Partito d'Azione: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua|il partito fondato da [[Giuseppe Mazzini]] nel 1853|Partito d'Azione (1853-1867)}}
{{Partito politico
|nome
|leader = [[Ferruccio Parri]] <br/>[[Emilio Lussu]]<br/>[[Ugo La Malfa]]<br/>[[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]]
|presidente =
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|coordinatore =
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|confluito in = [[Partito Socialista Italiano]] (maggioranza) <br/> [[Partito Repubblicano Italiano]] (minoranza)
|sede = Roma
|abbreviazione = Pd'A
|partito =
|ideologia = [[Socialismo liberale]]<ref name="Steve Bastow 2003. Pp. 74">Steve Bastow; James Martin (2003). ''Third Way Discourse: European Ideologies in the Twentieth Century''. Edinburgh, Scotland, UK: Edinburgh University Press, Ltd. p. 74.</ref><ref name="Cook2001">{{cita libro|curatore=Bernard A. Cook|capitolo=Italy|titolo=Europe Since 1945: An Encyclopedia|url=https://books.google.com/books?id=P7-2AgAAQBAJ&pg=PT671|anno=2001|editore=Routledge|isbn=978-1-135-17932-8|p=671}}</ref><br />[[Repubblicanesimo]]<ref name="Mancini2012">{{cita libro|autore=Susanna Mancini|capitolo=From the struggle for suffrage to the construction of a fragile gender citizenship: Italy 1861–2009|curatore1=Blanca Rodríguez-Ruiz|curatore2=Ruth Rubio-Marín|titolo=The Struggle for Female Suffrage in Europe: Voting to Become Citizens|url=https://books.google.com/books?id=zR4yAQAAQBAJ&pg=PA373|anno=2012|editore=BRILL|isbn=978-90-04-22991-4|p=373}}</ref><br />[[Laicismo]]<ref>https://iltorinese.it/2021/12/09/unenciclopedia-del-laicismo/</ref><br>[[Antifascismo]]<ref name="Testa2002">{{cita libro|autore=Carlo Testa|titolo=Italian Cinema and Modern European Literatures, 1945-2000|url=https://books.google.com/books?id=zXiwVwezjgUC&pg=PA1|anno=2002|editore=Greenwood Publishing Group|isbn=978-0-275-97522-7|p=1}}</ref><br>[[Europeismo]]
|collocazione = [[Centro-sinistra]]<ref>{{cita pubblicazione|nome=Giulio|cognome=Ercolessi|titolo=Italy: The Contemporary Condition of Italian Laicità|opera=Secularism, Women & the State: The Mediterranean World in the 21st Century|editore=Institute for the Study of Secularism in Society and Culture|anno=2009|p=13}}</ref><ref name="Sluga2001">{{cita libro|autore=Glenda Sluga|linkautore1=Glenda Sluga|titolo=The Problem of Trieste and the Italo-Yugoslav Border: Difference, Identity, and Sovereignty in Twentieth-Century Europe|url=https://books.google.com/books?id=N1bRq-g-FdEC&pg=PA76|anno=2001|editore=SUNY Press|isbn=978-0-7914-4824-3|p=76}}</ref>
|coalizione = [[Comitato di Liberazione Nazionale]]
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}}
Il '''Partito d'Azione'''
Trasse il nome dall'[[Partito d'Azione (1853-1867)|omonimo partito]] fondato da [[Giuseppe Mazzini]] nel [[1853]] e scioltosi nel 1867, che aveva avuto tra i suoi obiettivi le elezioni a [[suffragio universale]], la libertà di stampa e di pensiero, la responsabilizzazione dei governi nei confronti del popolo. Venne ricostituito il 4 giugno [[1942]] nell'abitazione romana di [[Federico Comandini]]<ref>Antonio Alosco, ''Il partito d'azione nel regno del Sud'', Guida Editori, 2002, p. 57</ref>. Ebbe vita breve e si sciolse nel [[1947]]. I suoi membri furono chiamati "azionisti" e il suo organo ufficiale era ''[[L'Italia libera]]''.
== Storia ==
=== La nascita e i "sette punti" ===
[[File:Ugo La Malfa 2.jpg|thumb|[[Ugo La Malfa]]]]
Il Partito d'Azione mazziniano aveva sostenuto le campagne di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] per l'[[Risorgimento|unità d'Italia]], ma si sciolse in seguito alle sconfitte sull'[[Giornata dell'Aspromonte|Aspromonte]] ([[1862]]) e a [[Battaglia di Mentana|Mentana]] ([[1867]]). I membri del partito, dopo lo scioglimento, confluirono nell'[[Estrema sinistra storica|estrema sinistra]] di [[Agostino Bertani]] e [[Felice Cavallotti]]. Il pensiero mazziniano fu in seguito fonte d'ispirazione del [[Partito Repubblicano Italiano]] ([[1895]]), del movimento politico [[Giustizia e Libertà]] di [[Carlo Rosselli]] ([[1929]]) e del Partito d'Azione del [[1942]].
Dopo i primi insuccessi militari della [[seconda guerra mondiale]] e il conseguente indebolimento del [[fascismo|regime fascista]], in Italia alcuni oppositori democratici di ideologia repubblicana sentirono l'esigenza di costituire un nuovo soggetto politico, essendo stata trasferita all'estero l'organizzazione dei principali partiti di sinistra ([[Partito Repubblicano Italiano|PRI]], [[Partito Socialista Italiano|PSI]] e [[Partito Comunista Italiano|PCI]]). Alcune di queste personalità erano di estrazione liberal-democratica, come [[Ugo La Malfa]], [[Piero Calamandrei]], [[Adolfo Tino]], [[Giovanni Battista Boeri]] e [[Mario Bracci]], altre del mondo progressista e radicale come [[Guido Dorso]], [[Tommaso Fiore]], [[Luigi Salvatorelli]], [[Adolfo Omodeo]], oltre ai liberal-socialisti di [[Guido Calogero]], [[Norberto Bobbio]] e [[Tristano Codignola]]. L'elaborazione politica di questi ultimi si era sviluppata in via del tutto autonoma da quella di Giustizia e Libertà e la loro aggregazione fu una scelta tattica del gruppo di La Malfa e Adolfo Tino.<ref name=DeLuna>[[Giovanni De Luna (storico)|Giovanni De Luna]], ''Storia del Partito d'Azione'', UTET, Torino, 2006, pp. 14 e 34</ref>
Il 4 giugno [[1942]] si costituì clandestinamente il '''Partito d'Azione''', nella casa romana del repubblicano [[Federico Comandini]], alla presenza di suo cognato [[Guido Calogero]], di Ugo La Malfa, [[Mario Vinciguerra]], [[Edoardo Volterra]], Franco Mercurelli, [[Vittorio Albasini Scrosati]], [[Alberto Damiani]] e di due delegati per l'Italia meridionale e la Sicilia. La Malfa illustrò ai presenti un programma in sette punti, il cui testo programmatico era stato già approvato in una riunione propedeutica a Milano, sette giorni prima, presenti gli stessi Vinciguerra, Albasini Scrosati e Damiani, nonché i delegati per [[Torino]], [[Vicenza]], [[Parma]], [[Bergamo]], [[Genova]] e Roma stessa<ref>Giovanni De Luna, ''cit.'', p. 32</ref>.
I "sette punti" contenevano indicazioni di massima per un futuro ordinamento riformatore:
* costituzione di una [[repubblica parlamentare]] con classica [[divisione dei poteri]];
* [[decentramento]] politico-amministrativo su scala regionale ([[Regionalismo (Italia)|regionalismo]]);
* [[nazionalizzazione]] dei grandi complessi industriali;
* [[riforma agraria]] (revisione dei patti colonici);
* libertà [[Sindacato|sindacale]];
* [[Laicismo|laicità]] dello Stato e separazione fra [[Stato]] e [[Chiesa cattolica|Chiesa]];
* proposta di una [[federazione europea]] di liberi Stati democratici.
Contrario alla pregiudiziale repubblicana contenuta nel primo punto, il liberale [[Leone Cattani]] abbandonò la riunione, rifiutando di aderire<ref>Giovanni De Luna, ''cit.'', p. 36</ref>.
=== La
[[File:Emilio Lussu.jpg|thumb|left|[[Emilio Lussu]]]]
[[Giustizia e Libertà]] era un [[Antifascismo|movimento antifascista]], fondato a [[Parigi]] nel [[1929]] dai fratelli [[Carlo Rosselli|Carlo]] e [[Nello Rosselli]], [[Emilio Lussu]] e [[Alberto Tarchiani]], con l'intenzione di riunire tutto l'antifascismo non [[comunismo|comunista]] e non [[cattolicesimo|cattolico]], che si era rifugiato e organizzato prevalentemente in [[Francia]]. Il movimento ebbe numerose adesioni clandestine anche in [[Italia]], ma aveva subito dure persecuzioni da parte della [[polizia]] e dell'[[OVRA]]; gli stessi fratelli Rosselli furono uccisi dai sicari di un movimento francese filo-fascista nel [[1937]].
Tra i primi militanti di Giustizia e Libertà che aderirono al PdA vi furono [[Riccardo Bauer]] e [[Francesco Fancello]], dal [[confino]] di [[Ventotene (isola)|Ventotene]]. Ivi, altri tre confinati, il "giellino" [[Ernesto Rossi]], il socialista [[Eugenio Colorni]] e il comunista dissidente [[Altiero Spinelli]] rielaborarono il settimo punto del programma del PdA, concernente il federalismo europeo, e redassero il ''[[Manifesto di Ventotene]]'' (1943).
Con la [[Caduta del fascismo|caduta di Mussolini]] (25 luglio 1943), i militanti all'estero di Giustizia e Libertà rientrarono progressivamente in patria e confluirono nel nuovo partito. Il loro principale esponente, [[Emilio Lussu]], rientrò il 15 agosto e fu subito inserito negli organismi di vertice del Partito d'Azione. Tale operazione fu una precisa scelta politica del gruppo dirigente azionista, in particolare di [[Ugo La Malfa]]<ref>Giovanni De Luna, ''cit.'', p. 71-72</ref>.
[[Ernesto Rossi]] aderì al Pd'A dopo un convegno a [[Milano]], tenutosi tra il 27 e il 28 agosto, mentre [[Altiero Spinelli]] attese ancora alcuni mesi (dicembre 1943)<ref>Giovanni De Luna, ''cit.'', p. 70-71</ref>. [[Silvio Trentin]] giunse in Italia il 6 settembre e fu subito investito della direzione veneta del Partito d'Azione<ref>Giovanni De Luna, ''cit.'', p. 72-73</ref>. L'8 ottobre rientrò dall'esilio messicano [[Leo Valiani]], il quale, nel gennaio 1944, fu nominato segretario del PdA Alta Italia<ref>Giovanni De Luna, ''cit.'', p. 104-106</ref> e poi rappresentante del partito in seno al Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia (CLNAI).
Il 29 ottobre [[1943]] Emilio Lussu scrisse al “centro meridionale del Partito d'Azione” che mai il partito avrebbe collaborato con [[Pietro Badoglio|Badoglio]] e con la [[Casa Savoia|Monarchia]] e di non preoccuparsi che GL scomparisse, perché “GL e PdA sono la stessa cosa e sarebbe fuori luogo ora far questione di denominazione”<ref>AA.VV, ''Le formazioni GL nella resistenza.Documenti'', Franco Angeli, Milano, 1985, pagg. 46-48.</ref>. Oltre a Lussu, Rossi, Valiani e Trentin, entrarono nel Pd'A anche [[Alberto Tarchiani]] e [[Alberto Cianca]] (per ricordare solo gli esponenti principali).
=== La Resistenza ===
[[File:Flag of Giustizia e Liberta.svg|thumb|Bandiera delle Brigate Giustizia e Libertà]]
Durante la [[Resistenza italiana|guerra partigiana]], il Partito d'Azione fu attivo nell'organizzazione di formazioni partigiane, quali le [[brigate Giustizia e Libertà]]. Numericamente, le formazioni GL (dette "[[Giellista|gielline]]" o "gielliste") erano seconde soltanto a quelle "garibaldine", riconducibili al Partito Comunista. I partigiani giellini si riconoscevano per i fazzoletti di colore verde. Tra costoro - tutti facenti parte del Partito d'Azione - si possono ricordare [[Ferruccio Parri]], [[Antonio Giuriolo]] e [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]].
Il convegno semiclandestino che si tenne a [[Firenze]] il 5 settembre 1943 vide il palesarsi di differenze ideologiche tra liberal-democratici e filo-socialisti. In tale occasione, Ferruccio Parri sostenne la necessità di organizzare una lotta popolare armata contro le divisioni tedesche che stavano calando sempre più agguerrite attraverso il confine del [[Passo del Brennero|Brennero]] e fu nominato dai convenuti responsabile militare per il Nord Italia, mentre [[Riccardo Bauer]] lo fu per il Centro-Sud<ref name = Parri>[http://www.liberalsocialisti.org/articol.php?id_articol=424 La vita di Ferruccio Parri].</ref>. Nell'esecutivo del partito furono eletti Ugo La Malfa, Riccardo Bauer, Francesco Fancello, [[Manlio Rossi Doria]] e [[Oronzo Reale]].
Quattro giorni dopo, il 9 settembre alle ore 16.30, mentre era in corso la [[mancata difesa di Roma|battaglia per la difesa della Capitale]] dall'esercito tedesco, a Roma, in via Carlo Poma, il partito, rappresentato da Ugo La Malfa e da [[Sergio Fenoaltea]], prese parte alla fondazione del CLN - [[Comitato di Liberazione Nazionale]], con la presenza di [[Pietro Nenni]] per il [[Partito Socialista Italiano|PSIUP]], [[Giorgio Amendola]] per il [[Partito Comunista Italiano|PCI]], [[Alcide De Gasperi]] per la [[Democrazia Cristiana]], [[Meuccio Ruini]] per [[Partito Democratico del Lavoro (Italia)|Democrazia del Lavoro]] e [[Alessandro Casati]] per i [[Partito Liberale Italiano|liberali]]. Parri sarà nominato comandante militare unico della Resistenza dal Comitato di Liberazione Nazionale ([[CLN]]).
Ai primi di novembre del 1943 Parri, Valiani, [[Egidio Reale]], [[Alberto Damiani]], [[Gigino Battisti]] e [[Adolfo Tino]] si incontrarono in [[Svizzera]] con i rappresentanti alleati [[Allen Welsh Dulles|Allen Dulles]] e John McCaffery per stringere accordi sullo sviluppo del movimento avviato in Italia. In tale sede, Parri si fece portavoce dell'[[Giuseppe Mazzini|idea mazziniana]] della guerra per bande sostenute dal popolo<ref name=Parri />.
Il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) fu costituito nel dicembre del 1943, confermando a Ferruccio Parri l'incarico della responsabilità militare; contemporaneamente, il partito lo confermò nel comando delle formazioni GL<ref name=Parri/>.
[[File:Leo valiani.jpg|thumb|left|[[Leo Valiani]]]]
Riallacciandosi alla tradizione volontaristica mazziniana, [[Ferruccio Parri]] propugnò sin dall'inizio l'idea di un ''esercito di popolo'', come modello organizzativo delle Brigate GL: si trattava – secondo il comandante piemontese – di ricostituire l'esercito disciolto l'8 settembre, trasformandolo con l'innesto di volontari civili e su base democratica; un esercito inteso come apparato militare di un governo nazionale e sovrano e non come strumento di guerriglia clandestina<ref name = gl>AA.VV, ''Le formazioni GL nella resistenza'', cit., pag. 21.</ref>. Per tale motivo, inizialmente, Parri evitò ogni separazione tra l'organico del Partito d'Azione e quello dell'organismo unitario (il CLNAI) di cui era responsabile, ritenendosi il capo militare di tutto il movimento partigiano e non solo delle formazioni del suo partito.
Tale concezione fu ben presto superata dall'esigenza del Partito d'Azione di costituire un raggruppamento nazionale, dotato di un centro dirigente rappresentativo del partito stesso, articolato per comandi regionali o territoriali. Un modello organizzativo in tal senso fu deciso il 31 ottobre [[1943]] a [[Torre Pellice]], in una riunione tra Parri e Valiani; la decisione fu ratificata e resa operativa il 14 febbraio [[1944]] dal comitato esecutivo per l'Alta Italia del Partito d'Azione<ref name=gl />.
A [[Roma]], le squadre cittadine GL subirono subito arresti e perdite notevoli. Il 5 febbraio, per le percosse subite, morì in carcere [[Leone Ginzburg]], redattore del foglio clandestino ''L'Italia Libera''. Il 24 marzo, alle [[Eccidio delle Fosse Ardeatine|Fosse Ardeatine]], ben cinquantasette furono i caduti appartenenti al Partito d'Azione, tra i quali [[Pilo Albertelli]], [[Ugo Baglivo]] e Domenico Ricci<ref>{{cita web|url=https://www.circolorossellimilano.org/MaterialePDF/fosse_ardeatine_caduti_partito_azione.pdf|titolo=Caduti del PdA alle Fosse Ardeatine}}</ref>.
Il 9 giugno [[1944]] fu costituito a Milano il [[Corpo Volontari della Libertà]]; il successivo 7 dicembre fu firmato un accordo tra i delegati del [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN Alta Italia (CLNAI)]] e gli Alleati, noto come «[[Protocolli di Roma (1944)|Protocolli di Roma]]»<ref>Testo completo in inglese dei "''protocolli di Roma''" in: Secchia, Frassati, 1962, pp. 192–195</ref>, che sancì il riconoscimento formale da parte alleata dell'organizzazione unitaria delle formazioni partigiane. L'accordo trasformò definitivamente le forze partigiane in un corpo armato sottoposto ad un comando militare supremo con a capo [[Raffaele Cadorna Jr|Raffaele Cadorna]], generale dell'esercito regolare italiano e Ferruccio Parri vicecomandante.
===I ''Nuovi quaderni di Giustizia e Libertà''===
Dal maggio '44 fino alla liberazione a Milano in modo clandestino furono pubblicati i '' Nuovi quaderni di Giustizia e Libertà'' dalla ''casa editrice Fiaccola''<ref>La casa editrice Fiaccola fu fondata da [[Mario Dal Pra]], Fermo Sobri e Italo Romanelli [https://san.beniculturali.it/web/san/dettaglio-soggetto-produttore?id=52958 beni culturali]</ref> , nome che riprendeva il simbolo che compariva tra la G e la L del simbolo del Partito d'Azione <ref>[https://www.libreriapontremoli.it/filemanager/libri/nuovi-quaderni-di-giustizia-e-libert-la-fiaccola.php?lang=en nuovi-quaderni-di-giustizia-e-libert]</ref>
=== La questione istituzionale e la Presidenza del Consiglio di Ferruccio Parri ===
[[File:Ferruccio Parri 2.jpg|thumb|[[Ferruccio Parri]]]]
Al Congresso di Firenze del 5 settembre 1943 Parri aveva presentato una mozione che subordinava la collaborazione governativa del PdA all'abdicazione di [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] a favore dell'[[Vittorio Emanuele di Savoia (1937)|omonimo nipote minorenne]], con Badoglio titolare di un ministero militare. La mozione venne respinta, su impulso di Lussu e La Malfa, contrari a qualsiasi collaborazione con la [[dinastia Savoia]]<ref>Giovanni De Luna,''cit.'', p. 74</ref>.
La proposta fu ripresa, con la modifica di prevedere l'incarico di reggenza a favore del [[Pietro Badoglio|maresciallo Badoglio]], da parte di [[Carlo Sforza]], quando questi fu "sondato" dal [[ministro della Real Casa]] [[Pietro d'Acquarone]], sulla sua disponibilità a succedere a Badoglio nella carica di Capo del Governo<ref>Ennio Di Nolfo, ''Carlo Sforza, diplomatico e oratore'', in: ''Carlo Sforza, Discorsi parlamentari'', Roma, 2006, pp. 16-17.</ref>. Sforza, antifascista della prima ora, era appena rientrato dall'esilio, prima in Francia e poi negli Stati Uniti, dove era stato strettamente a contatto con [[Alberto Tarchiani]] e, pur non aderendo ufficialmente al Partito d'Azione, ne divenne il riferimento per quanto riguarda la politica estera. Già nella seconda metà del 1942, infatti, Sforza era stato destinatario di un documento preparato da La Malfa - che l'esule ebbe cura di far pubblicare sul [[New York Times]] - dove si tentava di mettere in guardia l'opinione pubblica statunitense sui doppi fini politici della monarchia<ref>Giovanni De Luna,''cit.'', p. 35</ref>.
Nel frattempo, nei territori appena liberati dagli alleati, aderirono anche il demoliberale sardo [[Mario Berlinguer]] e il napoletano [[Francesco De Martino]], quest'ultimo già facente parte di un gruppo denominato "Centro meridionale". Al Congresso dei rappresentanti del PdA dell'Italia meridionale, tenutosi a [[Napoli]] tra i 18 e il 20 dicembre 1943, i delegati si pronunciarono favorevolmente all'abdicazione del re in favore del nipote minorenne e all'insediamento di un governo su base interpartitica<ref>Giovanni De Luna,''cit.'', p. 127-128</ref>.
Al successivo Congresso di Bari delle forze antifasciste (28-29 gennaio 1944), dove il PdA presentava la delegazione più folta, i partecipanti delegarono Carlo Sforza e [[Benedetto Croce]] a trattare con la monarchia su tali basi (abdicazione del re e governo su base interpartitica). Tuttavia, di fronte al rifiuto del re ad abdicare, i due delegati fecero propria la mediazione di [[Enrico De Nicola]] - che il re finì per accettare - consistente nel ritiro del sovrano a vita privata con il trasferimento di tutti i suoi poteri al [[Umberto II di Savoia|figlio Umberto]], che avrebbe assunto la carica di [[Luogotenenza del regno#Umberto II|luogotenente del Regno]].
Il Partito d'Azione partecipò di malavoglia al [[Governo Badoglio II|secondo governo Badoglio]] dell'aprile 1944, essendo contrario al [[Luogotenenza del regno#Umberto II|compromesso luogotenenziale]] e all'accantonamento della questione istituzionale sino al termine della guerra di liberazione, imposto dal segretario del PCI [[Palmiro Togliatti|Togliatti]] con la [[svolta di Salerno]], tanto da non indicare ufficialmente i nominativi della sua delegazione (Tarchiani ai Lavori Pubblici e Omodeo alla Pubblica Istruzione)<ref>Giovanni De Luna, ''cit.'', p. 158-160</ref>. Dopo la liberazione di Roma (giugno 1944), al contrario, il PdA partecipò alle trattative per la nascita di un governo d'unità nazionale che guidasse la ricostruzione democratica ed economica del paese.
Partecipò, quindi, al [[governo Bonomi II|secondo governo Bonomi]] con Alberto Cianca (ministro senza portafoglio), [[Stefano Siglienti]] alle finanze e [[Guido De Ruggiero]] alla Pubblica Istruzione. Lussu realizzò l'affiliazione al PdA del ricostituito [[Partito Sardo d'Azione]], da lui stesso fondato nel primo dopoguerra e successivamente sciolto dal fascismo<ref>''Emilio Lussu'', in: ''Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66'' (2006)</ref>.
Le divergenze interne, sino ad allora momentaneamente sopite grazie al comune obiettivo della resistenza antifascista, ripresero. Lo scontro ideologico, latente al Nord, scoppiò nell'Italia liberata del Centro-Sud. L'occasione si presentò al congresso centromeridionale azionista che si svolse a [[Cosenza]] nell'agosto del 1944. A vincere fu l'ala sinistra di Emilio Lussu contro quella liberaldemocratica di [[Ugo La Malfa]], grazie a 37 112 voti contro 12 078. Il documento approvato definiva il PdA un movimento socialista antiautoritario, autonomista e liberale. Propugnava un controllo democratico del settore economico privato per impedire il riformarsi di posizioni di privilegio ed era favorevole alla collettivizzazione della grande organizzazione industriale, bancaria, agraria e commerciale.<ref>SI veda Fulvio Mazza, ''Il Partito d'azione nel Mezzogiorno (1942-1947)'', Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, 1992. ISBN 8872840635</ref>
Dopo aver appoggiato esternamente il [[governo Bonomi III|terzo governo Bonomi]], nel giugno del [[1945]] il Partito d'Azione ottenne addirittura la [[presidenza del Consiglio]] con [[Ferruccio Parri]], presidente del partito e già vice-comandante del [[Corpo Volontari della Libertà]]. Nel [[Governo Parri]], il Presidente del Consiglio trattenne per sé il Ministero dell'Intero e quello per l'Africa Italiana, Emilio Lussu fu ministro per l'Assistenza postbellica, Ugo La Malfa ministro dei Trasporti, Ernesto Rossi sottosegretario alla Ricostruzione e [[Carlo Ragghianti]] alla Pubblica Istruzione. Nel frattempo, Riccardo Lombardi è nominato prefetto di [[Milano]] dal CLN dell'Alta Italia (CLNAI).
Il governo Parri cadde nel dicembre [[1945]], a seguito del ritiro della delegazione del [[Partito Liberale Italiano|Partito Liberale]]. Gli succedette il [[Governo De Gasperi I|primo Governo De Gasperi]], con Ugo La Malfa ministro del Commercio con l'Estero, Lussu ministro per la [[Consulta Nazionale]] e Riccardo Lombardi ministro dei Trasporti.
=== Le elezioni del 1946 e lo scioglimento ===
[[File:Riccardo Lombardi.jpg|thumb|left|[[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]]]]
Le vecchie divergenze ideologiche si ripresentarono durante il Congresso nazionale tenutosi a Roma tra il 4 e l'8 febbraio [[1946]]. Dopo un dibattito incandescente, Parri riunì tutti i proponenti di mozione, chiedendo loro di ritirarle per convergere su un proprio documento unitario. Di fronte al rifiuto delle altre correnti (Codignola-De Martino, Lombardi e Salvatorelli), tutta la componente liberaldemocratica (Ferruccio Parri, Ugo La Malfa, Oronzo Reale, [[Bruno Visentini]] e Altiero Spinelli) abbandonò il Congresso e, poi, il partito<ref>Giovanni De Luna, ''cit.'', p. 328</ref><ref>"The Italian Parties." Economist [London, England] 23 Feb. 1946: 298.</ref>. A conclusione della votazione, fu eletto provvisoriamente un segretario ([[Fernando Schiavetti]]) e un esecutivo composto da Guido Calogero, [[Tristano Codignola]], Alberto Cianca, Alberto Levi, Ernesto Schiavello, [[Paolo Battino Vittorelli|Paolo Vittorelli]] e [[Francesco De Martino]], mentre Lussu, da allora in poi, preferì dedicarsi alla componente "sardista" del partito. Dopo poco, Riccardo Lombardi assunse la segreteria.
[[File:Partito d'Azione - logo color (Italy,1946).svg|thumb|right|Logo elettorale]]
I fuoriusciti diedero vita dapprima al Movimento della Democrazia Repubblicana e, poi, alla [[Concentrazione Democratica Repubblicana]]. Alle [[Elezioni politiche in Italia del 1946|elezioni del 2 giugno 1946]] per l'[[Assemblea Costituente (Italia)|Assemblea Costituente]], il Partito d'Azione ottenne solo l'1,5% dei voti e sette eletti, che riuscirono a comporre un gruppo parlamentare ''Autonomista'' solo con l'apporto dei due eletti del [[Partito Sardo d'Azione]] (Emilio Lussu e [[Pietro Mastino]]) e del valdostano [[Giulio Bordon]].<ref>[https://legislature.camera.it/frameset.asp?content=%2FAltre%5FSezioniSM%2F304%2F5291%2F5292%2Fdocumentoxml%2EASP%3FGruppo%3D181 La Camera dei deputati<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. La CDR ottenne lo 0,42% dei voti e due seggi, con l'elezione di Parri e di La Malfa. I due esponenti decisero di aderire al Gruppo Repubblicano in seno all'[[Assemblea costituente italiana|Assemblea Costituente]]; infine, nel settembre 1946, la formazione confluì nel [[Partito Repubblicano Italiano]] (tranne Spinelli).<ref>''[https://web.archive.org/web/20090107035857/http://www.fondazionelamalfa.org/centenario/biografia/1935_1946.html Fondazione La Malfa].''</ref>
Il deludente risultato elettorale, in rapporto all'importante ruolo svolto durante la Resistenza, era prevedibile già da fine '45: i tesserati al partito erano 267 000, quelli del PCI, nello stesso periodo, erano {{formatnum:1770896}}; il rapporto di forza dei due partiti, che, riferito ai partigiani combattenti, era di 1 a 3 a vantaggio dei comunisti, si era dilatato fino alla proporzione di 1 a 9 riguardo ai rispettivi tesserati, testimoniando la grande difficoltà degli azionisti di strutturarsi in partito radicato con le masse elettorali.<ref>Il Partito della Resistenza - Storia del Partito d'Azione 1942-1947 Giovanni De Luna Ed. UTET pag.273</ref>
I dissensi interni, legati a tematiche importanti come la partecipazione al [[governo De Gasperi II]] e ad altri temi, emersero nuovamente. La scissione di [[Palazzo Barberini]] dell'11 gennaio [[1947]], con la costituzione del [[Partito Socialista Democratico Italiano|Partito Socialista dei Lavoratori Italiani]] (poi PSDI), fu decisiva per la precipitazione del dibattito interno nel PdA, in quanto, già nella prima riunione del nuovo comitato centrale del 25-27 gennaio 1947, si confrontarono due proposte di confluenza, rispettivamente, verso il PSLI (Valiani-Codignola) e verso il PSI (Lombardi-Foa) mentre Lussu vagheggiò una improponibile "federazione socialista" di tutta la sinistra italiana<ref>Giovanni De Luna,''cit.'', p. 336-3378</ref>. Formato da una ''élite'' di intellettuali, privo di una strategia che riducesse il distacco con le [[Massa (sociologia)|masse]] che il risultato delle [[Elezione|elezioni]] aveva messo in evidenza, il partito non poteva reggere il confronto con i concorrenti.
Un secondo congresso nazionale fu convocato il 31 marzo [[1947]] al [[teatro Valle]] di Roma<ref>L’intervento tenuto da Lombardi al II congresso del PdA, inaugurato il 31 marzo al Teatro Valle di Roma sotto un grande striscione che recitava Per
il rinnovamento del socialismo italiano, ebbe come "punto di partenza del discorso di Lombardi
consistette in un’impietosa rappresentazione della lotta politica così come si era
venuta configurando a partire dalla liberazione": Tommaso Nencioni, ''Un capitolo di storia della sinistra italiana: Riccardo Lombardi, Lelio Basso e la crisi del Partito d'azione'', Italia contemporanea: 267, 2, 2012, p. 217.</ref> con l'obiettivo di rilanciare il partito, ricucire lo strappo dei repubblicani ed eleggere una nuova classe dirigente. Dopo una serie di trattative tenute con i [[Partito Socialista Italiano|socialisti]] e i [[Partito Socialista Democratico Italiano|socialdemocratici]], il 20 ottobre [[1947]] il comitato centrale, guidato dal segretario [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]], decise la confluenza nel [[Partito Socialista Italiano|PSI]] e la conseguente cessazione del partito<ref>T. Nencioni, ''Un capitolo di storia della sinistra italiana. Riccardo Lombardi, Lelio Basso e la crisi del Partito d'Azione'', in: ''Italia contemporanea'', n. 267, giugno 2012, pp. 211-237.</ref>, con 64 voti favorevoli, contro 29. Si noti come tuttavia, a differenza di casi analoghi, tutti i deputati del piccolo gruppo parlamentare azionista rimasero al suo interno fino alla fine della legislatura, volendo mantenersi fedeli alla proposta fatta ai tempi agli elettori. Altri infine preferirono confluire nel [[Partito Repubblicano Italiano]].
== Ideologia ==
Dopo la [[caduta del fascismo]], il PdA riuscì a presentarsi come un [[partito]] che lottava per un cambiamento radicale della società italiana, rompendo sia con il fascismo che con l'Italia pre-fascista; per una società [[Laicismo|laica]] e [[Secolarizzazione|secolarizzata]], contrapponendosi ai [[Democrazia Cristiana|democristiani]]; per una società democratica e progressista, ma [[Pluralismo|pluralista]] e con ordinamenti politici liberali, contrapponendosi ai comunisti, ancora saldamente legati all'[[Unione Sovietica]]. Per questi motivi distintivi, il PdA riuscì a raccogliere vasti consensi tra le persone desiderose di combattere contro il [[nazifascismo]].
Il partito si proponeva come scopo principale la realizzazione di un progetto di equità, accompagnato dalla [[giustizia sociale]] e dalla fede incrollabile nella [[democrazia]] e nella [[libertà]]. Era anche [[europeista]] e proclamava la necessità di costituire una formazione politica antifascista, a metà strada tra la [[Democrazia Cristiana]] (definita immobilista), il [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]] e i [[comunisti]], con i quali gli azionisti discordavano riguardo alla [[proprietà privata]] e, soprattutto, riguardo al concetto di dittatura del proletariato, identificato con la dittatura del partito.<ref>{{cita news|[[Tristano Codignola]]|https://www.stampaclandestina.it/wp-content/uploads/numeri/113-Liberta_Toscana_N3_1943.pdf|Noi e i Comunisti|La Libertà|nº 3, 5 dicembre 1943|pp=1-2}} L'articolo è attribuito a Codignola in {{cita pubblicazione|autore=[[Carlo Francovich]]|titolo=La stampa a Firenze dall'armistizio alla liberazione|pubblicazione=Il Ponte|volume=X|numero=9|editore=La Nuova Italia|città=Firenze|data=settembre 1954|pp=1459-79: 1479}}</ref> Comunque, anche il PdA, almeno nella sua componente maggiormente [[Socialismo liberale|socialista liberale]], era molto distante dall'[[Liberismo|ideologia liberista]] e, nelle componenti interne di [[Sinistra (politica)|sinistra]] come [[Bruno Trentin]], [[Emilio Lussu]], [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]] e [[Vittorio Foa]], attraversato da visioni di parziale [[Comunizzazione|socializzazione]] dei mezzi di produzione e di [[Autogestione dei lavoratori|democratizzazione]] del sistema produttivo, mentre la stragrande maggioranza del partito si era più volte espressa in favore della [[nazionalizzazione]] dei grandi complessi industriali e dei servizi pubblici come acqua, energia elettrica, autostrade, distribuzione di combustibili e riscaldamenti, gas ecc.
== La dispersione delle componenti ==
=== L'esperienza di "Unità Popolare" ===
Lo scioglimento del Partito d'Azione dette origine a una vera e propria "diaspora" dei suoi esponenti. La maggior parte confluì nel [[Partito Socialista Italiano]] ma la componente minoritaria ([[Piero Calamandrei]], [[Tristano Codignola]], [[Aldo Garosci]], [[Paolo Battino Vittorelli|Paolo Vittorelli]]) che si era espressa contro lo scioglimento del partito, costituì il movimento “Azione Socialista Giustizia e Libertà” e mantenne la proprietà della testata giornalistica ''L'Italia Socialista'' (già: ''[[L'Italia libera]]''), con la direzione di Garosci.<ref>Lamberto Mercuri, ''Il movimento di Unità Popolare'', Carecas, Roma, 1978, pagg. 177-178.</ref> L'8 febbraio [[1948]], a [[Milano]], “Azione Socialista Giustizia e Libertà” dette vita all'[[Unione dei Socialisti]], insieme a una componente dissidente del PSI, guidata da [[Ivan Matteo Lombardo]]<ref>Lombardo, tuttavia, non avrebbe aderito ad Autonomia Socialista.</ref>, al movimento “Europa Socialista” di [[Ignazio Silone]] e ad alcuni ex giellini indipendenti.<ref>Vedi pagina 7 del documento tratto da ISRAL [http://www.isral.it/web/web/risorsedocumenti/2%20giugno_costituenti_romita.htm Istituto Studi Resistenza Alessandria "Carlo Gilardenghi"] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131030184826/http://www.isral.it/web/web/risorsedocumenti/2%20giugno_costituenti_romita.htm |data=30 ottobre 2013 }}.</ref> L'Unione dei Socialisti partecipò alle [[Elezioni politiche in Italia del 1948|elezioni politiche del 1948]] nell'ambito della coalizione di [[Unità Socialista]], insieme al [[Partito Socialista Democratico Italiano|PSLI]]. Il 31 gennaio [[1949]] confluì ufficialmente nel PSLI che, nell'occasione, cambiò il suo nome in PSDI.
Successivamente, il 1º febbraio [[1953]], la componente ex azionista del gruppo di Calamandrei e Codignola uscì anche dal PSDI e formò ''Autonomia Socialista'', insediandosi nella vecchia sede fiorentina del soppresso movimento “Azione Socialista Giustizia e Libertà”. Il 18 aprile 1953, in vista delle elezioni politiche, costituì il movimento [[Unità Popolare (Italia)|Unità Popolare]], con l'obiettivo di far fallire la cosiddetta [[legge truffa|legge elettorale "truffa"]] varata dal governo [[De Gasperi]]. ''Autonomia Socialista'' di Calamandrei formò la componente principale del nuovo movimento al quale, successivamente, aderì [[Ferruccio Parri]], insieme a [[Leopoldo Piccardi]], [[Federico Comandini]] e [[Carlo Levi]].
Il movimento ebbe anche il sostegno di [[Adriano Olivetti]] e del suo [[Movimento Comunità]], di [[Carlo Bo]], [[Norberto Bobbio]], [[Mario Soldati]] e [[Leo Valiani]]; tuttavia, colto il risultato di non fare scattare per un pugno di voti il premio di maggioranza a favore dei vincitori (la [[Democrazia Cristiana|DC]] e gli alleati centristi), il raggruppamento non riuscì a proporsi come centro di coagulazione di un socialismo democratico di ispirazione non marxista. Nel [[1957]] votò, a maggioranza, la sua dissoluzione e la confluenza nel [[Partito Socialista Italiano|PSI]]. Aldo Garosci, contrario alla fusione, lasciò temporaneamente la politica. Alla fine degli [[Anni 1960|anni sessanta]] vi rientrò, prima come dirigente del [[Partito Socialista Unificato]], poi nuovamente nel PSDI.
Nel [[1984]], il [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Sandro Pertini]] nominò [[senatore a vita]] Norberto Bobbio, che si iscrisse prima come indipendente nel gruppo [[socialista]], poi nel [[1991]] al gruppo misto e, dal [[1996]], al gruppo parlamentare del [[Partito Democratico della Sinistra]].<ref>{{cita web|url=http://www.senato.it/leg/13/BGT/Schede/Attsen/00000288.htm|titolo=Senato della Repubblica|accesso=21 ottobre 2025}}</ref>
=== Emilio Lussu e Vittorio Foa ===
In [[Sardegna]], la maggioranza del [[Partito Sardo d'Azione]] ruppe il patto di affiliazione e si riprese la propria autonomia. [[Emilio Lussu]] guidò un gruppo di "sardisti" verso la fondazione del [[Partito Sardo d'Azione Socialista]] che ebbe un'esistenza effimera; presentatosi col proprio simbolo alle prime elezioni regionali (dove ottenne il 6,6% e elesse tre consiglieri), confluì anch'esso, nel novembre del [[1949]], nel Partito Socialista Italiano. Lussu, insieme a [[Vittorio Foa]], partecipò alla scissione socialista contro la politica di intese con la [[Democrazia Cristiana]] avviata da [[Pietro Nenni|Nenni]], da cui, nel [[1964]], nacque il PSIUP ([[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (1964)|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]]). A mano a mano che il PSIUP entrava nell'orbita del [[Partito Comunista Italiano|PCI]], tuttavia, Lussu guardò con crescente distacco anche a questa nuova esperienza e, dopo il 1968, per motivi di salute, si ritirò dalla vita politica attiva. Foa, invece, nel [[1972]], dopo lo scioglimento del PSIUP, cambiò più volte partito, approdando dapprima al [[Partito di Unità Proletaria]] (1972-1978), poi a [[Democrazia Proletaria]] (1978-1987), quindi al [[Partito Comunista Italiano]] (1987-1991), pur dichiarando di non essere mai stato comunista<ref>Vittorio Foa, ''Il Cavallo e la Torre. Riflessioni su una vita'', Einaudi, Torino 1991.</ref>, e, infine, al [[Partito Democratico della Sinistra]].
=== Il Partito radicale ===
[[Ernesto Rossi]] si era allontanato dal PdA dopo il congresso di Cosenza dell'agosto del 1944, non condividendo la linea impressa al partito da Emilio Lussu.<ref>Giovanni De Luna,''cit.'', p. 229 e succ.ve</ref> Era entrato, in seguito, nel [[Partito Liberale Italiano|Partito Liberale]], diventando progressivamente il leader dell'ala sinistra. Il 10 dicembre [[1955]], al teatro [[Cola di Rienzo]] di Roma, la sinistra liberale, guidata da Rossi, costituì il [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]]. L'anno dopo, vi confluì l'ala liberaldemocratica del movimento di [[Unità Popolare (Italia)|Unità Popolare]] (Piccardi, Valiani). Il PR, tuttavia, non riuscì ad eleggere nemmeno un parlamentare sino al [[1976]].
Nel [[1959]] nacque, in seno al partito, una linea politica dall'accento fortemente anticlericale che si concretizzò in una vera e propria campagna antidemocristiana, accusando apertamente la [[Democrazia Cristiana|DC]] di aver costruito un regime. Ciò determinò un primo importante dissenso interno che si concluse con l'allontanamento di Leo Valiani.
Nel [[1961]] dalle colonne del [[Il Mondo (rivista)|Mondo]], rivista di riferimento del Partito radicale, [[Leopoldo Piccardi]], membro della segreteria, fu accusato di aver partecipato, nel 1938-39 a due convegni italo-tedeschi, in cui si erano toccati argomenti razziali<ref>''Sinistra radicale-Bollettino mensile d'informazione politica, n. 5, anno II'', 28 febbraio 1962</ref>. Il gruppo di personalità vicine alla direzione del "Mondo", chiese le dimissioni di Piccardi, che furono rassegnate nell'ottobre [[1962]], insieme a quelle di Ernesto Rossi, che uscì dal partito.
Il 12 gennaio [[1980]] [[Leo Valiani]] fu nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica [[Sandro Pertini]] e si iscrisse, come indipendente, al gruppo parlamentare repubblicano.
=== Parri e la Sinistra indipendente ===
Nel [[1963]], Parri fu nominato [[senatore a vita (ordinamento italiano)|senatore a vita]] dal presidente della [[Repubblica]] [[Antonio Segni]] e si iscrisse al [[gruppo misto]]. Alla fine del 1967 in vista delle elezioni politiche del 1968, lanciò un ''appello per l'unità delle sinistre'' e riuscì ad ottenere l'adesione di molte personalità del mondo politico e culturale italiano che si presentarono come indipendenti nelle liste PCI-PSIUP. Gli indipendenti eletti al Senato formarono un gruppo parlamentare autonomo denominato Sinistra Indipendente di cui Parri fu il presidente per molti anni, mantenendosi all'opposizione dei vari governi di [[centrosinistra]] dell'[[Italia]] degli [[Anni 1960|anni sessanta]] e [[Anni 1970|settanta]]. Tra le personalità della Sinistra indipendente provenienti dal Partito d'Azione, si ricordano [[Alessandro Galante Garrone|Alessandro]] e [[Carlo Galante Garrone]], [[Carlo Levi]] e [[Altiero Spinelli]]. Quest'ultimo fu anche eletto nel [[1979]] come indipendente nella lista del PCI al primo [[Parlamento europeo]] di cui fu membro per dieci anni<ref>[https://www.europarl.europa.eu/meps/it/1643/ALTIERO_SPINELLI_home.html Scheda del Parlamento europeo]
</ref>. Il 14 febbraio [[1984]] propose un progetto costituzionale per gli Stati Uniti d'Europa; il progetto venne approvato dal Parlamento europeo e, sia pur successivamente bocciato dal [[Consiglio europeo]], influenzò in maniera significativa l'[[Atto unico europeo]], primo tentativo di profonda revisione dei trattati istitutivi della [[Comunità Economica Europea|Cee]] e dell'[[EURATOM]].
== Segretari ==
* Segreteria collettiva composta da [[Ferruccio Parri]] (responsabile militare al Nord) e [[Pasquale Schiano]], [[Filippo Caracciolo]] e [[Adolfo Omodeo]] (al Sud) (settembre 1943 - settembre 1945)
* Segreteria collettiva composta da [[Altiero Spinelli]], [[Vittorio Foa]], [[Oronzo Reale]], [[Ugo La Malfa]] e [[Emilio Lussu]] (settembre - dicembre 1945)
* [[Ferruccio Parri]] (dicembre 1945 - febbraio 1946)
* [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]] (febbraio 1946 - 20 ottobre 1947)
== Esponenti principali ==
{{Colonne}}
* [[Giorgio Agosti]]
* [[Vittorio Albasini Scrosati|Vittorio Albasini]]
* [[Pilo Albertelli]]
* [[Antonio Armino]]
* [[Ugo Baglivo]]
* [[Vincenzo Baldazzi]]
* [[Giorgio Bassani]]
* [[Achille Battaglia]]
* [[Luigi Battisti]]
* [[Riccardo Bauer]]
* [[Mario Berlinguer]]
* [[Norberto Bobbio]]
* [[Giorgio Bocca]]
* [[Mario Bracci]]
* [[Paolo Braccini]]
* Giuseppe Bruno
* [[Piero Calamandrei]]
* [[Guido Calogero]]
* [[Filippo Caracciolo]]
* [[Carlo Cassola]]
* [[Bianca Ceva]]
* [[Carlo Azeglio Ciampi]]
* [[Alberto Cianca]]
* [[Federico Chabod]]
* [[Tristano Codignola]]
* [[Federico Comandini]]
* [[Enrico Cuccia]]
* [[Benedetto Dalmastro]]
{{Colonne spezza}}
* [[Mario Dal Pra]]
* [[Alberto Damiani]]
* [[Francesco De Martino]]
* [[Guido Dorso]]
* [[Guido De Ruggiero]]
* [[Francesco Fancello]]
* [[Sergio Fenoaltea]]
* [[Leonardo Ferrero]]
* [[Vittorio Foa]]
* [[Tommaso Fiore]]
* [[Alessandro Galante Garrone]]
* [[Carlo Galante Garrone]]
* [[Duccio Galimberti]]
* [[Ettore Gallo]]
* [[Aldo Garosci]]
* [[Leone Ginzburg]]
* [[Ada Gobetti]]
* [[Ugo La Malfa]]
* [[Dante Livio Bianco]]
* [[Carlo Levi]]
* [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]]
* [[Emilio Lussu]]
* [[Massenzio Masia]]
* [[Luigi Meneghello]]
* [[Franco Mercurelli]]
* [[Massimo Mila]]
* [[Adriano Bet]]{{Colonne spezza}}
* [[Eugenio Montale]]
* [[Augusto Monti]]
* [[Adolfo Omodeo]]
* [[Luigi Pareyson]]
* [[Ferruccio Parri]]
* [[Carlo Ludovico Ragghianti]]
* [[Antonio Ramirez]]
* [[Oronzo Reale]]
* [[Ernesto Rossi]]
* [[Manlio Rossi Doria]]
* [[Luigi Salvatorelli]]
* [[Pasquale Schiano]]
* [[Fernando Schiavetti]]
* [[Stefano Siglienti]]
* [[Fermo Solari]]
* [[Altiero Spinelli]]
* [[Giorgio Spini]]
* [[Alberto Tarchiani]]
* [[Adolfo Tino]]
* [[Nello Traquandi]]
* [[Silvio Trentin]]
* [[Giusto Tolloy]]
* [[Leo Valiani]]
* [[Mario Vinciguerra]]
* [[Bruno Visentini]]
* [[Paolo Battino Vittorelli|Paolo Vittorelli]]
* [[Edoardo Volterra]]
* [[Bruno Zevi]]
{{Colonne fine}}
== Nelle istituzioni ==
=== Governi ===
* [[Governo Badoglio II]]
* [[Governo Bonomi II]]
* [[Governo Bonomi III]]
* [[Governo Parri]]
* [[Governo De Gasperi I]]
=== Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia ===
* [[Ferruccio Parri]]
== Risultati elettorali ==
=== Assemblea Costituente ===
{| class="wikitable" style="width:46%;text-align:center"
! width=43%| Elezione
! width=19%| Voti
! width=19%| %
! width=18%| Seggi
|-
! [[Elezioni politiche in Italia del 1946|Politiche 1946]]
| 334.748
| 1,45
| {{Seggi|7|556|P}}
|}
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{cita libro|nome=Antonio|cognome=Alosco|titolo=Il partito d'azione nel regno del Sud|editore=Guida Editori|anno=2002|cid=Alosco|isbn=88-7188-533-3}}
* [[Franco Della Peruta]], ''I democratici e la rivoluzione italiana. Dibattiti ideali e contrasti politici all'indomani del 1848'', Milano, Feltrinelli, 1958.
* Emilio Lussu, ''Sul Partito d'Azione e gli altri. Note critiche'', Milano, Mursia, 1968.
* [[Elena Aga Rossi]], ''Il movimento repubblicano, Giustizia e Libertà e il Partito d'Azione'', Bologna, Cappelli, 1969.
* [[Alfonso Scirocco]], ''I democratici italiani da Sapri a Porta Pia'', Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1969.
*
*
* Giancarlo Tartaglia (a cura di), ''I congressi del Partito d'Azione. 1944-1946-1947'', Roma, Archivio trimestrale, 1984.
* [[Giuseppe Galasso]], ''Italia democratica. Dai giacobini al Partito d'Azione'', Grassina, Bagno a Ripoli, Le Monnier, 1986. ISBN 88-00-84042-6
* Lamberto Mercuri (presentazione di), ''L'azionismo nella storia d'Italia'', Ancona, Il lavoro editoriale, 1988. ISBN 88-7663-185-2
* Mario Andreis, ''L'ora del partito d'azione. Scritti scelti 1944-1985'', Torino, Istituto storico della resistenza in Piemonte, 1991.
* Antonio Carioti (a cura di), ''La lezione dell'intransigenza. L'azionismo cinquant'anni dopo'', Roma, Acropoli, 1992. ISBN 88-85355-17-X
* {{cita libro|nome=Antonio|cognome=Carioti|titolo= Maledetti azionisti|città=Roma|editore=Editori Riuniti|data=2001|ISBN=88-359-5096-1}}
* Antonio Jannazzo, ''Liberali e azionisti tra politica e cultura'', Palermo, La Zisa, 1993.
* Aldo Alessandro Mola, ''Giellisti'', 3 voll., Cuneo, Cassa di Risparmio di Cuneo-Banca regionale europea, 1997.
* Clementina Gily Reda (a cura di), ''L'azionismo come partito. Organizzazione ed ideali. Ciclo di conferenze, 8 novembre-6 giugno 1997'', Avellino, Edizioni del Centro Dorso, 1998.
* {{cita libro|nome=Claudio|cognome=Novelli|titolo=Il Partito d'Azione e gli italiani. Moralità, politica e cittadinanza nella storia repubblicana|città=Milano|editore=La nuova Italia|data=2000|ISBN=88-221-4241-1}}
* {{cita libro|nome=Elena|cognome=Savino|titolo=La diaspora azionista. Dalla Resistenza alla nascita del Partito radicale|città=Milano|editore= FrancoAngeli|data=2010|ISBN=978-88-568-2388-2}}
* Fulvio Mazza, ''Il Partito d'azione nel Mezzogiorno (1942-1947)'', Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, 1992. ISBN 8872840635
== Voci correlate ==
*[[Repubblicanesimo]]
*[[Partito d'Azione (1853-1867)]]
*[[Azione (partito politico)|Azione (2019)]]
*[[Partito Socialista Italiano]]
*[[Partito Repubblicano Italiano]]
*[[Partito Radicale Italiano]]
*[[Unione Nazionale (Italia)]]
*[[Socialismo liberale]]
*[[Carlo Rosselli]]
*[[Giustizia e Libertà]]
*[[L'Italia libera]]
*[[Radio CORA]]
*[[Unità Popolare (Italia)]]
*[[Partito Radicale (Italia)]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q}}
== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
{{Box successione|
|carica=Partito alla Presidenza del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia
|periodo=[[1945]] - [[1945]]
|precedente=[[Partito Democratico del Lavoro (Italia)|Partito Democratico del Lavoro]]
|successivo=[[Democrazia Cristiana]]
}}
{{Partiti politici italiani del passato}}
{{Partiti politici del Regno d'Italia}}
{{Antifascismo}}
{{Resistenza italiana}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|politica|storia d'Italia|socialismo}}
[[Categoria:Partito d'Azione| ]]
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