Tacito e il destino dell'impero (Tacite et le destin de l'empire)|edizione=|editore=G. Einaudi|città=Torino|anno=1973 (Collana: Piccola Biblioteca, n. 220)|isbn=}}
* {{cita libro|autore=[[Ettore Paratore]]|titolo=Tacito<!--|anno=1951-->|editore=Istituto Editoriale Cisalpino|città=Milano|anno=1951; 2ª ed., Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1962}}
* {{cita libro|autore=[[Felice Ramorino]]|titolo=Cornelio Tacito nella storia della coltura. Discorso|url=https://archive.org/details/corneliotaciton01ramogoog|edizione=2|editore=Hoepli|città=Milano|anno=1898}}
* {{Cita libro|autore=Angelo Roncoroni|titolo=Tacito|opera=Studia Humanitas|anno=2002|editore=Mondadori Education|città=Milano|cid=Roncoroni 2002|isbn=978-88-434-0905-1}}
* {{cita libro|autore=[[Lidia Storoni Mazzolani]]|titolo=Tacito o della potestas|editore=Passigli|città=Firenze|anno=1996|isbn=978-88-368-0395-8}}
* {{Cita libro|autore=[[Ronald Syme]]|titolo=Tacito|edizione=Edizione italiana a cura di Angelo Benedetti, Traduzione di Carla Marocchi Santandrea, 2 voll.|editore=Paideia|città=Brescia|anno=1967-71}}
 
; In inglese:
Nell'apportare alcune modifiche si è consultato il testo:
* {{cita libro|nome=Herbert W.|cognome=Benario|titolo=An Introduction to Tacitus|url=https://archive.org/details/introductiontota0000bena|anno=1975|editore=University of Georgia Press|città=Athens|isbn=0-8203-0361-5}}
* {{cita libro|cognome=Roncoroni|nome=Angelo||coautori=Roberto Gazich, Elio Marinoni, Elena Sada|titolo=Documenta Humanitatis - Autori, generi e temi della letteratura latina|ede=4|editore=Signorelli Scuola |città=Varese|id=ISBN 978-88-434-1159-7}}
* {{cita libro|autore=[[Peter Burke (storico)|Peter Burke]]|titolo=Tacitism|anno=1969|editore= |città= }}
* {{cita libro|nome=Donald R. |cognome=Dudley |titolo=The World of Tacitus |anno=1986|editore=Secker and Warburg|città=Londra | isbn=0-436-13900-6}}
* {{cita libro|nome=F.R.D.|cognome=Goodyear |titolo=The Annals of Tacitus|anno=1981|editore=Cambridge University Press |città=Cambridge }}
* {{cita libro|nome=Mary L |cognome=Gordon |titolo=The Patria of Tacitus |anno=1936 |editore=The Journal of Roman Studies |città= }}
* {{cita libro|nome=Ronald |cognome=Martin |titolo=Tacitus |url=https://archive.org/details/tacitus0000mart_y9o7 |anno=1981 |editore= Batsford|città=Londra}}
* {{cita libro|nome=Ronald |cognome=Mellor |titolo=Tacitus |anno= 1993|editore= |città=Londra }}
* {{cita libro|nome=Ronald |cognome=Mellor |titolo=Tacitus' Annals |url=https://archive.org/details/tacitusannals0000mell |anno=2011 |editore=Oxford University Press |città=Oxford/New York }}
* {{cita libro|nome=Ronald |cognome=Mellor |titolo='Tacitus: The Classical Heritage |anno= 1995|editore=Garland Publishing |città=New York | isbn=0-8153-0933-3}}
* {{cita libro|nome=Clarence |cognome=Mendell |titolo=Tacitus: The Man and His Work|url=https://archive.org/details/tacitus0000unse_f2v4 |anno=1957 |editore=Yale University Press |città= | isbn=0-208-00818-7}}
* {{cita libro|nome=Oliver P. |cognome=Revilo|titolo=The First Medicean MS of Tacitus and the Titulature of Ancient Books. Transactions and Proceedings of the American Philological Association|anno=1951 |editore= |città= }}
* {{cita libro|nome=Oliver P. |cognome=Revvilo |titolo=The Praenomen of Tacitus|anno=1977 |editore=The American Journal of Philology|città= }}
* {{cita libro|autore=[[Ronald Syme]]|titolo=Tacitus|url=https://archive.org/details/tacitus0002unse|altri=2 voll.|anno=1958|editore=Clarendon Press|città=Oxford| cid=Syme 1958}}
* {{cita libro|nome=John W. |cognome=Taylor|titolo=Tacitus and the Boudican Revolt|anno=1998 |editore=Camuvlos |città=Dublino }}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
{{interprogetto|q=Publio Cornelio Tacito|commons=Gaius Cornelius Tacitus|s=la:Publius Cornelius Tacitus|s_lingua=latino|etichetta=Publio Cornelio Tacito}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.progettovidio.it/tacitoopere.asp|titolo=Tacito - opere|accesso=03-12-2009|autore=Nunzio Castaldi (bukowski)}}
* {{Cita libro|editore= Apud Iuntas, et Baba
* {{cita web|url=http://www.intratext.com/Catalogo/Autori/AUT363.HTM|titolo=IntraText Digital Library: Author Card: Tacitus, Publius (Gaius) Cornelius|autore=Èulogos SpA}}
|nome= Cornelius Tacitus
 
|titolo= Opera omnia et in eum M. Z. Boxhornii, et H. Grotii observationes
{{Portale|Antica Roma|biografie|Lingua latina}}
|città= Venetiis
 
|data= 1645
[[Categoria:Storici romani|Tacito]]
|url= https://books.google.com/books?id=VutfAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl
[[Categoria:Scrittori legati all'Italia]]
}}
* [http://www.intratext.com/Catalogo/Autori/AUT363.HTM ''Opera omnia''] in [[IntraText]], con traduzione inglese e possibilità di analisi delle ricorrenze
* [http://www.thelatinlibrary.com/tac.html ''Opera omnia'' di Tacito] in [[The Latin Library]]
* [http://www.progettovidio.it/tacitoopere.asp ''Opera omnia'' in edizione italiana], con traduzione
 
{{Link AdQ|iaTacito}}
{{Storici romani}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antica Roma|biografie|lingua latina}}
 
[[Categoria:Giuristi romani]]
[[ar:تاكيتوس]]
[[Categoria:Publio Cornelio Tacito| ]]
[[bg:Публий Корнелий Тацит]]
[[Categoria:Cornelii]]
[[bn:কর্নেলিয়ুস তাকিতুস]]
[[Categoria:Governatori romani dell'Asia]]
[[br:Tacitus]]
[[ca:Tàcit]]
[[cs:Tacitus]]
[[cy:Tacitus]]
[[da:Tacitus]]
[[de:Publius Cornelius Tacitus]]
[[en:Tacitus]]
[[eo:Tacito (verkisto)]]
[[es:Tácito]]
[[et:Tacitus]]
[[eu:Kornelio Tazito]]
[[ext:Tácitu]]
[[fi:Tacitus]]
[[fr:Tacite]]
[[fy:Publius Kornelius Tasitus]]
[[gl:Tácito, Historiador]]
[[he:טקיטוס]]
[[hr:Tacit]]
[[hu:Cornelius Tacitus]]
[[ia:Tacito]]
[[is:Tacítus]]
[[ja:タキトゥス]]
[[ka:პუბლიუს კორნელიუს ტაციტუსი]]
[[ko:타키투스]]
[[la:Cornelius Tacitus]]
[[lt:Publijus Kornelijus Tacitas]]
[[lv:Gajs Kornēlijs Tacits]]
[[nds-nl:Publius Cornelius Tacitus]]
[[nl:Publius Cornelius Tacitus]]
[[nn:Tacitus]]
[[no:Tacitus]]
[[pl:Publiusz Korneliusz Tacyt]]
[[pt:Públio Cornélio Tácito]]
[[ro:Tacit]]
[[ru:Публий Корнелий Тацит]]
[[simple:Tacitus]]
[[sk:Tacitus]]
[[sl:Tacit Kornelij]]
[[sq:M. Kornel Taciti]]
[[sr:Тацит]]
[[sv:Publius Cornelius Tacitus]]
[[th:แทซิทัส]]
[[tr:Tacitus]]
[[uk:Публій Корнелій Тацит]]
[[zh:塔西佗]]