Gneo Marcio Coriolano: differenze tra le versioni
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{{Militare
|Nome =
|Immagine = Plau-coriolan02.jpg
|Didascalia = Coriolano, scultura a [[Plau am See]], opera di [[Wilhelm Wandschneider]] (1903).
|Soprannome =
|Data_di_nascita =
|Nato_a =
|Data_di_morte = 527 a.C.
|Morto_a =
|Cause_della_morte = Caduto in battaglia
|Luogo_di_sepoltura =
|Etnia = <!-- solo se enciclopedica -->
|Religione = <!-- solo se enciclopedica -->
|Nazione_servita = [[Repubblica romana]]
|Forza_armata = [[Esercito romano]]
|Arma =
|Corpo =
|Specialità =
|Unità =
|Reparto =
|Anni_di_servizio =
|Grado = [[Dux]]
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = [[Roma e le guerre con Equi e Volsci|Guerre tra romani e volsci]]
|Campagne =
|Battaglie = [[Battaglia del lago Regillo]]
|Azioni =
|Comandante_di =
|Decorazioni = [[Corona civica]]
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro =
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref =
}}
{{Bio
|Nome =
|Cognome = Coriolano
|PostCognome = ({{Latino|Gnaeus Marcius Coriolanus}})<ref>Per quanto il prenome ''Gnaeus'' sembra il più attendibile, le fonti sono discordanti: si trova talvolta appellato ''Gaius'', talaltra ''Quintus''; {{cita libro |cognome=Verheijk |nome=Hendrik |titolo=Eutropii Breviarium historiae romanae |città=Regno Unito |editore=A. J. Valpy |anno=1821 |pagina=289}}</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[527 a.C.
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|
|Attività = politico
|Attività2 = generale
|Nazionalità = romano
|
}}
== Biografia ==
Il giovane Gneo Marcio, non ancora Coriolano, partecipò come semplice soldato alla decisiva [[battaglia del lago Regillo]], distinguendosi per il proprio valore, tanto da meritare la [[corona civica]] per aver salvato da solo in battaglia un altro cittadino romano.<ref>Plutarco, ''Vite parallele'': ''Vita di Coriolano'', III.3, pag. 123.</ref>
{{
=== L'eroe della presa di Corioli ===
Nel [[493 a.C.]], Consoli [[Postumio Cominio Aurunco]] e [[Spurio Cassio Vecellino]], a Roma, per quella che sarebbe stata ricordata come la prima ''[[secessio plebis]]'', la [[Plebei|plebe]] si era ritirata sul [[Monte Sacro]].
La situazione era poi resa oltremodo complicata dalla necessità di definire un nuovo trattato (''[[Socii e Foederati|Foedus]]'') con i [[Latini]], compito che fu affidato al Console Spurio Cassio, trattato che da lui prese di nome (''[[Foedus Cassianum]]''), e dai preparativi bellici intrapresi dai [[Volsci]], contro cui si decise di intraprendere l'ennesima azione militare, affidandola al Console Postumio Cominio.
Postumio Cominio iniziò la campagna militare guidando l'Esercito Romano contro i Volsci di [[Antium]], città che venne espugnata. Successivamente l'Esercito Romano marciò contro le città volsce di [[Longula]], [[Polusca]] e [[Corioli]], tutte e tre conquistate dai Romani, quest'ultima con l'apporto decisivo di Gneo Marcio, tanto che [[Tito Livio]] annota:
{{Citazione|…L'impresa di Marcio eclissò la gloria del Console al punto che, se il trattato coi Latini, concluso dal solo Spurio Cassio in assenza del collega, non fosse rimasto inciso a perenne memoria su una colonna di bronzo, nessuno si ricorderebbe che Postumio Cominio combatté contro i Volsci|[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', [[s:la:Ab Urbe Condita/liber II|lib. II, par. 33]]}}
=== Dai contrasti tra patrizi e plebei all'esilio ===
Intanto a Roma la prima ''[[secessio plebis]]'' e la conseguente mancata coltura dei campi aveva provocato un rincaro del grano e la necessità della sua importazione. Sotto il consolato di [[Marco Minucio Augurino]] e [[Aulo Sempronio Atratino (console 497 a.C.)|Aulo Sempronio Atratino]], nel [[491 a.C.]], Coriolano si oppose fortemente alla riduzione del prezzo del grano alla plebe, che lo prese in forte odio.
In effetti la contesa non riguardava tanto il prezzo del grano, ma il conflitto tra plebei e patrizi, con questi ultimi che ancora non si erano rassegnati all'istituzione dei [[Tribuno della plebe|tribuni della plebe]], e cercavano in tutti i modi di contrastarne l'azione. In un contesto di feroci attacchi politici, Coriolano rappresentava l'ala più oltranzista dei patrizi, che propugnava il ritorno alla situazione antecedente alla concessione del tribunato ai plebei, e per questo motivo era attaccato violentemente da questi. Durante una di queste infuocate assemblee mancò poco che Coriolano fosse mandato a morte, gettato dalla [[rupe Tarpea]].
{{Citazione|…A questo punto Sicinnio, il più impudente dei tribuni, dopo una breve consultazione con i colleghi, proclamò davanti a tutti che Marcio era stato condannato a morte dai tribuni della plebe, e ordinò agli edili di portarlo immediatamente sulla rocca Tarpea e di gettarlo giù nella voragine.|[[Plutarco]], [[Vite parallele]], 6. Gneo Marcio Coriolano e Alcibiade, XVIII, 4}}
Alla fine fu citato in giudizio dai tribuni della plebe, e a questo punto le versioni di Livio e Plutarco divergono. Secondo Livio,<ref>Tito Livio, ''Ab Urbe condita libri'', [[s:la:Ab Urbe Condita/liber II|lib. II, par. 35]].</ref> Gneo Marcio rifiutò di andare in giudizio, scegliendo l'esilio volontario presso i [[Volsci]], e per questo motivo fu condannato in contumacia all'esilio a vita. Invece per Plutarco<ref>Plutarco, ''Vite parallele'', VI: ''Gneo Marcio Coriolano e Alcibiade'', XX, 4.</ref> Gneo Marcio fu sottoposto al giudizio del popolo con l'accusa di essersi opposto al ribasso dei prezzi del grano, e per aver distribuito il tesoro di Anzio tra i commilitoni, invece di consegnarlo all'Erario. Anche per Plutarco, la condanna fu quella dell'esilio a vita.
=== La guerra contro Roma ===
Gneo Marcio scelse di recarsi in esilio nella città di Anzio,<ref>Plutarco, ''Vite parallele'', VI: ''Gneo Marcio Coriolano e Alcibiade'', XXII, 1.</ref> ospite di [[Attio Tullio]],<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], ''[[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]]'', VIII, 1.</ref> eminente personalità tra i Volsci. I due, animati da forti sentimenti di rivincita nei confronti di Roma, iniziarono a tramare affinché tra i Volsci, più volte battuti in scontri campali dall'esercito romano, si sviluppassero nuovamente motivi di risentimento contro i Romani, tali da far nascere in questi il desiderio di entrare in guerra contro il potente vicino.<ref>Tito Livio, ''Ab Urbe condita libri'', [[s:la:Ab Urbe Condita/liber II|lib. II, par. 36, 37, 38]].</ref>
{{Citazione|… Marcio e Tullo discutevano di nascosto in Anzio con i più potenti e li spingevano a scatenare la guerra mentre i Romani si combattevano tra loro. Ma mentre i Volsci erano trattenuti dal pudore perché le due parti avevano concordato una tregua e un armistizio di due anni, e furono i Romani a fornire loro stessi il pretesto, annunziando durante certi spettacoli e giochi, sulla base di qualche sospetto o falsa accusa, che i Volsci dovevano lasciare la città prima del tramonto. …|[[Plutarco]], ''[[Vite parallele]]'', 6: ''Gneo Marcio Coriolano e Alcibiade'', XXVI, 1}}
Alla fine i Volsci decisero per una nuova guerra contro Roma,<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 9.</ref> ed affidarono a Coriolano e ad Attio Tullio il comando dell'esercito.<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 11.</ref> Quindi i due comandanti si risolsero a dividersi le forze, rivolgendosi Attio ai territori dei Latini, per impedire che portassero soccorso a Roma, e Coriolano a saccheggiare la campagna romana, evitando però di attaccare le proprietà dei patrizi, così da fomentare il [[conflitto degli ordini]] tra patrizi e plebei. L'espediente ebbe successo, tanto da permettere ai due eserciti Volsci, di tornare nel proprio territorio, carichi di bottino e senza aver subito alcun attacco dai Romani.<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 12.</ref>
Successivamente, mentre Attio proteggeva con il proprio esercito la città.<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 13.</ref>, Coriolano volse il proprio esercito contro la colonia romana di Circei che fu presa, mentre Roma non reagiva per il montare della discordia tra i due ordini<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 14.</ref>
Alla fine a Roma si decise di arruolare un esercito, e si permise agli alleati Latini di prepararne uno per proprio conto, in quanto Roma non era in grado di difenderli dalle incursioni dei Volsci.<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 15.</ref> Ai Volsci, che si preparavano alla guerra, si aggiunse poi la rivolta degli [[Equi]].<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 16.</ref> Coriolano, al comando del proprio esercito quindi prese [[Tolerium]],<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 17.</ref> [[Bola]],<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 18.</ref> [[Labicum]], [[Corbione]], [[Bovillae]] e pose l'assedio a [[Lavinio (città antica)|Lavinium]],<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 19-20.</ref> senza che i Romani portassero aiuto a queste città.
Quindi Coriolano si accampò a sole cinque miglia dalle mura della città in località [[Fossae Cluiliae|Cluvilie]],<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 22.</ref> dove fu raggiunto da un'ambasceria composta da cinque ambasciatori. Per tutti parlò [[Marco Minucio Augurino]],<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 23-28.</ref> senza però riuscire a far desistere Coriolano dal proprio intento; anzi i Volsci, sempre guidati dal condottiero romano, presero [[Longula]], [[Satrico|Satricum]], [[Polusca]], le città degli Albieti, [[Mugillae]] e vennero a patti con i [[Corioli|Coriolani]].<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 36.</ref>
Leggermente diversa la versione di Tito Livio:
{{Citazione|Quindi conquistò Satrico, Longula, Polusca, Corioli, Mugilla, tutte città recentemente sottomesse dai Romani. Poi riprese Lavinio e di lì, raggiungendo la via Latina tramite delle scorciatoie, catturò una dopo l'altra Corbione, [[Vitellia (città antica)|Vetelia]], Trebio, Labico, Pedo. Infine da Pedo marciò su Roma e si accampò presso le fosse Cluilie, a cinque miglia dalla città|[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', [[s:la:Ab Urbe Condita/liber II|lib. II, par. 39]]}}
[[File:Poussin Coriolan Les Andelys.jpg|thumb|''Veturia ai piedi di Coriolano'' di [[Nicolas Poussin]].]]
Qui, alle porte dell'Urbe, al IV miglio della [[Via Latina]], ossia al confine dell{{'}}''Ager Romanus Antiquus'' (nei pressi dell'attuale Via del Quadraro), mentre i consoli del [[488 a.C.]], [[Spurio Nauzio Rutilo|Spurio Nauzio]] e [[Sesto Furio Medullino Fuso|Sesto Furio]], organizzavano le difese della città, venne fermato dalle implorazioni della madre [[Veturia]] e della moglie [[Volumnia]], accorsa con i due figlioletti in braccio, che lo convinsero a desistere dal proprio proposito di distruggere Roma.<ref name="AppianoI">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''[[Storia romana (Appiano)|Storia romana]]'', Liber II, 3-5.</ref>
{{Citazione|…Coriolano saltò giù come una furia dal suo sedile e corse incontro alla madre per abbracciarla. Lei però, passata dalle suppliche alla collera, gli disse: «Fermo lì, prima di abbracciarmi: voglio sapere se qui ci troviamo da un nemico o da un figlio e se nel tuo accampamento devo considerarmi una prigioniera o una madre.|[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', [[s::la:Ab Urbe Condita/liber II|lib. II, par. 40]]}}
=== Morte ===
Tito Livio<ref>Tito Livio, ''Ab Urbe condita libri'', [[s:la:Ab Urbe Condita/liber II|lib. II, par. 40]].</ref> riporta come non ci fosse concordanza sulla morte di Coriolano; secondo parte della tradizione, fu ucciso dai Volsci, che lo considerarono un traditore per aver sciolto l'esercito sotto le mura di Roma; secondo Fabio, morì di vecchiaia in esilio.
Plutarco e [[Dionigi di Alicarnasso]] raccontano come Coriolano fu ucciso da una congiura, capitanata da Attio Tullio, mentre si stava difendendo in un pubblico processo ad Anzio, dove era stato messo sotto accusa dai Volsci per essersi ritirato, senza aver combattuto, da Roma.<ref>Plutarco, ''Vite parallele'', VI: ''Gneo Marcio Coriolano e Alcibiade'', XXXIX.</ref><ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 58-59.</ref><br/>
Poi, però, fu dimostrato che l’azione non era affatto condivisa da tutti, sicché fu seppellito con grandi onori e il sepolcro di Coriolano, ornato con armi e spoglie, fu considerato dalla popolazione il sepolcro di un eroe e di un grande generale. I Romani, invece, non gli tributarono onori quando seppero della sua morte, né tuttavia gli serbarono rancore, tant'è vero che alle donne fu consentito portare il lutto fino a un massimo di 10 mesi.<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', VIII, 62.</ref>
[[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], nel ''[[Brutus (Cicerone)|Brutus]]'', nel paragonare Coriolano a Temistocle ne accomuna la sorte: si sarebbero entrambi tolti la vita una volta allontanati dalla patria.<ref>[[Cicerone]], ''[[Laelius de amicitia]]'', XII, 42.</ref>
== Critica storica ==
{{Senza fonte|Secondo parte della moderna storiografia Coriolano rappresenta un personaggio [[leggenda]]rio, creato per giustificare le sconfitte dei Romani nelle guerre contro i Volsci nella prima epoca repubblicana, guerre che arrivarono a minacciare l'esistenza stessa di Roma. I Romani trovarono giustificazione delle loro ripetute sconfitte, nella credenza che solo un condottiero romano avrebbe potuto sconfiggere un esercito romano. La circostanza che Coriolano non appaia tra i [[Fasti consulares]] aumenta il dubbio che si sia trattato di un personaggio storico.}}
==Nella cultura di massa==
[[William Shakespeare]], ispirandosi a Plutarco, gli dedica l'[[Coriolano (Shakespeare)|omonima tragedia]], alla cui trama semplice si oppongono psicologie particolarmente contorte per una sensibilità contemporanea. Coriolano è una sorta di supereroe ma dal carattere fragile e con comportamenti sprezzanti verso il popolo.
[[Bertolt Brecht]] ne comporrà un adattamento in tedesco, rimasto incompiuto, tra il 1951 e il 1953.
Nel 2011 esce l'adattamento cinematografico ''[[Coriolanus]]'', diretto da [[Ralph Fiennes]], di cui Coriolano è il protagonista.
Ispirata pure alla vicenda di Coriolano è un'[[ouverture]] di [[Beethoven]] ([[Coriolano (ouverture)|op. 62]], in do min.) del 1807, composta per la tragedia teatrale omonima di [[Heinrich Joseph von Collin|Heinrich J. von Collin]] del 1804.
Nel 1931, [[T.S. Eliot]] dedicherà al personaggio una serie di poemi intitolati "Coriolano", rimasta incompiuta.<ref>{{Cita web|lingua=en|url=https://tseliot.com/|titolo=T. S. Eliot|sito=tseliot.com|accesso=2025-06-05}}</ref>
Nel 1964 esce il film ''[[Coriolano, eroe senza patria]]'', diretto da Giorgio Ferroni, basato sulla leggenda di Coriolano.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Gordon|cognome=Scott|nome2=Alberto|cognome2=Lupo|nome3=Lilla|cognome3=Brignone|data=1964-03-05|titolo=Coriolano eroe senza patria|editore=Comptoir Français du Film Production (CFFP), Dorica Film, Explorer Film '58|accesso=2025-06-05|url=https://www.imdb.com/it/title/tt0056954/}}</ref>
Il romanzo del 2007 ''Roma'', scritto da [[Steven Saylor]], presenta Coriolano come il figlio di una [[Patrizio (storia romana)|patrizia]] e di un [[Plebei|plebeo]], la cui visione del proprio tempo è influenzata dai propri natali. Raggiunge la carica di [[Senato romano|senatore]] grazie ai suoi successi militari e alle sue conoscenze altolocate. Quando propone l'abolizione del [[Tribuno della plebe|tribunato della plebe]], incontra l'opposizione della plebe e dei suoi magistrati. Coriolano fugge prima del processo, facendo cadere in disgrazia la sua famiglia, per allearsi con i Volsci e combattere contro Roma. La sua campagna militare ha successo, ma l'avanzata delle truppe viene interrotta da Coriolano stesso, persusaso dalle suppliche delle [[Matrona (antica Roma)|matrone]] romane, tra cui compaiono la madre e la moglie del generale. I soldati di Coriolano allora si rivoltano contro di lui, uccidendolo.<ref>{{Cita libro|lingua=en|nome=Steven|cognome=Saylor|titolo=Roma: A Novel of Ancient Rome|url=https://books.google.it/books/about/Roma.html?id=VkeduAAACAAJ&redir_esc=y|accesso=2025-06-05|data=2011-06-07|editore=St. Martin's Press|ISBN=978-1-250-00060-6}}</ref>
Il saggio ''[[Le 48 leggi del potere]]'', scritto da [[Robert Greene (scrittore)|Robert Greene]] nel 1999, usa Coriolano come esempio negativo alla voce 4 dell'elenco.<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Robert|cognome=Greene|titolo=Le 48 leggi del potere|url=https://books.google.it/books/about/Le_48_leggi_del_potere.html?id=D3kCEQAAQBAJ&redir_esc=y|accesso=2025-06-05|data=2024-04-16|editore=Baldini & Castoldi|ISBN=978-88-6620-169-4}}</ref>
Nei romanzi della saga ''[[Hunger Games (serie di romanzi)|Hunger Games]]'', l'antagonista principale si chiama Coriolanus Snow, dal nome del leggendario condottiero.<ref>{{Cita news|lingua=en|nome=Laura|cognome=Miller|url=https://slate.com/culture/2020/05/hunger-games-songbirds-snakes-names-meanings-explained.html|titolo=All the Hidden Meanings of the Names in the New Hunger Games|pubblicazione=Slate|data=2020-05-22|accesso=2025-06-05}}</ref>
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* [[
* [[
* [[
* [[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', I, 14-15 (che lo chiama Quinto).
== Voci correlate ==
* [[Gens Marcia]]
* [[Volumnia]]
* [[Veturia]]
* ''[[Coriolano (Shakespeare)|Coriolano]]'', tragedia di [[William Shakespeare]]
==
{{Interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
{{Collegamenti esterni}}
{{Plutarco}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antica Roma|biografie|guerra|politica}}
[[Categoria:Marcii]]
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