Giustino Fortunato (1777-1862): differenze tra le versioni

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{{Carica pubblica
|nome = Giustino Fortunato
|immagine = Giustino Fortunato Senior.JPG
|carica = [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno delle Due Sicilie|Presidente del Consiglio dei ministri del Regno delle Due Sicilie]]
|mandatoinizio = 8 agosto 1849
|mandatofine = 18 gennaio 1852
|monarca = [[Ferdinando II delle Due Sicilie]]
|predecessore = [[Gennaro Spinelli di Cariati]]
|successore = [[Ferdinando Troya]]
|carica2 = Ministro delle Finanze
|presidente2 = Se stesso
|mandatoinizio2 = 8 agosto 1849
|mandatofine2 = 18 gennaio 1852
|predecessore2 = [[Francesco Paolo Ruggiero]]
|successore2 = [[Pietro d'Urso]]
|carica3 = Ministro degli Affari esteri
|presidente3 = Se stesso
|mandatoinizio3 = 8 agosto 1849
|mandatofine3 = 18 gennaio 1852
|predecessore3 = [[Gennaro Spinelli di Cariati]]
|successore3 = [[Luigi Carafa di Traetto]]
|suffisso onorifico = Marchese
}}
{{Bio
|Nome = Giustino
|Cognome = Fortunato
|PostCognomeVirgola = noto anche come '''Giustino Fortunato senior'''
|Sesso = M
|PostCognomeVirgola = noto anche come '''Giustino Fortunato senior'''
|LuogoNascita = Rionero in Vulture
|GiornoMeseNascita = 20 agosto
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|GiornoMeseMorte = 22 agosto
|AnnoMorte = 1862
|Epoca = 1700
|Attività = politico
|Epoca2 = 1700
|Epoca2 = 1800
|Attività = magistrato
|Attività2 = politico
|Nazionalità = italiano
}}
|PostNazionalità = , aderente alla [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]] del [[1799]], [[Presidenti del Consiglio del Regno delle Due Sicilie|primo ministro]] del [[Regno delle Due Sicilie]], prozio dell'[[Giustino Fortunato (1848–1932)|omonimo meridionalista]]}}
 
Prozio dell'[[Giustino Fortunato|omonimo meridionalista]], fu sostenitore della [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana del 1799]], magistrato durante il [[Regno delle Due Sicilie#Il periodo napoleonico|decennio francese]] e [[Presidenti del Consiglio del Regno delle Due Sicilie|primo ministro]] del [[Regno delle Due Sicilie]]. Con una lunga carriera nelle pubbliche istituzioni, fu tra le personalità politiche più in vista del Meridione preunitario tra inizi e metà [[XIX secolo|Ottocento]] ma anche tra le più discusse, criticato sia dai reazionari fedeli alla [[Borbone di Napoli|dinastia borbonica]] sia dai rivoluzionari liberali.
 
C'è chi lo considera un [[Trasformismo (politica)|trasformista]] che approfittò dei cambiamenti politici per mantenere il proprio status ed il principale artefice della decadenza del Regno delle Due Sicilie ma anche chi lo considera un uomo ingegnoso e pragmatico che tentò di andare incontro alle richieste di tutte le frange politiche, fedeli e avverse alla corona, oltre a cercare di mantenere in vita le conquiste civili e ideologiche del suo tempo.
 
==Biografia==
===Inizi e Repubblica Napoletana===
In gioventù aderì alla [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]]: laureato in [[giurisprudenza]] a [[Napoli]] entrò in magistratura ricoprendo importanti cariche sotto [[Gioacchino Murat]]; nel 1814 fu nominato [[intendente]] di [[Chieti]].
Nato in una famiglia di estrazione borghese, da Cherubino ed Emanuela Pessolano, era secondogenito di quattro figli; suo fratello minore Anselmo, [[Carboneria|carbonaro]], era nonno del Giustino meridionalista. Dopo i primi insegnamenti ricevuti da suo zio Pasquale, dottore [[in utroque iure]], all'età di 17 anni si trasferì a [[Napoli]], ove si laureò in [[giurisprudenza]], interessandosi anche alle materie scientifiche e filosofiche. Appassionatosi alle idee [[giacobinismo|giacobine]], incominciò a frequentare associazioni segrete filofrancesi. Fu allievo di [[Carlo Lauberg]] e del compaesano [[Michele Granata]] e conobbe altri intellettuali come [[Mario Pagano]], [[Gennaro Serra di Cassano]], [[Ettore Carafa]], [[Emanuele De Deo]] e [[Ignazio Ciaia]].
 
In seguito insegnò, anche se per un breve periodo, matematica alla scuola militare della [[Nunziatella]],<ref>Giustino Fortunato, Emilio Gentile, ''Carteggio, Volume 1'', Laterza, 1978, p.44</ref> prendendo il posto del suo mentore Granata. Con la conquista del [[Regno di Napoli]] da parte dei francesi, Fortunato aderì alla [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]], ottenendo dal neogoverno l'incarico di giudice di pace. Con l'arrivo dell'armata di [[Fabrizio Ruffo]], scese in campo, nella V legione della Guardia Nazionale, contro le truppe [[sanfedismo|sanfediste]], scontrandosi sul [[Ponte della Maddalena (Napoli)|Ponte della Maddalena]].
Dopo la [[Restaurazione]] fu mantenuto nei ranghi della [[burocrazia]] da [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando I]], ma venne epurato per aver appoggiato, come murattiano, i [[Carboneria|moti carbonari costituzionali]] del [[1820]]. Venne riassunto nuovamente nelle sfere dello [[stato]] da [[Donato Tommasi]] ([[1830]]) e successivamente divenne procuratore generale alla [[corte dei conti]], [[ministro senza portafoglio]] ([[1841]]) e [[ministro delle finanze]] nel [[1847]] col [[Giuseppe_Ceva_Grimaldi_Pisanelli_di_Pietracatella#Ministero_Ceva_Grimaldi_di_Pietracatella|Pietracatella]], in sostituzione di [[Ferdinando Ferri]] (1767-1857) che si era dimesso per l'età avanzata.
 
Dopo la vittoria dei sanfedisti e la conseguente restaurazione borbonica, numerosi repubblicani furono condannati a morte mentre Fortunato fu arrestato e incarcerato nel [[Castel Sant'Elmo]], ma con l'aiuto del patriota Vincenzo Parisi (parente del generale [[Giuseppe Parisi|Giuseppe]]), riuscì a evadere e si nascose nella sua abitazione di [[Moliterno]].<ref>Tommaso Pedio, ''Uomini aspirazioni e contrasti nella Basilicata del 1799'', F. lli Montemurro, 1961, p.206</ref> L'anno precedente, Fortunato aveva sposato la nipote del generale Parisi, Raffaella, dalla quale ebbe tre figli: due maschi (morti prematuramente) e una femmina di nome Giulia. Grazie alla [[pace di Firenze]] siglata tra i governi francese e borbonico, che prevedeva la grazia per i prigionieri e i ricercati giacobini, rientrò a Napoli esercitando la professione di avvocato e riprese a curare gli interessi familiari nelle tenute del [[Vulture-Melfese|Vulture]].
Dopo i governi costituzionali di [[Carlo Troya]] e del [[Gennaro Spinelli di Cariati|principe di Cariati]], il [[7 agosto]] [[1849]] [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]] lo nominò [[Presidenti del Consiglio del Regno delle Due Sicilie|primo ministro]] del [[Regno delle Due Sicilie]]. Il governo di Giustino Fortunato fu il primo dei "''governi del re''", ossia governi composti soprattutto da esecutori passivi degli ordini del [[Ferdinando II delle Due Sicilie|sovrano borbonico]] nell'ultimo decennio del suo regno<ref>[[Giacinto de' Sivo]], ''Storia delle Due Sicilie, dal 1847 al 1861''. Roma : Tipografia Salviucci, 1864, vol. II p. 201 e seg. ([http://books.google.it/books?id=Rk4IAAAAQAAJ&pg=PA200&dq=%22Giustino+Fortunato%22+due+sicilie#PPA200,M1 on-line])</ref>. Ricoperto dapprima di onori (fu nominato ''Pari del Regno'' nel [[1848]] e insignito del titolo di "[[marchese]]" nel [[1849]]), venne licenziato bruscamente da Ferdinando II ai primi del [[1852]]<ref>"Decreto n. 2762 col quale si accorda il ritiro al Marchese D. Giustino Fortunato Ministro Segretario di Stato Presidente del Consiglio de Ministri, incaricato del portafoglio degli affari esteri". ''Collezione delle leggi e de' decreti reali del regno delle Due SiFcilie'' Anno 1852, Semestre I, n. 120, 19 gennaio 1852, Napoli : Dalla stamperia reale, 1852
([http://books.google.it/books?id=RWIuAAAAYAAJ&printsec=frontcover&dq=editions:OCLC45734380#PRA1-PA19,M1 on-line])</ref> <math>^,</math> <ref>Raffaele Cotugno, ''Tra reazioni e rivoluzioni contributo: alla storia dei Borboni di Napoli dal 1849 al 1860''. Lucera, M. & R. Frattarolo, 1860, pp. 34-6 ([http://books.google.it/books?id=SG0pAAAAYAAJ&pg=PA34&dq=governo+gladstone+fortunato on-line])</ref> <math>^,</math> <ref>[[Raffaele de Cesare]], ''La fine di un Regno'', Cap. IV, Città di Castello: S. Lapi, 1909</ref> per non aver saputo impedire la pubblicazione delle accuse di [[William Ewart Gladstone|Gladstone]] sulle presunte violazioni delle [[Libertà civili|libertà]] nel [[Regno delle Due Sicilie]]<ref>William Ewart Gladstone, ''Two letters to the Earl of Aberdeen, on the state prosecutions of the Neapolitan government, by the right hon. W.E. Gladstone''. London : J. Murray, 1851 (trad. italiana: ''Lettere due dell'onorevole W. E. Gladstone a Lord Aberdeen sui processi di stato nel Regno di Napoli''. Torino : Tip. Ferrero e Franco, 1851)</ref> accompagnata dal famoso giudizio "governo negazione di Dio"<ref>[[Giuseppe Fumagalli]], ''Chi l'ha detto?'', Milano: Hoepli, p. 132, ISBN 8820300923, ISBN 9788820300920</ref>.
 
===Periodo napoleonico===
In ambito scientifico, Giustino Fortunato ebbe un ruolo di primo piano nella rinascita dell'[[Accademia Pontaniana]]<ref>''Atti della Accademia pontaniana''. Napoli : Tramater, 1854 ([http://books.google.it/books?id=7soAAAAAYAAJ&printsec=frontcover&source=gbs_summary_r&cad=0#PPR1,M1 on-line])</ref> nel [[1808]]; fu successivamente presidente della ''Reale Accademia delle Scienze delle Due Sicilie''.
[[File:Joachim Murat (Order of Two-Siciles).jpg|thumb|upright=0.8|Gioacchino Murat, di cui Fortunato fu uomo di fiducia.]]
Agli albori del decennio francese, fu convocato dal nuovo sovrano [[Giuseppe Bonaparte]] in veste di impiegato del ministero di polizia ([[1806]]), passando poi al ruolo di capo divisione presso il ministero di grazia e giustizia e di intendente della provincia di Napoli ([[1807]]). Con l'ascesa al trono di [[Gioacchino Murat]], ricevette incarichi di magistratura: nel [[1808]], entrò nella Gran Corte Criminale come [[Procura (diritto)|procuratore]] regio, in seguito fu nominato [[Procura generale della Repubblica|procuratore generale]] e nel [[1809]] divenne relatore al [[Consiglio di Stato]]. Accanto all'attività giudiziaria, si dedicò agli studi classici, alla composizione poetica e si impegnò nello sviluppo culturale nel regno.
 
Assieme a [[Vincenzo Cuoco]] e Pietro Napoli-Signorelli, Fortunato ebbe un ruolo di primo piano nella rinascita dell'[[Accademia Pontaniana]],<ref>''Atti della Accademia pontaniana''. Napoli : Tramater, 1854 ([http://books.google.it/books?id=7soAAAAAYAAJ&printsec=frontcover&source=gbs_summary_r&cad=0#PPR1,M1 on-line])</ref> nel [[1808]], riunendo nella sua residenza napoletana personalità come [[Vincenzo Monti]], [[Melchiorre Delfico]], Giambattista Gagliardi, [[Teodoro Monticelli]], [[Davide Winspeare]], [[Michele Tenore]] e Andrea Mustoxidi. Nella prima adunanza, tenutasi il 4 marzo dello stesso anno, Cuoco fu eletto presidente, Fortunato vicepresidente, Napoli-Signorelli segretario.<ref>Maurizio Martirano, ''Il senso del concreto: contributo ad una storia della cultura napoletana tra Ottocento e Novecento'', Rubbettino, 2003, p.120</ref>
==Onorificenze==
 
===Onorificenze borboniche===
Il 4 maggio [[1811]], grazie al contributo di Fortunato, la sua natia Rionero fu elevata a comune con regio decreto.<ref>''Archivio storico italiano: Volume 71, Parte 1'', Leo S. Olschki, 1913, p.245</ref> Il 25 marzo [[1813]], dedicò al re, durante una cerimonia, un poema in ottave da lui scritto e Murat lo decorò con l'onorificenza di [[Ordine reale delle Due Sicilie|Cavaliere dell'Ordine reale delle Due Sicilie]]. Nel [[1814]], Murat lo inviò a [[Firenze]] con la mansione di commissario nel dipartimento di polizia del generale [[Giuseppe Lechi]] e, nello stesso anno, fu nominato dal sovrano francese [[intendente]] di [[Chieti]], in sostituzione di Carlo Ungaro, duca di Montejasi, per ripristinare l'ordine nell'[[Abruzzo Citra]], coinvolto nei moti [[Carboneria|carbonari]] avvenuti in marzo. Il compito venne portato a termine e Murat, entusiasta, spedì da [[Pescara]] una lettera di elogio a Fortunato, il 9 maggio [[1815]]:
 
{{citazione|Signor intendente, non voglio allontanarmi dalla Provincia, di cui vi ho affidato l'amministrazione, senza testimoniarvi tutta la mia soddisfazione sia per la vostra bella condotta che per quella di questi fedeli abruzzesi. Il cielo mi darà, lo spero, l'occasione di riconoscere il vostro zelo, il vostro attaccamento e la loro fedeltà|Gioacchino Murat<ref>Leo Vitale, ''Giustino Fortunato senior. L'uomo e il politico'', Arti Grafiche Ottaviano, 2011, p.96</ref>|Monsieur l'intendent, je ne veux pas m'éloigner de la Province, dont je vous ai confié l'administration, sans vous témoigner toute ma satisfaction, tant pur votre belle conduitre, que pour celle des bons et fidèles abruzzais. Le Ciel me fornira, j'espère, l'occasion de reconnaître votre zèle, votre attachement et leur fidélité|lingua=fr}}
 
Nel [[1815]] ebbe la mansione di procuratore generale presso la Corte dei Conti, mantenendo equilibrati i rapporti amministrativi tra Stato e Chiesa. Fu il suo ultimo incarico sotto il decennio francese.
 
===Seconda restaurazione borbonica===
Dopo la [[seconda restaurazione]], grazie al [[trattato di Casalanza]], fu mantenuto nei ranghi della burocrazia da [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando I]], che gli conferì la nomina di consigliere soprannumerario presso la [[Corte dei Conti]] nel [[1817]] e avvocato generale alla Gran Corte di giustizia nel [[1820]], ma venne epurato per aver appoggiato in quanto [[Murattiani|murattiano]] i [[Moti del 1820-1821#Il moto carbonaro di Napoli|moti carbonari costituzionali]] dello stesso anno. Venne riassunto nuovamente nelle sfere dello Stato dall'allora primo ministro [[Donato Tommasi]] nel [[1830]].
 
Con la salita al trono di [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]], Fortunato, assieme ad altri regi consiglieri come [[Carlo Filangieri]] e [[Francesco Ricciardi]], con il beneplacito del ministro di polizia [[Nicola Intonti]], incitò il nuovo monarca a una politica più costituzionale, sul modello francese. Ma il sovrano, preoccupato per i moti del [[1831]] nell'Italia Centrale e temendo simili tumulti nel suo regno, licenziò Fortunato ed esiliò Intonti a [[Vienna]], mentre non prese provvedimenti nei confronti di Filangieri e Ricciardi.
 
Fortunato fu reintegrato dal re nel [[1835]], il quale lo mandò a [[Palermo]] con l'incarico di direttore delle finanze. Tornato a Napoli l'anno successivo, divenne procuratore generale alla Corte dei Conti, [[ministro senza portafoglio]] ([[1841]]) e ministro delle finanze nel [[1847]] sotto il governo di [[Giuseppe Ceva Grimaldi Pisanelli di Pietracatella#Ministero Ceva Grimaldi di Pietracatella|Giuseppe Ceva Grimaldi di Pietracatella]], in sostituzione di [[Ferdinando Ferri]] che si era dimesso per l'età avanzata.
 
Dopo la rivoluzione siciliana del [[1848]], per riconciliare la società siciliana alla corona, Fortunato si fece promotore di una petizione (estesa alla Sicilia e a tutto il regno) per abolire lo statuto, in cui le classi politiche e la borghesia venivano convinte dagli agenti di polizia a firmare in cambio di appalti pubblici, abolizioni di tasse, ricompense pecuniarie.<ref>Harold Acton, ''Gli ultimi Borboni di Napoli (1825-1861)'', Giunti, 1997, p.333</ref> L'idea di Fortunato (che suscitò la rabbia dei liberali nei suoi confronti) ebbe successo, solo una minoranza di sindaci rifiutò di firmare, subendo la destituzione dalle loro cariche e la sorveglianza della polizia.<ref>Raffaele De Cesare, La fine di un regno (Napoli e Sicilia), S. Lapi, 1900, p.12</ref> Secondo [[Raffaele de Cesare]], la petizione di Fortunato venne poi distrutta nel [[1860]] al momento dell'[[unità d'Italia]], poiché sarebbe stata poco conciliabile con il plebiscito nazionale.<ref>Raffaele De Cesare, La fine di un regno (Napoli e Sicilia), S. Lapi, 1900, p.11</ref> Per decreto del 9 luglio [[1848]], venne nominato "[[Pari (feudale)|Pari]] del Regno".
 
===Presidenza del consiglio===
[[File:F. Martorelli - Ritratto di Ferdinando II.jpg|left|thumb|Ferdinando II diede notevoli incarichi a Fortunato, sebbene i loro rapporti fossero piuttosto vivaci.]]
Dopo i governi costituzionali di [[Carlo Troya]] e di [[Gennaro Spinelli di Cariati]], il 7 agosto [[1849]] [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]] lo nominò [[Presidenti del Consiglio del Regno delle Due Sicilie|primo ministro]] del [[Regno delle Due Sicilie]], oltreché [[ministro degli esteri]] e delle finanze. Per via delle ribellioni del [[1848]], il mandato di Fortunato inaugurò una politica strettamente assolutista e fu il primo dei "''governi del re''", ossia governi composti soprattutto da esecutori passivi degli ordini del sovrano borbonico nell'ultimo decennio del suo regno.<ref>[[Giacinto de' Sivo]], ''Storia delle Due Sicilie, dal 1847 al 1861''. Roma : Tipografia Salviucci, 1864, vol. II p. 201 e seg. ([http://books.google.it/books?id=Rk4IAAAAQAAJ&pg=PA200&dq=%22Giustino+Fortunato%22+due+sicilie#PPA200,M1 on-line])</ref>
 
Durante la sua carica fu ricoperto di onori: insignito del titolo di "[[marchese]]" il 25 settembre [[1850]] e decorato con alte onorificenze borboniche e straniere. Accusato, però, di remissività nei confronti del re, venne sempre più ostracizzato dai liberali come [[Giuseppe Ricciardi (1808)|Giuseppe Ricciardi]], [[Giacomo Racioppi]], [[Pier Silvestro Leopardi]], [[Luigi Settembrini]] e [[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]. Tuttavia, Fortunato ebbe un ruolo fondamentale nell'assecondare il sovrano riguardo ai provvedimenti di condanna contro i liberali.<ref>[[Alfonso Scirocco]], ''L'Italia del Risorgimento'', Il Mulino, 1990, p.334</ref>
 
Come primo ministro, Fortunato, anche se succube del potere monarchico, si distinse in alcuni provvedimenti contrari al volere del sovrano e che gli guadagnarono critiche di anticlericalismo. Infatti, il clero borbonico propose al governo di poter essere svincolato dalle restrizioni e il giornale pontificio ''[[La Civiltà Cattolica]]'' chiese di non essere sottoposto alla censura preventiva; mentre il re fu favorevole, Fortunato si oppose fermamente.<ref>Giacinto De Sivo, ''Storia delle Due Sicilie 1847-1861'', Edizioni Trabant, 2009, p. 420-421</ref> Inoltre, vagheggiò sempre l'ordinamento napoleonico del decennio francese ma ciò gli procurò altri contrasti con i colleghi di governo e con Ferdinando II, che decise di privarlo del ministero delle finanze, lasciandogli solamente la potestà del consiglio e degli affari esteri.<ref>Gerardo Raffaele Zitarosa, ''Giustino Fortunato storico'', Pellegrini, 1970, p.59-60</ref>
 
Intervenne in aiuto delle zone colpite dal [[Terremoto del Vulture del 1851|terremoto del Vulture]], il 14 agosto [[1851]], istituendo nei comuni interessati il Consiglio Edilizio ed elargendo migliaia di ducati per le ricostruzioni. La sua posizione politica fu definitivamente compromessa a causa delle lettere del politico inglese [[William Ewart Gladstone|William Gladstone]] il quale, durante un soggiorno a Napoli, denunciò le condizioni nelle carceri napoletane come disumane, bollando il governo borbonico col famoso giudizio "negazione di Dio eretta a sistema di governo",<ref>Giacinto De Sivo, ''Storia delle Due Sicilie 1847-1861'', Edizioni Trabant, 2009, p. 428.</ref> inviando le lettere all'allora primo ministro inglese [[George Hamilton Gordon, IV conte di Aberdeen|George Hamilton Gordon]], conte di Aberdeen.
 
===Dimissioni e morte===
[[File:William Ewart Gladstone CDV 1861 for infobox.jpg|thumb|upright=0.7|William Gladstone, autore delle lettere sulle carceri borboniche.]]
Fortunato venne a conoscenza delle dichiarazioni di Gladstone tramite Paolo Ruffo, principe di Castelcicala e ambasciatore del Regno delle due Sicilie a [[Londra]], informato a sua volta da [[George Hamilton Gordon, IV conte di Aberdeen|Lord Aberdeen]] che promise di impedire la pubblicazione delle lettere in caso di ravvedimento da parte del governo napoletano. Fortunato probabilmente prese con leggerezza l'accaduto, non informò il sovrano borbonico e non rispose nemmeno all'avvertimento di Ruffo.<ref>Raffaele De Cesare, ''La fine di un regno (Napoli e Sicilia)'', S. Lapi, 1900, p.65</ref>
 
Dopo due mesi, Lord Aberdeen sollecitò ancora Ruffo, il quale avvertì ancora una volta Fortunato ma anche questa volta non ci fu risposta. Ferdinando II, venuto a conoscenza della vicenda, andò su tutte le furie e incolpò Ruffo di non aver fatto abbastanza per impedire la pubblicazione delle lettere.
 
Ruffo cercò di evitare di raccontare l'accaduto al re ma dopo aver letto un articolo sul giornale belga ''Independence Belge'', in cui veniva visto come il principale responsabile della diffusione delle lettere, si sentì diffamato e raccontò tutta la verità al sovrano. Ferdinando II, furibondo, fece destituire immediatamente Fortunato dal suo incarico e non volle più riceverlo personalmente.<ref>Raffaele De Cesare, ''La fine di un regno (Napoli e Sicilia)'', S. Lapi, 1900, p.66</ref>
 
Secondo una parte della storiografia [[Revisionismo del Risorgimento|revisionista del Risorgimento]], la divulgazione delle lettere di Gladstone fu una delle cause determinanti (se non la più determinante) che portarono al crollo del Regno delle Due Sicilie durante il [[Risorgimento|processo unitario]]. Dopo le dimissioni (avvenute ai primi del [[1852]]), Fortunato abbandonò completamente la politica e assunse l'incarico di presidente della Reale Accademia delle Scienze tra il [[1855]] e il [[1857]]. Si spense a Napoli il 22 agosto [[1862]].
 
==Giudizi storiografici==
La figura di Fortunato ha generato le opinioni più disparate, soprattutto riguardanti la sua linea politica, essendo stato inizialmente un repubblicano giacobino, poi sostenitore del [[dispotismo illuminato]] napoleonico e infine ausiliario del regime assoluto e conservatore dei Borbone. Molto duri furono i giudizi dei liberali nei suoi confronti. Settembrini lo definì «una iena insaziabile e feroce»<ref>Harold Acton, ''Gli ultimi Borboni di Napoli (1825-1861)'', Giunti, 1997, p.332</ref>, Petruccelli della Gattina «un rinnegato della vigilia»,<ref>Ferdinando Petruccelli della Gattina, ''{{collegamento interrotto|1=[http://www.abruzzoinmostra.it/letteratura/petruccelli_06/PAGE0078.HTM La rivoluzione di Napoli del 1848] |data=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}'', p.78</ref> mentre Ricciardi etichettò lui e Filangieri come «buoni strumenti della tirannide ferdinandea».<ref>Leo Vitale, ''Giustino Fortunato senior. L'uomo e il politico'', Arti Grafiche Ottaviano, 2011, p.89</ref> Controverso fu anche l'atteggiamento di Fortunato davanti alle lettere di Gladstone. Secondo quanto riportato da De Cesare, Ferdinando II, conoscendo il suo passato liberale, ebbe il sospetto che Fortunato avesse volutamente evitato di rispondere ai moniti di Ruffo per facilitare la diffusione delle missive.<ref>Raffaele De Cesare, ''La fine di un regno (Napoli e Sicilia)'', S. Lapi, 1900, p.77</ref> [[Giacinto de' Sivo]], oltre a definirlo un «uomo volente potestà ad ogni costo», lo additò come «responsabile di ciò che accadde sino alla rivoluzione del 1860»,<ref name ="Appunti di storia napoletana dell'Ottocento">Giustino Fortunato, ''Appunti di storia napoletana dell'Ottocento'', Laterza, 1931, p.132-133. Citato in Leo Vitale, ''Giustino Fortunato senior. L'uomo e il politico'', Arti Grafiche Ottaviano, 2011, p.91</ref> e giudizi simili a quelli di de' Sivo vennero espressi da [[Francesco Emanuele Pinto y Mendoza (1788-1875)|Francesco Emanuele Pinto y Mendoza]] in ''Mémoires et souvenir de ma vie'' e Carlo De Nicola nel suo ''Diario''.
 
[[Ludovico Bianchini]] sostenne che Fortunato «per mezzo secolo aveva parteggiato per tutti i diversi governi, e ne aveva profittato» e «aveva più ingegno e senso pratico che dottrina, niuna fede politica». Tuttavia, considerò il suo operato volto a «tenere a bada tutti i partiti»: ai liberali prometteva il ripristino delle Camere una volta ristabilito l'ordine, mentre ai reazionari una migliore organizzazione di governo con ristretta Costituzione o un Consiglio di Stato allargato nelle sue attribuzioni.<ref name ="Appunti di storia napoletana dell'Ottocento"/> Lo storico Nicola Santamaria fu invece comprensivo nei confronti di Fortunato e dei suoi coevi:
 
{{citazione|I moderni politici sorridono de' giovani repubblicani del '99, divenuti murattiani in età matura, e che morivano borbonici. Ebbene, io dico, scrutate le loro parole e le loro azioni nella vita pubblica, e voi non li troverete mai in contraddizione de' loro principi: servivano il paese, e gli furono utili, sotto qualunque governo; e si dové loro il miracolo stupendo, che sommamente onora la nostra storia, quello, che, mentre nel resto d'Italia per poco i reduci Sovrani non ristabilirono con le istituzioni medievali anche la Inquisizione, rimasero nel Napoletano in pieno vigore tutte le conquiste civili del secolo<ref>Leo Vitale, ''Giustino Fortunato senior. L'uomo e il politico'', Arti Grafiche Ottaviano, 2011, p.92</ref>}}
 
Nel tentativo di riabilitare la sua immagine, intervenne il pronipote che riuscì a smontare diverse calunnie, pubblicando documenti di archivio. Tante altre accuse furono rivolte a Fortunato senior. Gennaro Maria Sambiase, duca di Sandonato, sostenne che il patriota [[Vincenzo d'Errico]], in seguito esule, era in forti contrasti con il primo ministro borbonico e quest'ultimo, come intendente di Chieti, fu licenziato da Murat «per poco lodevole amministrazione». Fortunato meridionalista smentì tali dichiarazioni, dimostrando come non ci fu mai alcun contrasto con d'Errico e pubblicando la già citata lettera di elogio che il sovrano francese inviò al prozio. Un'altra accusa fu quella di aver fatto parte del tribunale straordinario nominato da [[Giuseppe Bonaparte]], destinato a giudicare gravi reati contro la sicurezza pubblica. La vicenda si rivelò un falso poiché il suo nome non compare in nessun decreto del sovrano.<ref>Leo Vitale, ''Giustino Fortunato senior. L'uomo e il politico'', Arti Grafiche Ottaviano, 2011, p.97</ref>
 
Fortunato senior fu anche vittima di una campagna diffamatoria riguardo alla morte di Murat. Con il ritorno dei Borbone sul trono del [[Regno di Napoli]], Murat, sconfitto nelle ultime guerre napoleoniche e di ritorno con alcuni fedeli per aizzare la popolazione del regno, sbarcò in [[Calabria]] ma fu catturato e giustiziato da un tribunale militare nominato dal generale [[Vito Nunziante]]. Dopo la sua condanna a morte, Fortunato senior venne accusato di tradimento, per avergli teso un agguato assieme a [[Pietro Colletta]] attirandolo in Calabria, facendogli credere che il regno fosse pronto a riceverlo e ad acclamarlo. Le accuse si rivelarono prive di fondamento, poiché il pronipote pubblicò un documento autografato del sovrano conservato nella [[Biblioteca Nazionale di Firenze]], che dimostra come Murat agì di propria volontà senza essere condizionato da nessuno.<ref>Gerardo Raffaele Zitarosa, ''Giustino Fortunato storico'', Pellegrini, 1970, p.340</ref>
 
== Onorificenze ==
 
=== Onorificenze del Regno delle Due Sicilie ===
{{Onorificenze
|immagine=Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di granGran croceCroce del Sacro militare ordine costantiniano di San Giorgio
|collegamento_onorificenza=Ordine costantiniano di San Giorgio (Napoli)|Sacro militare ordine costantiniano di San Giorgio
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Collezione delle Leggi e de'Decreti Reali del Regno delle Due Sicilie">''Collezione delle Leggi e de'Decreti Reali del Regno delle Due Sicilie'', Stamperia reale, 1846, p.85</ref>
|luogo=
}}
{{Onorificenze
Riga 40 ⟶ 119:
|collegamento_onorificenza=Reale Ordine di Francesco I
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Collezione delle Leggi e de'Decreti Reali del Regno delle Due Sicilie"/>
|luogo=
}}
{{Onorificenze
Riga 47 ⟶ 126:
|collegamento_onorificenza=Reale e militare ordine di San Giorgio della Riunione
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Almanacco di corte">''Almanacco di corte'', Tipografia reale, 1858, p.318</ref>
|luogo=
}}
 
=== Onorificenze stranierenapoleoniche ===
{{Onorificenze
|immagine=OrderOrdine Orladelle Bialego1Due Sicilie ribbon bar.gifpng
|nome_onorificenza= Cavaliere dell'Ordine reale delle Due Sicilie
|collegamento_onorificenza= Ordine reale delle Due Sicilie
|motivazione=
|luogo=<ref>''Collezione de' decreti originali'', vol.65, n.10270. Citato in Leo Vitale, ''Giustino Fortunato senior. L'uomo e il politico'', Arti Grafiche Ottaviano, 2011, p.97</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine=Legion Honneur GC ribbon.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Legion d'Onore
|collegamento_onorificenza=Legion d'Onore
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Collezione delle Leggi e de'Decreti Reali del Regno delle Due Sicilie"/>
}}
 
=== Onorificenze straniere ===
{{Onorificenze
|immagine=RUS Order White Eagle BAR.png
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine dell'Aquila Bianca (Impero Russo)
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'Aquila Bianca
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Collezione delle Leggi e de'Decreti Reali del Regno delle Due Sicilie"/>
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=IstruzionePubblicaOrd.S.Stef.Ungh. - GC.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale di Santo Stefano d'Ungheria (Impero d'Austria)
|collegamento_onorificenza=Ordine Reale di Santo Stefano d'Ungheria
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Almanacco di corte"/>
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ord. Leopold-GC.PNGpng
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Imperiale di Leopoldo (Impero d'Austria)
|collegamento_onorificenza=Ordine Imperiale di Leopoldo
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Almanacco di corte"/>
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=OrdineVAT PianoOrder of Pope Pius IX GCross BAR.pngsvg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano (Stato Pontificio)
|collegamento_onorificenza=Ordine Piano
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Almanacco di corte"/>
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=PRU Roter Adlerorden BAROrd.svgAquilarossa-GC.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di I Classe dell'Ordine dell'Aquila Rossa (Prussia)
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'Aquila Rossa
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Almanacco di corte"/>
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Legion Honneur GC ribbon.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Legion d'Onore (Repubblica Francese)
|collegamento_onorificenza=Legion d'Onore
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere di gran Croce Regno SSML BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce decorato con Gran Cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (Regno di Sardegna)
|collegamento_onorificenza=Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Collezione delle Leggi e de'Decreti Reali del Regno delle Due Sicilie"/>
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ord.LeopoldSanGiuseppe-GC.PNGpng
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Giuseppe (Granducato di Toscana)
|collegamento_onorificenza=Ordine di San Giuseppe
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Almanacco di corte"/>
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Alluvione2000.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Merito sotto il titolo di San Lodovico (Ducato di Parma)
|collegamento_onorificenza=Ordine del Merito sotto il titolo di San Lodovico
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
Riga 119 ⟶ 200:
|collegamento_onorificenza=Ordine del Dannebrog
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Collezione delle Leggi e de'Decreti Reali del Regno delle Due Sicilie"/>
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Grand Crest Ordre de Leopold.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran CroceCordone dell'Ordine di Leopoldo (Belgio)
|collegamento_onorificenza=Ordine di Leopoldo
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Almanacco di corte"/>
|luogo=
}}
{{Onorificenze
Riga 133 ⟶ 214:
|collegamento_onorificenza=Ordine della Corona di Quercia
|motivazione=
|luogo=<ref name = "Almanacco di corte"/>
|luogo=
}}
 
==Composizione del Governo==
{{Vedi anche|Governo Fortunato}}
* Giustino Fortunato, presidente del consiglio dei ministri, ministro degli affari esteri e ministro delle Finanze (quest'ultima carica fu poi assunta da [[Pietro d'Urso]])
* Pietro d'Urso, ministro dell'Interno (sostituito poi da [[Salvatore Murena]], direttore per l'Interno e il commercio)
* [[Raffaele Longobardi (politico)|Raffaele Longobardi]], ministro di Grazia e Giustizia
* [[Ferdinando Troya]], ministro del culto e dell'istruzione pubblica
* [[Raffaele Carrascosa]], ministro dei lavori pubblici
* [[Francesco Emanuele Pinto y Mendoza (1788-1875)|Francesco Emanuele Pinto diy IschitellaMendoza]], ministro della Guerra e della Marina
* [[Gaetano Peccheneda]], direttore per la Polizia
 
Riga 149 ⟶ 231:
 
== Bibliografia ==
*[[Tommaso Pedio]], ''Uomini aspirazioni e contrasti nella Basilicata del 1799'', F.lli Montemurro, 1961
* Toni Iermano, «[http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Dizionario_Biografico_degli_Italiani/VOL49/DIZIONARIO_BIOGRAFICO_DEGLI_ITALIANI_Vol49_017749.xml FORTUNATO, Giustino]», ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', Roma : [[Istituto dell'Enciclopedia Italiana]], Vol. XLIX (on line])
*Gerardo Raffaele Zitarosa, ''Giustino Fortunato storico'', Pellegrini, 1970
 
*[[Raffaele de Cesare]], ''La fine di un regno (Napoli e Sicilia)'', S. Lapi, 1900
==Successione==
*[[Harold Acton]], ''Gli ultimi Borboni di Napoli (1825-1861)'', Giunti, 1997
{{Box successione
*Leo Vitale, ''Giustino Fortunato senior. L'uomo e il politico'', Arti Grafiche Ottaviano, 2011
|carica = [[Presidenti del Consiglio del Regno delle Due Sicilie|Presidente del Consiglio del Regno delle Due Sicilie]]
|periodo = [[7 agosto]] [[1849]] - [[18 gennaio]] [[1852]]
|precedente = [[Gennaro Spinelli di Cariati]]
|successivo = [[Ferdinando Troya]]
|immagine=Coat of arms of the Kingdom of the Two Sicilies.svg
}}
 
==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}{{Box successione
* [http://www.basilicata.cc/chiese/testo.php?id=14&com=Rionero%20in%20Vulture&est=rionero.php Breve biografia di Giustino Fortunato]
|tipologia = Incarico governativo
{{Portale|biografie}}
|carica = [[Presidenti del Consiglio del Regno delle Due Sicilie|Presidente del Consiglio del Regno delle Due Sicilie]]
|periodo = 7 agosto [[1849]] - 18 gennaio [[1852]]
|precedente = [[Gennaro Spinelli di Cariati]]
|successivo = [[Ferdinando Troya]]
|immagine = Coat of arms of the Kingdom of the Two Sicilies.svg
}}{{Controllo di autorità}}{{Portale|Biografie|Due Sicilie|Politica}}
 
[[Categoria:PresidentiNati dela consiglioRionero deiin ministri del Regno delle Due SicilieVulture]]
[[Categoria:Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno delle Due Sicilie]]
[[Categoria:Ministri del Regno delle Due Sicilie]]
[[Categoria:Insegnanti della Nunziatella]]
[[Categoria:Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine Imperiale di Leopoldo]]
[[Categoria:Cavalieri di gran croce del Reale ordine di Francesco I]]
[[Categoria:Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine di San Giorgio della Riunione]]
[[Categoria:Gran croce della Legion d'onore]]
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine dell'Aquila Bianca]]
[[Categoria:Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine di Santo Stefano d'Ungheria]]
[[Categoria:Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine Piano]]
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine dell'Aquila Rossa]]
[[Categoria:Cavalieri di gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]]
[[Categoria:Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine di San Giuseppe]]
[[Categoria:Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine del Dannebrog]]
[[Categoria:Gran Cordoni dell'Ordine di Leopoldo]]
[[Categoria:Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine della Corona di quercia]]