Leone berbero: differenze tra le versioni
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Il '''leone berbero''' era una [[Popolazione biologica|popolazione]] della sottospecie di leone ''[[Panthera leo leo]]''. Viveva nelle montagne e nei deserti del [[Maghreb]] [[nordafrica]]no, dal [[Marocco]] all'[[Egitto]]. Fu sterminato a seguito della diffusione delle [[Arma da fuoco|armi da fuoco]] e dell'istituzione di [[Taglia (ricompensa)|ricompense]] per l'abbattimento dei leoni. Un'analisi approfondita dei registri di caccia e di avvistamenti ha rivelato che piccoli gruppi di leoni potrebbero essere sopravvissuti in Algeria fino ai primi anni Sessanta e in Marocco fino alla metà dello stesso decennio. Oggi è [[Estinzione locale|estinto localmente]] in questa regione. Resti [[Fossile|fossili]] di leoni berberi databili tra i 100.000 e i 110.000 anni fa sono stati rinvenuti nella grotta di Bizmoune, nei pressi di [[Essaouira]].
Fino al 2017, il leone berbero era considerato una [[Panthera leo#Sottospecie|sottospecie]] distinta di leone. Tuttavia, analisi [[Morfologia (biologia)|morfologiche]] e [[Genetica|genetiche]] di campioni di leoni nordafricani hanno dimostrato che il leone berbero non si differenzia in modo significativo dal [[leone asiatico]], rientrando nello stesso sottogruppo. Questo sottoclade nordafricano/asiatico è strettamente imparentato con i leoni dell'[[Africa occidentale]] e delle regioni settentrionali dell'[[Africa centrale]], ed è pertanto classificato nella sottospecie settentrionale ''Panthera leo leo''.
== Descrizione ==
[[File:Sultan the Barbary Lion.jpg|thumb|Un leone berbero allo [[zoo del Bronx]] (1897).]]
Gli esemplari zoologici di leone berbero presentano una gamma cromatica che va dal fulvo chiaro al fulvo scuro. Le pelli dei maschi mostrano criniere di colore e lunghezza variabili.<ref name=Mazak70>{{cita pubblicazione | autore=V. Mazák | anno=1970 | titolo=The Barbary lion, ''Panthera leo leo'' (Linnaeus, 1758); some systematic notes, and an interim list of the specimens preserved in European museums | rivista=Zeitschrift für Säugetierkunde | volume=35 | pp=34-45}}</ref> La lunghezza dalla testa alla coda dei maschi impagliati conservati nelle collezioni zoologiche varia da 2,35 a 2,8 metri, mentre quella delle femmine si aggira intorno ai 2,5 metri. Le dimensioni dei crani variano da 30,85 a 37,23 centimetri. Alcune criniere si estendevano oltre le spalle e sotto il ventre fino ai gomiti. I peli della criniera misuravano tra gli 8 e i 22 centimetri di lunghezza.<ref name=Mazak70/><ref name=Hemmer1974>{{cita pubblicazione | autore=H. Hemmer | anno=1974 | titolo=Untersuchungen zur Stammesgeschichte der Pantherkatzen (Pantherinae) Teil 3. Zur Artgeschichte des Löwen ''Panthera (Panthera) leo'' (Linnaeus, 1758) | rivista=Veröffentlichungen der Zoologischen Staatssammlung | volume=17 | pp=167-280 | url=https://archive.org/stream/verfentlichungen171974zool#page/n215/mode/2up}}</ref><ref>{{cita pubblicazione | autore=J. H. Mazák | anno=2010 | titolo=Geographical variation and phylogenetics of modern lions based on craniometric data | rivista=Journal of Zoology | volume=281 | numero=3 | pp=194-209 | doi=10.1111/j.1469-7998.2010.00694.x}}</ref>
Secondo i resoconti dei cacciatori del XIX secolo, il leone berbero era considerato il più grande tra i leoni, con maschi selvatici dal peso compreso tra 270 e 300 chilogrammi.<ref name=Yamaguchi2002/> Tuttavia, l'attendibilità di tali dati rilevati sul campo è discutibile. I leoni berberi in cattività erano molto più piccoli, ma venivano tenuti in condizioni talmente precarie da non poter raggiungere la loro taglia e il loro peso potenziali.<ref name=Yamaguchi2002>{{cita pubblicazione | autore=N. Yamaguchi e B. Haddane | anno=2002 | titolo=The North African Barbary Lion and the Atlas Lion Project | rivista=International Zoo News | volume=49 | numero=8 | pp=465-481 | url=https://www.researchgate.net/publication/266755974}}</ref>
Per lungo tempo si è ritenuto che il colore e le dimensioni delle criniere dei leoni costituissero caratteristiche [[Morfologia (biologia)|morfologiche]] sufficientemente distintive per attribuire lo status di [[Nomenclatura trinomiale|sottospecie]] alle diverse popolazioni.<ref name=BarnettYamaguchi2006>{{cita pubblicazione | autore=R. Barnett, N. Yamaguchi, I. Barnes e A. Cooper | anno=2006 | titolo=Lost populations and preserving genetic diversity in the lion ''Panthera leo'': Implications for its ex situ conservation | rivista=Conservation Genetics | volume=7 | numero=4 | pp=507-514 | url=http://abc.zoo.ox.ac.uk/Papers/consgen06_lion.pdf | doi=10.1007/s10592-005-9062-0 | bibcode=2006ConG....7..507B | urlmorto=sì | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060824064412/http://abc.zoo.ox.ac.uk/Papers/consgen06_lion.pdf}}</ref> Tuttavia, lo sviluppo della criniera varia in funzione dell'età e da un individuo all'altro in base alla regione di provenienza, e pertanto non rappresenta un criterio affidabile per l'identificazione delle sottospecie.<ref>{{cita pubblicazione | autore=S. J. O'Brien, P. Joslin, G. L. Smith, R. Wolfe, N. Schaffer, E. Heath, J. Ott-Joslin, P. P. Rawal, K. K. Bhattacharjee e J. S. Martenson | anno=1987 | titolo=Evidence for African origins of founders of the Asiatic Lion Species Survival Plan | rivista=Zoo Biology | volume=6 | numero=2 | pp=99-116 | doi=10.1002/zoo.1430060202 | url=https://zenodo.org/record/1229390}}</ref> Le dimensioni della criniera non sono considerate una prova dell'ascendenza dei leoni berberi. Invece, i risultati delle ricerche sul [[DNA mitocondriale]] supportano la distinzione genetica dei leoni berberi, grazie a un [[aplotipo]] unico individuato in esemplari museali, ritenuto caratteristico di questa popolazione. La presenza di tale aplotipo è considerata un marcatore molecolare attendibile per identificare i leoni berberi in cattività.<ref name=Barnett2006/> È possibile che i leoni berberi abbiano sviluppato criniere più lunghe a causa delle temperature più basse delle montagne dell'Atlante rispetto ad altre regioni africane, soprattutto in inverno.<ref name=Yamaguchi2002/> I risultati di uno studio a lungo termine condotto sui leoni del [[Parco nazionale del Serengeti]] indicano che [[Temperatura ambiente|temperatura ambientale]], alimentazione e livello di [[testosterone]] influenzano il colore e le dimensioni della criniera.<ref name=West2002>{{cita pubblicazione | autore=P. M. West e C. Packer | titolo=Sexual selection, temperature, and the lion's mane | rivista=Science | volume=297 | numero=5585 | pp=1339-1343 | anno=2002 | pmid=12193785 | doi=10.1126/science.1073257 | bibcode=2002Sci...297.1339W}}</ref>
== Tassonomia ==
[[File:Lion subspecies distribution3.png|thumb|Areali di ''P. l. leo'' e ''P. l. melanochaita''.<ref name=Bertola2016>{{cita pubblicazione | autore=L. D. Bertola, H. Jongbloed, K. J. Van Der Gaag, P. De Knijff, N. Yamaguchi, H. Hooghiemstra, H. Bauer, P. Henschel, P. A. White, C. A. Driscoll, T. Tende, U. Ottosson, Y. Saidu, K. Vrieling e H. H. de Iongh | anno=2016 | titolo=Phylogeographic patterns in Africa and High Resolution Delineation of genetic clades in the Lion (''Panthera leo'') | rivista=Scientific Reports | volume=6 | p=30807 | doi=10.1038/srep30807 | pmid=27488946 | pmc=4973251 | bibcode=2016NatSR...630807B}}</ref>]]
''Felis leo'' fu il [[Nomenclatura binomiale|nome scientifico]] proposto da [[Linneo|Carl Linnaeus]] nel 1758 per un [[Tipo nomenclaturale#Zoologia|esemplare tipo]] proveniente da [[Costantina (Algeria)|Costantina]], Algeria.<ref name=Linn1758>{{cita libro | autore=C. Linnaeus | titolo=Systema naturae per regna tria naturae: secundum classes, ordines, genera, species, cum characteribus, differentiis, synonymis, locis | editore=Holmiae (Laurentii Salvii) | anno=1758 | p=41 | capitolo=''Felis Leo'' | lingua=la | volume=1 | edizione=10 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/page/726936 | accesso=8 settembre 2008}}</ref> In seguito alla descrizione di Linneo, diversi esemplari zoologici di leone nordafricano vennero descritti e proposti come sottospecie nel XIX secolo:
* ''Felis leo barbaricus'', descritto dallo zoologo [[austria]]co Johann Nepomuk Meyer nel 1826 a partire dalla pelle di un leone proveniente dalla [[Stati barbareschi|costa berbera]];<ref>{{cita libro | autore=J. N. Meyer | anno=1826 | titolo=Dissertatio inauguralis anatomico-medica de genere felium. Doctoral thesis | editore=University of Vienna | città=Vienna}}</ref>
* ''Felis leo nubicus'', descritto da [[Henri Marie Ducrotay de Blainville]] nel 1843 a partire da un leone maschio della [[Nubia]] che era stato inviato al [[Ménagerie du Jardin des Plantes|Jardin des Plantes]] di [[Parigi]] da Antoine Clot tramite [[Il Cairo]], e vi morì nel 1841.<ref name="DeBlainville1843">{{cita libro | autore=H. M. D. de Blainville | anno=1843 | capitolo=''F. leo nubicus'' | titolo=Ostéographie ou description iconographique comparée du squelette et du système dentaire des mammifères récents et fossils pour servir de base à la zoologie et la géologie. Vol 2 | città=Parigi | editore=J. B. Baillière et Fils | p=186}}</ref>
Nel 1930, [[Reginald Innes Pocock]] assegnò il leone al genere ''[[Panthera]]'' quando scrisse a proposito del [[leone asiatico]].<ref>{{cita pubblicazione | autore=R. I. Pocock | anno=1930 | titolo=The lions of Asia | rivista=Journal of the Bombay Natural Historical Society | volume=34 | pp=638-665}}</ref>
Nel XX e XXI secolo vi è stato ampio dibattito e controversia tra gli zoologi riguardo alla classificazione del leone e alla validità delle sottospecie proposte:
* nel 1939, [[Glover Morrill Allen]] considerò ''F. l. barbaricus'' e ''nubicus'' [[Sinonimo (tassonomia)|sinonimi]] di ''F. l. leo'';<ref name=Allen1939>{{cita pubblicazione | autore=G. M. Allen | anno=1939 | url=https://archive.org/stream/bulletinofmuseum83harv#page/242/mode/2up | titolo=A Checklist of African Mammals | rivista=Bulletin of the Museum of Comparative Zoology at Harvard College | volume=83 | pp=1-763}}</ref>
* nel 1951, John Ellerman e Terence Morrison-Scott riconobbero solo due sottospecie di leone nel [[Ecozona paleartica|reame paleartico]]: il leone africano (''Panthera leo leo'') e il leone asiatico (''P. l. persica'');<ref name=ems66>{{cita libro | autore=J. R. Ellerman e T. C. S. Morrison-Scott | anno=1966 | url=https://archive.org/stream/checklistofindia00elle#page/312/mode/2up | titolo=Checklist of Palaearctic and Indian mammals 1758 to 1946 | edizione=2 | editore=British Museum of Natural History | città=Londra | pp=312-313}}</ref>
* alcuni autori considerarono ''P. l. nubicus'' una sottospecie valida, sinonimo di ''P. l. massaica'';<ref name=Hemmer1974/><ref name=Haas2005>{{cita pubblicazione | autore=S. K. Haas, V. Hayssen e P. R. Krausman | titolo=''Panthera leo'' | anno=2005 | rivista=Mammalian Species | volume=2005 | numero=762 | pp=1-11 | url=http://www.science.smith.edu/msi/pdf/762_Panthera_leo.pdf | doi=10.1644/1545-1410(2005)762[0001:PL]2.0.CO;2 | urlmorto=sì | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170728131140/http://www.science.smith.edu/msi/pdf/762_Panthera_leo.pdf}}</ref><ref name="Kingdonetal.2013">{{cita libro | autore=P. M. West e C. Packer | titolo=Mammals of Africa | anno=2013 | editore=A & C Black | isbn=978-1-4081-8996-2 | curatore=J. Kingson, D. Happold, T. Butynski, M. Hoffmann, M. Happold e J. J. Kalina | volume=5 | pp=149-159 | capitolo=''Panthera leo'' Lion | url=https://books.google.com/books?id=B_07noCPc4kC&pg=RA4-PA149}}</ref>
* nel 2005, ''P. l. barbarica'', ''nubica'' e ''somaliensis'' furono tutte incluse in ''P. l. leo'';<ref name=MSW3>{{MSW3|pagine=p. 546|id=14000228|titolo=Panthera leo}}</ref>
* nel 2016, i valutatori della [[Lista rossa IUCN|Lista Rossa dell'IUCN]] utilizzarono ''P. l. leo'' per tutte le popolazioni di leone in [[Africa]].<ref name=iucn/><ref name=MSW3/>
Il leone berbero era considerato una [[Panthera leo#Sottospecie|sottospecie]] distinta.<ref name=CAP>{{cita libro | autore=K. Nowell e P. Jackson | titolo=Wild Cats: Status Survey and Conservation Action Plan | anno=1996 | editore=IUCN/SSC Cat Specialist Group | città=Gland, Svizzera | isbn=978-2-8317-0045-8 | pp=17-21 | capitolo=African lion, ''Panthera leo'' (Linnaeus, 1758) | url=http://carnivoractionplans1.free.fr/wildcats.pdf}}</ref><ref name=MSW3/> Nel 2017, la Cat Classification Task Force del Cat Specialist Group riunì le popolazioni di leone del Nord, dell'Ovest e del Centro Africa, oltre a quelle [[asia]]tiche, sotto ''P. l. leo''.<ref name=catsg>{{cita pubblicazione | autore=A. Kitchener, C. Breitenmoser-Würsten, E. Eizirik, A. Gentry, L. Werdelin, A. Wilting, N. Yamaguchi, A. V. Abramov, P. Christiansen, C. Driscoll, J. W. Duckworth, W. Johnson, S.-J. Luo, E. Meijaard, P. O'Donoghue, J. Sanderson, K. Seymour, M. Bruford, C. Groves, M. Hoffmann, K. Nowell, Z. Timmons e S. Tobe | anno=2017 | titolo=A revised taxonomy of the Felidae: The final report of the Cat Classification Task Force of the IUCN Cat Specialist Group | rivista=Cat News | numero=Special Issue 11 | pp=71-73 | url=https://repository.si.edu/bitstream/handle/10088/32616/A_revised_Felidae_Taxonomy_CatNews.pdf?sequence=1&isAllowed=y#page=71}}</ref>
Il leone berbero era noto anche come leone nordafricano,<ref name=Pease1913/> leone dell'Atlante<ref name=Burger2006/> e leone egiziano.<ref name=Geptner>{{cita libro | autore=V. G. Heptner e A. A. Sludskij | annooriginale=1972 | anno=1992 | titolo=Mlekopitajuščie Sovetskogo Soiuza. Moskva: Vysšaia Škola | titolotradotto=Mammals of the Soviet Union. Volume II, Part 2. Carnivora (Hyaenas and Cats) | editore=Smithsonian Institution and the National Science Foundation | città=Washington DC | capitolo=Lion | url=https://archive.org/stream/mammalsofsov221992gept#page/82/mode/2up | pp=83-95 | isbn=978-90-04-08876-4}}</ref>
=== Ricerche genetiche ===
Nel 2006 fu pubblicata un'analisi filogeografica basata su campioni di leoni africani e asiatici. Uno dei campioni africani era una [[vertebra]] proveniente dalla sezione nubiana del [[Sudan]], conservata al [[Museo nazionale di storia naturale di Francia]]. A livello di [[DNA mitocondriale]], risultà raggruppata con campioni cranici di leoni provenienti dalla [[Repubblica Centrafricana]], dall'[[Etiopia]] e dalla parte settentrionale della [[Repubblica Democratica del Congo]].<ref name=Barnett2006>{{cita pubblicazione | autore=R. Barnett, N. Yamaguchi, I. Barnes e A. Cooper | anno=2006 | titolo=The origin, current diversity and future conservation of the modern lion (''Panthera leo'') | rivista=Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences | pmid=16901830 | volume=273 | numero=1598 | pmc=1635511 | pp=2119-2125 | doi=10.1098/rspb.2006.3555 | url=http://www.adelaide.edu.au/acad/publications/papers/Barnett%20PRS%20lions.pdf | urlmorto=sì | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070808182526/http://www.adelaide.edu.au/acad/publications/papers/Barnett%20PRS%20lions.pdf}}</ref>
Sebbene il leone berbero storico fosse [[Morfologia (biologia)|morfologicamente]] distinto, la sua unicità genetica rimaneva dubbia.<ref name=Black2010>{{cita pubblicazione | autore=S. Black, N. Yamaguchi, A. Harland e J. Groombridge | titolo=Maintaining the genetic health of putative Barbary lions in captivity: an analysis of Moroccan Royal Lions | rivista=European Journal of Wildlife Research | volume=56 | numero=1 | pp=21-31 | anno=2010 | doi=10.1007/s10344-009-0280-5 | bibcode=2010EJWR...56...21B | url=http://kar.kent.ac.uk/27502/1/Black_et_al_%282009%29_Genetic_Health_of_putative_barbary_lions.pdf}}</ref> In uno studio esaustivo sull'evoluzione dei leoni pubblicato nel 2008, furono esaminati 357 campioni di leoni selvatici e in cattività provenienti da Africa e India. I risultati mostrarono che quattro leoni in cattività del Marocco non presentavano alcuna caratteristica genetica unica, ma condividevano [[Aplotipo|aplotipi]] [[Mitocondrio|mitocondriali]] con campioni di leoni dell'[[Africa occidentale]] e [[Africa centrale|centrale]]. Appartenevano tutti a un grande gruppo di [[DNA mitocondriale|mtDNA]] che includeva anche i leoni asiatici. I risultati supportavano l'ipotesi secondo cui questo gruppo si sarebbe sviluppato in Africa orientale e, circa 118.000 anni fa, si sarebbe espanso verso nord e ovest durante una prima ondata migratoria. Successivamente, si sarebbe differenziato all'interno dell'Africa e poi in [[Asia occidentale]]. È probabile che i leoni africani costituiscano una singola popolazione che ha continuato a incrociarsi attraverso varie ondate migratorie sin dal [[Pleistocene superiore]].<ref name=Agostinho>{{cita pubblicazione | autore=A. Antunes, J. L. Troyer, M. E. Roelke, J. Pecon-Slattery, C. Packer, C. Winterbach, H. Winterbach e W. E. Johnson | titolo=The Evolutionary Dynamics of the Lion ''Panthera leo'' revealed by Host and Viral Population Genomics | rivista=PLOS Genetics | volume=4 | numero=11 | pp=e1000251 | anno=2008 | pmid=18989457 | pmc=2572142 | doi=10.1371/journal.pgen.1000251}}</ref> Dati [[Genoma|genomici]] di un esemplare storico selvatico proveniente dal Sudan lo collocano filogeneticamente vicino a ''P. l. leo'' secondo le analisi mitocondriali, ma con una forte affinità anche con ''P. l. melanochaita''.<ref name="DeManuel_al.2020">{{cita pubblicazione | autore=M. de Manuel, B. Ross, M. Sandoval-Velasco, N. Yamaguchi, F. G. Vieira, M. L. Z. Mendoza, S. Liu, M. D. Martin, M.-H. S. Sinding, S. S. T. Mak, C. Carøe, S. Liu, C. Guo, J. Zheng, G. Zazula, G. Baryshnikov, E. Eizirik, K.-P. Koepfli, W. E. Johnson, A. Antunes, T. Sicheritz-Ponten, S. Gopalakrishnan, G. Larson, H. Yang, S. J. O'Brien, A. J. Hansen, G. Zhang, T. Marques-Bonet e M. T. P. Gilbert | titolo=The evolutionary history of extinct and living lions | rivista=[[Proceedings of the National Academy of Sciences|Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America]] | volume=117 | numero=20 | pp=10927-10934 | doi=10.1073/pnas.1919423117 | anno=2020 | pmid=32366643 | pmc=7245068 | bibcode=2020PNAS..11710927D}}</ref>
Uno studio genetico completo pubblicato nel 2016 ha confermato la stretta relazione tra i leoni estinti del Nord Africa e quelli dell'Africa centrale e occidentale, mostrando inoltre che i primi appartengono allo stesso sottoclade del leone asiatico.<ref name="Bertola_al2016">{{cita pubblicazione | autore=L. D. Bertola, H. Jongbloed, K. J. Van Der Gaag, P. De Knijff, N. Yamaguchi, H. Hooghiemstra, H. Bauer, P. Henschel, P. A. White, C. A. Driscoll, T. Tende, U. Ottosson, Y. Saidu, K. Vrieling e H. de Iongh | anno=2016 | titolo=Phylogeographic patterns in Africa and High Resolution Delineation of genetic clades in the Lion (''Panthera leo'') | rivista=Scientific Reports | volume=6 | p=30807 | doi=10.1038/srep30807 | pmid=27488946 | pmc=4973251 | bibcode=2016NatSR...630807B}}</ref>
== Distribuzione e habitat ==
[[File:'n Berberleeu in 1925.png|thumb|L'ultima fotografia di un leone selvatico sulle montagne dell'Atlante, scattata da Marcelin Flandrin nel 1925.<ref name="Black et al.2013"/>]]
[[File:Atlas Van der Hagen - Barbary Coast.jpeg|thumb|Questo dettaglio di una mappa di Jan Janssonius (1588-1664) mostra l'antica «costa barbaresca» del Nord Africa, nota nel XVII secolo come Barberia, oggi compresa nell'Algeria.]]
Fossili di leone berbero databili tra 100.000 e 110.000 anni fa sono stati rinvenuti nella grotta di Bizmoune, nei pressi di [[Essaouira]].<ref>{{cita web | anno=2022 | titolo=– بلاغ صحفي بقايا عظمية لأسد الأطلس – بلاغ صحفي | url=https://insap.ac.ma/?p=32654 | accesso=9 dicembre 2022 | sito=Insap | lingua=ar}}</ref><ref>{{cita web | anno=2022 | titolo=Près d'Essaouira, des chercheurs de l'INSAP découvrent des vestiges du lion de l'Atlas | url=https://ledesk.ma/encontinu/pres-dessaouira-des-chercheurs-de-linsap-decouvrent-des-vestiges-du-lion-de-latlas/ | accesso=9 dicembre 2022 | sito=Le Desk | lingua=fr}}</ref> Il leone berbero viveva nelle montagne e nei deserti del [[Maghreb]] [[nordafrica]]no, dal [[Marocco]] all'[[Egitto]]. Fu sterminato a seguito della diffusione delle [[Arma da fuoco|armi da fuoco]] e dell'introduzione di [[Taglia (ricompensa)|ricompense]] per l'abbattimento dei leoni.<ref name=Pease1913>{{cita libro | autore=A. E. Pease | titolo=The Book of the Lion | editore=[[John Murray (casa editrice)|John Murray]] | capitolo=The Distribution of Lions | pp=109-147 | città=Londra | anno=1913 | url=https://archive.org/stream/bookoflion1913alfr#page/112/mode/2up}}</ref> Oggi è [[Estinzione locale|estinto localmente]] in questa regione.<ref name=iucn>{{cita web|titolo=Panthera leo|url=https://www.iucnredlist.org/species/15951/266696959|autore=Nicholson, S., Bauer, H., Strampelli, P., Sogbohossou, E., Ikanda, D., Tumenta, P.F., Venktraman, M., Chapron, G. & Loveridge, A. 2024}}</ref> Registrazioni storiche di avvistamenti e cacce risalenti al XIX e XX secolo mostrano che il leone berbero sopravvisse in Algeria fino ai primi anni Sessanta e in Marocco fino alla metà dello stesso decennio. Abitava [[Ecosistemi mediterranei|foreste mediterranee, boscaglie e macchie]]. L'avvistamento più occidentale di un leone berbero si sarebbe verificato nell'[[Anti Atlante|Anti-Atlante]], nel Marocco occidentale. La sua distribuzione comprendeva la [[Atlante (catena montuosa)|catena dell'Atlante]] e il [[Rif]] in Marocco, i massicci di [[Monti degli Ksour|Ksour]] e Amour Range in Algeria, fino alle montagne dell'[[Aurès]] in [[Tunisia]].<ref name="Black et al.2013">{{cita pubblicazione | autore=S. A. Black, A. Fellous, N. Yamaguchi e D. L. Roberts | anno=2013 | titolo=Examining the Extinction of the Barbary Lion and Its Implications for Felid Conservation | rivista=PLOS ONE | volume=8 | numero=4 | p=e60174 | doi=10.1371/journal.pone.0060174 | pmid=23573239 | pmc=3616087 | bibcode=2013PLoSO...860174B}}</ref> In Algeria, il leone berbero era stato segnalato nelle colline e montagne boscose comprese tra l'[[Ouarsenis]] a ovest, le pianure del fiume [[Chelif]] a nord e il Pic de [[Parco nazionale di Taza|Taza]] a est. Abitava le foreste e le colline boscose della [[provincia di Costantina]], spingendosi a sud fino ai monti dell'Aurès.<ref name=Pease1913/>
Negli anni Trenta dell'Ottocento, i leoni potrebbero essere già stati eliminati lungo la costa del [[Mar Mediterraneo]] e nei pressi degli insediamenti umani.<ref>{{cita libro | autore=W. Jardine | anno=1834 | titolo=The Naturalist's Library. Mammalia Vol. II: the Natural History of Felinae | capitolo=The Lion | url=https://archive.org/stream/naturalistslibra16jardrich#page/n85/mode/2up | pp=87-123 | editore=W. H. Lizars | città=Edimburgo}}</ref> In [[Libia]], il leone berbero sopravvisse lungo la costa fino all'inizio del XVIII secolo e fu estirpato in Tunisia entro il 1890.<ref>{{cita libro | autore=C. A. W. Guggisberg | anno=1961 | titolo=Simba: the life of the lion | editore=Howard Timmins | città=Città del Capo}}</ref> A metà del XIX secolo, la popolazione di leoni berberi aveva subito un drastico declino, poiché si pagavano [[Taglia (ricompensa)|ricompense]] per ogni esemplare abbattuto. Le foreste di cedri di [[Chélia]] e le montagne adiacenti in Algeria ospitarono leoni fino a circa il 1884.<ref name=Pease1913/> Il leone berbero scomparve dalla regione di Bône entro il 1890, dalle aree di [[Crumiria]] e [[Provincia di Souk Ahras|Souk Ahras]] entro il 1891, e dalla [[provincia di Batna]] entro il 1893.<ref>{{cita libro | autore=L. Joleaud | anno=1936 | capitolo=Zoogéographie mammalogique | p=174 | titolo=Étude géologique de la région de Bône et de La Calle | editore=Bulletin du Service de la Carte Géologique de l’Algérie | città=Algeri}}</ref> L'ultima uccisione documentata di un leone berbero in natura avvenne nel 1942 nei pressi del passo di [[Tizi n'Tichka]], nella parte marocchina dell'Atlante. Una piccola popolazione [[Specie relitta|relitta]] potrebbe essere sopravvissuta in aree montane isolate fino ai primi anni Sessanta.<ref name="Black et al.2013"/> L'ultimo avvistamento noto di un leone in [[Algeria]] risale al 1956, nel [[distretto di Beni Ourtilane]].<ref name="Black et al.2013"/>
Fonti storiche indicano che in Egitto i leoni erano presenti nella [[penisola del Sinai]], lungo il [[Nilo]], nei [[Deserto orientale|deserti orientale]] e [[Deserto libico-nubiano|occidentale]], nella regione del [[Wadi El-Natrun|Wadi el-Natrun]] e lungo la costa mediterranea.<ref>{{cita libro | autore=X. Planhol | anno=2004 | titolo=Le Paysage Animal. L'homme et la Grande Faune: Une Zoogéographie Historique | città=Parigi | editore=Fayard}}</ref> Nel XIV secolo [[Avanti Cristo|a.C.]], [[Thutmose IV]] cacciò leoni nelle colline nei pressi di [[Menfi (Egitto)|Menfi]].<ref>{{cita libro | autore=J. G. Wilkinson | anno=1878 | titolo=The manners and customs of the ancient Egyptians. Volume III | editore=Dodd, Mead and Co. | città=New York}}</ref> Lo sviluppo delle civiltà lungo il Nilo e nella penisola del Sinai all'inizio del II millennio a.C., insieme alla progressiva [[desertificazione]], contribuì a isolare le popolazioni di leoni del Nord Africa.<ref name=Barnett_al2008/>
== Biologia ==
All'inizio del XX secolo, quando i leoni berberi erano ormai rari, venivano avvistati in coppie o in piccoli gruppi familiari composti da un maschio, una femmina e uno o due cuccioli.<ref name=Pease1913/> Tra il 1839 e il 1942, gli avvistamenti di leoni selvatici riguardarono animali solitari, coppie e nuclei familiari. L'analisi di questi avvistamenti indica che i leoni continuarono a vivere in branchi anche sotto crescente persecuzione, in particolare nel Maghreb orientale. È probabile che la dimensione dei branchi fosse simile a quella dei leoni delle regioni subsahariane, mentre la densità della popolazione di leoni berberi è ritenuta essere stata inferiore rispetto a quella presente in habitat più umidi.<ref name="Black et al.2013"/>
Quando il cervo berbero (''[[Cervus elaphus barbarus]]'') e le [[Gazzella|gazzelle]] divennero scarsi sulle montagne dell'Atlante, i leoni iniziarono a predare mandrie di bestiame sorvegliate con attenzione.<ref name="Bryden1">{{cita libro | autore=H. H. Johnston | anno=1899 | capitolo=The lion in Tunisia | pp=562-564 | titolo=Great and small game of Africa | città=Londra | url=https://archive.org/stream/greatsmallgameof00majo#page/562/mode/2up | curatore=H. A. Bryden | editore=Rowland Ward Ltd.}}</ref> Cacciavano anche i cinghiali (''[[Sus scrofa]]'').<ref name="Bryden2">{{cita libro | autore=A. E. Pease | anno=1899 | titolo=Great and small game of Africa | curatore=H. A. Bryden | editore=Rowland Ward Ltd. | città=Londra | capitolo=The lion in Algeria | pp=564-568 | url=https://archive.org/stream/greatsmallgameof00majo#page/564/mode/2up}}</ref>
Tra i predatori [[Simpatria|simpatrici]] della regione si annoveravano il leopardo africano (''[[Panthera pardus pardus]]'') e l'orso dell'Atlante (''[[Ursus arctos crowtheri]]'').<ref name=CAP/><ref name="Bryden3">{{cita libro | autore=H. H. Johnston | anno=1899 | capitolo=African bear | titolo=Great and small game of Africa | curatore=H. A. Bryden | editore=Rowland Ward Ltd. | città=Londra | pp=607-608 | url=https://archive.org/stream/greatsmallgameof00majo#page/607/mode/2up}}</ref>
== In cattività ==
{{vedi anche|Damnatio ad bestias}}
I leoni custoditi nella ''[[Serraglio (recinto)|ménagerie]]'' della [[Torre di Londra]] durante il [[Medioevo]] erano leoni berberi, come dimostrato da analisi del [[DNA]] condotte su due crani ben conservati rinvenuti nella Torre durante gli scavi del 1936 e 1937. La datazione al [[Carbonio-14|radiocarbonio]] dei crani li colloca tra il 1280-1385 e il 1420-1480.<ref name=Barnett_al2008>{{cita pubblicazione | autore=R. Barnett, N. Yamaguchi, B. Shapiro e R. Sabin | anno=2008 | titolo=Ancient DNA analysis indicates the first English lions originated from North Africa | url=http://dpc.uba.uva.nl/ctz/vol77/nr01/art02 | rivista=Contributions to Zoology | volume=77 | numero=1 | pp=7-16 | doi=10.1163/18759866-07701002 | accesso=28 novembre 2013 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131203013823/http://dpc.uba.uva.nl/ctz/vol77/nr01/art02 | urlmorto=sì}}</ref> Nel XIX e all'inizio del XX secolo, i leoni venivano spesso tenuti in alberghi o ''[[Serraglio (recinto)|ménagerie]]'' [[Circo|circensi]]. Nel 1835, i leoni della Torre di Londra furono trasferiti su ordine del [[Arthur Wellesley, I duca di Wellington|Duca di Wellington]] in recinti più idonei presso lo [[Zoo di Londra]].<ref name=Edwards1996>{{cita libro | autore=J. Edwards | anno=1996 | titolo=London Zoo from Old Photographs 1852–1914 | editore=John Edwards | città=Londra}}</ref>
I leoni dello zoo di Rabat presentavano caratteristiche considerate tipiche del leone berbero.<ref name="NowellJacksonImages">{{cita libro | autore=K. Nowell e P. Jackson | anno=1996 | titolo=Wild Cats: status survey and conservation action plan | editore=IUCN/SSC Cat Specialist Group, Gland, Svizzera | capitolo=Wild Cats of Africa | pp=Plate I | url=http://carnivoractionplans1.free.fr/wildcats.pdf}}</ref> Nobili e [[berberi]] usavano donare leoni alla famiglia reale del Marocco. Quando quest'ultima fu costretta all'esilio nel 1953, i 21 leoni dello zoo di Rabat furono trasferiti in due diversi giardini zoologici della regione: tre furono mandati allo zoo di [[Casablanca]], mentre gli altri furono trasferiti a [[Meknès]]. I leoni di Meknès furono riportati al palazzo nel 1955, ma quelli di Casablanca non vi tornarono mai. Alla fine degli anni Sessanta furono costruiti nuovi recinti per i leoni a [[Temara]], nei pressi di [[Rabat]].<ref name=Yamaguchi2002/> Un'analisi del [[DNA mitocondriale]] pubblicata nel 2006 ha rivelato che un leone ospitato nello zoo tedesco di Neuwied proveniva da questa collezione ed è molto probabilmente un discendente del leone berbero.<ref name=Burger2006>{{cita pubblicazione | autore=J. Burger e H. Hemmer | titolo=Urgent call for further breeding of the relic zoo population of the critically endangered Barbary lion (''Panthera leo leo'' Linnaeus 1758) | anno=2006 | doi=10.1007/s10344-005-0009-z | rivista=European Journal of Wildlife Research | volume=52 | numero=1 | pp=54-58 | bibcode=2006EJWR...52...54B | url=http://www.uni-mainz.de/FB/Biologie/Anthropologie/MolA/Download/Burger%20Hemmer%202006.pdf | accesso=4 aprile 2007 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070703152826/http://www.uni-mainz.de/FB/Biologie/Anthropologie/MolA/Download/Burger%20Hemmer%202006.pdf | urlmorto=sì}}</ref> Cinque campioni di leone provenienti da questa stessa collezione non risultavano appartenere al leone berbero per via materna. Tuttavia, è probabile che i geni del leone berbero siano presenti nei leoni comuni degli zoo europei, poiché questa era una delle sottospecie introdotte più frequentemente. Molti leoni presenti negli zoo europei e americani, dove gli esemplari non sono gestiti in base alla sottospecie, sono con ogni probabilità discendenti di leoni berberi.<ref name=BarnettYamaguchi2006/> Numerosi ricercatori e giardini zoologici hanno sostenuto la creazione di un libro genealogico dedicato ai leoni discendenti diretti della collezione del re del Marocco.<ref name=Black2010/>
All'inizio del XXI secolo, lo zoo di Addis Abeba ospitava 16 leoni adulti. Con le loro criniere scure e brune che si estendevano fino alla parte anteriore delle zampe, somigliavano ai leoni berberi o [[Leone del Capo|del Capo]]. I loro antenati erano stati catturati nel sud-ovest dell'Etiopia come parte di una collezione zoologica per l'imperatore [[Hailé Selassié]].<ref>{{cita pubblicazione | autore=M. Tefera | titolo=Phenotypic and reproductive characteristics of lions (''Panthera leo'') at Addis Ababa Zoo | rivista=Biodiversity and Conservation | volume=12 | numero=8 | pp=1629-1639 | anno=2003 | doi=10.1023/A:1023641629538 | bibcode=2003BiCon..12.1629T}}</ref>
Dal 2005, tre leoni berberi sono stati ospitati presso lo [[zoo di Belfast]], provenienti dal [[Port Lympne Wild Animal Park]], e nel 2023 è stato inaugurato un nuovo recinto dedicato al leone berbero.<ref>{{cita web | titolo=Lord Mayor opens New Kingdom at Belfast Zoo! | url=https://www.belfastcity.gov.uk/zoo/news-and-events/news/lord-mayor-opens-new-kingdom-at-belfast-zoo! | accesso=7 settembre 2023 | sito=Belfast Zoo}}</ref>
== Importanza culturale ==
{{vedi anche|Leone nella cultura di massa|Panthera leo#Nella cultura di massa}}
[[File:Eugène Delacroix - Lion Hunt in Morocco - WGA6228.jpg|thumb|Caccia al leone in Marocco in un quadro di [[Eugène Delacroix]] ([[Ermitage]]).]]
Il leone apparve frequentemente anche nell'[[Arte egizia|arte]] e nella [[letteratura dell'antico Egitto]].<ref name=Porter1894>{{cita libro | titolo=Wild beasts; a study of the characters and habits of the elephant, lion, leopard, panther, jaguar, tiger, puma, wolf, and grizzly bear | autore=J. H. Porter | anno=1894 | capitolo=The Lion | pp=76-134 | url=https://archive.org/stream/wildbeastsstud00port#page/76 | editore=C. Scribner's sons | città=New York}}</ref> Statue e statuette di leoni rinvenute a [[Ieracompoli]] e [[Copto (Egitto)|Copto]], nell'[[Alto Egitto]], risalgono al [[Periodo Protodinastico (Egitto)|Periodo Protodinastico]].<ref>{{cita libro | autore=B. Adams | anno=1992 | capitolo=Two more lions from Upper Egypt: Hierakonpolis and Koptos | titolo=The Followers of Horus. Studies Dedicated to Michael Allen Hoffman | editore=Oxbow Press | città=Oxford | pp=69-76 | curatore=R. Friedmann e B. Adams}}</ref> La dea egizia primitiva [[Mehit]] veniva raffigurata con una testa di leone.<ref>{{cita libro | autore=T. A. H. Wilkinson | anno=1999 | titolo=Early Dynastic Egypt | editore=Routledge | città=Londra, New York | isbn=0415260116}}</ref> Nell'[[Antico Egitto]], la dea leonina [[Sekhmet]] era venerata come protettrice del paese.<ref>{{cita libro | autore=D. W. Engels | anno=2001 | titolo=Classical Cats. The Rise and Fall of the Sacred Cat | editore=Routledge | città=Londra, New York | isbn=0415261627 | url=https://archive.org/details/classicalcats00dona}}</ref> Rappresentava la potenza distruttrice, ma era anche considerata una divinità protettrice contro la carestia e le malattie. Figure e amuleti dalla testa di leone sono stati rinvenuti in tombe delle [[isole egee]] di [[Creta (Grecia)|Creta]], [[Eubea]], [[Rodi]], [[Paro (Grecia)|Paro]] e [[Chio (isola)|Chio]]; sono associati al culto di Sekhmet e risalgono alla prima [[età del ferro]], tra il IX e il VI secolo a.C.<ref>{{cita libro | autore=E. Apostola | anno=2014 | capitolo=Cross-cultural Relations between Egypt and Greece during the Early Iron Age: Representations of Egyptian Lion-Headed Deities in the Aegean | titolo=Current Research in Egyptology: Proceedings of the Fifteenth Annual Symposium | editore=Oxbow Books | città=Oxford | pp=100-112 | curatore=M. S. Pinarello, J. Yoo, J. Lundock e C. Walsh}}</ref> I resti di sette leoni, per lo più giovani, sono stati rinvenuti nella necropoli di [[Umm el-Qa'ab]], in una tomba attribuita a [[Aha (faraone)|Hor-Aha]], datata al XXXI secolo a.C.<ref>{{cita libro | autore=J. Boessneck e A. von den Driesch | capitolo=Die Tierknochenfunde | anno=1990 | titolo=Umm el-Qaab: Nachuntersuchungen im frühzeitlichen Königsfriedhof. 3./4. Vorbericht. Abteilung Kairo | editore=46. Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts | città=Berlino | curatore=G. Dreyer}}</ref> Nel 2001, lo scheletro di un leone [[Mummia|mummificato]] è stato scoperto nella tomba di [[Maia (balia)|Maïa]], all'interno di una [[necropoli]] dedicata a [[Tutankhamon]] a [[Saqqara]].<ref name=Calou_al2004>{{cita pubblicazione | titolo=A lion found in the Egyptian tomb of Maïa | autore=C. Callou, A. Samzun e A. Zivie | rivista=Nature | anno=2004 | volume=427 | numero=6971 | pp=211-212 | doi=10.1038/427211a | pmid=14724625}}</ref> Con ogni probabilità visse e morì durante il periodo [[Egitto tolemaico|tolemaico]], mostrava segni di malnutrizione e sarebbe vissuto in cattività per molti anni.<ref>{{cita pubblicazione | titolo=Le lion du Bubasteion à Saqqara (Égypte) | autore=A. Samzun, P. Hennet, R. Lichtenberg, C. Callou e A. Zivie | rivista=Anthropozoologica | anno=2011 | volume=46 | numero=2 | pp=63-84 | doi=10.5252/az2011n2a4 | url=https://hal-mnhn.archives-ouvertes.fr/mnhn-02103375/file/az2011n2a4.pdf}}</ref> Il leone berbero è un simbolo della cultura nubiana e fu frequentemente rappresentato nell'arte e nell'architettura. Divinità nubiane come [[Amon]], [[Amesemi]], [[Apedemak]], [[Arensnufi]], [[Hathor]], [[Bastet]], [[Dedùn]], Mehit, [[Menhit]] e [[Sebiumeker]] venivano raffigurate come protettrici leonine nella religione dei regni di [[Kush]].<ref>{{cita libro | autore=M. M. Fisher, P. Lacovara, S. Ikram, S. D'Auria, J. W. Yellin e C. Knoblauch | anno=2012 | titolo=Ancient Nubia: African Kingdoms on the Nile | città=Il Cairo, Egitto | editore=American University in Cairo Press | isbn=9789774164781 | url=https://books.google.com/books?id=Lu6nZwEACAAJ}}</ref>
Nel [[Africa (provincia romana)|Nord Africa romano]], i leoni venivano regolarmente cacciati da cacciatori esperti per essere utilizzati negli spettacoli di ''[[venationes]]'' negli [[Anfiteatro|anfiteatri]].<ref name="Bryden2"/><ref>{{cita libro | titolo=Venationes Africanae: Hunting spectacles in Roman North Africa: cultural significance and social function | capitolo=Chapter 2: Procuring beasts for hunting spectacles | pp=67-98 | editore=Amsterdam School of Historical Studies | autore=A. Sparreboom | anno=2016 | città=Amsterdam | isbn=9789463320238}}</ref>
La [[Nazionale maschile di calcio del Marocco|nazionale di calcio del Marocco]] è chiamata «I Leoni dell'Atlante», e i tifosi sono spesso visti indossare magliette con il volto di un leone o travestiti da leone.<ref>{{cita web | url=https://www.africanews.com/2021/02/09/football-planet-atlas-lions-of-morocco-win-second-chan-title-in-a-row/ | titolo=Atlas Lions of Morocco win second CHAN title in a row | accesso=10 febbraio 2021}}</ref>
== Note ==
<references/>
== Altri progetti ==
{{interprogetto|preposizione=sulla}}
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web | url=https://www.apollo-magazine.com/i-find-myself-making-growling-noises-while-im-painting-an-interview-with-walton-ford/ | titolo='I find myself making growling noises while I'm painting' – an interview with Walton Ford, who painted Barbary lions | sito=Apollo Magazine | autore=T. Marks | anno=2018}}
* {{cita web | url=https://en.yabiladi.com/articles/details/72562/history-when-london-s-very-first.html | titolo=History: When London's very first zoo housed Morocco's Atlas Lions | autore=L. Babas | anno=2018 | sito=Yabiladi}}
* {{cita web | url=https://www.youtube.com/watch?v=pyNQDMEw6Iw | titolo=Moroccan 'Atlas' lion at Parc Sindibad, Casablanca}}
* {{cita web | url=https://blogs.kent.ac.uk/barbarylion/2014/07/10/moroccan-royal-lions-in-zoos-today | sito=University of Kent Blog | titolo=Moroccan lions in zoos today | autore=S. Black | anno=2014}}
* {{cita web | url=http://beinglion.com/barbary-lions.php | titolo=Barbary Lion Information | sito=Being Lion}}
{{Portale|mammiferi}}
[[Categoria:Felidi]]
[[Categoria:Carnivori estinti]]
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