Stendhal: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua|il comune tedesco|
{{Bio
|Nome =
|Cognome = Beyle
|Pseudonimo = Stendhal
|Sesso = M
|LuogoNascita = Grenoble
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|GiornoMeseMorte = 23 marzo
|AnnoMorte = 1842
|Epoca = 1800
|Attività = scrittore
|Attività2 = letterato
|Nazionalità = francese
|Immagine = Stendhal
|Didascalia = Stendhal ritratto da [[Olof Johan Södermark|Södermark]] nel 1840, [[Reggia di Versailles]]
}}
Amante dell'arte e appassionato dell'[[Italia]], dove visse a lungo, esordì in letteratura nel
== Biografia ==
=== L'infanzia (1783-1795) ===
[[File:Anonimo Chérubin Beyle.jpg|thumb|left|
Henri Beyle nacque a [[Grenoble]] in una casa di rue des Vieux Jésuites, oggi al numero 14 di rue
[[File:Anonimo Abbe Raillane.jpg|thumb|
Come ricorda
Con la morte della madre, la famiglia troncò ogni rapporto mondano - con grande noia di Stendhal - vivendo in seguito sempre isolata. Anche il suo primo insegnante, un tale Joubert, «orribile pedante», morì poco dopo e Henri fu affidato a un precettore, segno, questo, di distinzione sociale, l{{'}}''abbé'' Jean-François Raillane (1756-1840), «una vera canaglia [...] piccolo, magro, molto manierato, il colorito verdognolo, lo sguardo falso con un sorriso odioso [...] per scaltrezza, per educazione o per istinto di prete era nemico giurato della logica e di ogni retto ragionamento»<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., pp. 67-68.</ref>. La sua figura di gesuita non è chiarissima, probabilmente è anche un "ottimo educatore"<ref>Come dice Michel Crouzet nella "Cronologia" dei ''Romanzi e racconti'' presso [[I Meridiani]] Mondadori, vol. 1, p. CCXXI, vol. 2 e 3, p. XIII. Raillane visse da "proscritto" e per lunghi anni da clandestino. Quando lasciò casa Beyle fu probabilmente per sfuggire all'arresto. Solo nel 1799 riuscirà ad aprire un collegio di grande reputazione. Cfr. M. Crouzet, ''Stendhal'', cit., p. 31.</ref>, e tuttavia Stendhal ne aveva orrore: gli insegnò il sistema tolemaico pur sapendo che era falso, giustificandosi con il fatto che [[Claudio Tolomeo|Tolomeo]] «spiega tutto e d'altronde è approvato dalla Chiesa»: una considerazione che fece dello scrittore «un empio forsennato e d'altra parte l'essere più cupo del mondo»<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 79.</ref>.
Gran parte delle sue giornate Henri le passava nella vicina e ampia casa (in place Grenette) del nonno materno, il medico Henri Gagnon (1728-1813), dove abitavano anche la sorella di questi, la prozia Élizabeth (1721-1808), e la figlia Séraphie (1760-1797). A questa sorella minore sua madre aveva affidato, morendo, i tre figli e Henri la giudicò un «diavolo in gonnella», un'odiosa «matrigna», sospettando fosse amante del padre Chérubin, e tuttavia giudicata senza sesso, inacidita, isterica e bigotta, alla cui morte, il 9 gennaio 1797, lui, ateo, ringraziò «Dio in ginocchio». Opposta l'opinione che egli ebbe della prozia Élizabeth Gagnon, un'anziana nubile «alta, magra, asciutta, con una bella faccia italiana, carattere di una nobiltà assoluta, ma nobile con le raffinatezze e gli scrupoli di coscienza spagnoli»<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 64.</ref>.
[[File:Anonimo Henri Gagnon.jpg|thumb|left|upright=0.6|Il nonno, Henri Gagnon]]
Un'alta stima Stendhal la riservò anche al nonno materno<ref>Stendhal non poté conoscere il nonno paterno, Pierre Beyle, morto nel 1764.</ref>, Henri Gagnon, medico e illuminista, ammiratore di [[Voltaire]] e della buona letteratura classica: grazie a lui, sostiene Stendhal, non fu «intossicato» dagli scrittori contemporanei in voga a quel tempo, i «[[Jean-François Marmontel|Marmontel]], [[Claude Joseph Dorat|Dorat]] e altre canaglie»<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', 1997, p. 93.</ref>. Gagnon era un'autorità a Grenoble per la sua vasta cultura, per la dottrina medica e la passione letteraria: conversatore brillante, teneva dissertazioni di fronte a un pubblico scelto, ma non aveva sensibilità artistica, a differenza della figlia Henriette, e si oppose a che il nipote avesse un'educazione musicale<ref>Michel Crouzet, ''Stendhal'', cit., pp. 23-24.</ref>.
Anche il periodo [[Rivoluzione francese|rivoluzionario]] in corso in Francia sollecitò gli umori e le fantasie del piccolo Henri: già aveva assistito al preludio ribelle della famosa «giornata delle tegole»<ref>A Grenoble, il 7 giugno 1788, i manifestanti si opposero ai soldati del re lanciando tegole dai tetti.</ref>, e parteggiò subito per i rivoluzionari, figure che gli evocavano le virtù repubblicane conosciute nei libri di latino, contro il legittimismo bigotto del padre e dell'odiata zia Séraphie - la prozia Élizabeth e il nonno mantenevano un atteggiamento più cauto - i quali seguirono poi fremendo di angoscia le vicende del processo a [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]].
Quando il re venne decapitato, Henri esultò in silenzio, mentre il padre e la zia si disperavano. Chérubin Beyle, di cui erano note le idee monarchiche, finirà più volte in prigione: il 15 maggio 1793 per un mese, poi in agosto e ancora in novembre per sette mesi, mentre l{{'}}''abbé'' Raillane, prete renitente, si diede alla macchia con grande soddisfazione di Henri, pieno di «ardenti slanci d'amor di patria e di odio» per preti e aristocratici.
=== L'adolescenza (1796-1799) ===
[[File:Louis-Joseph Jay par Jacques-Augustin Pajou.gif|thumb|upright=0.6|Louis-Joseph Jay]]
Il 21 novembre 1796 Henri entrò nell'appena inaugurata scuola pubblica secondaria di [[Grenoble]], l'École centrale, oggi liceo Stendhal. Frequentava la scuola con soddisfazione benché nutrisse scarsa stima per la maggior parte dei suoi professori, perché era l'unico modo di sottrarsi al peso della famiglia e frequentare finalmente i propri coetanei. Tra i suoi compagni di studi, si legò di un'amicizia che durerà tutta la vita con [[Louis Crozet]] (1784-1858) e con Romain Colomb (1784-1858), suo lontano cugino. Il primo, che diventerà ingegnere, ispettore generale dell'amministrazione edilizia e anche sindaco di Grenoble, scriverà con Stendhal dei ritratti psicologici e riceverà in eredità i manoscritti dell'amico, mentre il secondo curerà la prima edizione delle opere di Stendhal.
Suoi insegnanti furono, per la [[grammatica]], l'«abate civettuolo, tutto a modo, sempre in compagnia di donne»<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 202.</ref> [[Claude-Marie Gattel]] (1743-1812), autore di dizionari molto famosi all'epoca; per il [[lingua latina|latino]], Joseph Durand (1745-1813), già suo precettore privato; il [[pittore]] [[Louis-Joseph Jay]] (1755-1836), «gran fanfarone senza un'ombra di talento, ma capace d'infiammare i ragazzi»<ref name="Stendhal, p. 200">Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 200.</ref>, che insegnava [[disegno]], [[storia dell'arte]] ed [[estetica]]; Pierre-Vincent Chalvet (1767-1807), «giovane povero e libertino»<ref name="Stendhal, p. 200"/>, per la [[storia]]; Jean-Gaspard Dubois (1737-1812), detto [[Joseph-Gaspard Dubois-Fontanelle|Dubois-Fontanelle]], per la [[letteratura]], autore di diversi drammi e tragedie, e poi giornalista della ''Gazette des Deux Ponts'': il suo ''Cours de belles-lettres'', pubblicato nel 1813, non pretendeva di insegnare a scrivere, ma a far apprendere il gusto delle belle lettere secondo la scuola di Voltaire.
Ma nell'École centrale la vera passione di Stendhal fu la matematica: affascinato da una scienza che garantiva l'esattezza assoluta delle sue affermazioni, escludendo per principio tutto ciò che è vago e impreciso, egli esigeva rigorose e chiare dimostrazioni che, a suo dire, il suo professore [[Henri-Sébastien Dupuy de Bordes|Dupuy de Bordes]] (1746-1814), già insegnante di [[Napoleone Bonaparte|Bonaparte]] alla Scuola di Artiglieria di [[Valence (Drôme)|Valence]] e «senza l'ombra di un'ombra di talento»<ref name="Stendhal, p. 200"/> non era sempre in grado di fornire. Neanche la scuola privata di André-Laurent Chabert (1759-1823) si dimostrò migliore e allora Henri si fece pagare dalla prozia Élisabeth le lezioni impartitegli da [[Louis-Gabriel Gros]] (1765-1812), matematico e fervente giacobino di Grenoble, molto rispettato dall'esigente Henri. Vi era del resto un particolare motivo nell'impegno che il giovanissimo Stendhal prodigava per la matematica: egli contava di ottenervi il primo premio che gli avrebbe consentito di recarsi a [[Parigi]] per sostenere il concorso di ammissione all'[[École polytechnique]], sottraendosi così a ogni tutela familiare.
Il suo primo amore, o piuttosto la prima fantasia di amore, fu riservata alla giovane attrice [[Virginie Kubly]] (1778-1835) che per qualche mese, dalla fine del 1797, a Grenoble recitò commedie e cantò «con la sua povera vocetta debole» nell{{'}}''opéra comique'': «tutte le cattive piccole opere del 1794 divennero sublimi per me grazie alla presenza di M.lle Kubly»<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 223.</ref>. Non le rivolse mai la parola, ma andava a rue des Clercs, dove abitava, sperando e insieme temendo di vederla.
Tra le sue letture impegnative, ma gradite, di quegli anni, a parte un'inevitabile concessione ai racconti licenziosi di [[Jean de La Fontaine|La Fontaine]] e alla ''Félicia'' di [[André-Robert Andréa de Nerciat|Nerciat]]<ref>«Non erano ''piaceri letterari''. Sono di quei libri che si leggono con una mano sola», commenta Stendhal: cfr. ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 240.</ref>, vi erano [[Miguel de Cervantes|Cervantes]], [[Ludovico Ariosto|Ariosto]], [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]] e, sopra tutti, [[William Shakespeare|Shakespeare]], mentre [[Jean Racine|Racine]], «incessantemente lodato dai miei, mi faceva l'effetto di un ipocrita insulso»<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 239.</ref>.
Finalmente, nel 1799, conclusi con buoni voti i corsi triennali e con il sospirato premio in matematica, nei primi giorni di novembre Henri salì senza rimpianti sulla vettura che l'avrebbe condotto nella capitale. Suo padre lo salutò piangendo: «la sola impressione che mi fecero le sue lacrime, fu che lo trovai molto brutto»<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 327.</ref>, e durante il viaggio seppe del colpo di Stato con il quale [[Napoleone Bonaparte|Bonaparte]] si era impadronito del potere<ref>Avvenuto il 18 brumaio, ossia il 9 novembre 1799.</ref>.
=== A Parigi (1799-1800) ===
[[File:Pierre Daru.jpg|thumb|
Giunto a Parigi «con il fermo proposito di essere un seduttore»
Perduto improvvisamente ogni interesse per gli studi di matematica, non si presentò nemmeno a sostenere l'esame di ammissione all'École
Da solo, carico di libri, raggiunse prima [[Digione]] e il
Superate le cannonate sparate dal forte di [[Bard (Italia)|Bard]], che furono il suo battesimo del fuoco, apprese da un curato le prime parole d'italiano - ''donna'' e ''cattiva'' - e a [[Novara]]<ref>Che Stendhal confonde con [[Ivrea
=== Primo soggiorno in Italia (1800-1802) ===
[[File:8717 - Milano - Cortile del Palazzo Borromeo d'Adda in Via Manzoni - Foto Giovanni Dall'Orto, 13-Sept-2007.jpg|thumb|left
Proprio al suo ingresso in Milano incontrò [[Martial Daru]] (
Ma Henri
[[File:Angela Pietragrua.jpg|thumb|
La Pietragrua, figlia di commercianti di stoffe che si arricchirono divenendo fornitori dell'esercito francese, e sorella di [[Giuseppina Borroni]],
Fu il Daru a raccomandare Stendhal, facendogli ottenere subito il grado di sottotenente di un reparto di cavalleria nel settembre del 1800 e poi, il
La vita di aiutante di campo, almeno in tempo di pace,
=== Il ritorno in Francia (1802-1806) ===
[[File:Anonimo Pauline Beyle.jpg|thumb|left|
Da parte sua, a Grenoble Henri trovò in Victorine Mounier (1783-1822) un nuovo, tipico suo amore di fantasia: ascoltatala suonare [[Franz Joseph Haydn|Haydn]] al [[pianoforte]], se ne innamorò senza forse nemmeno mai parlarle e, una volta che i Mounier si trasferirono a [[Rennes]], per due anni scriverà di sé al fratello di Victorine sperando che lei, leggendo le sue lettere, s'innamorasse a sua volta.
Il 15 aprile 1802 Henri era già a [[Parigi]] (in questo periodo abitò in rue d'Angiviller), mantenuto con una pensione mensile di circa 200 franchi dal padre, il quale sperava che il figlio lasciasse la vita militare per una professione «seria e rispettabile». In effetti Stendhal lasciò l'esercito in luglio, ma non si curò di trovarsi un lavoro: preferiva studiare l'inglese, andare a teatro, prendere appunti e citare le sue letture sul diario. A Parigi, inoltre, frequentò Magdaleine Paul, di quarantaquattro anni, sposata a un lontano cugino, Jean-Baptiste Rebuffel (1738-1804), e la figlia quattordicenne Adèle (1788-1861): corteggiò la figlia, ma finì a letto con la madre. Sconcertando Henri, entrambe provarono un'aperta soddisfazione alla morte di Jean-Baptiste, che del resto aveva una manifesta relazione con una sua socia in affari. Adèle sposerà nel 1808 proprio quell'Alexandre Pétiet che a Milano si era battuto a duello con Stendhal.
Henri era ancora repubblicano e il suo eroe non era Bonaparte, alla cui incoronazione assistette con sarcasmo e disgusto<ref>Michel Crouzet, ''Stendhal'', cit., p. 123.</ref>, ma il generale [[Jean Victor Marie Moreau|Moreau]], fatto processare da Napoleone, in favore del quale scrisse un ''pamphlet''. Lesse [[Vittorio Alfieri|Alfieri]] e in [[Amleto]] vide un nemico dei tiranni, assistette con commozione al ''Philinte de Molière'' di [[Fabre d'Églantine]] e si entusiasmò per l{{'}}''Idéologie'' di [[Antoine-Louis-Claude Destutt de Tracy|Destutt de Tracy]]. Credeva che la verità potesse unire gli uomini, che con la sola [[Purezza (concetto morale)|purezza]] del cuore e con l'ispirazione del [[Genio (filosofia)|genio]] si potessero comunicare idee folgoranti. Poi si convinse che scrivere è riflessione faticosa, lavorìo continuo, indagine lenta e sistematica, e lesse e analizzò nel suo ''Journal littéraire'' [[Pierre Victor de Besenval|Besenval]], [[Jacques Pierre Brissot|Brissot]], [[Pierre Jean Georges Cabanis|Cabanis]], [[Sébastien-Roch Nicolas de Chamfort|Chamfort]], [[François-René de Chateaubriand|Chateaubriand]], [[Charles Pinot Duclos|Duclos]], [[Claude-Adrien Helvétius|Helvétius]], [[Thomas Hobbes|Hobbes]], [[Philippe Pinel|Pinel]], [[Jean-François Paul dei Gondi|Retz]], [[Jean-Baptiste Say|Say]], [[Louis de Rouvroy de Saint-Simon|Saint-Simon]], [[Adam Smith]], [[Madame de Staël]], [[Vauvenargues]].
[[File:Martial Daru.gif|thumb|upright=0.6|Il cugino Martial Daru]]
Iniziò i primi tentativi letterari e, da appassionato di [[teatro]], tra il 1803 e l'estate del 1804 scrisse due testi in versi, ''Les deux hommes'', [[commedia]] [[illuminismo|illuminista]] dove egli contrappose l'educazione mondana all'educazione secondo [[ragione]], e ''Letellier'', nome del [[compagnia di Gesù|gesuita]] confessore di [[Luigi XIV di Francia|Luigi XIV]], una [[satira]] dell'[[ipocrisia]]. Cattivo verseggiatore, Stendhal le lasciò incompiute. Mise insieme anche un ''Catéchisme d'un roué''<ref>''Roué'' era l'appellativo dato nel vecchio Regime ai dissoluti o agli uomini senza principi, degni per questo della ''roue'', lo strumento di tortura della ruota.</ref>, una serie di definizioni e ritratti di donne tratti dalla letteratura libertina del secolo precedente: l'iniziativa rientrava nel suo eterno progetto d'essere un seduttore e di trionfare sulla timidezza che lo attanagliava, di soddisfare la propria vanità e il suo amore dell'amore. Inoltre, Henri sapeva di essere brutto: i suoi lineamenti erano grossolani, il collo s'infossava sulle spalle, era grasso, presto perse i capelli e mascherò la calvizie con un parrucchino, e benché non fosse basso, appariva tozzo, con la sua vita larga e le gambe corte e sottili. E allora curò il suo aspetto con ossessivo puntiglio e s'indebitò con il sarto. L'eleganza doveva mascherare la bruttezza, come il cinismo del ''dandy'' doveva coprire la sensibilità del romantico.
Per stare più a suo agio sulla scena della società e per amore del teatro, Henri prese lezioni di recitazione. Il 21 agosto 1804 s'iscrisse insieme con Martial Daru alla scuola di Jean Mauduit, detto La Rive (1747-1827), vecchio e ormai ''démodé'' attore tragico, poi a quella del più economico Jean-Henri Gourgaud, detto Dugazon (1746-1809), travolgente attore comico ammiratissimo da Stendhal. Qui conobbe l'aspirante attrice [[Mélanie Guilbert]], o Mademoiselle Louason (1780-1828), se ne innamorò e fu ricambiato.
Mélanie, divorziata da un diplomatico prussiano, era venuta a Parigi da [[Caen]] per partorire una bambina, Henriette, frutto di una relazione occasionale. Con poche risorse, voleva essere attrice per vivere ed essere indipendente: era bella, bionda, con due occhi blu ora severi, ora teneri, «pieni di quella malinconia immensa e ferita che per Stendhal è il segno dell'anima e il richiamo dell'amore»<ref>Michel Crouzet, ''Stendhal'', cit., p. 144.</ref>. Decisero di vivere insieme e poiché Mélanie aveva ottenuto una scrittura a [[Marsiglia]], l'8 maggio 1805 Stendhal l'accompagnò fino a [[Lione]]; poi andò a Grenoble per convincere il padre, suggerendo velatamente che Henriette potesse essere figlia propria, a finanziargli il suo progetto di aprire una banca a Marsiglia. Non ottenendo nulla, ripiegò su un impiego presso Charles Meunier, un esportatore marsigliese di prodotti di drogheria. Per quasi un anno Henri e Mélanie vissero come marito e moglie; poi il teatro fallì e il 1º marzo 1806 Mélanie tornò a Parigi in cerca di nuove scritture: con la lontananza la passione svanì.
Mentre finiva l'amore per Mélanie e rimanevano miseri i guadagni da droghiere, la Francia era divenuta il paese più potente d'Europa e Napoleone aveva bisogno, oltre che d'un esercito invincibile, anche di una corte e di una burocrazia adeguata alle sue mire di dominio europeo. Per questo creò, nel 1803, la figura dell'«uditore», che sembrava fatta apposta per Henri: si trattava di giovani che facevano un tirocinio nell'amministrazione pubblica e frequentavano la corte e i salotti che contavano, dove si faceva mostra di belle maniere e si discuteva di politica. Un po' cortigiani e un po' burocrati, acquisivano così la cultura politica e il senso del nuovo Stato imperiale.
Stendhal era entusiasta, e il 31 maggio tornò a Grenoble, dove la famiglia si attivò presso i Daru, che in verità erano rimasti delusi del comportamento passato di Henri. Quindi il 10 luglio si stabilì a Parigi, il 3 agosto entrò nella [[massoneria]], introdotto da suo cugino Martial Daru, nella Loggia parigina "Sainte-Caroline"<ref>Dieter Diefenbach, "Stendhal et la franc-maçonnerie" '' Stendhal Club'', Nouvelle Série, N. 108, 15 juillet 1985, pp. 329-338.</ref>, e riprese le relazioni con i cugini, finché Martial Daru cedette e lo prese con sé: il 16 ottobre 1806, due giorni dopo la [[battaglia di Jena]], partivano per la [[Germania]], al seguito della ''Grande Armée'' impegnata in una nuova campagna di guerra.
=== Al servizio dell'Imperatore (1806-1814) ===
[[File:Wilhelmine von Griesheim.jpg|thumb|left|
Il
Con la partenza di Martial da Brunswick all'inizio del
Anno nuovo e nuova campagna di guerra: il
[[File:Alexandrine Daru.jpg|thumb|
Il
Finita la campagna d'
La sua amante del momento era Angéline Bereyter (
Il
A Parigi, distaccato negli uffici della sezione di Guerra, mentre dava inizio alla sua ''
[[File:Napoleons retreat from
Qui vide l'avanzare dell'incendio, i saccheggi, il disordine, le miserie di uomini che fino al giorno prima costituivano l'esercito più potente del mondo e il crollo del mito dell'invincibilità di Napoleone, che egli poté osservare al [[Cremlino]], e dei suoi generali, tormentati dalla dissenteria. Henri, a quanto racconta, mantenne il controllo di
A ricompensa dei suoi servigi
La stella di Napoleone, sconfitto a [[Battaglia di Lipsia|Lipsia]], volgeva al tramonto. Gli austriaci avanzavano in Italia e Stendhal, tornato a Parigi, a dicembre si vide affidato il compito di affiancare il conte Jean de Saint-Vallier (
Con il restaurato
=== «Henri Beyle, milanese» (1814-1821) ===
In realtà i francesi non erano più ben visti a Milano: in aprile [[Giuseppe Prina]], l'ex ministro del governo di [[Eugenio di Beauharnais]], era stato linciato da una folla sobillata dall'aristocrazia milanese, desiderosa di ingraziarsi i nuovi padroni e di farsi diminuire le tasse. Anche i rapporti con Angela Pietragrua, mai facili, si deteriorarono e lei arrivò al punto di minacciare di denunciarlo alla polizia. Avuta la prova, da una cameriera infedele della Pietragrua, dei suoi numerosi amanti, nel dicembre del 1815 la relazione finì bruscamente, lasciandogli una scia di depressione dalla quale cercò di uscire ripiegando nella scrittura.
Ripresi i suoi appunti e mantenuti i contatti con l'amico Crozet, che faceva l'ingegnere a [[Plancy-l'Abbaye|Plancy]] ma si assumeva anche la funzione di suo agente letterario, per un anno Henri lavorò alla sua ''Histoire de la peinture'', che terminò nel febbraio del 1817 a Napoli, non andando volontariamente oltre la trattazione della scuola fiorentina. Il libro apparve il 2 agosto, a firma di M.B.A.A. - ''Monsieur Beyle Ancien Auditeur'' - per i tipi dell'editore parigino Didot. Il mese dopo, il 13 settembre, usciva anche ''Rome, Florence et Naples, en 1817'', sotto il ''nom de plume'' di «Monsieur de Stendhal, Officier de Cavalerie». Nel frattempo però, con il nome di Louis-Alexandre-César Bombet, uscirono le ''[[Vite di Haydn, Mozart e Metastasio|Lettres écrites de Vienne en Autriche sur le célèbre compositeur J. Haydn, suivies d'une Vie et de considérations sur Métastase et l'état présent de la musique en France et en Italie]]'' (1815), subito accusato di plagio dal musicologo italiano [[Giuseppe Carpani]] e difeso dal Crozet, improvvisatosi fratello di Bombet.
Durante un breve viaggio tra aprile e giugno a Grenoble, fatto per questioni economiche legate alla famiglia (tra l'altro Pauline era rimasta vedova e povera, e Zénaïde, l'altra sorella, si era sposata portando con sé una grande dote), ci fu un'insurrezione e il padre, divenuto sindaco, nonostante non mancasse di reagire con dura repressione, venne accusato di debolezza. Stendhal, sempre pieno di debiti e in rotta con lui, lasciò il paese natale deciso a «diventare» italiano.
Tornato a Milano, un giovane avvocato piemontese, Carlo Guasco, lo presentò nel luglio del 1816 a [[Ludovico di Breme]], che lo introdusse nel circolo degli [[romanticismo italiano|intellettuali romantici]] e, in varia misura, liberali, che intorno a lui si raccoglievano, il [[Silvio Pellico|Pellico]], il [[Giovanni Berchet|Berchet]], [[Pietro Borsieri]], oltre a lord [[Henry Brougham, I barone Brougham e Vaux|Henry Brougham]] (1778-1868), che gli fece conoscere la ''Edinburg Review'', una delle riviste britanniche la cui modernità e indipendenza di giudizio erano sconosciute nel resto dell'Europa, attraverso la quale conobbe alcune delle opere di [[George Gordon Byron|Byron]]. Conobbe in ottobre lo stesso celebre poeta, un ''dandy'' circondato da un'aura di scandalo, espressione vivente, per Stendhal, del [[Romanticismo]]: fu un incontro piacevole, durante il quale Byron si mostrò molto interessato alle avventure «napoleoniche» di Stendhal.
=== La ''vita di Napoleone'' ===
[[File:Stendhal - Vie de Napoléon.djvu|thumb|left|upright=0.6|''La vita di Napoleone'']]Nel 1817-1818 lavorò alacremente a una ''Vita di Napoleone''. L'autore non pubblicò mai il testo, non solo per comprensibili motivi di prudenza politica nel momento della [[Restaurazione]], ma anche perché non fu mai rifinita, al punto da apparire più come una serie di appunti, anziché un'opera completa.
Era stata scritta soprattutto in risposta alle critiche avanzate da [[Madame de Staël]], nel suo ''Riflessioni sulla Rivoluzione francese'', ma Stendhal, che pure riteneva Napoleone superiore persino a Cesare, non esitò a sollevare nei confronti di Napoleone critiche addirittura di senso opposto.
Il quadro che ne uscì era completamente diverso da quello atteso. Stendhal fa dei protagonisti dei suoi romanzi dei ferventi bonapartisti: lo sono sia Julien Sorel sia Fabrizio del Dongo. Ma in contrapposizione all'accusa corrente durante la restaurazione di un Napoleone ''despota sanguinario'' responsabile delle guerre del primo quindicennio del secolo XIX, Stendhal non compose un'apologia, ma elaborò uno studio condotto con rigore storico. Se mosse grandi rimproveri all'imperatore, furono di segno opposto: di non aver colto l'occasione di cambiare il mondo e di aver agito, a volte, senza il coraggio di osare, e di essere più attaccato alla vanità che alla gloria.
L'edizione del testo,<ref>Tra le traduzioni in italiano nel 2011 è uscita quella di Mursia, prefazione di Beppe Benvenuto ISBN 978-88-425-4809-6</ref> insieme con quella di un'opera sullo stesso soggetto, di vent'anni posteriore<ref>i Mémoires sur Napoléon (1836)</ref> fu curata da un amico di Stendhal: Romain Colomb in una versione con molti ''troncamenti'' e omissioni che solo in tempi molto successivi furono recuperati da una ''edizione critica''.
=== L'incontro con ''Métilde'' ===
Il 1818 fu anche l'anno dell'incontro con [[Metilde Viscontini Dembowski]], da lui chiamata ''Métilde'', della quale fu infelicemente innamorato. Metilde, separata da un marito violento, il generale polacco [[Jan Dembowski (militare)|Jan Dembowski]], non gli riservò altro che la propria amicizia: aveva forse un altro amante, ma soprattutto pensava ai propri due figli, affidati all'ex marito. Stendhal la seguì più volte di nascosto nei suoi spostamenti fuori Milano: a [[Desio]], il 14 aprile del 1819, il 5 giugno a [[Volterra]], dove lei era in visita ai suoi figli. A luglio Stendhal era a [[Bologna]], aspettando invano una sua lettera, quando ricevette la notizia della morte del padre, avvenuta il 10 giugno. Non ne fu addolorato e in agosto tornò a [[Grenoble]] sognando per un momento di ereditare improbabili ricchezze, ma i debiti e le ipoteche accumulate da Chérubin Beyle costrinsero Henry e le sorelle a vendere gran parte delle proprietà.
[[File:Matilde Viscontini Dembowski.jpg|thumb|upright=0.7|Presunto ritratto di Metilde]]
Il 22 ottobre Stendhal ritornò a Milano, trovando una Metilde che, incollerita per la sua assiduità e le sue dichiarazioni d'amore, gli impose di diradare le sue visite. Egli capiva che il suo amore «viveva solo di immaginazione», ma non poteva fare a meno di cercarla, e a dicembre venne letteralmente messo alla porta. Passava sotto la sua casa, guardava le sue finestre sperando di vederla: in una notte del maggio del 1820 la intravide in casa con il conte Pecchio e si rose di gelosia.
Aveva intanto iniziato a scrivere il ''De l'Amour'', un vecchio progetto che ora era anche un modo per mettere a nudo il suo cuore, giustificare le proprie sconfitte e il proprio comportamento nelle vicende dell{{'}}''eros'', oltre che una sorta di ''ars amandi'' del Romanticismo. L'amore è desiderio, e il desiderio ha per oggetto la bellezza: così l'amante è anche artista, e si ama e si apprezza il bello guardandolo a distanza, come un quadro, un paesaggio e anche una donna amata. E poiché il desiderio si nutre di immaginazione, che è una presa di distanza dalla realtà, l'avventura con Metilde diventò nella fantasia di Stendhal, da una passione non ricambiata, quale realmente fu, un amore che Metilde non poté ricambiare perché ella amava troppo Stendhal.
Per la pubblicazione del libro si rivolse all'amico parigino Adolphe de Mareste (1784-1867), al quale annunciò il 1º aprile del 1821 di aver deciso di lasciare Milano per raggiungere la Francia. Aveva assistito allo sviluppo della [[Carboneria]], alla quale anche Metilde aderiva, ma aveva rifiutato di farne parte, pur condividendone i progetti politici. Sapeva che gli austriaci avrebbero facilmente soffocato il movimento e imposto alla Lombardia un regime più repressivo del vigente dispotismo illuminato. Nel suo giudizio, la Milano spensierata delle serate musicali alla Scala, amante del buon vivere, illuminista e scettica, si stava mutando in una città della [[Restaurazione]], cospirativa e controllata dalla polizia politica: «Senza i torbidi e la carboneria non sarei mai rientrato in Francia», scriverà anni dopo<ref>Michel Crouzet, ''Stendhal'', cit., pp. 414-416.</ref>. Il 7 giugno fece visita per l'ultima volta a Metilde e il 21 giugno raggiunse Parigi.
=== La notorietà (1821-1826) ===
[[File:Tizian
A Parigi passò mesi d'inerte depressione, dalla quale neanche gli amori mercenari riuscivano a
Alla fine dell'anno Stendhal riacquistò la serenità necessaria per riprendere e portare a compimento il ''De l'amour''. L'editore Pierre Mongie si accollava le spese contando di rifarsi sulle vendite, ma l'opera, uscita anonima il
[[File:Serangeli Pasta.jpg|thumb|left
Riprese a frequentare qualche salotto parigino: la domenica, quelli aristocratici, ma aperti alla politica liberale, dei [[Gilbert du Motier de La Fayette|La Fayette]] (
Stendhal fu anche assiduo della celebre cantante [[Giuditta Pasta]], che si era trasferita a Parigi dal 1821. La sua fu solo ammirazione per l'artista che, in grado di passare dal registro di [[contralto]] a quello di [[soprano]], affascinava lo scrittore per la sua capacità d'interpretazione drammatica, il timbro cupo e i suoni velati della voce. Inoltre, il suo salotto «era il ritrovo di tutti i milanesi che venivano a Parigi» e Stendhal era «entusiasta di sentir parlare milanese e respirando con tutti i sensi l'idea di Métilde»
Stendhal rese pubbliche le sue posizioni sull'estetica letteraria e musicale in alcune riviste inglesi alle quali aveva iniziato a collaborare nel 1822: sulla ''Paris Monthly Review'' aveva scritto in gennaio un articolo su [[
[[File:Clémentine Curial.jpg|thumb|
Essere moderni significa essere romantici, abbandonare le vecchie idee classiciste che in Francia avevano esaltato un [[Jean Racine|Racine]] e svalutato uno [[William Shakespeare|Shakespeare]]. Questo scrisse Stendhal nel
Al ''Racine et Shakespeare'' seguì, alla fine del
Stendhal si alienò così le simpatie dei moderati liberali del ''Globe'' e tornò con la fantasia ai suoi ricordi italiani. Decise di arricchire il suo libro del 1817, preparandone una nuova edizione grandemente rinnovata: il ''Rome, Naples et Florence'' uscì nelle librerie nel febbraio del
Dal maggio del
=== Il romanziere (1827-1830) ===
[[File:4 Pompei0030.jpg|thumb|left|
Vi è narrata la relazione tra Octave de Malivert, giovane brillante e taciturno, e Armance de Zohiloff. Octave è impotente ma non intende rivelare questo suo segreto all'amata, e la loro vicenda finirà in tragedia. ''Armance'', che riprende il tema dell{{'
Stendhal era partito per l'Italia senza aspettare le prime reazioni al suo romanzo: alla fine del luglio del 1827 era a [[Genova]], poi per un mese a [[Napoli]], [[Caserta]] e visitò [[Isola d'Ischia|Ischia]] e [[Scavi di Pompei|Pompei]], lasciando sulla parete del [[Tempio di Iside (Pompei)|tempio di Iside]] un graffito, tuttora visibile, con il proprio nome. A ottobre fu a [[Roma]], poi per due mesi a [[Firenze]], dove frequentò [[Giovan Pietro Vieusseux|
Dopo aver visitato a [[Venezia]] il poeta [[Pietro Buratti]] ed esser passato a [[Ferrara]], il
[[File:Alberthe de Rubempré.jpg|thumb|
Dal soggiorno romano prese lo spunto di approfondire le sue impressioni sulla città dei papi. Le ''Promenades dans Rome'' uscirono il
Il
[[File:Giulia Rinieri de' Rocchi.jpg|thumb|left|
A Parigi Stendhal era divenuto un uomo di successo: la sua conversazione brillante fece scrivere a [[Lady Morgan]] (
Il
In questa nuova condizione della sua vita sentimentale, Stendhal rielaborava il manoscritto de ''Il Rosso e il Nero'': l'
Con l'avvento del nuovo governo orléanista, cominciava la corsa degli esclusi dal regime borbonico a ottenere cariche e impieghi. Anche Stendhal avanzò la sua candidatura: il
=== Console in Italia (1831-1836) ===
Nel suo viaggio, entrò in Italia a [[Nizza]] per dirigersi a [[Genova]] e di qui a [[Pavia]]. La sua precauzione di evitare [[Milano]] si rivelò inutile: Stendhal fu fermato dalla polizia a Pavia il
Le autorità pontificie videro con ostilità l'arrivo di un console ateo, le cui opere erano state poste all'[[Indice dei libri proibiti|Indice]] nel 1828, ma il segretario di Stato, il cardinale [[Tommaso Bernetti]], era un politico accorto che non intendeva offrire pretesti per incrinare l'amicizia della Santa Sede con un paese così influente
[[File:Silvestro Valeri-Stendhal.jpg|thumb|left|
Fu il periodo peggiore della vita di Stendhal: l'«
L'insofferenza per i suoi impegni di console lo indusse ad
Alla fine di agosto Stendhal partì in congedo: non volle perdersi l'occasione di rivedere per l'ultima volta l'amata Milano, malgrado i divieti austriaci, e l'11 settembre era a Parigi, per un soggiorno di quasi tre mesi. Il 4 dicembre riprese un lungo viaggio di ritorno in Italia che lo portò prima a [[Ginevra]], poi a [[Lione]], da dove s'imbarcò sul [[Rodano]] diretto a [[Marsiglia]]. Sul battello trovò [[George Sand]], che aveva appena lasciato Merimée, con [[Alfred de Musset]]: passarono insieme tre giorni, durante i quali scandalizzò la Sand con il suo comportamento volutamente sconveniente e i suoi discorsi osceni. Proseguì poi da solo per la [[Provenza]] e per il [[Piemonte]], arrivando a Roma l'8 gennaio 1834.
Andò ad abitare in via dei Cestari, dove il 9 maggio iniziò a scrivere il ''Lucien Leuwen'', poi si trasferì in un appartamento del vicino palazzo Conti, a [[piazza della Minerva]], dove il 23 novembre 1835 cominciò la ''Vie de Henry Brulard''. Frequentava l'amico pittore [[Abraham Constantin]] (1785-1855), la famiglia patrizia dei [[Caetani]] nel loro storico palazzo del Ghetto, la [[Cini (famiglia)|famiglia Cini]], nella loro villa di [[Castel Gandolfo]], approfittandone per corteggiare, sembra senza successo, la moglie di Filippo Cini, Giulia Prosperi Buzi (1811-1872), che era già amante di Filippo Caetani (1805-1864), amico di Stendhal. C'erano poi i francesi di passaggio, come [[Alexandre Dumas (padre)|Alexandre Dumas]], il filologo [[Jean-Jacques Ampère]], figlio del noto [[André-Marie Ampère|scienziato]], o il reazionario [[Antoine-Maurice Rubichon]], che egli considerava una spia dei gesuiti e che gli ispirò la figura del dottor Du Poirier del ''Lucien Leuwen''.
=== Il congedo parigino (1836-1839) ===
[[File:Vernet Greffulhe.jpg|thumb|
Stendhal, che ricevette il
Stendhal era nelle grazie del conte [[Louis-Mathieu Molé|Molé]], ora capo del governo, che gli prorogò indefinitamente il congedo e gli affidò un non chiarito lavoro circa un progetto di trasporti marittimi: l'effetto fu un aumento sostanzioso delle sue entrate
Rivide anche Giulia Rinieri, rimasta a Parigi con i due figli, mentre il marito, che percorreva una carriera politica nel Granducato di Toscana - sarà ministro della Pubblica Istruzione nel
Fu ripreso dal desiderio di scrivere e di pubblicare. Il 9 novembre 1836 iniziò le ''Mémoires sur Napoléon'' che diventarono in realtà una memoria della gioventù «napoleonica» dello stesso Stendhal, nell'aprile del 1837 scrisse, a prosecuzione della novella ''Mina de Vanghel'', il romanzo ''Le Rose et le Vert'', che lasciò incompiuto a giugno, e uscirono anonime nella ''[[Revue des Deux Mondes]]'' due sue «[[Cronache italiane]]», ''Vittoria Accoramboni'' e ''Les Cenci'', mentre nell'agosto del 1838 pubblicò, con lo pseudonimo di Lagevenais, ''[[La duchessa di Paliano|La duchesse de Palliano]]''.
Allo scopo di avere materia per le sue ''Mémoires d'un touriste'', Stendhal aveva intrapreso il 25 maggio 1837 un lungo viaggio attraverso quella parte della Francia che gli era ancora sconosciuta: [[Bourges]] e la [[Berry (regione)|regione del Berry]], [[Tours]] e la [[Paesi della Loira|valle della Loira]], [[Nantes]] e la [[Bretagna]], [[Bordeaux]] e l'[[Angoulême]], ritornando il 5 luglio a Parigi attraversando la [[Normandia]]. Alla fine di ottobre le ''Mémoires'' erano finite e apparvero il 30 giugno 1838. Il libro ebbe un notevole successo: Stendhal vi presentava «le antiche culture locali, i dialetti, gli abiti tradizionali, lo spirito francese di una volta, insolente, libertino, battagliero e galante [...] in breve una Francia allegra, coraggiosa, innamorata e non centrista»<ref>M. Crozet, ''Stendhal'', cit., p. 906.</ref>.
[[File:Plaque Stendhal.jpg|thumb|left|upright|Targa in rue Caumartin, a Parigi]]
L'8 marzo 1838 Stendhal era nuovamente in viaggio per dare un seguito alle sue ''Mémoires'': tenne infatti un diario che fu però pubblicato solo postumo, nel 1927, con il titolo di ''Voyage dans le Midi de la France''. Ripercorse in parte i luoghi precedentemente visitati e poi scese a sud, attraversando [[Narbona]], [[Montpellier]], [[Arles]], [[Tolone]], [[Cannes]] e [[Marsiglia]], risalendo per la [[Svizzera]], per la [[Germania]] e per i [[Paesi Bassi]]. Poi, via [[Belgio]], si ritrovò il 18 luglio a Parigi, dove l'aspettava Giulia Rinieri. Iniziata a settembre ''[[La badessa di Castro]]'', il 12 ottobre riprese a viaggiare per il Nord-ovest della Francia: tornato a Parigi il 3 novembre, si chiuse con un copista nel suo alloggio al numero 8 di rue Caumartin, e iniziò a dettare ''[[La Certosa di Parma]]''. Il 22 dicembre i sei grandi quaderni del nuovo romanzo erano pronti per essere consegnati all'editore Dupont, che pubblicò il capolavoro stendhaliano il 6 aprile 1839. Il libro, del quale erano uscite in marzo delle anticipazioni sulle riviste «Le Constitutionnel» e «Paris-Élegant», ebbe un buon successo di critica: al positivo giudizio del critico della «[[Revue de Paris]]» seguivano ripetute lodi direttamente inviate all'autore da [[Honoré de Balzac|Balzac]], che all'amica [[Ewelina Hańska|Madame Hańska]] scriveva il 14 aprile che ''La Chartreuse'' era «il più bel libro uscito da cinquant'anni a questa parte».
Stendhal era in pieno fervore creativo: aveva iniziato a scrivere il ''Féder'', poi ''Lamiel'', ''Trop de faveur tue'', ''Suora Scolastica'' e ''Le Chevalier de Saint-Ismer'', che è un adattamento de ''Los Cigarrales de Toledo'' di [[Tirso de Molina]]. Ma era anche venuto il tempo di tornare in Italia: da marzo il suo protettore Molé non faceva più parte del governo e Stendhal non poteva aspettarsi nuove proroghe al suo impegno di console di Francia. Il 26 giugno Stendhal lasciò Parigi e lentamente si avviò in Italia: il 3 agosto era a Siena, dove l'attendeva Giulia, e il 11 o il 14 agosto era a Civitavecchia.
=== Gli ultimi anni (1839-1842) ===
[[File:Stendhal by Henri Lehmann - 1841.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Henri Lehmann]]: Stendhal]]
A Civitavecchia e a Roma, dove prese alloggio in [[via dei Condotti]] presso palazzo Lepri, Stendhal fu ripreso dalla noia. Il 10 ottobre ricevette la visita di Mérimée, al quale fece conoscere Roma e poi partirono insieme per Napoli, visitando [[Paestum]] ed [[Scavi di Ercolano|Ercolano]]: questi due spiriti caustici non erano fatti per convivere insieme troppo a lungo e finirono così per rivaleggiare, punzecchiarsi e guastare la loro amicizia. Stendhal prese a considerare Mérimée nient'altro che un pedante e lo mise in caricatura nel personaggio di «Academus» in ''Lamiel''.
A Roma era sempre in contatto con il pittore Constantin: insieme, concepirono il progetto di una guida ai dipinti conservati nella città, le ''Idées italiennes sur quelques tableaux célèbres'', la cui prima parte fu stampata nell'agosto del 1840 a [[Firenze]], dove Stendhal si recò anche per incontrare Giulia Rinieri, dall'editore [[Giovan Pietro Vieusseux]]. L'autore delle ''Idées'' è sostanzialmente il Costantin ma altri scritti di Stendhal su quest'opera saranno trovati nel 1923 fra le sue carte e, integrati a quella fiorentina, ne costituiranno una sorta di seconda edizione.
Nel gennaio del 1840 incontrò e frequentò anche un suo lontano e giovane cugino pittore, [[Ernest Hébert]], ospite di [[Villa Medici]] in qualità di vincitore del ''[[Prix de Rome]]''. Ma la conoscenza più importante in questo scorcio della vita di Stendhal sarebbe quello di una signora romana rimasta sconosciuta, ma che in realtà potrebbe essere identificata con Giulia Cini, da lui conosciuta e corteggiata inutilmente da anni. Ne scrisse su un quaderno che intitolò ''Earline'', ossia ''contessa'', che sarebbe potuto diventare un nuovo romanzo ma che si esaurì con la fine di quell'amore vissuto soltanto nella fantasia.
Stendhal era molto invecchiato: gli anni e le malattie gli pesavano e, ironicamente, il 10 aprile, scrivendo ''Les privilèges'', immaginò che quel Dio cui non credeva gli concedesse - profeticamente - una morte istantanea, d'infarto: ma in vita, una costante virilità, un corpo sano e bello, che potesse far innamorare di sé qualsiasi donna e potesse trasformarsi in qualunque altro essere. Intanto, Stendhal aveva ancora un amore reale in Giulia Rinieri, che l'ospitò in luglio a palazzo Riccardi, a Firenze, e poi ancora da agosto a settembre a Firenze e a [[Pietrasanta]].
Soffriva di [[gotta]], di calcoli renali e d'ipertensione: più volte ebbe attacchi di vertigini, di afasia, di emicranie. Sentiva che non avrebbe vissuto a lungo e il 28 settembre scrisse l'ultimo testamento, con il quale lasciava i suoi beni all'amico italiano Donato Bucci e alla sorella Pauline. Il 15 marzo 1841, a Civitavecchia, ebbe un grave [[ictus|colpo apoplettico]]. Si riprese a fatica: la malattia gli lasciò qualche difficoltà di movimento, ma egli si permise ancora, in luglio, un'avventura galante con Cecchina Lablache, figlia del celebre cantante napoletano [[Luigi Lablache|Luigi]], moglie del pittore [[François Bouchot]] e amante di un altro giovane pittore di origine tedesca, [[Henri Lehmann]], che fece in quei giorni l'ultimo ritratto che possediamo di Stendhal.
[[File:Stendhal tombe cimetiere Montmartre.jpg|thumb|upright|La tomba di Stendhal a Montmartre]]
In agosto chiese al ministro [[François Guizot|Guizot]] un congedo e, in attesa dell'autorizzazione, partì per Firenze per incontrare Giulia. La rivide ancora l'8 ottobre e fu l'ultima volta: il 22 ottobre s'imbarcava per la Francia con l'amico Vincenzo Salvagnoli, un avvocato fiorentino, e l'8 novembre giunsero a Parigi. Amici e conoscenti notarono, dopo i due anni trascorsi, il suo improvviso invecchiamento, l'eloquio lento e faticoso, la mancanza di quel suo solito spirito polemico.
Stendhal aveva preso alloggio all'Hôtel de Nantes, oggi una casa al numero 22 di rue Danielle-Casanova. Nel marzo del 1842 si rimise a scrivere: voleva terminare il ''Lamiel'' e ''Le Rose et le Vert''. Il 15 marzo fu in trattative con la «Revue des Deux Mondes» per la pubblicazione delle sue novelle e riprese ''Trop de faveur tue'', ''M.lle de Vanghen'', ''Le Chevalier de Saint-Ismier'' e soprattutto ''Suora Scolastica'', che intendeva consegnare a giorni alla ''Revue''. Dopo una giornata di lavoro, verso le sette di sera del 22 marzo uscì dall'albergo: fece poche decine di metri e in rue des Capucines ebbe un infarto. Cadde a terra e svenne. Tra i soccorritori si trovò anche l'amico Romain Colomb, che chiamò un medico e fece trasportare Stendhal all'albergo dove, assistito da Colomb e Constantin, alle due di notte del 23 marzo morì come aveva desiderato, senza riprendere conoscenza.
Contrariamente alle sue volontà, ebbe funerali religiosi, che si tennero il 24 marzo nella chiesa di Notre-Dame-de-l'Assomption. Poi, la sepoltura nel cimitero di [[Montmartre]], con l'epitaffio (in italiano) voluto dallo stesso Stendhal: «Arrigo Beyle / Milanese / Scrisse / Amò / Visse / Ann. LIX. M. II/ Morì il XXIII Marzo MDCCCXLII». Nel 1892 fu aggiunto un medaglione con il profilo di Stendhal, opera di [[David d'Angers]] e il 21 marzo 1962 i suoi resti furono riesumati e sistemati in un diverso campo del cimitero di Montmartre, sul margine dell'avenue de la Croix.
== Il realismo ==
I temi principali della sua produzione letteraria furono una marcata sensibilità romantica e un fervido spirito critico, che dettero vita alla filosofia della [[Chasse au bonheur]], [[egotismo]] tipico di tutti i suoi personaggi. L'analisi delle passioni, dei comportamenti sociali, l'amore per l'arte e per la musica, nonché la ricerca [[epicureismo|epicurea]] del piacere, venivano espressi attraverso una scrittura personalissima, nella quale il realismo dell'osservazione oggettiva e il carattere individuale della sua espressione si fondevano in maniera armonica. Per tutti questi motivi Stendhal fu quasi ignorato dai suoi contemporanei, con l'eccezione di [[Honoré de Balzac]], ma venne poi adorato dai posteri.<br />Miscelando sapientemente l'ambientazione storica e l'analisi psicologica, i suoi romanzi descrivevano il clima morale e intellettuale della Francia. Stendhal fu considerato l'iniziatore del romanzo moderno, che ispirò la grande narrativa di costume dell'[[XIX secolo|Ottocento]]. Tra gli scrittori moderni, viene considerato l'autore meno invecchiato dell'Ottocento. ''Il Rosso e il Nero'' e ''Lucien Leuwen'' sono un disegno crudo della società della [[Restaurazione]], come indica il sottotitolo nel primo, ''Cronaca del 1830''. Lucien Leuwen è il racconto della [[Monarchia di Luglio]] francese. ''La Certosa di Parma'' è ambientata tra i disegni politici delle monarchie italiane del [[XIX secolo]]. Sono quindi romanzi politici non per la presenza di riflessioni, ma per l'ambientazione dei fatti.
La rappresentazione dei costumi di Stendhal non è motivata da una volontà sociologica, ma per far cadere le falsità e mostrare la «verità» del suo tempo. Nonostante il suo realismo, Stendhal non entra nei dettagli dei luoghi, poco si sa dell'Hôtel de la Mole o di Milano o del castello del Marchese del Dongo, ma narra lo stretto necessario per l'azione. La prigione di Fabrizio nella ''Certosa'' è descritta con cura perché essenziale nel contesto del racconto.
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Lucien è idealista e sicuro di se stesso.
Inoltre la politica nella ''Certosa'' è sicuramente meno importante che nel ''Rosso e il nero'' o nel ''Lucien Leuwen''. È soprattutto la storia che gioca un ruolo importante: Waterloo, l'arrivo delle truppe francesi a Milano nel
== Opere ==
=== Pubblicate in vita ===
* Bombet, Luois-Alexandre-César. ''[[Vite di Haydn, Mozart e Metastasio|Lettres écrites de Vienne en Autriche, sur le célèbre compositeur Jh Haydn, suivies d'une vie de Mozart, et de considérations sur Métastase et l'état présent de la musique en France et en Italie]]''. Paris: Didot L'Ainé, 1814.
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* ''Rome, Naples et Florence, en 1817'', Paris, Delaunay 1817.
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* ''Rome, Naples et Florence'', Paris, Delaunay 1826.
* ''[[Armance]], ou Quelques scènes d'un Salon de Paris en 1827'', Paris, Urbain Canel 1827 * ''Promenades dans Rome'', Paris, Delaunay 1829.
* ''[[Vanina Vanini (racconto)|Vanina Vanini, ou Particularités sur la dernière vente de carbonari découverte dans les Etats du Pape]]'', in «[[Revue de Paris]]», IX, 1829.
* ''Le Coffre et le Révenant. Aventure espagnole'', in «[[Revue de Paris]]», XIV, 1830
* ''Le Philtre'', in «[[Revue de Paris]]»,
* ''[[Il rosso e il nero|Le Rouge et le Noir. Chronique du XIXe Siècle]]'', Paris, Levavasseur 1831 (ma 1830).
* ''Vittoria Accoramboni, duchesse de Bracciano'' (''[[Vittoria Accoramboni (Stendhal)]]''), in «[[Revue des Deux Mondes]]», IX, 1837.
* ''Les Cenci'', in «[[Revue des Deux Mondes]]», XI, 1837.
* ''[[La duchessa di Paliano|La duchesse de Palliano]]'', in «[[Revue des Deux Mondes]]», XV, 1838.
* ''Mémoires d'un touriste'', Paris,
* ''[[La badessa di Castro|L'Abbesse de Castro]]'' in «[[Revue des Deux Mondes]]», XVIII, 1839.
* ''[[La Certosa di Parma|La Chartreuse de Parme]]'', Paris, Ambroise Dupont 1839.
* ''Idées italiennes sur quelques tableaux célèbres'' (con Abraham Constantin), Florence, Au Cabinet scientifique-littéraire de J. P. Vieusseux 1840.
=== Postume ===
* ''[[San Francesco a Ripa (Stendhal)|San Francesco à Ripa]]'' (1831), in ''Romans et nouvelles'', Paris, Michel Lévy Frères 1854.
* ''Philibert Lescale'', in ''Romans et nouvelles'', Paris, Michel Lévy Frères 1854.
* ''Mina de Vanghel'', in ''Romans et nouvelles'', Paris, Michel Lévy Frères 1854.
* ''Souvenirs d'un gentilhomme italien'', in ''Romans et nouvelles'', Paris, Michel Lévy Frères 1854.
* ''Les Tombeaux de Corneto'', in ''Chroniques Italiennes'', Paris, Michel Lévy Frères 1855.
* ''La Comédie est impossible en 1836'', in ''Chroniques Italiennes'', Paris, Michel Lévy Frères 1855.
* ''Le Juif'' (1831), in ''Nouvelles inédites'', Paris, Michel Lévy Frères 1855.
* ''Féder. Le Mari d'argent'' (1839), in ''Nouvelles inédites'', Paris, Michel Lévy Frères 1855.
* ''Essai sur le Rire'', in ''Mélanges d'art e de littérature'', Paris, Michel Lévy Frères 1867.
* ''Vie d'André del Sarto'', in ''Mélanges d'art e de littérature'', Paris, Michel Lévy Frères 1867.
* ''Vie de Raphaël'', in ''Mélanges d'art e de littérature'', Paris, Michel Lévy Frères 1867.
* ''Salon de 1824'', in ''Mélanges d'art e de littérature'', Paris, Michel Lévy Frères 1867.
* ''Journal d'un voyage en Italie'', in ''Mélanges d'art e de littérature'', Paris, Michel Lévy Frères 1867.
* ''Notes d'un dilettante'', in ''Mélanges d'art e de littérature'', Paris, Michel Lévy Frères 1867.
* ''Lamiel'', incompiuto, Paris, Librairie moderne 1889.
* ''La vie de Henri Brulard'' (1834), incompiuta, Paris, G. Charpentier et C.ie, Éditeurs 1890.
* ''Souvenirs d'égotisme'' (1832), incompiuti, Paris, G. Charpentier et E. Fasquelle, Éditeurs 1892.
* ''[[Lucien Leuwen]]'', incompiuto, Paris, E. Dentu 1894.
* ''Trop de faveur tue'' (1839), Revue de Paris, 1912.
* ''Suora Scolastica'' (1842), incompiuta, Paris, André Coq 1921.
* ''Une position sociale'' (1832), incompiuto, Paris, S. Kra 1927.
* ''Voyage dans le Midi de la France'' (1838), incompiuto, Paris, Le Divan 1930.
* ''Pensées. Filosofia nova'', Paris, Le Divan 1931.
* ''Écoles italiennes de peinture'', Paris, Le Divan 1932.
* ''Mélanges de politique et d'histoire'', Paris, Le Divan 1933.
* ''Les privilèges'' (1840).
* ''L'Italia nel 1818.''
* ''Mémoires sur Napoléon'' (1836-1837), 1876.
* ''Pages d'Italie'', 1932.
* ''Courrier anglais'', 1935-1936.
* ''Mélanges intimes et Marginalia'', 1936.
* ''Le Rose et le Vert'' (1837), incompiuto, 1928.
* ''Le Chevalier de Saint-Ismier'' (1840).
* ''Chroniques italiennes'' (''[[Cronache italiane]]''), raccolta postuma di racconti, pubblicati separatamente fra il 1829 e il 1842.
* ''Le lac de Genève.''
* ''Paul Sergar.''
Tutte le opere narrative sono state recentemente raccolte in ''Œuvres romanesques complètes'' nella collana [[Bibliothèque de la Pléiade]] in tre volumi, 2005-2014, sostituendo la vecchia edizione curata da Henri Martineau; nella medesima collezione esistono due volumi di ''Œuvres intimes'' (1981-1982) e due di viaggi: ''Voyages en Italie'' (1973) e ''Voyages en France'' (1992); nel 1966 uscì anche un ''Album Stendhal'', con 463 illustrazioni commentate da V. Del Litto.
Tra i traduttori che si sono misurati con Stendhal: [[Giuseppe Gallavresi]], [[Maria Ortiz]], [[Pietro Paolo Trompeo]], [[Luigi Diemoz]], [[Massimo Bontempelli]], [[Bruno Maffi]], [[Bruno Pincherle]], [[Cesare Giardini]], [[Giovanni Marcellini]], Antonio Pietrangeli, [[Maria Teresa Sposato]], [[Mario Bonfantini]], Piero Bertolucci, [[Sara Di Gioacchino Corcos]], Gian Carlo Conti, [[Maria Bellonci]], [[Marco Cesarini Sforza]], [[Bruno Schacherl]], Anna Nencioni, [[Diego Valeri]], [[Paolo Serini]], [[Marisa Zini]], [[Camillo Sbarbaro]], [[Massimo Colesanti]], [[Lanfranco Binni]], [[Simona Martini Vigezzi]], [[Leonella Prato Caruso]], [[Giuseppe Scaraffia]], [[Francesco Bruno (critico letterario)|Francesco Bruno]], [[Maurizio Cucchi]], [[Gianni Celati]], ecc.
=== Teatro ===
Alcune pièce teatrali sono raccolte, in due tomi, in ''Théâtre'' (postumo, 1931): ''Les quiproquo'', ''Le ménage à la mode'', ''Zélinde et Lindor'', ''Ulysse'', ''Hamlet'', ''Les deux hommes'', ''Letellier'', ''Brutus'', ''Les médecins'', ''La maison à deux portes'', ''Il forestiere in Italia'', ecc.
=== Epistolari ===
Le missive spedite e ricevute da Stendhal si contano a migliaia, i suoi corrispondenti vanno dai commilitoni dell'esercito agli scrittori, dalle amanti ai burocrati statali.
Nel 1855 uscì, a cura del cugino [[Romain Colomb]], la ''Correspondance inédite de Stendhal'', un regesto composto da lettere, appunti, frammenti di manoscritti incompiuti, notevolmente manipolati a bella posta.
Nel 1908 fu predisposto un nuovo compendio, ''Correspondance de Stendhal publiée par [[Adolphe Paupe]] e P. A. Cheramy sur les originaux de diverses collections''.
L'apparizione di altre lettere inedite portò alla pubblicazione in dieci tomi, ''Correspondance'', a cura di [[Henri Martineau]], presso le celebrate Edizioni ''Le Divan'' fra il 1933 e il 1934.
Tra il 1962-1968 apparvero tre volumi di lettere stendhaliane, a cura di [[Victor Del Litto]] e Henri Martineau, sempre con aggiunte di altre missive ritrovate, nella prestigiosa collezione [[Bibliothèque de la Pléiade]] di Gallimard.
In italiano, una breve ma rappresentativa selezione del suo epistolario è uscita nel 2013 con il titolo ''Alle anime sensibili. Lettere di pensiero e desiderio'', a cura di [[Lorenzo Flabbi]] per [[L'Orma editore]].
Col titolo ''Correspondance générale'', sei volumi furono pubblicati tra il 1997 e il 1999 dall'editore ''[[Honoré Champion]]''. I volumi di questa monumentale edizione sono usciti in italiano tra il 2016 e il 2020, titolati ''Il laboratorio di sé. Corrispondenza'' dal 1800 al 1842, tradotti, curati e annotati da [[Vito Sorbello]] in 8 tomi per [[Nino Aragno Editore]].
=== Diari ===
Il ''Journal'' fu pubblicato in cinque tomi nel 1888; l'editore ''Le Divan'' lo ripubblicò nel 1937.
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=Legion Honneur Chevalier ribbon.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine della Legion d'onore
|collegamento_onorificenza=Legion d'onore
|motivazione=
|data=1835
}}
== Tributi ==
Dal 1983 al 2009 le [[Ferrovie dello Stato Italiane|Ferrovie dello Stato]] hanno [[Treni italiani con nome|denominato]] l'[[InterCity|Espresso/Eurocity/Euronight]] [[Stazione di Venezia Santa Lucia|Venezia Santa Lucia]]/[[Stazione di Milano Centrale|Milano Centrale]] - [[Stazione di Parigi Lione|Paris Gare de Lyon]]/[[Stazione di Parigi Bercy|Paris Bercy]] "Stendhal".
== Note ==
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=Michel Crouzet
*
== Voci correlate ==
* [[Armance]]
* [[Il rosso e il nero]]
* [[La Certosa di Parma]]
* [[
** [[La badessa di Castro]]
** [[La duchessa di Paliano]]
** [[San Francesco a Ripa (Stendhal)|San Francesco a Ripa]]
** [[Vanina Vanini (racconto)|Vanina Vanini]]
** [[Vittoria Accoramboni]]
* [[Sindrome di Stendhal]]
== Altri progetti ==
{{Interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
{{div col}}
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|https://www.archive.org/stream/journalparstendh01stenuoft#page/n57/mode/2up|Stendhal, ''Journal'', I, 1801-1805|lingua=fr}}
*
*
* {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=WbEZAAAAYAAJ&pg=PA453&dq=Histoire+de+la+peinture+en+Italie,+Volume+2&hl=it&sa=X&ei=E7R4VNDdCMjbaNjQgKgN&ved=0CCQQ6wEwATgK#v=onepage&q=Histoire%20de%20la%20peinture%20en%20Italie%2C%20Volume%202&f=false|titolo=Stendhal, ''Histoire de la peinture en Italie'', I éd., 1817, Tomo secondo|lingua=fr}}
* {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=3IMGAAAAQAAJ&pg=RA1-PA01&lpg=RA1-PA01&dq=stendhal+rome+naples+et+florence&source=bl&ots=KeUaeDZ0zF&sig=dne_8mJD9zlufcTwnePilJCGXMI&hl=it&ei=wfumTKO4CoSSOr6J_Y8M&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3&ved=0CCAQ6AEwAg#v=onepage&q&f=false|titolo=Stendhal, ''Rome, Naples et Florence'', I éd., 1826|lingua=fr}}
* {{cita web|https://www.archive.org/stream/promenadesdansr08stengoog#page/n9/mode/2up|Stendhal, ''Promenades dans Rome'', I éd., 1829|lingua=fr}}
* {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=nZwGAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=Stendhal+Racine+et+Shakespeare&source=bl&ots=D3Tznhkn2c&sig=5EVCCNjxnzkAVcbdMyQNXUJs6jc&hl=it&ei=x2qcTKjVMJCROKaGlJYM&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CCgQ6AEwAw#v=onepage&q&f=false|titolo=Stendhal, ''Racine et Shakespeare'' (1825), 1854|lingua=fr}}
* {{cita web|http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k868604.image.f6.langEN|Stendhal, ''Les Cenci'', I éd., 1837|lingua=fr}}
* {{cita web|https://www.archive.org/stream/mmoiresduntouri00stengoog#page/n9/mode/2up|Stendhal, ''Mémoires d'un touriste'' (1838), I éd., 1854|lingua=fr}}
* {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=GdoIcQG2RoMC&pg=PA51&lpg=PA51&dq=arnould+fr%E9my+revue+de+paris+chartreuse&source=bl&ots=OmXC9GALHY&sig=U9lBCL9uwVsaVuteJyawmwnHC6E&hl=it&ei=dNfWTJbJC5DtOaT6sMwJ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CBwQ6AEwAQ#v=onepage&q=arnould%20fr%C3%A9my%20revue%20de%20paris%20chartreuse&f=false|titolo=Arnould Frémy, ''La Chartreuse de Parme'', in «Revue de Paris», 1839|lingua=fr}}
* {{cita web|1=http://www.scribd.com/doc/40719881/eBook-Ita-Stendhal-I-privilegi-Edizioni-Stampa-Alternativa-Collana-Millelire|2=Stendhal, ''Les privilèges'', 1840, testo originale e traduzione italiana, 1992|lingua=fr, it|urlmorto=sì}}
* {{cita web|https://www.archive.org/stream/lamielromanind00stenuoft#page/n15/mode/2up|Stendhal, ''Lamiel'', I éd., 1894|lingua=fr}}
* {{cita web|http://www.italialibri.net/autori/stendhal.html|Biografia di Henri Beyle, alias Stendhal, su Italia Libri}}
* {{cita web|http://www.digitami.it/stendhal/|Centro Stendhaliano di Milano, che custodisce due importanti raccolte: il Fondo Stendhaliano Bucci e la Raccolta Stendhaliana Pincherle}}
* {{cita web|url=http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/scheda.asp?ID=191|titolo=Targa dedicata dalla città di Milano a Stendhal}}
* {{cita web | 1 = http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/alta_voce/archivio_2003/eventi/2003_02_03_certosa_parma/ | 2 = ''La Certosa di Parma'', riduzione radiofonica di Radio Rai 3 | accesso = 27 aprile 2006 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20060430092336/http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/alta_voce/archivio_2003/eventi/2003_02_03_certosa_parma/ | dataarchivio = 30 aprile 2006 | urlmorto = sì }}
* {{cita web|1=http://www.stendhalforever.com|2=stendhalforever.com|lingua=en|accesso=26 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130406233036/http://www.stendhalforever.com/|dataarchivio=6 aprile 2013|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http://www.letteratura.rai.it/articoli/stendhal-la-certosa-di-parma/1026/default.aspx|Stendhal: La Certosa di Parma sul portale RAI Letteratura}}
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