Dialetto tarantino: differenze tra le versioni
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{{C|Mancanza di fonti certe e solide, soprattutto nei paragrafi iniziali che trattano la storia del dialetto tarantino; riguardo agli aspetti consonantico-fonetici, la sezione è parzialmente provvista di fonti, tuttavia non sono sufficienti a spiegare ipotesi di origini di più vocaboli e la loro conseguente evoluzione nell'attuale parlata tarantina. Molte di queste sono azzardate, e non supportate validamente (si veda unica citazione del Mancarella, riportato in voce, ma di cui manca un riferimento testuale/extra-testuale su cui poter essere certi.|linguistica|gennaio 2016}}
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|estratto = Tutte le crestiáne nàscene libbere, parapatte 'ndegnetáte e iusse. Tènene 'a rascióne e 'a cuscènze, e s'honne a ccumburtà l'une pe ll'ôtre accume a ffráte.
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}}
'''Il dialetto tarantino''' ('u tarandíne), o vernacolo cataldiano<ref>N. Gigante (2002), Dizionario della parlata Tarantina</ref> (così chiamato, a partire dal Novecento, in onore del santo patrono cittadino), è un dialetto parlato principalmente nella città di Taranto (e con varietà specifiche in alcuni comuni limitrofi) dove presenta differenze tra la variante della Città Vecchia e quella del Borgo Nuovo<ref>G. Rohlfs, Scavi Linguistici nella Magna Grecia, (1975), Congedo</ref>. Oggi è parlato anche nei comuni limitrofi di Statte e Leporano dalla maggioranza della popolazione<ref>Dati ISTAT (2011), ''Diffusione dei dialetti locali in Puglia''</ref>, mentre a Monteiasi presenta caratteristiche più nettamente salentine. Dal punto di vista linguistico, il tarantino occupa una posizione di transizione tra i dialetti salentini (appartenenti al gruppo dei dialetti meridionali estremi) e quelli apulo-baresi (appartenenti al gruppo dei dialetti meridionali intermedi)<ref>Rohlfs, G. (1977), ''Grammatica storica dei dialetti italogreci''. Beck</ref><ref>Savoia, L.M. (2017), ''I dialetti italiani: storia e struttura''. Il Mulino</ref><ref>''Pellegrini, G.B. (1977). Carta dei dialetti italiani''. Pacini Editore</ref>. La peculiarità del tarantino è stata spesso attribuita al suo sostrato greco, risalente all'antichità e mantenutosi fino al XVI secolo, quando il greco era ancora parlato accanto ai volgari romanzi nella zona<ref>Horrocks, G. (2010), ''Greek: A History of the Language and its Speakers''. Wiley-Blackwell.</ref><ref>Katsoyannou, M. (2015), ''The Greek Linguistic Heritage in Southern Italy''. ''Byzantine and Modern Greek Studies''.</ref>. Questo tratto accomuna il tarantino ai dialetti meridionali estremi (salentino, calabrese meridionale e siciliano), con cui condivide numerosi elementi lessicali e strutturali di origine greca<ref>Ledgeway, A. (2020), ''Greek and Romance in Southern Italy: History and Contact''. Oxford University Press</ref><ref>Rohlfs, G. (1956), ''Vocabolario dei dialetti salentini''</ref>. Studi recenti hanno evidenziato come tali caratteristiche non siano semplici prestiti, ma veri e propri elementi strutturali originari dell'antica koinè magnogreca<ref>De Angelis, A. (2017), ''Microvariation in Southern Italo-Romance''. Mouton de Gruyter</ref>.
== Storia ==
{{Vedi anche|Storia di Taranto}}
Il dialetto tarantino rappresenta una varietà linguistica di particolare interesse nell'ambito dei dialetti meridionali, sviluppatosi attraverso un complesso processo di stratificazione storica. La sua evoluzione, iniziata con la romanizzazione del 272 a.C., si è svolta su un sostrato prelatino particolarmente ricco e articolato.
'''Le radici antiche'''
La grecità tarantina costituisce l'elemento più caratterizzante. A Taranto il greco - introdotto con la colonizzazione spartana del 706 a.C. - mantenne una vitalità straordinaria. Come attestano ad esempio De Vincentiis (1872)<ref>De Vincentiis, D.L. (1872). ''Vocabolario del dialetto tarantino'', p.145</ref> e recenti studi di Ledgeway (2020)<ref>Ledgeway, A. (2020). ''Greek and Romance in Southern Italy'', Oxford, p.189</ref>, questa persistenza ha lasciato tracce profonde non solo nel lessico (con centinaia di termini greci ancora oggi attestati in tutti i campi semantici), ma soprattutto nella struttura grammaticale, con peculiarità come la perdita dell'infinito e il particolare sistema di marcazione ipotetica che avvicinano il tarantino agli altri dialetti meridionali estremi. Esempi:
* Oltre 700 termini greci in ambiti lessicali fondamentali (es. "''apele''" < άπαλος per "morbido", "''<nowiki/>'nànghe''" < ανάγκη per "voglia")
* Strutture sintattiche peculiari come la perdita dell'infinito (es. "vogghie cu mange" invece di "voglio mangiare")
* Tratti fonetici come la riduzione del vocalismo (η > i, ω > u)
'''La latinizzazione e il periodo romano'''
Il processo di latinizzazione dell'area tarantina presentò caratteristiche particolari. Il latino volgare qui sviluppatosi conservò numerosi arcaismi. Contemporaneamente, come evidenziato ad esempio da Rohlfs e da Gigante (2002)<ref>Gigante (2002), p. V</ref>, alcuni tratti fonetici, come il particolare trattamento delle vocali, tradiscono l'influsso del sostrato osco. Esempi:
* Conservazione di arcaismi come la costruzione "scére + gerundio" (es. "scé mangiènne" per "sta mangiando") dal latino "ire iendo"
* Tratti oschi nell'articolazione vocalica, responsabili delle successive dittongazioni (o > ue)
'''Il medioevo bizantino e il mito longobardo'''
Il periodo bizantino rappresentò per Taranto una nuova fase di ellenizzazione, seppur in forme diverse dall'epoca classica. Contrariamente a quanto spesso sostenuto nella letteratura tradizionale, le influenze longobarde furono marginali e limitate a pochi prestiti lessicali comuni a tutta l'area romanza<ref>Fanciullo, F. (1996). ''Fra Oriente e Occidente: per una storia linguistica dell'Italia meridionale, p. 132, 135''</ref>. Le caratteristiche dittongazioni tarantine, spesso erroneamente attribuite all'influsso germanico, trovano invece la loro spiegazione nel sostrato osco, come dimostrano i recenti studi di Loporcaro (2009)<ref>Loporcaro, M. (2009). ''Profilo linguistico dei dialetti italiani''. Laterza, p. 178, 181, 183</ref>. Esempi:
* L'influsso longobardo fu limitato a pochi termini (es. "guerra", "faida")
* Le dittongazioni (es. "muèrte" per "morto") derivano dal sostrato osco
* Il greco bizantino arricchì ulteriormente il lessico (es. "''zìmmere''" < τσίμμαρο per "capra")
'''Dai Normanni all'età moderna'''
Con l'arrivo dei Normanni nell'XI secolo si avviò un lento processo di riallineamento del tarantino agli altri volgari meridionali. I successivi domini angioino, aragonese e spagnolo, oltre alla breve parentesi saracena, introdussero vari elementi arabi, galloromanzi e iberici, seppur in misura minore rispetto ad altre zone del Regno di Napoli. Esempi:
* Prestiti normanni o francesi (es. "''accattare''" da achatter per "comprare")
* Arabismi (es. "''salamelìcche''" da ''salam alaikum'' per "convenevoli essagerati")
* Castiglianismi (es. "''muntòne''" da ''montòn'' per "mucchio")
'''L'età contemporanea'''
Il Novecento ha rappresentato per il tarantino un periodo di profonde trasformazioni. L'industrializzazione e i massicci flussi migratori interni hanno accelerato un processo di standardizzazione regionale, con una progressiva attenuazione dei tratti più marcatamente salentini che avevano caratterizzato il dialetto fino ai primi decenni del XX secolo<ref>''Savoia, L.M. (2017). I dialetti italiani: storia e struttura. Il Mulino, p. 304''</ref><ref>''Loporcaro, M. (2009). Profilo linguistico dei dialetti italiani. Laterza, p. 291''</ref><ref>''De Angelis, A. (2019). "Dialetto e identità a Taranto". Rivista Italiana di Dialettologia 43: 89-114''</ref><ref>''Archivio Comunale di Taranto, Fondo Demografico (1951-1971)''</ref>. Tuttavia, l'impronta greco-romanza più profonda continua a resistere nella struttura grammaticale e nel lessico di base
== Classificazione ==
'''La complessa classificazione del tarantino'''
Negli ultimi due secoli, il dibattito sulla collocazione del tarantino ha diviso la linguistica meridionalista. La questione fondamentale è se considerarlo:
# Un dialetto alto-meridionale (gruppo "meridionale intermedio") con influenze salentine
# Un dialetto estremo-meridionale (gruppo "meridionale estremo") con peculiarità locali
# Una varietà autonoma all'interno di uno di questi due gruppi, data la sua unicità<ref>Loporcaro, M. (2009). ''Profilo linguistico dei dialetti italiani''. Laterza, p. 152-155</ref>
'''Le tesi alto-meridionali'''
Michele De Noto, nel pionieristico "Appunti di fonetica del dialetto di Taranto", fu il primo a notare divergenze fonetiche con il Salento<ref>De Noto, M. (1897). ''Appunti di fonetica sul dialetto di Taranto (vocalismo e consonantismo)''. Trani: V. Vecchi. 39 pp</ref>. Rosa Anna Greco ("Ricerca sul verbo nel dialetto tarentino")<ref>Greco, R.A. (1955). ''Ricerche sul verbo nel dialetto tarantino''. In "Rivista di Studi linguistici salentini", vol. 6, pp. 71-120. Congedo Editore</ref> e G.B. Mancarella ("Nuovi contributi per la storia della lingua a Taranto")<ref>Mancarella, G.B. (1957). ''Nuovi contributi per la storia della lingua a Taranto''. Taranto: Edizioni del Centro Studi Tarantini.</ref> evidenziarono tratti comuni con l'area centro-meridionale, ad esempio:
* Metafonia e dittongamento condizionato (es. 'nzóre, próche)
* Sonorizzazione delle postnasali (-NT- > -nd-)
* Sistema verbale con doppie desinenze (-àmme, -èmme)
'''Le tesi estremo-meridionali'''
Heinrich Lausberg<ref>Loporcaro (2009) in ''Profilo linguistico dei dialetti italiani, p. 159''</ref>, Gerhard Rohlfs<ref>Rohlfs, G. (1977) ''Grammatica storica dei dialetti italogreci''. Beck, p. 203</ref><ref>De Angelis (2017) in ''Microvariation in Southern Italo-Romance, p. 114''</ref> sostennero invece l'appartenenza al gruppo siciliano-salentino, notando, ad esempio:
* Esiti vocalici aperti (cuèdde, strètte)
* Uso della congiunzione "cu" + indicativo per l'infinito
* Quasi 1000 grecismi condivisi col Salento
'''La prova decisiva: elementi estremo-meridionali profondi'''
Recenti studi dimostrano che il tarantino condivide con i dialetti estremo-meridionali tratti strutturali che secondo Thomason & Kaufman, ed altri autori già menzionati<ref>Ledgeway (2020), p. 401</ref><ref>Katsoyannou (2015), cit. 4</ref>, appartengono al livello 4-5 della scala di borrowability (prestiti possibili solo in caso di bilinguismo prolungato o sostrato)<ref>Thomason, S.G. & Kaufman, T. (1988). ''Language Contact, Creolization, and Genetic Linguistics''. University of California Press. p. 74-76</ref>:
# '''Sintassi salentina''':
* Perdita dell'infinito ("vogghie cu vvóche" = voglio andare)
* Doppia marcatura ipotetica ("ce avéve, te dáve" = se avessi, ti darei)
* Costruzioni perifrastiche greco-salentine
# '''Prosodia grecanica''':
* Accentazione finale (come in griko)
* Riduzione vocalica (η>i, ω>u)
* Ritmo sillabico "a sforzo" e "prosodia magnogreca"<ref>Rohlfs (1977), p.210</ref><ref>Fanciullo (1996), cap. 3</ref>
# '''Lessico profondo''':
* Oltre 700 grecismi in domini "resistenti" (corpo, parentela, natura)
* Calchi lessicali (es. "''tremìndere''" < θωρώ per "guardare")
Come dimostrano Ledgeway<ref>Ledgeway (2020), p. 187-215</ref> e Fanciullo<ref>Fanciullo (1996), p. 90-110, 132-135</ref>, questi elementi - specialmente la sintassi e la prosodia - rappresentano l'impronta digitale del bilinguismo greco-latino, marginale invece nel dialetto apulo-barese. La presenza di:
* Prestiti strutturali di livello 5 (morfosintassi)
* Grecismi in domini lessicali protetti
* Tratti fonologici grecanici
Renderebbe impossibile classificare il tarantino come semplice variante alto-meridionale, un diasistema dialettale dove questi elementi sono virtualmente assenti. Piuttosto, come suggerisce Katsoyannou<ref>Katsoyannou (2015)</ref>, va considerato un ponte linguistico tra i due gruppi, con una base estremo-meridionale arricchita da successivi apporti.
'''Conclusioni'''
Il dibattito rimane aperto, ma le evidenze di:
# Sostrato greco profondo (sintassi, prosodia)
# Lessico condiviso col Salento
# Tratti fonetici transizionali
...suggeriscono che la classificazione più accurata, se si prendono in considerazione tutti gli elementi del dialetto e non solo le isoglosse fonetiche, come nel lavoro di G.B. Pellegrini, sia quella di un dialetto estremo-meridionale con stratificazioni successive, piuttosto che come variante apulo-barese.[[File:Composizione etimologia del dialetto tarantino.jpg|miniatura|destra|Predominanza dell'influenza della lingua greca nel dialetto tarantino secondo il ''Vocabolario dei dialetti salentini'' di Gerhard Rohlfs.]]
Nel Vocabolario dei dialetti salentini di Rohlfs si contano più di tredicimila voci latine, oltre ventiquattromila greche e circa trecentoquaranta tra spagnole, portoghesi, catalane, franco-provenzali, celtiche, còrse, germaniche, inglesi, turche, albanesi, dalmate, serbo-croate, rumene, ebraiche, berbere ed arabe. Le voci greche salgono al 64% del totale solo se includiamo tra le voci etimologiacamente greche anche i prestiti ed i calchi greci nella lingua latina.
== Fonologia ==
=== Vocali ===
Oltre alle tipiche cinque [[vocale|vocali]] dell'italiano '''a e i o u''', il dialetto tarantino ne conta anche altre cinque: '''é''' ed '''ó''' sono vocali chiuse, la '''á''' che ha un suono particolarmente chiuso, quasi semimuto, ed '''í''' e '''ú''' chiamate "vocali dure", poiché vengono pronunciate con una notevole vibrazione delle [[corde vocali]]; le vocali con accento acuto sono tutte lunghe ed hanno valore doppio rispetto a quelle italiane. Vi sono anche le
* '''''côre''''' (cuore), dal latino ''cor'', ''cordis'', di cui non eredita la '''u''' di ''c'''u'''ore'' italiano;
* '''''bbône''''' (buona), dalla radice latina ''bonū-'', di cui non eredita la ''u'' di ''b'''u'''ona'' italiano;
* ''scè '''ô''' cìneme'' (andare al cinema), contrazione di ''a'u'' (''a lu'');
* ''scenne' d{{'}}'''â''' màchene'' (scendere dall'auto), contrazione di ''da la''.
Esiste inoltre un'altra vocale, la '''e''' muta (foneticamente equivalente allo [[scevà]] '''ə'''), la quale è sempre mutola in fine di parola e quasi sempre semimuta in posizione protonica<ref>Horrocks, G. (2010). "Greek: A History of the Language and its Speakers". Wiley-Blackwell. (per la persistenza del greco in Puglia)</ref>: una parola come ''perebìsse'', quindi, andrà pronunciata come [pərəbìssə]. Nel caso in cui la parola con '''e''' muta in fine di parola formi un nesso sintattico con la parola successiva, la vocale si sonorizza: ''marànge → maràngia pònde'' (arancia punta, guasta)<ref name="te"/>. I dittonghi sono pronunciati come in italiano, tranne che per ''ie'' che vale come una ''i'' lunga se si trova nel corpo di una parola, mentre se posta alla fine andrà pronunciata come una '''i''' molto veloce seguita da una '''e''' semimuta.
=== Consonanti ===
Le [[consonante|consonanti]] sono le stesse dell'italiano, con sole cinque aggiunte: '''c''' se si trova in posizione ''postonica'' tende ad essere pronunciata come '''sc''' in ''sciocco'' (es. ''dôce'' [do:ʃə], ''fáce'' [fɐ:ʃə], ecc.), '''-j''' suffissale pronunciata come la '''y''' della parola inglese ''yellow'', il nesso '''sck''' dove '''sc''' è pronunciato come nella parola italiana ''scena'', la '''k''' come la '''c''' di ''casa'', il nesso '''ije''' pronunciato più o meno come '''ille''' nella parola francese ''bouteille'', e la '''v''' in posizione intervocalica che non ha alcun suono (es: ''avuandáre'', ''tuve'', ecc.).
Le consonanti doppie sono molto frequenti in principio di parola
=== La dieresi ===
A causa del grande numero di omofoni presenti nel dialetto tarantino, a volte si è costretti a distinguerli per mezzo di un accento o di una dieresi<ref name=DiCuia_1
* ''fiúre''
* ''pèsce''
=== Apocope e aferesi ===
L'[[apocope]] (la caduta di una vocale o di una sillaba in fine di parola), se riguarda le forme verbali, va segnalato mettendo l'apposito accento tonico; l'[[aferesi (linguistica)|aferesi]] (la caduta di una vocale o di una sillaba in principio di parola) in tarantino va segnato mediante un apostrofo:
* ''durmé(re)'' - ''durmè''
* ''addummanná(re)'' - ''addummannà''
* ''(u)mbriáche'' - '''mbriáche''
* ''(i)ndurtegghià(re)'' - ''ndurtegghià''
* ''insalata'' - ''(i)nzalata'' - '' 'nzaláte''
=== Dissimilazione e assimilazione ===
La [[dissimilazione]] è un fenomeno per il quale due suoni, trovandosi a stretto contatto, tendono a differenziarsi:
* lat. ''cultellus'' - tar. ''
L'[[assimilazione linguistica|assimilazione]] si ha quando la consonante iniziale di una parola si muta nella consonante della seconda sillaba della parola stessa, in seguito ad un'anticipazione dell'articolazione fonetica di quest'ultima:
* lat. ''juscellum'' - tar. ''
=== Geminazione ===
Una particolarità che
I principali monosillabi che danno luogo alla geminazione sono:
* '''a''': a (preposizione);
* '''e''': e (congiunzione);
* '''cu''': con (sia come congiunzione, sia come preposizione);
* '''addà''': lì, là (avverbio);
* '''aqquà''': qui, qua (avverbio);
* '''ogne''': ogni (aggettivo indefinito);
* '''cchiù''': più (aggettivo e avverbio);
* '''pe
* '''
* '''
* '''so
* '''
* '''
Il raddoppiamento iniziale è indispensabile nella lingua orale per capire il significato della frase:
* ''
* ''è ffatte bbuéne''
Come si vede dall'esempio, il rafforzamento della ''f'' si rivela fondamentale per il senso dell'affermazione. Ecco altri esempi:
* ''
* ''de
* ''
== Grammatica ==
=== Morfologia ===
==== Articoli e sostantivi ====
[[File:De Vincentiis, Dizionario tarantino.jpg|miniatura|destra|Il ''Vocabolario del dialetto tarantino'' di Domenico Ludovico de Vincentiis, magistrale opera del 1872, è oggi uno dei principali punti di riferimento per lo studio dell'evoluzione del vernacolo tarantino nell'ultimo secolo.|353x353px]]
Il dialetto tarantino ha due [[genere (linguistica)|generi]], maschile e femminile. Avendo la terminazione in '''e''' muta, il genere delle parole è riconoscibile solamente tramite l'[[articolo (grammatica)|articolo]], che in tarantino è '' 'u'', '' 'a'', ''le'' per il '''determinativo''', e '' 'nu'', '' 'na'' per l{{'}}'''indeterminativo'''.
Se il [[sostantivo]] che segue l'articolo comincia con una vocale, questo si apostrofa, a meno che esso non abbia una consonante iniziale precedentemente caduta:
* ''l
* ''l'
* ''
* ''le
* ''
* ''
==== Plurale e femminile ====
La formazione del '''plurale''' è assai complessa.
Per molti sostantivi ed [[aggettivo|aggettivi]] esso non esiste, ossia rimangono invariati:
* ''
* ''l'àrvule''
Alcuni aggiungono il suffisso ''-ere'':
* '''a cáse''
Altri cambiano la vocale tematica:
* ''
* ''
* ''<nowiki/>'u sciorge'' (il topo) - ''le sciurge'' (i topi)
Altri ancora tutti e due:
* ''
* ''
* ''l'anìdde'' (l'anello) - ''l'anèddere'' (gli anelli).
In ultimo vi sono i plurali irregolari:
* ''<nowiki>'</nowiki>u figghie'' (il figlio) - ''le fíle'' (i figli),
o sostantivi con doppia formazione:
* ''
La formazione del '''femminile''' segue le stesse regole.
Alcuni sostantivi e aggettivi rimangono invariati:
* ''bèdde''
Altri cambiano il dittongo ''uè'' in ''o'':
* ''luènghe''
==== Pronomi ====
I '''pronomi dimostrativi''' sono:
* ''quiste'' (questo)<ref name="quiste">Ledgeway, A. (2020). "Greek and Romance in Southern Italy: History and Contact". Oxford University Press.</ref>;
* ''quèste''
* ''chiste'' (questi<ref>Katsoyannou, M. (2015). "The Greek Linguistic Heritage in Southern Italy". Byzantine and Modern Greek Studies.</ref>, queste<ref name="devi">Loporcaro, M. (2009). Profilo linguistico dei dialetti italiani</ref>);
* ''
* ''quèdde'' (quella)<ref name=quiste/>;
* ''chidde''
Più usate nel parlato sono le forme abbreviate: ''
I '''pronomi personali''' sono:
{| class="wikitable"
|- bgcolor=#f0ffff align=center
!persona
Riga 252 ⟶ 253:
! width=100px |riflessivo
|- align=center
| 1a singolare||ìe<ref name="io">Ledgeway, A. (2020). Greek and Romance in Southern Italy</ref>||me<ref name="me">Nicola Gigante, 2002, Dizionario della parlata Tarantina</ref>||méie<ref name=me/>||me<ref name=me/>
|- bgcolor=f5f8ff align=center
| 2a singolare||túne<ref>G. Rohlfs 1933, Scavi linguistici nella Magna Grecia, Congedo</ref>||te<ref name="te">Fanciullo, F. (1996). "Fra Oriente e Occidente: per una storia linguistica dell'Italia meridionale". Pacini Editore.</ref>||téie<ref name="te"/>/téve<ref>Loporcaro, M. (2009). "Profilo linguistico dei dialetti italiani". Laterza.</ref>||te<ref name=te/>
|- align=center
| 3a singolare maschile||
|- bgcolor=f5f8ff align=center
| 3a singolare femminile||
|- align=center
| 1a plurale||nùie/nu'<ref name="nostro">Nicola Gigante, 2002, pag. 575.</ref>||ne<ref name=ne>Nicola Gigante, 2002, pag. 549.</ref>||nùie/nu'<ref name="nostro"/>||ne<ref name=ne/>
|- bgcolor=f5f8ff align=center
| 2a plurale||vùie/vù<ref name=voi/>||ve<ref name=ve>Nicola Gigante, 2002, pag. 907.</ref>||vùie/vù<ref name=voi>Nicola Gigante, 2002, pag. 927.</ref>||ve<ref name=ve/>
|- align=center
| 3a plurale indistinto||lóre<ref name=loro>Nicola Gigante, 2002, pag. 452.</ref>||le<ref name=le/>||lóre<ref name=loro/>||se<ref name=se/>
|- bgcolor=f5f8ff align=center
| impersonale||se<ref name=se/>||--||--||se<ref name=se/>
|}
Se la forma dativa del pronome soggetto è seguita da un pronome oggetto, a differenza dell'italiano, la forma dativa si omette lasciando posto solo per il pronome oggetto:
* ''
Volendo si può specificare il soggetto mediante l'aggiunta di un pronone personale:
* ''
Per la ''"forma di cortesia"'', il tarantino adopera la [[allocuzione|forma allocutiva]] che, come avveniva a Roma, dà del tu a tutti indistintamente. Se proprio si vuole
* ''d
Quando il '''pronome riflessivo''' della prima persona plurale è seguito da pronome oggetto (in italiano reso con '''ce''') e si trova alla forma negativa, esso diviene ''no
* ''
I '''pronomi relativi''' sono:
* ''ci<ref>Nicola Gigante, 2002, pag. 283.</ref>, ce<ref>Nicola Gigante, 2002, pag. 258.</ref>'' (chi);
* ''ca<ref>Nicola Gigante, 2002, pag. 195.</ref>''
Per esempio:
* ''ci sì tu
* ''
* ''le libbre ca m
==== Aggettivi ====
Gli '''aggettivi possessivi''' sono:
{| class="wikitable"
|- bgcolor=#f0ffff align=center
!persona
Riga 298 ⟶ 299:
! width=100px |forma enclitica
|- align=center
| 1a singolare ||míe<ref name=mio>Nicola Gigante, 2002, pag. 511.</ref>||méie<ref name=me/>||míje<ref name=mio/>||-me<ref name=me/>
|- bgcolor=#f5f8ff align=center
| 2a singolare ||túie<ref name="Nicola Gigante, 2002, pag. 880">Nicola Gigante, 2002, pag. 880.</ref>, túve<ref name="Nicola Gigante, 2002, pag. 885">Nicola Gigante, 2002, pag. 885.</ref>||tóie<ref>Nicola Gigante, 2002, pag. 862.</ref>, tóve<ref>Nicola Gigante, 2002, pag. 863.</ref>||túje<ref name="Nicola Gigante, 2002, pag. 880"/>, túve<ref name="Nicola Gigante, 2002, pag. 885"/>||-te<ref name=te/>
|- align=center
| 3a singolare ||súve<ref name="Nicola Gigante, 2002, pag. 843">Nicola Gigante, 2002, pag. 843.</ref>||sóve<ref>Nicola Gigante, 2002, pag. 794.</ref>||súve<ref name="Nicola Gigante, 2002, pag. 843"/>||-se<ref name=se/>
|- bgcolor=#f5f8ff align=center
| 1a plurale ||nuèstre<ref name="nostro"/>||
|- align=center
| 2a plurale ||vuèstre<ref name=vostro>Nicola Gigante, 2002, pag. 926.</ref>||
|- bgcolor=#f5f8ff align=center
| 3a plurale ||lòre<ref name=loro/>||lòre<ref name=loro/>||lòre<ref name=loro/>||-se<ref name=se/>
|}
In dialetto tarantino l'aggettivo possessivo va sempre posto dopo il nome al quale si riferisce<ref name=trenta>Nicola Gigante, 2002, pag. 30.</ref>:
* ''
Altra caratteristica di questo dialetto è anche la forma enclitica del possessivo tramite suffissi, che però è limitata solamente alle persone:
* ''
* ''
* ''
e via di seguito.
==== Preposizioni ====
Le '''preposizioni semplici''' sono:
* ''de''
* ''a''
* ''da''
* ''
* ''cu''
* ''suse/sobbre''
* ''pe
* ''<nowiki/>'
Possono fare anche da preposizioni:
* ''
Le '''preposizioni articolate''' sono:
{| class="wikitable"
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!
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|- align=center
! de
| de 'u (d'u)||de 'a (d'
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! a
| a 'u (ô)||a 'a (â)||a lle
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! da
| da ô (d'ô)||da 'a (d'â)||da le
|-
! iìndre (cfr. lat. ''intra'')
|
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! cu
|cu 'u (c'u)||cu 'a (c'a)||cu lle
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! suse
| suse ô (sus'ô)||suse a (sus'a)||suse le, suse a (sus'a) lle
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! pe
| pe 'u (p'u)||pe 'a (p'a)||pe
|}
'''
''
* '''preposizione relativa''': ''
* '''congiunzione''':
*# nella '''proposizione dichiarativa''': ''sacce ca
*# nelle '''proposizione consecutiva''': ''
* introdurre il '''[[complemento di paragone|secondo termine di paragone]]''': ''jéve cchiù
''Cu'' (lat. ''quod'') può avere valore di:
* '''preposizione''': ''tagghiáre c
* '''congiunzione'''
* dopo i verbi che
* per formare il congiuntivo presente: ''cu
* nella '''forma avversativa''': ''cu tutte ca''
* nelle '''proposizioni finali''': ''vuléve cu éve cchiù
* nelle '''proposizioni concessive''': ''avàste cu
* come '''presente perifrastico''': ''sté cu avéne''
Il '''partitivo''' in tarantino non esiste, e per tradurlo vengono adoperate due forme
* ''
* ''dóje''
Per esempio:
* ''pozze
* ''ajére hagghie accattáte
=== Accusativo e vocativo ===
Dei vecchi casi grammaticali, il dialetto tarantino ha mantenuto nella sua forma moderna soltanto l'[[accusativo]] e il [[vocativo]]. Come per altre lingue dell'area mediterranea, l'accusativo in tarantino viene segnalato mediante l'intercalare della preposizione ''a'' solo se si tratta di persone<ref>[[Claudio De Cuia]], ''Vocali e consonanti nel dialetto tarantino ed elementi di grammatica'', Mandese Editore, 2003, pag.59.</ref>:
* ''Addummànnele a ffratte'' (chiedilo a tuo fratello)
* ''Hé chiamate ô dottore?'' (hai chiamato il medico?)
* ''Puèrtete a Marìe'' (portati a Maria)
Il caso vocativo, in linea con molti dialetti meridionali, è probabilmente il più utilizzato dal tarantino. Esso può affliggere ogni parte del discorso, nomi, aggettivi e avverbi. Il vocativo si forma apocopando la parola all'ultima sillaba tonica:
* ''Faiéle'' (Raffaele), voc. ''Faié''
* ''Cungétte'' (Concetta), voc. ''Cungé''
* ''stuédeche'' (sciocco), voc. ''stué'' (molto usato ''ué facce de stué'', ''stupido'')
* ''zurlére'' (donna attaccabrighe), voc. ''zurlé''
* ''cumbáre'' (compagno, amico), voc. ''cumbà''
* ''angóre'' (ancòra), voc. ''angó''
* ''ména'' (dai, ''escl.''), voc. ''mé''
In dialetto tarantino, il vocativo viene utilizzato sia per esprimere il [[complemento di vocazione]] sia per enfatizzare una parte del discorso o per esprimere uno stato d'animo di impazienza o di irritazione:
''Hé sciute, pò, ô cìneme Frangè?'' Alla fine sei andato al cinema, Francesco?
''None Marì'' Non ancora, Maria.
''Angó? E mé, quanne ha a scè?'' Ancora? (esprime incredulità) Suvvia (esortazione), quando ci andrai?
In base al grado di impazienza o di esortazione che si vuole esprimere, talvolta è possibile retrocedere le sillabe da apocopare:
* ''Frangèsche'' > ''Frangè'' > ''Frà''
* ''Benedetta'' > ''Benedè'' > ''Bè''
=== Verbi ===
Il sistema verbale tarantino è molto complesso e differente da quello italiano.
I '''verbi principali''' e le loro declinazioni all'indicativo presente sono:
* ''
* ''
* ''
* ''
* ''
* ''
Caratteristica tipica è l'uso frequente della prostesi della vocale ''-a-'', che porta ad una doppia forma verbale<ref name=trenta/><ref>{{Cita pubblicazione|autore = R.A. Greco|titolo = Ricerche sul verbo nel dialetto tarantino|rivista = Rivisti di Studi linguistici salentini|volume = 6|anno = 1973-74|p = 71}}</ref>:
* ''cògghiere'' e ''accògghiere'' (raccogliere);
* '' 'ndruppecáre'' e ''attruppecáre'' (inciampare).
Vi è anche la presenza del suffisso incoativo ''-èsce'' derivato dall'antico ''-ire''<ref name=trentuno>Nicola Gigante, 2002, pag. 31.</ref>:
* ''durmèscere'' (dormire);
* ''sparèscere'' (sparire);
* ''scurèscere'' (imbrunire).
È molto diffusa l'alternanza vocalica tra i verbi della prima coniugazione, dovuto alla metafonia. Essi sono soggetti al dittongamento dell'ultima vocale tematica (''-o-'' in ''-ué-''). Per esempio<ref name=trentuno/><ref name=trentatre>Nicola Gigante, 2002, pag. 33.</ref>:
* ''sciucare'' (giocare): ''ije scioche, tu sciuéche, jidde scioche, nu' sciucame, vu' sciucate, lore sciòchene'';
* ''annegghiare'' (scomparire): ''ije annigghie, tu annigghie, jidde annigghie, nu' annegghiame, vu' annegghiate, lore annighiane''.
I verbi della seconda coniugazione, esitano la ''o'' in ''u''<ref name=trentatre/>:
* ''còsere'' (cucire): ''ije cóse, tu cúse, jidde cóse, nu' cusime, vu' cusite, lore còsene'';
* ''canòscere'' (conoscere): ''ije canòsche, tu canùsce, jidde canòsce, nu' canuscime, vu' canuscite, lore canòscene''.
I '''verbi servili'''
* ''scére'' (andare): Il principale verbo servile è usato molto spesso in frasi interrogative e negative.
==== Coniugazioni ====
Il tarantino ha due coniugazioni, una in ''-are'', la più ricca, ed una in ''-ere'' (derivante dalla latina ''-ire'').<ref name=trenta/>
==== Modo infinito ====
L
* ''
* ''
In tarantino l'infinito viene perso in quasi tutte le costruzioni verbali, eccetto quelle con potere e dovere, essendo sostituito da ''cu'' seguito dall'indicativo presente, come nel greco<ref name=ca/>
* ''te vògghie cu
* ''
==== Modo indicativo ====
Le desinenze per formare l
* prima coniugazione: ''-e'', ''-e'', ''-e'', ''-áme'', ''-áte'', ''-ene'';
* seconda coniugazione: ''-e'', ''-e'', ''-e'', ''-íme'', ''-íte'', ''-ene''.
A differenza degli altri dialetti pugliesi, nel tarantino non compare la desinenza ''-che'' per le prime persone. Questa desinenza è usata però per i verbi monosillabici
* ''
* ''
* ''
Il '''presente continuato''' in tarantino si forma con l'indicativo presente del verbo '''stare''' + preposizione ''a'' + indicativo presente del verbo<ref name=trentadue/>:
* ''
* ''stonne a sciòchene'' (stanno giocando)
Fanno eccezione a questa regola la seconda e la terza persona singolare, le quali non richiedono l'uso della preposizione ''a'':
* ''sté studie''
* ''sté mmange''
Nell
* prima coniugazione: ''-áve'', ''-áve'', ''-áve'', ''-àmme'', ''-àveve'' (''-àvve''), ''-àvene'';
* seconda coniugazione: ''-éve'', ''-íve'', ''-éve'', ''-èmme'', ''-
Per il tempo '''perfetto''' le desinenze sono<ref name=
* prima coniugazione: ''-éve'', ''-àste'', ''-
* seconda coniugazione: ''-
In dialetto tarantino non esiste una forma univerbale di '''futuro''', che perciò viene spesso sostituito dal presente indicativo oppure viene espresso mediante la perifrasi futurale derivata dal latino ''habeo ab/de'' + infinito, caratteristica questa che è comune ad altre lingue, tra cui la [[lingua sarda]]:
* ''
Questo costrutto è usato anche per
* ''Ce
==== Modo congiuntivo ====
Il '''congiuntivo presente''' ha tutta una sua forma particolare, tipica poi dei dialetti salentini; si rende con la congiunzione ''cu'' seguita dal presente indicativo<ref name=ca/><ref name=cu/>:
* ''Dille cu avènene cu nnuje!''
Al contrario, il '''congiuntivo imperfetto''' ha delle desinenze proprie<ref name=trentadue/>:
* prima coniugazione: ''-àsse'', ''-àsse'', ''-àsse'', ''-àmme'', ''-àste'', ''-àssere'';
* seconda coniugazione: ''-ìsse'', ''-ìsse'', ''-èsse'', ''-èmme'', ''-ìste'', ''-èssere''.
==== Modo condizionale ====
Altro tempo verbale inesistente è il '''condizionale''', sostituito dall'imperfetto indicativo o dall'imperfetto del congiuntivo<ref name=trentadue/>:
* ''vuléve scè
* ''vulìsse venè
==== Modo imperativo ====
L' '''imperativo''' è generalmente uguale alla corrispondente persona dell'indicativo presente<ref name=trentadue/>:
* ''
* ''
* ''
La formazione dell
* ''
==== Modo gerundio ====
Il '''gerundio''' si ottiene aggiungendo la desinenza ''-ànne'' per i verbi del primo gruppo, e ''-ènne'' per i verbi del secondo:
* ''
* ''fuscènne''
A volte per tradurre il gerundio si fa ricorso ad una '''preposizione relativa''':
* ''hagghie vìste
==== Modo participio ====
Il '''participio passato''' è formato con l'aggiunta del suffisso ''-áte'' per i verbi appartenenti al primo gruppo, e del suffisso ''-úte'' per i verbi appartenenti al secondo. Tuttavia vi sono anche participi passati uscenti in ''-ste'', di derivazione latina<ref name=trentadue/>:
* ''candate'' da ''candare'' (cantato),
* ''partute'' da ''partere'' (partito),
* ''viste'' da ''vedere'' (visto),
* ''puèste'' da ''ponere'' (posto),
* ''rumàste'' da ''rumanere'' (rimasto).
==== Essere<ref>Nicola Gigante, 2002, pag. 352.</ref> ====
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! persona
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! width=100px |Congiuntivo imperfetto
|- align=center
| Ije||sonde/so'||ére||fuéve||cu
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| Tune/Tu||
|- align=center
| Jidde,
|- bgcolor=f5f8ff align=center
| Nuje||síme||èreme||fuèmme||cu síme||fòsseme
|- align=center
| Vuje||síte||
|- bgcolor=f5f8ff align=center
| Lóre||
|}
==== Avere<ref>Nicola Gigante, 2002, pag. 164.</ref> ====
{| class="wikitable"
|- bgcolor=#f0ffff align=center
! persona
Riga 529 ⟶ 566:
| Ije||hagghie||avéve||avìbbe||cu hagghie||avìsse
|- bgcolor=f5f8ff align=center
| Tune/Tu||hé||avíve||avìste||cu hagghie||avìsse
|- align=center
| Jidde, Jèdde||ha
|- bgcolor=f5f8ff align=center
| Nuje||ame||avèveme||avèmme||cu avìme||avìsseme
Riga 537 ⟶ 574:
| Vuje||avíte||avìveve||avìsteve||cu avíte||avìsseve
|- bgcolor=f5f8ff align=center
| Lóre||honne/avene<ref name=devi2/>||avèvene||avèrene||cu honne||avèssere
|}
=== Variazioni ortografiche ===
Non avendo una regolamentazione ufficiale prima della pubblicazione del ''Dizionario della Parlata Tarantina'', il vernacolo tarantino presenta alcune variazioni ortografiche riscontrabili per lo più in autori di vecchia data. Le più note sono l'uso di '''ij''' al posto del dittongo lungo '''ie''' (''arrajamiende'' > ''arrajamijnde, niende > nijnde,'' ecc.), come hanno adoperato autori come Tommaso Gentile, Gigi Vellucci e [[Claudio De Cuia]], la coniugazione del verbo ''avere'' senza '''h''' (''hagghie'' > ''agghie'') tuttavia da considerarsi errata poiché tale coniugazione deriva direttamente dalla forma latina ''habeo'' e quindi necessita di '''h''' altresì per distinguere la prima persona singolare da ''agghie'' (aglio), l'uso esclusivo dell'[[accento grave]] (errore probabilmente attribuito ad un fattore di comodità tipografica), l'uso più o meno ampio dell'[[Circonflesso|accento circonflesso]] per indicare la contrazione vocalica, le segnalazioni di [[Apocope|apocopi]] e [[aferesi (linguistica)|aferesi]] (totalmente assenti in autori come il Gentile, mentre in autori come Cosimo Acquaviva vengono ancora adoperate le forme non apocopate degli articoli determinativi '''lu''' e '''la''') e la mancata sonorizzazione delle occlusive nasalizzate (tali mancanze sono dovute al fatto che il dialetto di Taranto, prima della massiccia industrializzazione e quindi del crescere della sua popolazione grazie ai flussi migratori di lavoratori, presentava una sonorità molto più vicina ai dialetti salentini di quanto non lo sia oggi).
== Esempi ==
{{Colonne}}
{{approfondimento
|titolo=
<nowiki>'</nowiki>U <nowiki>'</nowiki>Mbiérne de Dande ([[Claudio De Cuia]])<ref name="DeCuia_2">{{cita libro|cognome=De Cuia|nome=Claudio|anno=1976|titolo=U Mbiérne de Dande|editore=Editrice Tarentum, Taranto}}</ref>
|contenuto=
''Mmìnze o camíne nuéstre de sta víte''<br />
''ie me cchiéve ìndre a nu vòsche scúre''<br />
''ca a drétta vìe addáne avè sparíte.''
''Ma ci l'hadde a cundà le delúre''<br />
''de stu vosche sarvagge e a strada stòrte''<br />
''ca indre o penzìre me crésce a pavùre.''
''Ma è ttande amáre ca è pêsce de a morte;''<br />
''ma pe ccundà u bbéne ca truvéve, ''<br />
''agghie a pparlà de quèdda mala sòrte.''
''
''tande assunnàte stàve a quédda vanne''<br />
''ca a via veràce te scé bbandunéve.''
''
''
''che angòre ô côre dè mattáne e affanne,''
''
''
''ca nzignalésce a strade a ogne crestiáne...''
}}
{{approfondimento|titolo=
[[Inferno - Canto primo|Inferno - Canto I]] ([[Dante Alighieri]])
|contenuto=
''Nel mezzo del cammin di nostra vita''<br />
''mi ritrovai per una selva oscura,''<br />
''ché la diritta via era smarrita''.
''
''esta selva selvaggia e aspra e forte''<br />
''che nel pensier rinova la paura!''
''
''
''dirò de l{{'}}altre cose ch<nowiki>'</nowiki>i<nowiki>'</nowiki> v<nowiki>'</nowiki>ho scorte''.
''
''tant<nowiki>'</nowiki> era pien di sonno a quel punto''<br />
''che la verace via abbandonai.''
''Ma poi ch<nowiki>'</nowiki>i<nowiki>'</nowiki> fui al piè d{{'}}un colle giunto,''<br />
''
''che m<nowiki>'</nowiki>avea di paura il cor compunto,''
''guardai in alto e vidi le sue spalle''<br />
''vestite già de<nowiki>'</nowiki> raggi del pianeta''<br />
''che mena dritto altrui per ogne calle...''
}}
{{Colonne spezza}}
{{approfondimento|titolo=
<nowiki>'</nowiki>U <nowiki>'</nowiki>càndeche de le crijatúre de San Frangísche (Enrico Vetrò)<ref name="Vetro">{{Cita web|url=http://aristosseno2.altervista.org/pdf/dialetto_tarentino_III.pdf|titolo=Il dialetto Tarantino: una favola ancestrale|autore=Enrico Vetrò}}</ref>
|contenuto=
''Altísseme, ’Neputènde, Signóre bbuéne,''<br />
''Túie so’ le làude, ’a glorie e ll’anóre e ogne bbenedizzióne.''
''
''e nisciúne ómme éte dègne de Te menduváre.''
''Lavudáte sie, Signóre mie, apprísse a ttutte le criatúre Tóve,''<br />
''spéče frátema mie mèstre sóle,''<br />
''ca ié llúče d’u ggiúrne, e ne allumenìsce a nnúie cu iìdde.''
''E iìdde é bbèlle e allucèsce cu sblennóre granne,''<br />
''de Téie, Altísseme, annùče ’u valóre.''
''Lavudáte sìe, Signóre mìe, pe ssòrem’a lúne e le stèdde:''<br />
''’en gíele l’hé criáte lucénde, sobraffíne e valènde, e bbèdde.''
''Lavudáte sìe, Signóre mìe, pe ffráteme u víende,''<br />
''e ppe’ ll’àrie, le nùvele, ’u chiaríme e ogne ttìembe,''<br />
''ca cu chìdde a lle criatúre Tóve le fáče refiatà.''
''Lavudáte sìe, Signóre mìe, pe ssòreme l’acque,''<br />
''ca ié ùtele asséie, terragnóle, prizziósa e cchiáre.''
''Lavudáte sìe, Signóre mìe, pe ffráteme u fuéche,''<br />
''ca cu jìdde allumenìsce ’a nòtte:''<br />
''e iidde è bbèlle, allègre, pastecchíne e ffòrte.''
''Lavudáte sìe, Signóre mìe, p’a sóra nòstra màtra tèrre,''<br />
''ca ne mandéne e ne énghie a vèndre,''<br />
''e ccàcce numúnne de frùtte e ppúre fiúre d’ogne cculóre e ll’èrve.''
''Lavudáte sije, Signóre mije, pe’ cchidde ca perdònene p’amóre Túve''<br />
''E ssuppòrtene malatíje e ttrìbbule.''
''Vijáte a cchìdde ca l’honna ssuppurtà cu rrassignazzióne,''<br />
''ca da Téie, Altísseme, honn’essere ’ngurunáte.''
''Lavudáte sie, Signóre mie, pe 'a sóra nostra morta d’u cuèrpe''<br />
''ca da ièdde nisciúne omme ca refiáte pote scambá:''<br />
''uàie a cchìdde c’honne a murè iìnde a le puccáte murtále;''<br />
''viáte a cchìdde ca iedde à dda truvà iinde a Vulundà tòie Sandísseme,''<br />
''ca a llóre ’a secònna mòrte no ’nge l’hàdde a fà mále.''
''Lavedáte e bbenedecíte u Signóre mie e decítenge gràzie''<br />
''e sservítele cu grànna devuzzióne.''
}}
{{approfondimento|titolo=
[[Cantico delle creature]] ([[Francesco d'Assisi]])
|contenuto=
''Altissimu, onnipotente bon Signore,''<br />
''Tue so le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.''
''Ad Te solo, Altissimo, se konfano,''<br />
''et nullu homo ène dignu te mentovare.''
''Laudato sie, mì Signore cum tucte le Tue creature,''<br />
''spetialmente messor lo frate Sole,''<br />
''lo qual è iorno, et allumeni noi per lui.''
''Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:''<br />
''de Te, Altissimo, porta significatione.''
''Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:''<br />
''in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.''
''Laudato si', mì Signore, per frate Vento''<br />
''et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,''<br />
''per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.''
''Laudato si', mì Signore, per sor Aqua,''<br />
''la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.''
''Laudato si', mi Signore, per frate Focu,''<br />
''per lo quale ennallumini la nocte:''<br />
''ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.''
''Laudato si', mì Signore, per sora nostra matre Terra,''<br />
''la quale ne sustenta et governa,''<br />
''et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.''
''Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore''<br />
''et sostengono infirmitate et tribulatione.''
''Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,''<br />
''ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.''
''Laudato sì mi Signore, per sora nostra Morte corporale,''<br />
''da la quale nullu homo vivente po' skappare:''<br />
''guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;''<br />
''beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,''<br />
''ka la morte secunda no 'l farrà male.''
''Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate''<br />
''e serviateli cum grande humilitate..''
}}
{{Colonne fine}}
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
*
* Paolo De Stefano - ''Saggi e ritratti di cultura ionica'' - Scorpione Editrice - Taranto, 1985
*
*
* Nicola Gigante - ''Dizionario
*
* Campanini - Carboni - ''Il dizionario della lingua e della civiltà latina'' - Paravia - Torino, 2007
* Gerhard Rohlfs - ''La perdita dell'infinito nelle lingue balcaniche e nell'Italia meridionale'' in ''Omagiu lui Jordan'' - Sofia, 1958
* G. Rohlfs 1933, Scavi linguistici nella Magna Grecia, Congedo
* Rohlfs, G. (1977). "Grammatica storica dei dialetti italogreci". Beck.
* Cosimo Acquaviva - ''Taranto... Tarantina'' - Taranto, 1931
* Domenico Ludovico De Vincentiis - ''Vocabolario del dialetto tarantino in corrispondenza della lingua italiana - Ristampa anastatica edizione di Taranto del 1872'' - Arnaldo Forni Editore - Sala Bolognese, 1977.
* Claudio de Cuia - ''Detti interdetti'' - Scorpione editrice, Taranto 2004
* Fanciullo, F. (1996). "Fra Oriente e Occidente: per una storia linguistica dell'Italia meridionale". Pacini Editore.
* Loporcaro, M. (2009). "Profilo linguistico dei dialetti italiani". Laterza.
* Ledgeway, A. (2020). Greek and Romance in Southern Italy
* Katsoyannou, M. (2015). "The Greek Linguistic Heritage in Southern Italy". Byzantine and Modern Greek Studies.
* Horrocks, G. (2010). "Greek: A History of the Language and its Speakers". Wiley-Blackwell
* Savoia, L.M. (2017). "I dialetti italiani: storia e struttura". Il Mulino.
== Voci correlate ==
* [[
* [[Musica in dialetto tarantino]]
* [[
* [['U Panarijdde]]
== Altri progetti ==
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